Step
Into the Night
Una
ragazza dal nome bizzarro
“Aspetta,
non occorre che te ne vada.” La fermò mentre si
protendeva verso
la porta, facendola girare verso di sé. Una ciocca di
capelli rosa
le ricadde sul viso, e lei a soffiò via dagli occhi,
arricciando il
naso.
“Chi
ha detto che me ne stavo andando?” La porta si chiuse con uno
scatto, e il suono gli mozzò il fiato in gola. Un migliaio
di
scenari differenti gli si attraversò la mente ancora
assonnata,
nessuno dei quali terminava nel modo in cui pensava dovesse
terminare, o nel modo in cui voleva che terminasse, dal momento che
si trattava di due cose totalmente opposte.
“Oh.
D'accordo. Scusa.” Fece un passo indietro, infilando le mani
nelle
tasche del pigiama in preda al terrore assoluto.
Lei avanzò, spostandosi i capelli dietro le orecchie.
“Tu non
russi, Remus, vero?”
“No?”
“Bene,
allora resterò qui.” Concluse Tonks, annuendo
sinceramente.
“Qui...dentro?”
No, no, no. Non puoi rimanere
qui. Mi rimangio tutto, devi
andartene.
“Quella
era l'idea. Ho bisogno del mio sonno di bellezza, sai. Abbastanza
impossibile da avere con una Weasley che ti sibila
nell'orecchio.”
Ghignò e lo superò.
“E
io dove dormo?” Remus le rivolse l'agitato sguardo minaccioso
che
di solito riservava a suo cugino. Lei si accomodò sui
cuscini, si
avvolse nelle lenzuola e chiuse gli occhi, sorridendo dolcemente.
“Bella
domanda.”
“Buongiorno,
professore.” Fece una voce alle sue spalle, facendolo
sussultare e
quasi precipitare dall'ultimo gradino della scalinata, su cui era
seduto. La mezza mangiata e per lo più squagliata tavoletta
di
cioccolato che teneva tra le mani cadde e atterrò con uno
splat sul
gradino polveroso. Un corpo accompagnava la voce, con i capelli
rossi, una maglia dei Cannoni di Chudley decisamente troppo larga e
un paio di pantaloni del pigiama verdi; zampettò oltre senza
attendere una risposta.
Sospirò, appoggiando la testa al muro. La più
giovane Weasley si
fermò al fondo delle scale e si voltò.
“Per
caso hai visto Tonks? E' ancora qui?”
Oh. Miseriaccia.
“Non
so.” Scrollò le spalle, nel tentativo di risultare
disinvolto.
“Oh.”
Ginny annuì e fece per voltarsi, poi si fermò a
metà scalino,
grattandosi il capo in evidente perplessità. Remus si
alzò
rapidamente e si precipitò nella sua stanza prima che
potesse
rivolgerli un'altra domanda, e per poco non inciampò in una
pila di
libri.
“Ehi.”
Un paio di occhi assonnati, dalle lunghe ciglia, sbirciò
dall'orlo
del lenzuolo verso di lui.
“Ciao.”
Un cuscino lo colpì in pieno volto.
Sì, 'ciao'
è l'unica cosa appropriata da dire alla ragazza con
un pigiama decorato a paperelle che si è infiltrata nella
tua stanza
nel cuore della notte allo scopo di rubarti tutte le coperte,
rifiutando di restituirtele finché non avesse recitato a
memoria
'Buonanotte luna; edizione Tonks'.
Si lasciò cadere accanto a lei, sistemandosi a pancia in
giù. A
differenza della sua compagna di letto, non aveva dormito affatto da
quando Ninfadora l'aveva punzecchiato per svegliarlo... Tranne che
per la mezz'oretta in cui si era appisolato, ritrovandosi al
risveglio con le braccia avvolte attorno a lei, il volto premuto sul
suo collo e semiaffondato nei capelli rosa. Aveva evocato un'emozione
assurdamente spaesante – cercare di dormire vicino a qualcuno
con
cui vuoi disperatamente dormire, ma al contempo con cui ti terrorizza
star solo.
“La
tua compagna di stanza mi ha teso un agguato sul pianerottolo. Voleva
sapere dov'eri.”
