CAPITOLO IV
The only word you've got
to say is... yes.
Mollata la
palla, Naruto dopo un paio di proteste si era arreso e aveva
seguito Sakura fuori dalla palestra. Così, insieme, erano
usciti
all'aria aperta, sotto il cielo stellato della sera. Dopo la tempesta,
nelle settimane successive il tempo era stato particolarmente bello e
il sole aveva brillato quasi ogni giorno.
All'improvviso
Sakura si voltò verso di lui e consigliò, senza
troppi giri di parole:
“Dovresti
andare a trovare Sasuke. Mancavi solo tu e, anche se
non lo ammetterà mai, ha chiesto di te. Perché ti
ostini
a far finta di nulla?”
Aveva gli
occhi umidi, nonostante il tono duro della voce.
Naruto in
un primo tempo abbassò lo sguardo, poi spiegò
fissandola:
“A
cosa serve tutto questo? A cosa serve andare a trovarlo,
raccontargli degli allenamenti, della finale imminente, quando sappiamo
benissimo che Sasuke non potrà più fare nulla?
Non ho la
minima intenzione di illuderlo.”
“Nessuno
vuole illuderlo, non lo stiamo semplicemente lasciando
solo. E tu, più di tutti, dovresti essergli accanto. O,
magari,
il problema è che non hai il coraggio di vederlo
così?” lo provocò, assottigliando
appena gli occhi
verdi.
La
verità era che Sakura non sopportava quella situazione. Non
sopportava che Naruto, ottimista e solare, si ostinasse a mantenere una
linea di comportamento che non sarebbe stata utile a nessuno.
“Okay
– replicò Naruto alzando le spalle – se
vuoi uccidermi, fallo.”
La ragazza
lo scrutò un istante, poi gli dette una spinta sul petto e
borbottò:
“Potrei
anche farlo ma morto non serviresti a un granché.”
“Accidenti,
hai ammesso che ho una qualche utilità nel mondo!”
si finse stupito e spalancò gli occhi.
Sakura
replicò con uno “Scemo” detto a mezza
voce,
poi scoppiarono entrambi a ridere come non facevano da giorni. Quando
la risata si smorzò, simile a un fuoco che si estingueva, i
due
compresero che non ci sarebbe stato altro da dire.
“Faccio
la doccia, prendo il borsone e torno a casa.”
annunciò infine Naruto, stiracchiandosi la schiena.
Sakura non
espresse particolari commenti, se non un: “Ci vediamo
domani.”
Lo vide
entrare in palestra, salutando Shikamaru che stava uscendo. Poi
alzò lo sguardo verso le stelle e si chiese se non fosse il
caso
anche per lei di tornare a casa, nonostante tutta la sua vita fosse
altrove.
Con la
borsa in spalle, la felpa allacciata in vita e una scarpa
slacciata, Naruto percorreva a piedi la strada. Non aveva voglia di
prendere il pullman. Nonostante gli allenamenti sfiancanti, sentiva di
aver bisogno di ossigenare il cervello con una camminata.
Di solito,
gli sarebbe piaciuto avere qualcuno accanto con cui
chiacchierare. Usualmente Sasuke e lui percorrevano un pezzo insieme,
per poi separarsi. Certo, Sasuke non era un grande interlocutore, ma
tutto sommato entrambi si divertivano nel rimbrottarsi a vicenda per
far passare il tempo.
Ora, nella
solitudine di quei passi, Naruto non poté fare a meno
di pensare al proprio compagno di squadra e, quasi di conseguenza, alla
sera prima dell'incidente. Gli dette fastidio rendersi conto di avere
tante cose in sospeso con lui, oltre che con se stesso.
Passò
davanti all'ospedale: si sentì stupido a guardare
quell'edificio, camminando per cercare allo stesso tempo la stanza
dov'era ricoverato Sasuke. Tirò su col naso, tergiversando
con
qualche ciottolo sul marciapiede.
Poi, smise
di pensare e infilò le mani in tasca, sistemandosi il
borsone su entrambe le spalle. A passo di carica entrò nel
cortile d'ingresso e basandosi sulla propria memoria guardò
le
finestre. Quella della camera di Sasuke, se non andava errato, si
trovava sull'ala frontale al secondo piano, anche se a guardarle bene
erano proprio tutte uguali.
