P.s.
Volevo informare che a breve pubblicherò una one-shot integrativa di questa
fic, ma che sarà ( NATURALMENTE ) uno spoiler ( con i controfiocchi!).
In tanto vi annuncio il titolo: “Ultimo bagliore”
13.
Figuracce dai risvolti inaspettati
POV LOUREN
<< Tesoro, puoi
passarmi il tuo costume? >>.
La voce della zia mi trapassa
dolcemente, con la sua voce squillante ma allo stesso tempo leggermente
impastata per l’ora mattiniera.
Prendo come un’automa il mio
costume dai panni da stirare e glielo passo.
La fisso stirarlo, mentre
un’ondata di brutti ricordi del giorno prima mi dilaniano la mente.
“Sabbia, paura, passione,
rabbia e dolore”
<< Louren? Tutto bene?
>> mi chiede apprensiva avvicinandosi.
Le faccio un segno di
assenso, con gli occhi lucidi.
Nel guardarla negli occhi non
ce la faccio e scoppio a piangere.
Subito lascia il ferro da
stiro e mi abbraccia.
Mi lascia piangere così, tra
le sue braccia come avrebbe fatto la mamma.
<< E’ successo qualcosa
con Trevor? >> mi chiede gelandomi sul posto.
Smetto immediatamente di
piangere e la guardo terrorizzata.
Non voglio che sappia cosa
sia successo ieri.
Trevor non è cattivo, ma la
zia potrebbe starci molto male interpretando male quello che è successo ieri.
Non lo deve sapere, è per il
bene della famiglia.
La colpa è mia.
Se magari lo avessi
ricambiato ora non starei così, e non saremmo a questo punto.
Ma perché…doveva succedere
ciò?
Non posso mentirle totalmente
però, certe cose si vedono, come l’evitarlo.
<< Ieri mio figlio si è
dichiarato e tu l’hai rifiutato, giusto? >> mi chiede cauta.
Visto, lo immaginavo che
avesse capito in parte.
<< Per me è un fratello
>> esordisco non sapendo come possa reagire lei.
Mi sorride dolcemente.
<< Dovresti dirglielo,
poi piano piano capirà! >> e riprende a stirare.
La fisso con lo sguardo perso
chissà dove.
Ammetto che non ci sia stato
dialogo tra me e lui, ma…
Perché non provare a
chiarire?
E’ la cosa migliore, ma ho
paura di come possa reagire.
Non mi pare che sia una
semplice cotta.
Mi porto una mano al polso
destro, dove nascosto dalla maglietta c’è un livido violaceo.
No, non lo è.
Questa cosa mi fa davvero
paura.
<< Meglio fare una cosa
oggi che rimandarla domani. E poi provare non costa nulla >>.
E come se mi avesse letto nel
pensiero mi spinge verso la giusta direzione.
Si ha ragione.
<< Ma è meglio se prima
corri a scuola che è tardi! >> assentisco persa in un futuro incerto,
pieno di paure e reazioni immaginarie.
Esco dalla stanza del bucato
e mi dirigo in cucina, prendo lo zaino e corro alla fermata dell’autobus.
No, non è il caso di salire
in macchina con lui.
E mentre aspetto il mezzo pubblico
mi preparo sul come affrontare mio cugino.
***
Cammino a passo di tartaruga
verso la palestra.
Gli altri in confronto a me
sembrano dei treni in corsa, tanto vado lenta.
Non ho la ben che minima
fretta di arrivare là.
Si perché c’è proprio una persona
che vorrei evitare.
No scusate.
La mia testa mi dice di
evitarlo, il mio cuore un altro.
Passo dopo passo sembra di
andare sotto il patibolo.
Quando arrivo davanti alla
porta esterna dell’edificio la apro con cautela e sgattaiolando con passo
felpato da ladro mi dirigo negli spogliatoi femminili e mi cambio, tanto
lentamente da far spazientire Amy.
Alzo gli occhi al cielo non
appena si lamenta nuovamente e mi trascina fuori di lì.
