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Autore: Aerius    23/05/2010    2 recensioni
"Ma i suoi piani erano quelli di una formica in confronto a quelli che aveva in mente la Regina. Fu costretto a mettersi al suo servizio, a piegarsi. Che altro poteva fare? Per la prima volta, il guerriero più potente, consapevolmente, si piegò, decise di servire.. la parola stessa gli dava una orrenda sensazione di disgusto, ma era l'unica scelta, o quella o la morte. E la morte non era ancora un'opzione accettabile." [Cross-over Final Fantasy VII-VIII-IX]
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

 

 

Capitolo 1 -Il Risveglio-

-Ma proprio a nessuno..?-

-Se ti ho detto nessuno, vuole dire nessuno!-

-Ma tu lo hai detto a me! Perché io non posso dirlo ad altri?-

-Ti ho detto che non devi dirlo a nessuno! Secondo te cosa vuol dire?!-

-Nessuno..-

-A tutto il personale medico, recarsi in sala medica 4 del settore C, a tutto il personale medico..- una voce elettronica stava deviando buona parte di infermieri e medici verso la sala in questione.

Dalla sua posizione di controllo, Cid vedeva ogni cosa, compresa la suddetta sala medica dai suoi monitor, che tappezzavano tre pareti su quattro della sua postazione.

Aspirò pesantemente dal sigaro che teneva fra le labbra, per poi rilasciare una nube di fumo. Nessun problema, dopo tanti anni e tanti sigari, Cid Highwind riusciva perfettamente a vedere oltre il suo stesso fumo, nulla sfuggiva al suo sguardo attento.

Si può dire che non era cambiato di un baffo, stessa espressione sprezzante, stesso linguaggio sboccato, stessi occhiali da motorista. Dopo vent’anni, pure gli stessi vestiti, maglia azzurra, felpa attaccata alla vita e pantaloni da meccanico. C’era una ben fondata possibilità che non si fosse mai cambiato dato il puzzo che lo accompagnava perennemente. L’unico tratto che lo distingueva dal Cid che era vent’anni fa erano i capelli, ora diventati grigi e brizzolati. Addio, o stupenda chioma bionda.

Puntò gli occhi azzurri verso uno schermo, dove si vedeva la sala medica 4, ora ingombra di personale. Al centro della sala vi era una sorta di enorme capsula metallica a cui ora stavano applicando tubi, cavi, sacche di liquido di vario tipo.

-V.I.V.I., chi stanno Risvegliando oggi?- domandò Cid, apparentemente senza rivolgersi verso alcunché.

Una voce elettronica gli rispose, la stessa che prima aveva richiamato personale medico alla sala della capsula –una squadra recuperata nel settore CLR del pianeta 1 della Regina, tenente Highwind- rispose il computer.

-Tempo?- domandò ancora l’ex-pilota, apparentemente più interessato ad accendersi un altro sigaro.

-Venticinque anni fa, tenente Highwind-

-Che spreco di soldi dei contribuenti- rispose Cid con datato umorismo e un sorriso storto –almeno si sa cosa ci troviamo, dentro l’ovetto di pietra?-

-Le analisi hanno rilevato la presenza di almeno quindici burmer, tenente Highwind- rispose V.I.V.I. –e di un Jenoma-

Alla notizia, Cid si fece leggermente più attento. Ora, invece di fissare con aria annoiata il suo nuovo sigaro, stava fissando con aria annoiata lo schermo della sala medica 4.

Il Risveglio non è nulla di semplice o pratico. In sintesi si tratta di riportare in vita i morti, anche se molti medici potrebbero dirvi che non è esatto, che è impreciso e che è qualcosa di totalmente diverso. I morti non tornano in vita, loro “ricostruiscono”, “scongelano”, “restituiscono il tempo perduto” a corpi non funzionanti.

E’ un processo simile a quando si ripara un wardroid guasto.

Intanto bisogna avere la materia prima, pertanto un corpo in cui sia presente ancora almeno la scatola cranica con annessa materia cerebrale, un cuore parzialmente funzionante (minimo due cavità presenti), fegato, pancreas, polmoni.. più qualche altro organo vitale. Il resto è facilmente sostituibile con protesi bioniche.

Il Risveglio è necessario, senza non avrebbero uomini sufficienti ad opporsi agli sconfinati eserciti della Regina. Bhe, a dire il vero, nemmeno con il Risveglio hanno abbastanza uomini, ormai da anni applicano la tattica dei “pochi ma buoni”.

