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Autore: Dira_    18/04/2010    12 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Grazie a tutti per l’incremento delle recensioni! Ragazzi, siete il motore di questa storia, non dimenticatevelo! Comunque siamo alle battute finali J
@Trixina: Mi fa piacere che la musica ti sia piaciuta e sì, Tommy è nella merda. Ma confida in loro! ^^ Essì, Albie, Jamie Sy e Rosie sono il nuovo ES, assolutamente XD! No, no, niente Voldie resuscitato, ricordati che Voldie era solo qualcuno che ‘aspirava a’ grazie ai tre doni della morte. Lui c’entra e NON  c’entra. Spero ti sia più chiaro nei prossimi capitoli!

@Mad World: Adesso mi odierai eh? XD
@Altovoltaggio: Ah, vorrei sapere anche io che fatina dell’ispirazione mi sussurra all’orecchio. Gli chiederei di essere più celere! XD Mi rendi felice se dici che ha senso il progredire degli eventi, perché ho sempre paura di tirarla troppo per le lunghe o ingarbugliarmi! Mi fa tantissimo piacere che ti siano piaciuti i People In Planes. Li ho conosciuti di recente, e li ho adorati! E grazie per aver citato la frase! ^^ Non sai che piacere mi hai fatto!

@Simomart: Ciao! Grazie ^^ I cliffhanger sono una delle poche cose che in effetti mi diverto e trovo facile a scrivere! Chissà perché poi :/ E GRAZIE per aver capito la sottotrama! Accidenti, credevo di aver fatto un casino e che nessuno ci capisse niente! Infatti è proprio questo il compito di Doe! In ogni caso mi fa piacere di essere la tua ‘prima’ slash XD Sono d’accordo con te. Io leggo di tutto, basta che sia scritto bene secondo me! J Gli altri avranno parti a loro dedicate. Purtroppo se potessi dare a tutti lo stesso spazio mi toccherebbe fare una specie di tomo da cento capitoli. Non che mi spiacerebbe, ma poi mi mandereste al diavolo per la pappardella xD Comunque, siccome conto di fare un seguito, sicuramente Sy e Rosie avranno ulteriore spazio, e anche gli altri due disgraziati. Stay tuned ;)
@Mikyvale: Sarò cattivella nei prossimi capitoli, ma ti prometto che miglioreranno (Sseeeh xD) La Prynn avrà la giusta punizione. Giuro. XD
@Ombra: Non preoccuparti, l’importante è che ogni tanto passi a fare un saluto XD A parte gli scherzi, sono consapevole di essere una donna crudele. Giuro che rimedierò. xD Tom… beh, Tom ricordati che è un adolescente, e come tale, se si vuole un minimo di realismo, non è spesso così forte e maturo per capire in cosa esttamente si sta cacciando. Oltre a questo, era preoccupato per Al. Stupido Tom. T_T Ron è ufficialmente lucertolofobico, mi fa comunicare. XD Alla prossima!
 
 
****
 
 
 
Capitolo XXXIX
 

 



How can I decide what’s right
When you’re clouding up my mind?¹
(Decode, Paramore)
 
 
 
Hogwarts, Ufficio di Ainsel Prynn.
Primo piano.
 
La schiena di Ainsel Prynn era l’unica cosa che riusciva a focalizzare, di fronte a sé.
C’erano ottimi motivi per lasciarsi travolgere dal panico.
Ma altrettanti per continuare a seguirla.
Thomas sapeva che la professoressa non lo stava conducendo ad un consesso di docenti preoccupati.
Semplicemente, lo sapeva.

Per questo aveva allontanato Al: non doveva essere invischiato in quella situazione. L’aveva capito, aveva visto come la donna aveva cercato di separarli, e per questo l’aveva assecondata.
Era una maga adulta, e loro due ragazzini. Se c’era qualcosa che tutta quella storia gli aveva insegnato era che non bastava avere un buon potenziale magico ed una bacchetta. Solo l’esperienza poteva salvarti la pelle da un gioco più grande di te. E loro non ne avevano abbastanza.
Io non ne ho abbastanza.
Serrò appena le labbra.
La donna camminava di fronte a lui, ma era certo che sapesse esattamente la sua posizione, anche senza voltare lo sguardo.
Ricordava di come avesse parlato loro dell’alchimia. Di come gli avesse regalato uno dei suoi libri, e l’avesse aiutato, sbucando dal nulla, con quel suo sorriso piacevole.

Il sorriso è un attributo umano. Si tende ad associare ad un’emozione positiva. Ma è fallace.
È scoprire i denti. È dimostrare controllo su una situazione.
Lo aveva letto da qualche parte, o forse lo aveva pensato.
Era stato un ingenuo.
Ainsel si fermò di fronte al suo ufficio, e lo aprì, inserendo la chiave nella toppa.
“Prego Thomas.” Gli fece cenno di entrare. “Non aver paura. Sei preoccupato?”
“L’ha detto lei. Un intruso è penetrato nel castello. Non dovrei esserlo?” 

