Capitolo 1
Capitolo 1 -Il
Risveglio-
-Ma proprio a nessuno..?-
-Se ti ho detto nessuno, vuole
dire nessuno!-
-Ma tu lo hai detto a me! Perché
io non posso dirlo ad altri?-
-Ti ho detto che non devi dirlo a
nessuno! Secondo te cosa vuol dire?!-
-Nessuno..-
…
-A tutto il personale medico,
recarsi in sala medica 4 del settore C, a tutto il personale medico..- una
voce elettronica stava deviando buona parte di infermieri e medici verso la sala
in questione.
Dalla sua posizione di controllo,
Cid vedeva ogni cosa, compresa la suddetta sala medica dai suoi monitor, che
tappezzavano tre pareti su quattro della sua postazione.
Aspirò pesantemente dal sigaro
che teneva fra le labbra, per poi rilasciare una nube di fumo. Nessun problema,
dopo tanti anni e tanti sigari, Cid Highwind riusciva perfettamente a vedere
oltre il suo stesso fumo, nulla sfuggiva al suo sguardo attento.
Si può dire che non era cambiato
di un baffo, stessa espressione sprezzante, stesso linguaggio sboccato, stessi
occhiali da motorista. Dopo vent’anni, pure gli stessi vestiti, maglia azzurra,
felpa attaccata alla vita e pantaloni da meccanico. C’era una ben fondata
possibilità che non si fosse mai cambiato dato il puzzo che lo accompagnava
perennemente. L’unico tratto che lo distingueva dal Cid che era vent’anni fa
erano i capelli, ora diventati grigi e brizzolati. Addio, o stupenda chioma
bionda.
Puntò gli occhi azzurri verso uno
schermo, dove si vedeva la sala medica 4, ora ingombra di personale. Al centro
della sala vi era una sorta di enorme capsula metallica a cui ora stavano
applicando tubi, cavi, sacche di liquido di vario tipo.
-V.I.V.I., chi stanno
Risvegliando oggi?- domandò Cid, apparentemente senza rivolgersi verso
alcunché.
Una voce elettronica gli rispose,
la stessa che prima aveva richiamato personale medico alla sala della capsula
–una squadra recuperata nel settore CLR del pianeta 1 della Regina, tenente
Highwind- rispose il computer.
-Tempo?- domandò ancora
l’ex-pilota, apparentemente più interessato ad accendersi un altro sigaro.
-Venticinque anni fa, tenente
Highwind-
-Che spreco di soldi dei
contribuenti- rispose Cid con datato umorismo e un sorriso storto –almeno si sa
cosa ci troviamo, dentro l’ovetto di pietra?-
-Le analisi hanno rilevato la
presenza di almeno quindici burmer, tenente Highwind- rispose V.I.V.I. –e
di un Jenoma-
Alla notizia, Cid si fece
leggermente più attento. Ora, invece di fissare con aria annoiata il suo nuovo
sigaro, stava fissando con aria annoiata lo schermo della sala medica 4.
…
Il Risveglio non è nulla di
semplice o pratico. In sintesi si tratta di riportare in vita i morti, anche se
molti medici potrebbero dirvi che non è esatto, che è impreciso e che è qualcosa
di totalmente diverso. I morti non tornano in vita, loro “ricostruiscono”,
“scongelano”, “restituiscono il tempo perduto” a corpi non funzionanti.
E’ un processo simile a quando si
ripara un wardroid guasto.
Intanto bisogna avere la materia
prima, pertanto un corpo in cui sia presente ancora almeno la scatola cranica
con annessa materia cerebrale, un cuore parzialmente funzionante (minimo due
cavità presenti), fegato, pancreas, polmoni.. più qualche altro organo vitale.
Il resto è facilmente sostituibile con protesi bioniche.
Il Risveglio è necessario, senza
non avrebbero uomini sufficienti ad opporsi agli sconfinati eserciti della
Regina. Bhe, a dire il vero, nemmeno con il Risveglio hanno abbastanza uomini,
ormai da anni applicano la tattica dei “pochi ma buoni”.
E infatti il Risveglio viene
applicato solo quando ci si trova davanti a resti di individui di tipo Beta o
superiore, secondo la scala biologica stilata dal direttore Reeve.
Il processo è ancora più
complesso: alla materia organica devono essere applicate sacche rigenerative di
ogni genere, e mentre si attiva la rigenerazione cellulare, devono essere
applicati gli impianti bionici
E poi capitano a volte casi
in cui non è necessario nulla del genere.