E infatti il Risveglio viene applicato solo quando ci si trova davanti a resti di individui di tipo Beta o superiore, secondo la scala biologica stilata dal direttore Reeve.

Il processo è ancora più complesso: alla materia organica devono essere applicate sacche rigenerative di ogni genere, e mentre si attiva la rigenerazione cellulare, devono essere applicati gli impianti bionici

E poi capitano a volte casi in cui non è necessario nulla del genere.

Quel giorno alla sala medica 4 era stato portato per il Risveglio un blocco di pietra vulcanica solidificata, al cui interno erano presenti quindici tracciati biologici. In realtà quel blocco era stato recuperato anni addietro ma nessuno aveva fatto nulla perché ancora non si conoscevano tecniche adeguate di Risveglio. Pertanto fu etichettato, marcato e inscatolato in un magazzino in sospensione criogenica.

Ma di recente un esimio dottore, tale dottor Totto, aveva messo a punto una tecnica di Risveglio ad area. Non si trattava d’altro che dell’inserimento di liquidi rigeneranti all’interno di appositi microcanali scavati nel blocco con alcuni nanodroidi, studiati appositamente.

E il dottor Totto era presente all’occasione, all’inaugurazione della sua brillante intuizione. Indaffarato, stava coordinando gli sforzi di infermieri e medici che ora affollavano la sala medica 4. Al centro della sala vi era l’enorme capsula, a cui erano stati attaccati una moltitudine di cavi e tubi.

Il dottore era dietro una scrivania, controllando documenti, digitando su tre tastiere e osservando quattro schermi diversi che mandavano dati come un flusso continuo a ininterrotto. Anche Totto era ormai un uomo vecchio e anziano: alto un metro e poca voglia di crescere, aveva enormi baffoni e una aureola di pochi e sparuti capelli bianchi. Un paio di occhiali spessissimi gli oscuravano gli occhi, posti su un enorme naso adunco.

-Muovetevi con quegli iniettori!- sbraitava ogni tanto –e quelle sacche di idrazina, che diavolo ci fanno lì?! Muovete le chiappe e applicatele ai cavi di iniezione superiori!-

Ah, ed invecchiando si era anche un tantino imburberito.

-Funzionerà?- domandò una voce femminile, alle sue spalle.

Il dottor Totto nemmeno si voltò. Conosceva bene la proprietaria.

-Che Lamù mi fulmini se non funziona, dottoressa Carol- rispose, continuando il suo lavoro.

-Dottor Totto, iniettori pronti!- sentì una voce, poco lontano.

-Sacche di idrazina pronte!-

-Sacche di liquido rigenerante pronte!-

-Tutti i nanodroidi usciti dai microcanali, dottore!-

-Tutti i relè operativi, dottor Totto. Quando vuole, posso iniziare la somministrazione-

-Tutti i tracciati biologici sono collegati ai microcanali?- chiese il dottor Totto, senza nemmeno alzare lo sguardo, serio e glaciale.

-Si, dottore, tutti i burmer e il Jenoma sono ok..- disse la dottoressa Carol, alle spalle di Totto, controllando a sua volta uno schermo.

Il dottor Totto sospirò, alzandosi in piedi, e togliendosi gli occhiali per passarsi le dita fra gli occhi, con aria grave.

-Ok, va bene.. va bene.. signori, si inizia-

Si sente.. vuoto.. il Vuoto lo circonda, lo permea.. perché andarsene via? Si sta così bene.. galleggiare senza meta..

Da quanto galleggia nel Vuoto? Potrebbe essere pochi secondi, come anni, come secoli.. che importanza ha? E’ il Vuoto, pertanto ogni idea di spazio o tempo perde significato.

Quando gli parlavano del Vuoto se lo immaginava nero, profondo, senza fine.. non è così, il Vuoto è più come un immenso mare, e lui ci nuotava dentro.. Da quanto ci nuota? Oh, ecco, di nuovo.. queste domande inutili.. c’è il Vuoto e tanto basta.

Ma dovrebbe tornare indietro, sente come.. un’urgenza. Ma se lì non c’è né tempo né spazio, rimanere ancora un po’ non guasterà mica..

Ma ecco che qualcosa cambia.

Dopotutto è il Vuoto, e in quanto tale, ci si accorge subito se cambia qualcosa.

Eccolo il cambiamento, lì, a poca distanza.. qualcosa si è aperto, una sorta di.. crepa.

Improvvisamente lo spazio comincia a significare qualcosa. Dalla crepa trapela luce, tanta luce.. perché rimanere nel nero Vuoto, quando fuori c’è tanta luce?

