Premetto
che questo è stato uno dei capitoli più difficili che
ho scritto in vita mia. Eppure io ne sono per una volta soddisfatta,
uno dei più belli che ho scritto.
È
quasi interamente centrato su Harry/Teddy. Godetevelo fino in fondo,
ci vediamo alla fine...=)
N.B.
se siete emotivi e dal pianto facile preparate da subito i
fazzoletti.
Dedicato
a tutti i miei fedeli lettori
La
mattina del 10 dicembre Harry scese in cucina come al solito per fare
colazione. Aveva un tremendo mal di testa che non lo aveva
praticamente fatto dormire.
“Accidenti!”
imprecò sottovoce.
Si
fermò in salotto e sul suo viso comparve un leggero sorriso.
Sirius e Andrea dormivano abbracciati stretti sul divano. Si era
accorto dei cambiamenti in Sirius...alla fine anche lui si era
innamorato.
Lo
colpì all'improvviso un pensiero: Sirius nella sua dimensione
non aveva mai conosciuto Andrea, lui invece aveva conosciuto di vista
il fratello di lei, Mark, un famoso e bravo Medimago. Andrea, per
quello che ne sapeva, era morta in battaglia per salvare la nipotina
di tre anni, Elizabeth.
Lì
il destino era stato ingiusto con entrambi. Sospirò e
silenziosamente raggiunse la cucina. Si sedette e appoggiò la
fronte sul tavolo e chiuse gli occhi. Davanti a lui comparvero gli
occhi rossi di Voldemort. Li riaprì di scatto. Era dal
pomeriggio precedente, quando era entrato nella mente di Voldemort e
aveva scoperto del rapimento di Andrea che gli faceva male la
cicatrice e aveva incubi continui appena abbassava le palpebre.
Era
consapevole di dover sembrare uno straccio, ma non poteva farci
niente, non poteva dormire. Tutto piuttosto di non rivedere le morti
dei suoi amici.
Sentì
la porta aprirsi piano. Alzò la testa quel tanto per poter
vedere chi era. Sulla soglia della porta Andrea lo guardava
preoccupata.
“Ti
senti bene?”
Harry
riappoggiò la fronte contro il tavolo. “Ho solo un forte
mal di testa”.
“Hai
prese una pastiglia?”
Harry
fece un sorriso amaro. “Non funzionano”.
Magari
fosse passato tutto con una pastiglietta e via. Ma lo sapeva, il suo
non era un mal di testa normale, esattamente come non era normale il
fatto che ogni tanto la cicatrice mandasse qualche fitta di dolore.
“Per
caso hai visto...” iniziò Andrea imbarazzata.
Harry
sorrise, non l'aveva mai vista arrossire, di solito riusciva a
mantenere il sangue freddo. Significava che Sirius riusciva a
sconvolgerle l'animo.
“Sì...siete
molto carini insieme”.
Andrea
sorrise. “Potresti non dirgli niente? Sarebbe troppo
imbarazzante”.
Harry
annuì. “Se vuoi...a proposito, come va?”
Andrea
si sedette davanti a lui. “Tutto bene, sono ancora viva”.
“Tu
sei molto importante per lui, credo che ieri si sia spaventato a
morte” rispose Harry passandosi una mano tra i capelli.
Andrea
sorrise guardandosi le mani.
“Beh,
prepariamo la colazione, così forse il cane si sveglia”
disse Harry con un sorriso.
Andrea
annuì e cominciarono a trafficare con padelle e fornelli.
Quando
Sirius li raggiunse, attirato dal profumo di bacon e uova, li vide
ridere e scherzare.
Una
giornata normale, una mattina normale, tutto era tornato a posto.
*
Tre
giorni dopo, la sera del 13 dicembre, Harry era riuscito ad andare da
Ginny. Gli mancava troppo. Avevano passeggiato insieme nel parco e
avevano guardato le stelle.
“Cos'è
che ti turba?”
Ginny
riusciva sempre a capirlo, a leggergli dentro.
Sorrise.
“Non lo so, ho una strana sensazione...ultimamente dormo poco”.
In
realtà non dormiva affatto. Era ancora perseguitato dai suoi
incubi e dal mal di testa.
Ginny
gli prese il viso con entrambe le mani. “Lo sai che ti amo,
vero?”
Harry
sorrise. Certo che lo sapeva, ma sentirselo dire era tutta un'altra
cosa.
“Anch'io
ti amo. Ti amerò per sempre”.
Ginny
lo baciò e lo abbracciò forte. Anche lei aveva una
strana sensazione, era preoccupata come se stesse per succedere
qualcosa di terribile.
Harry
l'aveva riaccompagnata al suo dormitorio con il Mantello
dell'Invisibilità e poi fece tutto il cammino inverso per
uscire. Ma al terzo piano incontrò la professoressa Cooman.
Aveva
gli occhi sbarrati e ondeggiava pericolosamente. Si avvicinò e
la sentì sussurrare parole sconnesse.
“Pericolo...odore
di morte...il figlio proteggerà la madre come la madre ha
protetto il figlio...”
Harry
si allontanò di scatto. Era sicuro che stesse parlando di lui.
Da
quello che aveva capito sarebbe morto per salvare sua madre. Non
avrebbe mai esitato a sacrificarsi per lei, anche se non avesse
sentito la Cooman.
Il
suo pensiero volò a Ginny. Il suo cuore ora era come spaccato
a metà, perchè l'avrebbe lasciata sola.
Ecco
la spiegazione alla sua brutta sensazione.
Tornò
di corsa a casa, se così era doveva far sapere cos'erano gli
altri due Horcrux a qualcuno, qualcuno di cui si fidava...
Sirius,
James e Remus.
Scrisse
una lettera in cui spiegava cos'erano e dove si trovavano, poi guardò
Edvige.
“Porterai
loro questa lettera solo se sarò morto”.
La
civetta emise un verso per dimostrargli che aveva capito e Harry si
calmò.
Respirò
forte e si sedette sul letto.
Attendeva
quasi il suo destino. La notte scivolò via ed arrivò il
giorno. Quasi si costrinse a fare colazione, c'erano anche Remus e i
suoi genitori.
“Teddy
sei strano oggi” notò James.
