10. A TERRIBLE DOUBT
George si passò una mano
sulla fronte, asciugandosi il sudore. Sbuffò stanco e si
guardò intorno, tra
l’infinità di scatoloni ammonticchiati in ogni
angolo nel negozio. “Ron!”
Chiamò forte. “Dove diavolo hai messo la merce
che...”
“Cosa?” Gridò
la voce di Ron
dal magazzino. “Parla più forte, non sento
niente!”
George prese un bel respiro e
si avvicinò alla porta che scendeva nel seminterrato.
“La merce che sei andato
a prendere stamattina alla Tana! Dove diavolo l’hai
messa?”
“Non è insieme
all’altra
roba?”
George alzò gli occhi al
cielo. “No, Ron, altrimenti non te l’avrei chiesto,
no?”
Silenzio. George si
appoggiò
allo stipite della porta, sospirando rassegnato.
“Aspetta, forse
l’ho portata
qui sotto e... AAAAAH!”
George sobbalzò
spaventato
quando all’urlo di Ron, seguì un fracasso
infernale di scatole rovesciate e
cocci che di frantumavano. Allarmato, scese i primi gradini, ma non
poté
proseguire oltre visto che la scala e tutto il magazzino erano
completamente
occupati da... bè, da qualunque cosa Ron avesse fatto cadere.
“Ron? Stai bene? Dove
sei?”
Una mano spuntò da un
mucchietto di scatoloni, subito seguito da un ciuffetto di capelli
rossi e dal
viso di suo fratello. “Tutto okay, George,
tranquillo.”
George scosse la testa, scendendo
gli ultimi gradini, e provando a farsi strada per arrivare da Ron. Lo
aiutò ad
alzarsi e poi controllò che stesse davvero bene.
“Niente di rotto, allora?”
Domandò premuroso.
Ron gli sorrise. “Te
l’ho
detto, sto bene.”
George annuì.
“Va bene, ora
però sarà meglio che tu vada a casa,
eh?”
“Cosa? E
perché?” Chiese Ron,
spalancando gli occhi.
“Perché hai
già fatto
abbastanza danni, qui, e poi...” Lo afferrò per il
gomito e un lamento
involontario sfuggì dalle labbra di Ron. “... devi
andare a farti controllare
quel braccio.”
“George, ti ho detto che
non
è niente...”
”Non me ne importa un accidente. Sai che mi fa Hermione se
scopre che ti sei
fatto male e io ho fatto finta di niente? Mi stacca la testa, Ron,
quindi ora
fili a casa e fai qualcosa per il braccio.”
“Ma...”
Provò Ron, ma George
lo zittì con un’occhiata. Ron annuì e
gli sorrise grato.
“Forza, vattene a
casa.” Fece
burbero suo fratello.
Ron si avvicinò alla
scala e
salì i primi gradini, George lo seguì, lanciando
un’occhiata al magazzino
devastato. Scosse la spalle. Avrebbe riordinato più tardi.
“Allora, a
domani.” Lo salutò
allegro Ron, infilandosi il cappotto.
George si accostò al
bancone,
le spalle rivolte alla porta d’ingresso. “Ci puoi
contare.”
Ron rise e aprì la
porta,
facendo tintinnare il campanello che c’era sopra.
“Ciao, George.” Disse,
ignorando il tono del fratello. “E cerca di non lavorare
tro... Oh, ciao
Bells!”
George si voltò verso la
porta: Katie Bell stava abbracciando Ron fuori dal suo negozio.
Voltò di nuovo le spalle
e
continuò a controllare la lista dei nuovi prodotti che erano
arrivati. Il
campanello trillò ancora una volta, ma lui fece finta di
nulla. Sentì Katie
sospirare piano. “Possiamo parlare?”
Domandò la ragazza con un fil di voce.
George spuntò una delle
voci
sul foglio con la piuma e alzò lo sguardo verso gli scaffali
più in alto,
facendo finta di cercare qualcosa. “Sono molto impegnato,
Katie.”
Katie fece qualche passo e si
fermò accanto a lui. “George...”
Sussurrò triste. “Per favore. Ho bisogno di
parlarti. Devo spiegarti.”
George abbassò gli occhi
sul
bancone e posò la cartella che aveva in mano. “Ti
sei spiegata benissimo ieri
sera, Katie. Non credo ci sia altro da aggiungere.”
