Riflesso sbagliato.
«Dai,
corri!» esclamò James tirandolo per il mantello.
I
due si precipitarono nella stanza dove Remus stava esaminando un
grande specchio.
«Eccomi!
Allora, qual'è la roba favolosa?»
domandò Sirius.
«Specchiati.»
ordinò il migliore amico con un sorriso eccitato.
Sirius
lo guardò come se fosse impazzito, poi fece spallucce e
ubbidì.
Dapprima
vide soltanto se stesso, com'era ovvio che fosse, poi improvvisamente
alle sue spalle comparve sua madre. Terrorizzato all'idea della
megera lì a Hogwarts guardò indietro, ma non vide
nessuno, esclusi
i due amici. Tornò a guardare lo specchio e
scoprì che lei gli
stava poggiando le mani sulle spalle: aveva i capelli sciolti invece
che la solita pettinatura rigida e un sorriso che non le aveva mai
visto in volto.
Sobbalzò,
facendo diversi passi indietro.
«Che
diavolo di scherzo idiota è?» sbottò,
sconcertato.
James
lo guardò allibito, non era certamente questo che si
aspettava.
«Perché?
Cosa vedi?»
«Mia
madre che mi mette gli artigli sulle spalle! Anche se sembra...
diversa, in qualche modo. Normale.»
rispose lui,
sottolineando le sue parole con una smorfia disgustata. Remus si
voltò a guardarlo a bocca aperta e James gli parve
addolorato.
«È
lo Specchio delle Brame... A quel che ho capito è uno
specchio che mostra i desideri. C'è
anche scritto sopra, al contrario, mostra ciò che
c'è nel cuore o
qualcosa del genere.» spiegò nervosamente
quest'ultimo.
Sirius
scoppiò in una risata nervosa, guardando prima l'uno e poi
l'altro. Poi tornò a fissare lo specchio, facendo qualche
passo avanti per poter rivedere
l'immagine.
«Beh,
allora con me è sbagliato, ovvio. Come potrei
volere...»
Le
braccia di sua madre in quel momento lo circondarono in un abbraccio affettuoso, uno
come quelli che gli aveva dato la signora Potter quando era fuggito a
casa loro. Walburga Black sembrava più giovane con
quell'aria
finalmente rilassata, e c'era una certa somiglianza con Andromeda, la
sua cugina preferita, ora che era emersa la sua espressione
più
dolce. Il Sirius riflesso sorrideva, sfiorando le braccia di sua
madre e poggiando la nuca contro il suo petto per godersi meglio
l'abbraccio. E alle loro spalle Orion Black sorrideva, e suo fratello
Regulus faceva lo stesso accanto a lui, insieme a James, Remus e
Peter: tutti
lo guardavano con amore, orgoglio.
Sirius
allungò una mano con incertezza, sfiorando la superficie
dello
specchio che gli stava spezzando il cuore, e sentì le
lacrime
montare crudeli. Si portò bruscamente una mano su una
guancia per
frenare la caduta della prima e si voltò così
bruscamente che James
saltò indietro, prima di dirigersi a grandi falcate alla
porta.
«Sir...»
cominciò James.
«Voglio
stare solo!» latrò lui, sparendo lungo il
corridoio, «Fatevi un
giro!»
James
si voltò lentamente verso Remus, con la bocca aperta e una
smorfia
di dolore e sorpresa sul viso. Remus, nella medesima condizione,
chinò il capo.
Entrando
nella loro stanza trovarono Sirius seduto sul proprio letto, leggendo
o fingendo di farlo vista la scarsa luce, e Peter che faceva lo
stesso ma con il libro capovolto e pallido in viso. Sirius l'aveva
scacciato appena tornato dentro e poi mezz'ora dopo l'aveva chiamato
cupamente per permettergli di rientrare mentre lui sistemava le
proprie cose che aveva evidentemente scagliato in giro per la stanza.
Sirius
alzò lo sguardo e li fissò di sbieco:
«Non voglio parlare di
quello che è successo oggi. Mai.»
«Va
bene.» acconsentì subito James.
«Mai.»
concordò Remus, afflitto.
Peter
guardò James interrogativamente e l'altro gli rispose con un
cenno
della testa che rinviava il discorso a un momento migliore.
Quando
scesero a cena Sirius si unì a loro, ma era d'umore
così scontroso
e taciturno che nessun Gryffindor osò rivolgergli la parola,
specialmente dal momento in cui prese posto distanziandosi dai
Malandrini. Lily Evans, non trovando altro posto libero, fu costretta
a sedersi accanto a James e non ne parve per nulla felice ma allo
stesso tempo incuriosita: il suo seccatore personale la
degnò a
malapena del saluto, depresso com'era.