Ainsel gli posò una mano sulla schiena, sospingendolo dolcemente all’interno della stanza.
“No, non dovresti.” Ribatté, chiudendosi la porta dietro. Tom sentì la serratura scattare, con un movimento secco. La sentì rimbombare per tutta la testa. “Andrà tutto bene. È venuto qui per te…”
Tom si voltò verso. Sorrideva, ovviamente.
La trovò spaventosa. Frugò lo stanza con lo sguardo. Appena si fu abituato alla penombra, scorse una figura seduta dietro una scrivania.

Era il ragazzo biondo.
Era John Doe.
Una parte del suo cervello, quella non congelata dalla paura, trovò il modo per suonare persino ironica.
Non è come se non te lo aspettassi, no?
“Ciao Tom.” Disse quello. “È tempo dei chiarimenti. Non sei contento?”
Tom non disse nulla: si sentiva il cervello inceppato, come se un ingranaggio si fosse bloccato in una posizione innaturale, compromettendo tutto il resto.
Persino la bacchetta, che stringeva tra le dita – perché non gliel’avevano ancora tolta? – la percepiva come un corpo estraneo.
“Che faccia…” Considerò il ragazzo, alzandosi in piedi. “No, davvero. Non te lo aspettavi?”
Continuò a rimanere in silenzio.
Una parte di sé sapeva che doveva cercare di uscire di lì. Ma oggettivamente, non era cosa facile.
La Prynn era accanto alla porta, e quest’ultima era chiusa. Se avesse aperto bocca per pronunciare un incantesimo, probabilmente l’avrebbe disarmato. Erano in due.

Dannazione.
“Come sei riuscito ad entrare?” Disse, prendendo tempo. Qualcuno doveva essersi accorto dell’intrusione. Dubitava che la Prynn, a quel punto palese alleata di Doe, avesse dato l’allarme.
Ma qualcuno doveva essersene accorto. Il castello era pieno di barriere magiche.
… E la professoressa ha avuto mesi per studiarle… E neutralizzarle.
Con terrore chirurgico capì che non sarebbe venuto nessuno.
“È stata Ainsel a farmi entrare.” Fece un sorrisetto indulgente, appoggiandosi alla scrivania. “Non che sia stato facile, ma l’importante è il risultato. Sono qui.” Con un cenno della bacchetta accese le lampade ad olio disposte strategicamente per la stanza.
Tom ci mise poco a riabituarsi alla luce. Lo sguardo gli cadde sulla scrivania.
Vi erano appoggiati il Mantello dell’Invisibilità e il suo medaglione.

“Oh, giusto. Ecco, queste erano le cose che dovevo procurarmi. Devo ammetterlo, senza la preziosa collaborazione della professoressa Prynn avrei faticato molto di più.”
“Chi siete… Chi siete voi?” Ripetè, sforzandosi di dominare il tono. Non gli importava più di mantenere un certo contegno. Era spaventato perché non sapeva.
L’ignoranza è il peggiore dei terrori…
“Noi? Non siamo, in realtà, un’entità unica.” Spiegò il ragazzo, giocherellando con la bacchetta. “Per quanto mi riguarda, faccio parte di un’organizzazione, diciamo così, privata. Qualcuno la chiamerebbe setta, ma credo che sia molto più di questo… In ogni caso, sono pagato per questo lavoro.” Abbozzò un sorriso, che Tom trovò sgradevole.

Sorridono. Sorridono tutti.
“Invece la bella Ainsel… ah, lei la possiamo considerare un franco tiratore. In realtà, Thomas, era qui per proteggerti. Agente Ainsel Prynn, direttamente dal governo americano…”
“Non c’è bisogno di informarlo.” Ribatté seccamente la donna. “Non ne vedo l’utilità.”
“Io sì, invece. L’ho davvero trattato male in questi mesi, gli ho nascosto tante cose. Glielo devo, capisci?”
Tom inspirò. “Governo americano…”
“Proprio così. Sei piuttosto famoso Thomas. Soprattutto in ambito alchemico. Ainsel è venuta qui per evitare che io entrassi in contatto con te e che ti rapissi. Ironico, considerando che senza il suo prezioso aiuto stasera non sarei qui, né avrei questi oggetti con me…” Indicò il medaglione e il mantello.
“Perché…?” Sussurrò. La testa minacciava di scoppiargli e le tempie gli lanciavano fitte incredibili. “Perché sono importante?”
“Non mi pare il caso di fare adesso discorsi del genere.” Tagliò corto la donna. “Dobbiamo andarcene, prima che qualcuno ci scopra. Specialmente che Potter scopra il furto del mantello.”