“Io credo di
si.” Ribatté la
ragazza, facendo un altro passo verso il suo amico.
George inarcò un
sopracciglio
e le lanciò un’occhiataccia. “Hai
dimenticato qualche altro insulto da fare ad
Angelina?”
Katie serrò le labbra,
guardandolo dura. “Adesso sei ingiusto.”
George sbatté la
cartellina
sul bancone, facendo sobbalzare Katie, e si voltò arrabbiato
verso di lei. “Ah,
io sarei ingiusto? Adesso sono io il cattivo della
situazione?”
“George, per
favore…”
“No, Katie, fammi tu un
favore! Perché non prendi il tuo bel faccino e le tue scuse
e le porti fuori
dal mio negozio?” George si diresse verso la porta e la
spalancò. “Voglio che
tu te ne vada da qui.” Sentenziò deciso, tenendola
aperta.
Katie inghiottì il
groppo che
si era formato nella sua gola, cercando di non piangere.
“George, ti prego…”
Implorò.
George la fissò
impassibile.
Katie annuì piano,
avvicinandosi alla porta. Gli passò davanti, bloccandosi
proprio sulla soglia.
“Non intendevo ferirti. Scusati con Angelina da parte
mia.”
George non disse nulla. Si
limitò ad osservarla andare via, col cuore distrutto.
“Allora, come vanno gli
affari, George?”
George abbozzò un
sorriso in
direzione del barman. “Tutto bene, Zach. Oggi è
giorno di inventario.”
”Mmm… noia al quadrato.”
Borbottò mentre serviva un Firewhiskey doppio ad un
uomo seduto lì accanto. “Che cosa ti
porto?”
George squadrò
attentamente
l’uomo trangugiare tutto d’un fiato
l’invitante liquido ambrato e sospirò
afflitto. “Una Burrobirra, andrà
benissimo.”
Zach sorrise, afferrando una
bottiglia da sotto il bancone. “Eccoti servito.”
George lo ringraziò e si
alzò
dal bancone, diretto ad uno dei tavoli più appartati. Non
aveva voglia di stare
in mezzo alla confusione quel giorno. Non era per niente
dell’umore adatto.
Si bloccò contrariato
quando
vide che il suo tavolo preferito era occupato. Un ulteriore passo gli
permise
di riconoscere Katie, seduta triste e avvilita, un bicchiere di
Acquaviola
stretta tra le mani.
Sospirò piano tra
sé e le si
avvicinò. “Posso?” chiese gentilmente,
attirando la sua attenzione.
Katie sobbalzò
spaventata e
lo fissò con gli occhi sgranati. Spostò lo
sguardo sul divanetto davanti a lei,
poi di nuovo su George. Annuì.
“Grazie.”
Katie prese a mordersi le
labbra, impacciata. Abbassò lo sguardo sul suo bicchiere e
rimase in silenzio,
in attesa che George dicesse qualcosa.
Il ragazzo, imbarazzato
quanto lei, si schiarì un paio di volte la voce e
sorseggiò la Burrobirra. Poi
sbuffò piano e prese coraggio. “Non è
mai successo tra noi.”
Katie alzò timorosa lo
sguardo e fissò gli occhi castani del suo migliore amico.
“L’imbarazzo.”
Le sorrise
appena. “Siamo sempre stati schietti tra noi. Non ci siamo
mai fatti problemi a
parlare chiaro.”
“Bè, a quanto
pare, le cose
cambiano.” Sussurrò lei. “Forse a te non
sta più bene che io sia sincera.” Gli
disse pungente.
George incassò il colpo,
senza reagire. Al contrario, sorrise alla sua vecchia amica e
alzò le mani in
segno di resa. “Touché.”
Katie abbozzò un
sorriso,
mentre la tensione fra loro svaniva, mentre tornavano ad essere i
vecchi George
e Katie, gli inseparabili compagni di malefatte.
“Mi dispiace,
Bells.” Ammise
George pentito. “Non avrei dovuto cacciarti a quel modo dal
negozio. È stato
molto maleducato.”
Katie scosse le spalle.
“Scuse accettate. E a me dispiace di essere stata
così sgradevole con Angelina,
ieri sera.”
George annuì soltanto.
Diede
un altro sorso alla bottiglia e la posò di nuovo sul tavolo.
“Si può sapere che
ti è preso?” Katie abbassò lo sguardo,
piena di sensi di colpa. “Quella non eri
tu. Non era la mia Bells.”