Si avvicina alla crepa da cui esce la luce, scivola verso di essa. Accanto a lui percepisce come fantasmi altri, altre entità che come lui cercano la crepa..

Ma la crepa sta iniziando a chiudersi. Uno squarcio nel Vuoto che offre un’occasione solo a chi sa coglierla.

La crepa continua a chiudersi, la luce che trapela da essa continua a farsi sempre più flebile.

No! Lui vuole la luce, solo ora si accorge di quanto il Vuoto sia crudele!

E’ disposto a fare qualsiasi cosa per uscire di lì. Con uno scatto di volontà, rispedisce indietro alcune entità che cercavano di raggiungere la crepa. Deve arrivare prima lui, deve..

..la luce lo avvolge, è calda.

Inizia a sentire qualcosa, quanto tempo è che non sente qualcosa? Non c’erano sensazioni nel Vuoto.

-Va tutto bene, si rilassi ora..- sentì una voce sopra di sé. Udito e tatto, i primi sensi concessigli.

-Complimenti dottor Totto, successo pieno..-

-Parla per te, ne abbiamo persi quattro-

-Ma l’individuo di tipo Alfa è tornato integro.. guardi, non è necessaria alcuna protesi bionica!-

-Ne abbiamo persi quattro! I miei calcoli erano errati.. sarebbero dovuti tornare tutti..-

Aprì gli occhi. Una luce elettrica gli illuminò il suo ritorno al mondo.

Si rialzò di scatto dalla brandina metallica su cui era disteso, guardandosi attorno allarmato, sorpreso, sconvolto.

Si trovava all’interno di una celletta metallica, piccola, stretta, a malapena definibile come armadietto delle scope. Sopra di lui, una lampada elettrica, coperta da una grata di ferro, illuminava quello spazio angusto.

Accanto alla brandina c’era uno scaffalino, e attaccato sopra allo scaffalino, sul muro, c’era uno specchio metallico.

Si guardò prima le mani, provò a stringerle a pugno, ad aprirle. A stento ricordava la sensazione di avere delle mani. Si guardò, notando che indossava alcune vesti di stoffa arancione, una maglia e dei pantaloni, senza alcun fregio o decorazione. Vi era solo un numeretto, segnato in alto a sinistra, sopra un taschino. Il suo era CLR-01. Chissà cosa voleva dire.

Provò ad alzarsi, ma come spinto da una forza invisibile, ricadde seduto. Si guardò alle spalle, e vide una cosa insolita: dal suo sedere spuntava una coda pelosa e marrone che perforava i pantaloni arancioni.

Purtroppo era ancora troppo ignorante per comprendere le dinamiche tipiche dello spostamento del baricentro dovute alla presenza di una coda, ma non ci diede peso. Scrollò le spalle e obliò il pensiero. La presenza di una coda era a suo parere una cosa normalissima.

Si sporse verso lo specchio, rimanendo sorpreso: capelli biondi, occhi azzurri e un volto fanciullesco.

Un pensiero, spontaneo, gli fece capolino in testa: avrebbe fatto cadere tutte le ragazze ai suoi piedi, oh si! Un pensiero talmente spontaneo che fece anche un sorriso da sciupafemmine di rimando alla sua immagine nello specchio.

Poi scrollò il capo, confuso, e strinse gli occhi, cercando di ricordare qualcosa. La sua testa era sostanzialmente disastrata, non ricordava nulla o quasi. Bhe, ricordava di avere una coda, di avere capelli biondi e occhi azzurri, e di essere.. dentro una cella, seduto su una branda, con strani vestiti addosso.

Che bella situazione.

Una voce computerizzata lo distrasse dai suoi pensieri.

-Ben svegliato, ospite CLR-01- lo salutò V.I.V.I. Lui, ovviamente colto di sorpresa, si guardò intorno, diffidente come un animale.

-Oh, non si spaventi.. le sto parlando da quella grata metallica in alto a destra- spiegò –ora le aprirò la porta della cella. E’ gentilmente pregato di seguire i cartelli e recarsi in sala briefing- concluse il computer.

-Ma.. non ricordo nulla, non.. e cosa diavolo è una sala briefing?!- ribatté, spalancando le braccia in chiaro atteggiamento di confusione.