In palestra mi nascondo tra
il gruppo delle ragazze, cercando di non essere notata da Maxwell non appena
entra pure lui.
Fisso costantemente a terra
il parquet da palestra sportiva, evitando il suo volto.
Quando ci dice di iniziare a
correre per il riscaldamento oso appena alzarlo quanto basta per non andare
addosso ad un compagno di corso.
<< Ma cos’hai?
>>.
La voce affannosa di Amy
richiama la mia attenzione e mi spingo ad alzare il volto e fissarla.
<< Nulla >>
mormoro agitata.
Lei alza le spalle e continua
a correre al mio fianco.
Un fischio riempe l’aria per
un breve momento.
Mi giro sempre correndo per vedere
da dove provenga.
Non faccio in tempo a
realizzare che proveniva da Max, che vado a sbattere contro qualcuno cadendo
rovinosamente a terra.
Alzo lo sguardo dispiaciuto,
già scusandomi a parole.
Ciò che trovo è un ragazzo
della capigliatura rosso fuoco sparata a riccio che mi porge una mano per
rialzarmi.
Gli sorrido cortese,
chiedendogli scusa ancora e prendendo la sua mano.
Con un unico gesto mi solleva
rimettendomi in piedi.
Entrambi fissiamo l’insegnate
che ha già preso a parlare.
Io mi guardo in torno
sperando che nessuno mi abbia notato, ma pare vano sperarlo.
Amy e Charlotte, insieme a
due ragazzi a tre piedi di distanza da me se la ridono sotto i baffi.
Quello accanto pare
accorgersene del mio imbarazzo, come del rossore che colorano naturalmente le
mie guance, e mi da un leggero cozzo alla spalla con il braccio, come a dire
“fregatene”.
Assentisco leggermente, anche
se poco convinta.
Quando sento il mio nome,
sobbalzo imbarazzata.
Vedo che tutti mi guardano e guardo
verso chi mi ha chiamata, capendo che ci stiamo spartendo la palestra per
dividerci in uno sport.
A quanto pare oggi niente
test.
Propongo la prima cosa che mi
passa per la testa.
<< Basket >> ma
me ne pento un attimo dopo.
Vedo Maxwell alzare comicamente
un sopracciglio, mentre il resto della classe guardarmi scettici.
Che ho detto?
Maxwell non si sofferma un
attimo di più, producendomi un colpo al cuore.
Ma come?
Un solo misero sguardo per il
bacio che ci siamo dati?
Non mi merito qualcosa di
più?
Un sorriso?
No, forse mi sono illusa
troppo.
Complimenti Louren, hai vinto
il mongolino d’oro.
Mi riprendo, scacciando in
dietro le incipienti lacrime che stavano per scorrermi, non appena mi sento
trascinare per un braccio dal rosso di prima.
Lo guardo perplessa finchè
non mi porge in mano un pallone arancione e capisco.
<< Allora, facciamo tre
contro due >> mi spiega mentre un altro ragazzo, questa volta castano e
piuttosto spilungone si avvicina a noi.
A quanto pare hanno capito
che la sottoscritta è una mezza calzetta in quel gioco.
Fantastico, anche se non
hanno tutti i torti di questo mondo a pensarlo.
<< Io sono Tim – dice
il rosso, poi indicando il castano – lui è Lucas e gli altri due ricordali solo
come Idioti! >> e gli sorride contro strafottente.
<< Ha parlato miss Decerebrato!
>> gli risponde uno dei due Idioti.
<< Io sono James e lui
è Albert >> parla quello moro, per poi indicare il ragazzo…che qualche
settimana prima mi aveva dato noia a fine ora!
Quest’ultimo non fa una piega
e porgo a tutti la mano presentandomi.
Dopo le presentazioni Tim e
Lucas si mettono nella nostra parte di campo vicino al canestro e mi spiegano
le regole apposite per giocare in appena poco meno di una ventina di metri
quadrati di campo.
Appena finisce iniziamo e …è
divertentissimo!
E’ fighissimo.
