capitolo2
Primavera
Peccato.
E' stato un bel tentativo. Mamma ovviamente si accorge del fatto che
Major Tom ha cambiato i pantaloni dopo neanche un minuto in casa.
Stamattina non avevi questi, dice. No, in effetti no, è che sono un
po' sporchi, risponde il ragazzo. Non che me ne importi molto, visto
che tanto le tue cose te le lavi tu, ma erano talmente luridi che
perfino tu hai sentito il bisogno di toglierteli immediatamente,
trasandato come sei? Voglio proprio vedere come li hai ridotti! Visto
il fastidio che mamma prova per la trascuratezza del figlio, è
davvero curiosa di scoprire quale sia il limite che perfino lui non
osa oltrepassare.
Un
limite che di per sé non la sorprenderebbe nemmeno tanto, una colata
di fango è esattamente il minimo che si aspetterebbe prima che il
figlio classifichi un indumento come “sporco”. Il fatto è che
anche una donna di grande fantasia come lei fatica parecchio a
immaginare dove Major Tom sia riuscito a trovare una pozza di fango
in una giornata di sole senza nemmeno una nuvola, in un'aula
universitaria, durante una lezione. “Sono certa che ti sembri un
quesito banale e figlio di una mente obsoleta, provinciale e legata
ad una concezione antiquata del mondo universitario, ma mi spieghi
come hai fatto?”
Di
solito lei si arrabbia tantissimo quando Major Tom non è vestito
adeguatamente, perché dice che un sacco di gente si fida solo delle
apparenze, che un grammo d'immagine vale più di un chilo di fatti,
ed altre cose così. Ma stavolta è solo curiosa, terribilmente
curiosa. E' ancora più strano se si pensa a quanto lei detesti,
ovviamente, che lui gli dica di essere andato all'università, mentre
invece è stato a fare tutt'altro.
Come
risponderle? Major Tom conosce bene mamma, alla sua età lei si
sarebbe infilata dentro la foresta telefonica direttamente l'estate
precedente e non ne sarebbe uscita prima di essere sbranata da una
mezza dozzina di lupi, incosciente com'era. Ma ormai il periodo delle
avventure lei lo ha passato, a differenza del figlio, e quasi
sicuramente le riuscirebbe impossibile credere all'esistenza di
quanto suo figlio ha visto quella mattina, e correrebbe a chiamare il
dottore. O, anche se ci credesse, strillerebbe per settimane per
impedirgli di tornare lì dentro, essendo l'esplorazione della
misteriosa selva un atto oggettivamente sconsiderato.
E
lei di atti sconsiderati se ne intende, dopo una vita passata da sola
per essersi fidata delle persone sbagliate. Per esempio il suo primo
marito era una persona sbagliata. Major Tom ha un fratello maggiore,
di undici anni più grande, nato da un precedente matrimonio.
Purtroppo non vive più lì da parecchi anni, benché la sua presenza
sia costante attraverso le innumerevoli lettere e cartoline che manda
da tutto il mondo. Si è laureato in biologia marina, e da allora non
fa altro che girare il pianeta lavorando come subacqueo per i più
svariati istituti di ricerca. Però, non dimentica mai il proprio
nido, a volte telefona, molto più spesso invia corrispondenza,
soprattutto meravigliose foto sul cui retro scrive talmente fitto che
sarebbe capace di farci stare libri interi, tale è il suo entusiasmo
e la voglia di comunicare a mamma e fratellino tutto quello che gli
accade.
Il
biologo è cresciuto praticamente senza padre, o meglio sarebbe stato
se non lo avesse avuto. Si sa, il ruolo di madre e la vita
professionale vanno poco d'accordo, specialmente quando i bambini
sono piccoli. Quando è diventato palese che mamma fosse incinta, il
contratto non le è stato rinnovato, e si è trovata senza lavoro e
senza soldi. Si è rivolta ad un avvocato, è ovvio, ma nel frattempo
son passati anni, ed il suo uomo è diventato sempre più violento,
ed ha iniziato a bere sempre di più. Lui era un artista, un pittore,
e lei se n'era innamorata per questo, ma è difficile che una
famiglia possa vivere d'arte. Lei gli rinfacciava il fatto che anche
lui avesse una laurea e non avesse mai voluto un lavoro normale che
avrebbe dato stabilità alla famiglia, lui le rinfacciava
semplicemente di essere donna. Questo almeno era ciò che Major Tom
sa del primo matrimonio di mamma. Non è durato molto, con questi
presupposti. Lei è orgogliosa, e non si è lasciata mettere i piedi
in faccia a lungo. E' andata via, ha cambiato città, portandosi
dietro il primo figlio, ed ha ricominciato tutto da zero.