Doe scrollò le spalle. “Non hai tutti i torti, in effetti.”
“Porta via il ragazzo, e assicurati che non siate seguiti. Per quanto riguarda il mio compenso, mi aspetto di trovarlo entro ventiquattro ore, come pattuito.”
“Al deposito bagagli di King’s Cross, armadietto 230, certo.” Recitò Doe, annoiato. “I patti sono patti, mia bella Ainsel.”
“E gradirei che fossero rispettati.” Soggiunse nervosa quella. “Come gradirei che tu non dessi troppe informazioni al ragazzo.”

“Sì, sì. Questo l’hai già detto.” Fece un cenno vago con la mano. “In ogni caso, hai ragione. È meglio sbrigarsi…”  
“Io non verrò.” Scollò Tom dal palato. I due lo guardarono brevemente.
Ainsel fece una smorfia sarcastica. “Lavoro di convincimento, eh Doe? Vedo che ha funzionato.”
“Mmh.”  Si limitò a rispondere il ragazzo. “Non verrai Thomas? Il nostro patto non è più valido?”
“Non lo è mai stato. Mi hai ingannato.” Sibilò. “Ed io non voglio essere invischiato in questa storia. Non più.”
“Lo sai che ti considereranno, molto probabilmente, mio complice?” Suggerì con leggerezza Doe. “Sai che probabilmente per aver favorito la trafugazione di questi oggetti verrai processato come un mago adulto? Quanti anni hai, Thomas? Sedici? La maggiore età è vicina, e credo che il Wizengamot…”
“Non mi interessa.” Ringhiò, sentendosi la bocca riarsa. “Non sono un assassino né un ladro. E non sono un vigliacco. Non ti aiuterò nei tuoi deliranti piani di conquista.”
Doe inarcò le sopracciglia. “Ammirevole.” Considerò. “Ma temo che tu non abbia frainteso. La tua ridicola idea di poter scegliere è del tutto errata. Tu non puoi scegliere.”
Ainsel si spostò verso di lui, con la bacchetta sguainata. 

Tom sentì l’istinto urlargli di agire. In quel preciso momento. Poteva giocare su un unico fattore sorpresa.
Nox.” Gridò, puntando la bacchetta contro una delle lanterne. Tutte quelle della stanza si spensero di colpo. Ainsel tentò di afferrarlo goffamente, ma riuscì a divincolarsi, precipitandosi verso la porta.
Accio bacchetta.” Tom si sentì scivolare violentemente la bacchetta dalle dita. “Sapevo che l’avresti fatto, Thomas. Ma è stata una buona diversione, devo ammetterlo.” Persino in quel momento Doe si sentiva in dovere di chiacchierare. Fu quasi certo di sentirlo ridere nell’ombra, mentre la professoressa – Dio, si sentiva in dovere di chiamarla ancora così – lo afferrava bruscamente per le braccia, portandogli la bacchetta alla gola.
“Avresti dovuto togliergliela subito!” Ringhiò la donna. “Perché mi hai chiesto di non farlo?!”
“Semplice, perché altrimenti non avrei potuto fare questo. Avada Kedavra.”
E un lampo verde illuminò la stanza.
Tom un attimo dopo si accorse di essere ancora vivo. E sentì un tonfo sordo.
Guardò il corpo della Prynn riverso a terra, senza riuscire a respirare.
Doe aveva la sua bacchetta sguainata ancora in direzione della donna. La sua bacchetta.
“Cosa…”
Doe non lo fece finire, levò l’altra bacchetta. “Imperio.”
Tom sentì le tempie comprimersi e poi fu vuoto.

 
****
 
 
Hogwarts, corridoio del terzo piano.
 
Rose e Scorpius si fermarono di fronte alla porta degli appartamenti di Teddy.  
Scorpius afferrò il battente.
“E se l’intruso si nascondesse qui?” Lo fermò la ragazza.
Il ragazzo ci rifletté. “E perché dovrebbe? Non è noi che cerca.”
“Pensi davvero che si tratti della professoressa Prynn?”
Scorpius schioccò appena la lingua: poteva capire la perplessità di Rose. Anche lui, per un attimo, era rimasto sconvolto dalla rivelazione e aveva pensato che mini-Potter si fosse bevuto il cervello.