Harry
si costrinse a sorridere. “Va tutto bene, ho solo un po' di mal
di testa”.
Andrea
lo guardò e Harry gli lanciò un'occhiata penetrante. Il
messaggio era chiaro: non dire niente dell'altro giorno.
Andrea
fece un cenno appena percettibile e non disse nulla.
Harry
mentalmente la ringraziò. Tuttavia poté sentire su di
sé per tutta la mattina lo sguardo preoccupato di James.
Aveva
quasi la certezza che lui non l'avesse bevuta...forse era lui che si
faceva troppe paranoie...
Quando
quel pomeriggio Dora entrò come un razzo in casa sapeva già
cosa stava per dire.
“C'è
in corso una battaglia appena fuori Diagon Alley”.
Harry
come tutti gli altri si alzò con la bacchetta in mano. Beh, se
sarebbe morto davvero avrebbe fatto in modo di portare con sé
più Mangiamorte possibili, avrebbe combattuto al meglio delle
sue possibilità.
Con
un crac comparvero in mazzo al caos di scoppi e grida.
Ingaggiò
un duello con un Mangiamorte sconosciuto, dopo nemmeno dieci secondi
l'aveva steso. Poi combatté con un altro e un altro ancora...
James
da lontano lo guardava, ne stendeva uno dopo l'altro, aveva una
velocità e una potenza pazzesca. Sembrava una macchina da
guerra a dir poco perfetta.
Harry
ne sconfisse un altro. Poi sentì una fitta più forte
alla cicatrice. Si voltò e lo vide, Voldemort. Sembrava che
stesse guardando proprio lui.
Fu
un attimo. Vide sua madre sconfiggere un mangiamorte e Voldemort
puntare la bacchetta su di lei…
“Avada
Kedavra!”
Lily
si girò notando solo allora il raggio verde che presto
l’avrebbe raggiunta.
“No!”
Harry corse, doveva salvarla.
Riuscì
a mettersi davanti a lei con le braccia spalancate, in testa le
parole della Cooman…“il
figlio proteggerà la madre come la madre ha protetto il
figlio”…
“Teddy!”
urlò Sirius.
“No!”
gridò Lily.
James
si voltò in quell’istante, quando l’incantesimo
colpì Teddy in pieno petto, eppure poteva notare dalla sua
espressione che non aveva paura di morire…qualcosa dentro di
lui si ruppe e capì che si trattava del suo cuore che avrebbe
dovuto sopportare la perdita di un’altra persona importante, di
quello che era diventato mano a mano come suo figlio…
Eppure
qualcosa non funzionò correttamente…
Harry
sentì una forte pressione al petto, lì dove
l’incantesimo l’aveva sfiorato prima che tornasse
indietro al mittente. Voldemort riuscì a spostarsi appena in
tempo.
Harry
si portò una mano al petto, faceva fatica a respirare, eppure
era ancora vivo. Trovò subito la risposta: era stata la
protezione di sua madre a proteggerlo di nuovo, proprio perché
stavolta lui aveva salvato lei dalla morte, era successo l’esatto
contrario ma lui non era morto.
Tutti
smisero di combattere e lo guardarono sorpresi. Ora il silenzio aveva
preso il posto degli scoppi e delle urla.
Voldemort
lo guardava con sospetto e con un velo di paura. Come aveva fatto
quel ragazzino a sopravvivere non a un avada kedavra qualsiasi, ma al
suo
avada kedavra?
“Come
hai fatto?”
Harry
fece un sorriso sghembo “Non lo so nemmeno io, ma tutto questo
non è un caso, come non lo è il fatto che la tua
bacchetta si sia spezzata”.
Voldemort
abbassò lo sguardo e solo allora si accorse che la sua
bacchetta era irrimediabilmente distrutta.
“Tu…stupido
ragazzino, me la pagherai cara, stanne certo” Voldemort
scomparve con un crac seguito dai suoi seguaci.
La
smorfia di Harry scomparve di botto, la cicatrice gli bruciava
terribilmente, come se si fosse riaperta. Si inginocchiò
portandosi una mano alla fronte e trattenendo a stento un urlo di
dolore. La pressione al petto stava diminuendo lentamente, gli faceva
male dappertutto, ogni singola parte del suo corpo.
“Che
mi succede?” sussurrò a se stesso prima di vedere tutto
nero e non sentire più nessun rumore, nessun grido, nessuno
che pronunciava il suo nome, falso anche quello come lui…
Non
sentì le braccia di James afferrarlo prima che toccasse terra
e le sue lacrime bagnargli il volto. Non sentì la mano di Lily
tra i capelli, la mano di Sirius che stringeva la sua e le grida di
Remus di non farsi prendere dal panico e portarlo subito a Hogwarts
da Madama Chips.
Non
sentì niente di tutto questo.
*
Tutto
intorno a lui era buio. Buio ovunque. Buio impenetrabile. Eppure si
sentiva bene e leggero, una sensazione simile a quella dell’imperius
ma allo stesso tempo diversa. Lui poteva ragionare su dove si
trovava, anche se non c’era molto da analizzare, sembrava
immerso nel buio più totale.
Eppure,
anche se non lo vedeva, sentiva che c’era qualcuno vicino a lui
che gli teneva la mano, che non lo lasciava solo…
‘Ti
prego resta con me, non abbandonarmi’
sussurrò Harry, ma la sua voce sembrava remota.
Come
in risposta alle sue parole sentì una voce da uomo ‘Ti
voglio bene, più di quanto immagini’.
La
riconobbe all’istante, e quella voce gli fece battere il cuore
‘Papà…’
Fu
come se una fiammella si fosse accesa dentro di lui, una fiammella
che gli dava forza…
Lentamente,
molto lentamente, davanti a lui comparve una debole luce. Iniziò
a camminare, più veloce, sempre più veloce,
ritrovandosi a correre verso la luce che diventava sempre più
grande…
*
Era
passata ormai una settimana e Teddy non si era ancora svegliato. Non
sapevano se si sarebbe risvegliato. James ricordò con dolore
l’espressione di Madama Chips quando era uscita per informarli
delle condizioni del paziente.
“Non
sappiamo che cos’abbia, potrebbe risvegliarsi oggi, domani o…o
mai più”.