Qualcuno dovrebbe mettere un
campanello addosso a quella ragazza.
E' come Mrs. Purr...
“Non
le hai detto che ti ho detto che russa, vero?” Chiese Tonks
con uno
sbadiglio. La ragazza di cui era follemente innamorato era ancora
nel suo letto, e non poteva né farla uscire, né
farla... urlare il
suo nome.
“Questo
sarebbe un insulto alla mia integrità. Non potrei divulgare
alcun
tipo di informazione che qualcuno come te mi dicesse in confidenza,
Dora.”
“Che?”
Una fronte pallida si aggrottò sopra occhi bruni.
“E' troppo
presto per paroloni, professore.”
“Ginny
probabilmente sarà giunta alla conclusione che stessi
facendo
qualcosa un briciolo meno innocente di recitare 'poemi epici' ed
usurparmi il mio stesso letto. Solo perché tu lo
sappia.” Non
intendeva suonare brusco, ma dopotutto lei lo aveva
cacciato fuori dal letto – era sicuro si trattasse di un test
di
qualche tipo.
Come se avessi bisogno di essere
messo alla prova. Ho avuto
abbastanza processi, grazie.
“Com'è
gentile da parte tua. Magari la prossima volta le sue supposizioni
saranno corrette. Perché te ne sei andato?”
“Colazione.
Aspetta, cosa?”
“Nieeeeeente.”
Replicò Tonks, la voce maliziosa. “Cosa ne pensi
di seconde
colazioni? E terze colazioni?” Domandò
allegramente, ruotando
sulla pancia. Si tirò su appoggiandosi ai gomiti, le maniche
della
camicia da notte attorcigliate attorno ai polsi.
“E'
un concetto interessante, ma trovo leggermente inquietante il fatto
che tu possa citare Tolkien così presto la
mattina-”
“-Eppure
il giorno è a malapena iniziato. E' l'aspetto più
spaventoso, non
trovi?” Si avvicinò e gli stampò un
umido bacio sulla guancia,
poi rotolò fuori dal letto e inciampò fuori dalla
porta.
“Sì.
Sì, lo è.” Remus si protese, si
coprì la testa con un cuscino,
sforzandosi di ignorare il nido caldo e dal profumo floreale che lei
aveva creato nelle sue coperte, e tentando di addormentarsi.
“Ho
davvero bisogno di sapere come la pensi, sai, qualcuno al di fuori
della mia testa.”
Il fruscio di carta e allegre voci femminili si insinuarono al di sotto
della porta fino al pianerottolo. Remus sapeva che Tonks e Ginny si
erano chiuse nello studio per impacchettare i regali di Natale, e
sapeva anche che pericolo comportasse disturbare la procedura, ma era
stato mandato a chiamarle per la cena dalla matriarca Weasley, una
donna che aveva passato l'intera giornata a cucinare e con cui non si
poteva certo scherzare. Si fermò di colpo, lievemente
timoroso della
fattura che avrebbe ricevuto se avesse tentato di aprire la porta.
Precedentemente in giornata era già stata tentata
un'invasione da
Fred e George, anche se aveva l'impressione che la loro missione non
fosse così innocente come i due avevano candidamente
sostenuto
mentre vomitavano lumache nel lavandino.
“Qui.
Fiocco, per favore, uno verde- no, d'oro. Grazie. Allora, giusto per
essere sicure che siamo sulla stesso piano, qui... ed evitare
imbarazzante confusione da parte mia, finiamola con la sciocchezza
ipotetica e dimmi semplicemente cosa intendi.”
La voce in risposta si abbassò al di sotto del livello della
musica
calma e allegra che risuonava di sottofondo.
“Oh.
Davvero? Da quest'estate, addirittura?”
“Sì,
davvero. Sì.”
“Beh,
immaginavo che voi due foste già oltre quella fase... Visto
che eri
nella sua stanza stanotte.”
La mano di Remus si paralizzò a pochi centimetri dalla
porta, e
calore cominciò a diffondersi sul suo collo, nonostante
fosse
completamente solo, e non scoperto, nel pianerottolo buio.