“Scusami davvero, George,
non
so cosa mi sia preso.” Strinse forte il bicchiere tra le mani
e studiò
attentamente il liquido colorato al suo interno. “Mi sono
lasciata
trasportare.”
George alzò gli occhi al
cielo. “Trasportare da cosa, esattamente, Bells?”
Lo sguardo di Katie rimase
fisso sul tavolo. Era maledettamente difficile dire quello che doveva
dire e,
se avesse guardato gli occhi tristi e delusi di George, non ci sarebbe
mai
riuscita. “Ero preoccupata, George. Sono
preoccupata.”
George aggrottò la
fronte.
Adesso sì che era confuso. “Per cosa?”
Katie prese un bel respiro e
si fece coraggio, alzando finalmente lo sguardo. “Per te,
George.”
Il ragazzo inclinò
appena la
testa e scrutò attentamente l’espressione seria
della sua amica. “Io sto bene,
Katie. Sono felice, sono sereno…”
“E quando credi
durerà?
Quanto credi possa andare lontano questa
storia con Angelina?”
Lo sguardo di George si
indurì. Katie vide la sua mascella tendersi. “Non
lo so, Katie. E se vuoi
sapere se sposerò Angelina e se avremo tanti piccoli
Weasley, non lo so.” Fece
con tono distaccato. “E nemmeno lei lo sa. E non ci importa,
ad essere
sinceri.”
“Quindi è una
cosa senza
importanza?” Lo incalzò Katie.
George scosse la testa.
“Non
direi. Sarà la mia dama al matrimonio di Harry e
Ginny.”
Katie aggrottò le
sopracciglia, sorpresa. “Hai intenzione di presentarla alla
tua famiglia? Non
ti sembra di correre un po’ troppo?”
“A dir la
verità, la mia
famiglia la conosce già.”
“L’hai
già portata alla
Tana?”
George annuì.
“Si. Prima
di Natale.”
“Però.”
Katie abbassò di
nuovo lo sguardo sul tavolo. “Non avete perso
tempo.”
“Ti prego, Bells! Mi dici
che
hai?” Sbottò George innervosito. “Con
Rachel non mi comportavo bene perché non
l’avevo mai portata a casa, con Angelina non va bene
perché l’ho fatto!
Insomma, vuoi deciderti?”
“George, una via di mezzo
la
conosci? Non ti dico di far conoscere alla tua famiglia una ragazza il
giorno
prima del tuo matrimonio, ma portarla a casa dopo due ore che la
conosci, mi
sembra… allucinante!”
“Conosco Angelina da
anni,
Bells.”
Katie negò con
l’indice.
“Sbagliato, George. Tu… Noi
conoscevamo la vecchia Angelina, ma gli eventi di cinque anni fa hanno
cambiato
tutto.” Fece una pausa e guardò seria George.
“Hanno cambiato tutti.
Me, te, lei… Tutti. Nessuno è più
lo stesso da allora.”
“Lei si. Lei è
sempre la
stessa.”
“È
impossibile. Nessuno è riuscito
a dimenticare quello che è successo quella notte e nessuno
potrà mai. Angelina
non può essere la stessa ragazza che hai conosciuto a
scuola, che giocava con
noi a Quidditch, che…”
“…
è andata al Ballo del
Ceppo con Fred?” La interruppe George gelido.
Katie
s’irrigidì, ma annuì
piano. “Non dirmi che non c’hai pensato.”
“No.”
“George…”
“Oh, insomma, Bells! Che
vuoi
che ti dica?” S’infiammò lui.
“Che non stia lì a chiedermi se ogni volta che mi
sorride è davvero a me che rivolge quei sorrisi? Se quando
mi tiene la mano, in
realtà pensa al ragazzo che l’ha portata al ballo
della scuola? Se ogni bacio
appartiene davvero a me oppure vorrebbe avere mio fratello al posto
mio? Certo che me lo chiedo, dannazione!”
Katie si sentì
immediatamente
in colpa per aver sollevato l’argomento. Parlare di Fred era
sempre stato
difficile per lei come per tutto il resto del mondo, ma per George, il
coraggioso ragazzo morto combattendo contro i Mangiamorte, non era un
amico
qualunque o un compagno di classe come gli altri. Fred era suo
fratello, il suo
migliore amico, il suo gemello,
l’altra metà di sé stesso, la parte
mancante della sua anima. Fred era tutto.
