Dove
si narra di una Fuga, di un Matrimonio e di
una gran Confusione
«Non
voglio
più sentirne parlare.»
«Ma
zio…»
«Niente
‘ma’,
nipote, sono stato chiaro?»
Gli
occhi di
una strana tonalità fra il blu e il grigio ferro
dell’uomo si fissarono in
quelli castani della giovane donna di fronte a lui senza alcuna
pietà nello
sguardo, ma con tanta autorità che la ragazza non
osò ribattere.
Per
quanto ci
vivesse dalla morte dei genitori, Molly Prewett non si era mai sentita
a casa
nel lussuoso appartamento dello zio: era tutto troppo formale, senza un
briciolo di colori caldi o suoni che ispirassero ospitalità.
Lo studio, poi,
era l’epitome di tutta la casa: illuminato solo dalla fredda
luce proveniente
dall’ampia finestra dietro la scrivania, tappezzato da
scaffali di legno
massiccio stracolmi di libri polverosi, dominata da una scrivania scura
ricoperta di carte in ordine perfetto, sembrava invitare a tutto tranne
alla
familiarità ed all’affetto.
Molly
la
odiava e ne era intimorita, anche se era abbastanza onesta da ammettere
che
probabilmente era la presenza dello zio, unita a quella altrettanto
temibile
della moglie, a ispirarle quella soggezione.
Lucretia
Prewett era tanto magra e alta quanto la nipote acquisita era piccola e
formosa, e tanto scura di capelli e spenta di incarnato quanto lei era
ramata e
rosea.
«Immagino
avremmo
dovuto prevedere una richiesta del genere, Ignatius»
osservò guardando con
perfidia la ragazza, che a sua volta la fissava con risentimento.
«Dopotutto
sappiamo quali idee malsane abbia inalato ogni giorno finendo a
Grifondoro…
idee che, mi permetterei di aggiungere, hanno anche allontanato i suoi
stessi
fratelli…»
Molly
si
irrigidì automaticamente. I suoi fratelli maggiori, Fabian e
Gideon, erano
ufficialmente ‘partiti’, in realtà erano
stati freddamente cacciati, quasi due
anni prima, in seguito a un violento diverbio nato da alcuni fatti
recenti che,
a quanto Molly aveva capito, riguardavano sparizioni improvvise e
assassinii
senza motivo.
La
ragazza
sospettava fieramente la zia di aver preso posizioni contro di loro,
come in
fondo aveva sempre fatto fin da quando il marito si era assunto la loro
tutela.
Zia Lucretia non aveva mai fatto mistero della sua avversione per i
nipoti, né
per i due gemelli né per la piccola di famiglia, anzi aveva
sempre adottato verso
di loro un tono freddo e impersonale, rifiutandosi di vederli come
figliocci, e
aveva sempre fatto di tutto per rendere la loro vita più
difficile possibile,
non esitando nemmeno a mettergli contro lo zio. Era chiaro che li
considerava
solo un peso, un peso fastidioso e di cui avrebbe preferito liberarsi.
Più
volte, da
bambina, Molly aveva provato ad avvicinare la zia per chiederle un
abbraccio o
per mostrarle i suoi giochi, ma si era sempre sentita allontanare con
un più o
meno disgustato “Non ti avvicinare, bambina, hai le mani
sporche di terra”,
oppure “Cosa sei venuta a fare, non vedi che sono
occupata?”. Si era sempre
sentita assai ferita da quel comportamento, perché era di
indole affettuosa e
avrebbe tanto desiderato avere ancora una madre, o una sorella, con cui
poter
giocare e ridere.
I
fratelli
erano prontissimi a prendersi cura di lei ed a difenderla a spada
tratta in
qualunque occasione si fosse presentata, fin da quando erano piccoli,
ma
vivevano nel loro mondo a due che non condividevano intimamente con
nessuno. La
ragazza si era sentita sempre molto sola fino a quando non era giunta a
Hogwarts. Ora che aveva finito gli studi, le sembrava di essere tornata
bambina, di nuovo prigioniera di quella casa ostile.
«I
miei
fratelli sono ragazzi coraggiosi e leali» rispose guardando
la zia accigliata.
«E se si sono allontanati lo hanno fatto solo per seguire il
loro cuore.»
«Certo.
Finendo nel giro di quel Silente e
di
tutti quei Sanguesporco e Mezzosangue» sottolineò
delicatamente la zia. «Vuoi
fare la stessa fine, ragazza?»
Ecco
un’altra
cosa che odiava della zia: non la chiamava mai per nome. Per lei era
solo
‘ragazza’, ‘bambina’,
‘sciocca’, o, con il marito, ‘quella
creatura’, ‘la
vostra piccola incosciente’. Mai una volta che la avesse
chiamata ‘Molly’ o
almeno ‘nipote’. Diceva che non era aristocratico.
«I
miei
fratelli non hanno fatto nessuna ‘fine’»
ribatté tuttavia. Il suo profondo
senso di lealtà verso i fratelli era reso più
battagliero dal fatto che per
colpa della zia non li vedeva da più di nove mesi.
«Hanno solo fatto le loro
scelte, ed è questo che voi non riuscite a
sopportare…»
«Come
osi
rivolgerti a tua zia in questo modo, Marie Abigal Prewett?»
esclamò immediatamente lo zio.
Se
c’era
un’altra cosa che Molly odiava era essere chiamata con il suo
nome completo.
Lei non era ‘Marie’, era Molly. Molly e basta.
«Questa
discussione è finita. Torna in camera tua e vedi di
restarci, ho altri affari
di cui occuparmi oltre ai capricci di una ragazzina.»
Ciò detto, tornò ad
intingere la piuma nel calamaio ed a controllare le sue carte.