Batte il portone dell’aula, con forza, due volte. Poi, aspettarono.
“Guardiamo i fatti.” Iniziò. “È l’ultima arrivata, ed è venuta a sostituire un professore morto in circostanze poco chiare. Oltre a questo, considera Dursley il suo cocco. Se ne sono accorti tutti che con lui aveva un atteggiamento smaccatamente diverso.”
“Ma questo è perché Thomas è uno degli studenti migliori della scuola!” Sbuffò Rose, sentendosi chiamata in causa. Odiava il suo ruolo di eterna seconda nella gerarchia di famiglia.
“Va bene. Ma non era mai rintracciabile quando sono avvenuti gli incidenti. Alla partita, per esempio, non c’era.”
“Ma non era ancora in Scozia quando siamo stati aggrediti dai Naga!”
Scorpius si strinse nelle spalle. “Allora forse ha un complice. In ogni caso, non ti sembra strano che inventi una balla ad Al, per portare via Dursley?”
A questo Rose non seppe ribattere.
“Quindi l’intruso è una falsa pista secondo te?”
“Non lo so. Ma l’ipotesi del complice non è campata in aria. Di certo quel gatto non si è ammazzato da solo. E perché ucciderlo? Il sacco di pelo non era addestrato per avvertire Gazza qualora vedesse passeggiare un professore, anche dopo il coprifuoco. Chi l’ha ucciso aveva paura di essere scoperto.”

“Merlino.” Disse soltanto Rose, riflettendo su quella matassa ingarbugliata. “È tutto così…”
Assurdo. Qualcuno vuole Dursley. Avevamo ragione.” Fece una smorfia. “Ci siamo lasciati fuorviare. Imbarazzante… i miei sogni di entrare all’Accademia Auror hanno subito una battuta di arresto.”

Rose lo squadrò incredula. “Vuoi fare l’auror?”
“Sarei molto sexy, in divisa. Anche se dovrebbero cambiare colore. Il verde oliva mi sbatte.”
Videro una luce schiarire il pavimento sotto la porta dell’ufficio di Teddy. Si aprì, e rivelò il giovane professore, in vestaglia da notte, con un candelabro in mano. E la bacchetta spianata.

Qua tutti hanno i nervi tesi… mi chiedo quanto sappiano i professori di questa storia, o se siamo solo noi a giocare ai detective… - Pensò Scorpius.
“Malfoy? Rosie? Che ci fate qui?”
Rose lanciò uno sguardo al proprio ragazzo, e lo anticipò prima che potesse cominciare con un fiume di ironia e spiegazioni sommarie. “C’è un intruso nel castello, Teddy. Cioè, pensiamo che ci sia un intruso, ma Miss Purr è stata uccisa e forse Thomas è stato rapito. Ed hanno rubato il Mantello dell’invisibilità di Jamie. Cioè, di zio Harry.” Fece una smorfia, rendendosi conto che era lei quella che aveva vomitato parole prive di nesso logico.
“… Come?”
Scorpius alzò gli occhi al cielo.

Tassorosso e Grifondoro.
Ah, giusto. Mi sono contato.
“Professor Lupin, Hogwarts è sotto attacco.” Riassunse con piglio drammatico, mentre Rose cercava di non sbattersi una mano in faccia, per non guastare l’adrenalina del momento. “Sul serio, abbiamo motivo di credere che ci sia stata un’intrusione nel castello, aiutata dalla professoressa Prynn.”
Ted rimase in silenzio per una frazione di secondo. “State accusando la professoressa Prynn di aver introdotto un intruso nel castello per rapire Thomas?” Collegò con razionalità invidiabile vista l’ora tarda e l’aria insonnolita.
“Già. Ci è arrivato subito!” Commentò ammirato Scorpius, mentre Rose gli rifilava una gomitata nel costato. “Proprio così, comunque.”

Ted si fece più serio, lanciandogli un lungo sguardo indagatore. “E che prove avete?”
“Un gatto-sentinella morto soffocato e un mantello che rende invisibili trafugato. Oltre a questo, Tom è andato via con qualcuno che ha parlato di un intrusione, quando in realtà sembra non risultare a nessuno.” Replicò Scorpius. “Basta così?”

“… Soffocato.” Teddy lo ripeté e Rose capì che dovevano aver detto la parola chiave. “Maledizione.” Disse infatti. “Sbrigatevi, entrate.”
Quando lo raggiunsero Teddy rientrò nel proprio ufficio. Si diresse verso la scrivania e frugò in uno dei cassetti interni. Ne estrasse una bottiglia di liquore alle erbe e un bicchiere.
“Le pare il momento di bere?” Chiese incredulo Scorpius.
“Malfoy, è il modo di chiamare lo spirito del Frate Grasso.” Sbuffò Rose.
Teddy annuì brevemente. “Non posso correre da un luogo e l’altro del castello ad allertare tutti, non sarei certo veloce quanto vorrei. Un fantasma attraversa i muri invece.”
Che in effetti è ciò che fece il Frate Grasso, apparendo dal muro interno dell’ufficio. “Qualcuno si sta facendo un buon bicchierino, vedo!” Esclamò, con un sorriso compiaciuto. “Oh, il giovane Lupin…”
“Buonasera.” Non poté fare a meno di dire Ted, prima di mandare al diavolo i convenevoli e arrivare dritto al punto. “C’è un intrusione nel castello. Deve avvertire gli altri fantasmi, che chiamino i rispettivi Direttori di Casa.”
Il fantasma lo guardò con quella che sembrava un’aria preoccupata. “Un’intrusione? Chi?”
“Ancora non lo sappiamo, ma è importante che tutti i professori siano avvertiti al più presto. Dica al preside che serve sbarrare il portone di entrata, e che Tremayne metta in sicurezza i cancelli ovest.”
Il fantasma annuì, sparendo in una nuvola di fumo.

