Ebbene eccoci giunti
finalmente alla vera storia, mi ha fatto un sacco piacere notare che
comunque il prologo ha suscitato l'interesse di qualcuno, si
è trattato soprattutto di una specie di test:).
Per questo inizio subito ringraziando Adamic e floriana333 per i
complimenti e perchè mi hanno dimostrato la loro
curiosità, me felicissima**
E adesso passiamo ai convenevoli:
Jared Leto e Colin Farrel, come già detto, non mi
appartengono e non intendo insinuare nulla con questa storia. La
canzone che da il titolo e che si trova all'interno del testo (anche se
non proprio completa) è "La mia storia tra le dita" di
Gianluca Grignani. Spero sia di vostro gradimento. Buona lettura.
La
mia storia tra le dita
[we'll
never ever learn]
Sai penso che
non sia stato inutile
stare insieme a te.
Ok te ne vai
decisione discutibile
ma si, lo so, lo sai.
-Lo
so che è una bastardata dirlo
adesso, ma lo sai anche tu che è meglio così.
Sono
cinque minuti che parli,
balbettando e scappando il mio sguardo, mentre io ti ascolto in
silenzio,
chiedendomi quanto mi sia veramente preparato a questo,
perché se prima ero
sicuro di riuscire a sopportarlo, ora non lo so più.
Che mi stai dicendo? Che adesso,
finite le riprese, dobbiamo tornare alle nostre vite, che non possiamo
uscire
allo scoperto, sarebbe la rovina di entrambi (o forse solo la tua) e
non
possiamo permettercelo. “E poi quando potremmo stare insieme?
Sarebbe un
distacco lento che si trascinerebbe dietro brandelli di carne ogni
giorno.” Hai
aggiunto, deglutendo.
-Comunque
possiamo continuare a
sentirci e vederci ogni tanto per una birra, magari.
Io
ho annuito. Che dovevo fare?
La vedo la paura nei tuoi occhi Colin, la sento scivolarmi sotto la
maglia e
avvinghiarsi alla mia pelle, possessiva come te.
Non biasimo la tua scelta, né
penso che tu sia un bastardo insensibile. Io lo so, Colin, quello che
ci lega,
li ho sentiti i battiti del tuo amore spingere contro ogni centimetro
della mia
pelle, le ho asciugate quelle due dense lacrime che ti sfuggivano dagli
occhi
ogni volta che venivi dentro me.
Stare insieme a te è stata la
cosa più giusta che abbia mai fatto nella mia vita, la
più stupenda cazzata che
ripeterei mille e mille volte. E arrivato a questo punto non posso che
ringraziarti, per avermi cambiato, per avermi insegnato ad amare, per
aver
fatto di me un uomo migliore.
Lo so che non vuoi veramente
andartene, ma so anche che non sei ancora pronto a gettare la maschera,
per cui
che senso avrebbe continuare così?
Almeno resta qui per
questa sera
ma no che non ci provo stai sicuro.
Può darsi già mi senta troppo solo
perché conosco quel sorriso
di chi ha già deciso.
Quel sorriso già una volta
mi ha aperto il paradiso.
-Adesso
devo andare Jared.
Ti
avvicini per poggiarmi un
bacio sulle labbra, come fai di solito, ma a pochi passi da me qualcosa
ti si
avvinghia allo stomaco e ti fermi. Esiti, mi guardi.
-Resta
qui almeno stanotte…
Non
volevo chiedertelo, dico sul
serio, mi ero preparato a questo momento, ma a quanto pare non
è servito a
niente tutto il tempo che ho perso a spiegare al mio cuore che sarebbe
stato
necessario. Sentirti dire che te ne vai, veder uscire la fine dalle tue
labbra
mi ha gettato inesorabilmente addosso la consapevolezza che io non
sarò mai
pronto a perderti. Al diavolo tutte le mie idee, tutti i miei fottuti
propositi
di lasciarti andare senza farti sentire in colpa. Non ci so stare senza
te,
l’ho capito adesso e dovessi lottare fino alla fine, ti
convincerò a rimanere.
Tu mi sorridi, cercando di
sdrammatizzare, inconsapevole della guerra che sto combattendo
interiormente.
Avevi fatto i tuoi conti per evitare di farmi soffrire, i tuoi conti
per dare
un taglio netto che non lasciasse tracce di sangue dietro
sé. Tuttavia non sei
riuscito ad illudermi che non sarebbe cambiato poi molto, Colin,
perché io lo
so che, se varcherai quella soglia, non tornerai mai più da
me… e non posso
permettermelo.
