Tesoruccio, quand'è che metterai la testa a posto?! di Amy Dickinson (/viewuser.php?uid=81391)
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LAMù 9
Capitolo 16
Epilogo
Ataru chiese a Ran e Rei di accompagnarlo a casa di Lamù, poiché aveva deciso di partire subito.
Nonostante le insistenze di Ran non aveva voluto dire altro.
Quando raggiunsero la grande casa di Lamù, Ataru salutò i ragazzi.
“Sicuro che sia quello che vuoi?”
“Non lo so Rei, davvero, stavolta non so dirti…”
“E
allora rimani, riflettici su ancora un po’…” fece
Ran, un po’ frustrata dalle non-risposte di Ataru.
“Non è il caso Ran”
“Ma perché no? E poi perché non hai più voluto dirci quella cosa per cui ci avevi chiamato?”
“Tesoro
non lo forzare” le disse Rei “dobbiamo rispettare la sua
scelta, e anche Lamù dovrà farsene una ragione”
“Giusto” aggiunse Ataru.
“Allora noi ti lasciamo”
“Venite a trovarmi qualche volta”
“Beh ma adesso hai la tua astronave, puoi farlo anche tu…”
“Ad essere sincero non so ancora bene come usarla…però contateci”
“Bene”
“Grazie di tutto”
“Non ringraziarci, infondo non abbiamo fatto nulla, abbi cura di te”
“Anche voi e…statele accanto”
“Certo”
Si strinsero la mano e poi Rei e Ran salirono sulla loro astronave e se ne andarono.
Ataru allora si volse verso la casa di Lamù e con un sospirò pensò:
*Ci siamo…se non la vedo da una parte è meglio, sarà meno doloroso…* e così entrò.
Lamù
era sdraiata sul suo letto a baldacchino, raggomitolata su se stessa,
abbracciata ad un cuscino color avorio. I capelli sparsi
disordinatamente sul copriletto, il viso sepolto sotto le braccia,
singhiozzi profondi facevano sussultare il corpo con un ritmo scomposto
e convulso.
“Sii
forte Lamù, puoi farcela!” le avevano detto Benten e
Oyuki, ma lei sapeva che lo avevano detto sì per cercare di
confortarla, ma anche perché non avevano nulla da dire,
perché in fondo non c’era altro da dire.
Non poteva andare diversamente da come stava andando.
Ci sarebbe voluto un miracolo per cambiare la situazione.
Ma Ataru non sarebbe mai tornato sui suoi passi, lei avrebbe dovuto farsene una ragione.
Ma pur sforzandosi con tutte le sue forze, non ci riusciva.
Quel
donnaiolo terrestre era stato tutto per lei, dalla prima volta che si
erano incontrati, sino a quel momento in cui stavano per darsi
l’addio.
Lamù si tirò su a sedere, si strinse nelle ginocchia e tirò su col naso.
*Ormai
non manca molto, fra poche ore Ataru se ne andrà…per
sempre…solo una notte ci divide…soltanto una e
poi…basta…nulla più…*
Si
alzò poi dal letto e con un sospiro si guardò allo
specchio e notò che gli occhi erano visibilmente arrossati.
Allora si sedette e iniziò a coprire i segni con del trucco, e
fortunatamente l’arrossamento era davvero lieve, la copertura
funzionava. Questo la rincuorò almeno un po’.
*Non voglio farmi vedere così, non voglio complicare le cose più del dovuto, devo essere forte* pensò.
Poco dopo uscì dalla stanza, diretta in cucina, per placare l’arsura della gola, ormai del tutto asciutta.
Nello spostarsi lì incontrò lo sguardo di Ataru che stava bevendo da un bicchiere a sua volta.
“Quando sei tornata?” chiese, in tono indifferente.
“Per
quel che te ne importa…sono tornata poco fa” rispose,
cercando di mascherare la stessa freddezza, sebbene il timbro nasale
della sua voce tradisse il fatto che aveva pianto fino a un minuto
prima.
“Come sapevi che sono uscita?” domandò poco dopo.
“Il tuo ufo ha superato quello di Ran durante un tratto di astrostrada”
“Capisco…e tu dove sei stato invece?”
“Non sono fatti che ti riguardano!”
“Non c’è bisogno di essere così sgarbato”
“Se tu continui ad essere così invadente non puoi pretendere che sia gentile”
“Non è questione di gentilezza, ma di educazione”
“Stai forse insinuando che non sono educato?”