“Mi dispiace, non avrei
dovuto parlarne…”
George scosse la testa.
“Credi che per me sia facile? Certo che non lo è,
Bells!”
“Lo so, George! Ma
mettiti
nei miei panni!” Si difese Katie disperata. “Vedere
il mio migliore amico
innamorarsi di qualcuno che non lo merita, di qualcuno che potrebbe
spezzargli
il cuore mi distrugge! E se dirti la verità, mettere fine
alla nostra amicizia,
allora così sia! Odiami, George, odiami con tutto te stesso,
ma ciò non mi
impedirà di aprirti gli occhi sull’errore
più grande della tua vita!”
Dopo la sparata di Katie,
George rimase in silenzio a fissarla, lo sguardo deluso ed amareggiato.
Ma la
verità, George lo capì solo in quel momento, era
che la delusione che provava
non era rivolta alla piccola Katie che si preoccupava solo per lui. No,
la
delusione, la rabbia erano per sé stesso, che fino a quel
momento si era
raccontato solo bugie, credendo e convincendosi di non provare paura o
timore
quando stava con Angelina.
Si era sempre detto che lei
stava con lui perché era davvero con lui che voleva stare, e
non con qualcun
altro.
La realtà, purtroppo,
è che,
in fondo all’anima, George aveva sempre temuto ciò
che adesso Katie gli aveva
sbattuto in faccia senza tanti giri di parole. Che Angelina volesse
Fred. E non
lui.
“George…”
Il tono di Katie
era stanco. “George, ti prego, dì
qualcosa.”
George sorrise amaro.
“Che
vuoi che ti dica, Bells? Che hai ragione?”
Gli occhi di Katie si
riempirono di nuovo di lacrime, proprio come era successo un paio di
ore prima
al negozio. Si sentiva uno schifo per aver detto certe cose a George,
ma lei
aveva il dovere di farlo. Meglio ora che dopo, quando le cose si
sarebbero
ulteriormente complicate.
“Mi dispiace, ma dovevo
dirtelo… Non voglio che tu…”
“Lo so, Bells.”
La interruppe
lui, il tono freddo e distaccato. “Lo so.”
Katie annuì appena.
“Che hai
intenzione di fare?”
George si alzò dal
tavolo.
“Ora devo tornare in negozio. Grazie della
chiacchierata.”
“Ma,
George…” Katie lo guardò
sorpresa. “Non puoi alzarti e…”
“Ci vediamo,
Bells.” Le disse
con un sorriso. Le baciò delicatamente i capelli scuri e si
avviò verso
l’uscita del bar.
Katie sospirò afflitta.
Sfiorò
piano la bottiglia di Burrobirra davanti a lei e scosse la testa.
George non ne aveva bevuto
nemmeno la metà.
“Inutile dire che ho
apprezzato la sorpresa, ma… devo preoccuparmi?”
Angelina gli lanciò un’occhiata
storta attraverso la porta della cucina. George si appoggiò
comodamente allo
schienale della poltrona in salotto. “Non posso fare una
visita alla mia
fidanzata senza che lei fiuti odore di bruciato? Sono molto offeso,
Jonhson.”
Angelina ridacchiò
dall’altra
stanza. “E anche molto permaloso, a quanto pare.”
La ragazza lo raggiunse in
salotto e si accomodò sul bracciolo della poltrona.
“Mi pare di aver detto che
sono felice. Mi chiedevo come mai abbia chiuso il negozio
così presto, quando
di solito devo trascinarti a forza fuori da lì.”
“Ah ah.” George
le lanciò
un’occhiata risentita. “Da quando sei
così divertente, Jonhson?”
Angelina sfoderò un
sorriso
smagliante. “È tutto merito della tua vicinanza,
Weasley. Te lo confesso.” Si
piegò piano verso di lui e lo baciò dolcemente.
George ne approfittò
subito.
Le passò un braccio attorno alla vita e se la
trascinò sopra, sorridendo contro
le sue labbra. “Ti lamenti ancora, adesso?”
Angelina si sistemò
meglio
sulle sue gambe e lo tirò per il maglione. “In
questo momento, lamentarmi è
l’ultima cosa che mi viene in mente.”
“Bene.”
Sussurrò George
compiaciuto.
“Bene.”
Ripeté Angelina
maliziosa. Gli accarezzò una guancia e sospirò.