«Non
ho mai visto Sirius così anche con te.»
osservò Peter rivolto al
suo amico. Remus sospirò.
«Non
farglielo notare, è peggio.»
«Litigato?»
domandò Lily, rivolgendosi a Remus, che scosse la testa.
«No,
è solo... di cattivo umore, diciamo.»
Lily
ricordò che quel giorno a lezione e a pranzo Black le era
parso
fastidioso ed euforico come sempre, perciò doveva essere
accaduto
qualcosa. Non si impicciava negli affari altrui di solito, ma in
sette anni Potter non era mai apparso così colpevole e il
suo
inseparabile migliore amico così malinconico e lontano dagli
altri.
Così,
quando Black si alzò nel bel mezzo della cena, altro segnale
allarmante, lei finse di aver dimenticato qualcosa e lo
seguì,
ancora più preoccupata dal fatto che Potter non richiamasse
la sua
attenzione; quasi le mancava la sua voce irritante.
Fu
abbastanza silenziosa da non farsi scoprire, tanto più che
lui era
perso nei suoi pensieri, e così Sirius la guidò
sino alla stanza
dello specchio.
Sirius
non poteva accettare che quello fosse il suo sogno, anche se in cuor
suo l'aveva sempre saputo, eppure voleva accertarsene di nuovo coi
proprio occhi e magari rompere lo specchio. O almeno così si
ripeteva, mentre fissava avidamente l'immagine di sua madre che lo
coccolava come per riempirsene gli occhi.
«Cos'è
questo specchio?» domandò Lily, facendolo
sobbalzare.
«Che
ci fai qui?» ringhiò lui.
«Ti
ho seguito.» rispose semplicemente la Caposcuola, lasciandolo
di
stucco e guardando nello specchio. Sirius si scostò e lei
cercò di
capire cos'avesse da guardare tanto, «Ti sei davvero
innamorato di
te ste-» e tacque, incredula, alla vista
di lei e James
Potter che si abbracciavano e quasi danzavano, per poi guardarsi con
un amore che la fece arrossire violentemente. Spalancò gli
occhi
alla vista di Petunia e della sua famiglia che le stavano vicini con
un sorriso orgoglioso, e poi di Remus, Black e Pettigrew che
arrivavano accanto a lei e James e facevano gruppetto come se lei
fosse una di loro, con la stessa complicità e la stessa
fiducia che
tutti sapevano ci fosse tra quei quattro: arroganti e delinquenti in
erba ma i migliori amici che si potessero avere, leali fino al
midollo.
«Lo
Specchio delle Brame, l'ha chiamato Remus, o qualcosa del genere.
Mostra ciò che vorremmo. E ciò che vorrei io
non... vorrei volerlo,
diciamo.»
«Cosa
vedi tu?» chiese lei in un soffio.
Sirius
stava per mandarla al diavolo coi soliti modi bruschi, ma poi
notò i
suoi occhi lucidi. Qualunque cosa lei vedesse, non avrebbe voluto
fosse riflessa come suo desiderio e questo lo spinse a parlare.
«La
mia famiglia... solo che è meno “Black”.
Non so se sai qualcosa
a questo proposito...»
«Giusto
delle voci. Vedi la tua famiglia che ti ama e non vorresti sentirne
il bisogno? Vorresti essere abbastanza forte da fregartene e fa male
scoprire che in realtà desideri sentirti al sicuro come
tutti, amato
come tutti?» sussurrò Lily.
Sirius
la guardò incredulo: «Come lo sai?»
«Vedo
anche io qualcosa di simile.» ammise lei, asciugandosi gli
occhi,
«Anche se non potrò mai averlo.»
«E
perché no? Forse non ci ameranno loro ma potremo essere
amati
comunque.» ribatté lui, vagamente intento a
consolarla.
«E
allora perché vediamo proprio loro?»
domandò Lily, «E perché io
vedo anche...» ammutolì. Non poteva certo dirlo a
Black.
«Aspetta...» cominciò, assottigliando lo
sguardo per pensare e
cercando di non guardare Petunia che sorrideva, «Ho sentito
parlare
di uno specchio simile... Doveva essere in un libro, non ricordo
quale! Molta gente ci si è persa dentro, fissando le
immagini fino a
impazzire, sapendo di non poterle raggiungere! Sirius, dobbiamo
uscire di qui e non tornarci più!»
«Mi
hai chiamato Sirius?» le fece notare lui,
poco colpito dal
resto.
«Ho
sbagliato, Black.»
borbottò
la ragazza, «Usciamo però. Ci farà
soltanto male.»
«Va
bene, tanto mi dà il voltastomaco che...» non
terminò, seguendola
in silenzio.