Scorpius si passò una mano nei capelli. “C’è un’altra cosa…” Aggiunse, lanciando uno sguardo a Rose che si mordicchiò l’angolo del labbro.
“Teddy…” Non perse tempo a correggersi. “Albus era con Tom quando la professoressa Prynn l’ha portato via. E… quando l’abbia trovato stava tornando ai sotterranei. È stato lui a capire che la Prynn li aveva ingannati. Non siamo riusciti a fermarlo, è scappato a cercarli. Jamie l’ha seguito.”
“Maledizione!” Sbottò l’uomo, con una smorfia. “Va bene. Ci penso io. Voi dovete tornare alla torre. Non fermatevi, non perdete tempo.”
“Teddy! Non puoi chiederci una cosa del genere! Si tratta di Al e Jamie e…”
“Posso e lo faccio, Rose.” Replicò serio. “Avete fatto la cosa giusta a venire da me. Ma dovete assolutamente tornare al vostro dormitorio. È pericoloso e non posso preoccuparmi anche per voi.”

Scorpius le posò una mano sulla spalla. “Andiamo Rosie.” Disse piano. “Ha ragione.”
Rose si morse l’interno della guancia: si agitava in lei un conflitto non da poco. Da una parte, si trattava dei suoi cugini, del suo migliore amico… e per quanto Thomas poco le piacesse, era famiglia ed era nei guai.

D’altro canto era letteralmente gelata dalla paura all’idea di incontrare la Prynn, o l’intruso o entrambi incarnati in un solo temibile mago.
Papà e mamma avrebbero fatto di tutto per aiutare zio Harry…
Rose.” La richiamò Scorpius. “No.” Disse, e fu certa che avesse indovinato i suoi pensieri.

O forse è la legimanzia…
Si lasciò portare via in silenzio. Alla porta, Teddy li fermò. Sembrò indeciso, poi fece un mezzo sorriso.
“Malfoy, mi raccomando, te l’affido.”
Rose lanciò uno sguardo al proprio ragazzo. Dire che era stupito era dire poco. Poi ricompose la sua solita maschera beffarda, e chinò ironicamente la testa.
“Non si preoccupi professore. È nel mio codice d’onore. Grifondoro, s’intende.”


Rose si lasciò portare via, sebbene dentro ribollisse di un magma di sentimenti contrastanti.
“Si può sapere perché gli hai dato manforte?” Sbottò, dopo un paio di metri. “Si tratta dei nostri amici!”
“Lo so. Ma qui la posta in gioco è troppo alta.” Replicò il ragazzo, serio. “Hai visto come hanno ridotto Miss Purr, no? Chi ti dice che non potrebbero fare lo stesso con me o con te?”
Rose si morse un labbro. Si sentiva frustrata, impotente. E aveva paura.

“Non possiamo fare gli eroi…” Continuò Scorpius, dopo un breve sospiro, accarezzandole la guancia. “Primo, perché non lo siamo. Secondo, perché neanche gli eroi sono immuni agli incantesimi. Lasciamo fare gli adulti.”
Rose gli lanciò un’occhiata. “Questa prudenza…”
“Non è prudenza. Mai avuta.” Replicò, con una lieve smorfia. “È che mio padre alla mia età era dalla parte dei cattivi, come ben sai. E gli incantesimi posso uccidere, da qualunque parte tu stia. Questa è una lezione che mi è sempre  stata piuttosto chiara.”
Rose a questo non trovò le parole per ribattere: era stata cresciuta in una dicotomia, abituata alla distinzione certa tra bianco e nero, buoni e cattivi. Il Bene trionfava, e il male veniva ricacciato negli abissi. Era un concetto semplice, e nella sua testa il Male era sempre assolutamente riconoscibile, etichettabile. Certo.
E non mutava mai.

Ma poi aveva conosciuto Scorpius, l’aveva conosciuto davvero. E aveva capito che spesso, le cose non erano semplici come gli avevano insegnato.  
Gli prese la mano, stringendola.
“Ma alla fine i buoni vincono, no?” Gli sussurrò. “In qualche modo…”
Scorpius sorrise, rispondendo alla sua stretta.

“Spero proprio di sì, zucchettina.”  
 