“Non lo insinuo, lo dichiaro apertamente”
“Ho
fatto proprio bene a cambiare idea sulla mia partenza, lo sai
Lamù?” *Dille che non parti, diglielo…diglielo!*
“Cosa vuoi dire?” chiese con un filo di voce mentre un barlume di speranza si faceva vivo in lei.
*Diglielo…dille la verità…maledizione, Ataru!* “ Ho deciso di partire stasera stessa”
Lamù,
che si stava versando dell’acqua nel bicchiere per dimostrare
indifferenza, rimase sorpresa e fece cadere l’acqua per terra,
scioccata dalla risposta.
*No…non può essere…*
*Dannato codardo!*
“Capisco…non ce la fai proprio a stare qui, non è vero?”
“Proprio così…non ti sopporto più”
La oni si
chinò e si mise ad asciugare l’acqua sul pavimento,
tentando con tutta se stessa di non dimostrare sentimenti.
“Bene, e quando avresti intenzione di partire di preciso?”
“Il tempo di raccogliere le mie cose e partirò, ci metterò al massimo dieci minuti”
“Bene,
allora ti saluto, io ho da fare” la risposta fu secca e
tagliente, forse anche più del dovuto “fai buon
viaggio”
“Grazie, saluta i tuoi genitori e ringraziali di tutto”
“Fai lo stesso con i tuoi, ciao Ataru”
“Addio”
così dicendo le strinse la mano velocemente e andò in
camera sua a prendere la giacchetta con la zip ed il portafogli.
Quando
gettò un’occhiata alla cucina si accorse che era vuota e
così mise la mano sulla maniglia della porta e si bloccò
un istante, guardandosi indietro.
*E’
davvero così che deve andare? Lamù…ti prego, non
permettermi di partire…non è quello che voglio…non
posso farcela da solo* pensò, ormai sconsolato.
Attese
qualche istante, ma Lamù non era lì e non lo avrebbe
fermato, forse aveva perso qualsiasi interesse, non le importava
veramente se partiva, anzi per lei sarebbe stata certamente una
liberazione, si disse, fra sé e sé.
Deglutì a fatica e uscì dalla casa, chiudendosi lentamente la porta alle spalle.
Scese in
cortile con una lentezza innaturale e iniziò a preparare
l’astronave, cercando di ricordare le istruzioni che lo
scienziato che l’aveva costruita gli aveva detto poche ore prima.
Non
appena Ataru l’aveva salutata, Lamù era corsa a rifugiarsi
nella sua stanza e, una volta chiusa la porta, la sua maschera di
indifferenza si era sciolta e aveva lasciato via libera ad una
sconsolata tristezza che le faceva male anche dal punto di vista
fisico.
Le mani
coprivano il volto, ma le lacrime si rifiutarono di uscire ed il dolore
rimase insito in lei che nemmeno poteva più sfogarlo.
*Ataru…non partire…non ora, ti prego…*
Pochi
istanti dopo le venne in mente il suo diario che avrebbe potuto
permetterle un modo per sfogarsi, e così si alzò dal
pavimento per andarlo a recuperare nella borsetta che aveva indossato
nel giorno dell’appuntamento con Alec.
Una volta che l’ebbe trovato si procurò una penna e iniziò a scriverlo.
Caro diario,
oggi è la giornata peggiore della mia vita.
Ataru
fra poco partirà, se ne tornerà sulla Terra e io
sarò costretta a cancellargli la memoria e far sì che si
dimentichi di me…E’ terribile, non so davvero
perché tutto questo accada…non so il perché accada
a me, a noi…
Io
credevo che un giorno mi avrebbe davvero capita, credevo che tesoruccio
e io alla fine ci saremo sposati veramente e avremmo vissuto la nostra
vita felicemente, sempre insieme…e invece…
Non
voglio stare senza di lui, non è quello che
desidero…vorrei che fosse un incubo, un orribile incubo dal
quale svegliarmi…che triste destino il mio…sto
così male che…non so nemmeno io come
comportarmi…io…voglio il mio tesoruccio…voglio il
mio tesoruc
Dovette
fermarsi un attimo poiché le mancava il respiro, nel farlo, con
un movimento improvviso, spostò il diario che cadde dal bordo
del letto, riversandosi sul pavimento.