Il correre all’impazzata
dietro uan palla, il cercare di palleggiare e allo stesso tempo di tenere lontani
gli avversari. Fare passaggi di palla calcolati ai compagni ma giusti per fare
canestro! Pensavo fosse impossibile con la mia altezza e invece ne ho pure
fatti due! Uno per passaggio di Lucas e un altro per merito di Tim!
E’ il più bello sport a cui
abbia mai giocato!
Dopo neanche mezzora
dall’inizio, al canestro di Lucas mi avvicino per dargli una pacca alla spalla come
a elogiarlo assieme al rosso, guadagnandomi una spettinata di capelli come
gesto di reciproco.
Poi torniamo ai nostri posti
e tra uno smacco e l’altro recuperiamo palla.
Trovandomi in procinto del
sotto canestro Tim mi passa la palla e faccio questa volta io canestro.
Non faccio in tempo a
riprenderla per passarla agli avversari per la rimessa dalla loro, che mi sento
sollevare e mi ritrovo a sedere sulle spalle di Lucas, con l’altro compagno a
festeggiare animatamente.
<< E abbiamo vinto!!!
Schiappe! >> urla Lucas contro gli altri due mentre saltella con me sulle
sue spalle.
Io imbarazzata mi aggrappo al
suo collo come posso.
<< Ma come vinto? Non
abbiamo appena iniziato? >> chiedo perplessa e rossa ai miei compagni.
<< Capisco che tu ci abbia
preso gusto, ma non potevamo mica arrivare a 100! La mini partita finiva a 50
punti! Ora passiamo al calcio! Sei dei nostri vero? >> mi spiega
divertito il rosso.
Io assentisco imbambolata,
chiedendo cortesemente di scendere.
<< Non prima
dell’ultimo canestro! >> detto ciò Lucas ballonzola sotto il canestro e
mi fa tirare, o meglio mettere la palla dentro al canestro, sotto gli occhi di
tutta la classe.
Forse adesso capisco perché
si festeggia tanto quando si fa punto o si vince in una partita.
Si è esaltati all’inverosimile
perché la vittoria piace ed erigersi sugli altri ancora di più!
Tra le risa scendo, mentre
Tim prendendomi per le spalle e abbassandosi alla mia altezza, mi trascina
verso l’altra metà campo dove i ragazzi stanno facendo le squadre per giocare a
calcio, mentre la nostra parte di campo viene occupata da tutte le ragazze del
corso per giocare a pallavolo.
<< Steerly! >>.
Mi giro imbarazzata verso il
mio professore preferito.
<< Vieni >> mi
dice, accennandomi a seguirlo, mentre stacco pure Lucas, che invece si era
appoggiato alla mia testa a mo di scoglio-salva-vita.
Non appena lo raggiungo nello
stanzino del corridoio interno dove lo avevo visto scomparirci dentro un attimo
prima, mi guardo attorno perplessa.
Ma dove…
Al rumore di della porta
sbattuta alle mie spalle sobbalzo vistosamente sul posto, facendomi girare
verso chi l’ha chiusa alle mie spalle.
Max mi fissa con le braccia
incrociate al busto, appoggiato alla porta.
Sento l’atmosfera cambiare
mano a mano che i secondi passano, l’uno nello sguardo dell’altro.
Il mio cuore sembra battere
al ritmo delle ali di un colibrì.
Alla fine si stacca dalla
porta, annunciando sul volto un mezzo sorrido e avvicinandosi lentamente, fino
a fermarsi quando non c’è più spazio tra di noi.
Si abbassa alla mai altezza.
<< Come fai? >>
mi soffia in volto.
Lo guardo perplessa non
capendo.
<< A fare …cosa?
>>.
Pendo dalle sue labbra e da
ogni parola che ne uscirà.
Pensavo che fosse il momento
della resa dei conti, dei chiarimenti ma…
<< A farmi ingelosire…
>> lo dice come se non ci credesse neppure lui.
Forse è così.
<< Non ci consociamo
quasi nemmeno >> dico senza pensarci, troppo persa in altro.
<< Ti ho baciata
>> riprova cocciuto.
<< Potevi baciare
chiunque, anche uno sconosciuto >> ribadisco, più cocciuta di lui.