****
 
 
Londra, Ministero della magia.
Notte (fusorario)

 
Harry e Ron si materializzarono con uno schiocco secco, e lo stomaco rivoltato nella piazza centrale del gigantesco Ministero della Magia, di fronte alla fontana.
Ron si massaggiò lo stomaco. “Credo di aver fatto bene a non fare colazione.”
Harry non rispose. Dopo il colloquio con il Naga il suo unico obbiettivo era stato tornare in tempi brevi in Inghilterra. Aveva ringraziato Rolf e la tribù, e poi era corso verso la passaporta, ignorando le rimostranze di Ron sul non averci capito nulla.

“Mi vuoi dire che ti prende?” Interloquì Ron, comunque ben contento di tornare a casa con argo anticipo. Dal suo sguardo assonnato era ben chiaro fosse già in dirittura del proprio soffice talamo.
“I Naga… hanno detto che chiunque li abbia ingaggiati, cercava Thomas. Mi hanno dato la conferma.”
“… Oh, miseriaccia.” Soffiò il rosso, seguendolo nell’incedere verso gli ascensori. I corridoi erano ancora vuoti, considerando che il fusorario li aveva riportati in orario ancora considerabile come notturno.

“E adesso che si fa?” Chiese Ron, infilandosi nell’ascensore, mentre l’addetto al turno di notte chiudeva docilmente le porte.
“Dobbiamo andare ad Hogwarts. I gufi ci metterebbero troppo e dobbiamo essere sul posto. Dobbiamo portare via Tom.”
“Lo porteremo via?” Borbottò Ron, perplesso. “Ma Harry, sei sicuro?”
“È in pericolo, Ron. E viste le ultime intrusioni nel castello non mi sento sicuro a lasciarlo lì. Certo, ci sono professori addestrati, e Teddy tiene gli occhi aperti, ma…”
“E come giustificheremo il suo prelievo… ehm, coatto? Non credo proprio che Tom acconsentirà a venir via. Voglio dire, lo conosci. Si farebbe strappare un braccio piuttosto.”
Harry serrò le labbra in una linea sottile. “Non ha importanza ciò che vuole. Ad Hogwarts non è al sicuro.”
Senza contare, rifletté cupamente, che sembrava che Tom non fosse del tutto estraneo alla vicenda.

Era un ragazzo intelligente, calcolato osservatore della realtà attorno a lui: non poteva non essersi reso conto che le intrusioni e l’aggressione erano un attacco mirato alla sua persona. 
Adesso capiva la sua aria tormentata, il suo essere sfuggente e le parole che gli aveva rivolto il giorno della loro lite.
Ginny aveva ragione, Tom sapeva. Era entrato in contatto con il suo rapitore, e probabilmente quest’ultimo aveva fatto in modo di fargli credere di essere dalla sua parte.
Merlino …
Entrarono nell’ufficio Auror, praticamente deserto, ad eccezion fatta per un paio di auror nottambuli, immersi nella redazione delle proprie rapporti. Fece loro un cenno distratto, quando intercettò le occhiate perplesse.
Ron gli si affiancò di nuovo. “Harry, amico, rifletti. Non possiamo portare via uno studente senza una buona ragione!”
“Sono il suo padrino, Ron.” Si massaggiò la radice del naso. “Ma scriverò un gufo di spiegazioni al preside. Dovrebbe riceverlo domattina.”
“Allora aspettiamo domattina. Starà dormendo e i sotterranei sono protetti da una parola d’ordine. Il suo rapitore non potrà entrare senza quella.” Fece una pausa, afferrandogli il braccio. “Calmati, dannazione!”
Il tono secco di Ron ebbe il potere di mettere uno stop al flusso di angoscia che lo attanagliava. Sapeva che portandolo via avrebbe sollevato un polverone. Probabilmente non ne aveva neppure l’autorità, visto che la patria potestà spettava a Dudley, non a lui.
Senza contare che, e Ron su questo ci aveva preso in pieno, Tom avrebbe opposto resistenza.
“Va bene, fammi andare in ufficio però. Spedirò la lettera da lì.” Replicò, cercando di suonare ragionevole. Dallo sguardo scettico che l’amico gli lanciò, capì di esserci riuscito piuttosto malamente.