Lamù,
pochi istanti dopo, si chinò a raccoglierlo e lo
riappoggiò sul letto, impugnata la penna stava per continuare a
scrivere, quando si accorse che il diario era aperto ad un’altra
pagina che non recava la sua scrittura precisa e ordinata, piuttosto
una grafia marcata, piena di cancellature, molto grossolana e rude.
La bella oni sgranò gli occhi dallo stupore.
Soltanto Ataru scriveva in quel modo.
Ma non poteva essere! Come sapeva lui che teneva un diario?
L’aveva forse spiata?
E come lo aveva preso se non mettendo mano nella sua borsetta?
E poi, per quale motivo ci aveva scritto sopra poi?
Eppure
tutto ciò non le importava davvero, ora voleva solo sapere cosa
aveva scritto, sperando non si trattasse di insulti e cattiverie cui
invece il ragazzo era solito.
Deglutì e lesse.
Cara Lamù,
scusami
se ho preso il tuo diario e se ci sto scrivendo sopra, ma non ho
trovato altro e mi premeva lasciarti un messaggio, sperando che tu non
incenerisca il foglio con le tue scariche elettriche.
A
quest’ora sarò già tornato nella mia casa, a
Tomobiki, nella mia umile casa, assieme ai genitori che non mi hanno
mai amato, e sfortunato come non mai correrò di nuovo appresso a
tutte le ragazze carine che incontrerò, beccandomi
l’ennesimo ceffone e l’ennesimo insulto, niente di
più meritato.
No
ti prego, non arrabbiarti, sto scherzando, non credo che avrò
più interesse per altre donne. Probabilmente non mi credi,
plausibile, come potresti credermi dopo tutto il male che ti ho fatto?
Eppure devi credermi, Lamù, non mi interessa nessun’altra all’infuori di te.
Lo
so con assoluta certezza, anche se avrai già provveduto a
cancellarmi la memoria, io non mi dimenticherò di te, non lo
farò mai.
Prima
di dirti il perché, ci tengo a dirti un’altra cosa, anche
se ormai è tardi, troppo tardi… scusami.
Scusa
per tutte le volte che ti ho fatto soffrire, arrabbiare, ingelosire,
preoccupare inutilmente, piangere e stare male per uno come me. Scusami
se non sono mai stato in grado di essere un fidanzato come avresti
voluto tu, come sei tu, o meglio dire…come eri.
Scusami
per tutto, non ho il diritto di chiedertelo, però ti prego
davvero di scusarmi per ogni mia mancanza e per ogni mia malefatta.
Con
questa umilissima lettera non spero affatto di aggiustare le cose, sono
sempre stato uno sbruffone ed un arrogante, ma credimi non ho questa
pretesa, sarebbe da presuntuosi e da sfacciati, e io non voglio
più essere così, perché è essendo
così che ti ho perso, è così che ho distrutto
tutto fra noi, e per di più con le mie stesse mani, come ho
sempre fatto, ma stavolta il mio egoismo e la mia ipocrisia hanno
raggiunto l’apice.
Ma come posso tornare indietro?
Come posso sperare, pretendere che tu mi perdoni dopo tutto questo?
E’ impensabile, impossibile.
Lo so.
Eppure non smetto di sperare, non chiedermi di farlo perché non ci riesco, è più forte di me.
Sarebbe
bellissimo se potessi evitare, nel caso in cui tu non l’abbia
già fatto, di cancellarmi la memoria, perché ti ho detto
una bugia… io voglio ricordarmi di te, voglio ricordarmi del
giorno in cui ci siamo incontrati, della sfida e di tutto il resto,
voglio ricordare tutto, perché altrimenti nel mio cuore
resterà un vuoto incolmabile e doloroso legato a ricordi che non
riuscirò ad evocare.
Vedi
Lamù io voglio ricordarti, con tutti i tuoi pregi e difetti,
sì, soprattutto i tuoi difetti, non voglio tralasciare nulla che
ti riguardi.
Per la prima volta vorrei essere davvero sincero con te.
Quando
ti dicevo che non mi importava nulla di te, che non mi interessavi
affatto, che erano le altre che volevo, che non vedevo l’ora te
ne andassi, che non ti volevo fra i piedi, che non ero felice quando
tornavi da me dopo i nostri litigi…era tutto falso.
Io
non so dirti il motivo per cui mi comportassi male con te, mi
nascondevo sempre dietro i miei ormoni impazziti e li usavo come scusa
per tutto.
Mi dispiace se non sono mai riuscito a dimostrare quanto tu valga per me.