Fa una smorfietta davvero
buffa, allontanadosi impercettibilmente dalle mie labbra protese.
<< Se permetti
ribadisco : sconosciute >>.
Dopo aver difeso i suoi gusti
mi posa una calda mano sul mento e con il pollice accarezza il contorno delle
mie labbra.
Lentamente, come una lunga e
seducente tortura che vorresti non finisse mai.
Socchiudo gli occhi
estasiata.
Gli basta così poco per
sottomettermi.
<< Mi attiri come una
falena alla luce >> esordisce interrompendo il nuovo silenzio.
Apro gli occhi sorpresa con una
vana speranza.
<< Ti piaccio >>.
Ma dove l’ho trovato tutto
questo coraggio?
Ma cosa ho detto?!
Che qualcuno mi dia una palla
e mi seppelliscano!
Cosa ho detto?
Signore, fa che sia solo un
incubo…
<< Può essere…>>
detto ciò unisce le nostre labbra.
E mi perdo.
Si, nelle sensazioni più
nuove e impossibili che abbia mai provato.
Mi ha già baciata, ma cosa
c’è di diverso?
Non capisco…
Le sue labbra toccano sicure
le mia con movimenti lenti.
Calde e morbide.
Una tentazione insostenibile.
Porta una mano al mio volto,
per poi procedere verso la mia coda e sciogliermi i capelli e giocarci.
Allo stesso tempo mi aggrappo
a lui, stringendo in pieghe il tessuto della maglia del suo torace per non
perdere l’equilibrio man mano che aumenta la forza.
E’ un bacio così passionale…
Poi all’improvviso come è
iniziato, tutto finisce.
Le sue labbra sulle mie, la
sua mano trai miei capelli, la sua mano sul mio fianco.
Lo guardo stralunata non
capendo cosa succeda.
Sorridendomi fa scorrere la
mano dai miei capelli, alla mia schiena spingendomi contro di lui.
<< Si, direi che è
confermato >> mi sussurra all’orecchio, per poi farmi un buffetto sulla
guancia e scaricarmi in mano una pila di tuniche in fibra colorate, con la
scusa “per la scena”.
Come un’automa assentisco e
torno in palestra.
Distribuisco le maglie e
sotto l’attento sguardo del mio baciatore proibito mi accingo a giocare con i
miei nuovi amici.
Chi l’avrebbe mai pensato che
sarebbe stata una giornata così proficua e positiva?
***
<< Ehi, ci sei o ci
fai?! >>.
<< Eh? >> chiedo
tornando alla realtà, per poi fare un lungo e lento sospirone da oscar.
“Mi ha baciato nello stanzino
e ha confermato che gli interesso,e per di più è geloso di me!”.
Come faccio a non esserne
felice?
Impossibile!
Sorrido estasiata dai
fortuiti eventi, assai inaspettati.
<< Ti vuoi svegliare?
>>.
Porto annoiata lo sguardo su
chi mi sta a fianco.
Clauser.
Subito mi ricompongo,
raddrizzandomi sulla sedia dalla posizioni semi sdraiata appoggiata al gomito,
prestandogli massima attenzione.
<< Scusa…>> dico
dispiaciuta.
In compenso mi guarda
arcigno.
<< Ma stai bene? Tu che
mi dici scusa è anomalo >> sta zitto un momento.
<< E’ il primo aprile?
>>.
Alzo gli occhi al cielo.
<< Non è ancora
arrivato. Ma è così smanioso di ricevere il mio pesce d’aprile?
>> sorrido maligna.
Ah…che lunga lista di cose che
gli potrei fare.
Nemmeno a natale mi sarei
potuta divertire così tanto in confronto alla lista che ho messo giù da
realizzare!
Non so perché ma quest’uomo
tira fuori il peggio di me.
Preoccupante la cosa.
<< Già stavo a fare il
festino se avevi smesso di darmi del lei, e invece…>>.
Si porta la mano sotto il
mento e mi fissa.
Mi giro completamente verso
di lui per non storcere al testa.