Il
sorrisetto
soddisfatto di zia Lucretia fu il motivo per cui, uscendo, la ragazza
sbatté la
porta tanto forte che i vetri scricchiolarono. Sentendo le urla adirate
dello
zio, si precipitò al piano di sopra e si sigillò
in camera con la magia, ma non
riuscì a impedirsi di sorridere: la piccola ribellione alla
calma piatta di
tutta la casa l’aveva già messa di umore migliore.
Che svanì completamente
quando il dialogo appena avuto con lo zio le tornò in testa.
Sospirò
e si
gettò di peso sul letto, affondando la testa nel cuscino.
Non era giusto. Non
era assolutamente giusto! Era maggiorenne, diamine, lo zio non aveva il
diritto
di imporle ancora la sua volontà come se fosse stata una
ragazzina!
Singhiozzò
appena mentre ripercorreva i punti salienti del dialogo, inframmentato
dai
commenti maligni di zia Lucretia.
Era una sciocca se alla sua età pensava
ancora a sciocchezze come l’amore.
Era assurdo supporre che alla sua età
fosse
già in grado di decidere cosa fosse meglio per lei.
Arthur Weasley era un ragazzino povero e per
di più filobabbano, non degno dei Prewett e era meglio che
le uscisse dalla
testa.
I suoi zii erano più che in grado di
garantirle un matrimonio decoroso al momento opportuno.
Non le avrebbero permesso di rovinarsi il
futuro sposando un giovanotto imbelle senza carriera né
mezzi per mantenere la
moglie.
Doveva smetterla di continuare a pensare
sempre e soltanto al proprio piacere e cercare di trovare un modo per
onorare
il suo nome dopo tutto ciò che i suoi affezionati zii
avevano fatto per lei.
Non
vedere più
Arthur… una prospettiva talmente orribile che la ragazza non
voleva neppure
affrontarla.
Non
riusciva a
immaginare la sua vita senza Arthur, lui era sempre
così… allegro, spensierato,
entusiasta, affettuoso, espansivo… tutto ciò che
lei aveva sempre sognato.
Cosa
mai
poteva importarle se non aveva tanti soldi? A cosa le sarebbero serviti
tanti
soldi?
Molly
aveva
dei ricordi rari ma precisi della sua infanzia prima della morte dei
genitori,
ed era sempre stata felicissima con loro anche se lo zio diceva sempre
con una
punta di commiserazione che il fratello era stato perennemente
sull’orlo di un
rovescio finanziario e la zia rincarava la dose aggiungendo che la
moglie non
aveva un momento libero con tre ragazzini urlanti e fastidiosi a cui
badare.
Be’, personalmente aveva preferito quel periodo della sua
vita, forse povero e
affollato ma felice, a tutti gli anni passati nella casa degli zii,
tanto
ricchi e aristocratici ma talmente aridi da spingere Fabian a
soprannominare
entrambi ‘Gli Avvoltoi Stitici del Maniero’. Un
ritratto, per quanto insolente,
assolutamente azzeccato.
Le
venivano le
lacrime agli occhi al pensiero di essere destinata anche lei ad una
vita
simile. Non lo avrebbe sopportato, ne era sicura.
Ma non lo avrai, si disse per
confortarsi.
Fab e Gid non te lo permetterebbero, e
Arthur neppure…
Avrebbe
tanto
voluto parlare con i suoi fratelli, faccia a faccia. Ne aveva veramente
bisogno, dopo tutto quel silenzio.
E
con Arthur,
ovviamente. Be’, con Arthur forse anche altro oltre che parlare, ma senz’altro
dovevano studiare le loro mosse ora che si
era esposta agli zii e le era stato seccamente risposto di non fare la
bambina
e dimenticarsi di lui.
***
Si
sarebbe
potuto pensare che, visto il loro malumore nei confronti della troppo
intraprendente
nipote anche a quasi una settimana di distanza, i signori Prewett si
sarebbero
rifiutati di accompagnarla al ‘piccolo trattenimento
privato’, come si poteva
leggere sull’elegante biglietto di invito, dei signori Crouch.
Tuttavia,
essendo troppo ben inseriti nell’elite ministeriale di cui i
padroni di casa
erano uno dei massimi esempi, sapevano che sarebbe stato quantomeno
sconsiderato non condurre la nipote ad una palese occasione per
cominciare a
presentarla ai possibili partiti presenti, ivi incluso il figlio
maggiore dei
Crouch.
La
ragazza non
appariva nel suo aspetto migliore, quella sera: il suo viso solitamente
tanto
solare pareva sciupato, la stanchezza dei suoi occhi era sottolineata
dal
trucco che la zia aveva deciso di metterle ed il vestito, troppo
aderente per
starle bene, era di un colore scuro che la faceva apparire ancora
più pallida.
Ma infondo, Lucretia Prewett nata Black era troppo concentrata su cosa
potesse
mettere in risalto lei per poter
pensare che alla nipote avrebbe donato una ben diversa toletta.
Molly
si
sentiva decisamente un pesce fuor d’acqua: tutto, attorno a
lei, sembrava
gridasse “questo non è posto per te!”. E
lei era troppo abbattuta per poter
reagire. Aveva provato a scrivere sia ai suoi fratelli che ad Arthur,
ma o perché
non le avevano ricevute o per qualche altra misteriosa ragione, nessuno
dei due
aveva ancora risposto. Che fossero state intercettate lo riteneva
abbastanza improbabile,
fino ad allora lo zio non le aveva mai proibito di tenere una
corrispondenza
epistolare con i fratelli, ma allora perché nessuna notizia
era giunta a
confortarla?
