Grazie a tutti per
l’incremento
delle recensioni! Ragazzi, siete il motore di questa storia, non
dimenticatevelo! Comunque siamo alle battute finali J
@Trixina: Mi fa piacere che la
musica ti sia piaciuta e sì, Tommy è nella merda.
Ma confida in loro! ^^ Essì,
Albie, Jamie Sy e Rosie sono il nuovo ES, assolutamente XD! No, no,
niente
Voldie resuscitato, ricordati che Voldie era solo qualcuno che
‘aspirava a’
grazie ai tre doni della morte. Lui c’entra e NON c’entra. Spero
ti sia più chiaro nei prossimi
capitoli!
@Mad
World:
Adesso mi odierai eh? XD
@Altovoltaggio: Ah, vorrei sapere
anche io che fatina dell’ispirazione mi sussurra
all’orecchio. Gli chiederei di
essere più celere! XD Mi rendi felice se dici che ha senso
il progredire degli
eventi, perché ho sempre paura di tirarla troppo per le
lunghe o
ingarbugliarmi! Mi fa tantissimo piacere che ti siano piaciuti i People
In
Planes. Li ho conosciuti di recente, e li ho adorati! E grazie per aver
citato
la frase! ^^ Non sai che piacere mi hai fatto!
@Simomart:
Ciao! Grazie ^^ I cliffhanger sono una delle poche cose che in effetti
mi
diverto e trovo facile a scrivere! Chissà perché
poi :/ E GRAZIE per aver
capito la sottotrama! Accidenti, credevo di aver fatto un casino e che
nessuno
ci capisse niente! Infatti è proprio questo il compito di
Doe! In ogni caso mi
fa piacere di essere la tua ‘prima’ slash XD Sono
d’accordo con te. Io leggo di
tutto, basta che sia scritto bene secondo me! J Gli altri avranno parti a loro
dedicate. Purtroppo se
potessi dare a tutti lo stesso spazio mi toccherebbe fare una specie di
tomo da
cento capitoli. Non che mi spiacerebbe, ma poi mi mandereste al diavolo
per la
pappardella xD Comunque, siccome conto di fare un seguito, sicuramente
Sy e
Rosie avranno ulteriore spazio, e anche gli altri due disgraziati. Stay
tuned
;)
@Mikyvale:
Sarò cattivella nei prossimi capitoli, ma ti prometto che
miglioreranno (Sseeeh
xD) La Prynn avrà la giusta punizione. Giuro. XD
@Ombra: Non
preoccuparti, l’importante è che ogni tanto passi
a fare un saluto XD A parte
gli scherzi, sono consapevole di essere una donna crudele. Giuro che
rimedierò.
xD Tom… beh, Tom ricordati che è un adolescente,
e come tale, se si vuole un
minimo di realismo, non è spesso così forte e
maturo per capire in cosa
esttamente si sta cacciando. Oltre a questo,
era preoccupato per Al. Stupido
Tom. T_T Ron è ufficialmente lucertolofobico,
mi fa comunicare. XD Alla prossima!
****
Capitolo XXXIX
How
can I decide
what’s right
When
you’re clouding up my mind?¹
(Decode, Paramore)
Hogwarts, Ufficio di
Ainsel Prynn.
Primo
piano.
La schiena di Ainsel Prynn
era
l’unica cosa che riusciva a focalizzare, di fronte a
sé.
C’erano ottimi motivi per lasciarsi travolgere dal panico.
Ma altrettanti per continuare a seguirla.
Thomas sapeva che la professoressa non lo stava conducendo ad un
consesso di
docenti preoccupati.
Semplicemente, lo sapeva.
Per questo aveva allontanato
Al: non doveva essere invischiato in quella situazione.
L’aveva capito, aveva
visto come la donna aveva cercato di separarli, e per questo
l’aveva
assecondata.
Era una maga adulta, e loro
due ragazzini. Se c’era qualcosa che tutta quella storia gli
aveva insegnato
era che non bastava avere un buon potenziale magico ed una bacchetta.
Solo
l’esperienza poteva salvarti la pelle da un gioco
più grande di te. E loro non
ne avevano abbastanza.
Io
non ne ho abbastanza.
Serrò appena le
labbra.
La donna camminava di fronte
a
lui, ma era certo che sapesse esattamente la sua posizione, anche senza
voltare
lo sguardo.
Ricordava di come avesse parlato loro dell’alchimia. Di come
gli avesse
regalato uno dei suoi libri, e l’avesse aiutato, sbucando dal
nulla, con quel suo
sorriso piacevole.
Il
sorriso è un attributo umano. Si tende ad associare
ad un’emozione positiva. Ma è fallace.
È
scoprire i denti. È dimostrare controllo su una
situazione.
Lo aveva letto da qualche
parte, o forse lo aveva pensato.
Era stato un ingenuo.
Ainsel si fermò
di fronte al
suo ufficio, e lo aprì, inserendo la chiave nella toppa.
“Prego Thomas.” Gli fece cenno di entrare.
