Oscar non era mai stata così contenta, i giorni appena
trascorsi non avevano eguali, anche sua nonna aveva notato la differenza nel suo
tono di voce quando l’aveva chiamata, non era arrivata fino al punto di
ammettere che aveva finalmente trovato l’unico e il solo, ma alla vecchietta era
bastato sapere che lei era felice.
Il sorriso perenne
che aveva in faccia era stato oggetto di discussione in ufficio, quasi tutti
erano convinti che fosse dovuto ad una paralisi, conseguenza di un intervento di
chirurgia plastica andato male, ma non le importava, al momento non le importava
di nulla tranne che dell’uomo seduto alla scrivania davanti al suo
ufficio.
Essere innamorati
era una cosa meravigliosa, la sua produzione di endorfine doveva aver raggiuto
livelli illegali tanto si sentiva bene, ed il fatto che André passasse sei notti
su sette nel suo apppartamento doveva avere il suo peso sull’umore notevolmente
migliorato.
Eh si, sospiró
sdraiata al buio ad ascoltare il respiro regolare di lui che le dormiva accanto,
in questi ultimi giorni avrebbe scambiato qualsiasi cosa per qualche ora passata
in sua compagnia.
Un crampo di fame
improvvisa la convinse ad andare in cucina a trovarsi qualcosa da mangiare, per
una volta tanto il frigo era pieno di ogni ben di Dio, avevano fatto la spesa in
previsione del fatto di non dover lasciare la casa per tutto il fine
settimana.
Prima che potesse
accendere la luce della cucina, il suo piede urtó qualcosa di solido
procurandole fitte di dolore alle dita e alla caviglia, accidenti che male!
Pensò cercando di trattenre un grido di dolore.
Una volta fatta luce
si rese conto di aver urtato la valigetta porta documenti di André, e che alcuni
fogli erano scivolati fuori da una tasca laterale sprovvista di cerniera. Mentre
li raccoglieva, lo sguardo le cadde sulla carta intestata, erano della compagnia
e quelli che aveva in mano erano dei rapporti di investimento, di otto mesi fa,
che strano, quelle pratiche erano state archiviate diverso tempo addietro,
perché le aveva con se?
Diede una veloce
lettura, gli occhi le si sgranarono per la sorpresa, quei rapporti recavano la
sua firma, così come i permessi per il passaggio dei fondi, ma le cifre erano
strane. Per essere sicura rilesse la pagine, ma non c’erano errori, il rapporto
diceva chiaramente che l’investimento da lei autorizzato non aveva dato i
profitti sperati. Come era possibile?
Diede uno sguardo
anche al resto dei fogli, ma i rapporti e i profitti degli investimenti non
variavano, sulla carta sembrava che stesse buttando i soldi della compagnia
nello scarico, ma era sicurissima del contrario. Cosa stava succedendo? Non
ricordava esattamente le cifre, ma non poteva aver fatto un errore di giudizio
così grossolano, Roger le aveva addirittura fatto i complimenti per il lavoro
svolto. Roger! Avrebbe dovuto parlarne con lui al più presto, ma le servivano
altre prove, e per quelle avrebbe dovuto aspettare di essere in ufficio lunedì
mattina.
Rimise i fogli a
loro posto e tornò a letto, la fame completamente dimenticata. Mentre ritornava
al fianco di un ignaro André, non poteva fare a meno di porsi delle domande. Che
ci fosse qualcuno che stava falsificando i suoi resoconti? A che scopo? Derubare
la compagnia magari? Se la faccenda continuava, prima o poi avrebbe attirato
l’attenzione e allora su chi sarebbe ricaduta la colpa?
Tutte le sue domande
però non avrebbero avuto risposte, fino a quando non avesse avuto la possibilitá
di fare delle ricerche.
Non appena arrivata
in ufficio Oscar si mise subito all’opera, diede uno sguardo a vecchi rapporti
di investimento a lungo e breve termine, notando che quelli falsificati
pesantemente erano questi ultimi, il resto erano piccole cifre che singolarmente
sarebbero sparite nel margine di perdita, e per cui non si sarebbero subito
notate, ma che se sommate nel complesso risultavano in una cifra
esorbitante.