Miseriaccia!
“Non
abbiamo fatto
nulla,
Gin. E come facevi a saperlo?”
“Sì,
come se ci credessi. Non sono un'Auror, ma non sono
un'idiota.”
“No,
sul serio, non abbiamo- voglio dire, non stiamo nemmeno
insieme-”
“Amici
con vantaggi?” Stuzzicò la ragazza più
giovane.
“Potrei
trarne più vantaggi se solo lui me lo
permettesse.” Ammise.
Cosa?!
“Cavolo,
Tonks! Non ho bisogno di saperlo! Era un mio insegnante.
Non
voglio sentir parlare di queste cose. Niente dettagli. Sii
più vaga
che puoi.”
“Hai
chiesto tu! E poi, voglio solo la tua opinione, tutto qui. Dal
momento che sei l'esperta di casa sull'amore non corrisposto.”
Non corrisposto? Ora questo non
è giusto...
“Quello
era un colpo basso. E peraltro ho superato quello.
Lui, intendo.”
“Pensavi
che fosse divertente. Guarda le tue orecchie, sono tutte
rosse!”
“Sei
crudele con me, Tonks. E cosa ti fa pensare che non sia corrisposto?
Per te, intendo.”
Vedi? Ascolta la rossa! La rossa
dice il vero!
“Ma
lui semplicemente non-”
“-Oh,
ho capito! E' per via di quella licancosa, vero? E' per quello che
non vuole uscire con te, giusto?”
Licancosa? Ma che diavolo?
Trattenne una risata. Ginny Weasley era acuta quanto la madre e
neppure minimamente dotata di tatto come lei, corredata di un
temperamento spaventoso, una mente penetrante e un senso
dell'umorismo svitato. Ebbe paura per chiunque si fosse trovato a
contrariarla.
Tonks non rise, ma replicò amaramente
“Già, qualcosa del genere.
Passami lo scotch, per favore.”
“Maledetti,
stupidi, nobili Grifondoro, eh?”
“Lo
so.” Sospirò. “Non pensi che questo
sia... folle?”
“Certo
che lo è. E' per questo che è così
fantastico. E non preoccuparti,
se stai cercando di essere, sai, “riservata” a
riguardo, sono la
ragazza per te. Non lo dirò a nessuno. Nemmeno a Hermione.
Che ne
sarebbe elettrizzata, a proposito.”
“Che
cosa ne pensi, di lui?”
“Perché
ti importa tanto la mia opinione?”
“Beh,
numero uno sei l'unica donna qui oltre a tua madre, e non
esiste-”
“E'
un-”
“Ti
prego?”
“-Insegnante.”
“Onestamente.”
“Okay,
onestamente
è attraente. Il professore più attraente che
abbiamo avuto, a dire
la verità. Ed è molto gentile, ed educato, e
divertente. Sirius
dice che è segretamente un combinaguai.”
Sentì il volto andargli in fiamme per quella che era
probabilmente
la quarta volta.
“Lascia
perdere, a te piacciono comunque i ragazzi con cicatrici, come posso
fidarmi del tuo parere?”
“E
a te piace solo colpire al di sotto della cintura.” Ginny
rise.
“Tonks, ne sei innamorata, ne sono sicura.”
“E'
molto peggio.”
“Allora
diglielo.”
“Ci
sto provando! Voglio dirglielo. Non vuole ascoltare.” La sua
voce
assunse un tono disperato. Era quello che voleva dirgli l'altra
notte, ma non l'aveva fatto, o almeno non con tante parole. Lui lo
sapeva. Remus era sempre stato più bravo a capire le parole.
Le
azioni, soprattutto le azioni sconcertanti del gentil sesso, lo
avevano sempre fatto sentire un idiota, ma in questo caso era stato
intenzionalmente cieco, e ciò lo faceva sentire... un verme.
Un
verme idiota della peggior specie. La colpa di averla deliberatamente
resa infelice era un dolore acuto nella coscienza, gli rendeva il
torace orribilmente vuoto.
La ami... Perché non
glielo dici?
“Beh,
allora possiamo solo sperare che superi l'essere un nobile
idiota.”