Le
ultime tre parole lo avevano ferito al cuore. Da quel giorno non si
era mosso dal suo letto nonostante Madama Chips avesse provato più
e più volte a buttarlo fuori a calci. Ormai dormiva lì,
mangiava lì. Andava a lavarsi nel bagno dei Prefetti per
cinque minuti, ansioso che durante la sua brevissima assenza potesse
succedere qualcosa. Eppure quando Remus cercava di farlo ragionare
lui lo buttava fuori. Non capiva. Non capivano. Sentiva che Teddy
aveva bisogno di lui, della sua presenza, della sua forza. Sentiva
che tra loro due c’era un legame particolare, speciale…
Non
era stata una sensazione solo sua, se n’erano accorti tutti, ma
nessuno era riuscito a capire esattamente quale fosse. Ma lui sì,
era come se il cielo gli avesse mandato Teddy per farlo ricominciare
a vivere davvero, non più nella bolla d’illusione dove
aveva passato diciassette anni.
E
lui parlava, raccontava di cose della sua vita che gli sembrava di
aver dimenticato. Era certo che potesse sentirlo.
“Ti
voglio bene, più di quanto immagini” sussurrò
James stringendogli la mano più forte.
Gli
sembrò quasi di vedere spuntare sul viso di Teddy un sorriso.
“Sai
Ginny Weasley è venuta a trovarti tutti i pomeriggi, mi ha
detto che state isieme da un po'...complimenti, è molto
carina, vi vedo molto bene insieme…tranquillo non lo dirò
a Sirius, so quanto può essere impiccione…quella
ragazza ti ama davvero, lo vedo dai suoi occhi…non lasciarci,
non lo sopporterei…” inaspettate dal suo viso scesero
delle lacrime che caddero sulle mani intrecciate di lui e Teddy.
Le
asciugò subito, non doveva dimostrarsi debole, doveva essere
forte per Teddy…
*
Sentì
qualcosa sulla mano…lacrime…
Suo
padre stava piangendo, doveva fare presto, doveva raggiungerlo…
la luce era così vicina…
All’improvviso
si sentì cadere nel vuoto, chiuse gli occhi per proteggersi
dall’aria, sì ora c’era aria intorno a lui.
Strinse forte la mano avvertendo qualcosa di concreto…poi
lentamente aprì gli occhi. La luce ora gli dava un po’
fastidio, sbatté le palpebre un paio di volte prima di mettere
a fuoco un soffitto bianco. Lentamente si guardò attorno,
riconobbe di essere in uno dei letti dell’infermeria di
Hogwarts. Il suo sguardo si spostò su una massa di capelli
disordinati. Suo padre si era addormentato stringendogli la mano.
Sorrise.
Già se lo vedeva preoccupato e spaventato a morte, se avesse
addirittura saputo chi era veramente…
Si
bloccò. Non riusciva più a mentire. Né agli
altri né a se stesso. Era diventato sempre più
difficile guardare negli occhi quelle persone a cui ormai voleva un
bene dell’anima e non poter essere sinceri come lo erano loro
con lui.
Alcune
volte arrivava persino ad odiarsi per questo. Era un mostro.
E
improvvisamente una consapevolezza accompagnata da una fitta di
dolore che gli attraversò il cuore: loro si stavano
affezionando a una persona che non esisteva. Non si stavano
affezionando a Harry Potter ma a Ted Evans.
Il
suo sguardo cadde su suo padre. Aveva sprecato il suo tempo a
prendersi cura di un bugiardo. Istintivamente i suoi occhi si fecero
lucidi.
La
mano libera si strinse a pugno, così forte da conficcare le
unghie nella pelle.
In
quel momento James alzò il viso, sveglio e attento come se
avesse sentito i suoi pensieri. Harry vide spuntare sul suo viso un
sorriso sincero di felicità.
“Teddy!”
Quel
nome gli fece male, quello non era il suo vero nome. Vide il sorriso
di James spegnersi automaticamente. Evidentemente si aspettava una
reazione qualsiasi, magari che si sarebbe messo a piangere. E invece
era lì, immobile e freddo come il marmo.
Si
sentiva svuotato, come se dentro di lui non ci fosse nulla.
*
James
era spaventato, che Teddy non lo riconoscesse?
“Teddy,
sai chi sono?”
Lo
vide annuire. “James Potter”.
Non
riusciva a spiegarsi il suo comportamento, perché non lo
abbracciava e non gli sorrideva?
Guardò
i suoi occhi e il suo cuore quasi si fermò. Quelli non erano
gli occhi a cui si era abituato. Erano freddi, vuoti e inespressivi,
esattamente come li aveva visti la prima volta.
Si
era richiuso di nuovo in se stesso.
Una
sofferenza lo colpì all’altezza del cuore. In quel
momento voleva sentire ancora una volta la risata limpida e
squillante di Teddy, vedere il suo sorriso…
Era
stato tutto inutile.
“Che
cos’hai?” chiese James ansioso.
“Niente”
rispose Teddy indifferente.
“Non
è vero…dimmi che c’è che non va…”
insistette James testardo.
“Niente,
te l’ho già detto…” rispose Teddy
inespressivo.
“Lo
sai che mi puoi dire tutto…” James non demorse.
Del
resto i Potter erano delle teste dure.
Teddy
non rispose a quella domanda. E tutto ciò lo ferì più
di altro. Non si fidava di lui.
“Va
via per favore. Voglio restare da solo” Teddy puntò lo
sguardo sulla finestra, quasi a guardare il paesaggio.
Ma
James sapeva che lo faceva per non incontrare il suo viso. Per non
incontrare i suoi occhi marroni lucidi e addolorati.
Non
era riuscito ad aiutarlo. Non era riuscito a salvarlo.
Lentamente
uscì. Fuori trovò Sirius, Remus e Lily preoccupati.
“Jamie,
che è successo? Sei pallido come un cencio…”
Sirius temeva il peggio.
“Si
è svegliato…” rispose James senza allegria.
“Evvai!”
esultò Sirius felice.
Remus
e Lily non avevano smesso di guardarlo. Sentivano che c’era
qualcosa che non andava.
“Che
altro c’è?” chiese infatti Remus.
“L’abbiamo
perso di nuovo” rispose James a testa china, sconfitto.