“Non aver paura. Sei preoccupato?”
“L’ha detto lei. Un intruso è penetrato
nel castello. Non dovrei esserlo?”
Ainsel gli posò
una mano sulla
schiena, sospingendolo dolcemente all’interno della stanza.
“No, non
dovresti.” Ribatté,
chiudendosi la porta dietro. Tom sentì la serratura
scattare, con un movimento
secco. La sentì rimbombare per tutta la testa.
“Andrà tutto bene. È venuto qui
per te…”
Tom si voltò verso. Sorrideva, ovviamente.
La trovò spaventosa. Frugò lo stanza con lo
sguardo. Appena si fu abituato alla
penombra, scorse una figura seduta dietro una scrivania.
Era il ragazzo biondo.
Era John Doe.
Una parte del suo cervello,
quella non congelata dalla paura, trovò il modo per suonare
persino ironica.
Non
è come se non te lo aspettassi, no?
“Ciao
Tom.” Disse quello. “È
tempo dei chiarimenti. Non sei contento?”
Tom non disse nulla: si sentiva il cervello inceppato, come se un
ingranaggio
si fosse bloccato in una posizione innaturale, compromettendo tutto il
resto.
Persino la bacchetta, che stringeva tra le dita –
perché non gliel’avevano
ancora tolta? – la percepiva come un corpo estraneo.
“Che faccia…” Considerò il
ragazzo, alzandosi in piedi. “No, davvero. Non te lo
aspettavi?”
Continuò a rimanere in silenzio.
Una parte di sé sapeva che doveva cercare di uscire di
lì. Ma oggettivamente,
non era cosa facile.
La Prynn era accanto alla porta, e quest’ultima era chiusa.
Se avesse aperto
bocca per pronunciare un incantesimo, probabilmente l’avrebbe
disarmato. Erano
in due.
Dannazione.
“Come
sei riuscito ad entrare?” Disse,
prendendo tempo. Qualcuno doveva
essersi accorto dell’intrusione. Dubitava che la Prynn, a
quel punto palese
alleata di Doe, avesse dato l’allarme.
Ma
qualcuno doveva essersene accorto. Il castello era
pieno di barriere magiche.
…
E la professoressa ha avuto mesi per
studiarle… E neutralizzarle.
Con terrore chirurgico
capì
che non sarebbe venuto nessuno.
“È
stata Ainsel a farmi
entrare.” Fece un sorrisetto indulgente, appoggiandosi alla
scrivania. “Non che
sia stato facile, ma l’importante è il risultato.
Sono qui.” Con un cenno della
bacchetta accese le lampade ad olio disposte strategicamente per la
stanza.
Tom ci mise poco a riabituarsi alla luce. Lo sguardo gli cadde sulla
scrivania.
Vi erano appoggiati il Mantello dell’Invisibilità
e il suo medaglione.
“Oh, giusto. Ecco,
queste erano le cose che dovevo
procurarmi. Devo ammetterlo, senza la preziosa collaborazione della
professoressa Prynn avrei faticato molto di più.”
“Chi siete… Chi siete voi?”
Ripetè, sforzandosi di dominare il tono. Non gli
importava più di mantenere un certo contegno. Era spaventato
perché non sapeva.
L’ignoranza è il peggiore
dei terrori…
“Noi? Non siamo, in realtà,
un’entità unica.” Spiegò il
ragazzo,
giocherellando con la bacchetta. “Per quanto mi riguarda,
faccio parte di
un’organizzazione, diciamo così, privata. Qualcuno
la chiamerebbe setta, ma
credo che sia molto più di questo… In ogni caso,
sono pagato per questo
lavoro.” Abbozzò un sorriso, che Tom
trovò sgradevole.
Sorridono.
Sorridono tutti.
“Invece la bella
Ainsel… ah,
lei la possiamo considerare un franco tiratore. In realtà,
Thomas, era qui per
proteggerti. Agente Ainsel Prynn, direttamente dal governo
americano…”
“Non c’è bisogno di
informarlo.” Ribatté seccamente la donna.
“Non ne vedo
l’utilità.”
“Io sì, invece. L’ho davvero trattato
male in questi mesi, gli ho nascosto
tante cose. Glielo devo, capisci?”
Tom inspirò. “Governo
americano…”
“Proprio così. Sei piuttosto famoso Thomas.
Soprattutto in ambito alchemico.
Ainsel è venuta qui per evitare che io entrassi in contatto
con te e che ti
rapissi. Ironico, considerando che senza il suo prezioso aiuto stasera
non
sarei qui, né avrei questi oggetti con
me…” Indicò il medaglione e il
mantello.
“Perché…?”
Sussurrò. La testa minacciava di scoppiargli e le tempie gli
lanciavano fitte incredibili. “Perché sono
importante?”
“Non mi pare il caso di fare adesso discorsi del
genere.” Tagliò corto la
donna. “Dobbiamo andarcene, prima che qualcuno ci scopra.
Specialmente che
Potter scopra il furto del mantello.”