Pensoso, si
sedette per terra con le gambe incrociate e buttò
sull'erba lo zaino, alzando il collo in alto per cercare di fare mente
locale. Dopo un po' avvertì una fastidiosa fitta alla
cervicale,
dunque decise di lasciar perdere e passare a qualcosa di più
pratico.
Andò
verso il vialetto, afferrò diversi sassolini
controllando che non ci fosse nessuno nei paraggi e si
piazzò
nuovamente sotto le finestre. Scrollò le spalle, scuotendo i
ciottoli in un palmo della mano.
“A
noi due.” mormorò, umettandosi con determinazione
la lingua.
A chi fosse
esattamente riferita quella sfida, non era dato saperlo.
Forse era diretta alle finestre, forse a Sasuke, suo malgrado nascosto
dietro una di quelle.
Tirando a
caso, Naruto colpì una delle tanto sospirate finestre
e con una mira invidiabile, centrò il legno degli infissi
che la
chiudevano. Attese qualche secondo, sperando che Sasuke, avendo il
letto accanto alla finestra, non rotolasse a terra nel tentativo di
aprire un'anta. A quel punto sì che Naruto avrebbe realmente
dovuto sentirsi in colpa.
Sbuffò.
Lanciò
un altro sassolino. Quando fu in procinto, con notevole
impazienza, di lanciarne un terzo, finalmente sentì il
classico
rumore di un'imposta che stava per venire aperta. Trattenne il fiato.
Lentamente
la finestra si aprì e Naruto pensò
febbrilmente a che accidenti dover dire a Sasuke, come giustificarsi
per quella comparsata improvvisa a sera tarda dopo giorni di assenza.
Forse doveva fuggire a gambe levate, giusto per non dare a quello
stupido la soddisfazione di prenderlo in giro. No, la fuga era da
escludere: Sasuke lo avrebbe sicuramente visto correre per il giardino
con uno zaino in spalle e, a quel punto, poteva anche considerare di
seppellirsi a trecento metri di profondità per la vergogna.
Rimase
dov'era e appena notò una figura affacciarsi
esclamò:
“Sasuke!
Sono io!”
“Io
chi?” gracchiò una voce.
Splendido.
Sasuke oltre che paralizzato doveva essersi perso qualche neurone per
strada la sera dell'incidente.
“Naruto,
razza di scemo!”
Certo, dare
dello scemo a Sasuke procurava sempre una grande soddisfazione.
“Come
ti permetti, maleducato!” esclamò con tono
più forte e indignato.
A quel
punto, Naruto cominciò a nutrire qualche dubbio
sull'identità di Sasuke che, prima, aveva dato stupidamente
per
appurata. Sentì i sassolini farsi più pesanti tra
le mani
sudate.
“Oh
– accennò, ostentando una certa nonchalance
– pensi un po,' devo aver sbagliato stanza.”
Strizzando
gli occhi, effettivamente si accorse che alla finestra era
affacciato un signore piuttosto anziano che, se solo il ragazzo avesse
potuto vederlo meglio, lo stava guardando con parecchio disappunto.
“Me
n'ero accorto, imbecille. Qui la gente sta male e vuole
riposare.” rantolò.
Dopodiché,
senza aspettare ulteriori scuse, sbatté la
persiana, lasciando Naruto a contemplare l'edificio accompagnato solo
da un silenzio cosmico.
Arrabbiato,
dandosi dello stupido il ragazzo lanciò a terra i
sassi e raccattò lo zaino. Decise di tornare sui suoi passi
e
rientrare a casa: l'idea di contattare Sasuke di notte era stata folle
come quella di andarlo a trovare. L'indomani avrebbe maledetto Sakura,
per quanto le volesse bene.
“Sei
il solito idiota, Naruto.”
Sentendosi
preso in causa Naruto si girò, all'occorrenza pronto
a dire quattro parole al vecchietto di prima. Poi alzando lo sguardo,
si accorse che presso finestra accanto si era sporto in avanti Sasuke.
“Sasuke?”
domandò, giusto per evitare ulteriori fraintendimenti.
“Chi
altri?” replicò questi.
“Non
so – fece Naruto, alzando le spalle – magari il
resto dei pazienti di quest'ospedale?”