-Non
ti è bastato il sesso di
prima Jay?
Me
lo dici in modo dolce ed io
rispondo un po’ duramente, invece.
-Non
ho intenzione di provarci
con te, se è questo che ti preoccupa.
Abbassi
gli occhi. Colpito e
affondato. Il vecchio Jared, che sa sempre far sentire di merda le
persone a
comando, è spuntato di nuovo, senza che lo volessi.
Autodifesa?
-Scusami,
non volevo essere così
brusco.
Aggiungo,
cercando di salvare un
poco questa situazione del cazzo. Tu torni a guardarmi, incespicando
nelle tue
stesse parole.
-Non
mi hai mai chiesto di
rimanere a dormire con te prima d’ora.
-Può
darsi che stasera ne abbia
voglia. Oppure può darsi che mi senta già troppo
solo Colin.
Mi
sorridi, sforzandoti di
risultare rassicurante. Cavaliere fino alla fine, eh? Non posso credere
che tu
ancora stia lottando, con le unghie e con i denti, per evitarmi una
separazione
degna del migliore film drammatico. Oltretutto, neppure ti accorgi che
già la
stiamo mettendo in scena.
-Sono
sicuro che riuscirai a
resistere qualche giorno senza vedermi, Jay.
-Se
lo dici tu.
Scetticismo
e una punta di sfida.
Sì, so essere un bastardo quando voglio.
-Ma
certo… e poi quando tornerò
qui prometto che ti chiamo e ti porto a bere la Guinness
più buona di
tutta Londra.
No,
dico, ma ci stai credendo
davvero o sei convinto che io sia uno stupido? Come puoi pensare che
non mi
renda conto che non ti vedrò mai più, che
proveremo a telefonarci ma nel giro
di qualche giorno sarà tutto messo a tacere? Ti ho dato io
stesso
l’autorizzazione a farlo.
Mi arrendo.
-D’accordo,
vada per la
Guinness.
Sorridi
sorridi. Ma io già lo
conosco quel sorriso, l’ho visto qualche mese fa, quando ti
incontrai sul set e
ci mettemmo a chiacchierare dei nostri ruoli. Avevo già
avuto modo di lavorare
con te, conoscevo la tua fama di “bad boy” e la tua
solenne e seria
espressione, tuttavia non ero pronto al contraccolpo che ricevetti
quando ti
vidi sorridere. Fu come se mi si aprissero dinnanzi agli occhi le porte
del
Paradiso. In un solo istante capii di essere fottuto:
quell’irlandese musone e
scontroso, in realtà, aveva un cuore enorme e, senza che io
potessi fare o dire
qualsiasi cosa, mi aveva già conquistato.
Ma questa volta
abbassi gli occhi e dici:
“noi resteremo sempre buoni amici”.
Ma quali buoni amici maledetti.
Io un amico lo perdono,
mentre a te ti amo.
Può sembrarti anche banale
ma è un istinto naturale.
Ti
guardo, forse un po’ troppo
insistentemente, tanto da costringerti ad abbassare gli occhi. Non
aspettare
che sia io a smuovere questo silenzio, Colin. Non aspettare che sia io
a darti
l’autorizzazione a lasciarmi, perché non lo
farò. Sì, forse avevi ragione quando
mi rimproveravi di essere troppo influenzabile, ma la verità
è che non mi sono
mai innamorato, non così almeno, e non riesco a trovare la
forza di spingerti
verso un futuro senza di me. Fallo tu; allora potrò prendere
una boccata di
coraggio e lasciarti andare.
-Jay?
-Mmm…
Deglutisco
con forza cercando
d’inghiottire quest’ansia che mi soffoca. Sei
tornato a guardarmi, Dio come amo
quei tuoi occhi! Non ricordo se te l’ho mai detto.
-Questi
mesi sono stati i
migliori della mia vita.
Sbuffo
dal naso, sorridendo
amaramente.
-Ancora
devi viverla più di metà la
tua vita, come fai a saperlo?
Così
non va, non sto
collaborando. Ti vedo annaspare nelle tue emozioni e, invece di
aiutarti a
rimanere a galla, non faccio altro che darti forti spinte verso il
fondo.
La tua mano si poggia lieve sulla
mia guancia.
-Lo
so e basta. Non è
sufficiente?
-Arrivati
a questo punto, forse
sarebbe stato meglio che noi due fossimo stati solo una bella scopata
l’uno per
l’altro. Ci saremmo risparmiati tutto questo…
Adesso
è il mio turno di
abbassare gli occhi: non voglio che tu veda l’umido che li
avvolge. Sai? A
volte vorrei essere più forte, per far finta che va tutto
bene.