Salutò
con un
sorriso spento e qualche frase di circostanza i giovani che le venivano
mano a
mano presentati e alla fine la zia, stanca della sua apatia e avendo
trovato
non meno di tre sue cugine presenti nella sala, la abbandonò
a sé stessa e ad
alcuni dei giovanotti che le aveva presentato, a cui la ragazza non
dedicò più
di un pensiero distratto. Non li sopportava. Non sopportava quel mondo,
odiava tutte le persone ipocrite
che le
giravano attorno, i ragazzi sostenuti e arroganti, le ragazze altere e
con una
punta di sprezzo sempre evidente nello sguardo…
Non
era
proprio il suo elemento. A lei piaceva la campagna, le piaceva la
compagnia dei
bambini, dei ragazzi alla mano, schietti e liberali, le piaceva ballare
di
fronte a un falò acceso delle danze in cui nessuno poteva
rimproverarla perché
sbagliava i passi, le piaceva poter sorridere e ridere quando voleva,
sicura
che le persone che ridevano con lei lo facevano perché erano
divertite e non
perché la stavano prendendo in giro.
Partecipare
ai
ricevimenti degli zii era un’autentica tortura. Per di
più, la facevano sentire
stupida. Tutte le ragazze attorno a lei sembravano così
eteree e perfette,
magre, leggiadre come delle piccole principesse, lei si sentiva
invariabilmente
goffa e sgraziata. E pensare che da quando era una bambina aveva
acquisito più
sicurezza!
Arthur
diceva
sempre che lei era bellissima, che quei manici di scopa che gli altri
ragazzi
ammiravano non avevano più carattere di una tavola
da fers, qualunque cosa
fosse,
che quando lei sorrideva sembrava che il sole avesse appena concentrato
una
buona parte dei suoi raggi su di lei…
La
ragazza
sorrise involontariamente al pensiero del suo fidanzato, ma subito si
rattristò
ricordando che non le aveva ancora scritto. Che avesse deciso di
cambiare idea
e di abbandonarla a sé stessa…?
Quasi
il suo
pensiero lo avesse appena evocato, intravide una chioma rosso scuro in
un
angolo della sala. Scosse la testa, come per accertasi di aver visto
bene, e
dovette ammettere che senz’altro c’era
una
chioma rossa a lato, ed apparteneva ad un uomo. E lei non aveva mai
visto altri
uomini che avessero i capelli rossi, nemmeno i suoi fratelli
erano…
«Ciao,
Lollymolly» le
sussurrò una voce
all’orecchio, maliziosa.
La
ragazza
sobbalzò, e una volta visto a chi apparteneva quella voce
sarebbe saltata per
aria se il proprietario della suddetta non le avesse passato una mano
sulle
labbra. «Zitta, sorellina, non è il momento di
farti notare» le sussurrò con un
sorrisetto.
«Fab…?»
chiese
con un filo di voce Molly guardando stupefatta il volto abbronzato del
fratello
che non vedeva da troppo tempo.
Lui
fece una
smorfia. «Gid» la corresse. «Insomma, Lollymolly,
possibile che ancora non riesci a distinguerci? Eppure sei
cresciuta con
noi…»
«E
poi lo
sanno tutti che io sono il gemello bello…»
proseguì una voce divertita alle sue
spalle.
Là
dietro, in
tutto il suo splendore, stava Fabian, identico a Gideon dalla punta
delle
scarpe alla radice dei capelli mogano, persino con lo stesso completo
blu
oltremare.
«Voi…
qui?»
chiese lei ancora sopraffatta. «Ma cosa…
come…?»
«Be’,
dalla
tua lettera abbiamo capito che zio Ignatius e zia Lucretia avevano
passato il
limite, come al solito» cominciò Gideon conducendo
la sorella tranquillamente
ma con fermezza verso il vano della finestra vicino a cui Molly credeva
di aver
visto Arthur.
«E
siccome ci
sembrava improbabile che la nostra dolce, affettuosa, pacifica
sorellina si
decidesse a prendere la bacchetta e lanciare un bello Stupeficium
ai due Avvoltoi del maniero…»
proseguì Fabian spostando
la tenda che copriva la finestra.
«Abbiamo
deciso di intervenire. Molly, non vestirti più di
questo… questa specie di colore
indefinito: ti sta malissimo» la informò Gideon.
Ma
Molly non
stava ascoltando: aveva visto, seminascosto nel vano della finestra, il
possessore dei suddetti capelli rossi e aveva potuto constatare che il
suo
intuito di innamorata non l’aveva ingannata riguardo alla sua
identità.
«Arthur!»
esclamò gettandosi letteralmente fra le sue braccia.
Lui
la strinse
a lungo e le baciò i capelli. «Ciao,
Lollymolly» le disse, in tono
completamente diverso da quello usato dal fratello non più
di cinque minuti
prima.
I
gemelli
nascosero un sorriso nella mano.
Lei
alzò il
viso, ora radioso, per farsi baciare.
«Bene»
esordì
schiarendosi rumorosamente la gola Fabian, o Gideon. «Prima
di scivolare nel
porno vorrei ricordarvi il Piano.»
«Giusto»
proseguì l’altro, quale che fosse.
«Dunque, Lollymolly, siccome i nostri due
augusti Avvoltoi non vogliono benedire le vostre nozze, abbiamo deciso
che a
questo punto la cosa più sensata da fare è che
voi due piccioncini fuggiate
dalla colombaia e vi facciate un nido vostro, tanto ormai va di
moda.»
«Prima
che ci
tocchi giustificare un nipote senza padre agli Stitici»
specificò il primo con
un sorrisetto malizioso.
«Quindi,
non
preoccuparti delle tue cose, ci abbiamo già pensato
noi…»
«…
le abbiamo
portate a casa di Arthur, sai che un suo prozio o qualcosa del genere
gliene ha
lasciata una?»