“Che
vuoi dire?” chiese Lily ansiosa.
“Si
è richiuso di nuovo in se stesso. I suoi occhi sono di nuovo
vuoti” rispose James.
Dire
quelle parole gli aveva provocato altro dolore.
Sirius
gli appoggiò una mano sulla spalla come conforto. “Vedrai
che riusciremo a smuoverlo anche stavolta”.
James
annuì impercettibilmente e si lasciò abbracciare
dall’amico. Sentiva che stavolta era qualcosa di diverso, più
profondo.
Sentiva
che non ce l’avrebbero fatta di nuovo, era come se Teddy avesse
creato volontariamente una barriera con loro.
Ted
Evans non voleva nessuno, se non la sua solitudine.
*
Era
stato dimesso dal San Mungo. Ma non poteva dire di essere a casa,
quella non era casa sua. Si sentiva fuori posto. Lui non avrebbe
dovuto essere lì.
Era
stato uno scherzo del destino che gli aveva portato via tutto per poi
ridargli tutto. Ma doveva immaginare che anche stavolta c’era
l’inganno: nessuno sapeva chi era veramente. E lui era
costretto a mentire a chi voleva più bene.
Ormai
erano due giorni che non vedeva se non per pochi secondi i Malandrini
e Lily.
Sapeva
che il suo comportamento li faceva soffrire ma era meglio così.
Dovevano legarsi il meno possibile a lui, così se lui se ne
fosse andato, se fosse morto, non avrebbero sofferto come aveva
sofferto lui.
Loro
dovevano stare fuori dalla sua vita per essere al sicuro, per vivere.
Li
aveva allontanati, uno a uno, con urla e offese. Ed ora era solo,
immerso nella sua solitudine. Voleva quasi che lo disprezzassero, se
lo meritava per tutte le bugie che aveva detto loro.
Era
lì coricato sul letto a fissare il soffitto. Gli sembrava di
essere tornato a casa dei Dursley, dove passava così la
maggior parte delle sue giornate.
Alcune
volte dai suoi occhi scendevano delle lacrime, ma lui le bloccava
subito.
Anche
lui stava soffrendo ma non poteva fare altrimenti.
Doveva
proteggerli e se questo dolore era il prezzo da pagare, avrebbe
continuato così.
*
“James…”
mormorò Sirius preoccupato.
James
alzò lo sguardo. Sirius notò che aveva gli occhi
arrossati e gonfi.
“Dove
abbiamo sbagliato?” chiese James con voce roca.
Sirius
scosse la testa “Non lo so”.
James
fissò il pavimento sospirando.
Voleva
aiutarlo, ma come se proprio Teddy non voleva il suo aiuto?
Cercava
di allontanarli anche se non riusciva a capirne il motivo.
“Dov’è
Lily?” chiese Remus.
“Da
Alice. Visto che ha un figlio della stessa età ci può
dare qualche consiglio…” spiegò James.
Remus
si alzò in piedi di scatto. “Ora basta”.
“Che
vuoi fare?” proruppe Sirius esitante.
“Se
vuole stare da solo bene. Ma deve spiegarci perché e non me ne
andrò fino a quando non avrò ricevuto una risposta
soddisfacente” Remus iniziò a salire le scale.
Subito
i due amici lo seguirono.
Remus
non si prese nemmeno la briga di bussare. “Alohomora”.
La
porta si aprì con uno scatto e i tre Malandrini entrarono.
Teddy,
che era seduto sul letto, subito si alzò in piedi.
“Che
volete?” chiese tagliente.
“Se
vuoi restare qui a crogiolarti nella tua solitudine fai pure, ma
vogliamo una motivazione valida” rispose Remus duro.
Teddy
sgranò gli occhi sorpreso. Evidentemente si aspettava di tutto
tranne questo.
“Allora?”
insistette Remus.
Cavolo,
i due amici notarono che era proprio arrabbiato.
Videro
Teddy sospirare. “Non posso darvele”.
“Ci
siamo stufati di questi non posso. Pretendiamo delle risposte e le
vogliamo adesso” ribatté Remus tagliente.
“Voi
non potete affezionarvi a me…” replicò Teddy.
“E
perché di grazia?” chiese Remus irritato.
Harry
tremò, tutti se ne accorsero.
“Teddy...”
proruppe James facendo un passo verso di lui.
Harry
alzò le mani e James si bloccò all'istante. Vedeva la
sofferenza, il dolore che lo stava travolgendo. E non poteva fare
niente dannazione!
“Per
favore...io non posso” la voce di Harry era tremante.
Sentiva
che stava per piangere davanti a loro, ma non poteva.
James
lo prese per le spalle e lo scosse leggermente. “Guardami.
Guardami”.
Harry
lo fissò negli occhi. Quegli occhi erano lo specchio della sua
stessa sofferenza. Chissà cos'aveva provato quando era morto
diciassette anni fa...
Avevano
vissuto la stessa sofferenza, lo stesso dolore. Sentiva che in
qualche modo suo padre lo capiva.
“Noi
non moriremo. Nessuno di noi, hai capito?” suo padre lo fissava
serio.
Ecco,
aveva centrato il problema. Era quella la sua paura più
grande, restare di nuovo solo.
Quell'uomo
in un'altra dimensione si era sacrificato per lui, per salvare la sua
famiglia, sapeva che non aveva paura di morire, che non avrebbe
esitato per salvare loro, lui.
Ma
anche lui non avrebbe esitato a salvarli tutti. Perchè non
poteva perdere tutto di nuovo.
James
lo guardava negli occhi, leggeva la sua anima meglio di chiunque
altro, e anche in quel momento lo stava facendo.
“Noi
ci saremo sempre, non sarai mai solo”.
E
chissà per quale motivo sentiva che poteva fidarsi di quelle
parole. Lo abbracciò, abbracciò forte suo padre, l'uomo
che stimava di più al mondo.
James
gli accarezzò i capelli. Sorrideva, erano riuscito a
recuperarlo, a salvarlo dalla sua solitudine.
Guardò
i suoi due migliori amici che li osservavano dalla porta.
Remus
era appoggiato con una spalla alla porta e li fissava sorridendo e
annuendo.
Sirius
aveva un sorriso a trentadue denti e alzò il pollice in segno
di vittoria mentre con l'altra mano si scompigliava i capelli scuri.