Da
lei tutti e due i figli hanno ereditato il richiamo della natura, e
la caparbietà nelle lotte della vita. Qualche lotta l'ha anche
vinta, visto che poi è stata reintegrata nel suo vecchio posto di
lavoro con un cospicuo risarcimento. Per molti anni ha dovuto fare la
vita della pendolare, andando avanti e indietro fino all'accettazione
della domanda di trasferimento nella sua nuova città. Nel frattempo,
ha conosciuto un altro uomo. Questa volta la fiducia è stata ben
riposta, apparentemente. Il secondo incontro fatale è stato con uno
scienziato come lei, un uomo molto diverso dal precedente, riflessivo
e taciturno come l'unico figlio che ha avuto con lui, il nostro Major
Tom appunto.
E'
stato forse il periodo più felice della sua vita, ma purtroppo
nemmeno questo è durato a lungo. L'idillio è stato spezzato da una
malattia quando Major Tom aveva solo sei anni. Major Tom ha un gruppo
sanguigno molto raro, e dona il sangue assiduamente. Se lo fa, è
perché ricorda che per suo padre quella rarità è stata la
maledizione che lo ha sconfitto. Non se ne trovava abbastanza, di
quel sangue così blu, e vista la gravità e la violenza della
leucemia in questione, forse anche se ce ne fosse stato di più ci
sarebbe stato poco da fare.
Si
è spento prima dei quarant'anni, ma questo non ha spento le speranze
di mamma di crescere due figli che avessero i pregi di entrambi gli
uomini che ha amato, la creatività del primo mitigata dalla quieta
saggezza del secondo. Probabilmente lei pensa spesso ancor oggi che
se si fossero potute mettere insieme le due cose avrebbe avuto un
compagno perfetto. Ha cresciuto i due figli come fosse sia il padre
che la madre, instancabilmente. Major Tom adesso sa che lei collegava
spesso le frasi e le preoccupazioni che lui aveva da bimbo
all'assenza di un padre. Quando i compagni delle elementari lo
prendevano in giro perché lui non giocava bene a calcio, mamma ne
soffriva più di quanto un bambino potesse capire, perché pensava
all'uomo che gli avrebbe dovuto insegnare a calciare. E, orgogliosa
com'era, lo aveva iscritto ad una blasonata scuola calcio della città
nella quale in passato erano cresciuti grandi campioni. Lui non è
diventato il migliore di tutti, ma sicuramente non è stato mai più
preso in giro.
Quella
donna, che ha vissuto tutta la vita così, cercando il meglio
anche quando la sorte voleva costringerla al peggio, adesso
meriterebbe di sapere cosa Major Tom abbia trovato cercando un
telefono pubblico, ma come spiegarglielo? Non è mica semplice.
Intanto lei intuisce dall'espressione del figlio che dietro quel
fango c'è qualcosa di più che una macchia, e che non è facile da
esprimere. Non è ancora arrabbiata, misteriosamente. E
improvvisamente chiede quello che lui non si sarebbe mai aspettato:
”Tommaso, hai mica fatto una telefonata da una cabina coperta di
foglie vicina al cimitero?”
Questo
lascia Major Tom di sasso. Ecco perché mamma non sembra essersela
presa più di tanto: era troppo concentrata a cercare il modo più
opportuno per introdurre un discorso così strano. Mamma sa della
foresta telefonica! Mamma conosce un sacco di cose, solo che la
maggior parte le tiene per sé, finché non capita l'occasione in cui
non può proprio fare a meno di dire: sì, in effetti questa roba io
la conoscevo già. La maggior parte delle volte, semplicemente non le
viene in mente che certe sue memorie potrebbero risultare
interessanti per i suoi figli, e ritiene futile parlargliene.
Ma
questa volta la questione è diversa, è chiaro che è diversa.
Classifichi come argomento noioso una rock band che ascoltavi da
ragazza, finché i tuoi figli non comprano un album che tu possedevi
già, e allora ti rendi conto che avresti dovuto raccontar loro dei
concerti cui hai assistito. Ma se si tratta di una foresta
telefonica, se non gliene hai mai parlato è perché non volevi che
loro sapessero della sua esistenza, non certo perché la consideri
noiosa.
Major
Tom risponde alla domanda postagli: sì, ma non sono riuscito a
telefonare, anzi non ci ho neanche provato, ho trovato qualcosa di
più interessante che un telefono, là dentro. Cosa ne sai tu della
foresta telefonica? E mamma prima di iniziare a raccontare la sua
parte vuole conoscere tutta quella di Tommaso: “Quante volte ci sei
stato prima di oggi? Non ti sei reso conto di quanto la foresta sia
più fredda rispetto a qui? Sei rimasto in giro bagnato tutto il
tempo?”
Adesso
lui è sempre più sorpreso: lei conosce talmente bene il misterioso
bosco da averci messo meno di un istante a collegare il fango e la
data di oggi con la fine dell'inverno oltre il passaggio nella
cabina. O almeno, anche lei a suo tempo si è inzuppata di fango per
lo stesso motivo del figlio. Lui racconta dei suoi due incontri con
la foresta, e anche di come abbia passato la mattinata, talmente
pieno d'acqua che lo si sarebbe potuto strizzare. Infine, ammette
candidamente, sentendosi anche piuttosto scemo nel farlo, di non aver
minimamente pensato alle ovvie differenze climatiche tra una grande
città e un bosco incontaminato.
