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Autore: Katie88    15/06/2010    5 recensioni
Come è nata la storia d'amore tra George e Angelina? Come si sono sentiti dopo DH? Attenti ci sono spoiler!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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10. A TERRIBLE DOUBT


 

George si passò una mano sulla fronte, asciugandosi il sudore. Sbuffò stanco e si guardò intorno, tra l’infinità di scatoloni ammonticchiati in ogni angolo nel negozio. “Ron!” Chiamò forte. “Dove diavolo hai messo la merce che...”

“Cosa?” Gridò la voce di Ron dal magazzino. “Parla più forte, non sento niente!”

George prese un bel respiro e si avvicinò alla porta che scendeva nel seminterrato. “La merce che sei andato a prendere stamattina alla Tana! Dove diavolo l’hai messa?”

“Non è insieme all’altra roba?”

George alzò gli occhi al cielo. “No, Ron, altrimenti non te l’avrei chiesto, no?”

Silenzio. George si appoggiò allo stipite della porta, sospirando rassegnato.

“Aspetta, forse l’ho portata qui sotto e... AAAAAH!”

George sobbalzò spaventato quando all’urlo di Ron, seguì un fracasso infernale di scatole rovesciate e cocci che di frantumavano. Allarmato, scese i primi gradini, ma non poté proseguire oltre visto che la scala e tutto il magazzino erano completamente occupati da... bè, da qualunque cosa Ron avesse fatto cadere.

“Ron? Stai bene? Dove sei?”

Una mano spuntò da un mucchietto di scatoloni, subito seguito da un ciuffetto di capelli rossi e dal viso di suo fratello. “Tutto okay, George, tranquillo.”

George scosse la testa, scendendo gli ultimi gradini, e provando a farsi strada per arrivare da Ron. Lo aiutò ad alzarsi e poi controllò che stesse davvero bene. “Niente di rotto, allora?” Domandò premuroso.

Ron gli sorrise. “Te l’ho detto, sto bene.”

George annuì. “Va bene, ora però sarà meglio che tu vada a casa, eh?”

“Cosa? E perché?” Chiese Ron, spalancando gli occhi.

“Perché hai già fatto abbastanza danni, qui, e poi...” Lo afferrò per il gomito e un lamento involontario sfuggì dalle labbra di Ron. “... devi andare a farti controllare quel braccio.”

“George, ti ho detto che non è niente...”
”Non me ne importa un accidente. Sai che mi fa Hermione se scopre che ti sei fatto male e io ho fatto finta di niente? Mi stacca la testa, Ron, quindi ora fili a casa e fai qualcosa per il braccio.”

“Ma...” Provò Ron, ma George lo zittì con un’occhiata. Ron annuì e gli sorrise grato.

“Forza, vattene a casa.” Fece burbero suo fratello.

Ron si avvicinò alla scala e salì i primi gradini, George lo seguì, lanciando un’occhiata al magazzino devastato. Scosse la spalle. Avrebbe riordinato più tardi.

“Allora, a domani.” Lo salutò allegro Ron, infilandosi il cappotto.

George si accostò al bancone, le spalle rivolte alla porta d’ingresso. “Ci puoi contare.”

Ron rise e aprì la porta, facendo tintinnare il campanello che c’era sopra. “Ciao, George.” Disse, ignorando il tono del fratello. “E cerca di non lavorare tro... Oh, ciao Bells!”

George si voltò verso la porta: Katie Bell stava abbracciando Ron fuori dal suo negozio.

Voltò di nuovo le spalle e continuò a controllare la lista dei nuovi prodotti che erano arrivati. Il campanello trillò ancora una volta, ma lui fece finta di nulla. Sentì Katie sospirare piano. “Possiamo parlare?” Domandò la ragazza con un fil di voce.

George spuntò una delle voci sul foglio con la piuma e alzò lo sguardo verso gli scaffali più in alto, facendo finta di cercare qualcosa. “Sono molto impegnato, Katie.”

Katie fece qualche passo e si fermò accanto a lui. “George...” Sussurrò triste. “Per favore. Ho bisogno di parlarti. Devo spiegarti.”