Doe scrollò le
spalle. “Non
hai tutti i torti, in effetti.”
“Porta via il ragazzo, e assicurati che non siate seguiti.
Per quanto riguarda
il mio compenso, mi aspetto di trovarlo entro ventiquattro ore, come
pattuito.”
“Al deposito bagagli di King’s Cross, armadietto
230, certo.” Recitò Doe,
annoiato. “I patti sono patti, mia bella Ainsel.”
“E gradirei che fossero rispettati.” Soggiunse
nervosa quella. “Come gradirei
che tu non dessi troppe informazioni al ragazzo.”
“Sì,
sì. Questo l’hai già
detto.” Fece un cenno vago con la mano. “In ogni
caso, hai ragione. È meglio
sbrigarsi…”
“Io non
verrò.” Scollò Tom dal
palato. I due lo guardarono brevemente.
Ainsel fece una smorfia
sarcastica. “Lavoro di convincimento, eh Doe? Vedo che ha
funzionato.”
“Mmh.” Si
limitò a rispondere il
ragazzo. “Non verrai Thomas? Il nostro patto non è
più valido?”
“Non lo è mai stato. Mi hai ingannato.”
Sibilò. “Ed io non voglio essere
invischiato in questa storia. Non più.”
“Lo sai che ti considereranno, molto probabilmente, mio
complice?” Suggerì con
leggerezza Doe. “Sai che probabilmente per aver favorito la
trafugazione di
questi oggetti verrai processato come un mago adulto? Quanti anni hai,
Thomas?
Sedici? La maggiore età è vicina, e credo che il
Wizengamot…”
“Non mi interessa.” Ringhiò, sentendosi
la bocca riarsa. “Non sono un assassino
né un ladro. E non sono un vigliacco. Non ti
aiuterò nei tuoi deliranti piani
di conquista.”
Doe inarcò le sopracciglia.
“Ammirevole.” Considerò. “Ma
temo che tu non abbia
frainteso. La tua ridicola idea di poter scegliere è del
tutto errata. Tu non puoi scegliere.”
Ainsel si spostò verso di lui, con la bacchetta sguainata.
Tom sentì
l’istinto urlargli
di agire. In quel preciso momento. Poteva giocare su un unico fattore
sorpresa.
“Nox.”
Gridò, puntando la bacchetta
contro una delle lanterne. Tutte quelle della stanza si spensero di
colpo.
Ainsel tentò di afferrarlo goffamente, ma riuscì
a divincolarsi, precipitandosi
verso la porta.
“Accio bacchetta.”
Tom si sentì
scivolare violentemente la bacchetta dalle dita. “Sapevo che
l’avresti fatto,
Thomas. Ma è stata una buona diversione, devo
ammetterlo.” Persino in quel momento
Doe si sentiva in dovere di chiacchierare. Fu quasi certo di sentirlo
ridere
nell’ombra, mentre la professoressa – Dio, si
sentiva in dovere di chiamarla
ancora così – lo afferrava bruscamente per le
braccia, portandogli la bacchetta
alla gola.
“Avresti dovuto togliergliela subito!”
Ringhiò la donna. “Perché mi hai
chiesto
di non farlo?!”
“Semplice, perché altrimenti non avrei potuto fare
questo. Avada Kedavra.”
E un lampo verde illuminò la stanza.
Tom un attimo dopo si accorse di essere ancora vivo. E sentì
un tonfo sordo.
Guardò il corpo della Prynn riverso a terra, senza riuscire
a respirare.
Doe aveva la sua bacchetta sguainata ancora in direzione della donna.
La sua bacchetta.
“Cosa…”
Doe non lo fece finire, levò l’altra bacchetta.
“Imperio.”
Tom sentì le tempie comprimersi e poi fu vuoto.
****
Hogwarts,
corridoio del terzo piano.
Rose e Scorpius si fermarono
di fronte alla porta degli appartamenti di Teddy.
Scorpius afferrò
il battente.
“E se
l’intruso si nascondesse
qui?” Lo fermò la ragazza.
Il ragazzo ci
rifletté. “E
perché dovrebbe? Non è noi che cerca.”
“Pensi davvero che si tratti della professoressa
Prynn?”
Scorpius schioccò appena la lingua: poteva capire la
perplessità di Rose. Anche
lui, per un attimo, era rimasto sconvolto dalla rivelazione e aveva
pensato che
mini-Potter si fosse bevuto il cervello.
Batte il portone
dell’aula,
con forza, due volte. Poi, aspettarono.
“Guardiamo i fatti.” Iniziò.
“È l’ultima arrivata, ed è
venuta a sostituire un
professore morto in circostanze poco chiare. Oltre a questo, considera
Dursley
il suo cocco. Se ne sono accorti tutti che con lui aveva un
atteggiamento
smaccatamente diverso.”
“Ma questo è perché Thomas è
uno degli studenti migliori della scuola!” Sbuffò
Rose, sentendosi chiamata in causa. Odiava il suo ruolo di eterna
seconda nella
gerarchia di famiglia.
