Cap. 7: This Year, Santa Was Late
“I'm
staring at my feet,
My cheeks are turning red,
I'm searching for the words inside my head,
'Cause I'm feeling nervous,
Tryin' to be so perfect,
'Cause I know you're worth it, you're worth it…”
Things I’ll Never
Say – Avril Lavigne
“Sto
fissando i miei piedi,
Le mie guance
arrossiscono,
Sto cercando le
parole nella mia mente,
Perché
mi sento nervosa,
Cercando di
essere così perfetta,
Perché
so che tu lo meriti, lo meriti…”
Il mattino
dopo, si svegliarono piuttosto
tardi; o, per meglio dire, Sayuri trascinò Kaori fuori dal
letto prima che
fosse troppo tardi per uscire a comprare gli ingredienti per le torte.
Quando
tornarono era già ora di pranzo,
dunque rimandarono la preparazione dei dolci al pomeriggio.
-
Ora mi dici come mai hai insistito così
tanto per prendere il pan di spagna al cioccolato più grande
– disse Kaori,
aprendo una confezione di ramen precotto.
Sayuri
le lanciò uno sguardo piuttosto
eloquente.
-
Ok, ho capito. Vuoi preparare una torta
anche per Ryuzaki, che da quello che mi hai detto è
addirittura più goloso di
te.
Sayuri
sorrise. – Vedi, c’è un motivo se
sei la mia migliore amica!
-
Non è colpa mia se in questi ultimi
giorni stai pensando solo a lui! – esclamò Kaori.
Non sembrava contrariata,
tuttavia c’era qualcosa di strano nella sua voce. Sayuri
pensò bene di cambiare
argomento, e parlare delle decorazioni per le torte.
-
Con tutto quello che abbiamo comprato,
credo proprio che non avremo problemi – rispose Kaori.
Si
misero subito al lavoro. Sayuri decise
di fare una semplice torta ripiena di panna, che avrebbe poi decorato
con della
glassa e delle statuine di zucchero.
-
Ti sta uscendo bene – disse Kaori,
mentre Sayuri finiva di preparare la glassa, mettendone un
po’ in vari
bicchierini, in modo tale da poterla poi colorare. Kaori, invece,
sembrava
avere dei problemi con la crema per farcire la torta, e la sua
espressione era
a dir poco disperata.
-
Oh, cavoli… maledetta me che non ho
preso quella già pronta!
-
Te l’avevo detto, io, ma tu non mi hai
voluto dare retta… - disse Sayuri, ricoprendo la torta di
glassa bianca.
-
Certo, ma non è colpa mia se in
televisione fanno sembrare tutto così semplice! La fanno
sempre facile:
“Mettete un po’ di questo, un po’ di
quello, mescolate ed ecco pronta la vostra
crema!” . Beh, non credo proprio che questa cosa liquida
possa essere una crema
decente!
Sayuri
continuò a decorare la sua torta.
-
E tu, invece, te ne stai lì,
sorridente, a decorare la tua perfetta torta alla panna per il tuo
amato, del
tutto incurante della mia situazione!
Nel
suo tono di voce non c’era traccia di
cattiveria, così Sayuri si voltò verso di lei e,
sorridente come Kaori aveva
appena detto, le disse: - Beh, puoi usare anche tu la panna…
verrà comunque
deliziosa, te lo assicuro! – e le lanciò la
bottiglietta della panna spray.
-
In effetti, non hai tutti i torti…
anche se non mi sarebbe dispiaciuto dimostrare di saper fare qualcosa
di più
complicato – rispose Kaori, tornando a sorridere.
Sayuri
tornò alla sua torta. Si fece uno
schema mentale di dove tutte le decorazioni sarebbero dovute andare.
La
scritta al centro, di sicuro. Poi, Babbo Natale, la renna e
l’abete ai lati. La
casetta dietro, assieme alla fragola. E un po’ di panna a
fare da neve, se
Kaori non l’ha consumata tutta.
-
Senti – disse Kaori all’improvviso –
non hai mai pensato che quello che provi per Ryuzaki sia…
insomma… poco sano?
-
Cosa? – disse Sayuri, alzando dalla
torta la punta del cono di carta ripieno di glassa rossa.
-
Beh, insomma… sei sempre con lui, e
sembra che da quando lo conosci qualcosa in te sia cambiato…
mi sembri più
seria, prima eri più spensierata… e poi, insomma,
questa storia della torta…
non l’hai mai fatto per nessuno….
A dire il vero,
non era stato solamente
l’essersi innamorata di L ad aver cambiato qualcosa in lei,
ma tutta la
situazione in generale, il trovarsi davanti ad una persona tanto vicina
a lei
quanto letale, soprattutto per il ruolo che lei aveva deciso di
assumere… per
la prima volta in tutta la sua vita aveva una responsabilità.
Era normale che tutto ciò si riflettesse sul suo
comportamento, ma era qualcosa che Kaori non avrebbe mai dovuto sapere.
-
Può darsi che sia qualcosa di… non
normale… ma credo anche che sia qualcosa che non si
può capire, se non la si
prova. Sei mai stata nella mia situazione?
-
Beh, sì, qualche volta….
-
Dico per davvero, Kaori.
La
ragazza rimase qualche secondo a
pensarci, poi scosse la testa.
-
Capiterà anche a te. E allora capirai
perché sto facendo tutto questo.
Rimasero
qualche minuto in silenzio.
-
Oh, dai, basta! – esclamò ad un tratto
Kaori – Ci mancano solo gli occhi a forma di cuoricino e gli
angioletti a
svolazzare intorno! E magari stai già pensando di andare da
lui, stasera, e
fargli la dichiarazione!
Sayuri
quasi lasciò cadere il cono di
carta che stava usando per decorare.
-
Beh, insomma, è la vigilia di Natale,
quale momento migliore?
Kaori
non aveva esattamente tutti i torti,
dato che la vigilia di Natale era sempre stato considerato un giorno
abbastanza
romantico.
-
Sai, credo che a certe cose debbano
pensarci i ragazzi, Kaori.
-
Beh, allora stasera potresti aspettarti
qualche sorpresa!
-
Non ci conterei troppo – rispose
Sayuri.
–
Mi auguro solo che lui non ti faccia
soffrire, altrimenti poi toccherà a me consolarti!
Tornarono
alle loro torte, e Sayuri finì
di scrivere “Merry Christmas” con la glassa rossa.
-
Che te ne pare? – domandò all’amica.
-
Vedi? Tu sei brava anche con le
decorazioni. Io riesco a malapena a fare un albero di Natale
striminzito! –
rispose Kaori.
-
Ma no, è carino! – rispose Sayuri,
prendendo due Babbo Natale da una bustina.
Dopo
un po’, finirono anche di decorare
le torte.
-
Sono esausta! – disse Kaori, buttandosi
sul divano. Sayuri la imitò.
-
Devi ammettere però che preparare una
torta non è che sia così faticoso….
-
Certo, ma tu sei una cuoca provetta,
dunque la tua opinione al riguardo è irrilevante.
Rimasero
per un po’ sedute sul divano a
guardare la televisione, poi Sayuri decise di tornare a casa. Oltre a
cenare,
avrebbe dovuto impacchettare il regalo di L, e il suo talento
nell’incartare
regali era equivalente a quello di Kaori nel preparare creme.
Non
appena entrò, sentì Chika chiamarla
dalla cucina.
-
è arrivato un pacco, è per te e per tuo
padre – disse la giovane domestica, porgendo una busta a
Sayuri, e prendendo la
torta dalle mani della ragazza, per metterla in frigo.
-
Chi lo manda? – domandò la ragazza,
prendendo il pacco.
-
Tua madre. Sicuramente vuole farsi
perdonare per non essere qui per Natale.
Sayuri
sorrise. Tipico di sua madre.
Poggiò la busta sul tavolo, e la aprì. Dentro
c’erano due pacchetti, e una
lettera, che Sayuri lesse subito.
“Ciao!
Purtroppo
le riprese mi impegnano tantissimo, e non riuscirò a
trascorrere il Natale con
voi… ma non preoccupatevi! Vi ho spedito qualcosa che
sicuramente vi farà
sentire meno la mia mancanza… spero almeno di averci
azzeccato! In ogni caso,
me lo farete certamente sapere per Capodanno….
Un
bacio,
Mamma
– Misa”
La
carta da lettere era adornata da tanti
cuoricini rossi, e l’inchiostro profumava di ciliegia.
È
incorreggibile, pensò
Sayuri, incapace di trattenere un
sorriso.
Prese
il suo pacchetto, che era piuttosto
pesante, e lo aprì. Dentro vi era un bel libro dalla
copertina nera, con in
primo piano l’immagine di due mani che reggevano una mela.
Sayuri cominciò a
sfogliarlo. Naturalmente, c’era una dedica.
“Era
il mio libro preferito, da ragazza. Spero che piaccia anche a
te!”
Il
resto della prima pagina era decorato
da cuoricini. Chissà che libro doveva essere. Riuscire a far
leggere sua madre
non era un’impresa da niente.
Dopo
aver cenato, Sayuri salì in camera,
e si sedette sul letto. I suoi occhi andarono dal libro, che aveva
poggiato
accanto a sé, all’armadio, dove giaceva, ancora
non incartato, il regalo per L.
Se
leggo un po’ prima di mettermi ad incartare quel regalo non
succede niente,
giusto? Solo un paio di pagine….