Tu sei una persona eccezionale, bellissima, sensuale, semplicemente fantastica…ma soprattutto unica.
Lamù io ho sbagliato, sempre, su tutta la linea.
Non
me ne sono reso conto e tu sei l’unica che stava male,
perché dietro la tua forza, apparentemente inesauribile, si
nasconde una donna davvero fragile in tutta la tua sensibilità.
Lamù,
cara, chiederti scusa è troppo poco ma in questo momento non so
cos’altro fare…credimi, sono disperato.
Non
so come fare per tornare indietro, sarei uno stupido a confessare
tutto, e poi credo che tu non mi perdoneresti comunque e credo che
anche se impedissi tutto questo tu non accetteresti mai di tornare
insieme a me. Mi fa male, ma so che è così e soprattutto
me lo merito.
Ci tenevo a dirti che mi spiace, per tutto, anche se ormai è tardi.
Volevo
dirtelo prima che fosse ancora più tardi di
così…prima che mi cancellassi la memoria, prima che
tornassi sul mio pianeta.
Non pretendo che mi perdoni, spero solo tu possa capire.
Non
te l’ho mai detto in tutto questo tempo, non ti ho detto quello
che veramente sentivo e sento tuttora per te…ma vedi io non mi
sono mai sentito alla tua altezza, so che non è una scusa, ma
cosa potevo offrirti io? Speravo che trattandoti in quel modo prima o
poi ti saresti stancata e avresti cercato uno che fosse migliore, che
davvero ti meritasse…anche se questo avrebbe voluto dire
separarmi per sempre da te.
Non
è una bugia, a me le altre non sono mai interessate veramente,
era solo una scusa… una scusa idiota, lo ammetto, ma l’ho
sempre fatto a fin di bene.
Anche quello che faccio ora non lo faccio certo per me ma per te.
Lo
so che sembra un controsenso ma ti assicuro che non è affatto
così: forse all’inizio ti farà male, ma poi
dimenticherai e sarai di nuovo felice, con una persona che ti meriti.
Tutte
queste parole sono solo inutili, al solito mi nascondo dietro a
qualcosa… basta così…sono pronto a dirti la
verità…ti amo Lamù, ti ho sempre amata e ora sono
pronto a lasciarti pur di saperti felice.
Ti
amo, ti ho sempre amata, ma non sono (o ero) capace di dimostrartelo,
per cui, per non farti soffrire, ho preso la decisione, per me
infinitamente dolorosa, di separarmi da te.
Ti prego cerca di capire.
Ti
amo, sei l’amore di tutta una vita e ti porterò sempre nel
mio cuore, sempre, fino alla fine della mia misera, patetica esistenza,
sappilo, è l’unica grande verità.
Addio piccola Lamù.
Per sempre tuo,
Ataru
L’aliena
era rimasta muta, aveva letto quelle poche frasi tutte d’un
fiato, con le mani tremanti nello stringere il diario. Un delicato,
arrendevole sorriso si dipinse sulle sue labbra rosee e forse
cominciò a capire qualcosa di quello che stava accadendo. Si
mise in piedi e con uno scattò uscì prima fuori dalla
stanza e poi dalla casa.
Adesso, finalmente, sapeva quello che doveva fare.
“Allora…accensione…modulazione
comandi… aria… acqua… cibo… modalità
primaria…modalità secondaria per le
emergenze…comandi ausiliari…uhm, dovrebbe esserci
tutto” bofonchiò a mezza voce controllando un foglio che
aveva in mano e che subito dopo gettò via.
“Bene, allora posso partire”
Si
voltò verso la casa di Lamù a pochi metri di distanza
dall’astronave, emise un lungo sospiro e aprì il
portafogli. Ne estrasse una foto piegata in due, nella quale erano
raffigurati due giovani signori Moroboshi davanti alla loro casa appena
comprata, in secondo piano, ed in primo piano c’era un ragazzo
che scappava da una fanciulla dal costume tigrato, lui e Lamù,
in una foto di molto tempo prima.
Una lacrima solitaria gli rigò la guancia, lui l’asciugò subito con il dorso della mano.
“E’
tutto inutile adesso, anche piangere non serve a nulla… non
riaggiusterà le cose… non perdonerà quello che ho
fatto!” bisbigliò con voce desolata.
A malincuore, ripiegò la foto e la ripose al suo posto nella taschina del portafogli.
“Qualunque cosa accada non ti dimenticherò mai, Lamù, mai!”