George abbassò gli occhi sul bancone e posò la cartella che aveva in mano. “Ti sei spiegata benissimo ieri sera, Katie. Non credo ci sia altro da aggiungere.”

“Io credo di si.” Ribatté la ragazza, facendo un altro passo verso il suo amico.

George inarcò un sopracciglio e le lanciò un’occhiataccia. “Hai dimenticato qualche altro insulto da fare ad Angelina?”

Katie serrò le labbra, guardandolo dura. “Adesso sei ingiusto.”

George sbatté la cartellina sul bancone, facendo sobbalzare Katie, e si voltò arrabbiato verso di lei. “Ah, io sarei ingiusto? Adesso sono io il cattivo della situazione?”

“George, per favore…”

“No, Katie, fammi tu un favore! Perché non prendi il tuo bel faccino e le tue scuse e le porti fuori dal mio negozio?” George si diresse verso la porta e la spalancò. “Voglio che tu te ne vada da qui.” Sentenziò deciso, tenendola aperta.

Katie inghiottì il groppo che si era formato nella sua gola, cercando di non piangere. “George, ti prego…” Implorò.

George la fissò impassibile.

Katie annuì piano, avvicinandosi alla porta. Gli passò davanti, bloccandosi proprio sulla soglia. “Non intendevo ferirti. Scusati con Angelina da parte mia.”

George non disse nulla. Si limitò ad osservarla andare via, col cuore distrutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, come vanno gli affari, George?”

George abbozzò un sorriso in direzione del barman. “Tutto bene, Zach. Oggi è giorno di inventario.”
”Mmm… noia al quadrato.” Borbottò mentre serviva un Firewhiskey doppio ad un uomo seduto lì accanto. “Che cosa ti porto?”

George squadrò attentamente l’uomo trangugiare tutto d’un fiato l’invitante liquido ambrato e sospirò afflitto. “Una Burrobirra, andrà benissimo.”

Zach sorrise, afferrando una bottiglia da sotto il bancone. “Eccoti servito.”

George lo ringraziò e si alzò dal bancone, diretto ad uno dei tavoli più appartati. Non aveva voglia di stare in mezzo alla confusione quel giorno. Non era per niente dell’umore adatto.

Si bloccò contrariato quando vide che il suo tavolo preferito era occupato. Un ulteriore passo gli permise di riconoscere Katie, seduta triste e avvilita, un bicchiere di Acquaviola stretta tra le mani.

Sospirò piano tra sé e le si avvicinò. “Posso?” chiese gentilmente, attirando la sua attenzione.

Katie sobbalzò spaventata e lo fissò con gli occhi sgranati. Spostò lo sguardo sul divanetto davanti a lei, poi di nuovo su George. Annuì.

“Grazie.”

Katie prese a mordersi le labbra, impacciata. Abbassò lo sguardo sul suo bicchiere e rimase in silenzio, in attesa che George dicesse qualcosa.

Il ragazzo, imbarazzato quanto lei, si schiarì un paio di volte la voce e sorseggiò la Burrobirra. Poi sbuffò piano e prese coraggio. “Non è mai successo tra noi.”

Katie alzò timorosa lo sguardo e fissò gli occhi castani del suo migliore amico.

“L’imbarazzo.” Le sorrise appena. “Siamo sempre stati schietti tra noi. Non ci siamo mai fatti problemi a parlare chiaro.”

“Bè, a quanto pare, le cose cambiano.” Sussurrò lei. “Forse a te non sta più bene che io sia sincera.” Gli disse pungente.

George incassò il colpo, senza reagire. Al contrario, sorrise alla sua vecchia amica e alzò le mani in segno di resa. “Touché.”

Katie abbozzò un sorriso, mentre la tensione fra loro svaniva, mentre tornavano ad essere i vecchi George e Katie, gli inseparabili compagni di malefatte.

“Mi dispiace, Bells.” Ammise George pentito. “Non avrei dovuto cacciarti a quel modo dal negozio. È stato molto maleducato.”

Katie scosse le spalle. “Scuse accettate. E a me dispiace di essere stata così sgradevole con Angelina, ieri sera.”