Cominciò
a leggere. Quando staccò gli
occhi dal libro, era quasi mezzanotte.
-
Oh no! – esclamò Sayuri, alzandosi
improvvisamente. Quel libro era decisamente coinvolgente.
Tirò fuori carta da
regalo e nastri vari più in fretta che poté,
sperando che suo padre non fosse
ancora tornato, o che fosse già a letto.
Prese
il regalo dall’armadio. Sicuramente
non sarebbe stato un bene se suo padre l’avesse beccata ad
incartare un oggetto
di quel tipo, dato che non avrebbe mai potuto giustificarsi dicendo che
era per
una delle sue amiche. No, decisamente, le sue amiche non avrebbero mai
apprezzato un regalo di quel genere.
Stese
mezzo rotolo di carta sul letto, e
ci poggiò sopra il regalo.
Forse
ho esagerato, pensò,
cercando di riavvolgere parte
della carta.
Dopo
un minuto di prove, riuscì a trovare
la misura giusta. Prese le forbici e tagliò la carta,
sperando di non combinare
disastri. Non era mai stata brava con le forbici.
Finalmente,
dopo un quarto d’ora di
peripezie e qualche aggiustatina alla carta il pacco era pronto. Aveva
cercato
di sistemare il nastro in modo tale da coprire i pezzi di scotch che
aveva
usato per tenere insieme il tutto, e il risultato non era poi
così orrendo.
Quello
che importa, alla fine, è ciò che
c’è dentro, pensò,
riponendo carta, forbici e pacchetto nell’armadio.
*
Il
mattino dopo si svegliò col sorriso
sulle labbra. Natale non era una festa tipica giapponese, e le scuole
erano
comunque aperte, ma l’idea di dare – e ricevere
– regali era qualcosa che
Sayuri adorava. Inoltre, non vedeva l’ora di vedere la faccia
di L mentre
apriva il regalo, e mentre mangiava la torta.
Come
arrivò a scuola, vide Kaori che la
aspettava con un pacchetto tra le mani. Sayuri sorrise, e
tirò fuori il suo
pacchetto dalla borsa.
-
Buon Natale! – esclamò Kaori,
porgendole il suo pacchetto. Sayuri lo aprì. Era un cd
musicale che stava
cercando da molto tempo, ma che non aveva mai trovato.
-
Grazie! – esclamò Sayuri, abbracciando
l’amica. – Ora apri il tuo, però!
Kaori
aprì il suo regalo, per trovare un
paio di orecchini. Sayuri sapeva quanto Kaori adorasse quel genere di
cose, e
in effetti la reazione della ragazza fu entusiasta.
-
Sono splendidi – disse la ragazza,
correndo in bagno per provarli.
-
Nessuna chiamata, ieri notte? – disse
Kaori, non appena fu tornata dal bagno.
-
No – rispose Sayuri, che a dire la
verità la notte prima era così presa dal libro e
dal regalo da essersi
completamente scordata che fosse la vigilia di Natale.
-
Peccato – rispose l’amica.
-
Non importa, tanto lo vedrò comunque
questo pomeriggio. E poi, non mi sembra per niente tipo da ricordarsi
di certe
occasioni.
Non
illuderti troppo, disse la
vocina, incredibilmente seria. Eviterai di
essere delusa.
Sayuri
la ignorò. Essere pessimista non
era affatto nella sua natura.
-
Buona fortuna, allora! Che cosa gli
devi regalare? – domandò Kaori.
-
è un segreto – disse Sayuri – Ma sono
sicura che gli piacerà tantissimo.
-
Lo spero per te! Sai, mi sembra un po’
un tipo difficile… naturalmente mi farai sapere tutto, vero?
– disse Kaori, tornando
al suo banco.
Sayuri
annuì, e tirò fuori i libri. Aveva
con sé anche il regalo di sua madre, ma non le
sembrò saggio mettersi a leggere
durante la spiegazione della professoressa.
-
Non ne posso più! – disse Kaori, allo
squillo dell’ultima campanella.
-
Coraggio… pensa che tra qualche mese
sarà tutto finito! – rispose Sayuri, che stava
già pregustando la serata con L.
-
Certo – disse Kaori, mentre uscivano –
e poi ci sono gli esami, i test di ammissione
all’università… nemmeno un attimo
di respiro!
-
Basta non pensarci! – rispose Sayuri,
separandosi dall’amica.
Doveva
fare in fretta: avrebbe mangiato
qualcosa (niente di pesante, però, dopotutto c’era
la torta) e poi sarebbe
corsa da L.
Una
volta a casa e una volta mangiato,
prese il regalo per L e la torta. Sperò soltanto che la
metropolitana non fosse
piena di gente, sarebbe stato difficile affrontare la folla con tutta
quella
roba in mano. In una situazione come quella, avere come sua madre un
autista
personale le avrebbe fatto parecchio comodo. Prima di uscire prese
qualche
barretta di cioccolato dalla sua riserva personale, che sarebbe stato
fondamentale per provare il regalo di L. Si portò dietro
anche il libro che sua
madre le aveva regalato: le mancavano pochi capitoli per finirlo, e
contava di
continuare a leggere una volta trovato un posto a sedere in
metropolitana.
Fortunatamente,
riuscì a trovare un
posto, e ancora più fortunatamente riuscì ad
evitare che la torta finisse
spiaccicata da qualche parte.
Quando,
finalmente, raggiunse la porta della
camera di L si sentiva stanchissima e non vedeva l’ora di
poggiare i due pacchi
da qualche parte.
-
Buon Natale! – esclamò la ragazza, non
appena L le aprì la porta.
Il
ragazzo la guardò, perplesso, e Sayuri
vide il suo sguardo spostarsi dalla busta col regalo che reggeva in una
mano
alla torta incartata che reggeva con l’altra, soffermandosi
particolarmente
sulla seconda.
-
Entra – disse il ragazzo, lasciandole
spazio per farla entrare. Sayuri poggiò tutto il suo carico
sul solito
tavolino, mentre L si sedette sul divano davanti al solito computer,
con cui
probabilmente aveva trascorso tutta la giornata.
-
Lavori anche oggi? – domandò Sayuri.
-
Naturalmente – rispose L – Devo
riuscire a trovare una soluzione il prima possibile, e finora non sono
riuscito
a concludere niente di significativo.
-
Posso tranquillamente cercare i nomi sui
quaderni di mio padre, non c’è nessun….
-
No – la interruppe L, con decisione. –
Come ti ho già detto, non è necessario che tu
rischi la vita, se è possibile
procedere seguendo un’altra strada.
Sayuri
sospirò. Avrebbe voluto allungare
una mano per accarezzargli i capelli, avrebbe voluto dirgli che,
dopotutto, non
avrebbe potuto essere più in pericolo di così, e
che in ogni caso avrebbe rischiato
la vita per lui senza batter ciglio, ma si limitò a dirgli:
- Beh, se è questo
che vuoi… - e a lasciarsi andare sul divano.
L
era tornato immediatamente al suo
lavoro, concentrandosi sullo schermo del computer proprio come se
Sayuri non si
fosse trovata lì.
È
così preso dalla sua missione, si è anche
dimenticato della torta, pensò
Sayuri.
Ti
sta ignorando, rispose la
vocina.
Non
era decisamente un pensiero
rassicurante, perciò Sayuri decise di toglierselo dalla
testa. Dopo un po’,
però, far finta di essere da sola e guardare la televisione
cominciarono ad
annoiarla. Si chiese cosa frullasse per la testa di quel ragazzo, che
motivazioni avesse per continuare imperterrito il suo lavoro, tanto da
ignorare
completamente una persona che si trovava nella stessa sua stanza.
Essere
trattata come parte integrante
dell’arredamento, inoltre, non corrispondeva ai suoi
programmi per quel
pomeriggio. Doveva assolutamente attirare l’attenzione del
ragazzo su di sé, a
costo anche di scollarlo da quel computer.
Forse
avrebbe dovuto dargli il suo regalo
in quel momento… no, per quel dono lei aveva immaginato
un’atmosfera
completamente diversa….
Frugò
nella sua borsa, facendo più rumore
possibile. In realtà, stava solo cercando ispirazione sul da
farsi. Avrebbe
evitato volentieri di staccare il ragazzo dal computer con le maniere
forti.
Frugando,
le sue mani afferrarono un cd.
Era il regalo di Kaori. Finalmente, le venne in mente qualcosa di
plausibile.
Se non altro, tra loro non ci sarebbe stato silenzio.
-
Posso mettere questo cd? – domandò
Sayuri.
L
quasi sobbalzò. Sayuri non pensava di
avere una voce tanto squillante.
-
Fai pure – rispose il ragazzo,
schiacciando un tasto per aprire il lettore cd del portatile, senza
nemmeno
staccare gli occhi dallo schermo.
Sayuri
mise il cd nel lettore, e mentre
questo caricava, disse: - Potresti mettere l'undicesima?
Sayuri
sapeva che il suo comportamento in
quell'occasione sarebbe potuto essere considerato irritante, e di fatto
il suo
scopo era quello, ma L rimase impassibile mentre premeva alcuni tasti
per
accontentarla.
Come
la canzone partì, a Sayuri venne in
mente un modo infallibile per farsi notare….
Questo
non può ignorarlo, pensò.
-
Kono
natsu bokutachi wa yori tsuyoku kagayaki wo masu….