«Davvero,
tesoro?» chiese lei guardando Arthur al colmo della
felicità.
Lui
annuì e la
strinse nuovamente. «E ho cominciato a lavorare al Ministero,
quindi sono più
che in grado di mantenerti.»
«Non
mi
sarebbe importato comunque» sospirò lei
soddisfatta poggiando la testa
nell’incavo del suo collo.
Un
nuovo ed
eloquente ‘ehm ehm’ dei fratelli la
riportò, a malincuore, al momento presente.
«Ora, la fase uno comincia quando noi due ci presentiamo
davanti ai nostri
carissimi ed adorati congiunti e li costringiamo a mantenere le
apparenze di
fronte a tutti gli ospiti radunati…»
«Non
vedo
l’ora di vedere la faccia di zia Lucretia quando ci
vedrà…» proseguì
l’altro
gongolando leggermente. «Non sa che essere Auror apre un
sacco di porte…»
«Ma
il punto è»
riprese il primo, «che mentre loro e tutta la sala
sarà impegnata in un sottile
gioco diplomatico che consiste nel non mostrare a tutti quello che
già sanno
fin troppo bene…»
«Voi
avrete
tutto il tempo di svignarvela alla chetichella senza dare
nell’occhio»
sogghignò il secondo. «Quindi coglieremo
l’occasione per farvi sposare secondo
crismi e costumi locali. A quel punto nemmeno gli Avvoltoi potranno
fare
niente.»
Molly
guardò
entrambi i fratelli e annuì con un cipiglio deciso. Poteva
essere dolce e pacifica
quanto volevano, ma non era debole ed era ben sicura di ciò
che voleva. «Mi
sembra un buon piano» dichiarò quindi con
decisione. Poi esitò. «Ma siete
sicuri che non vi succederà…?»
«Molly,
dacci
un taglio con queste ansie da mamma!» esclamarono entrambi
alzando gli occhi al
cielo. «Siamo grandi e diplomati e in questa sala siamo
probabilmente i maghi
più abili.»
«I
soliti
modesti…» borbottò Molly ancora stretta
ad Arthur.
«Quindi
in
caso le cose vadano storte possiamo sempre causare un gran casino e
coprirvi
comunque» le sorrise Fabian.
«Crouch
non ci
rivolgerà la parola per un po’, ma per quel che ce
ne importa…»
«Sì,
in
effetti sia il padre che il figlio sono peggio di zio Ignatius quando
si tratta
di regole e convenzioni…»
«Quindi
sarà
un’ottima idea quella di farci odiare un
po’.»
Molly
si alzò.
«Sì, ma il vostro lavoro?»
proseguì ansiosa. «Non voglio che vi creino
problemi…»
«Ma
per
favore, Molly…»
«Si
spegnerà
il sole prima che quel ragazzino e quella mummia del padre possano
rappresentare un problema per noi due» la canzonò
Gideon.
«Tranquilla,
Lollymolly» le sussurrò Arthur, anche lui in
piedi. «Loro non potranno essere
incolpati di niente. In fondo, non è strano voler parlare
con i propri zii…»
«Sì,
tesoro,
ma tu?» chiese Molly portandogli le mani al viso e
scrutandolo negli occhi.
Lui
si strinse
nelle spalle, ma a rispondere furono nuovamente i gemelli.
«Molly, davvero non
li conosci se pensi che gli zii lasceranno trapelare il fatto che te la
sei
data a gambe sotto il loro naso nel bel mezzo di un
ricevimento.»
«Già,
dieci a
uno si inventeranno che avevi una forte
emicrania e sei tornata a casa. Poco dopo i tuoi magnanimi
zii ti hanno
permesso di coronare il tuo sogno d’amore, per quanto poco
appetibile fosse il
partito in questione.»
«La
cerimonia
si è svolta in forma privata, naturalmente.
Senz’altro zia Lucretia troverà un
modo per giustificarlo.»
«Zia
Lucretia…» mormorò Molly passandosi una
mano sulla fronte, con aria assente.
«Zia Lucretia non mi rivolgerà più la
parola, mi ripudierà completamente…»
«Sai
che
perdita…» borbottò Fabian.
«No,
Fabian, a
Molly dispiacerà perché è comunque sua
zia» intervenne Arthur poggiandole una
mano sulla spalla. Quando lei alzò gli occhi verso il suo
viso, sorrise con un
po’ di malinconia. «Ti sto chiedendo un grosso
sacrificio, Molly» la informò
con dolcezza. «Io… io non credo che
potrò mai garantirti un tenore di vita
come… come quello a cui sei abituata dai tuoi zii»
disse con una certa
difficoltà. «Quindi non potrò portarti
a… ricevimenti del genere…»
Non
poté
continuare: Molly gli gettò le braccia al collo e lo
baciò. «Tienimi lontana da
ricevimenti del genere e giuro che non ti libererai di me neanche a
suon di
maledizioni…»
«Va
bene,
ragazzi, tutto questo è molto bello» intervenne
Gideon guardando entrambi con
una smorfia. «Però se fin’ora non ci
hanno ancora scoperti vuol dire che
abbiamo avuto una fortuna sfacciata, quindi sarà meglio
passare alla fase uno
del Piano.»
I
due si
staccarono e li guardarono.
«Fuoco
alle
polveri, allora!» esclamò Arthur entusiasta.
Tutti
e tre lo
guardarono perplessi.
«È
un modo di
dire Babbano» spiegò lui elettrizzato.