“Dio, come sei bello. Adoro il
tuo viso.”
George si gelò a quelle
parole, poi tornò a baciarla appassionatamente, cercando di
non pensare. Non
voleva pensare a Katie, alla discussione avuta con lei, alle parole che
erano
volate, alle angosce che avevano suscitato, a quanto tristemente
avevano
concretizzato le paure più profonde che lui stava provando a
soffocare da mesi.
Strinse di più Angelina
e il
bacio si fece più rude, la lingua più esigente, i
movimenti più urgenti.
Angelina avvertì il suo improvviso cambiamento e
s’irrigidì tra le sue braccia.
“George…”
Sussurrò,
staccandosi da lui con espressione confusa. “Che ti
prende?”
George la fissò
stranito,
contrariato dall’improvviso distacco tra i loro corpi. Scosse
la testa.
“Niente. Non posso baciare la mia ragazza?”
Angelina aggrottò la
fronte,
accarezzandogli i capelli fiammanti. “Non è
questo. Sei… non so… sei strano
oggi. Che ti succede?” Abbozzò un
sorriso poco convinto. “Non sarà ancora per via di
Katie?”
George sbuffò scocciato
e,
dopo aver spostato gentilmente Angelina dalle sue gambe, si
alzò dalla
poltrona. “Non voglio parlare di Katie.”
Angelina lo fissò
preoccupata. “George, te l’ho detto, per me quello
che è successo ieri sera non
è un problema. Lei è la tua migliore amica e ha
paura che tu soffra, è
normale.”
George le sorrise amaro.
“Davvero credi che non sia un problema? Perché per
me lo è. Accidenti se lo è,
Angelina.”
La ragazza scosse la testa.
“Non credo di capire.”
“Si, hai ragione.
Probabilmente non capisci.”
Angelina si alzò dalla
poltrona, contrariata e lo guardò risentita.
Incrociò le braccia al petto.
“Okay, adesso dimmi che diavolo sta succedendo
perché davvero non sto capendo
più nulla.”
George evitò il suo
sguardo e
prese a camminare su e giù per tutta la stanza. Che cosa
stava facendo? Che
cosa aveva fatto? Lei non avrebbe dovuto saperlo, non sarebbe dovuta
venire a
conoscenza delle sue paure.
“George
Weasley.” Lo richiamò
lei con voce decisa. “Hai intenzione di parlarmi o vuoi
rimanere tutto il
pomeriggio a consumarmi il pavimento?”
George non diede cenno di
averla sentita. Si allontanò appena dal divano e da
Angelina, avvicinandosi al
piccolo tavolino scuro su cui si trovava il telefono. Accanto
all’apparecchio,
una foto ornata da una raffinata cornice argentata.
Lui e Angelina, alla pista di
pattinaggio.
Abbracciati, felici,
spensierati.
Innamorati?
George sfiorò
delicatamente
il volto della ragazza e sorrise triste.
Lui sicuramente si.
Non si era reso conto di
quando fosse accaduto, ma era successo. Lui si era innamorato di quella
strana
e indecifrabile ragazza. E ora stava per avere con lei la conversazione
peggiore del mondo. La conversazione da cui sarebbero dipese la vita
del suo
cuore e la sua sanità mentale.
“Cosa provi per me,
Angelina?” Chiese a bruciapelo.
La ragazza rimase spiazzata.
“Come?”
Finalmente George si
voltò a
guardarla. “Cosa senti per me? Cosa sono per te?”
Angelina mosse qualche passo
verso di lui. “George, ma che domande sono?”
“Ti prego di
rispondere.”
Lanciò un’ultima occhiata verso la foto e poi
tornò ad Angelina. “Ho bisogno di
sapere chi sono per te.”
E solo in quel momento
Angelina capì. E si sentì morire.
“E
quindi adesso voi due... siete... fidanzati?”
“Mi
sembra chiaro che questa ragazza ha paura che il
suo miglior amico possa essere ferito.”
“Forse
ha sentito parlare di un ex ragazzo sedotto e
abbandonato e ora teme che tu possa distruggere il piccolo e fragile
cuoricino
del suo amichetto.”
“Adoro
il tuo viso.”
“Ho
bisogno di sapere chi sono per te.”
Angelina deglutì a
fatica e
guardò George come non l’aveva mai guardato prima.