Quel giorno alla sala medica 4
era stato portato per il Risveglio un blocco di pietra vulcanica solidificata,
al cui interno erano presenti quindici tracciati biologici. In realtà quel
blocco era stato recuperato anni addietro ma nessuno aveva fatto nulla perché
ancora non si conoscevano tecniche adeguate di Risveglio. Pertanto fu
etichettato, marcato e inscatolato in un magazzino in sospensione
criogenica.
Ma di recente un esimio dottore,
tale dottor Totto, aveva messo a punto una tecnica di Risveglio ad area. Non si
trattava d’altro che dell’inserimento di liquidi rigeneranti all’interno di
appositi microcanali scavati nel blocco con alcuni nanodroidi, studiati
appositamente.
E il dottor Totto era presente
all’occasione, all’inaugurazione della sua brillante intuizione. Indaffarato,
stava coordinando gli sforzi di infermieri e medici che ora affollavano la sala
medica 4. Al centro della sala vi era l’enorme capsula, a cui erano stati
attaccati una moltitudine di cavi e tubi.
Il dottore era dietro una
scrivania, controllando documenti, digitando su tre tastiere e osservando
quattro schermi diversi che mandavano dati come un flusso continuo a
ininterrotto. Anche Totto era ormai un uomo vecchio e anziano: alto un metro e
poca voglia di crescere, aveva enormi baffoni e una aureola di pochi e sparuti
capelli bianchi. Un paio di occhiali spessissimi gli oscuravano gli occhi, posti
su un enorme naso adunco.
-Muovetevi con quegli iniettori!-
sbraitava ogni tanto –e quelle sacche di idrazina, che diavolo ci fanno lì?!
Muovete le chiappe e applicatele ai cavi di iniezione superiori!-
Ah, ed invecchiando si era anche
un tantino imburberito.
-Funzionerà?- domandò una voce
femminile, alle sue spalle.
Il dottor Totto nemmeno si voltò.
Conosceva bene la proprietaria.
-Che Lamù mi fulmini se non
funziona, dottoressa Carol- rispose, continuando il suo lavoro.
-Dottor Totto, iniettori pronti!-
sentì una voce, poco lontano.
-Sacche di idrazina pronte!-
-Sacche di liquido rigenerante
pronte!-
-Tutti i nanodroidi usciti dai
microcanali, dottore!-
-Tutti i relè operativi,
dottor Totto. Quando vuole, posso iniziare la
somministrazione-
-Tutti i tracciati biologici sono
collegati ai microcanali?- chiese il dottor Totto, senza nemmeno alzare lo
sguardo, serio e glaciale.
-Si, dottore, tutti i burmer e il
Jenoma sono ok..- disse la dottoressa Carol, alle spalle di Totto, controllando
a sua volta uno schermo.
Il dottor Totto sospirò,
alzandosi in piedi, e togliendosi gli occhiali per passarsi le dita fra gli
occhi, con aria grave.
-Ok, va bene.. va bene.. signori,
si inizia-
…
Si sente.. vuoto.. il Vuoto lo
circonda, lo permea.. perché andarsene via? Si sta così bene.. galleggiare senza
meta..
Da quanto galleggia nel Vuoto?
Potrebbe essere pochi secondi, come anni, come secoli.. che importanza ha? E’ il
Vuoto, pertanto ogni idea di spazio o tempo perde significato.
Quando gli parlavano del Vuoto se
lo immaginava nero, profondo, senza fine.. non è così, il Vuoto è più come un
immenso mare, e lui ci nuotava dentro.. Da quanto ci nuota? Oh, ecco, di nuovo..
queste domande inutili.. c’è il Vuoto e tanto basta.
Ma dovrebbe tornare indietro,
sente come.. un’urgenza. Ma se lì non c’è né tempo né spazio, rimanere ancora un
po’ non guasterà mica..
Ma ecco che qualcosa cambia.
Dopotutto è il Vuoto, e in quanto
tale, ci si accorge subito se cambia qualcosa.
Eccolo il cambiamento, lì, a poca
distanza.. qualcosa si è aperto, una sorta di.. crepa.
Improvvisamente lo spazio
comincia a significare qualcosa. Dalla crepa trapela luce, tanta luce.. perché
rimanere nel nero Vuoto, quando fuori c’è tanta luce?
Si avvicina alla crepa da cui
esce la luce, scivola verso di essa. Accanto a lui percepisce come fantasmi
altri, altre entità che come lui cercano la crepa..
Ma la crepa sta iniziando a
chiudersi. Uno squarcio nel Vuoto che offre un’occasione solo a chi sa
coglierla.