Harry
stava finalmente bene, non poteva più fare a meno di loro,
erano la sua famiglia. E l'avrebbe protetta a tutti i costi.
*
Quel
pomeriggio andò da Ginny e le raccontò tutto quello che
era successo.
Ginny
gli sorrise contenta. “Finalmente, grazie al cielo tuo padre è
riuscito a farti ragionare...”
Harry
sorrise e non rispose.
“Direi
che è arrivato il momento che tu dica chi sei” Ginny lo
guardò negli occhi.
Era
convinta di quello che stava dicendo.
Harry
la fissava sorpreso e leggermente spaventato. Non poteva farlo, li
avrebbe messi tutti in pericolo.
“Non
dico a tutti, ma almeno alla tua famiglia...hanno il diritto di
sapere Harry, non riuscirai a tenerglielo nascosto ancora per
molto...direi che quasi quattro mesi è stato più che
sufficiente, io non ce l'avrei mai fatta...” aggiunse Ginny
seria.
“Non
sai quanto è stato difficile, molte volte avevo la tentazione
di rivelare chi ero...” rispose Harry abbassando lo sguardo.
“E
allora fallo. Non avere paura, non conosco nessuno più
coraggioso di te”. Lo sguardo di Ginny era fiero.
Harry
sorrise leggermente imbarazzato. “È che...non lo
so...non credo sia il momento adatto...”
Ginny
lo abbracciò e gli sussurrò all'orecchio “Qualsiasi
cosa tu decida di fare sappi che sono con te”.
Harry
chiuse gli occhi. Lei riusciva sempre a donargli una grande forza.
*
Quella
sera, la sera del 23 dicembre,
Harry andò a letto presto. Aveva un forte mal di testa che gli
faceva quasi venire voglia di rigettare quel poco che aveva mangiato
a cena.
Dopo
aver messo il pigiama appoggiò la testa sul cuscino e si
addormentò all'istante.
Davanti
a lui c'erano tre uomini che conosceva: Rufus Scrimgeour e i due
fratelli Prewett.
Erano
tutti e tre piuttosto malconci.
Harry
rise. Dalla sua bocca uscì una risata crudele e maligna che
non gli apparteneva, la risata di scherno di Voldemort.
“Crucio!”
la mano bianca come il gesso mosse in modo impercettibile la
bacchetta.
Scrimgeour
cominciò a contorcersi e a urlare.
Abbassò
la bacchetta. Il mal di testa diventava sempre più forte. Si
portò istintivamente una mano alla fronte.
Fece
un sorriso maligno. “Avada...”
Voldemort
non riuscì a completare la maledizione diretta a Scrimgeour.
Il suo braccio si muoveva da solo, contro la sua volontà,
abbassandosi sempre di più. Poi iniziò a urlare,
sentiva come la testa in fiamme, un dolore atroce.
I
tre uomini ne approfittarono per scappare e riuscirono a
smaterializzarsi. Voldemort si prese la testa fra le mani, non capiva
che diavolo stava succedendo, nella mente vedeva solo quelli che
sembravano due intensi occhi verde smeraldo.
Intanto
anche Harry urlava come un pazzo, urlava per il dolore.
Solo
una volta aveva provato un dolore così forte, quando Voldemort
gli aveva toccato la cicatrice al cimitero, la notte in cui Cedric
era morto.
Sirius
come un razzo spalancò la porta della sua camera. E quello che
vide non l'avrebbe mai dimenticato. Teddy, bianco come un lenzuolo,
si contorceva gridando più forte che poteva. Sembrava quasi
sotto l'effetto della maledizione Cruciatus.
Ringraziò
il cielo che Andrea fosse andata a dormire a casa di Dora. Teddy
doveva essere preda di un incubo, un incubo tremendo da quello che
sembrava. Lo raggiunse e cominciò a schiaffeggiargli il viso.
“Teddy!
Teddy svegliati! TEDDY!”
Ora
cominciava a preoccuparsi, il ragazzo non dava segno di sentirlo.
Prese
la bacchetta e la puntò al suo petto. “Innerva!”
Niente.
“Sirius
non farti prendere dal panico, Sirius...cazzo!”
Fece
l'unica cosa che in quel momento gli venne in mente.
Prese
un pizzico di polvere volante e la lanciò nel camino.
“Godric's
Hollow 24!” disse con voce chiara.
Davanti
a lui c'era un letto matrimoniale, era la camera dei suoi due amici.
Ringraziò il cielo che non stessero combinando niente.
“JAMES!”
Il
suo migliore amico quasi saltò giù dal letto per la
sorpresa e lo spavento. Pensò di aver solo sognato la voce
spacca timpani di Sirius, ma dovette ricredersi quando lo sentì
urlare di nuovo il suo nome.
Sospirò
assonnato e si mise gli occhiali. Lì, tra le fiamme del suo
camino, c'era la faccia di Sirius. Notò subito che qualcosa
non andava, aveva un'aria preoccupata.
Si
svegliò del tutto. “Che succede Felpato?”
“Teddy...ha
un incubo e sta urlando come un pazzo...non riesco a svegliarlo!”
James
si infilò rapido la vestaglia marrone. “Arrivo subito”.
“Vengo
anch'io” Lily imitò il marito e insieme si
smaterializzarono.
Sirius
li sentì entrare e salire velocemente le scale. Intanto Teddy
non la smetteva di urlare. Notò che si era portato le mani
alla testa.
James
entrò rapido seguito da Lily che si portò le mani alla
bocca.
“O
mio dio” proruppe James.
Non
aveva mai visto niente di simile.
Potter
prese le mani di Teddy e le allontanò dal viso. “Hai
provato con l'innerva?”
Sirius
annuì. Non riusciva a vedere Teddy ridotto in quello stato.
“Teddy!
Svegliati!” gridò James.
Lily
gli accarezzò il viso e i capelli nel tentativo di calmarlo.
“Per
le mutande di Merlino svegliati! Torna tra noi!” James non
sapeva più cosa fare. Aveva gli occhi lucidi, lo sapeva.
Poi
Harry smise all'improvviso di divincolarsi. Con stupore i tre si
accorsero che il ragazzo aveva cominciato a piangere.