Per i giorni
seguenti continuò le sue ricerche, tra una riunione e l’altra, e alla fine della
settimana si trovò d affrontare l’amara veritá, qualcuno stava sistematicamente
derubando la societá, facendo ricadere le colpe sulla sua sezione, se si
continuava di questo passo, al bilancio di fine anno, sarebbe stato lampante che
la compagnia era sull’orlo della banca rotta e che lei era l’unica responsabile,
non c’era documento che non recasse la sua firma, in molti casi sospettava che
fosse falsa, ma poco importava, era stata messa in una posizione terribile, ed
ora non le restava che andare a parlare con Roger e mostrargli le
prove.
L’ufficio di Roger
si trovava al piano superiore, una volta che la segretaria l’ebbe fatta passare,
entrò con passo deciso, quel colloquio non sarebbe stato piacevole per nessuno
dei due.
-Oscar!- l’uomo
aggirò la scrivania e le strinse la mano con calore –accomodati. Vuoi qualcosa
da bere? Posso chiedere a Louise di portarti del caffé-
-No grazie, sto
bene- sistemò i fascicoli sulle ginocchia e attese che l’altro tornasse alla sua
scrivania.
-Cosa posso fare per
te?- le chiese gioviale.
-Ho scoperto
qualcosa di poco pulito all’interno della compagnia Roger- non c’era modo di
addolcire la pillola, doveva dirglielo e basta –qualcuno sta derubando la
compagnia usando come tramite il mio ufficio-
-Cosa!- esclamò
allibito –non é possibile, ne sei proprio sicura?-
-Ho paura di si- gli
porse la prima pila di fascicoli –questi rapporti, sono tutti falsi, come credo
lo sia anche la mia firma alla fine della pagina-
L’uomo rimase in
silenzio per qualche minuto, mentre scorreva le pagina.
-Non capisco, a me
sembrano in regola- disse scettico.
-Sono fatti a regola
d’arte, nessuno si sarebbe accorte dell’imbroglio, a meno che non stesse crcando
qualcosa di specifico- gli mise davanti altre due cartelle –qui ci sono i
rapporti originali, ne avevo tenuto una copia, e per essere più sicura ho fatto
dei controlli incronciati al di fuori della compagnia. Tutto sommato in quella
pila di fogli c’é un ammanco di tre milioni di dollari-
-Buon Dio!-
-Incredibile me ne
rendo conto. Quello che non capisco é come abbiano fatto ad andare avanti senza
sollevare i sospetti di nessuno, a meno che...- ma non finì la frase, non voleva
fare accuse infondante.
-A meno che cosa
Oscar? Lo sai che quello che dirai non uscirá da questo ufficio- la
incintó.
-A meno che non
abbiano degli appoggi nell’alta gerarchia della societá, qualcuno con abbastanza
potere da poter coprire le loro tracce, sono un paio di giorni che ci penso, e
non sono riuscita a trovare un’altra spiegazione. Mi spiace Roger, ma credo che
qualcuno all’interno del consiglio di amministrazione stia tradendo la tua
fiducia- poverino, era rimasto senza parole, gli aveva davvero dato un brutto
colpo.
-Non ci posso
credere- stancamente si massaggió le tempie –hai parlato a qualcun’altro della
faccenda?-
-No, ho creduto che
come mio diretto superiore e membro maggioritario del consiglio dovessi essere
informato per primo-
-Bene, hai fatto
bene, ti ringrazio, non voglio che nasca il panico negli uffici, o uno scandalo,
le nostre azioni in borsa crollerebbero e perderemmo tutto-
-Cosa farai ora?-
chiese sollecita.
-Non lo so, dovró
fare un’indagine interna, se ci disfiamo delle mele marcie in fretta, magari
saremo in grado di riparare i danni-
-Mi dispiace averti
dato queste brutte notizie Roger- era davvero rammaricata che il compito era
caduto su di lei.