Sasuke,
sdraiato sul letto, aveva fatto appoggio sul gomito per
sporgere in avanti la testa. L'unica cosa che poteva fare in ospedale,
oltre a farsi visitare, era guardare fuori. Allora si era fatto
posizionare il letto a contatto con l'unica apertura sul mondo,
così da non dover fare particolari sforzi né per
aprire
le ante, né per sporgersi.
“Che
vuoi?” domandò all'improvviso, con tono
più duro di quanto non volesse.
“Nulla
– fece Naruto sulla difensiva – passavo di qua per
tornare a casa.”
“Perfetto,
tornatene a casa allora.”
Sasuke si
era sentito tradito. Non aveva voluto cercare una motivazione
sul perché Naruto non si fosse mai fatto vedere. Riusciva
solo a
pensare che fra tutte le persone con cui aveva a che fare, era stato
ignorato proprio da lui.
“Ormai
sono qui. Vieni giù a cacciarmi, se ci riesci.” lo
sfidò.
Le sue
parole non passarono per il cervello. Aveva tanta voglia di
provocare Sasuke, costringerlo davvero ad alzarsi e ad affrontarlo come
avevano sempre fatto.
“Mi
piacerebbe prenderti a pugni, non sai quanto.”
Si
guardarono, anche se nella penombra della notte non poterono scorgere
bene i rispettivi volti.
A quel
punto, Naruto si rimboccò le maniche, fece cadere ancora a
terra il borsone e propose.
“Tu
aspetta e vedi che...”
“Che...
cosa? - lo
incalzò Sasuke ironico – Che vieni fin
quassù?”
“Puoi
giurarci!” esclamò l'altro senza pensarci.
“Arrampicati
allora, o torna domani come tutte le persone normali.”
propose.
Quando non
ricevette risposta da Naruto, per un istante credette che
avesse deciso di andarsene, eppure non sarebbe stato certo lui a
fermarlo. Eppure nel momento in cui non riuscì
più a
intravederlo, nonostante il risentimento che provava nei suoi confronti
con una certa apprensione cercò di spingersi più
avanti.
Poi lo
sentì respirare e allora, perplesso, Sasuke
corrugò le sopracciglia. Trattenendo il fiato per il dolore,
si
sporse ancora e si sorprese nel vedere che Naruto, con sorprendente
forza di volontà, si stava arrampicando, sfruttando i
davanzali
e le grondaie come appiglio.
“Cosa
diavolo stai facendo?” sbottò, scuotendo la testa.
In
realtà sorrise.
Naruto
mugugnò qualcosa di incomprensibile in risposta, troppo
concentrato a non perdere la presa per degnarsi di guardarlo.
“Anche
se siamo al secondo piano non vuol dire che cadendo rimarrai illeso,
razza di stupido.”
Avrebbe
voluto essere più indifferente e meno preoccupato ma non
ci riuscì. Alla fine, quando vide Naruto appollaiarsi sulla
sua
finestra, con le mani graffiate e la fronte sudata, tirò un
accenno di sospiro.
“Se
mi impegno posso anche raggiungere il tetto.” lo
sfidò Naruto, incrociando le gambe nel dare con noncuranza
le
spalle al vuoto.
“Va
bene, fallo in un altro momento però.”
replicò Sasuke, fingendosi irritato.
Poi
guardò Naruto. Quando era giù nel cortile
scorgeva la
sua figura alla luce dei lampioni, ora, ne intravedeva appena il viso
grazie alla debole luce vicina alla parete, mentre il resto del suo
corpo era accarezzato dall'ombra.
Non avrebbe
mai pensato che, nonostante tutto, il suo cuore avrebbe
accelerato così tanto all'idea di ritrovarselo davanti dopo
settimane di assenza.
“Sai
– disse all'improvviso Naruto con un groppo in gola
– non volevo proprio vederti. Credevo di farlo per te, per
non
farti del male. Poi Sakura mi ha fatto capire che in realtà
ero
solo codardo: avevo paura di non vedere più il Sasuke che
conoscevo.”
Aggrottò
la fronte e si guardò le mani.
Gli era
costato parecchio parlare così schiettamente di fronte a lui.