La crepa continua a chiudersi, la
luce che trapela da essa continua a farsi sempre più flebile.
No! Lui vuole la luce, solo ora
si accorge di quanto il Vuoto sia crudele!
E’ disposto a fare qualsiasi cosa
per uscire di lì. Con uno scatto di volontà, rispedisce indietro alcune entità
che cercavano di raggiungere la crepa. Deve arrivare prima lui, deve..
..la luce lo avvolge, è
calda.
Inizia a sentire qualcosa, quanto
tempo è che non sente qualcosa? Non c’erano sensazioni nel Vuoto.
-Va tutto bene, si rilassi ora..-
sentì una voce sopra di sé. Udito e tatto, i primi sensi concessigli.
-Complimenti dottor Totto,
successo pieno..-
-Parla per te, ne abbiamo persi
quattro-
-Ma l’individuo di tipo Alfa è
tornato integro.. guardi, non è necessaria alcuna protesi bionica!-
-Ne abbiamo persi quattro! I miei
calcoli erano errati.. sarebbero dovuti tornare tutti..-
…
Aprì gli occhi. Una luce
elettrica gli illuminò il suo ritorno al mondo.
Si rialzò di scatto dalla
brandina metallica su cui era disteso, guardandosi attorno allarmato, sorpreso,
sconvolto.
Si trovava all’interno di una
celletta metallica, piccola, stretta, a malapena definibile come armadietto
delle scope. Sopra di lui, una lampada elettrica, coperta da una grata di ferro,
illuminava quello spazio angusto.
Accanto alla brandina c’era uno
scaffalino, e attaccato sopra allo scaffalino, sul muro, c’era uno specchio
metallico.
Si guardò prima le mani, provò a
stringerle a pugno, ad aprirle. A stento ricordava la sensazione di avere delle
mani. Si guardò, notando che indossava alcune vesti di stoffa arancione, una
maglia e dei pantaloni, senza alcun fregio o decorazione. Vi era solo un
numeretto, segnato in alto a sinistra, sopra un taschino. Il suo era CLR-01.
Chissà cosa voleva dire.
Provò ad alzarsi, ma come spinto
da una forza invisibile, ricadde seduto. Si guardò alle spalle, e vide una cosa
insolita: dal suo sedere spuntava una coda pelosa e marrone che perforava i
pantaloni arancioni.
Purtroppo era ancora troppo
ignorante per comprendere le dinamiche tipiche dello spostamento del baricentro
dovute alla presenza di una coda, ma non ci diede peso. Scrollò le spalle e
obliò il pensiero. La presenza di una coda era a suo parere una cosa
normalissima.
Si sporse verso lo specchio,
rimanendo sorpreso: capelli biondi, occhi azzurri e un volto fanciullesco.
Un pensiero, spontaneo, gli fece
capolino in testa: avrebbe fatto cadere tutte le ragazze ai suoi piedi, oh si!
Un pensiero talmente spontaneo che fece anche un sorriso da
sciupafemmine di rimando alla sua immagine nello specchio.
Poi scrollò il capo, confuso, e
strinse gli occhi, cercando di ricordare qualcosa. La sua testa era
sostanzialmente disastrata, non ricordava nulla o quasi. Bhe, ricordava di avere
una coda, di avere capelli biondi e occhi azzurri, e di essere.. dentro una
cella, seduto su una branda, con strani vestiti addosso.
Che bella situazione.
Una voce computerizzata lo
distrasse dai suoi pensieri.
-Ben svegliato, ospite
CLR-01- lo salutò V.I.V.I. Lui, ovviamente colto di sorpresa, si guardò
intorno, diffidente come un animale.
-Oh, non si spaventi.. le sto
parlando da quella grata metallica in alto a destra- spiegò –ora le
aprirò la porta della cella. E’ gentilmente pregato di seguire i cartelli e
recarsi in sala briefing- concluse il computer.
-Ma.. non ricordo nulla, non.. e
cosa diavolo è una sala briefing?!- ribatté, spalancando le braccia in chiaro
atteggiamento di confusione.
-La riunione in sala briefing
è per colmare per l’appunto le vostre lacune mentali- spiegò V.I.V.I.
-non si preoccupi, un’amnesia post-Risveglio è normale. In sala briefing avrà
tutte le risposte che cerca-
Sbuffò, poco convinto. La porta
davanti a lui emise uno scatto, quindi si aprì, mostrandogli un corridoio lungo
cui correvano tubi di ogni tipo e genere.