George annuì soltanto. Diede un altro sorso alla bottiglia e la posò di nuovo sul tavolo. “Si può sapere che ti è preso?” Katie abbassò lo sguardo, piena di sensi di colpa. “Quella non eri tu. Non era la mia Bells.”

“Scusami davvero, George, non so cosa mi sia preso.” Strinse forte il bicchiere tra le mani e studiò attentamente il liquido colorato al suo interno. “Mi sono lasciata trasportare.”

George alzò gli occhi al cielo. “Trasportare da cosa, esattamente, Bells?”

Lo sguardo di Katie rimase fisso sul tavolo. Era maledettamente difficile dire quello che doveva dire e, se avesse guardato gli occhi tristi e delusi di George, non ci sarebbe mai riuscita. “Ero preoccupata, George. Sono preoccupata.”

George aggrottò la fronte. Adesso sì che era confuso. “Per cosa?”

Katie prese un bel respiro e si fece coraggio, alzando finalmente lo sguardo. “Per te, George.”

Il ragazzo inclinò appena la testa e scrutò attentamente l’espressione seria della sua amica. “Io sto bene, Katie. Sono felice, sono sereno…”

“E quando credi durerà? Quanto credi possa andare lontano questa  storia con Angelina?”

Lo sguardo di George si indurì. Katie vide la sua mascella tendersi. “Non lo so, Katie. E se vuoi sapere se sposerò Angelina e se avremo tanti piccoli Weasley, non lo so.” Fece con tono distaccato. “E nemmeno lei lo sa. E non ci importa, ad essere sinceri.”

“Quindi è una cosa senza importanza?” Lo incalzò Katie.

George scosse la testa. “Non direi. Sarà la mia dama al matrimonio di Harry e Ginny.”

Katie aggrottò le sopracciglia, sorpresa. “Hai intenzione di presentarla alla tua famiglia? Non ti sembra di correre un po’ troppo?”

“A dir la verità, la mia famiglia la conosce già.”

“L’hai già portata alla Tana?”

George annuì. “Si. Prima di Natale.”

“Però.” Katie abbassò di nuovo lo sguardo sul tavolo. “Non avete perso tempo.”

“Ti prego, Bells! Mi dici che hai?” Sbottò George innervosito. “Con Rachel non mi comportavo bene perché non l’avevo mai portata a casa, con Angelina non va bene perché l’ho fatto! Insomma, vuoi deciderti?”

“George, una via di mezzo la conosci? Non ti dico di far conoscere alla tua famiglia una ragazza il giorno prima del tuo matrimonio, ma portarla a casa dopo due ore che la conosci, mi sembra… allucinante!”

“Conosco Angelina da anni, Bells.”

Katie negò con l’indice. “Sbagliato, George. Tu… Noi conoscevamo la vecchia Angelina, ma gli eventi di cinque anni fa hanno cambiato tutto.” Fece una pausa e guardò seria George. “Hanno cambiato tutti. Me, te, lei… Tutti. Nessuno è più lo stesso da allora.”

“Lei si. Lei è sempre la stessa.”

“È impossibile. Nessuno è riuscito a dimenticare quello che è successo quella notte e nessuno potrà mai. Angelina non può essere la stessa ragazza che hai conosciuto a scuola, che giocava con noi a Quidditch, che…”

“… è andata al Ballo del Ceppo con Fred?” La interruppe George gelido.

Katie s’irrigidì, ma annuì piano. “Non dirmi che non c’hai pensato.”

“No.”

“George…”

“Oh, insomma, Bells! Che vuoi che ti dica?” S’infiammò lui. “Che non stia lì a chiedermi se ogni volta che mi sorride è davvero a me che rivolge quei sorrisi? Se quando mi tiene la mano, in realtà pensa al ragazzo che l’ha portata al ballo della scuola? Se ogni bacio appartiene davvero a me oppure vorrebbe avere mio fratello al posto mio? Certo che me lo chiedo, dannazione!

Katie si sentì immediatamente in colpa per aver sollevato l’argomento. Parlare di Fred era sempre stato difficile per lei come per tutto il resto del mondo, ma per George, il coraggioso ragazzo morto combattendo contro i Mangiamorte, non era un amico qualunque o un compagno di classe come gli altri. Fred era suo fratello, il suo migliore amico, il suo gemello, l’altra metà di sé stesso, la parte mancante della sua anima. Fred era tutto.