Sasuke lo
comprese. Per diversi istanti rimase zitto, visto che a sua
volta non sapeva cosa dire, quali parole usare. All'inizio pensava solo
che, se mai Naruto si fosse fatto vivo, lo avrebbe insultato.
Ma ora che
ce lo aveva davanti, ogni suo proposito era stato
accantonato in un angolo, anche se la rabbia nei suoi confronti era
rimasta immutata, accompagnata però da tanti altri
sentimenti
che gli tormentavano lo stomaco.
“Come
sta il campo sulla spiaggia?” domandò
all'improvviso, scrutando l'amico con fare indagatore.
Naruto fece
una smorfia, ammettendo: “Non lo so. Da dopo l'incidente non
ci sono più andato.”
“Perché?”
Si
fissarono.
“Pensavo
ad altro. A te, alla finale, a...”
Poteva
esserci spazio per un noi?
Mordendosi
un labbro, Sasuke afferrò Naruto per il collo della
manica e lo trascinò verso di sé. Il ragazzo,
colto
completamente alla sprovvista, dovette appoggiare una mano sul cuscino
a fianco alla testa del compagno per non cadergli addosso.
I loro
volti, malgrado tutto, si trovarono a pochi millimetri di distanza.
Senza
distogliere lo sguardo, Sasuke mormorò:
“Non
avere compassione per me, Naruto. Non tu.”
Quella
volta, il ragazzo dai capelli biondi non tentò di
divincolarsi. Restò immobile, così che entrambi annegarono
negli occhi
intensi dell'altro.
“Non
è compassione la mia. E' paura. E rabbia anche.”
A quel
punto, Sasuke lasciò la presa ma Naruto non si mosse. Non
sapeva quali parole usare o in che maniera impostare il discorso. Si
sentì un bambino al primo giorno di scuola, quando aveva
tutti
gli strumenti per scrivere ma ancora non capiva in che maniera farlo.
Naruto
invece lo guardava, incredibilmente serio e corrucciato. A dire
il vero, era in tensione tanto quanto Sasuke. Per la vicinanza
improvvisa, così come per la paura di sentire parole per le
quali avrebbe voluto essere sordo.
Infine
Sasuke si sentì un traditore nel prolungare ancora
quell'attesa, avrebbe dovuto dire la verità e mai quanto
quel
giorno gli sarebbe piaciuto improvvisarsi uno splendido bugiardo:
“Non
rimarrò paralizzato tutta la vita. Oggi pomeriggio mi
è stata offerta una possibilità.”
Quella...
sì, quella era la parte migliore.
E Naruto
colse con ogni fibra di se stesso ogni singolo aspetto
positivo della notizia, sentendo una fitta di gioia che, stranamente,
gli avvolgeva lo stomaco e gli accarezzava il cuore.
“Cosa?
- mormorò, incredulo – Nessuno mi ha
detto...”
“Perché
nessuno lo ha ancora saputo – lo anticipò
– sei il primo a cui lo dico.”
Dette
quelle parole, Naruto lentamente tolse la mano dal cuscino e
altrettanto lentamente si rimise a sedere sul davanzale, senza
però distogliere gli occhi da Sasuke.
Questi
invece si guardò un istante le gambe prima di dire:
“Nell'ospedale
universitario di Fukuoka sono specializzati in
operazioni di vertebroplastica e più in generale nella cura
di
lesioni alla spina dorsale. Non muovo più le gambe
perché
le vertebre fratturate schiacciano l'intera colonna vertebrale.
Sottoponendomi a diverse operazioni, invece, è probabile che
riescano a risistemarle e a guarirmi dalla paralisi.”
“Oh.
Accidenti.” biascicò.
Voleva
sentirsi felice, esultare, dire a Sasuke di dirigersi
immediatamente nel Kyūshū e farsi operare il più in fretta
possibile. Ma per una serie di motivi non lo fece, tra i quali vi era
l'egoistica consapevolezza che in quel modo non avrebbe più
rivisto il compagno.
�"Tutto qui
quello che hai da dire?” domandò Sasuke, seppur
con un accenno di sorriso.
Facendosi
sospettoso, Naruto indagò: “E... ci sono
rischi?”
“Posso
solo rimanere paralizzato. Vista la situazione, direi che
tentare non cambierebbe granché la mia condizione attuale se
qualcosa andasse storto.”