-Non ti preoccupare,
ma devo chiederti di non farne parola con nessuno, sará meglio per tutti se
risolviamo la faccenda senza tanto rumore-
-Come vuoi, per me
non c’è nessun problema- si alzó, non aveva più nulla da fare in quell’ufficio
–mi terrai informata?-
-Certo, non appena
avró trovato i colpevoli, sarai la prima a saperlo- la salutó sulla porta
augurandole buona giornata e diede istruzioni alla sua segretaria di non essere
disturbato per i prossimi venti minuti, aveva una telefonata importante da
fare.
Roger afferró i
fascicoli aperti che ancora stavano sulla scrivania e uno per volta li passó nel
trita documenti, poi si sedettè sulla sua poltrona e prese il telefono, quando
la voce dall’altro lato rispose disse semplicemente:
-Abbiamo un
problema-
Oscar tornó nel suo
ufficio con un’aria pensierosa, magari poteva fare qualcosa per dare una mano a
Roger, tenere d’occhio i suoi colleghi e magari fare delle indagini su di loro,
cercando di capire chi si era improvvisamente arricchito. Dietro alla sua porta,
trovó André che l’aspettava sul divano con il pranzo.
-Che faccia! È
successo qualcosa?- le chiese mentre gli si sedeva accanto e iniziava a
rovistare tra le cose da mangiare.
-Ho appena avuto un
colloquio poco piacevole con Roger, tutto qui-
-Qualcosa di
spicevole immagino, vista la tua espressione- riusciva a vedere chiaramente che
era preoccupata.
-Cosa di lavoro, non
ti preoccupare- non voleva mentirgli, anzi voleva raccontargli cosa stava
accadendo, ma aveva dato la sua parola a Roger, fino a che la faccenda non si
fosse conclusa non poteva farne parola con nessuno.
-Non me lo diresti
neanche per questo?- le chiese sventolandole sotto al naso una porzione di
profitterole ricoperti di cioccolato.
-Mmmmm....- gli andó
vicino con un’espressione maliziosa –per quelli, posso ricompensarti in
tutt’altra maniera-
-Affare fatto!- non
gli importava un fico delle sue diatribe da ufficio, quando Oscar aveva
quell’espressione lui finiva sempre le sue giornate con un sorriso
beato.
Per le feste del
ringraziamento, decisero in accordo di evitare rispettivi amici e parenti e
scappare per un romantico lungo fine settimana in un albergo, in montagna a
sciare, lei adorava la neve, lui un pó meno, infatti l’aveva presa in giro
dicendole che voleva andare lì solo perché servivano cioccolata calda a tutte le
ore.
L’albergo era molto
pittoresco, piccolo e vecchio stile, completamente sommerso dalla neve e con un
panorama da togliere il respiro, il personale era molto gentile e disponibile,
il luogo ideale per stare in solitudine insieme.
Il sole splendeva
alto nel cielo e André se ne stava comodo su una sdraio ad abbronzarsi, Oscar
era andata a prendere gli sci, aveva voglia di fare un pó di moto, l’aveva
invitato ad unirsi a lei ma aveva rifiutato, preferiva poltrire al sole,
specialmente dopo la nottata appena passata. La vide sbucare dalle doppi porte
dell’albergo con gli sci in spalla e la tuta che le sderiva addosso come una
seconda pelle, era bella da togliere da star male.
-Sei sicuro che non
vuoi venire?- gli chiese una volta vicina.
-No grazie, non sono
il migliore degli sciatori e non voglio rompermi nulla durante queste
vacanze-
-E se prometto di
portarti sulla pista dei bambini? Vediamo se riesco a farti migliorare la
tecnica!-
-No- rise divertito
–me ne resto qui e mi faccio un bel pisolino, devo recuperare le energie- le
disse con una alzata di sopracciglia significativa.
-Pigro!- ma lo bació
lo stesso prima di andarsene.
Si sistemó comodo e
chiuse gli occhi, un lungo sonnellino non glielo toglieva nessuno.