Come se, davanti a lei non
ci fosse il ragazzo che le aveva rubato il cuore e riportata alla vita,
ma un
ragazzo divertente e indisciplinato che tanti anni prima
l’aveva portata ad un
ballo.
Per la prima volta, Angelina guardava George e vedeva
Fred.
Si coprì la bocca con
una
mano, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Come aveva fatto a non
notarlo prima?
Come aveva potuto ignorare
così la sofferenza di George, quando fino a poco tempo
prima, lei stessa si era
lasciata prendere dai dubbi sui suoi sentimenti?
George continuò a
guardarla
in silenzio, senza dire una parola, ma ogni secondo che passava, si
sentiva
sprofondare in un baratro senza fondo. Più il tempo passava,
più lui trovava
una risposta alle sue domande.
E questo lo uccideva.
Angelina chiusi gli occhi per
evitare che le lacrime sgorgassero e riordinò le idee.
Adesso doveva capire.
Adesso doveva fare chiarezza dentro di sé e trovare una
risposta ad una domanda
che la tormentava da settimane.
Adesso era giunto il momento.
“George.”
Esordì finalmente
con voce tremante.
Il ragazzo la fissò
attentamente.
“George.”
Ripeté. “Voglio che
tu sappia una cosa.” George annuì soltanto.
“Io tengo molto a te. Molto più di
quanto tu possa credere.”
George affilò lo
sguardo.
“Non è ciò che ti ho chiesto.”
“Lo so.”
Angelina prese fiato
e continuò. “Se vuoi sentirti dire che ti amo e
che credo che tu sia la mia
anima gemella, mi dispiace non posso accontentarti.”
Il ragazzo incassò il
colpo e
sorrise amaro. “Bene, ho avuto la mia risposta.”
Angelina fece un passo verso
di lui e gli afferrò il braccio, scuotendo la testa.
“Invece no! Adesso devi ascoltarmi
fino alla fine.”
“Non credo sia
necessario,
Angelina. Ti sei espressa piuttosto chiaramente.”
Cercò di divincolarsi
dalla
presa della ragazza, ma Angelina non cedette. “Ti prego,
George. Ti chiedo solo
cinque minuti, poi potrai fare quello che vuoi.”
George la guardò fisso
negli
occhi e, dopo averci riflettuto, annuì appena.
“Cinque minuti.”
Angelina fece un cenno del
capo. “Grazie.”
Deglutì il groppo che le
si
era formato in gola e cercò di riordinare le idee. Doveva
cercare di
rassicurare George, ma allo stesso tempo sentiva la
necessità di essere
assolutamente sincera con lui. “Ho sempre impedito a tutti di
infrangere la
barriera d’acciaio che mi sono costruita negli ultimi
anni… Volevo che nessuno
riuscisse più a farsi amare da me, volevo che tutti si
allontanassero da me. E
ci sono riuscita.” Alzò lo sguardo verso George.
“Per molte persone che
facevano parte della mia vita, adesso io sono un’estranea. E
la cosa mi stava
bene così, non mi importava. Io stavo bene, loro stavano
bene. Fine della
storia.”
“Cosa è
cambiato?” Chiese
George tenendo gli occhi fissi su di lei.
“Sei arrivato tu. Tu hai
reso
vani tutti i miei sforzi e la mia fatica.”
Il ragazzo rimase in
silenzio, in attesa che continuasse.
“E io ti odio per questo,
perché prima del tuo arrivo ero certa che non avrei
più sofferto, che mai più
sarei stata ferita come era successo in passato.”
“Da mio
fratello?” Domandò il
ragazzo pungente.
Angelina scosse la testa.
“Fred non c’entra in tutto questo.”
“Davvero?”
Chiese il ragazzo
con tono sarcastico. Era chiaro che non le credeva.
“Pensi davvero che sarei
rimasta con te tutto questo tempo se avessi continuato ad avere dei
dubbi?”
George inarcò un
sopracciglio. “Continuato? Quindi hai avuto dei
dubbi.”
La ragazza lo guardò
risentita. “Non sono un’idiota, George. Non usare
le mie parole contro di me.
Ti ho promesso che sarei stata sincera ed è quello che sto
facendo.”
“Quindi” George
ignorò
bellamente il suo ultimo commento “all’inizio tu
non credevi che tra noi ci
fosse qualcosa di reale.”
Angelina scosse il capo.