«Vuol dire… be’, via
all’operazione,
avanti tutta, cominciamo subito…»
I
due gemelli
si scambiarono un’occhiata e poi guardarono la sorella come a
voler dire “è
proprio questo l’uomo con cui vuoi passare la
vita?”, ma lei li ammonì con uno
sguardo tanto stranamente simile a quello dello zio Ignatius che i
fratelli
uscirono dal vano della finestra e si addentrarono fra la folla della
sala.
«Be’…»
cominciò Molly guardando Arthur con una punta di timidezza,
«fuoco alle ceneri anche
noi, allora…»
***
Arthur
si
guardò attorno con una comica espressione di sgomento il
giorno dopo: Molly
poteva apparire solo una ragazza dolce e affettuosa, come dicevano i
suoi
fratelli, ma quando si metteva in testa qualcosa era impossibile
smuoverla,
tranne forse ricorrendo a sonniferi o maledizioni. Ma neppure in quel
caso
avrebbe garantito sul risultato.
E
ora,
guardando la sua casa trasformata in un campo da combattimento
dall’intraprendenza
della sua futura moglie, della sua migliore amica, Marlene McKinnon, e
della
sua stessa madre dovette ammettere con un sorriso imbarazzato che non
l’avrebbe
voluta in nessun altro modo.
Molly
aveva
deciso che non sarebbe bastata l’opposizione dei suoi zii per
levarle un
matrimonio degno di quel nome e si era subito organizzata per renderlo
memorabile. Come avesse fatto, in meno di tre ore, a radunare
abbastanza
persone per renderlo possibile, restava un mistero.
Fattostà
che
l’incolto giardino retrostante la casa era già
addobbato con numerosi
palloncini magici bianchi e dorati, poco distante era stata montata una
veranda
ornata di fiori con tanto di leggio e un lungo tappeto bianco
attraversava
tutto il giardino dal palco fino alla porta di casa attorniato da file
e file
di panche verniciate di bianco.
Dove
la sposa
si fosse procurata tutti quegli attrezzi, Arthur non lo sapeva.
Sapeva
però
che trovava tutto perfetto, e dieci volte più bello di
quanto avesse
immaginato: non si sarebbe dovuto rimproverare per aver privato Molly
di tutte
le belle cose, abito, cerimonia e fiori, che sapeva piacevano alle
giovani
donne.
Lei
e sua
madre se la intendevano alla perfezione: dal momento che quei sadici
dei suoi
fratelli non si erano risparmiati di informare la temibile signora
della
novità, quella donna notevole si era precipitata alla
velocità della
materializzazione a casa loro per sovrintendere ai lavori di
preparazione.
Perché, come aveva spiegato ad uno stupefatto Arthur con un
sorriso
autoritario, non si era mai visto un matrimonio senza cerimonia e
invitati che
fosse durato. Poi aveva scambiato qualche parola con Molly, che aveva
già
incontrato altre volte, e le due si erano messe a discutere sui meriti
comparati del pollo rispetto alla trota. La conclusione era stata che
entrambe
si erano fiondate in cucina per cominciare a preparare a tempo di
record un
pranzo – o meglio una cena – di nozze continuando a
discutere di vari argomenti
che andavano dai bambini alla gestione di una casa. Il loro livello di
sintonia
aveva dello stupefacente.
La
data del
matrimonio era stata decisa nel corso di quel dialogo e fissata per il
pomeriggio successivo poiché, pur essendosi alzata
relativamente presto per una
ragazza fuggita la sera prima e divertitasi notevolmente il resto della
notte,
Molly non era riuscita a radunare tutto il personale sufficiente per
organizzare un matrimonio prima di mezzogiorno e sia lei che tutto il
team
organizzativo necessitavano quindi più tempo
Arthur diede il suo modesto
contributo sistemando
il giardino e riordinando la casa in attesa che venisse presa
d’assalto
dall’Esercito di Molly.
Poi
venne requisito
dai suoi fratelli e dai suoi futuri cognati perché, come
dissero trascinandolo
via da una riluttante sposa, sposarsi senza un addio al celibato che si
rispettasse era quanto di più squallido si potesse
immaginare, e loro erano già
in ritardo per prenotazioni di locali adatti e organizzazione.
Quando
il
futuro sposo tornò, mezzo ubriaco per la bevuta a stomaco
vuoto che quei pazzi
terroristi di Fabian, Gideon, Gawain e Peregrine gli avevano
praticamente
imposto, si ritrovò in un luogo che aveva solo una vaga
parvenza familiare,
completamente addobbato e dove cominciavano anche ad arrivare i primi
ospiti.
Sua
madre gli arrivò
incontro a passo di marcia tirandosi dietro il mite marito. «Dove siete stati?!»
urlò indiscriminatamente
a tutti e cinque. «Siete in ritardo
clamoroso, Arthy, mi meraviglio di te! Vorresti far aspettare quella
ragazza
deliziosa dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per…»
«Lascia
perdere, Cedrella» osservò una voce aspra che fece
gemere Fabian e Gideon,
quando la identificarono. «I giovani d’oggi non
hanno un minimo di senso della
responsabilità.» Riconoscibile dal color rosa
confetto con cui si ostinava a
volersi vestire malgrado i suoi quasi ottant’anni, il naso a
becco e gli occhi
infossati lucidissimi, Muriel Blishwick
avanzava verso di loro agitando minacciosamente il bastone da passeggio
decorato, per l’occasione, con degli svolazzanti nastrini
rosa coordinati al cappello
piumato.
«Zia
Muriel!»
gemette Fabian lasciando andare Arthur e guardandola come se fosse
certo di
trovarsi in un incubo. «Cosa ci fai tu qui?»
Gli
occhi
scuri della vecchia signora si strinsero. «Con voi due,
piccoli mocciosi
ingrati, farò i conti dopo che quella tonta di mia nipote
avrà finito di
rovinare il suo futuro. Di tutte le sciocche…!