“Mi dispiace, non avrei dovuto parlarne…”

George scosse la testa. “Credi che per me sia facile? Certo che non lo è, Bells!”

“Lo so, George! Ma mettiti nei miei panni!” Si difese Katie disperata. “Vedere il mio migliore amico innamorarsi di qualcuno che non lo merita, di qualcuno che potrebbe spezzargli il cuore mi distrugge! E se dirti la verità, mettere fine alla nostra amicizia, allora così sia! Odiami, George, odiami con tutto te stesso, ma ciò non mi impedirà di aprirti gli occhi sull’errore più grande della tua vita!”

Dopo la sparata di Katie, George rimase in silenzio a fissarla, lo sguardo deluso ed amareggiato. Ma la verità, George lo capì solo in quel momento, era che la delusione che provava non era rivolta alla piccola Katie che si preoccupava solo per lui. No, la delusione, la rabbia erano per sé stesso, che fino a quel momento si era raccontato solo bugie, credendo e convincendosi di non provare paura o timore quando stava con Angelina.

Si era sempre detto che lei stava con lui perché era davvero con lui che voleva stare, e non con qualcun altro.

La realtà, purtroppo, è che, in fondo all’anima, George aveva sempre temuto ciò che adesso Katie gli aveva sbattuto in faccia senza tanti giri di parole. Che Angelina volesse Fred. E non lui.

“George…” Il tono di Katie era stanco. “George, ti prego, dì qualcosa.”

George sorrise amaro. “Che vuoi che ti dica, Bells? Che hai ragione?”

Gli occhi di Katie si riempirono di nuovo di lacrime, proprio come era successo un paio di ore prima al negozio. Si sentiva uno schifo per aver detto certe cose a George, ma lei aveva il dovere di farlo. Meglio ora che dopo, quando le cose si sarebbero ulteriormente complicate.

“Mi dispiace, ma dovevo dirtelo… Non voglio che tu…”

“Lo so, Bells.” La interruppe lui, il tono freddo e distaccato. “Lo so.”

Katie annuì appena. “Che hai intenzione di fare?”

George si alzò dal tavolo. “Ora devo tornare in negozio. Grazie della chiacchierata.”

“Ma, George…” Katie lo guardò sorpresa. “Non puoi alzarti e…”

“Ci vediamo, Bells.” Le disse con un sorriso. Le baciò delicatamente i capelli scuri e si avviò verso l’uscita del bar.

Katie sospirò afflitta. Sfiorò piano la bottiglia di Burrobirra davanti a lei e scosse la testa.

George non ne aveva bevuto nemmeno la metà.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Inutile dire che ho apprezzato la sorpresa, ma… devo preoccuparmi?” Angelina gli lanciò un’occhiata storta attraverso la porta della cucina. George si appoggiò comodamente allo schienale della poltrona in salotto. “Non posso fare una visita alla mia fidanzata senza che lei fiuti odore di bruciato? Sono molto offeso, Jonhson.”

Angelina ridacchiò dall’altra stanza. “E anche molto permaloso, a quanto pare.” La ragazza lo raggiunse in salotto e si accomodò sul bracciolo della poltrona. “Mi pare di aver detto che sono felice. Mi chiedevo come mai abbia chiuso il negozio così presto, quando di solito devo trascinarti a forza fuori da lì.”

“Ah ah.” George le lanciò un’occhiata risentita. “Da quando sei così divertente, Jonhson?”

Angelina sfoderò un sorriso smagliante. “È tutto merito della tua vicinanza, Weasley. Te lo confesso.” Si piegò piano verso di lui e lo baciò dolcemente.

George ne approfittò subito. Le passò un braccio attorno alla vita e se la trascinò sopra, sorridendo contro le sue labbra. “Ti lamenti ancora, adesso?”

Angelina si sistemò meglio sulle sue gambe e lo tirò per il maglione. “In questo momento, lamentarmi è l’ultima cosa che mi viene in mente.”

“Bene.” Sussurrò George compiaciuto.