* Sayuri
sapeva di non essere esattamente
un usignolo, e a giudicare dall'occhiata che L le aveva lanciato, anche
lui
l'aveva notato.
-
Lo so, cantata da me sembra più la
colonna sonora di un film horror - disse la ragazza.
-
Si vede che non te ne intendi - rispose
L, accennando un sorriso - A dire la verità, è
molto peggio.
Nelle
sue parole non c'era cattiveria, e
Sayuri scoppiò a ridere.
-
Beh,
comunque è evidente che non sei riuscito a
resistere al mio canto!
Il
ragazzo fece per tornare al computer,
ma Sayuri lo bloccò.
-
Lo sai che non è carino ignorare chi ti
sta accanto? E poi, è Natale! Quindi almeno per oggi niente
lavoro, solo relax,
regali e la torta!
L
si convinse a lasciar perdere il
computer, sia perché sapeva che Sayuri avrebbe comunque
insistito fino a
portarlo all'esasperazione, sia perché vi era una remota
possibilità che,
dopotutto, la ragazza avesse ragione.
Lui
non aveva mai vissuto realmente il
Natale. Stava sempre lavorando, e quel giorno, per molti di festa, per
lui
diventava un giorno normale. Non aveva mai fatto un regalo vero e
proprio a
nessuno, e ne aveva sempre ricevuti pochi.
Quel
giorno, invece, c'erano alcuni
particolari che erano diversi. Prima di tutto, si trovava accanto ad
una
persona a cui voleva bene e che stava cercando in tutti i modi di
scollarlo dal
monitor per fargli trascorrere del tempo con lei; in secondo luogo,
anche lui
aveva un regalo da dare.
Data
la sua poca esperienza al riguardo
non era sicuro che le sarebbe piaciuto. Era totalmente una frana in
qualsiasi
cosa riguardasse i rapporti umani, e sfortunatamente per lui fare un
regalo rientrava
nella categoria.
Nella
sua vita non si era mai curato
troppo dei sentimenti della gente, forse perché non ne aveva
mai sentito il
bisogno. Ma, come ormai si ritrovava sempre più volte a
pensare, le avventure
della sua nuova vita lo avevano portato a cambiare alcuni aspetti del
suo
pensiero.
Per
esempio, in quel momento sperava che
suo regalo avrebbe fatto sorridere Sayuri. A differenza di lui, lei
sorrideva
spesso, e sarebbe stato felice se, almeno per una volta, la causa del
suo
sorriso fosse stata lui.
Chiuse
il portatile, restituendo il cd
alla sua proprietaria.
-
Vedo che hai deciso di darmi retta -
disse allegra la ragazza, tirando fuori dalla borsa un coltello, dei
fazzoletti, due cucchiaini e dei piattini di plastica. L si
domandò quanto spazio
ci dovesse essere in quello zainetto.
-
Cominciamo dalla torta? - domandò
Sayuri, sapendo perfettamente che il ragazzo non aspettava altro.
Cominciò a
scartarla senza attendere risposta.
L
osservò le decorazioni della torta.
Sicuramente era stata Sayuri a fare la torta: la grafia tipica da
adolescente
della scritta di glassa non poteva essere che la sua. Sperò
vivamente che il
gusto della ragazza per i dolci si riflettesse anche nella cucina, e
che il suo
talento nel fare torte non fosse lo stesso che aveva nel canto.
Osservò
la ragazza tagliare due fette
della torta e metterle nei piattini.
-
Tieni - disse Sayuri, porgendogli uno
dei piatti e un cucchiaino. - Spero che ti piaccia.
Un
po' esitante, L prese un pezzetto
della torta col cucchiaino, e se lo portò alla bocca.
Era
una semplice torta cioccolato e
panna, ma L sentiva che c'era qualcosa di più.
Ora
che ci pensava, Watari non gli aveva
mai, effettivamente, fatto una torta, ma si era sempre affidato alle
migliori
pasticcerie. Il sapore di quelle torte era indubbiamente ottimo, ma in
quel
momento si accorse che avevano tutte qualcosa che mancava.
Sayuri
aveva fatto quella torta
esclusivamente per lui, e mentre la assaporava poteva quasi vedere la
ragazza
che, sorridente come suo solito, spalmava la glassa sulla torta, o la
decorava
con la panna, sperando che il suo impegno fosse apprezzato.
Inutile
dirlo, era probabilmente il dolce
migliore che avesse mai assaggiato.
Sayuri
non aveva ancora toccato la sua
fetta, attendendo un commento da parte di L. Il ragazzo aveva
assaggiato la
torta, poi si era fermato, improvvisamente pensieroso.
La
ragazza gli si avvicinò. - Tutto bene?
- domandò.
L
si voltò verso di lei, guardandola
negli occhi. Il suo sguardo era molto intenso, e Sayuri
sentì il cuore
accelerare. Aveva un'espressione strana, che Sayuri non gli aveva mai
visto in
volto. Sembrava quasi che volesse baciarla lì, seduta stante.
Bene,
pensò
Sayuri, cercando di calmarsi.
Evidentemente,
però, si trattava solo
dell' immaginazione di Sayuri, perché L distolse velocemente
lo sguardo e tornò
alla sua torta, forse con troppa energia, dato che ci aveva quasi
immerso il
viso.
-
Tutto… tutto bene? - disse la ragazza.
L annuì.
-
Non ti piace la torta? - continuò
Sayuri.
-
Al contrario, è deliziosa - rispose
lui.
-
Oh, davvero? - disse lei, sprizzando di
felicità.
Sayuri
non vedeva l'ora di dargli il suo
regalo. Magari sarebbe stato felice, magari avrebbe sorriso, magari
l'avrebbe
ringraziata proprio nel modo che lei avrebbe desiderato….
Smettila
di sognare ad occhi aperti, disse la vocina
rompiscatole.
Sayuri
era così impaziente di vedere la
reazione del ragazzo che lo lasciò a malapena finire la
torta, e L si ritrovò
ben presto con un bel pacco colorato davanti a sé.
-
Forza, aprilo! - disse Sayuri, fremendo
per l'entusiasmo.
Il
ragazzo snodò il grande fiocco che
chiudeva il regalo, poi tolse la carta, lavorando sempre ed
esclusivamente con
pollice e indice.
-
Una… una macchina per fare
cioccolatini? - disse L, una volta aperto il regalo.
Un
oggetto particolare, sicuramente, e
indubbiamente azzeccato.
-
Non ti piace? Se vuoi posso riportarlo
al negozio e prendere qualcos'altro, non c'è
problema….
-
Grazie - la interruppe L. Cercò di
accennare un sorriso: sapeva che a Sayuri questo sarebbe piaciuto.
-
Meno male - disse Sayuri, sorridendo
più che mai. - Ora, se vuoi, possiamo provarla! Ho anche
portato del
cioccolato.
L
annuì, e Sayuri aprì la scatola per
tirare fuori l'apparecchio.
-
Bene… non dovrebbe essere difficile da
usare, giusto? - disse Sayuri. - Basta collegarlo alla corrente,
accenderlo,
far fondere il cioccolato e versarlo negli stampi….
La
ragazza collegò la macchina alla
corrente, poi cominciò ad esaminarla per cercare
l'interruttore. La sua
attenzione si concentrò sulla grande manopola sul davanti
dell'oggetto: la
girò, ma non avvenne niente.
-
Non puoi semplicemente guardare le
istruzioni? - disse L.
-
No! - esclamò la ragazza. - Tu puoi
permetterti di costruire le sorprese di quegli ovetti di cioccolato
senza
guardare le istruzioni, dunque io posso benissimo trovare un semplice
interruttore!
-
è che mi sembri in difficoltà, se vuoi
ti do una mano - rispose L e, senza aspettare una risposta da parte
della
ragazza, le si accovacciò accanto.
Bene,
se la ricerca prima mi sembrava difficile ora, con lui praticamente
attaccato a
me, sarà impossibile! pensò
Sayuri, constatando che il suo
sangue stava rapidamente fluendo dal cervello alle guance.
-
Oh, eccolo, è qua dietro - disse L,
premendo un interruttore sul retro dell'apparecchio, a cui Sayuri non
aveva
nemmeno fatto caso.
-
Tutto bene? - domandò L, rivolto verso
Sayuri. Era ancora vicinissimo a lei, e ancora una volta Sayuri non
poté fare a
meno di notare quanto fossero profondi i suoi occhi.
-
Sì… tutto bene…. - rispose lei,
rialzandosi.
Ecco,
hai fatto la solita figura della stupida, disse a
sé stessa.
-
Sei tutta rossa. Hai preso freddo
fuori? Potresti avere la febbre – disse L.
-
No, sul serio… sto benissimo – rispose
Sayuri, cercando di ricomporsi e andando a prendere la barretta di
cioccolato
che aveva nella borsa.
-
Ecco – disse, spezzando la barretta e
girando la manopola dell’apparecchio (che non era un
interruttore, ma serviva a
regolare la temperatura) – ora dobbiamo solo lasciarla
sciogliere un po’ .
Aspettarono
in silenzio, anche se non ci
volle molto. Non appena la cioccolata si fu sciolta, Sayuri, con
cautela, la
versò negli stampi per fare i cioccolatini.
-
E ora, invece, dobbiamo aspettare che
si solidifichi… - disse la ragazza. L, invece, si
alzò.
-
Ehi, dove vai? – gli domandò la
ragazza, ma lui parve ignorarla. A quanto pareva, però,
stava andando nella
camera da letto. Sayuri lo sentì trafficare con un cassetto.