Sento i tuoi piedi allungarsi a
fare un passo ulteriore verso di me, adesso siamo vicinissimi. Mi
afferri il mento
e mi sollevi il volto, lanciandomi un sorriso dolce.
-Jared,
tu sei stato
indubbiamente la miglior scopata della mia vita. Ma questa non
è una faccenda
di sesso, c’è molto di più, anche senza
andare a letto insieme io e te possiamo
rimanere ottimi amici.
Rido,
di una risata mista a
pianto, sgraziata, secca, a singulti.
-Colin…
Lo conosci il significato
di amico?
Mi
guardi interrogativo. Non
capisci dove voglio andare a parare.
-Tomo
è un amico, Jonathan è un
amico, o Francisco o Oliver o Eamon o chi cazzo vuoi metterci! Io non
scopo con
gli amici, non so tu. Ma di sicuro se lo faccio non mi lascio andare
come se il
resto intero del Mondo ci stesse svanendo intorno. Non mi godo ogni
sensazione
pensando che non c’è nulla che m’importi
oltre al fatto di sentirti dentro di
me!
Ho
urlato, sputandoti addosso
tutta la mia frustrazione e dandomi immediatamente dello stupido. Sto
facendo
una scenata inutile, non era così che volevo che andasse, ma
non riesco a
trattenermi; tu lo sai come sono fatto, quanto so essere testardo.
Se tu adesso ti voltassi e te ne
andassi non ti biasimerei, perché non ci siamo mai detti che
stavamo insieme,
che non eravamo nient’altro che un po’ di
fantastico sesso. Lo pensavamo,
certo, ma dalle nostre labbra non è mai uscito
nulla… vigliacchi. Per cui se
hai solo voglia di mandarmi in culo e mollarmi qua a ingoiare le
lacrime, fallo
pure perché ne avresti tutto il diritto.
Ma tu non te ne vai, non ti
sposti dalla tua posizione e, senza alcun segno di preavviso, mi
afferri per le
spalle attirandomi contro al tuo petto. Mani, mani che mi stringono la
maglia,
mani che affondano nei tuoi capelli, che accarezzano la mia schiena,
che
graffiano la tua nuca. Mani, mani, mani ovunque su di noi. Che stiamo
facendo?
Forse tentiamo di portarci via qualche pezzo di noi da annusare quando
saremo
lontani, come prova tangibile che siamo esistiti sul serio e non eravamo solo due sbiadite copie di
Alessandro ed
Efestione.
Ma
c’è una cosa che io non ti ho detto mai,
i miei problemi senza te si chiaman guai.
Ed è per questo che mi vedi fare il duro,
in mezzo al mondo per sentirmi più sicuro.
E se davvero non vuoi dirmi che ho sbagliato,
ricorda a volte un uomo va anche perdonato.
E invece tu, tu non mi lasci via d’uscita
E te ne vai con la mia storia tra le dita.
Forse
era proprio di questo che
avevo bisogno per trovare la forza: di un appiglio deciso alla tua
pelle, del
tuo profumo nelle narici, del tuo calore sul mio corpo. Forse adesso
sarò
abbastanza bravo per continuare a mentire. Sì, è
giusto così. Per te, per me,
per noi. Un taglio netto che sanguinerà copiosamente
all’inizio, ma una volta
risarcito non si aprirà più.
Mi conosco Colin, non riuscirò ad
innamorarmi di nessun altro a questo modo, ma so anche che non ti
vedrò più e
questo mi faciliterà le cose. Sarà più
facile farsela passare, o almeno
provarci.
Ti ricordi la prima volta che
siamo finiti a letto insieme? Era a Marrakech, appena usciti da quel
bar.
Francisco, Jonathan e Val erano sbronzi fino alle ossa e
toccò a noi portarli
all’hotel, a noi che, nonostante avessimo bevuto come spugne,
eravamo sempre
lucidissimi. Una volta che furono a letto ci incamminammo verso le
nostre
camere ed io, senza tanti giri di parole, ti invitai ad entrare per
fare due
chiacchiere. Ordinammo anche una bottiglia di vino dal servizio in
camera,
giusto per non rimanere senza alcolici in giro. Inutile dire che non
finì nei
bicchieri. La bevemmo tutta, certo, ma leccandola via avidamente dai
nostri
corpi, versandocela tra le labbra, per poi dirigerci ridendo sotto la
doccia.