Perché quella stupida ragazza
non si è rivolta a me? Doveva davvero inscenare tutta questa
insulsa fuga solo
per poter sposare il suo gonzo? E voi due»
aggiunse minacciosa alzando il bastone verso i gemelli,
«immagino siate
grandemente coinvolti in questa ragazzata! E quando mai?! Non solo
avete
gettato tutta la Famiglia
nello scompiglio, ma mi avete anche costretto a sopportare una visita
di
Ignatius, cosa che mi sarei volentieri risparmiata. Non è
migliorato di
un’oncia da quando era uno sporco marmocchietto, e non vedo
perché dovrei
volerlo frequentare!»
«Nessuno
che
lo conosca, zia, la pensa diversamente» non poté
trattenersi dall’osservare
Gideon, guadagnandosi una tale occhiataccia che incassò la
testa nelle spalle.
«Comunque,
come chiunque che non fosse un idiota mummificato come Ignatius avrebbe
capito,
mi sono ricordata di quel ragazzetto che Marie frequentava a scuola e
sono
venuta subito a trovare Cedrella per capire cosa fosse successo; quando
non
l’ho trovata, mi sono fatta dare l’indirizzo di
questa casa e sono venuta qui.
E devo dire» aggiunse focalizzando i suoi occhi da rapace sui
cinque tremanti
ragazzi, e in particolare su quello al centro, «che per
quanto sapessi che
Marie non avesse un minimo di buon senso non mi sarei mai aspettata che
avrebbe
scelto un simile tonto! Ma
guardatelo!» Invito superfluo dal momento che Arthur, dopo un
titanico
tentativo di rientrare in possesso delle sue facoltà e
tirarsi in piedi, era
caduto in braccio a Gawain attirandosi gli sguardi di tutti.
Il
gesto che
aveva suscitato il disgusto di Muriel attivò tuttavia gli
istinti materni di
Cedrella. «Cosa avete fatto al mio povero pulcino?»
chiocciò slanciandosi in
avanti e guardando il figlio maggiore. Una smorfia di disapprovazione
le si
dipinse sulle labbra. «Whiskey? Gawy,
Perry,
piccoli abominevoli disutili, non lo sapete che il povero Arthy
è astemio?!»
«Ah,
ecco
perché…» mormorò Fabian
guardando affascinato Arthur venire abbandonato nelle
braccia della madre.
«Ora
dovrò
farlo tornare in sé. E mancano poche ore al
matrimonio!» stava gemendo la
donna. «Muriel, occupati dei tuoi nipoti, Septimus, vedi di
punire i tuoi
figli, e cerca di non fargli niente di visibile, e poi muovetevi tutti,
insomma, perché devo fare tutto io…»
Stava
ancora
blaterando, trascinandosi dietro un barcollante Arthur, mentre entrava
in casa.
Il
ragazzo
aveva una sgradevolissima sensazione alla testa e si sentiva la lingua
di
legno, senza riuscire a capire cosa stesse succedendo di preciso. Come
in un
sogno, si sentì trascinare su per delle scale e gettare a
viva forza su un
letto da più persone, poi qualcuno gli avvicinò
un calice fumante alla bocca e
gli ordinò di bere. L’invito non era esattamente
quello che Arthur avrebbe
voluto sentire: non sapeva cosa lo aveva ridotto in quello stato, ma
era più
che sicuro che c’entrasse qualcosa il bere. Quindi non si
fidava affatto a
bere. No, per niente.
«Arthy!» Una voce acuta gli
trapanò i
timpani. «Bevi immediatamente o te
lo
faccio bere io!»
Tutto,
pur di
far tacere quella voce. Il beverone aveva un sapore orribile, ma almeno
gli
attenuò il dolore alla testa e gli sciolse un po’
la lingua. Provò ad aprire
gli occhi, ma aveva ancora la vista sfocata. «I miei
occhiali…?» chiese un po’
incerto.
«Occhiali?»
Una voce vicino a lui si colorò d’ansia.
«Non… non ci sono i tuoi occhiali,
Arthur…»
Il
ragazzo
sbuffò con un principio di rabbia. Senza i suoi occhiali non
ci vedeva, e non
ci voleva un genio per capire che quel giorno doveva assolutamente
vederci.
«Dov’è la mia bacchetta?»
chiese, a metà fra l’arrabbiato e il rassegnato.
La
domanda
parve rilassare il suo interlocutore. «Qui…
qui» ripeté porgendogliela.
«Grazie.»
Arthur la impugnò per il manico e la agitò. Nella
sua mano tesa arrivarono i
suoi occhiali. Mise a fuoco il viso ansioso di un suo giovane cugino,
Tertius.
«Tua…
zia
Cedrella ha detto che il tuo vestito è
nell’armadio e che lei non aveva il
tempo di starti dietro.» Accennò
all’anta semiaperta a lato della stanza. «E
che si sarebbe occupata dei tuoi fratelli e poi te li avrebbe mandati
su, e
poi…»
«Va
bene, va
bene, Tertius, ho capito.» Il ragazzo si tirò su e
si guardò attentamente
attorno. «Che ore sono?» chiese poi cercando di
controllare l’ancor presente
senso di nausea.
Promemoria: mai più andare in un pub
equivoco con Gawain e Peregrine.
«Credo…
credo
sia l’una, ormai…»
«Cosa?!»
Gigantesco promemoria: mai farsi
trascinare in addii al
celibato con Fabian e Gideon.
Arthur
schizzò
letteralmente dal letto sbattendo la testa contro una trave del
soffitto. «A-a
che ora è il matrimonio?» chiese con voce
strozzata massaggiandosi l’incipiente
bernoccolo.