Cosa
diavolo sta facendo?
pensò la ragazza, allungando il collo
per cercare, invano, di vedere qualcosa.
Il
ragazzo tornò poco dopo, e Sayuri fu
sorpresa di notare una nota di nervosismo nei suoi occhi. Sembrava
preoccupato
per qualcosa.
-
Ora mi dici cosa sei andato a fare in
camera – disse Sayuri, sicura che L non le avrebbe risposto.
-
Certamente – rispose invece lui,
tirando fuori qualcosa dalla tasca.
Era
una piccola bustina di carta colorata,
chiusa da un pezzetto di scotch e da un piccolo fiocco.
-
Per te – disse L alla ragazza, che lo
fissava a bocca aperta.
Ci
volle qualche secondo affinché Sayuri
si riprendesse dalla sorpresa e tendesse la mano a prendere la bustina.
-
I-io… - disse, mentre apriva, con mani
leggermente tremanti, il pacchetto.
Dentro
vi era una catenina a cui era
appeso un piccolo ciondolo colorato a forma di lecca lecca.
Sayuri
fissò il suo regalo, alla ricerca
di qualcosa da dire. L l’aveva veramente presa alla
sprovvista. Si trattava
solo di un piccolo oggetto, ma a Sayuri sembrò di aver
ricevuto la cosa più
preziosa del mondo.
Non
trovando parole sufficientemente
adatte all’occasione, Sayuri abbracciò L con
energia. Forse con troppa energia,
dato che finirono
entrambi distesi dall’altra parte del divano.
-
Grazie – disse, le labbra vicine
all’orecchio del ragazzo.
Sarebbe
rimasta abbracciata a lui per
sempre…. Un po’ controvoglia, però, si
rialzò, ritrovandosi a pochi centimetri
dal volto di L. L’espressione del ragazzo era strana, un
po’ spaventata, forse.
Sayuri rimase ferma qualche secondo in quella posizione.
Che
cosa aspetti? Rimettiti composta, prima che gli vengano in mente cose
strane.
Un
po’ delusa, Sayuri seguì quel
consiglio, e si sedette meglio sul divano.
La
vocina, tanto per non essere meno
pungente del solito, aggiustò il tiro.
O
forse dovrei dire “cosa ti aspettavi?” , disse.
Sayuri
quasi si pentì di quel
ringraziamento così caloroso, e si alzò per
andare a provare il regalo.
Entrò
in bagno, e si mise davanti allo
specchio. Cercò di mettersi la catenina, ma il gancio era
troppo piccolo e
troppo duro perché lei riuscisse ad aprirlo abbastanza e per
abbastanza tempo
prima di mollare la presa.
Ora
mi tocca chiedere il suo aiuto. Maledetto ciondolo, pensò.
La prospettiva di avere le mani di L estremamente vicine alla sua nuca
era
allettante, ma dopo la brutta figura di qualche minuto prima
– perché lui
sicuramente aveva capito che cosa lei si aspettasse, aveva un grande
spirito di
osservazione – forse sarebbe stato meglio evitare quel tipo
di contatto.
-
Potresti darmi una mano? Non riesco ad
agganciarla – disse, tornando dove si trovava L.
Il
ragazzo si alzò, e si diresse verso di
lei. Prese in mano il ciondolo, e lo fece scivolare attorno al collo
della
ragazza.
Le
sue mani… così vicine….
Sayuri
si domandò per un secondo se, per
caso, L non avesse avuto qualche strano potere magico. Quello di cui
era certa,
però, era che il semplice averlo così vicino
stava portando la velocità dei
battiti del suo cuore a livelli allarmanti, secondo il suo metro di
giudizio.
Respira
e, possibilmente, evita di fare la figura della stupida.
Si
era persino dimenticata di portarsi i
capelli davanti per lasciare la nuca libera. L li scostò con
delicatezza, poi
cercò di agganciare la catenina, riuscendoci al primo
tentativo.
-
Perché devi sempre riuscire dove io
fallisco? – disse Sayuri, girandosi verso L. Il ragazzo
rispose con un’alzata
di spalle.
È
vicino… così vicino che ti basterebbe avvicinarti
ancora poco poco per poterlo
baciare….
-
Come… come mi sta? – domandò la
ragazza.
-
Bene – rispose il ragazzo, che non si
era mosso nemmeno di un millimetro.
Ci
gode così tanto a tenermi sulle spine in questo modo? pensò
Sayuri.
Visto
che è una cosa che desideri tanto, bacialo e basta! fece
la ormai onnipresente vocina.
No,
rispose Sayuri.
Sapeva benissimo che ciò che avrebbe
provato nel sentire le labbra di L sulle sue sarebbe stato ad ogni modo
indescrivibile, ma sapeva che quel bacio avrebbe avuto tutto un altro
sapore,
se fosse stato lui a baciarla.
-
Sicura che vada tutto bene? Sei sempre
più rossa – disse L, portano una mano alla fronte
della ragazza, per sentirne
la temperatura. Sayuri lo guardò negli occhi, e li vide
colmi di preoccupazione.
Sapeva che non avrebbe dovuto osare guardarlo dritto negli occhi. Era
un po’
come gli occhi della Medusa, ma naturalmente con effetti ben diversi.
Non
appena lui ritrasse la mano, Sayuri lo abbracciò. Tutti i
suoi propositi di
evitare, almeno per un po’, il contatto fisico, erano stati
demoliti da quello
sguardo.
Non
l’aveva baciato, certo, ma forse per
quel giorno anche il solo abbracciarlo e averlo comunque
così vicino le sarebbe
bastato.
-
Sto benissimo – disse Sayuri, la testa
poggiata sulla spalla di L, e i capelli del ragazzo che le
solleticavano il
naso. Era vero, non si sarebbe potuta sentire meglio.
Sciolse
lentamente l’abbraccio, e tornò a
sedersi sul divano.
-
Sono pronti – disse Sayuri, tirando
fuori i cioccolatini. L seguì il suo esempio, e si sedette
anche lui. Sayuri lo
guardò nuovamente negli occhi. Sembrava decisamente meno
preoccupato di prima.
Mangiarono
i cioccolatini in silenzio,
anche se Sayuri non poté fare a meno di osservare L con
attenzione: il modo in
cui prendeva i cioccolatini, sempre e rigorosamente fra pollice e
indice, il
modo in cui se li portava alla bocca….
-
Sono abbastanza buoni. A quanto pare il
tuo regalo funziona – disse L, una volta finiti i
cioccolatini.
-
Beh, in effetti sì… sono contenta di
averti regalato qualcosa di utile, anche se poi il cioccolato lo devo
portare
io – rispose Sayuri.
-
In fondo, tutto ciò che mi hai portato
mi è stato utile. Spero un giorno di riuscire a ricambiare
in maniera
appropriata.
Quello
che L non le aveva detto era che
la sua stessa presenza gli era stata in qualche modo utile, e per
ragioni
completamente indipendenti dal caso Kira. Fosse stato solo per
l’utilità
economica, l’avrebbe già lasciata andare.
-
Oh, non importa. Mi basta essere tua
amica. Perché noi siamo amici, vero?
-
Dopo tutto quello che è successo,
suppongo di sì – disse L.
-
Allora non devi preoccuparti di tutto
il resto. In fondo, essere amici di qualcuno significa anche
questo… fare un
favore a qualcuno e non chiedere niente in cambio – rispose
Sayuri.
Sì,
forse la loro era amicizia. In fondo,
anche lui cercava, nei limiti del possibile, di renderla felice.
Il
cellulare di Sayuri squillò. La
ragazza vide chi la stava chiamando.
È
papà. Che cosa vorrà?
-
Pronto? – disse la ragazza,
rispondendo.
-
Sayuri… potresti dire a Chika di
preparare un posto in più a cena stasera? Sto per tornare a
casa.
-
Stai per tornare? – fece Sayuri,
stupita. – Beh… sì, glielo
dirò.
-
Mi aspetto che ci sia anche tu. È da
molto che non passiamo del tempo assieme.
-
Certo. Ci sarò.
-
A dopo, allora – disse Light, prima di
chiudere.
-
Devo scappare, mi dispiace. Stasera mio
padre torna a cena a casa, e devo prendergli qualcosa per
Natale… devo fare in
modo che tutto sia perfettamente normale – disse Sayuri,
raccogliendo le sue
cose.
-
Stai attenta – le fece L.
-
Sei davvero un tesoro a preoccuparti
per me, ma davvero, ormai so cavarmela da sola – rispose
Sayuri, correndo verso
la porta. – E grazie per il regalo! –
continuò, mandandogli un bacio con la
mano, prima di chiudere dietro di sé la porta della stanza.
“Sei
davvero un tesoro”? E quel bacio con la mano? Se volevi fare
la figura della
cretina, beh, ci sei proprio riuscita!
Beh,
non era una delle conseguenze
dell’innamorarsi di una persona, il comportarsi da perfetti
idioti?
Il
problema è che niente di ciò che sto facendo sta
avendo l’effetto desiderato, pensò
Sayuri.
E
se fosse perché, semplicemente, non gli piaci?
Era
un’ipotesi che Sayuri si era sempre
rifiutata di considerare, ma che effettivamente era plausibile.
E
se, semplicemente, non fossi alla sua altezza?
Sayuri
aveva sempre avuto una stima di sé
abbastanza alta, ma sapeva perfettamente quali fossero i suoi limiti.