Lei
scuote la testa, e dice qualcosa sui moderni giovani cittadini che
hanno perso ogni contatto con la natura, differentemente da lei che è
cresciuta in un paesino circondato dalla campagna. Poi rivela: “Ho
trovato la foresta per puro caso. Io e tuo fratello, che allora aveva
sette anni, dovevamo andare a trovare la nonna, ma lungo il viale che
costeggia il cimitero abbiamo forato una ruota. La prima cosa che ho
pensato di fare è stata chiamare la nonna per avvisarla, e ho
iniziato a cercare un telefono pubblico, ed ho trovato ciò che sai.
Ero talmente preoccupata per mia madre che aspettava sua figlia ed il
suo nipotino che, dopo lo stupore iniziale, ho perfino provato a
usare quell'enigmatico telefono per avvisarla. Tuo fratello mi
aspettava in macchina, ed avevo paura di lasciarlo solo, mi aspettavo
di riuscire a tenerlo sotto controllo attraverso i vetri della cabina
telefonica, ma non sapevo quanto questa fosse speciale. Per cui ho preso la cornetta e ho iniziato a comporre il
numero in fretta e furia. Sul momento, non mi sono resa conto del
fatto che in effetti quell'apparecchio non funziona. E' stato molto
inquietante: ricordo che ho sentito solo rumori strani, versi e
respiri, e qualcosa che raschiava. Non appena ho cercato di ragionare
su cosa potesse essere a emetterli, è diventato muto. Ho seguito con
gli occhi il cavo collegato al telefono e mi sono resa conto che non
volevo sapere dove andasse a finire. Ho avuto paura e sono corsa
indietro attraverso le foglie.
Ero
scossa, ho lasciato l'auto lì e son tornata a casa a piedi. Ho
avvertito la nonna che non potevamo raggiungerla in auto e che avremo
cercato un treno la mattina dopo. Poi, col tempo la curiosità ha
vinto, ed ho capito che la foresta, se la sai vivere, e soprattutto
se non ti allontani troppo dal telefono, non è pericolosa. Ci andavo
di tanto in tanto, molto raramente perché tuo fratello richiedeva
molte attenzioni. Quando le cose andavano male o mi sentivo
intossicata dall'aria della città, ci facevo una passeggiata, pochi
minuti e poi di nuovo alla solita vita. Ho imparato a conoscerla,
innevata o avvolta nella nebbia, piena di vita o in letargo. E ho
imparato cosa succede se ci vai senza stivali mentre la neve si sta
sciogliendo.”
A
questo punto Major Tom vuole sapere cosa abbia fermato mamma: perché
hai smesso di recartici? Lei tira un respiro profondo, e poi
risponde: “Allontanandosi dal telefono, si sente un cambiamento
nell'aria della foresta, lo senti filtrare tra le foglie. Il telefono
è come una specie di avamposto sicuro per noi esseri civilizzati.
Non so chi lo abbia messo lì, e quando, ma sicuramente se ti inoltri
nella foresta e te lo lasci alle spalle, tutto cambia. Smetti di
essere il dominatore del creato, e ti senti messo in dubbio fino alla
tua fibra più minuscola. Non sei più l'uomo, creatura evoluta e
sociale, ma una delle tante bestie del bosco, che come tutte le altre
lotta per la sopravvivenza. Insomma, se le regole della civiltà ti
fanno sentire prigioniero, e decidi di abbandonarle in cambio della
libertà selvatica, devi affrontare tutto ciò che ne consegue, con
tutte le paure che ne derivano.
Ed io non ero pronta a fare un passo così lungo. Avevo un figlio che faceva ancora le scuole elementari, e anche non lo avessi avuto non me lo sarei potuta permettere in ogni caso. Ho dovuto rinunciare completamente perché quel posto stava iniziando a nuocere alla mia capacità di vivere nella società civile, non so spiegarlo bene, ma ho capito di dover scegliere a un certo punto. Ad ogni modo, non avrei mai
avuto la possibilità di sopravvivere laggiù, non ne sono capace. E
nemmeno tu, voglio che tu lo sappia, ne saresti capace. Se vuoi ogni
tanto visitare la foresta, fallo pure, purché tu mi avverta delle
tue mosse, ma non ti allontanare mai, mai, mai dal telefono. Mi
prometti che non ti allontanerai mai troppo dal telefono?”
Proprio
la voglia di fuggire momentaneamente al mondo civilizzato spinge
Major Tom alla curiosità verso la foresta telefonica, e sua madre
desidera che lui resista a questo impulso e rimanga sempre ai margini
di ciò che ha scoperto. Ma mamma ha ragione, è inutile e
incosciente rischiare la morte cercando di fare qualcosa che vada
oltre le proprie capacità. Per cui promette, seppure una minuscola
parte di lui lo faccia a malincuore.
Non
si allontanerà troppo dal telefono. Deglutisce nel dirlo, sperando
di essere capace di mantenere la parola data.
(NDA: grazie per le recensioni, provo a fare del mio meglio :) )
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