«Cre…
credo
alle tre, di solito quando ne parlano…»
«Tertius,
aiutami a prepararmi, io non ho idea di cosa devo
fare…»
Dalla
faccia
disperata del ragazzino apparve chiaro che neanche lui aveva idea di
cosa fare.
Mastodontico promemoria: non trovarsi nelle
vicinanze di mia madre nelle prossime tre ore.
***
Tre
ore e
qualche crisi isterica dopo tutto era a posto.
Gli
ospiti,
pochi dato lo scarso preavviso, erano sistemati sulle panche a lato.
Fabian
e
Gideon erano riusciti a riscattarsi agli occhi di tutti evocando dei
potenti
incantesimi di protezione su tutta l’area del matrimonio.
Gawain
e Peregrine
avevano evitato una punizione andando a prendere il funzionario che
avrebbe
celebrato il matrimonio e che non aveva ancora avuto il buon gusto di
presentarsi.
Cedrella
era
seduta accanto al marito e piangeva con molta grazia osservando tutta
la scena.
Zia
Muriel
aveva costretto i più giovani della compagnia a scortarla al
suo posto e si
faceva servire e riverire da chiunque fosse a portata di ordini.
Arthur
apparve
dalla porta di casa, impeccabile nel suo abito da cerimonia, serio e
tutto
compreso dal suo ruolo. Accanto a lui c’era Perry, il suo
testimone.
Si
sentiva la
testa stranamente vuota, quasi galleggiante, mentre passava fra due
file di
ospiti fino al palco. Non riusciva né a vedere né
a sentire niente, in testa
gli rimbombava uno strano ronzio, come se le sue orecchie fossero
d’improvviso…
dannazione, com’era? … mal
sindomizzate. Ecco. Sì… Be’,
più o meno una cosa del genere.
Il
tragitto
fino all’altare gli sembrò lunghissimo, ma mai
quanto l’attesa prima
dell’arrivo di Molly. Non arrivava. Forse era scappata. Forse
sua madre gli
aveva detto che si era ubriacato la sera prima e lei era stata
così furiosa che
non ne aveva più voluto sapere. Forse aveva ripensato a
tutto ciò a cui
rinunciava ed aveva deciso che invece voleva restare con i suoi zii,
sposare un
giovanotto ricco di belle prospettive e dargli tanti figli.
Forse…
L’ennesimo
forse gli venne bloccato nel cervello quando dai palloncini bianco-oro
cominciò
a partire una marcia lenta.
Arthur
si girò
di scatto e dovette intervenire Perry per ricollocare la sua mascella
nella
giusta ubicazione.
Era
semplicemente… stupenda. Stupenda. La creatura
più bella su cui avesse mai
poggiato lo sguardo.
Dalla
cima dei
capelli vermigli con tanto di tiara dorata alla punta delle scarpette
dal tacco
basso era più sé stessa di quanto non
l’aveva mai vista. E sorrideva… oh, se
sorrideva… sembrava che il sole illuminasse solo lei. Persino le leggere lacrime che le
solcavano le guance
sembravano splendere di luce propria. Era un sole. Il suo sole.
Quasi
non
riuscì a respirare quando Fabian – o Gideon, chi
se ne importava – gli diede la
mano della sorella.
Non
sentì
assolutamente una parola di ciò che quello strano ometto
vestito di arancione e
blu oltremare – un abbinamento che in generale, da uomo dalla
mente aperta, non
avrebbe contestato, ma che vicino alla purezza di Molly pareva
straordinariamente fuori posto – disse durante tutta la
cerimonia, ma avvertì
distintamente il silenzio che scese quando gli chiese di ripetere la
formula di
rito.
Non
se la
ricordava affatto, ma per fortuna le parole gli vennero fuori, un poco
per
volta. Ad un certo punto si accorse che stava balbettando,
così si interruppe e
ricominciò daccapo intercettando imbarazzato lo sguardo
della sua futura sposa,
che per tutta risposta gli sorrise ancor più luminosamente.
Lei
non
sbagliò una sola parola della formula, e il tono deciso e
fermo con cui la
recitò gli riempì il cuore di una gioia tanto
grande che se ne sentiva
sopraffatto. Cosa poteva aver mai fatto per ottenere un dono
così grande?
Quando
finalmente la lunga tiritera dell’arbiter
elegantiarum che celebrava il suo matrimonio ebbe fine,
incontrò quasi di
sfuggita gli occhi di Molly e si rese conto che, in tutta la sua vita,
non
avrebbe mai potuto provare una gioia più grande di quella.
Spazio
all’Autrice
Storia di una storia
Avevo
notato
già da tempo il concorso a cui poi ho partecipato, ma la
prima volta che aprii
la pagina tutti i colori erano esauriti. Me ne dimenticai per un
apprezzabile
lasso di tempo e quando tornai, per curiosità, a vedere come
stava andando mi
accorsi che c’erano nuovi colori.
Quindi,
a
dispetto della sempre maledetta S.C.U.O.L.A. e dei sempre maledicenti
P.R.O.F.E.S.S.O.R.I., ho
scelto un colore a cui era corrisposta una coppia che, in assoluto,
deve essere
quella a cui ho meno pensato in tutta la saga di Harry Potter:
Molly/Arthur.
Panico.
Non
mi era
venuto in mente, là per là, che potevo cambiare
colore, e poi mi iscrivo ai
concorsi per poter sperimentare qualcosa di nuovo, sarebbe stato
inutile
sperare di trovare una coppia o un personaggio a cui ero abituata,
perciò mi
sono rimboccata le maniche (metaforicamente parlando).
E
alla fine mi
è venuto fuori questo.