L
era un ragazzo bellissimo, ma
soprattutto la sua intelligenza era fuori dal comune. Sayuri si era
sempre reputata
una ragazza intelligente, ma davanti a lui non poteva che sembrare una
stupida,
nonostante lui continuasse a dirle che non era così.
Qualsiasi cosa lei
dicesse, o era sbagliata o comunque era banale. Cos’avrebbe
dovuto fare per
colpire quel ragazzo? Avrebbe per caso dovuto sfoggiare tutte le sue
abilità
oratorie lanciandosi in intricate discussioni filosofiche o
scientifiche? Beh,
sicuramente questo l’avrebbe stupito, magari anche in maniera
positiva.
Il
punto era che semplicemente lei non ci
sarebbe mai riuscita, era uno dei suoi famosi limiti.
Quello
che era peggio, inoltre, era che
lei tendeva ad esprimere il suo affetto per qualcuno in maniera fisica,
ed L
forse non ci era abituato, o magari addirittura non gradiva.
Forse
è meglio se lo lascio perdere per un paio di giorni. Ha
tutta l’aria di
riuscire a cavarsela benissimo, e in questi ultimi giorni gli sono
stata fin
troppo attaccata.
Sospirò,
mentre entrava in un negozio per
prendere qualcosa per suo padre. Una bella penna sarebbe andata
benissimo, e
lui sarebbe stato soddisfatto.
Quando
tornò a casa, per sua grande
fortuna, c’era solo Chika ad attenderla.
-
Papà ha chiamato – disse Sayuri
entrando in cucina – Ha detto che stasera torna a cena a casa.
Aveva
il fiatone: per evitare brutte
sorprese da parte di suo padre si era fatta una corsa fino a casa.
-
Vedo che ti ha avvertita da poco… eri
col tuo principe azzurro?
Definire
L principe azzurro non era
decisamente un paragone appropriato. Lui
era decisamente più bello del classico principe azzurro.
-
Diciamo – rispose Sayuri – E,
naturalmente, è meglio che papà non lo scopra.
Sai com’è, potrebbe diventare
geloso.
-
Oh, non ti preoccupare. Ormai sei
cresciuta, immagino che capirà – disse Chika.
Si
trattasse solo di capire che sono cresciuta… pensò
Sayuri.
-
Va bene, ma visto che ancora non c’è
niente di certo, forse è meglio evitare di farglielo sapere,
per ora. Acqua in
bocca, dunque!
-
Va bene, se è questo che vuoi… che
dici, apparecchio in sala?
-
Sì – rispose Sayuri – Immagino che
papà
lo gradirebbe. Mangi con noi? Sai, è triste stare da soli
per Natale.
-
Oh, no. Sono molto stanca, preferisco
andare a letto presto.
Sayuri
pensò, improvvisamente, ad una
cosa: si era dimenticata di comprare un regalo a Chika, con tutto
l’entusiasmo
che aveva messo nel pensare ad un regalo per L.
Che
stupida. E pensare che sto per fare un regalo a mio padre, un uomo che
non
esiterebbe due secondi ad uccidermi solo perché sto
intralciando i suoi piani.
Suo
padre arrivò poco dopo.
-
Ciao, Sayuri - disse nel vederla.
-
Ciao, papà. Buon Natale - rispose la
ragazza, cercando di sembrare il più tranquilla possibile.
-
Chika, è pronta la cena? - domandò
Light alla giovane cameriera.
-
Quasi, signor Yagami… intanto potreste
cominciare a sedervi, ho già apparecchiato.
Sayuri
seguì suo padre in sala da pranzo.
Il tavolo era piuttosto lungo, e Sayuri sperò che Chika
avesse apparecchiato ai
due capi della tavola, in modo tale da porre una considerevole distanza
fra lei
e suo padre. Non fu accontentata: Chika aveva posto i due piatti ai
lati della
tavola, esattamente uno di fronte all'altro.
Sayuri
non fu molto contenta di ciò, e la
sua espressione lo confermò, tanto che suo padre le chiese
se ci fosse qualcosa
che non andava.
-
No… niente - rispose Sayuri.
Sicuramente
non farai fortuna come giocatrice di poker, disse la
vocina,
che non mancava di essere sarcastica anche in una situazione come
quella.
Chika
arrivò con la prima pietanza, e
dopo essere stati serviti, Light e Sayuri mangiarono in silenzio.
-
Hai un'espressione strana… è come se
volessi dirmi qualcosa - disse Light ad un tratto.
-
No… non c'è niente che ti devo dire -
rispose la figlia.
-
Sicura? Se c'è qualcuno che ti dà
fastidio, se hai qualche problema puoi dirmelo… del resto,
sono tuo padre.
-
Ma no… cosa ti fa pensare che abbia
problemi del genere….
Sayuri
non capiva dove suo padre volesse
andare a parare.
-
Sai, se hai bisogno di un po' di
protezione in più, posso mandarti qualcuno….
-
Oh, papà! Non ho bisogno della scorta!
-
Sei la mia unica figlia, è normale che
sia un po' protettivo….
Certamente,
per poi potermi uccidere alla prima occasione, pensò
Sayuri.
Tra
di loro cadde il silenzio, rotto
solamente dal rumore delle posate.
-
O, forse, stai
cercando di nascondermi qualcosa….
Sayuri
alzò lo sguardo dal piatto, e incontrò
quello di suo padre. Era uno sguardo penetrante, un po' come se, solo
grazie a
quello, avesse potuto scoprire ogni suo singolo segreto….
-
Carino, il tuo ciondolo. Chi te l'ha
regalato? - continuò Light, senza dare alla figlia tempo di
rispondergli.
-
Oh, è stata Kaori. Il suo regalo di
Natale.
-
Molto… peculiare, devo dire. Non
pensavo che a Kaori piacessero cose del genere. È un regalo
che non mi
aspetterei da una persona come lei.
-
Credo che tu ti stia sbagliando su di
lei….
-
Capisco. Del resto, sei tu la sua
migliore amica, suppongo che la conosca meglio di me.
In
realtà, sembrava che lui continuasse a
non crederle, e lei certamente non si stava comportando in maniera
naturale… ma
perché suo padre non le aveva ancora fatto niente? O meglio,
perché, forse
involontariamente, la teneva sulle spine in quel modo? Tra lui ed L
ormai non
sapeva più chi scegliere.
Finirono
di mangiare in silenzio, ma
Sayuri continuava a sentirsi addosso lo sguardo di suo padre, e anche
la torta
che Chika aveva preparato perse la sua dolcezza.
-
Ti ho comprato un regalo - disse Sayuri
prendendo il pacchetto e porgendolo al padre.
Light
lo aprì. - È una bella penna -
disse - mi sarà molto utile.
Il
tono in cui Light pronunciò
quest'ultima frase fece rabbrividire Sayuri.
La
userà per scrivere sul Death Note. A questo non avevo
pensato.
-
Ho anch'io un regalo per te - disse
l'uomo., tirando fuori una scatolina, chiusa da un fiocco di seta. Il
marchio
sulla scatola era quello di una delle più grandi gioiellerie
di Tokyo.
Sayuri
prese la scatola, sciolse il
fiocco e la aprì. Dentro vi erano un paio di orecchini. Non
le erano nuovi: li
aveva infatti visti mentre faceva shopping con sua madre, anche se per
qualche
motivo non li aveva presi subito; eppure erano degli splendidi cerchi
che
sicuramente le avrebbero donato e che avrebbe indossato molto
volentieri. Ora,
però, regalati da suo padre, acquistavano tutto un altro
valore.
-
Grazie, sono bellissimi - disse, pur
sapendo che non avrebbe mai avuto il coraggio di indossarli.
Dopo
un po' decise di salire in camera,
con la scusa di essere stanca e che sarebbe dovuta andare a scuola
l'indomani;
si stese sul letto e continuò a leggere il suo libro. Si
addormentò piuttosto
tardi, e fu sollevata di non dover (o, meglio, non voler) andare da L
il giorno
dopo. Finita la scuola, sarebbe tornata subito a casa, e poi sarebbero
iniziate
le vacanze di Capodanno. Aveva riposto gli orecchini nel cassetto del
comodino,
decisa a non tirarli più fuori da lì.
*
Il
giorno dopo fu per Sayuri estenuante.
Dal momento in cui sarebbe tornata a casa subito dopo, decise di non
risparmiarsi: del resto, l'esame finale incombeva, e nonostante lei non
amasse
particolarmente lo studio non era una cosa che poteva tralasciare.
Tornò
a casa con un leggero mal di testa,
che sapeva sarebbe scomparso dopo qualche ora di sonno.
Ma,
naturalmente, tutti i suoi piani
andarono in fumo quando le squillò il cellulare. Non si
trattava del solito
cellulare, a cui avrebbe potuto chiamare Kaori per organizzare
un'uscita a cui
Sayuri avrebbe potuto tranquillamente non partecipare; si trattava del
cellulare che usava solo per comunicare con L.
-
Pronto? - disse, rispondendo.
-
Sei sola?
-
Sì. Perché?
-
Ce la faresti a venire qui? Ho bisogno
di te, ora.
Sayuri
sospirò. In quello stato non gli
sarebbe mai stata utile, ma ci avrebbe provato comunque.
-
Va bene, arrivo. Porto anche qualcosa
da mettere sotto i denti, ok?
-
Mi fido del tuo gusto, ormai dovresti
averlo capito.
