Prima
di tutto devo scusarmi per non aver più aggiornato, ma tra
gli esami da preparare, la tesi a cui pensare e una piccola mancanza di
ispirazione non sapevo più dove sbattere la
testa..cercherò di postare un po’ più
spesso..
Ringrazio nuovamente chi ha la pazienza di leggere e commentare questa
piccola storia senza alcuna pretesa..
@Blue_moon:
esame fatto, adesso ho un po’ più tempo libero per
scrivere. Già con questo capitolo e dal prossimo si
comincerà a scoprire qualcosa in più sulla
ragazza sognata da Jared.
@shanna_b:
grazie per quello che hai scritto, sono contenta di essere riuscita a
trasmettere almeno un po’ della sua sofferenza. E ora
vedrò di andare avanti.
@candidalametta:
hai ragione su Shan e Tomo. Nella mia testa la storia dovrebbe
cominciare a prendere più vita con questo capitolo e nei
prossimi quando entrerà in scena il nuovo personaggio.
Detto questo non mi resta che augurarvi ancora una volta buona lettura!!
Capitolo 3
La fresca aria del mare mi circonda e l’odore della salsedine
è persistente a quest’ora del mattino. La baia di
Santa Monica è deserta: le onde si infrangono dolcemente
sulla sabbia della spiaggia, nessuna impronta nelle direzioni in cui
spazia il mio sguardo e nessun rumore dal luna park alle mie spalle.
Sono da solo, completamente in balia dei miei pensieri e di me stesso,
ma non mi dispiace questo senso di solitudine, perché ho
bisogno di pensare e per farlo ho scelto uno dei luoghi in cui amo
rifugiarmi, in cui la mia mente è in grado di librarsi nel
cielo, in cui i miei occhi riescono davvero a vedere
nell’infinito, in cui il mio cuore è libero di
fare tutte le sue strane congetture.
E’ la prima uscita che faccio dopo qualche giorno chiuso in
casa con la febbre, ma sentivo proprio la necessità di
venire qui, dove il tuo ricordo è persistente,
perché sei l’unica a cui ho mai mostrato questo
mio piccolo pezzo di mondo, questo piccolo angolo di baia da cui per
primi si è raggiunti dai raggi del nuovo giorno. Mi hai
quasi tormentato durante le notti di malattia… la tua
immagine non mi ha lasciato un solo momento e finalmente mi sono
deciso… voglio rivederti, scoprire se ti sei completamente
dimenticata di me e ti sei fatta una vita, oppure se hai relegato il
mio ricordo in uno scatolone malandato chiuso da qualche parte del tuo
cuore, oppure se in qualche modo ne faccio ancora parte.
L’unica soluzione a cui sono arrivato è che ho
bisogno di avere delle risposte, ma so anch’io che non posso
presentarmi da te all’improvviso e ricomparire dopo quasi
dieci anni dicendo un semplice “Ciao, sono Jared. Ti ricordi
di me?”. Se per caso tu non fossi cambiata di una virgola,
caratterialmente parlando, mi ritroverei preso a calci e con la faccia
strisciata sull’asfalto. Per certi comportamenti hai sempre
avuto un odio profondo, me lo ricordo molto bene perché ci
siamo fatti delle gran belle litigate, o meglio animati scambi di idee
come amavi chiamarle tu, per questo.
Dieci anni… il tempo è passato così
velocemente che ripensandoci ora non mi sembra possibile, come quando
stavamo insieme e ci sembrava sempre di non avere abbastanza ore da
passare in giro per le strade di Los Angeles o nel tuo appartamento. La
verità è che il tempo passa per tutti nella
stessa maniera; i secondi scorrono con la stessa veloce lentezza in
ogni angolo del mondo, simili ai battiti di un cuore che nonostante
tutto non si fermerà mai, qualunque cosa succeda.
Sono consapevole che era solo grazie alla tua presenza che ne volevo
ancora di quei secondi preziosi. Il solo fatto che tu fossi
lì con me modificava la mia percezione del mondo circostante
e mi sentivo in grado di fare qualunque cosa… su questo
aspetto non sono molto cambiato negli anni, faccio ancora tutto
ciò che mi passa per la testa, sono egocentrico e tutto il
resto, ma in una maniera diversa, perché i miei
“complici” sono cambiati.
Lancio un’ultima occhiata davanti a me, verso quel punto di
contatto tra cielo e terra anelato dai grandi eroi e ora reso infuocato
dalla corsa del carro di Apollo, e le mie labbra si increspano in un
sorriso prima di salire di nuovo sulla bici e tornare a casa.
Finalmente so cosa devo fare.
Faccio giusto in tempo a varcare la porta d’ingresso che
Shannon mi assale chiedendomi se mi ero dimenticato la riunione di oggi
per gli ultimi preparativi prima della partenza per l’Europa.
“Sono qui, per cui non direi che mi sono scordato qualcosa.