“Teddy...”
proruppe James con voce strozzata.
Lily
gli asciugò le lacrime con i pollici delle mani.
“Sirius...”
esalò Harry con voce fioca e tremante.
Sirius
gli prese forte la spalla. “Sono qui”.
Harry
fu come scosso da un brivido poi finalmente aprì gli occhi.
Vide i volti preoccupati di tre delle persone a cui voleva più
bene al mondo.
Avrebbe
voluto dire tante cose, ma qualcosa nello stomaco lo spinse ad
alzarsi e a correre in bagno. Si chinò davanti alla tazza del
water e iniziò a vomitare anche l'anima.
Aveva
rivissuto uno dei momenti più brutti della sua vita, la morte
di Sirius. Sentì qualcosa di bagnato e fresco sulla fronte e
qualcuno che gli massaggiava la schiena. James e Sirius.
James
aveva bagnato un asciugamano e glielo aveva appoggiato sulla fronte
per dargli un po' di sollievo.
Dopo
un po', quando ormai era completamente vuoto, Harry prese
l'asciugamano e si pulì la bocca. Il dolore alla cicatrice era
diminuito, tuttavia aveva ancora mal di testa. Sapeva di essere molto
pallido e di essere ancora scosso dai tremiti.
“Come
ti senti?” chiese James preoccupato.
“Meglio”
rispose lui guardandosi le mani.
Per
un momento aveva immaginato fossero bianche e lunghe...
“Ci
hai fatto prendere un colpo...non ti svegliavi...” disse Sirius
stringendogli una spalla.
Harry
non guardò nessuno dei due e non rispose. Non avrebbe comunque
potuto dire quello che aveva visto. Quella era stata la prima volta
che aveva quasi preso totalmente il possesso della mente di
Voldemort. Addirittura gli aveva controllato il braccio che teneva la
bacchetta...questo gli aveva provocato tutto quel dolore ma almeno i
tre membri dell'Ordine erano salvi.
E
poi, mentre era caduto nelle tenebre aveva rivisto tutta la scena.
Bellatrix e Sirius combattere, Sirius ridere e Bellatrix colpirlo
facendolo cadere dietro al Velo...scomparso per sempre.
Strinse
forte una mano a pugno conficcando le unghie nella carne. Provava un
forte dolore all'altezza del petto perchè lo sapeva, il Sirius
che aveva lì non era lo stesso che aveva perso...perso...
Chiuse
gli occhi impedendosi a forza di piangere.
“Teddy?”
proruppe James incerto.
Aprì
gli occhi. E vederli lì, così preoccupati
per
lui...
Stava
crollando, lo sapeva. Stava crollando e non poteva evitarlo. Stava
crollando e non poteva più continuare a mentire, perchè
ormai l'amore che provava per loro glielo impediva.
D'istinto
abbracciò suo padre e non poté stavolta impedire alle
lacrime di scendere. James lo strinse forte, come se non volesse più
lasciarlo andare.
Sirius
sgranò gli occhi. I capelli di Teddy erano cambiati, più
corti e arruffati esattamente come quelli di James.
James
nell'abbracciarlo provò una sensazione strana, un intenso
calore all'altezza del cuore. Istintivamente portò una mano ad
accarezzargli i capelli. Il suo cuore si bloccò. Quei
capelli...li aveva riconosciuti solo al semplice tocco, erano uguali
ai suoi.
Prese
Teddy per le spalle e lo allontanò quel tanto per poter vedere
il viso anche se in cuor suo lo sapeva...
Non
poté impedirsi di spalancare leggermente la bocca, quegli
occhi lucidi che ora lo guardavano con amore erano di un verde
sconvolgente, lo stesso di Lily.
“Papà...”
Quella
parola sussurrata, quella parola che aveva tanto sperato di poter
sentire un giorno, quella parola che credeva non avrebbe più
sentito...non si accorse nemmeno delle lacrime che erano scese a
bagnargli il volto. L'unica cosa che fece fu stringere a sé
suo figlio con tutte le sue forze. Harry era tornato da loro, da lui.
Non gli importava altro.
Sirius
li guardava commosso, lui che in vita sua non aveva mai pianto tranne
che alla morte del piccolo Harry e di suo fratello Regulus era in
lacrime. Sul viso un sorriso che lo faceva sembrare di dieci anni più
giovane.
Il
rumore di qualcosa di rotto portò Sirius a voltarsi verso la
porta del bagno. Lily aveva lasciato cadere la tazza di camomilla che
aveva in mano. Il suo sguardo era puntato solamente sul ragazzo che
suo marito abbracciava. Si portò lentamente una mano alla
bocca mentre le lacrime iniziavano a scendere silenziose.
“Harry...”
sussurrò.
Harry
si voltò verso di lei, un piccolo sorriso gli illuminava il
viso. Si alzò lentamente staccandosi da suo padre e in pochi
passi la raggiunse. Lily allungò le mani e gli toccò il
viso, come a voler verificare che non era tutto un sogno. Poi con un
singhiozzo lo abbracciò. Finalmente dopo 17 anni riabbracciava
il suo bambino.
Harry
provò una strana sensazione di benessere all'altezza della
cicatrice. Quello era l'abbraccio di una madre che stringeva il
proprio figlio...non si era mai sentito così bene in vita sua.
“Mamma”
mormorò Harry.
Lily
fu come scossa da un brivido.
“Ora
sei a casa tesoro” gli sussurrò sua madre all'orecchio.
Harry
sorrise, aveva sempre sognato di sentire quelle parole.
“Perchè
non vai un po' a letto? Sei stravolto...domani avremmo tutto il tempo
per parlare” disse Lily con dolcezza.
Harry
annuì. “Ci dovrà essere anche Remus”.
“Ci
sarà” lo rassicurò Sirius.
Lily
frugò nella tasca della vestaglia e gli porse una boccetta di
un liquido viola.
“Prendi
questa, è...”
“Lo
so che cos'è, l'ho già presa parecchie volte”
rispose Harry afferrandola.
Lily
a quelle parole si inquietò. Suo figlio aveva già fatto
uso della pozione per un sonno senza sogni.
Harry
fece un passo per andare in camera da letto ma si voltò verso
di loro guardando Sirius.