-
Perfetto… a dopo allora!
Sayuri
chiuse il telefono. Un po'
controvoglia si rimise le scarpe, poi prese dalla credenza un vasetto
di quella
crema alla nocciola tanto buona che aveva ordinato dall'Italia, e
riuscì a
rimediare un pacco di pane da tramezzini.
-
Chika, oggi sono fuori a mangiare -
disse alla cameriera.
-
Dovresti smetterla di mangiare quelle
cose, ti faranno male - le rispose Chika. A volte le diceva cose che
avrebbe
dovuto dirle sua madre; sicuramente l'avere praticamente la
responsabilità di
un'intera casa l'aveva resa più matura.
Non
appena arrivò da L, si lasciò cadere
di peso sul divano.
-
Cosa volevi dirmi? – domandò al
ragazzo, che si sedette accanto a lei, come sempre davanti al computer.
-
Non sono riuscito a forzare il sito.
Credo proprio che dovrai cercare quei nomi sui Death Note di tuo padre,
nonostante
tutti i rischi che ciò comporterà.
Sayuri
sospirò. – Non potevi
semplicemente parlarmene per telefono? Avrei concluso tutto in meno di
dieci
minuti. Oggi ho avuto una giornata tremenda.
-
Avresti dovuto dirmelo. Sai, ho sempre
pensato che, in questi casi, parlare faccia a faccia fosse
l’opzione migliore.
Si corrono meno rischi di essere intercettati.
-
Hai ragione. In fondo, stiamo lavorando
per una causa superiore, giusto?
L
annuì.
-
Piuttosto… ho portato un po’ di
carburante per i nostri cervelli. Sicuramente ti piacerà
– disse Sayuri,
tirando fuori il vasetto e il pane.
-
Mi spieghi cosa stai facendo davanti a
quel computer? Mi hai appena detto di non essere riuscito a far nulla
per quel
sito – disse Sayuri, mentre spalmava la crema sul pane.
-
Ricerca – rispose L.
Sayuri
fece spallucce, poi gli porse una
fetta di pane.
-
Sono sicura che ti piacerà – disse
Sayuri. L annuì, lo sguardo sempre rivolto allo schermo del
computer. Il
ragazzo prese la fetta, e cominciò a mangiare. Sayuri lo
imitò.
-
Buono, non trovi? – disse Sayuri,
ancora con la bocca piena. L annuì nuovamente.
Sayuri
mise una mano sulla spalla del
ragazzo, e gli disse: - Guarda che puoi rispondermi….
L
si voltò verso di lei, e la scrutò con
uno dei suoi soliti sguardi penetranti.
-
Sembri stanca – disse.
-
Come? – fece Sayuri.
-
Si vede dal tuo sguardo. È inutile che
cerchi di sembrare riposata. Forse è meglio se torni a casa
e vai a dormire.
-
Oh, no, non fa niente… è ancora presto,
posso restare qui, per ora… poi, come tornerò a
casa, controllerò i nomi sui
Death Note, va bene?
-
Come vuoi… - rispose L.
Sayuri
prese il telecomando, e accese le
televisione. – Sai se c’è qualcosa di
interessante da guardare?
-
Non accendo la televisione dall’ultima
volta che l’hai accesa tu, credo.
-
Allora vuol dire che mi cercherò da
sola qualcosa da guardare.
Rimasero
qualche minuto in silenzio.
-
Senti – disse Sayuri, mentre faceva
zapping – Non te l’ho mai chiesto, ma
perché ti siedi sempre in quel modo?
-
Perché così riesco a migliorare le mie
capacità di ragionamento del 40%.
-
Oh, beh, allora penso proprio che dovrò
imitarti, almeno la smetterò di fare sempre la figura della
stupida – rispose
la ragazza, togliendosi le scarpe e portandosi le ginocchia al petto.
-
Tu non sei stupida – disse L. Sembrava
molto serio al riguardo.
-
No, certo. Ma al confronto con te…
quando sono con te, tutto quello che dico sembra o stupido, o banale.
Cosa
dovrei fare? Non dirmi che, per discutere bene con te, devo prendermi
una
laurea!
-
No – rispose L – Non devi fare
assolutamente nulla. Mi piaci così.
Sayuri
impiegò qualche secondo a
realizzare ciò che il ragazzo aveva detto.
-
Grazie… - rispose.
“Mi
piaci così”….
-
Ehi, quel film non potrebbe piacerti? –
disse L alla ragazza che, sovrappensiero, continuava a cambiare canale.
Sullo
schermo c’erano un ragazzo e una
ragazza che, in un’aula di scienze, erano intenti ad
osservare qualcosa con un
microscopio.
-
Oh, è la scena della cipolla! – esclamò
Sayuri dopo qualche secondo. L le lanciò uno sguardo
interrogativo.
Sayuri
si lanciò con entusiasmo nella
spiegazione, era raro che L non sapesse qualcosa.
-
Beh, il film è tratto dal libro che sto
leggendo adesso… e in questa scena i due protagonisti
osservano delle cellule
di cipolla e dicono in che fase della mitosi si trovano…
sarebbe interessante
vederlo, da noi non hanno mai fatto di queste cose….
-
Non sapevo fossi interessata nelle
scienze – rispose L.
-
Oh, non è tanto per quello… credo di
essere abbastanza ignorante al riguardo! No, credo sia
perché è comunque una
cosa interessante….
-
Comunque, visto che il libro ti sta
piacendo, puoi continuare a guardare il film…. - rispose L.
-
Certo… sempre se a te non da fastidio!
- disse Sayuri, rannicchiandosi ancora di più. L scosse la
testa e tornò a fissare
lo schermo.
Sayuri
si domandò cosa L stesse facendo
con quel computer, e fu tentata di sbirciare, ma la trattenne la paura
di
essere considerata una ficcanaso, per non parlare del fatto che L
l'avrebbe
allontanata, e dal momento che si trovavano spalla a spalla, un
contatto del
genere era cosa rara.
Sayuri
si concentrò sul film, sentendosi
stranamente rilassata. Quello era il primo momento tranquillo della
giornata, e
la stanchezza delle ore precedenti stava cominciando a pesare su di lei.
E
se chiudessi gli occhi? Solo per un attimo… pensò
la ragazza.
Non ci sarebbe stato nulla di male, si sarebbe solo riposata un
attimo….
Senza
quasi accorgersene, chiuse gli
occhi e inclinò la testa su un lato, trovando subito un
comodo appoggio… per
qualche secondo le voci del film riempirono le sue orecchie, poi la
ragazza
sprofondò nel sonno….
*
Incorreggibile,
pensò
L, guardando la ragazza. Si era addormentata
sulla sua spalla.
L
accennò un sorriso. Era immerso nel
silenzio, a parte per il ronzio del computer e per il respiro calmo e
regolare
della ragazza. Sapeva che la cosa più logica da fare sarebbe
stata svegliare la
ragazza e dirle di tornare a casa, ma non voleva disturbarla e, cosa
assai
strana, non gli dispiaceva averla lì con lui, anche
addormentata.
Per
non svegliarla in quel momento stava
usando il mouse con la mano sinistra, cosa assai scomoda.
L
si chiese se per caso non avesse
superato il punto di non ritorno, per quanto riguardava i sentimenti
che
provava per la ragazza.
Se
fosse stato così, e quasi sicuramente
lo era, ciò avrebbe significato un maggior pericolo per
Sayuri, dato che suo
padre non avrebbe esitato ad usarla per avvicinarlo, e se la vita della
ragazza
fosse stata in pericolo, lui non avrebbe esitato ad intervenire.
Doveva
poi chiedersi se la ragazza
ricambiasse i suoi sentimenti. Se così fosse stato,
probabilmente sarebbe stata
raggiante di gioia, ma allo stesso tempo sarebbe stata più
riluttante ad
abbandonarlo, mettendo a rischio la sua incolumità.
Come
se anche adesso fosse disposta ad abbandonarti, realizzò.
Anche
lui sarebbe stato felice di stare
con lei. Se fosse riuscito a sconfiggere Kira, avrebbero avuto una vita
intera
davanti a loro. Forse quello sarebbe potuto essere un altro motivo per
combattere.
Ma
se questo non fosse successo? Se non
avesse sconfitto Kira, o se fosse morto nel tentativo?
La
scusa del metterla in pericolo non era
valida, riconobbe; lei era già in pericolo in quel momento,
e lui avrebbe fatto
di tutto per tenerla lontana dallo scontro finale. Forse, in quel
momento, la
cosa migliore da fare era dirle tutto, per quanto strano potesse essere.
Tornò
ad osservare lo schermo. Stava
cercando informazioni generali, ma si stava concentrando
particolarmente su
Light Yagami. Proprio come si era aspettato, si era laureato in legge
col
massimo dei voti, poi aveva intrapreso la stessa carriera del padre, ma
raggiungendo vette decisamente più alte: in poco
più di cinque anni, grazie
alla sua dedizione al lavoro (ma anche
grazie ad un certo quaderno nero, pensò L) era
diventato capo della polizia
giapponese.
Era
senza dubbio una carica influente,
che gli aveva permesso di acquistare molto potere. Sulla destra della
pagina
che stava visitando spiccava una foto recente di Light Yagami, ed L
riconobbe
subito il volto affilato e il sorriso apparentemente innocente che
aveva da
ragazzo.
Non
è cambiato di una virgola, pensò.