“Va bene. Ma non era mai rintracciabile quando sono avvenuti
gli incidenti.
Alla partita, per esempio, non c’era.”
“Ma non era ancora in Scozia quando siamo stati aggrediti dai
Naga!”
Scorpius si strinse nelle spalle. “Allora forse ha un
complice. In ogni caso,
non ti sembra strano che inventi una balla ad Al, per portare via
Dursley?”
A questo Rose non seppe ribattere.
“Quindi l’intruso è una falsa pista
secondo te?”
“Non lo so. Ma l’ipotesi del complice non
è campata in aria. Di certo quel
gatto non si è ammazzato da solo. E perché
ucciderlo? Il sacco di pelo non era
addestrato per avvertire Gazza qualora vedesse passeggiare un
professore, anche
dopo il coprifuoco. Chi l’ha ucciso aveva paura di essere
scoperto.”
“Merlino.”
Disse soltanto
Rose, riflettendo su quella matassa ingarbugliata.
“È tutto così…”
“Assurdo. Qualcuno vuole
Dursley.
Avevamo ragione.” Fece una smorfia. “Ci siamo
lasciati fuorviare. Imbarazzante…
i miei sogni di entrare all’Accademia Auror hanno subito una
battuta di
arresto.”
Rose lo squadrò
incredula.
“Vuoi fare l’auror?”
“Sarei molto sexy, in divisa. Anche se dovrebbero cambiare
colore. Il verde
oliva mi sbatte.”
Videro una luce schiarire il pavimento sotto la porta
dell’ufficio di Teddy. Si
aprì, e rivelò il giovane professore, in
vestaglia da notte, con un candelabro
in mano. E la bacchetta spianata.
Qua tutti hanno i nervi
tesi…
mi chiedo quanto sappiano i professori di questa storia, o se siamo
solo noi a
giocare ai detective… - Pensò Scorpius.
“Malfoy? Rosie?
Che ci fate
qui?”
Rose lanciò uno sguardo al proprio ragazzo, e lo
anticipò prima che potesse
cominciare con un fiume di ironia e spiegazioni sommarie.
“C’è un intruso nel
castello, Teddy. Cioè, pensiamo che ci sia un intruso, ma
Miss Purr è stata
uccisa e forse Thomas è stato rapito. Ed hanno rubato il
Mantello
dell’invisibilità di Jamie. Cioè, di
zio Harry.” Fece una smorfia, rendendosi
conto che era lei quella che aveva vomitato parole prive di nesso
logico.
“… Come?”
Scorpius alzò gli occhi al cielo.
Tassorosso
e Grifondoro.
Ah,
giusto. Mi sono contato.
“Professor Lupin,
Hogwarts è
sotto attacco.” Riassunse con piglio drammatico, mentre Rose
cercava di non
sbattersi una mano in faccia, per non guastare l’adrenalina
del momento. “Sul
serio, abbiamo motivo di credere che ci sia stata
un’intrusione nel castello,
aiutata dalla professoressa Prynn.”
Ted rimase in silenzio per una frazione di secondo. “State
accusando la
professoressa Prynn di aver introdotto un intruso nel castello per
rapire
Thomas?” Collegò con razionalità
invidiabile vista l’ora tarda e l’aria
insonnolita.
“Già. Ci è arrivato subito!”
Commentò ammirato Scorpius, mentre Rose gli
rifilava una gomitata nel costato. “Proprio così,
comunque.”
Ted si fece più
serio,
lanciandogli un lungo sguardo indagatore. “E che prove
avete?”
“Un gatto-sentinella morto soffocato e un mantello che rende
invisibili trafugato.
Oltre a questo, Tom è andato via con qualcuno che ha parlato
di un intrusione,
quando in realtà sembra non risultare a nessuno.”
Replicò Scorpius. “Basta
così?”
“…
Soffocato.” Teddy lo ripeté
e Rose capì che dovevano aver detto la parola chiave.
“Maledizione.” Disse
infatti. “Sbrigatevi, entrate.”
Quando lo raggiunsero Teddy rientrò nel proprio ufficio. Si
diresse verso la
scrivania e frugò in uno dei cassetti interni. Ne estrasse
una bottiglia di
liquore alle erbe e un bicchiere.
“Le pare il momento di bere?”
Chiese
incredulo Scorpius.
“Malfoy, è il modo di chiamare lo spirito del
Frate Grasso.” Sbuffò Rose.
Teddy annuì brevemente. “Non posso correre da un
luogo e l’altro del castello
ad allertare tutti, non sarei certo veloce quanto vorrei. Un fantasma
attraversa i muri invece.”
Che in effetti è ciò che fece il Frate Grasso,
apparendo dal muro interno
dell’ufficio. “Qualcuno si sta facendo un buon
bicchierino, vedo!” Esclamò, con
un sorriso compiaciuto. “Oh, il giovane
Lupin…”
“Buonasera.” Non poté fare a meno di
dire Ted, prima di mandare al diavolo i
convenevoli e arrivare dritto al punto.