Finendo di
parlare, Sasuke guardò Naruto. Fu come se attendesse
qualcosa. Non qualcosa, una domanda: la domanda fatidica che, in fondo,
tutti e due aspettavano.
“Tornerai
a giocare?” lo disse in un sussurro.
“Forse
ci vorranno mesi, forse anni, di fisioterapia ma le
possibilità sono buone. Magari il recupero non
sarà tale
da poter praticare la pallavolo a livello agonistico ma...
continuerò a giocare.”
Ci vollero
diversi secondi affinché Naruto potesse in qualche
modo cercare di controllarsi, incamerare le emozioni e lo
sconvolgimento che la prospettiva di veder nuovamente Sasuke su un
campo da gioco gli aveva provocato. Se non averlo più
accanto
era il prezzo da pagare, gli andava benissimo ugualmente.
Dilatò
le narici e replicò: “Vorrei davvero tanto
prenderti a pugni.”
Stranamente,
Sasuke non obiettò come al suo solito.
Guardò
un istante fuori dalla finestra, oltre la figura di Naruto e fece
presente:
“Questo
vorrà dire che per seguire la terapia a Fukuoka
dovrò trasferirmi lì.”
Passarono
diversi secondi di silenzio.
Infine,
Naruto sorrise e alzò le spalle, commentando:
“Immaginavo.
A questo punto, credo proprio che ci ritroveremo in
campo come rivali e non più come compagni di
squadra.”
“Suppongo
di sì.” Sasuke, a differenza di Naruto, non
sorrideva.
Cadde
nuovamente il silenzio.
Naruto non
sapeva realmente cosa pensare: fino a poche ore fa era
convinto di non vedere più Sasuke in piedi, adesso riteneva
lecito immaginare che avrebbero giocato da avversari.
Accennando
a un altro sorriso, fingendo una spensieratezza che non aveva,
annunciò:
“Ora
forse è meglio se scendo e cerco di sgattaiolare
fuori. Penso che farmi beccare dagli infermieri sia più
salutare
di finire spiaccicato a terra.”
Il ragazzo
in un primo momento non replicò. Lo osservò
muoversi per cercare di scendere senza cadergli propriamente addosso
poi, prima che potesse spostarsi, gli disse:
“Naruto,
riguardo la sera dell'incidente...”
Si
zittì. Aggrottò le sopracciglia, indurendo lo
sguardo
per cercare di non dare a vedere di trovarsi in difficoltà.
L'amico non
si mosse, in attesa.
A quel
punto, Sasuke decise di giocarsi il tutto per tutto, fissandolo:
“Avrei
voluto abbracciarti.” la sua verità, in un soffio.
Perfetto. A
quel punto Naruto aveva il sacrosanto diritto di ricattarlo a vita.
Il suo
silenzio, in effetti, preoccupò Sasuke che già
era
in procinto di smentire ogni cosa, dandosi mentalmente dello stupido, e
dichiarare con il suo solito fare schivo di averlo preso in giro.
“Perché
non l'hai fatto?” domandò invece Naruto.
“Era
una cosa stupida.” ammise, irrigidendosi.
No, per lui
non lo era affatto. Anche adesso, si rese conto, gli sarebbe piaciuto
toccarlo.
Poi, lo
vide sorridere e replicare:
“Io
sono specializzato nel fare cose stupide, ricordi?”
Lo disse
muovendosi più avanti. Erano nuovamente vicini, vicini
come sul campo da gioco, quando si affiancavano insieme per darsi lo
slancio e murare; vicini in un'intimità che solo loro due
sapevano di poter avere.
Sasuke
smise di pensare alle conseguenze. Lentamente, mosse una mano e
passò le dita tra i suoi capelli biondi, ancora bagnati
dalla
doccia dopo l'allenamento.
In un
sussurro complice domandò:
“Sei
così stupido anche da accettare un bacio?”
“Io
sì. E tu?” chiese.
Non ebbe
nemmeno bisogno di pensarci:
“Credo
di non essermi mai sentito tanto stupido come questa sera.”
Pronunciata
la parola sera, avvicinò le labbra a quelle di
Naruto. Le sfiorò appena con la lingua, forse per indugiare
e
comprendere ciò che andava fatto, ma non credette nemmeno
per un
istante di stare sbagliando.