*
Sayuri
si svegliò, infastidita da
qualcosa che le solleticava il naso. Aprì gli occhi, e vide
davanti a sé una
ciocca di capelli neri che sicuramente non le appartenevano.
Cercò di ricordare
cosa avesse fatto la sera prima: si ricordava perfettamente di L e del
film, ma
le mancava il pezzo fondamentale in cui lei tornava a casa e si metteva
a
letto.
Questo
poteva significare solo una cosa….
Sayuri
scostò i capelli per osservare
meglio la scena. A giudicare dal dolore al collo, realizzò
di aver poggiato la
testa per troppo tempo su una superficie non troppo morbida.
-
Ben svegliata - disse una voce molto
vicina a lei.
Oh
no….
-
Cacchio - disse, la voce ancora
impastata dal sonno.
In
quella posizione, vedeva la scena un
po' sottosopra, ma allo stesso tempo aveva paura di rimettere la testa
in
posizione normale: temeva di scoprire dove esattamente avesse dormito.
-
Avanti, alzati. Non preoccuparti, sei
ancora in tempo per la scuola - continuò la voce.
Massaggiandosi
il collo, si sedette in
posizione normale.
Sayuri
si guardò intorno, trovandosi
praticamente faccia a faccia con L.
Istintivamente,
balzò in piedi e, nel
tentativo di allontanarsi il più velocemente possibile da
quel divano, inciampò
sulla gamba del tavolino e cadde in avanti, sbattendo un ginocchio per
terra.
L
si alzò prontamente per andare in suo
soccorso.
-
Tutto bene? - disse, esaminandole il
ginocchio.
-
Nulla di rotto. Puoi smetterla di
preoccuparti - rispose Sayuri, ancora scioccata.
-
Ho… ho… ho dormito… -
continuò la
ragazza.
-
Sì - rispose L. - Sulla mia spalla.
-
Oh, no… ahi! - esclamò la ragazza,
scattando in piedi e venendo interrotta dal dolore al ginocchio. - Non
avresti
potuto svegliarmi, o mettermi sul letto?
Sembrava
veramente arrabbiata.
-
Sembravi così tranquilla… non ho voluto
svegliarti - rispose L.
Sayuri
sospirò, e si fiondò in bagno.
Naturalmente i suoi capelli facevano schifo, per fortuna in borsa aveva
sempre
una spazzola per i casi d'emergenza.
Anche
quella volta non aveva potuto fare
a meno di passare per una cretina, e non si sarebbe meravigliata se L
l'avesse
chiamata "Bella Addormentata"… sempre che la ritenesse bella.
Si
mise a posto l'elastico della coda, e
si guardò allo specchio. Naturalmente, dato che le sfortune
non vengono da
sole, aveva il lato sinistro della guancia tutto rosso, avendolo tenuto
per
troppo tempo sulla spalla di L, ed era assolutamente impresentabile.
Cercò di
mascherare tutto col trucco, poi scappò fuori dal bagno.
Sarebbe
dovuta arrivare in orario a
scuola a tutti i costi: non che le importasse più di tanto,
ma suo padre
avrebbe saputo della sua assenza, e lei non si sarebbe potuta
permettere nulla
che l'avrebbe fatto insospettire.
-
Io corro a scuola… grazie per avermi
tenuta qui stanotte! - disse Sayuri, prendendo la borsa e fiondandosi
verso la
porta.
La
ragazza corse verso la stazione della
metropolitana.
È
già tardi… speriamo di farcela.
Prese
al volo il primo treno disponibile,
e trovò un posto a sedere accanto al finestrino.
Pensò
a tutto quello che era successo la
sera prima, al modo in cui si era lasciata andare tanto da
addormentarsi sulla
spalla di un ragazzo. Lei non si era mai preoccupata di gesti del
genere in
precedenza, ma in quel caso la questione era diversa: prima di tutto,
si
trattava del ragazzo che amava, e secondo, nonostante lui avesse detto
di no,
era sicura di averlo infastidito per tutta la notte.
Proprio
per questo, il suo comportamento
si rivelava a tratti contradditorio, e non si sarebbe sorpresa se, per
una
volta, L fosse confuso: da una parte voleva stare con lui, dall'altra
aveva
sempre paura di esagerare.
Forse,
se tu gli comunicassi i tuoi sentimenti, riusciresti a fargli capire
cosa ti
passa per la testa, e risolveresti il tuo problema, disse
la vocina.
Aveva
ragione, in fondo: se avesse
ricevuto un rifiuto, avrebbe saputo esattamente come comportarsi,
mentre se la
sua risposta fosse stata affermativa….
Il
volto di Sayuri s'illuminò con un
sorriso al pensiero, e la sua mente si riempì di pensieri
positivi.
Lui
mi vuole bene, credo, anche se a modo suo. Ho ottime
possibilità di successo!
Non
pensò troppo alla possibilità di
essere respinta… lei era fatta così: cercava
sempre di pensare che tutte le
situazioni si potevano risolvere positivamente.
Gli
dirò tutto… alla prima occasione possibile!
Aveva
più di una giornata per pensare a
quello che avrebbe detto, dal momento in cui contava di rivedere L solo
l'indomani sera. In quel momento si sentiva leggera come un palloncino,
e fu in
quello stato che entrò a scuola.
-
Sayuri? - fece Kaori, non appena la
vide.
-
Sì? - rispose la ragazza.
-
Dov'eri ieri notte? Chika ha chiamato a
casa, e tu non eri ancora tornata… ed era molto tardi.
Cos'hai combinato?
-
Oh, lascia perdere. È una storia lunga.
-
E non credi che io debba essere la
prima a conoscerla? Sono la tua migliore amica….
-
Va bene. Per farla breve, sono andata
da Ryuzaki per guardare un film assieme, mi sono addormentata e lui non
ha
voluto svegliarmi - rispose Sayuri.
Ci
volle qualche minuto perché Kaori
smettesse di ridere.
-
Non ci posso credere! Ti sei
addormentata nel bel mezzo di un appuntamento!
-
Beh, insomma, ero stanchissima… e poi,
non trovi che sia stato carino da parte sua lasciarmi lì a
dormire accanto a
lui?
-
Oh, certo. Vabbè che il tuo è un tipo
strano, ma di solito queste cose ai ragazzi non piacciono! - disse
Kaori,
tornando al suo posto.
La
giornata trascorse tranquillamente;
Sayuri però si rese conto della pressione che gli insegnanti
stavano
esercitando su di loro: Aprile si stava avvicinando, e con esso gli
esami di
ammissione all'università; e mentre molti suoi compagni
avevano già le idee
chiare sul loro futuro, Sayuri non aveva la minima idea di cosa avrebbe
fatto.
In quel periodo stava cercando di impegnarsi un po' di più:
forse applicandosi
sulle varie materie avrebbe scoperto cosa le piacesse di più.
Finì
le lezioni solo alle otto di sera, e
non vedeva l'ora di tornare a casa e farsi una bella doccia.
Come
la sera precedente, i suoi piani
furono demoliti da uno squillo dal solito cellulare. Lo tirò
fuori dalla borsa,
e vide che c'era un messaggio non letto.
Incontriamoci
al campo da tennis del centro sportivo della Todai.
Sicuramente
L aveva un motivo ben preciso
per incontrarla in quel luogo, e Sayuri era curiosa di sapere cosa
volesse.
E
poi, avrai la tua occasione per dirgli cosa provi….
Sayuri
si sentì improvvisamente invadere
dal panico. Aveva promesso a sé stessa che gli avrebbe detto
tutto il prima
possibile, e non aveva intenzione di ritirare la sua promessa, ma non
si era
preparata niente da dire, e aveva una paura matta di fare scena muta.
Cercò
di pensare a qualcosa mentre si
trovava sulla metropolitana, ma il suo cuore batteva troppo forte, e le
impediva di ragionare al meglio.
C’erano
un sacco di cose che gli avrebbe
voluto dire… quanto fossero profondi i suoi occhi, e come la
faceva sentire
ogni volta che posava lo sguardo su di lei… quanto fosse
dolce il suo sorriso,
seppur raro e appena accennato… il fatto che stare con lui
fosse la cosa che
desiderava di più al mondo….
Il
viaggio però durò troppo poco per
permetterle di formulare un discorso sensato. Entrò in un
bagno per controllare
di avere un aspetto presentabile, si sistemò trucco e
capelli. Presentarsi ad
un’occasione del genere in uniforme scolastica non sarebbe
stata certo la cosa
migliore, ma non aveva assolutamente tempo per tornare a casa e
cambiarsi. Si
lisciò un po’ la gonna, poi uscì dalla
stazione e corse verso il campo da
tennis, che si trovava proprio davanti all’uscita.
Fece
un respiro profondo.
Calma…
stai calma. Andrà tutto bene.
Tanto
per renderle le cose più difficili,
il cancello che portava al campo era chiuso, e per entrare si sarebbe
dovuta
arrampicare sul muretto di recinzione.
-
Ehi! – urlò – Sei già
lì?
-
Ci sono – rispose L.
Sayuri
cercò di arrampicarsi.
Ora
mi riempirò tutta di polvere….
Il
vero problema, tuttavia, sopraggiunse
una volta che fu arrivata in cima.
Ora,
se scendendo dovessi cadere, non solo ci farei una meschina figura, ma
mi farei
anche decisamente male….
L
si trovava poco più in là,
probabilmente immerso in qualche pensiero dei suoi.