Due ore dopo fù
bruscamente svegliato da un inserviente dell’albergo.
-Signore! Signore si
svegli!- la ragazza lo scosse con forza.
-Che...c’é?- con
fatica socchiuse le palpebre per trovarsi davanti una brunetta dall’aria
preoccupata.
-Signore mi spiace
disturbarla, ma...ha chiamato l’ospedale locale, a quanto pare la sua fidanzata
ha avuto un incidente sulla pista ed é stata portata al pronto
soccorso-
-Cosa!- si alzó di
scatto per fronteggiare la ragazza –quando? Maledizione!- si guardó attorno
disperato –come diavolo ci vado!-
-Se vuole abbiamo a
disposizione delle macchina con autista-
-Davvero? Va bene
faccia in fretta!-
Trenta lunghissimi
minuti dopo si trovava davanti all’accettazione del pronto soccorso.
-Mi é stato detto
che la mia fidanzata si trova qui a causa di un incidente sugli sci, il nome é
Oscar De Jarjeyes- disse agitato, pregando che non si fosse fatta nulla di
grave.
La donna allo
sportello diede una controllata veloce al tabellone degli arrivi.
-Sala 4- rispose
indicando una serie di porte alla sua sinistra.
Schizzó via come un
proiettile ed entró nella saletta senza bussare, e quando la vide per poco non
gli si fermó il cuore. Era sdraiata su un lettino con gli occhi chiusi e un
enorme cerotto su un lato della fronte, a parte qualche graffio e livido sul
viso e il colorito cereo, sembrava che stesse bene. Le si avvicinó e le prese
una mano.
-Oscar tesoro...- la
chiamó piano accarezzandole una guancia con la mano libera –amore apri gli occhi
e dimmi che stai bene-
Le palpebre
tremarono e poi comparvervo i suoi occhi blu leggermente offuscati.
-André....-
-Dio ti ringrazio!-
le acarezzó le labbra con le proprie, stava quasi male dal sollievo –mi hai
fatto prendere un colpo-
-Mi spiace, tutta
colpa dell’albero- stava cercando di fare dello spirito ma la testa le doleva
troppo.
-Come stai? Cosa é
successo?-
-Il dottore dice che
ho una leggera commozzione cerebrale e che devo rimanere sotto osservazione per
stanotte, il cerotto é per il taglio, mi ha messo quattro punti. Per il resto
avró una serie di lividi e contusioni che mi costringeranno a letto per il resto
del nostro soggiorno, mi spiace, non volevo rovinare la nostra prima vacanza
insieme-
-Figurati, tanto il
letto é l’unico posto dove avevamo deciso di passare la maggior parte del nostro
tempo- con un sorriso rassicurante le baciò di nuovo, non riusciva a smettere di
toccarla –dimmi come ti sei fatta male-
-Non devo aver
allaciato bene uno degli sci...si é sganciato dallo stivale e non sono riuscita
ad evitare un grosso abete, mi sarei rotta l’osso del collo se non fossi
riuscita a rallentare con quello rimasto-
-Sei stata molto
fortunata. Ora riposati, io vado a parlare con il dottore-
-Daccordo...- stanca
richiuse gli occhi
Il mattino dopo
venne dimessa, con la raccomandazione di non strapazzarsi e di riposare per un
paio di giorni, avviso che André le fece seguire alla lettera, anche se le tenne
compagnia per tutto il tempo e riuscrono a divertirsi comunque, alla fine
dispiacque ad entrambi dover andare via così presto.
Un uomo in tuta da
sci e occhiali scuri li stava osservando partire dalla finestra della sua
stanza, quando ad un tratto il cellulere posato sul davanzale
squillò.
-Cosa hai scoperto?-
chiese la voce all’altro capo.
-Non é stato un
incidente- rispose l’uomo lanciando un’occhiata al paio di sci posati contro il
muro –gli sci sono stati manomessi-
-Capisco. Torna alla
base, si entra in azione il prima possibile- la comunicazione fù subito
interrotta.
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