Così,
alla fine si baciarono, entrambi mostrando una delicatezza
accorta. Naruto, in bilico sul davanzale di una finestra; Sasuke,
sdraiato su un letto d'ospedale. E la notte non faceva intravedere i
loro corpi, anche se le stelle illuminavano il cielo.
*
Un
anno dopo. Finale del torneo di primavera.
L'intera
squadra era in fibrillazione. I componenti ascoltavano con
sorprendente attenzione gli ultimi consigli di Tsunade, anche a volte
se la testa era altrove.
Da una
parte, tutti erano concentrati sull'imminente incontro per la
finale del torneo; dall'altra, non potevano evitare di pensare al fatto
che entro breve avrebbero rivisto... lui.
A distanza
di un anno, ancora bruciava la sconfitta alla finale che
avevano perso per un solo set contro gli avversari. Ora la voglia di
rivincita era persino più forte e ognuno, dall'affamato
Choji
allo svogliato Shikamaru, aveva compreso il proprio ruolo meglio di
quanto non fosse accaduto il giorno in cui giocarono senza Sasuke.
Neji era
venuto ad assistere, lasciando gli allenamenti con i propri
compagni d'università. Si sentì coinvolto alla
stregua di
tutti gli amici che aveva lasciato perché, in fondo, lui era
pur
sempre parte di quella squadra che lo aveva visto crescere.
Sakura, in
piedi accanto all'allenatrice, scorse Naruto allontanarsiper
praticare un po' di stretching, dopo aver ascoltato gli ultimi consigli
tattici .
Lo
raggiunse, affiancandoglisi, e disse:
“Oggi
giocherai contro Sasuke.”
“Lo
so – confermò lui, allegro – e
francamente
non vedo l'ora. Sono impaziente di fargli vedere quanto io sia migliore
di lui.”
“Non
montarti troppo la testa.” scherzò Sakura,
dandogli un buffetto dietro la nuca.
Il ragazzo
protestò ma tornò a ridere, con gli occhi
luminosi dall'aspettativa.
Un anno
intero: aveva dovuto attendere un anno intero per avere
nuovamente l'occasione di confrontarsi con Sasuke. Nei giorni di
qualifica le loro squadre si erano incontrate solo una volta ma in quel
frangente il suo avversario aveva dovuto terminare la fisioterapia.
Il suo
recupero, a ben pensarci, era stato sorprendente. Sorprendente
per tutti, forse, ma non per Naruto. Perché questi conosceva
la
determinazione, l'ostinazione e la testardaggine di Sasuke meglio di
chiunque altro.
Aveva
sperato con tutto il cuore di avere l'occasione di fronteggiarsi
un'ultima volta con lui prima di iniziare l'università. Dopo
quello strano incontro alla finestra dell'ospedale, si erano rivisti
soltanto più poco, fino a che non era venuto il giorno della
partenza.
Si erano
sentiti a volte per telefono, a volte per lettera. Si tenevano
in contatto, solo loro due, anche se di tanto in tanto Sasuke scriveva
qualche riga a Tsunade, salutando la squadra e avvisandoli che ben
presto sarebbe tornato a giocare.
Poi, Naruto
lo intravide uscire dagli spogliatoi. Stava parlando con
l'allenatore e non guardò verso di loro. Tutti, a dire il
vero,
attendevano che Sasuke si voltasse dalla loro parte del campo.
Quando fu
tempo di prendere posizione, finalmente il ragazzo dai
capelli neri scrutò la propria squadra di un tempo; nel
farlo,
dopo averlo evitato con tutte le proprie forze, sentì una
fitta
di nostalgia: sapeva che sarebbe stato inevitabile provare affetto per
il passato.
Poi
guardò Naruto e pensò che dopo quella partita
ogni
cosa sarebbe stata diversa, magari in senso positivo. Probabilmente
tutti e due avrebbero avuto più spazio l'uno per l'altro.
Si
fissarono e, nell'attesa che gli ultimi giocatori scendessero in campo,
Naruto annunciò avvicinandosi sotto rete:
“Ora
il chiosco è più grande e solido. Anche la
rete da gioco: non riuscirebbe a smuoverla nemmeno un tifone.”