Con una
risolutezza che stupì perfino lui, Ataru premette un pulsante e
chiuse il portello dell’astronave, con un altro accese i motori
ed attese qualche istante prima che l’astro mezzo si librasse
nell’aria, inaspettatamente leggero e fluido negli spostamenti.
Impiegò
ancora un po’ per capire quali dei comandi avevano la
priorità sugli altri (d’altronde si trattava pur sempre di
Ataru Moroboshi!), quindi si guardò indietro ancora una volta e
lanciò un’occhiata verso la porta della casa.
“Addio” disse in un soffio.
Proprio quando stava per voltarsi notò che Lamù uscì fuori di casa con un guizzo.
“Ataru, aspetta!” gridò.
“E’ tardi ormai…” disse, parlando sottovoce, più a lui che a lei.
“Ataru, aspetta ti prego!”
L’astronave però saliva di quota a gran velocità e diventava un puntino rosso sempre più piccolo.
“Ataru!”
Lamù prese a seguirlo in volo ma lui non si fermò, anzi aumentò la velocità.
Lamù
non ce la fece a volare troppo in alto, le lacrime erano copiose sul
suo volto, non aveva forze in corpo, si lasciò precipitare
giù, noncurante dell’altezza.
“A-addio amore…” mormorò.
Infondo, che differenza avrebbe fatto se si fosse fatta male?
Il suo cuore era stato spezzato, il suo cuore già sanguinava di suo.
Ataru si bloccò, spaventato.
“Vola,
vola maledizione!” gridò contro il vetro della sua
postazione, guardando verso la oni che stava precipitando al suolo, con
gli occhi umidi e vitrei.
“Lamùùùùùùù!”
Lei però non sembrò ascoltarlo e chiuse gli occhi di ghiaccio liquido.
Ataru
cambiò immediatamente rotta ma si rese subito conto che
Lamù era troppo vicina allo schiantarsi e che in ogni caso non
ce l’avrebbe fatta a raggiungerla.
“Oh, al diavolo tutto! Ha ragione Imo-chan!”
Spinse un
bottone dietro l’altro con disperata sicurezza, il portello si
aprì e lui saltò giù, senza protezione, senza
remore alcuna.
Davanti
ai suoi occhi solo il corpo di Lamù che cadeva giù, nella
sua mente il pensiero di salvarla, e nient’altro.
*Ti prego, fa che riesca a salvarla…*
Riuscì
ad avvicinarsi, l’afferrò per il polso e la trasse verso
di sé, riuscendo a prenderla fra le braccia.
Lamù
a quel contatto riaprì gli occhi di scatto, come si fosse
svegliata da uno stato di trance, e il suo sguardo raggiunse Ataru, che
nemmeno se ne accorse.
Non lo
aveva mai visto così: il volto tirato, tesissimo, concentrato,
tutto questo per salvare la vita a lei, che aveva sempre rifiutato e
che per di più sapeva volare.
Proprio
un secondo prima di schiantarsi al suolo, la oni capì cosa stava
accadendo, si strinse a lui ed evitò la rovinosa caduta.
“Lamù, stai bene?”
“S-sì…”
“Scema! Che ti è saltato in mente?! Potevi morire!”
“Scusami, pensavo che non ti sarebbe importato nulla di me…”
Tutta la
rabbiosa preoccupazione di Ataru si sciolse davanti a quel visetto
sconsolato e triste, come quello di una bambina che si è appena
resa conto di quant’è duro l’impatto con la
realtà; la sua espressione tesa si sciolse in lacrime amare e
dolorose.
“Io…sono morto di paura…accidenti a te…se tu morissi io sarei perso…”
Vedendolo piangere così Lamù gli prese il viso fra le mani e lo guardò.
“Ataru…”
“Lamù, io…”
“Non c’è bisogno che tu mi dica nulla…so tutto”
“Sai…tutto? Come sarebbe?”
Gli mise il diario sotto il naso.
“Ho letto quello che mi hai scritto” il suo tono era debole ma molto dolce.
“Davvero?” chiese sorpreso “e non sei arrabbiata per tutto quello che ti ho fatto?”
“Arrabbiata?”
scosse la testa “non c’è nulla che sperassi di
sentire più di quelle parole!”
“Quindi…mi hai capito?”
“Ogni cosa”
“Davvero?”
“Davvero”
“Mia piccola Lamù…posso chiederti una cosa?” il suo tono era improvvisamente timido.
