Titolo: My world is a beaten heart
Serie: Chobits
Rating: PG
Genre: Introspective, Fluff
Character: Jima, Dita
Pairing: JimaxDita
Prompt: Chobits - JimaxDita - 1010101...
Conteggio Parole: 520
Disclaimers: I personaggi di Chobits
appartengono alle Clamp.
La Flashfic è scritta per lo Sfiga!Fest@FW.it
.My world is a beaten heart.
«Che cosa stai ascoltando,
Jima?»
Il Mondo.
Il mio mondo, che ha il
suono di un cuore che batte.
È fatto di impulsi.
1.0.1.0.1.0.1…
Di piccole scariche elettriche
che si accendono, si riducono, si acuiscono o si spengono, a seconda
dell’intensità e dell’importanza dei dati che vengono registrati nel mio
database.
«Che cosa stai guardando, Jima?»
Quella che gli esseri umani
chiamano Bellezza. È un concetto astratto, troppo complicato da spiegare
a parole per un persocon -e forse anche per una persona fatta di carne, ossa ed
organi interni-; il mio significato di Bellezza è Dita.
Tra zampilli di 0 e 1 il suo
volto prende forma davanti ai miei occhi.
Una pennellata di 0 per il
nero cuoio dei suoi abiti, spolverate di 1 per la pelle, spruzzi di 01 per gli
occhi, poi colate di codici, all’apparenza infiniti, per ridefinire le sue forme
esili, la finezza delle sue dita, l’ovale del suo viso un po’ di donna e un po’
di bambina, le curve appena accennate…
E, nel pulsare dei circuiti
che lavorano per permettermi di vedere, sentire, toccare –interagire con-
quello che mi circonda, sento un cuore che batte.
«Jima, si può sapere perché
non rispondi?» la voce di Dita è, in qualche assurdo modo, preoccupata. Non come
potrebbe esserlo quella di un essere umano, perché il suo tono è monocorde, ma
per chi, come noi, percepisce i suoni in maniera diversa, può sentire le
minuscole vibrazioni che la accompagnano e le donano un tremito a malapena
percepibile.
«Non ti rispondo perché non
potresti capire.»
Le sorrido, sperando sempre
che anche lei ricambi il gesto, anche se so perfettamente che non avverrà. Dita
non è capace di sorridere. Un giorno vorrei insegnarglielo, ma per ora mi limito
a scivolare con la mia mano tra i suoi capelli, sfiorandoglieli in una… come la
chiamano gli uomini? Carezza.
Mi piace il suono di questa
parola.
«Jima?»
«Shsss.» le soffio addosso,
abbassandomi verso di lei per poter poggiare la fronte contro la sua.
Sembriamo così umani ora,
mentre invece non siamo che macchine create dall’intelletto dell’uomo. Fredde ed
insensibili come il metallo che ci compone. O, almeno, così dicono.
Lei resta immobile, con il
vetro dei suoi occhi che si specchia nei miei, in attesa di capire cosa voglia
fare, abbandonandosi completamente alle mie mani. Senza la minima incertezza.
Rimaniamo così a lungo, finché
il bluetooth di cui di cui mi hanno dotato non ritrova il suo e allora ogni dato
mi formi scorre in Dita ed ogni dato formi Dita scorre in me.
«Lo vedi, Dita?» Non è più
voce la mia, ma un pensiero che passa direttamente nel suo cervello insieme
al flusso delle informazioni.
Poi lei vede.
È una cascata di numeri binari
che si dipinge di colori e suoni diversi l’uno dall’altro, così che diano vita
ad immagini, forme, luoghi, volti…
E tutto questo pulsa
direttamente nel mio corpo. Nel nostro corpo.
«Che cos’è?» domanda,
probabilmente mi illudo anche di aver letto una punta di curiosità.
Sorrido, stringendola a me,
per non rischiare di perdere il collegamento e anche perché voglio
farlo.
«E’ il nostro cuore.»
.THE END. |