“C’è un intrusione nel castello. Deve
avvertire gli altri fantasmi, che chiamino i rispettivi Direttori di
Casa.”
Il fantasma lo guardò con quella che sembrava
un’aria preoccupata.
“Un’intrusione? Chi?”
“Ancora non lo sappiamo, ma è importante che tutti
i professori siano avvertiti
al più presto. Dica al preside che serve sbarrare il portone
di entrata, e che
Tremayne metta in sicurezza i cancelli ovest.”
Il fantasma annuì, sparendo in una nuvola di fumo.
Scorpius si passò
una mano nei
capelli. “C’è un’altra
cosa…” Aggiunse, lanciando uno sguardo a Rose che
si
mordicchiò l’angolo del labbro.
“Teddy…”
Non perse tempo a
correggersi. “Albus era con Tom quando la professoressa Prynn
l’ha portato via.
E… quando l’abbia trovato stava tornando ai
sotterranei. È stato lui a capire
che la Prynn li aveva ingannati. Non siamo riusciti a fermarlo,
è scappato a
cercarli. Jamie l’ha seguito.”
“Maledizione!”
Sbottò l’uomo,
con una smorfia. “Va bene. Ci penso io. Voi dovete tornare
alla torre. Non
fermatevi, non perdete tempo.”
“Teddy! Non puoi chiederci una cosa del genere! Si tratta di
Al e Jamie e…”
“Posso e lo faccio, Rose.” Replicò
serio. “Avete fatto la cosa giusta a venire
da me. Ma dovete assolutamente tornare al vostro dormitorio.
È pericoloso e non
posso preoccuparmi anche per voi.”
Scorpius le posò
una mano
sulla spalla. “Andiamo Rosie.” Disse piano.
“Ha ragione.”
Rose si morse l’interno della guancia: si agitava in lei un
conflitto non da
poco. Da una parte, si trattava dei suoi cugini, del suo migliore
amico… e per
quanto Thomas poco le piacesse, era famiglia ed era nei guai.
D’altro canto era
letteralmente gelata dalla paura all’idea di incontrare la
Prynn, o l’intruso o
entrambi incarnati in un solo temibile mago.
Papà e mamma avrebbero fatto di
tutto per
aiutare zio Harry…
“Rose.”
La richiamò Scorpius. “No.”
Disse, e fu certa che avesse indovinato i suoi pensieri.
O
forse è la legimanzia…
Si lasciò portare
via in
silenzio. Alla porta, Teddy li fermò. Sembrò
indeciso, poi fece un mezzo
sorriso.
“Malfoy, mi raccomando, te l’affido.”
Rose lanciò uno sguardo al proprio ragazzo. Dire che era
stupito era dire poco.
Poi ricompose la sua solita maschera beffarda, e chinò
ironicamente la testa.
“Non si preoccupi professore. È nel mio codice
d’onore. Grifondoro, s’intende.”
Rose si lasciò
portare via,
sebbene dentro ribollisse di un magma di sentimenti contrastanti.
“Si può sapere perché gli hai dato
manforte?” Sbottò, dopo un paio di metri.
“Si
tratta dei nostri amici!”
“Lo so. Ma qui la posta in gioco è troppo
alta.” Replicò il ragazzo, serio. “Hai
visto come hanno ridotto Miss Purr, no? Chi ti dice che non potrebbero
fare lo
stesso con me o con te?”
Rose si morse un labbro. Si sentiva frustrata, impotente. E aveva paura.
“Non possiamo fare
gli eroi…”
Continuò Scorpius, dopo un breve sospiro, accarezzandole la
guancia. “Primo,
perché non lo siamo. Secondo, perché neanche gli
eroi sono immuni agli
incantesimi. Lasciamo fare gli adulti.”
Rose gli lanciò un’occhiata. “Questa
prudenza…”
“Non è prudenza. Mai avuta.”
Replicò, con una lieve smorfia. “È che
mio padre
alla mia età era dalla parte dei cattivi, come ben sai. E
gli incantesimi posso uccidere,
da qualunque parte tu stia. Questa è una lezione che mi
è sempre stata
piuttosto chiara.”
Rose a questo non trovò le parole per ribattere: era stata
cresciuta in una dicotomia, abituata alla distinzione certa
tra bianco e nero, buoni e cattivi. Il Bene trionfava, e il
male
veniva ricacciato negli abissi. Era un concetto semplice, e nella sua
testa il
Male era sempre assolutamente riconoscibile, etichettabile. Certo.
E non mutava mai.
Ma poi aveva conosciuto
Scorpius, l’aveva conosciuto davvero.
E aveva capito che spesso, le cose non erano semplici come gli avevano
insegnato.
Gli prese la mano,
stringendola.
“Ma alla fine i buoni vincono, no?” Gli
sussurrò. “In qualche modo…”
Scorpius sorrise, rispondendo alla sua stretta.
“Spero proprio di
sì,
zucchettina.”
****
Londra,
Ministero della magia.