-La riunione in sala briefing è per colmare per l’appunto le vostre lacune mentali- spiegò V.I.V.I. -non si preoccupi, un’amnesia post-Risveglio è normale. In sala briefing avrà tutte le risposte che cerca-

Sbuffò, poco convinto. La porta davanti a lui emise uno scatto, quindi si aprì, mostrandogli un corridoio lungo cui correvano tubi di ogni tipo e genere.

Si alzò dal letto, leggermente traballante, poi sempre più sicuro. Fece capolino con la testa fuori, guardandosi attorno. Non c’era nessuno, era l’unico essere vivente, o almeno così pensava.

Uscì dalla cella, tastando coi piedi nudi il pavimento metallico, liscio e privo di imperfezioni. Guardò con aria vagamente sorpresa il corridoio, che dava su numerose altre celle simili alla sua. Tutte aperte.

-Prego, alla sua destra- lo invitò V.I.V.I. da un altro altoparlante.

-Uh, ok ok..- gli rispose, incamminandosi nella direzione indicatagli.

Camminando lungo quel corridoio, colmo di tubi che uscivano, entravano, correvano per un tratto e poi sparivano di nuovo, vide anche altre celle come la sua, alcune chiuse, altre aperte, e quelle aperte erano tutte vuote.

-Ora alla sua sinistra- riprese V.I.V.I. e infatti vide che ora il corridoio aveva una biforcazione. Il computer continuava a guidarlo gentilmente, dandogli l’imbeccata giusta quando non sapeva dove andare.

I corridoi continuavano ad apparire anonimi e privi di identificazione, finché non giunse davanti a una porta metallica, che con uno scatto si aprì di lato, lasciandolo passare.

All’interno vide una sala con pareti metalliche e numerose panche nel mezzo, in fondo invece vi era uno schermo spento.

Sulle panche erano seduti numerosi.. come definirli? Topi antropomorfi, ecco, che si guardavano attorno con aria spaesata, movendo le grigie orecchie pelose e le code glabre in chiari atteggiamenti confusi. Ancora non lo sapeva, ma erano gli undici burmer sopravvissuti al Risveglio avvenuto poco prima. Alti poco meno di lui, avevano muso da roditore e arti inferiori flessi ed articolati, tipici degli animali. Una omogenea pelliccia grigia gli ricoprima, tranne che la coda ed alcune zone dei piedi e delle mani.

Su un palco rialzato, davanti allo schermo spento vi era invece un enorme e muscoloso omone di colore, con barba e capelli neri striati di grigio e composti in alcune trecce elaborate, con addosso un pesante gilet e pantaloni militari, e uno dei suoi avambracci, il destro, era stato sostituito con un ricambio cibernetico. Il volto dell'uomo era serio, deciso, solcato da alcune rughe proprie dell'avanzare dell'età.

-Ah, ci siete tutti, finalmente!- esclamò l’omone, con voce burbera e profonda, squadrando i topi e il nuovo arrivato, che si mise cautamente a sedere in una panca.

-Ok, possiamo iniziare finalmente, porco mondo..- riprese l’omone, assai poco diplomaticamente –io sono il sergente Wallace, ma voi potete, anzi, dovete chiamarmi Signore o Sergente, sono stato chiaro? Bene- nemmeno calcolò la risposta di quei poveretti seduti sulle panche –tanto per essere chiari, vi spiego come stanno le cose: eravate morti, stecchiti, crepati, e noi vi abbiamo tirato fuori dall’inferno. Si?- domandò, vedendo che uno dei topi aveva alzato tremante una mano.

-Ehm.. s-signore, come.. come siamo morti..? Cioè, io temo di non.. di non.. ricordare bene, ecco..- domandò balbettando leggermente.

Barret si fece pensoso –mh, in effetti dobbiamo darvi un minimo di spiegazione..- concordò, facendosi improvvisamente più benevolo –molto bene, prestate attenzione..- con un comando del braccio cibernetico, accese lo schermo, su cui comparvero alcune immagini –tutto ebbe inizio all’incirca venticinque anni fa.. ascoltate V.I.V.I., che è molto più bravo di me a raccontare certe cose..-

Venticinque anni stellari fa, secondo l’attuale datazione, Brahne Til Alexandros, la sovrana di Alexandria, una città di un pianeta chiamato Gaya iniziò a creare con l’aiuto di un uomo chiamato Kuja un esercito di armi denominate Maghi Neri. Presto dichiarò guerra a tutte le altre città, che caddero una dopo l’altra.

Prima toccò a Burmesia, patria di voi burmer (un mormorio, proveniente dagli stessi burmer, si propagò per la sala) poi Cleyra, un’altra vostra città, venne rasa al suolo.