“Non
ho detto questo, ma sì, per un momento ho avuto paura che i
miei sentimenti per
te fossero una…”
“… Menzogna?
Bugia?
Messinscena?”
“…Imitazione
dell’affetto che
avevo per tuo fratello. E gradirei molto che mi lasciassi almeno
concludere una
frase senza inserire i tuoi commenti al vetriolo.”
George si staccò
improvvisamente da lei e alzò le braccia al cielo.
“Che diavolo vuoi che
faccia, Angelina?! In pratica mi stai dicendo che dall’inizio
della nostra
storia, tu hai sempre pensato non saremmo andati da nessuna parte!
Scusami se
sono turbato da questa rivelazione!”
”Non è giusto quello che mi stai facendo, George.
Io sono stata sempre
sincera.”
“Oh, hai
ragione!” George si
voltò di nuovo verso di lei e si posò una mano
sul cuore. “Che persona
disgustosa che sono! Perchè mai dovrei stare male quando tu
sei sempre stata
onesta?” La sguardo si scurì
all’improvviso. “Credimi, la tua
sincerità al
momento è l’ultima cosa di cui ho
bisogno.”
“Questo perché
sei solo un
ragazzino!” Gridò Angelina furiosa.
“Credi che per me sia stato facile? Credi
che non avrei voluto avere tutte le risposte in tasca ogni volta che mi
chiedevo cosa stavo a facendo a noi?”
“Sicuramente è
stato più
facile che sentirsi dire di essere una… com’era la
parola? Ah, si… imitazione
di mio fratello.”
Angelina spalancò la
bocca
indignata. “Io questo non l’ho mai detto, George. E
tu sei solo un egoista. Ti
credevo una persona completamente diversa.”
George non disse nulla. Si
limitò a fissarla ostile, prima di avvicinarsi al divano e
prendere il suo
cappotto. “A questo punto, credo che non ci sia altro da
dire.”
Angelina si scansò per
lasciarlo passare. Delusa tanto quanto lui dalle sue accuse.
“Un’ultima cosa.”
George si voltò verso di
lei.
“Sei davvero convinto che
sarei rimasta con te per tutto questo tempo se avessi anche solo
lontanamente
pensato ad un altro?”
La ragazza sollevò il
mento e
scrutò attentamente la sua espressione.
George deglutì a fatica
e, a
malincuore, annuì. “Si. Probabilmente
l’avresti fatto.”
Angelina lo imitò.
“Se
davvero ti fidi così tanto di me, quella è la
porta. Sei pregato di uscire da
casa mia.”
George
si diresse verso
l’uscita, indugiando un istante sulla soglia. “Mi
dispiace, ma credo di non
star uscendo solo dalla tua casa, Angelina.”
Ed
eccomi di nuovo a voi!! Ebbene si, sono viva e vegeta (più o
meno) e dopo mesi
di latitanza sono riuscita finalmente ad aggiornare… Non mi
scuserò più per il
ritardo perché tanto ormai sono senza speranza e voi lo
sapete bene… cercherò
solo di chiudere la storia il prima possibile visto che manca
pochissimo!
Sappiate solo che questo capitolo è stato scritto e
riscritto un’infinità di
volte prima di decidermi a pubblicarlo… E anche adesso non
sono del tutto
convinta. Vabbè speriamo che non vi faccia tanto schifo e
che continuiate a
seguirmi anche dopo questo scempio. Scusate, ma proprio non ne voleva
sapere di
uscire qualcosa di decente!
E
ora i ringraziamenti:
hermy101:
sono d’accordissimo con te! Avrebbe potuto morire qualcun
altro, ma Fred… non
credo che mi darò mai pace per questa scelta di J.K. sono
contenta che ti siano
piaciuti gli scorsi capitoli e spero che anche questo non ti deluda!
Grazie!
Lill:
grazie mille e scusami tantissimo per il ritardo. Spero che ti piaccia
anche
questo nuovo capitolo! Un bacio!
beba7:
ma quale odiarti??? Hai lasciato una recensione bellissima (mi sento
molto
onorata per la lunghezza da papiro!) e ti ringrazio veramente dal
profondo del
cuore per i complimenti! Spero che continuerai a seguirmi! Un abbraccio
grandissimo!
Bene,
e ora che ho terminato, ringrazio come sempre tutti quelli che
leggeranno
solamente e che dedicheranno anche un briciolo del loro tempo alla mia
storia.
A
presto (spero!)!
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