Notte (fusorario)
Harry e Ron si
materializzarono con uno schiocco secco, e lo stomaco rivoltato nella
piazza
centrale del gigantesco Ministero della Magia, di fronte alla fontana.
Ron si massaggiò lo stomaco. “Credo di aver fatto
bene a non fare colazione.”
Harry non rispose. Dopo il colloquio con il Naga il suo unico
obbiettivo era
stato tornare in tempi brevi in Inghilterra. Aveva ringraziato Rolf e
la tribù,
e poi era corso verso la passaporta, ignorando le rimostranze di Ron
sul non
averci capito nulla.
“Mi vuoi dire che
ti prende?”
Interloquì Ron, comunque ben contento di tornare a casa con
argo anticipo. Dal
suo sguardo assonnato era ben chiaro fosse già in dirittura
del proprio soffice
talamo.
“I
Naga… hanno detto che
chiunque li abbia ingaggiati, cercava Thomas. Mi hanno dato la
conferma.”
“… Oh, miseriaccia.” Soffiò
il rosso, seguendolo nell’incedere verso gli
ascensori. I corridoi erano ancora vuoti, considerando che il fusorario
li
aveva riportati in orario ancora considerabile come notturno.
“E adesso che si
fa?” Chiese
Ron, infilandosi nell’ascensore, mentre l’addetto
al turno di notte chiudeva
docilmente le porte.
“Dobbiamo andare
ad Hogwarts.
I gufi ci metterebbero troppo e dobbiamo essere sul posto. Dobbiamo
portare via
Tom.”
“Lo porteremo via?” Borbottò Ron,
perplesso. “Ma Harry, sei sicuro?”
“È in pericolo, Ron. E viste le ultime intrusioni
nel castello non mi sento
sicuro a lasciarlo lì. Certo, ci sono professori addestrati,
e Teddy tiene gli
occhi aperti, ma…”
“E come giustificheremo il suo prelievo… ehm,
coatto? Non credo proprio che Tom
acconsentirà a venir via. Voglio dire, lo conosci. Si
farebbe strappare un
braccio piuttosto.”
Harry serrò le labbra in una linea sottile. “Non
ha importanza ciò che vuole.
Ad Hogwarts non è al sicuro.”
Senza contare, rifletté cupamente, che sembrava che Tom non
fosse del tutto
estraneo alla vicenda.
Era un ragazzo intelligente,
calcolato osservatore della realtà attorno a lui: non poteva
non essersi reso
conto che le intrusioni e l’aggressione erano un attacco
mirato alla sua
persona.
Adesso capiva la sua aria
tormentata, il suo essere sfuggente e le parole che gli aveva rivolto
il giorno
della loro lite.
Ginny aveva ragione, Tom sapeva. Era entrato in contatto con il
suo rapitore, e probabilmente quest’ultimo aveva fatto in
modo di fargli
credere di essere dalla sua parte.
Merlino
…
Entrarono
nell’ufficio Auror,
praticamente deserto, ad eccezion fatta per un paio di auror
nottambuli,
immersi nella redazione delle proprie rapporti. Fece loro un cenno
distratto, quando
intercettò le occhiate perplesse.
Ron gli si
affiancò di nuovo.
“Harry, amico, rifletti. Non possiamo portare via uno
studente senza una buona
ragione!”
“Sono il suo padrino, Ron.” Si massaggiò
la radice del naso. “Ma scriverò un
gufo di spiegazioni al preside. Dovrebbe riceverlo domattina.”
“Allora aspettiamo
domattina. Starà
dormendo e i sotterranei sono protetti da una parola
d’ordine. Il suo rapitore
non potrà entrare senza quella.” Fece una pausa,
afferrandogli il braccio.
“Calmati, dannazione!”
Il tono secco di Ron ebbe il potere di mettere uno stop al flusso di
angoscia
che lo attanagliava. Sapeva che portandolo via avrebbe sollevato un
polverone.
Probabilmente non ne aveva neppure l’autorità,
visto che la patria potestà
spettava a Dudley, non a lui.
Senza contare che, e Ron su questo ci aveva preso in pieno, Tom avrebbe
opposto
resistenza.
“Va bene, fammi andare in ufficio però.
Spedirò la lettera da lì.”
Replicò,
cercando di suonare ragionevole. Dallo sguardo scettico che
l’amico gli lanciò,
capì di esserci riuscito piuttosto malamente.
“Ron, si tratta di
Tom. Quei
Naga non mentivano. Sono stati rapiti e messi sotto imperio
da un mago, dallo stesso mago che ha ucciso Duil dopo
averlo corrotto per incontrarli e dallo stesso mago che probabilmente
ha
aggredito Teddy. Ti rendi conto con chi abbiamo a che fare? Non
è un
mangiamorte sbandato, né un fanatico di qualche setta
delirante. Questo tizio è
stato capace di ingannarci per mesi.
E
di penetrare le difese di Hogwarts per tre volte.”