Sasuke
sorrise: “Allora aspettami. Ti batterò persino
lì.”
“Scordatelo.
Oggi ho intenzione di vincere.”
“Vincere?
- ripeté Sasuke, piegando le ginocchia e
attendendo il fischio dell'arbitro – Non contarci troppo,
Naruto.”
Pochi
secondi e l'arbitro fischiò.
Alla
battuta, il giocatore della squadra di Sasuke si elevò in
un salto e schiacciò la palla; la partita era iniziata.
Sasuke e
Naruto si guardarono un'ultima, meravigliosa, volta prima di
spostarsi seguendo gli schemi. Un istante, solo per loro, mentre il
tempo, il sudore, il tabellone che segnava i punti cessavano di
esistere.
Rifletti
un istante.
Alle
spalle, abbiamo un anno
trascorso insieme come compagni di squadra; davanti a noi, una vita
intera: come rivali e, forse, come gli amanti che in passato non siamo
riusciti ad essere.
Allora...
vuoi essere il mio amante?
La palla
volò nell'aria e oltrepassò la rete, ricordando
un prigioniero intento a scavalcare il muro che lo separava dal resto
del mondo. Invece, il respiro irregolare dei due ragazzi in attesa
sembrò semplicemente voler sussurrare
...
sì.
Sproloqui di una
zucca
Fatto, ultimo capitolo
pubblicato e storia conclusa, con un certo
dispiacere da parte mia. Perché ho adorato questo Naruto e
questo Sasuke. Il senso di complicità e rivalità
che li
lega, fino ad essere attrazione, non poteva che venire splendidamente
espresso con la pallavolo, sport che amo e che secondo me incarna
perfettamente il modo d'essere di entrambi.
Ho evitato
volontariamente di dedicare una parte al momento in cui il
dottore annuncia a Sasuke la possibilità di guarire.
Semplicemente per non scadere in troppi tecnicismi medici e per far
avvicinare chi legge a Naruto, alla sorpresa di ricevere una notizia
simile nel cuore della notte.
Spero con questo
capitolo di aver degnamente concluso la storia che
vorrebbe essere una piccola parentesi nel vasto quanto variegato
universo del SasuNaru: semplice e un po' nostalgica, nient'altro che
questo.
Casomai non vi foste
ancora stufati di queste parentesi, ho pubblicato
un'altra mini-long, questa volta più long che mini,
nuovamente
dedicata a a Sasuke e Naruto. Ebbene sì, nonostante tutto mi
piace scrivere su di loro <3
ryanforever:
Bene, sono contenta di essere stata perdonata, ciò
mi rende immensamente sollevata *ritira scudo contro i pomodori* Spiace
tanto anche a me di essere arrivata alla fine, ma data la trama
ritenevo che prolungare ulteriormente il tutto sarebbe risultato
inadeguato e avrebbe portato un senso di ridondanza che non mi sarebbe
gradito. Mi rende tanto felice che la caratterizzazione e le scene con
Mikoto ti siano piaciute: è un personaggio che, in quanto
madre e in quanto Uchiha, potrebbe offrire tanti spunti. In conclusione
spero di essere stata abbastanza brava con Sasuke e Naruto, anche se il
fatto che io voglia tanto bene ad entrambi (a livello di coppia,
và XD) non sempre mi porta al lieto fine.
Grazie di aver seguito
questa storia con tanta partecipazione, spero di ritrovarti molto
prossimamente! Un grande bacione!
_Sumiko_:
Tiro un sospiro nel constatare che, nonostante l'attesa,
l'irritazione sia stata dimenticata leggendo il nuovo capitolo. Rinnovo
le mie scuse e ti ringrazio per l'infinita, nonché paziente,
comprensione. Le tue parole mi rendono orgogliosa da un lato e commossa
dall'altro: per come reputi IC i personaggi, cosa a cui tengo
particolarmente, e per quanto hai apprezzato della narrazione. Credo
sia negli avvenimenti della vita reale che si incontrino le maggiori
difficoltà nel mantenere ben caratterizzati i personaggi.
Ti ringrazio delle tue
recensioni e dell'alta opinione che hai di questa storia, mi auguro che
anche con questo capitolo le tue impressioni possano rimanere
inalterate. Spero oltretutto che ci rileggeremo in futuro! Bacione!