“Ron, si tratta di Tom. Quei Naga non mentivano. Sono stati rapiti e messi sotto imperio da un mago, dallo stesso mago che ha ucciso Duil dopo averlo corrotto per incontrarli e dallo stesso mago che probabilmente ha aggredito Teddy. Ti rendi conto con chi abbiamo a che fare? Non è un mangiamorte sbandato, né un fanatico di qualche setta delirante. Questo tizio è stato capace di ingannarci per mesi. E di penetrare le difese di Hogwarts per tre volte.”
“Lo so amico. Non credere che stia sottovalutando la situazione, perché non è così.” Ribatté serio. “Ma arrivare di gran carriera, spalancando il portone e portare via Tom non è una buona soluzione. La sai che il Dipartimento ci sta con il fiato sul collo e che queste indagini non sono autorizzate. Come se non bastasse, il caso è stato insabbiato.” Sbuffò. “Insomma, da qualunque parte la guardi, tutto urla abuso di potere.”
“Pensi che i cavilli burocratici fermeranno un rapimento?”
“No. Penso che possiamo aspettare fino a domattina ed evitare di attirare ancor più l’attenzione. E poi, c’è una domanda che continua ad assillarmi… da quando mi hai trascinato in questa storia.”
“Quale.”
“Perché vogliono rapire Tom? Voglio dire, cos’ha che quell’uomo vuole?”
Harry inspirò appena, guardando il camino del proprio ufficio, dove le braci, alimentate magicamente, rilucevano di un rosso rubino. “Non ne ho idea.” Ammise. “Per quanto ci pensi anche io, non riesco a capire chi Tom…”
Sia.” Concluse Ron. “Dico sul serio, Harry. È la seconda volta che tentano di rapirlo.”
“Non lo so, io…”
Sentirono un forte battito d’ali e poi un gufo, dall’aria stremata, planò violentemente dentro l’ufficio, finendo per crollare sulla scrivania.
“Consegna notturna?” Esclamò Ron, sinceramente perplesso.
“Beh, se non sono celeri i gufi di notte…” Ironizzò Harry slegando la lettera dalla zampa del volatile, prostrato da quello che sembrava un volo fatto al massimo delle sue capacità.
“Da dove viene?”
Harry guardò il timbro elaborato sulla ceralacca. “Da Hogwarts…” Mormorò, strappandola con un gesto secco. Ron gli si affiancò.

La lettera portava poche righe, scritte di fretta. Erano di Teddy.
 
‘Le barriere di Hogwarts sono state violate. Un intruso è entrato nella scuola.’
 
Merda.” Ruggì Ron, e fu lui a afferrarlo per un braccio, brutalmente, scuotendolo dall’iniziale intorpidimento che la notizia gli aveva causato. “Andiamo Harry. Useremo il camino nell’ufficio del Preside. Spiegherò poi io a Herm e Ginny perché ci hanno licenziato in tronco.”
 
 
****
 
Hogwarts, corridoio del primo piano, in direzione dell’ufficio di Ainsel Prynn.
 
James voleva bene ad Albus.
Seriamente, benché si scontrassero praticamente su tutto, da argomenti più futili come il Quidditch tra Case, a argomenti più complessi, come le sostanziali incompatibilità dei loro caratteri, nutriva per lui la sincera lealtà dei consanguinei.
Ma bisognava ammettere che fino a quell’anno, non l’aveva stimato un granché.
Lo considerava intelligente, ma debole. Sempre preso a scusare le mancanze altrui, sempre convinto che il giusto mezzo o il guardare da lontano fosse l’atteggiamento giusto per risolvere un problema.
Adesso però le cose erano cambiate: in quei mesi si era reso conto che la debolezza di carattere di Al era solo sintomo di riflessività. Al aspettava, non irrompeva. Ed aveva molto più sangue freddo di lui.
Adesso però era uscito completamente di testa.

I geni Potter non si possono combattere all’infinito…
James, dopo una corsa pazzesca, in cui aveva maledetto l’assurda disposizione del castello, in cui per raggiungere un piano bisognava scalare affidarsi alla clemenza delle scale magiche, era riuscito quasi ad afferrarlo.
Accidenti a lui, non è inciampato neanche una volta!
Chi dice che i cercatori sono agili solo in aria è un idiota!
“Al, fermati! Fermati, maledizione è pericoloso!”
Niente. L’altro correva testardamente, con la bacchetta stupidamente in pugno. Se fosse caduto l’avrebbe rotta in mille pezzi.
Decise che ne aveva abbastanza. Con una falcata lo raggiunse, senza preoccuparsi di bilanciarsi. In parole povere, lo placcò senza pietà, mandandolo a sbattere contro un muro.

Sperò di non avergli rotto il naso.
La bacchetta rotolò distante, e James pensò che fosse una fortuna, perché probabilmente se il fratello l’avesse avuta, gli avrebbe lanciato una maledizione coi fiocchi.
Lasciami!” Ringhiò, intrappolato tra di lui e il muro. “Lasciami andare!”
“No! Cosa pensi di fare?! Se la Prynn è d’accordo con l’intruso, se ha portato via Tom, cosa credi che farà quando ti vedrà arrivare? Sei solo un maghetto del sesto anno, ti rivolterà come un calzino a forza di maledizioni!” Gli tirò uno schiaffo sulla testa, cercando di imprimergli il concetto in testa.
Al non replicò, ma il respiro rotto indicava che se avesse avuto la possibilità, se gli avesse lasciato un margine di azione, lo avrebbe persino picchiato.