“E
comunque sei stato veramente il miglior padrino che potessi avere”.
Sirius
sussultò. Poi qualcosa lo spinse a raggiungerlo e abbracciarlo
forte.
“Beh,
vado” Harry se ne andò in camera a cercare di dormire un
po'.
I
tre maghi scesero in salotto, il sonno completamente sparito. Sirius
si sistemò sulla sua poltrona preferita e i Potter sul divano.
“Non
mi sembra vero...” proruppe Lily. “Non mi sembra vero che
mio figlio stia dormendo al piano di sopra”.
“È
stato con noi per quattro mesi e non ce ne siamo accorti, come
abbiamo fatto?” James non riusciva semplicemente a
capacitarsene.
“Avremmo
dovuto capirlo quando ti ha battuto a Quidditch...ti assomiglia
davvero molto Jamie” disse Sirius sorridendo.
James
sorrise orgoglioso. “I Potter sono sempre i migliori a
Quidditch”.
“Pallone
gonfiato” commentò Lily ridacchiando.
“Cos'era
la pozione che gli hai dato prima?” chiese Sirius.
Lily
guardò il marito incupendosi. Dalla sua faccia dedusse che
nemmeno lui ne aveva idea.
Sospirò.
“È la pozione per un sonno senza sogni. La cosa che mi
preoccupa è che Harry sembra conoscerla molto bene oltre ad
averne già fatto uso...prima mi sono spaventata a morte quando
l'ho visto in quello stato...e se non fosse stata la prima volta?”
James
le circondò le spalle con un braccio. “Stai tranquilla,
adesso ha noi. Non lo lasceremo più solo”.
“Ma
cosa può essere successo per scatenargli una reazione simile?
Insomma sembrava sotto l'effetto di una Cruciatus...” replicò
Sirius preoccupato.
“Non
lo so” James si passò una mano sul viso.
“Fra
poche ore lo sapremo” rispose Lily turbata.
*
Si
sentiva bene, davvero bene. Aprì gli occhi e sorrise nel
notare che non vedeva un accidente. Prese gli occhi e poi si passò
una mano tra i capelli completamente incasinati come al solito.
Era
lui, era tornato ad essere Harry Potter, chi era davvero, senza più
maschere e bugie.
Si
alzò, andò a sciacquarsi il viso e poi scese in cucina
dove si sentivano delle voci e delle risate e da cui proveniva un
buon profumino di frittelle. La porta era leggermente aperta e
sbirciò dentro. Come lui, a parte Remus, erano tutti in
pigiama. Sua madre cucinava mentre i tre malandrini parlavano della
festa di Natale che si sarebbe tenuta il giorno dopo dai Potter, a
casa sua.
Sorrise
a quel pensiero, ora era veramente in pace con se stesso.
Fece
un respiro profondo e aprì la porta entrando.
“Buongiorno
a tutti”.
Si
sedette alla destra di suo padre mentre quest'ultimo lo salutava
scompigliandoli ulteriormente i capelli.
Remus
lo fissò con un sorriso. Per un momento gli era sembrato di
rivedere James a Hogwarts appena sveglio. La somiglianza era davvero
incredibile.
“Hai
dormito bene tesoro?” gli chiese Lily mettendo davanti a lui un
piatto con una enorme pila di frittelle.
Annuì.
“Come un sasso”.
“Non
ci posso credere, ci
siamo fatti tutti fregare come degli idioti…soprattutto tu
Felpato. Insomma, ci hai vissuto anche insieme…”
commentò Remus con un ghigno.
“Ha
fregato anche te Lunastorta!” replicò Sirius fintamente
indignato.
Remus
lo ignorò.
“Ti
devo ringraziare ancora per avermi salvato la vita” disse
Remmie.
Harry
sorrise “Di niente Lupacchiotto!”
“Ehi,
ma che fai, sfotti?” domandò Remus sorridendo.
Harry
fece finta di rifletterci “Sì, un po’ sì”.
“È
tutta colpa tua Sir! L’hai traviato sulla brutta strada”
commentò Remus falsamente scandalizzato.
Sirius
ghignò “Certo, avevi dei dubbi?”
Harry,
James e Lily ridevano.
“A
proposito Harry, come hai scoperto che sono un Lupo Mannaro?”
chiese Remus sinceramente curioso.
“Scommetto
che non te l'ha detto lui...” commentò Sirius con un
ghigno.
“L'ho
scoperto al mio terzo anno in modo abbastanza classico...l'ho visto
trasformarsi” rivelò Harry sorridendo.
“Cosa?
Tu mi hai visto?” Remus era impallidito.
“Ammetto
che se non fosse stato per Felpato al momento non sarei qui...”
aggiunse Harry mangiando un pezzo di frittella.
“Dovere!”
commentò Sirius sorridendo.
“Però
non mi hai fatto paura, forse perchè sapevo che eri tu...ero
più che altro preoccupato per te” Harry lo guardò
sorridendo.
Remus
sorrise commosso. Le parole di Harry l'avevano colpito.
“Assomigli
a James più di quanto immaginassi”.
Harry
sorrise orgoglioso. “Lo so, me lo dicono tutti”.
“Ovvio,
io sono il meglio” commentò James ridendo.
“Modesto
come sempre è Potter?” rispose Lily divertita.
“Qualcosa
in contrario signora Potter?” replicò James sorridendo.
“No,
niente da ridire...” rispose Lily sorseggiando il suo tè.
Harry
li fissava tutti con la gioia nel cuore. Mai come in quel momento si
sentiva davvero a casa.
“Harry
ma cosa ti è successo stanotte?” chiese Sirius ansioso.
Si
era spaventato a morte quando l'aveva visto in quello stato e sperava
in cuor suo che non ricapitasse mai più.
Harry
sospirò. Era arrivato il momento di raccontare la parte più
dolorosa...
“Non
è la prima volta che mi è successo, anche se questa è
stata di gran lunga la peggiore”.
Harry
sentì sua madre stringergli forte la mano per dargli forza.
“Scrimgeour,
Fabian e Gideon Prewett se la sono cavata per un soffio”.
Remus
arruffò le sopracciglia. “Che vuoi dire?”