“Certo”
“Se mi consideri ancora tale…mi chiameresti… ‘tesoruccio’? ”
A questa richiesta la bella aliena quasi pianse, lo strinse a sé con tutta la sua dolcezza e sussurrò:
“Sì, sei il mio tesoruccio…”
“Oh, sì…non immagini quanto mi sia mancata quella parola…”
“Amoruccio mio…”
Ataru ricambiò l’abbraccio, stringendola delicatamente fra le braccia e scaldandola col calore del suo petto.
L’aria della sera si fece a poco a poco più fredda e si udì il fragore di un tuono nel silenzio della notte.
Lamù fu scossa da un fremito.
“Meglio che andiamo dentro, sta per piovere” fece notare Ataru aiutandola ad alzarsi da terra.
Lamù si tirò su e tornò di nuovo fra le sue braccia.
“Hai inserito il pilota automatico?” domandò vedendo l’astronave di nuovo a terra.
“Già”
“Allora
parcheggiala lì dentro, altrimenti si bagnerà” e
così dicendo spinse un bottone accanto alla porta di casa e
dall’altra parte si aprì un portellone e ne emerse un
immenso spazio chiuso dove c’erano tutti i mezzi di trasporto
della famiglia di Lamù.
Ataru rimase a bocca aperta.
“E’ il garage” spiegò la oni.
“Accidenti! Vi trattate bene voi oni…”
“Ahahah, già!”
“Beh ci metto un attimo…”
La cucina e la sala principale non erano mai parse tanto calde ed accoglienti come in quel momento, notò il terrestre.
Lamù aveva preparato un caffè caldo e lo aveva servito ad Ataru che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Le mani
gli sudavano di nervosismo, nervosismo ed impazienza, impazienza e
felicità, così grande da fargli sentire quelle famose
farfalle nello stomaco che non aveva mai provato per nessuna, nemmeno
quando era fidanzato con Shinobu.
Bevve il
caffè senza nemmeno badare al sapore amarognolo e non appena
l’ebbe finito si alzò in piedi per portare la tazza in
cucina ma Lamù lo precedette e gliela tolse di mano.
Ataru
tossicchiò e quando la ragazza tornò dalla cucina le si
avvicinò e l’abbracciò ancora, cogliendola di
sorpresa. Tutto ciò era infatti nuovissimo per lei, lui non si
era mai scomodato a dimostrarle affetto prima di allora.
Fuori iniziava a piovere, la oni poteva vederlo attraverso la finestra che dava sul balcone, alle spalle di Ataru.
“Ti amo”
Quelle parole riecheggiarono per tutta la stanza, rompevano quel silenzio ovattato.
“Ti ho sempre amata”
Lamù pianse ancora, singhiozzando quasi impercettibilmente, stretta a lui.
Poco dopo
Ataru si staccò da lei, le prese il mento fra le dita e le
alzò il volto verso il suo. I loro sguardi si incontrarono in
maniera diretta per la prima volta. Entrambi erano arrossati e gonfi,
ma le loro labbra erano piegate in un sorriso radioso.
“So di aver fatto molti sbagli…e di non avertelo mai dimostrato ma…credimi è la verità”
“Non so come faccio a crederti dopo tutto quello che è successo, ma…”
“Ma…?”
“Ma ti credo, tesoro mio”
“E’
così bello sentirtelo dire…non ci speravo davvero
più… Perdonami… me ne stavo andando via da qui
pensando di fare il tuo bene…e invece non mi ero reso conto di
distruggerti soltanto… e allo stesso tempo di fare del male
anche a me stesso…”
“Ma come hai potuto pensare che sarei stata felice se te ne fossi andato via?”
“Perché sei uscita con Alec… credevo volessi dimenticarti di me…”
“Questo non potrebbe mai accadere, io non ti rimpiazzerei mai con nessun altro!”
“Sul serio?”
“Certo”
“E allora perché sei uscita con lui?”
“Pensa, prima ho avuto una discussione con Benten proprio riguardo a lui…”
“Benten? Che c’entra adesso Benten?”
“Alec
è un suo amico…o almeno lo era…lei molto
ingenuamente gli aveva proposto di rivolgersi a me per riparare alcune
parti della sua astronave, non sapendo che lo scopo di Alec era solo
quello di conquistarmi…ne era del tutto all’oscuro, era
mortificata quando gliel’ho detto”
“Quindi non ci sei uscita perché ti piaceva?”