Si alzò dal letto, leggermente
traballante, poi sempre più sicuro. Fece capolino con la testa fuori,
guardandosi attorno. Non c’era nessuno, era l’unico essere vivente, o almeno
così pensava.
Uscì dalla cella, tastando coi
piedi nudi il pavimento metallico, liscio e privo di imperfezioni. Guardò con
aria vagamente sorpresa il corridoio, che dava su numerose altre celle simili
alla sua. Tutte aperte.
-Prego, alla sua destra-
lo invitò V.I.V.I. da un altro altoparlante.
-Uh, ok ok..- gli rispose,
incamminandosi nella direzione indicatagli.
Camminando lungo quel corridoio,
colmo di tubi che uscivano, entravano, correvano per un tratto e poi sparivano
di nuovo, vide anche altre celle come la sua, alcune chiuse, altre aperte, e
quelle aperte erano tutte vuote.
-Ora alla sua sinistra-
riprese V.I.V.I. e infatti vide che ora il corridoio aveva una biforcazione. Il
computer continuava a guidarlo gentilmente, dandogli l’imbeccata giusta quando
non sapeva dove andare.
I corridoi continuavano ad
apparire anonimi e privi di identificazione, finché non giunse davanti a una
porta metallica, che con uno scatto si aprì di lato, lasciandolo passare.
All’interno vide una sala con
pareti metalliche e numerose panche nel mezzo, in fondo invece vi era uno
schermo spento.
Sulle panche erano seduti
numerosi.. come definirli? Topi antropomorfi, ecco, che si guardavano
attorno con aria spaesata, movendo le grigie orecchie pelose e le code glabre in
chiari atteggiamenti confusi. Ancora non lo sapeva, ma erano gli undici burmer
sopravvissuti al Risveglio avvenuto poco prima. Alti poco meno di lui, avevano
muso da roditore e arti inferiori flessi ed articolati, tipici degli animali.
Una omogenea pelliccia grigia gli ricoprima, tranne che la coda ed alcune zone
dei piedi e delle mani.
Su un palco rialzato, davanti
allo schermo spento vi era invece un enorme e muscoloso omone di colore, con
barba e capelli neri striati di grigio e composti in alcune trecce elaborate,
con addosso un pesante gilet e pantaloni militari, e uno dei suoi avambracci, il
destro, era stato sostituito con un ricambio cibernetico. Il volto dell'uomo era
serio, deciso, solcato da alcune rughe proprie dell'avanzare dell'età.
-Ah, ci siete tutti, finalmente!-
esclamò l’omone, con voce burbera e profonda, squadrando i topi e il nuovo
arrivato, che si mise cautamente a sedere in una panca.
-Ok, possiamo iniziare
finalmente, porco mondo..- riprese l’omone, assai poco diplomaticamente –io sono
il sergente Wallace, ma voi potete, anzi, dovete chiamarmi Signore o
Sergente, sono stato chiaro? Bene- nemmeno calcolò la risposta di quei poveretti
seduti sulle panche –tanto per essere chiari, vi spiego come stanno le cose:
eravate morti, stecchiti, crepati, e noi vi abbiamo tirato fuori dall’inferno.
Si?- domandò, vedendo che uno dei topi aveva alzato tremante una mano.
-Ehm.. s-signore, come.. come
siamo morti..? Cioè, io temo di non.. di non.. ricordare bene, ecco..- domandò
balbettando leggermente.
Barret si fece pensoso –mh, in
effetti dobbiamo darvi un minimo di spiegazione..- concordò, facendosi
improvvisamente più benevolo –molto bene, prestate attenzione..- con un comando
del braccio cibernetico, accese lo schermo, su cui comparvero alcune immagini
–tutto ebbe inizio all’incirca venticinque anni fa.. ascoltate V.I.V.I., che è
molto più bravo di me a raccontare certe cose..-
…
Venticinque anni stellari
fa, secondo l’attuale datazione, Brahne Til Alexandros, la sovrana di
Alexandria, una città di un pianeta
chiamato Gaya iniziò a creare con l’aiuto di un uomo chiamato Kuja un esercito
di armi denominate Maghi Neri. Presto dichiarò guerra a tutte le altre
città, che caddero una dopo l’altra.
Prima toccò a Burmesia,
patria di voi burmer (un mormorio,
proveniente dagli stessi burmer, si propagò per la sala) poi Cleyra,
un’altra vostra città, venne rasa al suolo.