-
Potresti darmi una mano, per favore?
Il
ragazzo accorse prontamente, e le
porse una mano. Sayuri rise.
-
Pensi che la tua mano sia in grado di
sorreggermi?
-
Se dovessi cadere, io sarei comunque
qui – rispose il ragazzo.
-
Hai ragione – rispose Sayuri, prendendo
la mano del ragazzo. Stava tremando, e non era soltanto per
l’altezza da cui
sarebbe dovuta saltare.
Concluse
la discesa senza troppi
problemi, ma sapeva che la parte più difficile di quella
serata non sarebbe
stata quella. Lasciò andare con riluttanza la mano di L.
-
Perché mi hai invitata a venire qui? –
domandò.
-
Perché… perché e un luogo importante
per la storia di cui siamo protagonisti.
-
Importante? E in che senso?
-
In questo luogo ho sfidato tuo padre
per la prima volta.
-
Come? Sai giocare a tennis? E chi ha
vinto?
L
annuì. – Ha vinto lui, quella volta.
Così come ha vinto quando ho cercato di lottare contro di
lui e contro il suo
quaderno.
Sayuri
gli si avvicinò. – Ma ora siamo
qui, giusto? Lo sconfiggeremo, vero?
L
annuì. – Siamo in due, stavolta. E se
il destino… se tu mi hai permesso di tornare in questo
mondo, è perché devo
prendermi la mia rivincita. E chissà… magari
potremmo organizzare un’altra
partita, sempre qui….
Sayuri
annuì. Da quel momento, sarebbe
toccato a lei parlare. Era arrivato il momento.
-
L… devo parlarti di una cosa importante.
-
Dimmi – rispose il ragazzo.
Sayuri
fece un respiro profondo. – Ecco…
non so nemmeno da dove cominciare, a dire il vero. Non mi sembra
nemmeno
possibile, forse… non ho mai conosciuto nessuno come te,
tutti i miei amici
sono così diversi, se ti conoscessero sono sicura che non
crederebbero alle mie
parole… non so nemmeno come spiegarlo… siamo
così diversi, ma è più forte di
me… il modo in cui mi sento quando tu sei accanto a
me… so di essere al sicuro,
eppure mi sembra quasi che la terra sotto di me scompaia… e
sono felice, sai? Molto
felice… e mi basta solo un tuo sguardo, un tuo sorriso, una
tua parola per
farmi sentire così… basta soltanto che un tuo
dito mi sfiori, ed ecco che il
cuore comincia a battermi tanto da farmi male… non riesco ad
evitarlo, non
posso controllare il mio cuore… a volte tutto ciò
mi fa comportare da stupida,
so che te ne sei accorto, e anche adesso non so perché ti
stia dicendo tutte
queste cose… ma c’è una cosa che so. L,
lo so che tutto questo ti sembrerà
strano, lo so che non condividerai mai, e che il mio sogno è
destinato ad
essere cancellato in questo momento, ma io….
Sayuri
si bloccò improvvisamente.
Che
fai? Non bloccarti, non adesso, non ora che stai per dirgli quelle
parole….
L,
che fino al secondo prima era rimasto
a qualche metro da lei, fermo a guardarla, si stava avvicinando.
Uno,
due, tre passi, è sempre più vicino….
-
… io….
Era
così vicino che avrebbe potuto
toccare il suo viso senza nemmeno tendere tutto il braccio….
-
… ti….
Era
così vicino che l’unica cosa che
riusciva a vedere davanti a sé erano i suoi
occhi….
-
… amo….
Accadde
tutto in un attimo. Sayuri non
riuscì nemmeno ad accorgersene, quando sentì le
labbra di L sulle sue.
La
stava baciando. Era solo un bacio,
solo un piccolo bacio, ma si sentiva quasi come se stesse per svenire.
Quando
il ragazzo si separò da lei, sembrò quasi che,
invece di pochi secondi, fosse
passata un’eternità. Lui continuava a guardarla
negli occhi… ora sapeva che
effetto questo avesse su di lei.
Sayuri
sorrise. Si sentiva la ragazza più
felice del mondo. Incurante di tutto, abbracciò L,
stringendolo più forte che
poteva. Sentiva le braccia del ragazzo sulla sua schiena, e in quel
momento
seppe che anche lui era lì per proteggerla, che tra le sue
braccia era forse
l’unico luogo in cui si sentiva realmente al
sicuro… non voleva separarsi da
lui. Ora che sapeva che lui era suo, non avrebbe mai voluto sciogliere
quell’abbraccio.
Mentre
sorrideva, sentiva gli occhi
bagnarsi di lacrime. Era davvero così felice?
-
Va tutto bene? – disse L,
accarezzandole una guancia con un dito.
Sayuri
annuì. – Credo di non essere mai
stata così felice.
L
le sorrise. Era il solito sorriso appena
accennato, quello che Sayuri adorava. – Sono contento che sia
così.
-
Credo… credo che ora però debba andare.
Chika si starà preoccupando, non mi vede da ieri –
disse Sayuri. Lei non voleva
andarsene. Sarebbe voluta restare con lui in quel campo, anche per
tutta la
notte….
-
Ti accompagno a casa – disse L,
improvvisamente.
-
Grazie – rispose Sayuri. Stava
sorridendo come se i muscoli del suo volto fossero stati incapaci di
muoversi.
Non appena saltò giù dal muretto,
scoprì di vedere il mondo con occhi diversi;
o meglio, in quel momento riusciva soltanto a vedere lui, L, che le
camminava
accanto, le loro mai che ad ogni movimento si sfioravano, i loro
sguardi che si
incontravano….
Rimasero
in silenzio fino alla stazione
della metropolitana: semplicemente, non avevano bisogno di parlare.
Sayuri
ruppe il silenzio solo una volta
che ebbero trovato un posto sul treno.
-
Sai, credo che tutta questa storia di
tornare a casa in orario ricordi un po’
Cenerentola… tu saresti il principe, ti
andrebbe bene?
-
Suppongo che non sia il ruolo più
adatto per me. Non sono vestito in modo adeguato – rispose L.
-
Hai ragione, forse – disse Sayuri,
posandogli una mano sul ginocchio – ma per me, credo che tu
sia ancora
migliore!
L
la guardò. Era lo specchio della
felicità, con quello splendido sorriso a trentadue denti.
Non avrebbe mai
creduto che un solo gesto e così piccolo potesse bastare per
rendere così
felice una persona. Non sapeva ancora esattamente cosa
l’avesse spinto a farlo,
ma sapeva che se lei era felice, automaticamente lo sarebbe stato anche
lui. E,
soprattutto, sapeva che se lei non avesse parlato, sarebbe stato lui ad
iniziare un discorso simile. Poteva ciò che provava per lei
definirsi amore?
Scesero
dal treno; il viaggio non era
durato molto.
-
Forse è meglio se vado verso casa da
sola… papà potrebbe essere dentro a spiare dalla
finestra in attesa del mio
ritorno – disse Sayuri.
-
Hai ragione – rispose L – Per una
volta, non ci avevo pensato. Allora… ci vediamo
domani….
Aveva
pronunciato quell’ultima frase abbassando
leggermente la voce.
-
Ehi… hai paura che mi padre abbia un
super udito e riesca a sentirti anche fino a qui? Prima di andare via,
aspetta
un attimo….
L
la fissò con aria interrogativa.
-
Beh, sei stato tu a baciarmi… non credo
che sia una cosa equa!
Si
avvicinò a lui e lo baciò, alzandosi
sulla punta dei piedi.
-
Così va meglio… ora vado, a domani!
Sayuri
corse fuori dalla stazione.
Mi
ha baciata, l’ho baciato.
Era
così euforica che non riusciva a
smettere di correre. Addio preoccupazioni, addio tristezza: in quel
momento
c’era posto solo per la felicità.
Quando
tornò a casa, trovò Chika ad
attenderla. Sicuramente la stava aspettando per farle la ramanzina,
come
biasimarla?
-
Sono tornata! – disse, dopo aver aperto
la porta.
-
Oh, sei tu Sayuri… beh, era ora che
tornassi a casa!
-
Hai ragione… ho avuto delle cose da
fare, tutto qui….
Chika
sorrise.
-
E visto che sei così felice, immagino
che non ti sia successo nulla di brutto, giusto?
Sayuri
scosse la testa. – Domani ti
racconto tutto… ora però preferirei andare a
letto, sono molto stanca….
Salì
velocemente, e si preparò per
dormire. Mentre si infilava il pigiama, si sentiva come in uno stato di
trance…
semplicemente, non poteva ancora credere che tutti gli avvenimenti di
quella
sera fossero reali… eppure, mentre era sdraiata sul letto,
continuava a
rivivere quei momenti… quel bacio… forse solo in
quel momento si rese conto che
tutto ciò era accaduto veramente, e sorridendo si
addormentò.
* Traduzione: "Brilleremo di
più quest'estate soltanto vivendo appieno il presente" . La
canzone è "Glitter" di Ayumi Hamasaki.
Ok... dopo questo ritardo
incredibile nella pubblicazione non so cosa dirvi... scusatemiii
ç__ç in questi ultimi mesi purtroppo
l'università non è stata clemente con me
ç__ç spero comunque che questo capitolo vi
piaccia *prepara ombrello per i pomodori* Naturalmente un
grazie a tutti coloro che seguono e che ogni tanto lasciano qualche
commento, siete fantastici =)
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