“Ma no, assolutamente no, non mi piace affatto”
“Eri così bella Lamù…perché ti sei curata a quel modo per uscire con lui?”
“Perché volevo farti ingelosire…speravo così saresti tornato sulla tua decisione…”
“Eh? Ma come facevi a sapere che ti avrei seguito?” chiese sbigottito.
“Beh ormai ti conosco, non avresti permesso che lui mi mancasse di rispetto”
“Infatti…sono così scontato per te?”
“Beh tranne alcune cose…un libro aperto!”
Com’era bella, sorrideva, incantevole più di una fata.
“Quindi non ti interessava?”
“No carino, io sono solo tua!”
Ataru tempestò di baci il suo viso, fino a che indugiò a pochi centimetri dalle sue labbra.
Si
guardarono negli occhi per qualche istante, poi le mani di Ataru
scivolarono sulle spalle di Lamù, la cinse delicatamente, e
appoggiò le sue labbra su quelle della ragazza.
Scossa da
un brivido Lamù desiderò che il bacio durasse a lungo,
inclinò la testa all’indietro e ricambiò
l’abbraccio.
Ataru fu
felice della risposta, così continuò a baciarla, con
tanta dolcezza e con tanto amore, sentendosi finalmente se stesso,
libero di poter amare quella ragazza, per lui davvero unica.
Qualche
minuto dopo, mentre la pioggia cadeva fitta e si infrangeva sulla
terra, Ataru si staccò da lei e si inginocchiò,
prendendole le mani fra le sue.
*E’ il momento* pensò.
“Ataru?”
“Lo
so che siamo ancora giovani, ma… se c’è una cosa
che desidero con tutto me stesso è poter passare il resto della
mia vita accanto a te…” fece una pausa, quindi riprese
“dopo la scuola cercherò un lavoro e mi sistemerò
in un’altra casa… quando sarà possibile…
vorresti diventare mia moglie, Lamù?”
La ragazza rimase dapprima impietrita, convinta di non aver capito bene.
Un attimo
dopo, osservando Ataru che fremeva lì davanti a lei, sorrise,
lanciò un gridolino liberatorio e si gettò fra le sue
braccia.
“Lo
desidero con tutta me stessa! Sì! Sì! Sì! ”
il pianto e l’euforia erano ormai incontrollabili.
Ataru l’abbracciò, più felice che mai.
“E non farai più il cascamorto con le altre?”
“Mai più, lo giuro”
Lamù
gli prese il volto fra le mani e lo baciò. Il bacio fu dolce e
breve, ma quelli che seguirono si fecero sempre più intensi e
passionali, tanto che scatenarono un’eccitazione fortissima e
quasi fuori controllo.
Pochi istanti dopo Ataru la prese in braccio e i due si ritrovarono nella camera da letto di Lamù.
La ragazza gli tolse la giacca dalle spalle e lui l’abbracciò e la baciò ancora e ancora.
“Sono emozionata…” ammise la ragazza ad un certo punto, fermandosi di colpo.
“Non dirlo a me…”
“Ataru ti prego…”
“Stai
tranquilla piccola mia, sarò dolcissimo, te lo prometto”
la rassicurò accarezzandole amorevolmente il viso
“è la prima volta anche per me, non
dimenticarlo…”
La oni
sorrise, lo prese fra le braccia e lo fece appoggiare sul suo petto,
permettendogli così di sentire i battiti accelerati del suo
cuore.
Ataru
sorrise a sua volta e le accarezzò il ventre con la mano,
salendo poi a toccarle il viso una volta che ripresero a baciarsi.
L’ambiente
cominciava a farsi insopportabilmente caldo, il trasporto di quel
momento era per entrambi nuovo ed irresistibile, tanto che si
lasciarono andare, fondendosi l’un con l’altra, unendosi,
corpo e anima.
Il
ticchettio frenetico e insistente della pioggia si era trasformato,
gradualmente, nel soffice e silenzioso fioccare della neve, fresca e
leggerissima.
La notte era ancora buia e nuvolosa, il vento soffiava gelido sul pianeta Uru e Nimayoho non si vedeva.
Lamù
e Ataru erano sdraiati sul letto della oni, l’una nelle braccia
dell’altro, mezzi addormentati ma ancora consci.
“Hai freddo?” chiese il ragazzo quando Lamù tremò.