“Bene.” Ripeté Angelina maliziosa. Gli accarezzò una guancia e sospirò. “Dio, come sei bello. Adoro il tuo viso.”

George si gelò a quelle parole, poi tornò a baciarla appassionatamente, cercando di non pensare. Non voleva pensare a Katie, alla discussione avuta con lei, alle parole che erano volate, alle angosce che avevano suscitato, a quanto tristemente avevano concretizzato le paure più profonde che lui stava provando a soffocare da mesi.

Strinse di più Angelina e il bacio si fece più rude, la lingua più esigente, i movimenti più urgenti. Angelina avvertì il suo improvviso cambiamento e s’irrigidì tra le sue braccia.

“George…” Sussurrò, staccandosi da lui con espressione confusa. “Che ti prende?”

George la fissò stranito, contrariato dall’improvviso distacco tra i loro corpi. Scosse la testa. “Niente. Non posso baciare la mia ragazza?”

Angelina aggrottò la fronte, accarezzandogli i capelli fiammanti. “Non è questo. Sei… non so… sei strano oggi. Che ti succede?” Abbozzò un sorriso poco convinto. “Non sarà ancora per via di Katie?”

George sbuffò scocciato e, dopo aver spostato gentilmente Angelina dalle sue gambe, si alzò dalla poltrona. “Non voglio parlare di Katie.”

Angelina lo fissò preoccupata. “George, te l’ho detto, per me quello che è successo ieri sera non è un problema. Lei è la tua migliore amica e ha paura che tu soffra, è normale.”

George le sorrise amaro. “Davvero credi che non sia un problema? Perché per me lo è. Accidenti se lo è, Angelina.”

La ragazza scosse la testa. “Non credo di capire.”

“Si, hai ragione. Probabilmente non capisci.”

Angelina si alzò dalla poltrona, contrariata e lo guardò risentita. Incrociò le braccia al petto. “Okay, adesso dimmi che diavolo sta succedendo perché davvero non sto capendo più nulla.”

George evitò il suo sguardo e prese a camminare su e giù per tutta la stanza. Che cosa stava facendo? Che cosa aveva fatto? Lei non avrebbe dovuto saperlo, non sarebbe dovuta venire a conoscenza delle sue paure.

“George Weasley.” Lo richiamò lei con voce decisa. “Hai intenzione di parlarmi o vuoi rimanere tutto il pomeriggio a consumarmi il pavimento?”

George non diede cenno di averla sentita. Si allontanò appena dal divano e da Angelina, avvicinandosi al piccolo tavolino scuro su cui si trovava il telefono. Accanto all’apparecchio, una foto ornata da una raffinata cornice argentata.

Lui e Angelina, alla pista di pattinaggio.

Abbracciati, felici, spensierati.

Innamorati?

George sfiorò delicatamente il volto della ragazza e sorrise triste.

Lui sicuramente si.

Non si era reso conto di quando fosse accaduto, ma era successo. Lui si era innamorato di quella strana e indecifrabile ragazza. E ora stava per avere con lei la conversazione peggiore del mondo. La conversazione da cui sarebbero dipese la vita del suo cuore e la sua sanità mentale.

“Cosa provi per me, Angelina?” Chiese a bruciapelo.

La ragazza rimase spiazzata. “Come?”

Finalmente George si voltò a guardarla. “Cosa senti per me? Cosa sono per te?”

Angelina mosse qualche passo verso di lui. “George, ma che domande sono?”

“Ti prego di rispondere.” Lanciò un’ultima occhiata verso la foto e poi tornò ad Angelina. “Ho bisogno di sapere chi sono per te.”

E solo in quel momento Angelina capì. E si sentì morire.

 

 

“E quindi adesso voi due... siete... fidanzati?”

 

“Mi sembra chiaro che questa ragazza ha paura che il suo miglior amico possa essere ferito.”

 

“Forse ha sentito parlare di un ex ragazzo sedotto e abbandonato e ora teme che tu possa distruggere il piccolo e fragile cuoricino del suo amichetto.”

 

“Adoro il tuo viso.”

 

“Ho bisogno di sapere chi sono per te.”