E
l’ho
consegnata credo l’ultimo giorno possibile, perché
come al solito mi ero
trascinata all’ultimo.
E
non mi
aspettavo assolutamente niente da questa storia perché sia
Arthur che Molly
sono personaggi a cui non penso mai.
Perciò,
per
me, essere riuscita ad arrivare fin quassù con due
personaggi così è una
conquista maggiore di qualunque mi sarei mai potuta aspettare, e ne
sono
estremamente orgogliosa.
Ergo,
grazie
mille alle “giudicesse” per avermi dato lo spunto e
per la votazione, e
complimenti a tutte le ragazze che hanno partecipato (ho cominciato a
leggere
alcune delle vostre storie, sono tutte meravigliose!).
Il giudizio delle “Giudicesse”
Seconda classificata - a pari merito
Dove si narra di una fuga, di un matrimonio
e di una gran confusione, di LadyMorgan
Blu
oltremare – Molly/Arthur
Giudizio
di fierobecca93
Grammatica e sintassi:
9. Non ho visto
grandi errori di grammatica e sintassi.
Stile: 9.5.
mi è molto piaciuto! Sullo
stile devo esprimerti i miei massimi complimenti!!!
Sviluppo della trama:
8.5! Semplice!
Originalità:
10. Veramente troppo bello!
Il massimo lo devi assolutamente ottenere.
IC dei personaggi:
9.5! direi che sono
perfetti. Mi sono vista a paragone una Molly giovane della tua fan
fiction, ed
una ai fornelli di J.K Rowling, e devo essere sincera erano per me
quasi
identiche…brava!
Gradimento personale:
6.5
Prima
di
tutto, ti ho premiata per la tua originalità
perché la fan fiction è veramente
molto bella.
Secondo
punto
la adoro letteralmente, e partiamo dal fatto che di solito nella
lettura di fan
fiction mi butto su tutt’altro genere, quindi è
una cosa che mi ha sorpreso
tantissimo.
Terzo
punto
perché non c’è stato un attimo che io
abbia deciso di smettere di leggere,
magari per noia!!!
Complimenti!!!
Saluti
fierobecca93
Quindi il mio punteggio totale è di: 53
Giudizio
di Nabiki93
Grammatica e sintassi:
9/10
Grammatica
e
sintassi corrette, a parte alcuni errori di battitura.
Stile: 9.5/10
Stile
davvero
accurato. Hai utilizzato un lessico ricco e appropriato.
Sviluppo della trama:
10/10
Bè…non
c’è che
dire trama ben sviluppata. Non potevo non darti il massimo: sei stata
bravissima.
Hai studiato tutto nei minimi dettagli, andandoti a cercare le
informazioni
necessarie, tutti i parenti, i nomi degli zii di Molly, dei genitori di
Arthur!
Wow! Davvero brava!
Originalità:
9/10
IC dei personaggi:
9/10
Gradimento personale:
6.5/7
Fan
fiction ben
congeniata e davvero carina! Inoltre, a mio parere hai fatto benissimo
a fare
Gideon e Fabian gemelli: mi hanno ricordato tantissimo Fred e George!!!
( tali
zii, tali nipoti!!!).
Sicuramente
è
da leggere! Complimenti!!!
Totale: 53
Giudizio
di _Mary
Grammatica e sintassi:
10/10
Stile: 9/10
Sviluppo della trama:
9.5/10
Originalità:
10/10
IC dei personaggi:
9/10
Gradimento personale:
6/7
Totale: 53.5/57
Dal
punto di
vista grammaticale il tuo testo è praticamente perfetto, e
posso segnalarti
solamente un ‘fin’ora’ che va sostituito
con ‘finora’ ed un ‘Cederella’
– e ho
un altro piccolo dubbio: verso la fine scrivi ‘Gli ospiti
[…] sistemati sulle
panche a lato’. Potrei essermi persa un pezzo io,
ma… a lato di cosa?
Lo
stile è molto
buono, scorre via fluido e senza intoppi.
Anche
lo
sviluppo della trama è promosso quasi a pieni voti: da uno
spunto molto
semplice sei riuscita ad elaborare una trama articolata e davvero
originale.
L’unica cosa che mi è mancata, ma per cui non ti
ho tolto molto, è stata un po’
di introspezione di Arthur. Hai approfondito il carattere di Molly e mi
sarei
aspettata qualcosa in più su di lui, ma anche
così com’è la tua storia va
più
che bene.
Come
ho già
scritto, la tua idea è davvero originale: non avevo mai
letto una storia sulla
fuga di questi due innamorati, e mi è piaciuto come hai
organizzato e gestito
il tutto. Hai dato una personalità a personaggi che sono
stati solamente
nominati nella saga, ne hai creati altri e hai fatto entrare in scena
vecchie
conoscenze, e il risultato è stato più che
apprezzabile. L’entrata in scena di
Muriel è fantastica!
Non
ti ho
messo il massimo nell’IC solo perché mi aspettavo
qualcos’altro su Arthur, come
ho già scritto. Per il resto, Molly è perfetta:
non è ancora la mamma leonessa
che conosciamo, ma è una ragazza forte e determinata, ed
è ‘in crescita’,
pronta a diventare la Molly Weasley che
incontrerà Harry Potter a King’s Cross il
1° settembre 1991.
È
una storia
originale, e questo ha sicuramente alzato il punteggio del gradimento
personale. Sei riuscita a gestire un pairing che non è tra i
più semplici e ad
arricchire la tua storia con tanti piccoli particolari che
l’hanno resa gustosa
e frizzante. È una storia comica, leggera – ma non
stupida – divertente e simpatica.
Allego
il
bellissimo banner che mi è stato dato in premio: davvero
fantastico!
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