“Lo so amico. Non credere che stia sottovalutando la
situazione, perché non è
così.” Ribatté serio. “Ma
arrivare di gran carriera, spalancando il portone e
portare via Tom non è
una buona
soluzione. La sai che il Dipartimento ci sta con il fiato sul collo e
che queste
indagini non sono autorizzate. Come se non bastasse, il caso
è stato
insabbiato.” Sbuffò. “Insomma, da
qualunque parte la guardi, tutto urla abuso
di potere.”
“Pensi che i cavilli burocratici fermeranno un
rapimento?”
“No. Penso che possiamo aspettare fino a domattina ed evitare
di attirare ancor
più l’attenzione. E poi, c’è
una domanda che continua ad assillarmi… da quando
mi hai trascinato in questa storia.”
“Quale.”
“Perché vogliono rapire Tom? Voglio dire,
cos’ha che quell’uomo vuole?”
Harry inspirò appena, guardando il camino del proprio
ufficio, dove le braci,
alimentate magicamente, rilucevano di un rosso rubino. “Non
ne ho idea.”
Ammise. “Per quanto ci pensi anche io, non riesco a capire
chi Tom…”
“Sia.” Concluse
Ron. “Dico sul serio,
Harry. È la seconda volta che tentano di rapirlo.”
“Non lo so, io…”
Sentirono un forte battito d’ali e poi un gufo,
dall’aria stremata, planò
violentemente dentro l’ufficio, finendo per crollare sulla
scrivania.
“Consegna notturna?” Esclamò Ron,
sinceramente perplesso.
“Beh, se non sono celeri i gufi di
notte…” Ironizzò Harry slegando la
lettera
dalla zampa del volatile, prostrato da quello che sembrava un volo
fatto al
massimo delle sue capacità.
“Da dove viene?”
Harry guardò il timbro elaborato sulla ceralacca.
“Da Hogwarts…” Mormorò,
strappandola con un gesto secco. Ron gli si affiancò.
La lettera portava poche
righe, scritte di fretta. Erano di Teddy.
‘Le
barriere di
Hogwarts sono state violate. Un intruso è entrato nella
scuola.’
“Merda.”
Ruggì Ron, e fu lui a afferrarlo per un braccio,
brutalmente, scuotendolo dall’iniziale intorpidimento che la
notizia gli aveva
causato. “Andiamo Harry. Useremo il camino
nell’ufficio del Preside. Spiegherò
poi io a Herm e Ginny perché ci hanno licenziato in
tronco.”
****
Hogwarts,
corridoio del primo piano, in direzione dell’ufficio
di Ainsel Prynn.
James voleva bene ad Albus.
Seriamente,
benché si
scontrassero praticamente su tutto, da argomenti più futili
come il Quidditch
tra Case, a argomenti più complessi, come le sostanziali
incompatibilità dei
loro caratteri, nutriva per lui la sincera lealtà dei
consanguinei.
Ma bisognava ammettere che
fino a quell’anno, non l’aveva stimato un
granché.
Lo considerava intelligente, ma debole. Sempre preso a scusare le
mancanze
altrui, sempre convinto che il giusto mezzo o il guardare da lontano
fosse l’atteggiamento
giusto per risolvere un problema.
Adesso però le cose erano cambiate: in quei mesi si era reso
conto che la
debolezza di carattere di Al era solo sintomo di
riflessività. Al aspettava,
non irrompeva. Ed aveva molto più sangue freddo di lui.
Adesso però era uscito completamente di testa.
I
geni Potter non si possono combattere all’infinito…
James,
dopo una corsa pazzesca, in cui
aveva maledetto l’assurda disposizione del castello, in cui
per raggiungere un
piano bisognava scalare affidarsi alla clemenza delle scale magiche,
era riuscito
quasi ad afferrarlo.
Accidenti
a lui, non è inciampato neanche una volta!
Chi dice che i cercatori sono agili solo in aria è un
idiota!
“Al,
fermati! Fermati, maledizione è
pericoloso!”
Niente. L’altro correva testardamente, con la bacchetta
stupidamente in pugno. Se
fosse caduto l’avrebbe rotta in mille pezzi.
Decise che ne aveva abbastanza. Con una falcata lo raggiunse, senza
preoccuparsi di bilanciarsi. In parole povere, lo placcò
senza pietà,
mandandolo a sbattere contro un muro.
Sperò di non
avergli rotto il
naso.
La bacchetta rotolò distante, e James pensò che
fosse una fortuna, perché probabilmente
se il fratello l’avesse avuta, gli avrebbe lanciato una
maledizione coi
fiocchi.
“Lasciami!”
Ringhiò, intrappolato tra
di lui e il muro. “Lasciami andare!”
“No! Cosa pensi di fare?! Se la Prynn è
d’accordo con l’intruso, se ha portato
via Tom, cosa credi che farà quando ti vedrà
arrivare? Sei solo un maghetto del
sesto anno, ti rivolterà come un calzino a forza di
maledizioni!” Gli tirò uno
schiaffo sulla testa, cercando di imprimergli il concetto in testa.
Al non replicò, ma il respiro rotto indicava che se avesse
avuto la
possibilità, se gli avesse lasciato un margine di azione, lo
avrebbe persino
picchiato.