 

 

Angelina deglutì a fatica e guardò George come non l’aveva mai guardato prima. Come se, davanti a lei non ci fosse il ragazzo che le aveva rubato il cuore e riportata alla vita, ma un ragazzo divertente e indisciplinato che tanti anni prima l’aveva portata ad un ballo.

Per la prima volta, Angelina guardava George e vedeva Fred.

Si coprì la bocca con una mano, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

Come aveva fatto a non notarlo prima?

Come aveva potuto ignorare così la sofferenza di George, quando fino a poco tempo prima, lei stessa si era lasciata prendere dai dubbi sui suoi sentimenti?

George continuò a guardarla in silenzio, senza dire una parola, ma ogni secondo che passava, si sentiva sprofondare in un baratro senza fondo. Più il tempo passava, più lui trovava una risposta alle sue domande.

E questo lo uccideva.

Angelina chiusi gli occhi per evitare che le lacrime sgorgassero e riordinò le idee. Adesso doveva capire. Adesso doveva fare chiarezza dentro di sé e trovare una risposta ad una domanda che la tormentava da settimane.

Adesso era giunto il momento.

“George.” Esordì finalmente con voce tremante.

Il ragazzo la fissò attentamente.

“George.” Ripeté. “Voglio che tu sappia una cosa.” George annuì soltanto. “Io tengo molto a te. Molto più di quanto tu possa credere.”

George affilò lo sguardo. “Non è ciò che ti ho chiesto.”

“Lo so.” Angelina prese fiato e continuò. “Se vuoi sentirti dire che ti amo e che credo che tu sia la mia anima gemella, mi dispiace non posso accontentarti.”

Il ragazzo incassò il colpo e sorrise amaro. “Bene, ho avuto la mia risposta.”

Angelina fece un passo verso di lui e gli afferrò il braccio, scuotendo la testa. “Invece no! Adesso devi ascoltarmi fino alla fine.”

“Non credo sia necessario, Angelina. Ti sei espressa piuttosto chiaramente.”

Cercò di divincolarsi dalla presa della ragazza, ma Angelina non cedette. “Ti prego, George. Ti chiedo solo cinque minuti, poi potrai fare quello che vuoi.”

George la guardò fisso negli occhi e, dopo averci riflettuto, annuì appena. “Cinque minuti.”

Angelina fece un cenno del capo. “Grazie.”

Deglutì il groppo che le si era formato in gola e cercò di riordinare le idee. Doveva cercare di rassicurare George, ma allo stesso tempo sentiva la necessità di essere assolutamente sincera con lui. “Ho sempre impedito a tutti di infrangere la barriera d’acciaio che mi sono costruita negli ultimi anni… Volevo che nessuno riuscisse più a farsi amare da me, volevo che tutti si allontanassero da me. E ci sono riuscita.” Alzò lo sguardo verso George. “Per molte persone che facevano parte della mia vita, adesso io sono un’estranea. E la cosa mi stava bene così, non mi importava. Io stavo bene, loro stavano bene. Fine della storia.”

“Cosa è cambiato?” Chiese George tenendo gli occhi fissi su di lei.

“Sei arrivato tu. Tu hai reso vani tutti i miei sforzi e la mia fatica.”

Il ragazzo rimase in silenzio, in attesa che continuasse.

“E io ti odio per questo, perché prima del tuo arrivo ero certa che non avrei più sofferto, che mai più sarei stata ferita come era successo in passato.”

“Da mio fratello?” Domandò il ragazzo pungente.

Angelina scosse la testa. “Fred non c’entra in tutto questo.”

“Davvero?” Chiese il ragazzo con tono sarcastico. Era chiaro che non le credeva.

“Pensi davvero che sarei rimasta con te tutto questo tempo se avessi continuato ad avere dei dubbi?”

George inarcò un sopracciglio. “Continuato? Quindi hai avuto dei dubbi.”

La ragazza lo guardò risentita. “Non sono un’idiota, George. Non usare le mie parole contro di me. Ti ho promesso che sarei stata sincera ed è quello che sto facendo.”

“Quindi” George ignorò bellamente il suo ultimo commento “all’inizio tu non credevi che tra noi ci fosse qualcosa di reale.”