“Un po’ sì, a dire la verità”
“Vieni vicino a me allora, sotto le coperte”
Alzò
le coltri verso l’alto e con una mano aiutò la bella oni a
raggiungerlo al caldo. Il corpo nudo e infreddolito di Lamù
trovò il tepore del lenzuolo e lasciò che il calore
intenso e quasi ustionante di Ataru e del letto l’avvolgessero.
Si strinse a lui, posizionando il capo nell’incavo della spalla destra.
Ataru le
baciò la testa e prese ad accarezzare prima i lunghi capelli
color smeraldo e poi la morbida schiena levigata di Lamù.
“Lo avresti mai immaginato che sarebbe andata così?”
“No” rispose assonnata “ma ci speravo”
“Gia. Anch’io”
“Cosa diremo a tutti?”
“La verità, basta nascondermi”
“Ragionevole”
“Pensiamoci
domani, questa notte non è finita ed è tutta per noi,
soltanto nostra, non pensiamo a nient’altro”
Lamù
si strinse ancora di più contro il corpo nudo di Ataru e
appoggiò la testa sul petto, sorridendo mentre si preparava a
cadere nel sonno.
“Ci saranno altre notti come questa?”
“Certamente, abbiamo tutta una vita”
“Ho paura che domani, quando mi sveglierò tu sarai di nuovo il solito Ataru…”
“Non dirlo piccola mia, quell’Ataru non esiste più”
“Giuramelo, ti prego…”
“Te lo giuro”
Lamù sorrise e si strinse ancora di più al suo amato.
“Lo sai, non sono mai stata tanto felice in vita mia…”
“Nemmeno io, amore”
“Ti amo tesoruccio mio!”
“Ti amo anch’io, Lamù”
E dopo
averla accarezzata ancora un po’ Ataru scivolò nel sonno
poco dopo di lei, stringendo a sé la bella oni, sperando
così che nulla, nemmeno il pallido bagliore di Nimayoho nascosto
dietro le nuvole dense e scure, o nessuno, neppure il più
carismatico degli abitanti dell’universo, potesse portargliela
via.
Ora che
si erano ritrovati lui non l’avrebbe lasciata mai più, se
ne sarebbe preso cura e sarebbe diventata il centro del suo mondo.
Ataru le
sarebbe rimasto accanto fino alla fine dei suoi giorni e avrebbe fatto
del suo meglio per farla sentire una principessa, e un dì non
lontano l’avrebbe sposata.
Guardò l’oblò osservando il cielo attraverso di esso e sottovoce mormorò:
“Ho
mantenuto la mia promessa, adesso mamma e papà saranno felici
per sempre, ma non ce l’avrei mai fatta senza di te…
grazie di tutto, piccola Imo-chan!”
Prima che
i suoi sensi si acquietassero per il riposo notturno, Ataru
versò una lacrima, una lacrima di pura felicità.
Ce l’aveva fatta, finalmente.
Ormai il
testardissimo e orgoglioso tesoruccio di Lamù era davvero
felice, non solo di aver finalmente dichiarato i suoi sentimenti alla
donna amata, ma anche, e soprattutto, di aver messo la testa a posto!
FINE
***************L’angolo di Amy****************
Ma ciao gente!
Ecco
qui che la storia si conclude, cala il sipario e con esso le mie
lacrime…prendetemi pure per scema ma…sono sinceramente
commossa, questa fanfiction è per me è stata davvero
molto importante! Me piange ç__ç
Grazie
mille a voi che mi avete seguito, più o meno appassionatamente,
per tutto il corso della storia, spero tanto che il mio
‘lavoro’ sia stato di vostro gradimento e spero di
rivedervi a commentare la mia prossima fanfiction su Urusei Yatsura.
Grazie a:
>Andy:
un altro Lamù-dipendente che mia fornito un consiglio molto
prezioso per perfezionare la lettera di Ataru e l’epilogo della
fanfiction;
>Peanuts: un altro ‘fan’ affezionato, disposto a seguire la mia strampalata storia;
>Achille: l’anti-Ataru per eccellenza, sincero ed onesto, sempre e comunque;
>Lory:
la mia migliore amica, per avermi aiutata con l’html in cui sono
negata e soprattutto per avermi sostenuta pur non conoscendo bene la
saga originale;
>Antonio:
il ‘tesoruccio’ della questione, per avermi indirettamente
ispirato questa fanfiction parzialmente autobiografica…per
fortuna è andata bene, Ataru!
Grazie di tutto amci.
Vi abbraccio e vi faccio i miei auguri,
alla prossima,
Amy Dickinson
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