Sghignazzò Ginny. “Nobili idioti Grifondoro con
cicatrici sono il
flagello della nostra esistenza. Dovremmo fondare un club. Una
società segreta, avremo regolamenti e complicate strette di
mani e
tutto il resto.”
Bussò alla porta. Ci fu un rimestio di carta e scatole, e un
tonfo,
seguito da un “Merda!”
“Ehilà.”
Disse Tonks, aprendo la porta e guardando i giro.
“Remus.” Si
morse il labbro e gli rivolse un ampio sorriso. Ginny era seduta al
centro del pavimento, intenta a infilare frettolosamente fiocchi
dentro una scatola di cartone, un sorriso malandrino sulle labbra.
“Posso
scambiare una parola con te, Ninfadora?”
“Uh,
sicuro. Arrivo subito, okay?” Ginny annuì in
assenso, sempre
ghignando e infilando risoluta i fiocchi nella scatola mentre Tonks
si richiuse la porta alle spalle. “Che
c'è?” Strappò
distrattamente un pezzo di magiscotch che si era attaccato alla
manica della sua maglietta. Aveva un fiocco rosso a un lato del capo,
e del nastro intrecciato al collo; pareva come se qualcuno avesse
cercato di spedirla come un regalo. I capelli erano raccolti in due
corti codini blu, legati con del festone argentato. Sorrise
vivacemente. Un nodo d'ansia si sostituì al senso di vuoto
nel
torace.
“Dovevo
dirti qualcosa e ora tu sei così- e non mi ricordo cosa,
così-”
La afferrò per le spalle e la baciò, la
percepì sorridere contro
le sue labbra. Era calda, e felice, e così viva, e lui la
baciò
nuovamente.
“Ora
ricordo. Quello che dovevo dirti.”
“Cos'è?”
“Che...
che ti amo. E anche, è ora di cena.”
“Sei
così idiota.” Ridacchiò lei premendo le
labbra sulle sue.
“Lo
so. Possiamo, uhm... parlare più tardi? Ci stanno
aspettando,
di sotto.”
“Certo.”
Lo baciò ancora e si voltò.
“Aspetta.”
Le prese un braccio.
“Stavolta
vado. Sul serio.” Rise.
“Hai
un-” Le tolse dalla spalla un pezzo di carta appiccicosa.
“Cos'è?”
Voltò la testa, cercando di guardare.
“Solo
un pezzo di scotch.”
“Oh,
okay. Ci vediamo tra poco, allora?”
“Sì.”
Ghignò all'etichetta babbana per regali attaccata alle sue
dita, i
nomi scribacchiati in una calligrafia disordinata, con macchie
d'inchiostro, che pareva stranamente familiare.
Per:
Professor
R.J. Lupin
Da:
Ginny
Weasley
Buone Vacanze e tutto un po', ecc. ecc.
Translator's
Corner:
Ta-dah!
Nuovo capitolo...E ci sto prendendo davvero gusto a pubblicare in
tempi, se non proprio rapidissimi, almeno dignitosi, quindi potrebbe
arrivare “presto” dell'altro :D
Ma
veniamo alla storia: Tonks non sa più come fare con Remus,
Ginny è
un'adorabile consulente sentimentale, e Remus è sempre
Remus,
insicuro fino all'estremo. Ma ha finalmente messo da parte le mille
paranoie e detto le due paroline magiche... Era anche ora!
Il
titolo originale del capitolo è “Girl with a
peculiar name”,
preso in prestito da “Haushinka”, una canzone dei
Green Day, di
cui - è ormai evidente – The Ersatz Diplomat (aka
l'autrice) è
una grandissima fan.
Grazie,
grazie, grazie ancora una volta ai tantissimi lettori, e a chi ha
aggiunto la storia tra le preferite o le seguite, e in particolare a
fri rapace per la recensione (spero che ti sia piaciuta l'interazione
tra Ginny e Tonks in questo capitolo, è una delle
particolarità di
questa autrice che adoro, ovviamente insieme al delizioso humour e ai
riferimenti musicali – sono impossibilmente musicadipendente
XD) Thanks a lot, continuate a seguire e recensire numerosi!
Un
bacio
Arya87
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