Kagachan: Oh,
Ila! ** Grazie mille per la tua pazienza nel riscrivere e tentare di
pubblicare le recensioni, è veramente odioso quando tutto va
a farsi benedire ed EFP rifiuta di collaborare. Quindi considero
doppiamente preziosi i commenti che, gioia e gaudio, dopo tante fatiche
sei riuscita a postare.
Sono contenta che la
fiction ti piaccia e che non deluda le aspettative, specialmente che il
puzzle iniziale si sia completato senza troppi problemi. Che bello,
anche a te è piaciuta Mikoto! Sono felice anche per la
povera Signora Uchiha XD E' proprio vero: si tratta di una mamma, con
tutto quello che comporta essere madre. Dev'essere forte per i suoi
figli, mascherando il dolore e la paura, e questo non è mai
immediato.
Quanto al buon
Sasuke... sì, poveretto, è stato investito
proprio mentre tentava di salvare il salvabile presso la spiaggia. In
ogni caso concordo con te: Sasuke e Naruto sono personaggi complicati,
seppure nella loro semplicità, e non sia mai che con loro
tutto fili liscio XD Hai perfettamente inquadrato i loro sentimenti e
le motivazioni che li hanno mossi in questi capitoli, sono davvero
entusiasta di questo!
Con questo finale, mi
auguro che rimarrai soddisfatta perché - sì, hai
pienamente ragione - questa fiction è anche tua, la dedica
è sempre valida, riga dopo riga. Attenderò
impaziente che la tua voglia di scrivere ritorni alla grande e che
quindi, contemporaneamente, io possa bearmi della tua ItaNaru (sono
molto paziente **). Un mega-abbraccio-stritolante tutto per te, in
attesa di poterci sentire!**
LaGrenouille:
Benvenuta, o nuova commentatrice! Splendido, ho trovato
un'altra fan della pallavolo; in effetti speravo di incontrare persone
a cui piacesse e che fossero in grado di amarla anche in questo
contesto puramente letterario. E' bello leggere che tu abbia apprezzato
questi momenti di gioco, specialmente perché non
è facile cercare di trasmettere simili episodi. Quindi ben
venga che tu sia una feticista del dettaglio, ci ritroviamo molto sotto
quest'aspetto!
Ho molto apprezzato
come tu hai definito il rapporto tra Sasuke e Naruto "attraversato da
corrente elettrica", meraviglioso modo di descriverlo e vederlo, non
avrei potuto trovare una maniera migliore per parlare dell'ottica sotto
la quale io li percepisco. Altrettanto positivo per me è
stato comprendere che il rapporto tra Itachi e Sasuke, seppur non
facilitato dalla lontananza, ti abbia colpito (io ho una sorella
più piccola e abbiamo caratteri tanto diversi, eppure ancora
non saprei definire con esattezza la natura del legame che ci unisce).
Grazie quindi del tuo
commento e delle opinioni che hai espresso, ne sono davvero felice. Mi
auguro di rivederti prossimamente su questi schermi! Bacione!
annamariz:
Grazie davvero per mostrare nuovamente apprezzamento per questa storia
e, più in generale, verso l'autrice, questo mi motiva
moltissimo. Pur essendo alla fine, mi auguro che la conclusione non
lasci pienamente insoddisfatti e che continuino ad essere ben
considerati i personaggi, così come la trama in generale.
Rinnovo i miei
ringraziamenti e attendo il tuo parere. Un grande bacione!
mikkabon:
Ohibò, anche questa volta sono scampata alla morte, meno
male! Sì, in effetti riconosco di essere giusto un
pochettino crudele e infima ma credo che con questo capitolo mi sia
riscattata, almeno in parte, di molto delle cattiverie che ho fatto
subire. Almeno credo ò.ò
Sasuke e Naruto, in
qualsiasi modo vada, non possono essere da soli... si chiamano, anche
solo telepaticamente, c'è poco da fare ** In ogni caso,
lieta di sapere che l'attesa sia stata ricompensata dal capitolo!
Grazie di tutto e un
bacione anche a te, spero di rivederti da queste parti!
Grazie infine anche a tutti i lettori! Arrivederci a presto, yeah!
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