<< Perché con tutti i
professori adesso sei un agnellino a eccezione del sottoscritto? >> mi
chiede curioso, ma serio.
<< Sarà perché mi
ispira…>> chiudo il discorso così, prendendo il foglio sottomano e
riprendendo a scrivere.
<< O per inguaribile
orgoglio >>.
Adesso mi volto io, non
capendoci nulla.
<< Orgoglio? >>
ripeto persa.
<< Sai, quel
caratterino che ti ritrovi ti spinge a sfidare chiunque riesca a tenerti testa
>> spiega adesso con l’espressione tranquilla, vivacizzata pian piano da
un’adorabile smorfietta.
<< Hai trovato pane per
i tuoi denti >> conclude a quanto pare, entusiasta di questa prospettiva.
<< Lei fa dei
ragionamenti contorti, ma è normale scusata la sua età >> dopo quest’ultima
frecciatina riprendo a scrivere.
<< Me le mangio a
colazione le pestifere come te >> replica con un intonazione dalla
parvenza divertita .
<< Stia attento a non
ingrassare che poi non può andare a correre per colpa del ginocchio sbilenco
>>.
Possibile che oggi non se la
prenda?
Uffa, proprio oggi lo dovevo
beccare loquace?
<< Faccio abbastanza
sport da tenermi in forma, basta vedere con te. Faccio pure il bis! >>
finisce regalandomi un sorriso da film.
Da quanto è grande il sorriso
penso che potrebbe illuminare tuta la stanza.
Domani per precauzione
porterò gli occhiali da sole…
Lo guardo attenta.
Mi fa senso vederlo così…
Si insomma così di buono
umore, poi non si arrabbia neppure se lo offendo.
E poi i sorrisi…
Che qualcuno mi salvi!
Ci manca solo che si offra
pure di farmi i compiti e siamo a posto.
<< Allora le consiglio
di munirsi di uno stuzzicadenti >> detto ciò lascio perdere e continuo il
mio lavoro, fino alla fine del pomeriggio.
Prima che esca di aula mi
richiama, bloccandomi.
<< Come mai ieri sei
stata assente? >> mi chiede mentre indossa la giacca.
Alzo le spalle insofferente.
<< Una gita in famiglia
>> ribadisco il più freddamente possibile.
Non voglio che si allarghi
con me.
Assentisce convinto di
qualcosa, magari di un pensiero che trova divertente.
<< Le ho sempre
adorate. Ti sei divertita? >> mi chiede avvicinandosi.
In un solo momento la
maschera teatrale mi cade , al ricordo del giorno prima.
Un lungo brivido freddo blocca
ogni mio muscolo, gelandomi il sangue nelle vene.
Quando mi riprendo esco
dall’aula ignorandolo, concedendogli un “ Male” come risposta, per poi correre
alla fermata degli autobus.
Ma proprio mentre aspetto il
mezzo vedo uan macchina nera fermarsi davanti a me.
Un finestrino si abbassa e un
volto si sporge in fuori.
<< Posso offrirle un
passaggio sua Maestà Permalosia fatta a persona? >>. Il mio professore
personale, quello più insopportabile di tutti mi usa una gentilezza?
Piuttosto che salire nella
sua macchiane mi la faccio tutta la strada a piedi sotto un temporale.
Stizzita e offesa per il suo
anomalo comportamento, seguito dalla sua ultima presa di giro, incrocio le
braccia al corpo e giro la testa dalla parte opposta.
<< Neanche morta
salirei mai sul…>> mi blocco immediatamente alzandomi dalla panchina e
salendo nella sua auto, tutto in una manciata di secondi.
Lasciandolo ancora allibito per
la mia improvvisata, rimette in moto mentre io mi rinchiudo in un silenzio di
tomba, troppo scioccata per quello appena visto…
Angolino
autrice
zia_addy:
Ciao! Mi dispiace di averti traumatizzata per Trevor…mi ci è scappato il dito
XP! Affatto, mi fa piacere che tu mi corregga! Spero di aver limitato gli
errori! Spero che almeno questo nuovo chappy ti piaccia! KISSES!!!!