Brahne non si fermò lì: in
breve cadde anche Lindblum, polo tecnologico del pianeta, quindi invase gli
altri continenti, che senza alcuna forza militare furono velocemente
sopraffatti.
Kuja scomparve. Pensava di
poter controllare la sete di potere della Regina, ma non ci riuscì. Nessuno sa
che fine abbia fatto.
Non ci volle molto che
Brahne scoprì l’esistenza di un pianeta gemello a Gaya: Tera. L’asse dei due
pianeti è tale che si mettono in ombra a vicenda.
Attraverso un dispositivo
di spostamento intermundio, Brahne raggiunse anche Tera, che fece una fine
analoga a Gaya. A nulla valsero le incredibili risorse tecnologiche del pianeta
contro gli eserciti della Regina, che venne assoggettato e tutti i suoi segreti
saccheggiati.
La Regina fece inoltre
studiare il dispositivo di trasporto spaziale che fece applicare ad alcune navi,
ed iniziò un’espansione attraverso lo spazio.
Attualmente, oltre a Tera e
Gaya, anche un terzo pianeta fa ora parte del suo regno.
Ora ci stiamo apprestando
ad aiutare a difendere il quarto pianeta.
…
La spiegazione di V.I.V.I terminò, e lo schermo, che
aveva trasmesso immagini e testimonianze di quanto raccontava, si spense, e il
silenzio si propagò nella sala.
-Voi siete quanto resta di Cleyra- riprese Barret
–quanto siamo riusciti a salvare attraverso un procedimento incasinatissimo che
non vi sto nemmeno a spiegare..-
-M-mi ricordo tutto..- mormorò un burmer, con la
testa fra le mani –avevo.. avevo una moglie e.. e una figlia.. e..-
-Fuoco.. ce n'era tantissimo..-
-Distruzione.. senza motivo..-
I burmer erano tutti confusi e sconvolti. Apprendere
di essere tutto ciò che rimane di una città scomparsa venticinque anni prima può
essere traumatizzante. Soprattutto perchè per loro non erano passati anni, ma
pochi secondi, erano cose accadute l'altro ieri, secondo la loro mente
confusa.
-Quale altro pianeta ha conquistato?- domandò invece
CLR-01.
Barret si voltò verso il ragazzo –il mio.. tutti qui
hanno.. perso qualcosa, in qualche landa del proprio pianeta.. e alcuni come voi
hanno avuto il gran culo di tornare in vita- spiegò, aggirandosi per la sala –e
mi aspetto che ora tutti voi torniate ad indossare la corazza, ad imbracciare
un’arma e andare a sputare in faccia alla Regina!-
L’ultima affermazione venne salutata con una vera e
propria ovazione da parte dei burmer.
-Ed ora uscite da qui e dirigetevi all’armeria..
V.I.V.I. vi guiderà- li informò Barret, mentre i roditori e il ragazzo si
alzavano e lasciavano la stanza.
-Sergente, quando potremo uscire all’esterno..?-
chiese uno, incerto.
-Uscire?! AHAHAHA!!- rispose l’omone, emettendo una
gran risata di pancia –ragazzo, tu sei già fuori!- quindi schioccò le dita e un
pannello metallico si aprì, mostrando una finestra di spazio siderale. Il nero
del cosmo, le stelle, lontani punti luminosi e il profilo in
primissimo piano di un quarto di pianeta furono immediatamente
visibili.
-Giovanotti, benvenuti sulla Proteus, base spaziale
orbitante attorno al nuovo pianeta!-
Angolino dell'Autore:
E rieccomi qui, proprio una settimana dopo! Contenti? ..susu, non
piangete u.u ad ogni modo, nonostante la stranezza di questa storia (perchè è
strana.. davvero, non so come ho partorito questa idea o__o) ha comunque avuto
un minimo risvolto positivo, pertanto vado subito ai ringraziamenti, che saranno
sempre presenti a fine capitolo:
Tico_Sarah : grazie, o unica coraggiosa ad aver avuto il coraggio di
recensire! u_u bhe, direi che le intenzioni del caro Seph sono financo chiare,
ma si dovrà aspettare il prossimo capitolo per rivederlo in azione xD e non
interromperò, almeno finchè non mi arriveranno a tirarmi la carta igienica sotto
casa.. u__u" grazie ancora! =D
Comunico quindi che tenterò di continuare una pubblicazione
settimanale, che cadrà di domenica. Dico "tenterò" perchè so già che la mia
pigrizia cronica mi porterà a sgarrare.. moan.. alla prossima, e ricordate che
la recensione è cosa buona e giusta! =D
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