Mi viene da sorridere a
ripensarci. Io che ti provocavo, facendo scivolare le mani a sfiorare
casualmente le parti sensibili del tuo corpo, tu che, ridendo, mi
ringhiavi
contro quanto fossi fottutamente bastardo. E poi carezze e baci, era
sempre
così.
Per tutti questi mesi, Colin, mi
hai fatto sentire come estraniato dal resto del Mondo; persino i miei
problemi
diventavano piccoli se c’eri tu con me. Chissà,
forse è per questo che negli
ultimi tempi sono diventato ansioso e malinconico, ricordandoti ogni
sera che
per noi non ci sarà futuro, perché io lo so,
perché l’ho letto nei tuoi occhi
dal primo momento che ci siamo incontrati.
Davvero, non volevo comportarmi
così. Qualche ora fa, mentre ti sentivo affondare dentro me,
mi sono detto che
dovevo prepararmi, che la fine sarebbe arrivata a breve. Il fatto
è che non
sono mai stato bravo a nascondere le mie emozioni, né
tantomeno ad affrontare i
problemi direttamente; è per questo che adoro fare i
concerti, arrampicarmi
sulle impalcature, fare il cretino con Shan e Tomo… mi
dà l’illusione di essere
diverso. Mi dà l’illusione di essere
più forte, meno vulnerabile. Adesso,
invece, comportarmi così non mi riesce più; mi
manca il fiato e qualcosa dentro
il mio petto sta appassendo più veloce della luce. Lo sento,
è una tortura
lenta e dolorosa.
Vorrei urlare in questo momento,
gridarti che ti amo, che senza te non so come andare avanti, che non ho
abbastanza lacrime per consolarmi. Vorrei chiederti scusa per i miei
momenti di
silenzio, per non averti detto ogni cosa che provo per te, per le mie
cazzate e
le mie scene isteriche. Invece eccomi qua, Jared Leto è una
statua inerme tra
le braccia di Colin Farrell, silenzioso e arreso.
L’ho presa la mia decisione,
ormai tanto vale portarla avanti, fingere di essere d’accordo
con te e
alleggerirti il cuore almeno dal senso di colpa. Ma il resto Col, quel
calore
che ci siamo infilati dentro a vicenda, quello non posso togliertelo.
Ora che fai, cerchi una scusa
se vuoi andare vai.
Tanto di me non ti devi preoccupare
me la saprò cavare.
Stasera scriverò una canzone
per soffocare dentro un'esplosione.
Senza pensare troppo alle parole
parlerò di quel sorriso di chi ha già deciso
Quel sorriso che una volta mi ha aperto il paradiso.
Freddo.
Ti sei staccato da me, le
tue mani sulle mie spalle e un sorriso forzato sul tuo viso. Abbassi
gli occhi,
passandoti nervosamente le dita tra i capelli.
-Uhm…
sono già le due di notte.
Credo sia meglio che vada, domattina ho l’aereo presto.
Che
stai facendo, Colin? Ti arrampichi
disperatamente sugli specchi, cercando un qualsiasi appiglio? Non hai
davvero
bisogno di trovare delle scuse con me. Se hai deciso di andartene fallo
e
basta, sai benissimo che non ti tratterrò.
Ti guardo, forzando un sorriso
tranquillo, che mi si allarga sulla faccia come la più
tremenda e realistica
delle maschere, e annuisco. Come se volesse sbeffeggiarmi, una lacrima
è
rotolata giù dall’angolo del mio occhio.
È tutta una farsa, una perfetta
finzione che stiamo tessendo disperatamente da un’ora ormai,
te ne rendi conto
anche tu?
Ti sei reso conto adesso della
lacrima e l’hai asciugata.
-Però,
se vuoi veramente, rimango
qua stanotte e parto più tardi.
Il
tuo pollice scorre lento sulla
mia guancia, giocando con la curva degli zigomi e seguendo la linea
dura della
mascella. Il cervello che mi urla un
“sì” disperato viene zittito da non so
quale parte di me stesso ancora vagamente provvista di coraggio. Scuoto
la
testa.
-Ma
no, non ti preoccupare. Vai
pure, hai un sacco di impegni.
-Non
posso non preoccuparmi.
Mi
dici accarezzandomi le labbra
con le punte delle dita, per poi ritrarre la mano. Io sorrido.
-Questo
perché sei uno stupido.
Segue
un minuto di silenzio in
cui nei tuoi occhi si fa largo qualcosa, una dolcezza che speravo di
non dover
mai vedere, perché è talmente tossica che potrei
morire adesso.
-Che
farai Jay stanotte?