Brahne non si fermò lì: in breve cadde anche Lindblum, polo tecnologico del pianeta, quindi invase gli altri continenti, che senza alcuna forza militare furono velocemente sopraffatti.

Kuja scomparve. Pensava di poter controllare la sete di potere della Regina, ma non ci riuscì. Nessuno sa che fine abbia fatto.

Non ci volle molto che Brahne scoprì l’esistenza di un pianeta gemello a Gaya: Tera. L’asse dei due pianeti è tale che si mettono in ombra a vicenda.

Attraverso un dispositivo di spostamento intermundio, Brahne raggiunse anche Tera, che fece una fine analoga a Gaya. A nulla valsero le incredibili risorse tecnologiche del pianeta contro gli eserciti della Regina, che venne assoggettato e tutti i suoi segreti saccheggiati.

La Regina fece inoltre studiare il dispositivo di trasporto spaziale che fece applicare ad alcune navi, ed iniziò un’espansione attraverso lo spazio.

Attualmente, oltre a Tera e Gaya, anche un terzo pianeta fa ora parte del suo regno.

Ora ci stiamo apprestando ad aiutare a difendere il quarto pianeta.

La spiegazione di V.I.V.I terminò, e lo schermo, che aveva trasmesso immagini e testimonianze di quanto raccontava, si spense, e il silenzio si propagò nella sala.

-Voi siete quanto resta di Cleyra- riprese Barret –quanto siamo riusciti a salvare attraverso un procedimento incasinatissimo che non vi sto nemmeno a spiegare..-

-M-mi ricordo tutto..- mormorò un burmer, con la testa fra le mani –avevo.. avevo una moglie e.. e una figlia.. e..-

-Fuoco.. ce n'era tantissimo..-

-Distruzione.. senza motivo..-

I burmer erano tutti confusi e sconvolti. Apprendere di essere tutto ciò che rimane di una città scomparsa venticinque anni prima può essere traumatizzante. Soprattutto perchè per loro non erano passati anni, ma pochi secondi, erano cose accadute l'altro ieri, secondo la loro mente confusa.

-Quale altro pianeta ha conquistato?- domandò invece CLR-01.

Barret si voltò verso il ragazzo –il mio.. tutti qui hanno.. perso qualcosa, in qualche landa del proprio pianeta.. e alcuni come voi hanno avuto il gran culo di tornare in vita- spiegò, aggirandosi per la sala –e mi aspetto che ora tutti voi torniate ad indossare la corazza, ad imbracciare un’arma e andare a sputare in faccia alla Regina!-

L’ultima affermazione venne salutata con una vera e propria ovazione da parte dei burmer.

-Ed ora uscite da qui e dirigetevi all’armeria.. V.I.V.I. vi guiderà- li informò Barret, mentre i roditori e il ragazzo si alzavano e lasciavano la stanza.

-Sergente, quando potremo uscire all’esterno..?- chiese uno, incerto.

-Uscire?! AHAHAHA!!- rispose l’omone, emettendo una gran risata di pancia –ragazzo, tu sei già fuori!- quindi schioccò le dita e un pannello metallico si aprì, mostrando una finestra di spazio siderale. Il nero del cosmo, le stelle, lontani punti luminosi e il profilo in primissimo piano di un quarto di pianeta furono immediatamente visibili.

-Giovanotti, benvenuti sulla Proteus, base spaziale orbitante attorno al nuovo pianeta!-

 

Angolino dell'Autore:

E rieccomi qui, proprio una settimana dopo! Contenti? ..susu, non piangete u.u ad ogni modo, nonostante la stranezza di questa storia (perchè è strana.. davvero, non so come ho partorito questa idea o__o) ha comunque avuto un minimo risvolto positivo, pertanto vado subito ai ringraziamenti, che saranno sempre presenti a fine capitolo:

Tico_Sarah : grazie, o unica coraggiosa ad aver avuto il coraggio di recensire! u_u bhe, direi che le intenzioni del caro Seph sono financo chiare, ma si dovrà aspettare il prossimo capitolo per rivederlo in azione xD e non interromperò, almeno finchè non mi arriveranno a tirarmi la carta igienica sotto casa.. u__u" grazie ancora! =D

Comunico quindi che tenterò di continuare una pubblicazione settimanale, che cadrà di domenica. Dico "tenterò" perchè so già che la mia pigrizia cronica mi porterà a sgarrare.. moan.. alla prossima, e ricordate che la recensione è cosa buona e giusta! =D

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