“Erano
lì, davanti a me, feriti. Potevo sentire la loro paura, il
loro terrore, eppure nemmeno per un momento hanno ceduto” Harry
fissava il tavolo con sguardo vuoto, perso nei suoi pensieri.
“Ma
tu eri qui a letto...” Sirius era confuso.
“Il
mio corpo sì, ma la mia mente...” rispose Harry.
Nessuno
fiatò, aspettavano che continuasse.
“Senza
volerlo sono entrato nella mente di Voldemort. Io ero lui, parlavo
con la sua bocca, con la sua voce. Vedevo attraverso i suoi occhi,
provavo quello che lui provava, un senso di potere enorme. La mano
che reggeva la bacchetta non era la mia, era bianca e lunga”
alzò lo sguardo.
Erano
tutti impalliditi e lui si impose di continuare.
“Stavo
per uccidere Scrimgeour ma per la prima volta mi sono opposto. Mi
sono sforzato di fargli abbassare il braccio, credo che lui abbia
sentito la mia presenza. Per lo sforzo ho cominciato a sentire un
dolore atroce alla cicatrice, io soffrivo perchè anche lui
soffriva, non riusciva a sopportare la mia presenza. Scrimgeour e i
Prewett ne hanno approfittato per scappare...è stata la prima
volta che stava quasi per impossessarmi della mente di Voldemort. Poi
all'improvviso sono come caduto nel buio, deve essere riuscito in
qualche modo a respingermi” qui esitò.
Era
arrivata la parte più difficile e dolorosa. Sentì sua
madre aumentare la stretta sulla sua mano.
“Poi
che hai visto?” James aveva quasi paura di fargli quella
domanda.
Harry
chiuse gli occhi e per un momento rivide quella scena.
Quando
li riaprì James vi poté scorgere dolore, solo e puro
dolore.
“Uno
dei momenti più brutti della mia vita. La morte di Sirius”
rivelò Harry, gli occhi lucidi.
Sirius
sussultò.
“Lui
è morto per me, per aiutarmi. Lui era stato tutto per me, un
padre, un fratello, un amico, lui era la sola famiglia che mi era
rimasta. Mi sono sentito di nuovo solo, come quando avevo undici
anni. Solo e terribilmente in colpa perchè lui è morto
per colpa mia” il volto di Harry era ormai solcato da lacrime,
la voce era roca.
Sirius
era scosso. In quelle parole c'erano dolore ma anche un amore
incommensurabile, infinito.
“Quando
Voldemort mi ha posseduto e ha detto a Silente di uccidermi per
uccidere lui...l'unica cosa che ho pensato e desiderato era che
Silente lo facesse. L'ho quasi pregato che mi uccidesse pur di
rivederlo, pur di riavere di nuovo Sirius con me. Quella è
stata la prima volta in cui ho desiderato di morire...e tutto
quell'amore che provavo per Sirius ha fatto in modo che Voldemort mi
liberasse, quel troppo amore lo avrebbe ucciso. Sirius mi aveva
salvato di nuovo” Harry si piegò in avanti e si coprì
il viso con entrambe le mani piangendo.
Sirius
si alzò di scatto e si mise di fianco a lui inginocchiandosi
per essere alla sua altezza. Lentamente gli prese le mani e gliele
allontanò dal viso.
“Sono
qui, non ti lascio di nuovo” Sirius lo abbracciò forte
accarezzandogli i capelli.
Harry
lo strinse come se fosse l'unico suo appiglio di salvezza per non
cadere nel baratro. Quell'abbraccio, persino quel profumo di muschio
erano gli stessi. Ora era di nuovo con lui. Col passare dei minuti si
calmò. Sirius gli sorrise e lui ricambiò.
“Chi
è stato Harry?”
Non
c'era bisogno che James specificasse, aveva capito bene a chi si
riferiva.
James
voleva sapere chi aveva fatto soffrire suo figlio in quel modo, chi
aveva ucciso il suo migliore amico, suo fratello.
“Dimmelo,
devo saperlo” James era serio.
Harry
lo fissò negli occhi e poi disse un nome, un semplice nome.
“Bellatrix”.
Sirius
si irrigidì. James strinse forte i pugni.
“Mi
occuperò io di lei. Abbiamo parecchi conti in sospeso”
aggiunse Harry sicuro.
Sirius
ricordò le parole di Malfoy sulla gita a Villa Malfoy. 'Potter
la odia da morire'.
Istintivamente
sorrise. Era orgoglioso del suo figlioccio, davvero orgoglioso.
Harry
lo guardò e ricambiò il suo sorriso, un senso di calore
all'altezza del cuore.
“Nessuno
a parte noi deve sapere che sono tornato, d'accordo?”
Tutti
annuirono.
“Ti
piace la torta di melassa, vero? Ho intenzione di cucinarla per la
festa di Natale, tuo padre ne va pazzo...” Lily riuscì a
far tornare spensieratezza.
Harry
annuì. “Veramente è la mia preferita”.
“Non
c'è proprio niente da fare, hai preso tutto da lui”
commentò Lily divertita.
James
e Harry si diedero il cinque. Negli occhi di entrambi la stessa
serenità e lo stesso amore. L'amore che lega un padre e un
figlio.
Poi
Harry li guardò tutti, uno a uno. Ora la famiglia era
veramente al completo. La sua famiglia. E lui non poteva
essere più felice.
ANGOLO
AUTRICE:
questo
è stato un capitolo strasognato immagino...quanto darei per
vedere la vostra faccia...spero ne siate rimasti contenti. Insomma mi
sembrava giusto che Harry festeggiasse il Natale in pace...poverino
ne ha già subite di tutti i colori.
Rivelo
che anch'io mi sono emozionata parecchio nello scriverlo...ditemi voi
cosa ne pensate...
Consideratelo
un regalo di Pasqua in ritardo.
Un
grazie per aver recensito a: kiry95,
Shin_86, Finleyna
4 Ever, Manda, kokylinda2,
Mirwen, SATANABAAN,
brando (presto si saprà chi è il
famoso zio...ihih xP), rutix2003,
edocast92, Uchiha_chan,
dodo, renesmee
cullen.
Un
grazie agli 223 che l'hanno messa nelle preferite, gli 85 nelle
seguite e i 4 nelle ricordate.
Un
bacio a tutti e al prossimo capitolo.
Nikki
Potter
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