Una
persona normale risponderebbe
che probabilmente dormirà, ma tu mi conosci troppo bene
ormai. Lo sai che non
chiuderò occhio e ne hai paura.
Sono giunto alla conclusione che
è troppo tardi per tornare indietro, sai? A questo punto
stiamo riducendo il
tutto ad una folle corsa a chi riesce a dare, per primo, il taglio
netto.
Persino tu, che eri partito coi migliori propositi cavallereschi di
questo
mondo, ti sei arreso all’evidenza: non mi puoi ingannare,
perché io lo sapevo
ancor prima che tu prendessi la decisione.
Rido piano, sbuffando dal naso.
Con sarcasmo e un’amarezza fredda.
-Non
lo so Colin, probabilmente
adesso finirò di scrivere quella canzone.
Ma c’è una cosa che io
non ti ho detto mai,
i miei problemi senza te si chiaman guai.
Ed è per questo che mi vedi fare il duro,
in mezzo al mondo per sentirmi più sicuro.
E se davvero non vuoi dirmi che ho sbagliato,
ricorda a volte un uomo va anche perdonato.
Se non fossi dilaniato
dall’angoscia quasi riderei delle nostre condizioni: tu in
piedi accanto al
letto, completamente vestito e con una mano tra i capelli, io di fronte
a te,
in mutande e t-shirt. Ma dimmi, Colin, tu riusciresti anche solo a
sorridere di
cuore adesso? Io penso di no, voglio sperarlo almeno, che questa
separazione ti
faccia male anche solo un decimo di quanto ne fa a me.
Come siamo arrivati dal
trattenerci a vicenda a decidere di finire questa scenetta da soap
opera, non
lo ricordo, so solo che mi hai detto che te ne andavi e ti sei
avvicinato alla
porta.
Adesso non so neanche più che
cosa dovrei provare. Vorrei che tu cambiassi completamente idea e
tornassi
indietro sui tuoi passi, ma so che non lo farai, ecco allora che mi
ritrovo
assurdamente a sperare che tu esca al più presto da questa
stanza. Cosa accadrà
dopo, non voglio saperlo.
Ti ho accompagnato di fronte alla
porta silenziosamente, chiedendomi quante possibilità ci
sono che io stia
solamente sognando e giungendo alla conclusione che sono un pazzo anche
solo a
pensarci.
Tu ti sei voltato, adesso sei di
fronte a me, tanto vicino che sento il tuo respiro caldo sfiorarmi le
guance e
il naso. In pochi secondi azzeri la distanza tra i nostri volti e mi
baci. È un
bacio lento, assaporato, che mi toglie totalmente qualsiasi
capacità cognitiva.
Tuttavia, per me, sembra essere durato solo pochi secondi.
Avverto il calore della tua mano
scendere lungo il mio petto e le unghie graffiare piano la stoffa della
maglia
che ho indosso.
-Cerca
di non cambiare mai Jared.
Prendo
tra le mani il medaglione
che ci siamo scambiati con dentro le ciocche dei nostri capelli.
-Non
farlo neanche tu.
Mi
guardi. Ti guardo. E in un
battito di ciglia la porta si richiude sulle tue spalle, colpendomi con
una
ventata d’aria fredda che odora di fine.
E invece tu, tu non mi lasci via d’uscita.
E te ne vai con la mia storia tra le dita.
This is the end. Mi piacerebbe
sapere che ne pensate, se vi va. Intanto ringrazio chiunque
commenterà ma anche solo chi ha letto ed è
arrivato fino in fondo.
Ah, stavo quasi per dimenticarmi!
Dato che questa ff è strettamente collegata all'altra che ho
scritto, colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che hanno
commentato "Alibi": Adamic (grazie per i tuoi commenti sempre
presenti e positivi), GioH__xX(anche io ho adorato Shan mentre la
scrivevo), voltage (grazie per l'entusiasmo e, sì,
ero anche io al concerto^^), Ginny_Potter (io adoro come
scrivi e la tua recensione è meravigliosa, grazie di cuore),
Michiru83 (vedo che Shan colpisce ancora^^, grazie),
floriana333 (un'altra sempre presente nei commenti, grazie
mille! ) e Miss_Fefy (thnx a lot per i complimenti^//^).
Un grazie particolare va anche a
tutti gli utenti del forum "Even in Death" in cui Serena (alias
Euterpe) ha postato la mia ff "Alibi" , mi ha fatto leggere i commenti
anche lì e mi sono tanto commossa. Grazie!! Adesso
però non vi tedio più. Alla prossima.
Giuly
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