Angelina scosse il capo. “Non ho detto questo, ma sì, per un momento ho avuto paura che i miei sentimenti per te fossero una…”

“… Menzogna? Bugia? Messinscena?”

“…Imitazione dell’affetto che avevo per tuo fratello. E gradirei molto che mi lasciassi almeno concludere una frase senza inserire i tuoi commenti al vetriolo.”

George si staccò improvvisamente da lei e alzò le braccia al cielo. “Che diavolo vuoi che faccia, Angelina?! In pratica mi stai dicendo che dall’inizio della nostra storia, tu hai sempre pensato non saremmo andati da nessuna parte! Scusami se sono turbato da questa rivelazione!”
”Non è giusto quello che mi stai facendo, George. Io sono stata sempre sincera.”

“Oh, hai ragione!” George si voltò di nuovo verso di lei e si posò una mano sul cuore. “Che persona disgustosa che sono! Perchè mai dovrei stare male quando tu sei sempre stata onesta?” La sguardo si scurì all’improvviso. “Credimi, la tua sincerità al momento è l’ultima cosa di cui ho bisogno.”

“Questo perché sei solo un ragazzino!” Gridò Angelina furiosa. “Credi che per me sia stato facile? Credi che non avrei voluto avere tutte le risposte in tasca ogni volta che mi chiedevo cosa stavo a facendo a noi?”

“Sicuramente è stato più facile che sentirsi dire di essere una… com’era la parola? Ah, si… imitazione di mio fratello.”

Angelina spalancò la bocca indignata. “Io questo non l’ho mai detto, George. E tu sei solo un egoista. Ti credevo una persona completamente diversa.”

George non disse nulla. Si limitò a fissarla ostile, prima di avvicinarsi al divano e prendere il suo cappotto. “A questo punto, credo che non ci sia altro da dire.”

Angelina si scansò per lasciarlo passare. Delusa tanto quanto lui dalle sue accuse. “Un’ultima cosa.”

George si voltò verso di lei.

“Sei davvero convinto che sarei rimasta con te per tutto questo tempo se avessi anche solo lontanamente pensato ad un altro?”

La ragazza sollevò il mento e scrutò attentamente la sua espressione.

George deglutì a fatica e, a malincuore, annuì. “Si. Probabilmente l’avresti fatto.”

Angelina lo imitò. “Se davvero ti fidi così tanto di me, quella è la porta. Sei pregato di uscire da casa mia.”

George si diresse verso l’uscita, indugiando un istante sulla soglia. “Mi dispiace, ma credo di non star uscendo solo dalla tua casa, Angelina.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi di nuovo a voi!! Ebbene si, sono viva e vegeta (più o meno) e dopo mesi di latitanza sono riuscita finalmente ad aggiornare… Non mi scuserò più per il ritardo perché tanto ormai sono senza speranza e voi lo sapete bene… cercherò solo di chiudere la storia il prima possibile visto che manca pochissimo! Sappiate solo che questo capitolo è stato scritto e riscritto un’infinità di volte prima di decidermi a pubblicarlo… E anche adesso non sono del tutto convinta. Vabbè speriamo che non vi faccia tanto schifo e che continuiate a seguirmi anche dopo questo scempio. Scusate, ma proprio non ne voleva sapere di uscire qualcosa di decente!

 

E ora i ringraziamenti:

 

hermy101: sono d’accordissimo con te! Avrebbe potuto morire qualcun altro, ma Fred… non credo che mi darò mai pace per questa scelta di J.K. sono contenta che ti siano piaciuti gli scorsi capitoli e spero che anche questo non ti deluda! Grazie!

 

Lill: grazie mille e scusami tantissimo per il ritardo. Spero che ti piaccia anche questo nuovo capitolo! Un bacio!

 

beba7: ma quale odiarti??? Hai lasciato una recensione bellissima (mi sento molto onorata per la lunghezza da papiro!) e ti ringrazio veramente dal profondo del cuore per i complimenti! Spero che continuerai a seguirmi! Un abbraccio grandissimo!

 

Bene, e ora che ho terminato, ringrazio come sempre tutti quelli che leggeranno solamente e che dedicheranno anche un briciolo del loro tempo alla mia storia.

 

A presto (spero!)!

  
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