Credo di essere la persona meglio organizzata che tu conosca, o sbaglio
fratello?”.
“Sì sì, ok… Più
che organizzato però direi pignolo al limite
dell’umana sopportazione, oltre che
dannatamente…”
“Bello? Affascinante? Intelligente? Sexy? Stavi per dire sexy
non è vero?”. Senza rendermene conto ho sorriso di
nuovo e fatto la prima battuta da qualche giorno a questa parte; Shan
ovviamente se ne è accorto e mi risponde di conseguenza.
“In realtà ero più propenso verso un
fuori di testa, che in effetti comprenderebbe anche questo tuo
improvviso sbalzo d’umore rispetto agli ultimi giorni, ma
lasciamo perdere. Si può sapere che ti prende
invece?”
Eccolo lì che ci riprova, la solita domanda per cercare di
scoprire dov’è finita la mia testa negli ultimi
tempi. Stavolta però ho una risposta da dare rispetto ai
suoi tentativi precedenti.
“Ti ricordi di Hayley?”
Dal modo in cui mi osserva intuisco che non si ricorda di lei, oppure
è diventato davvero bravo come attore… no, questo
è impossibile… per quanto gli voglia bene, se
volesse darsi alla recitazione lo bloccherei subito.
“Il Secret Garden? Neanche questo nome ti dice
niente?”
Finalmente i suoi occhi felini si animano. Deve essergli tornato in
mente qualcosa.
“Quel locale minuscolo dove abbiamo suonato agli inizi dici?
Certo che lo ricordo quello! Non gli avrei dato niente da fuori, ma
l’acustica era fenomenale anche se era tipo un sotterraneo! E
poi c’era quel pezzo di giardino all’aperto. Dovrei
aver fatto delle foto, chissà dove le ho messe…
Aspetta un momento, questo cosa c’entra?”. Alzo gli
occhi al cielo e sospiro. “Faceva la cameriera lì.
E’ stata lei che ci ha seguiti tutto il tempo per aiutarci a
preparare tutto alla perfezione. Avevi tentato di farle uno scherzo dei
tuoi e lei per ripicca ti ha nascosto tutte le bacchette. Meno male che
ha avuto pietà e te le ha ridate, altrimenti avresti suonato
la batteria con le mani.”
Altro lampo nei suoi occhi. “E’ vero! Quella
sottospecie di mostriciattolo ce l’aveva con me
perché le avevo anche rovesciato addosso un boccale di birra
e l’avevo pure presa in giro non so quanto. Mentre suonavamo
era la più scatenata tra il pubblico… mai visto
una ragazza pogare quanto lei. Non siete usciti insieme per un
po’?”
“Già. Voglio rivederla Shan.”
Non ribatte niente. Mi fissa con quel suo sguardo da fratello maggiore
per un paio di minuti e poi un semplice cenno del capo per farmi capire
che va bene. Penso sappia che se anche avesse avuto qualcosa da ridire
comunque avrei fatto di testa mia, quindi tanto vale appoggiare questa
mia scelta e sperare nel minor numero di danni possibili dal suo punto
di vista.
Questa volta abbiamo deciso di metterci in cucina per vedere di
sistemare le ultime cose. Il tavolo praticamente è sommerso
di fogli e cartoni quasi vuoti di pizza, se non sapessi la sua esatta
posizione forse non capirei che c’è sotto quel
macello di roba.
Tutto procede bene ed è organizzato in maniera perfetta come
piace a me: date fissate, percorsi per i vari spostamenti europei
decisi, interviste varie incastrate a dovere, giorni di pausa inseriti.
Sono pure riuscito a crearmi dei percorsi alternativi per visitare
alcune città che non toccheremo con il tour, e magari
riuscirò a coinvolgere anche Tomo e Shannon a seguirmi per
centri storici e musei.
FINITO! Ci abbiamo impiegato mezza giornata ma finalmente abbiamo
finito. Emma è appena andata via e ha rischiato di
inciampare nei gradini del vialetto, per fortuna che David è
riuscito ad afferrarla prima che cadesse e spargesse in giro il lavoro
di un pomeriggio infinito di lavoro. Tomo e mio fratello invece stanno
trafficando in cucina; se non sapessi che il nostro chitarrista
è uno chef diplomato sarebbe il caso di preoccuparmi almeno
un po’, ma tanto non devo mangiare quello che stanno
preparando loro in teoria. Dovrebbe passare anche Vicki più
tardi, quasi quasi le chiedo di portare anche quella sua palla di pelo
rossiccio che ho voglia di qualcosa da stuzzicare e coccolare.
Di là è appena caduta una pentola per terra a
giudicare dal rumore, ma non ho intenzione di alzarmi dal divano. Sono
troppo comodo seduto qui e poi sto pensando a cosa fare domani:
presentarmi spudoratamente rischiando la faccia oppure fingere di
essere un semplice cliente che ha bisogno di un buon caffè?
|