Lo voltò
bruscamente, sempre
ben attento a mantenere la presa in modo che non avesse un solo arto
libero a
disposizione per colpirlo. “Scorpius e Rosie sono andati ad
avvertire Teddy. Tra
poco arriveranno i professori e il preside. Loro possono fermare due
maghi
adulti e due assassini. Non tu, non io.”
“Tom potrebbe essere già stato portato
via!”
James gli afferrò la faccia, voltandolo a forza in modo che
lo guardasse. “Al.
Maledizione, vuoi farti ammazzare?”
Sibilò, e non aveva importanza se il fratellino aveva
ingoiato un gemito di
dolore. Un paio di lividi sulla faccia non avevano mai ucciso nessuno.
Una bacchetta
in mano ad un mago, sì. “Schiarisciti il cervello.
Adesso.”
Al emise un debole singhiozzo, ma sembrò aver capito
l’antifona. James
ringraziò che solo lui, dei suoi fratelli, aveva ereditato
una certa attitudine
ad aprire come un rubinetto la propria forza magica.
O
col cazzo che sarei riuscito a farlo ragionare senza
rompermi qualche osso…
“La prenderanno.
Li prenderanno.”
Cercò di rassicurarlo. Ma lui stesso non ci credeva.
Se
qualcuno è entrato, quel qualcuno può anche
uscire.
Abbiamo
un bel dire… ma non siamo eroi come i nostri
genitori.
O
forse, non abbiamo il loro culo sconfinato.
Poi, fu un attimo.
Un lampo verde
filtrò
violentemente dalla porta dell’ufficio della professoressa a
solo pochi,
terribili metri da loro. Fu subito seguito da un cupo rumore di vento,
come
quello che mugghiava salendo dalla brughiera, nelle notti di inverno.
James sentì
un’onda di panico
spazzargli via ogni capacità di reazione.
Avadra
Kedavra. L’Anatema Che Uccide.
Al fu più svelto
di lui a
reagire – aiutato probabilmente dagli spaventosi livelli di
adrenalina che
aveva addosso.
Gli tirò uno
spintone, e lo
sentì recitare un ‘accio
bacchetta’,
prima di correre verso la porta, con intenti suicidi forse non ben
chiari
neppure a lui
“No!”
Gridò correndogli dietro. Lo afferrò,
ma Al fu più veloce. Si voltò, con la
velocità di un serpente – ironia a parte
–
e gli tirò uno spintone violento.
James non ci capì
più niente. Sapeva
solo che doveva fermarlo, a qualsiasi costo. Volarono anche degli
incantesimi che
fortunatamente mancarono entrambi il proprio bersaglio.
Quello di Al si
abbatté con
violenza sulla porta, aprendola e facendola sbattere violentemente
contro il
muro.
Si voltarono entrambi, staccandosi velocemente, bacchette alla mano.
“… Cosa
cazzo…” Sussurrò
James.
C’era la Prynn a terra, davanti a loro, subito dietro la
porta. Con una smorfia
di stupore congelata in volto. Morta.
Al indietreggiò bruscamente, portandosi una mano alla bocca;
fu certo che il
fratellino si stesse trattenendo per non vomitare. Non poteva dargli
torto.
James, dopo una breve ma
tenace lotta contro l’impulso di scappare, vinse e si
avvicinò al corpo della
donna. Aveva ancora la bacchetta in pugno. Pensò,
nebulosamente, che da morta
aveva perso molto della sua bellezza.
“Stai
indietro.” Intimò ad
Albus, ma capì che l’ordine non aveva molto senso.
Non c’era nessuno in quella
stanza.
Come
diavolo è riuscito a scappare l’assassino?
Si guardò
intorno, poi capì,
quando vide il camino dove dardeggiavano fiamme verdognole: portava
ancora le
tracce dell’uso della polvere volante.
“Maledizione, ha
usato il
camino per scappare!” Sbottò.
“Jamie…”
Sentì la voce di Al
dietro di sé, ridotta ad un sussurro. Si voltò,
preoccupato.
Al guardava un punto del tappeto, vicino al corpo della
ex-professoressa.
In quella stanza
c’era una
strega morta e due bacchette.
E la seconda la conoscevano entrambi. Tredici pollici e mezzo, di
agrifoglio e
piuma di fenice, rigida.
Era la bacchetta di Tom.
****
Note:
Mi dispiace. Coraggio.
>_< Comunque penso di finire la storia entro il capitolo
50.
Per quanto riguarda i
ragazzi,
che salgono su e giù per piani, manco fosse un labirinto,
posso capire che
susciti qualche perplessità. Quindi copio preventivamente
quello che ho trovato
su Hp Wiki.
“The castle's architecture is
always changing, a feature contributed by Hogwarts founder Rowena
Ravenclaw.”
L’articolo
qui
1-Visto che ormai
è diventata
un abitudine. La canzone
qui . Non mi fanno impazzire, ma questa canzone ha
l’atmosfera
perfetta. U.U
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