«E
poi hai ragione.» proseguì Lily una volta fuori,
«Bisogna
concentrarsi su quello che possiamo ottenere e cercare di realizzare
ciò che vediamo per quanto possibile, per il resto possiamo
benissimo accontentarci dell'amore che già abbiamo. Del
resto siamo
già più che fortunati, i miei genitori sono fieri
di me e tu hai
Potter, Pettigrew e Remus che non ti lasciano mai.»
«L'ho
detto io questo?» domandò lui sorpreso,
«Voglio dire... Certo che
ho ragione!»
Si
fermarono in corridoio, improvvisamente a disagio. Si erano resi
conto di essere Evans e Black e di non aver mai avuto un rapporto
amichevole prima di allora.
«Certo
che... ci ha proprio sconvolti questa storia.»
commentò infine
Lily, imbronciata.
«Perché
mi hai seguito?» chiese lui a bruciapelo. Lei
arrossì nuovamente,
ricordando il James dello specchio.
«Potter
era strano, tu eri strano... Non potevo far finta di niente e magari
svegliarmi tra le macerie della torre.»
Sirius
scoppiò a ridere, annuendo. «Spirito di
Caposcuola, quindi! E io
che pensavo fossi diventata pettegola come lo era la Jorkins!»
«Oh,
sta zitto!» sbottò lei, arrossendo maggiormente.
«Merlino!»
esclamò Sirius all'improvviso, «James ti ha visto
venire via con
me?»
«E
io che accidenti ne so, Black?»
«Quanto
sei dolce, Evans... Mi conviene tornare a cena prima che cominci a
sospettare che ho una tresca con te...» lei fece per aprire
bocca,
contrariata, ma lui l'anticipò, «Tanto
più che c'erano anche loro
in quel maledetto specchio e mi conviene tenermeli stretti,
no?»
«Black...»
mormorò lei.
«Anche
tu tieniti stretto quello che hai visto, Evans. E non parliamone mai
più, d'accordo?»
«D'accordo.»
si affrettò a dire, «Non ci siamo incontrati. A
domani, Black,
buonanotte.» lo salutò lei, dirigendosi in
direzione opposta.
«Buonanotte,
Caposcuola Evans.» la salutò lui, infilando le
mani in tasca per
tornare in Sala Grande.
Quando
giunse lì trovo che gli altri tre avevano mollato la cena
prima del
dolce e stavano per varcare il portone, scuri in viso.
«Sirius!»
si illuminò James, vedendolo sorridere.
«Ehi,
Prongs. Torniamo dentro, voglio la torta.»
«Certo!»
sorrise l'amico, gettandogli un braccio intorno alle spalle
allegramente. Anche Remus e Peter sorrisero, seguendoli a qualche
passo di distanza.
Sirius
era circondato, e pensò che non poteva davvero desiderare di
stare
meglio di così.
In
fondo, se voleva le coccole, gli bastava trasformarsi in cane.
«Oh,
la miseria! La Evans era seduta accanto a me e non ho neanche provato
a parlarci! Voglio morire!»
Scritta
stasera stessa di getto e se non la pubblico ora non lo farò
mai.
La
Jorkins sarebbe Bertha Jorkins, che Sirius descrive come un anno
avanti al loro e tremendamente impicciona.
Pettigrew
è il cognome inglese di Peter per chi non lo sapesse. E teneva il libro capovolto perché terrorizzato, se non si capisce!
Non
ha senso, è una one-shot che non significa molto, anche
breve, ma
volevo tantissimo descrivere Sirius davanti allo Specchio delle Brame
con una Walburga madre affettuosa e la famiglia attorno a
sé,
compreso Regulus strategicamente al suo fianco come James.
Doveva
finire in camera loro, ma poi non ho avuto cuore di lasciarlo
così e
Lily si è scritta da sola, con tutta la sua
curiosità, ritrosia,
buon cuore e il dovuto imbarazzo.
Per
la cronaca Sirius non entrerà più là
dentro perché per lui è una
debolezza inammissibile, e comunque prima o poi racconterà a
James
come sono andate le cose, dato che gli altri gli hanno lasciato tutto
il tempo per smaltire il colpo. Lily tornerà almeno una
volta per
rivedersi con James e decidere se dargli la possibilità o
meno di
uscire con lei.
“Oh,
la miseria!” ← odio Ron, ma quando Harry lo vede
sotto il Loro
Albero a raccontar loro della sua prima partita di Quidditch andata
alla grande e scompigliarsi i capelli, pensa che gli ricorda suo
padre. E io ho pensato di dare un piccolo connotato di Ron a James.
E
niente, grazie a chi legge a chi recensisce!
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