Lo voltò bruscamente, sempre ben attento a mantenere la presa in modo che non avesse un solo arto libero a disposizione per colpirlo. “Scorpius e Rosie sono andati ad avvertire Teddy. Tra poco arriveranno i professori e il preside. Loro possono fermare due maghi adulti e due assassini. Non tu, non io.”
“Tom potrebbe essere già stato portato via!”
James gli afferrò la faccia, voltandolo a forza in modo che lo guardasse. “Al. Maledizione, vuoi farti ammazzare?” Sibilò, e non aveva importanza se il fratellino aveva ingoiato un gemito di dolore. Un paio di lividi sulla faccia non avevano mai ucciso nessuno. Una bacchetta in mano ad un mago, sì. “Schiarisciti il cervello. Adesso.”
Al emise un debole singhiozzo, ma sembrò aver capito l’antifona. James ringraziò che solo lui, dei suoi fratelli, aveva ereditato una certa attitudine ad aprire come un rubinetto la propria forza magica.

O col cazzo che sarei riuscito a farlo ragionare senza rompermi qualche osso…
“La prenderanno. Li prenderanno.” Cercò di rassicurarlo. Ma lui stesso non ci credeva.
Se qualcuno è entrato, quel qualcuno può anche uscire.
Abbiamo un bel dire… ma non siamo eroi come i nostri genitori.
O forse, non abbiamo il loro culo sconfinato.
Poi, fu un attimo.
Un lampo verde filtrò violentemente dalla porta dell’ufficio della professoressa a solo pochi, terribili metri da loro. Fu subito seguito da un cupo rumore di vento, come quello che mugghiava salendo dalla brughiera, nelle notti di inverno.
James sentì un’onda di panico spazzargli via ogni capacità di reazione.
Avadra Kedavra. L’Anatema Che Uccide.
Al fu più svelto di lui a reagire – aiutato probabilmente dagli spaventosi livelli di adrenalina che aveva addosso.
Gli tirò uno spintone, e lo sentì recitare un ‘accio bacchetta’, prima di correre verso la porta, con intenti suicidi forse non ben chiari neppure a lui
No!” Gridò correndogli dietro. Lo afferrò, ma Al fu più veloce. Si voltò, con la velocità di un serpente – ironia a parte – e gli tirò uno spintone violento.

James non ci capì più niente. Sapeva solo che doveva fermarlo, a qualsiasi costo. Volarono anche degli incantesimi che fortunatamente mancarono entrambi il proprio bersaglio.
Quello di Al si abbatté con violenza sulla porta, aprendola e facendola sbattere violentemente contro il muro.
Si voltarono entrambi, staccandosi velocemente, bacchette alla mano.

“… Cosa cazzo…” Sussurrò James.
C’era la Prynn a terra, davanti a loro, subito dietro la porta. Con una smorfia di stupore congelata in volto. Morta.
Al indietreggiò bruscamente, portandosi una mano alla bocca; fu certo che il fratellino si stesse trattenendo per non vomitare. Non poteva dargli torto.

James, dopo una breve ma tenace lotta contro l’impulso di scappare, vinse e si avvicinò al corpo della donna. Aveva ancora la bacchetta in pugno. Pensò, nebulosamente, che da morta aveva perso molto della sua bellezza.
“Stai indietro.” Intimò ad Albus, ma capì che l’ordine non aveva molto senso. Non c’era nessuno in quella stanza.
Come diavolo è riuscito a scappare l’assassino?
Si guardò intorno, poi capì, quando vide il camino dove dardeggiavano fiamme verdognole: portava ancora le tracce dell’uso della polvere volante.
“Maledizione, ha usato il camino per scappare!” Sbottò.
“Jamie…” Sentì la voce di Al dietro di sé, ridotta ad un sussurro. Si voltò, preoccupato.
Al guardava un punto del tappeto, vicino al corpo della ex-professoressa.

In quella stanza c’era una strega morta e due bacchette.
E la seconda la conoscevano entrambi. Tredici pollici e mezzo, di agrifoglio e piuma di fenice, rigida.

Era la bacchetta di Tom.


 

****
 
Note:
Mi dispiace. Coraggio. >_< Comunque penso di finire la storia entro il capitolo 50.
Per quanto riguarda i ragazzi, che salgono su e giù per piani, manco fosse un labirinto, posso capire che susciti qualche perplessità. Quindi copio preventivamente quello che ho trovato su Hp Wiki.
“The castle's architecture is always changing, a feature contributed by Hogwarts founder Rowena Ravenclaw.”
L’articolo qui
1-Visto che ormai è diventata un abitudine. La canzone qui . Non mi fanno impazzire, ma questa canzone ha l’atmosfera perfetta. U.U
  
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