Dedicato
ai miei lettori e a coloro che mi vogliono bene
Il
Natale quell'anno si prospettava come un giorno magico nel vero senso
della parola. Perchè quell'anno c'era Harry.
James
e Lily non potevano essere più felici di così. E lo era
anche Harry perchè per la prima volta trascorreva il Natale
con i suoi genitori. In teoria aveva passato con loro anche il suo
primo Natale ma era troppo piccolo per poterselo ricordare.
In
casa Potter non poteva esserci atmosfera più gioiosa. Lily
trafficava ai fornelli per il cenone, Sirius e Remus appendevano
ovunque decorazioni e Harry e James decoravano l'albero.
La
sera della vigilia si stava avvicinando e doveva essere tutto
perfetto.
Sirius
si fermò quasi involontariamente davanti alla porta della
camera di Andrea. Ora che ci pensava non l'aveva mai vista,
nonostante lei vivesse da lui da due mesi.
Lei
non c'era, era andata con Dora a comperare i regali di Natale.
Silenziosamente aprì e chiuse la porta. Poi si voltò e
si guardò intorno.
Il
piumone che copriva il letto era lilla e sul comodino c'era una foto.
La prese in mano e guardò l'immagine. C'era Andrea molto
giovane con un ragazzo molto simile a lei, stessi capelli biondi e
stessi occhi azzurri. Doveva essere suo fratello Mark, lo conosceva
per fama ma non l'aveva mai visto.
Anche
il comò era pieno di foto. In una c'era Andrea che abbracciava
da dietro una bambina di due o tre anni con i capelli biondo scuro e
raccolti in due codini. Gli occhi erano sempre quelli, azzurri. In un
altra c'era Andrea con in braccio un neonato avvolto in una copertina
azzurra.
Dovevano
essere i figli di suo fratello, Elizabeth e Matthew. Poi c'era una
foto con Andrea sorridente, lo stesso sorriso che gli piaceva vedere
sul suo viso.
Con
l'indice tocco la guancia di quel viso. Subito l'Andrea della foto
arrossì imbarazzata.
Fece
un sorriso, così era ancora più bella.
Sentì
la porta d'ingresso chiudersi, Andrea doveva essere tornata. Rimise
la foto al suo posto e uscì prima di rischiare di essere
scoperto.
*
Le
uniche persone oltre ai malandrini e Lily che sapevano di Harry erano
Dora e Andrea. La prima quando l'aveva visto era scoppiata in lacrime
e l'aveva abbracciato così forte da soffocarlo quasi.
Andrea
invece l'aveva guardato curiosa, cercando delle differenze con James
che erano proprio minime: il naso era più corto, la cicatrice
sulla fronte e gli occhi ovviamente erano di un verde brillante, lo
stesso di Lily.
“Sei
la copia a carbone di James”.
Harry
sorrise.
Andrea
ricambiò e poi lo abbracciò sussurrandogli all'orecchio
“Bentornato”.
“Grazie”
le rispose Harry a bassa voce.
“Beh
vado a preparare la valigia, vado a trascorrere il Natale dalla mia
famiglia a New York” annunciò Andrea.
“Che
peccato! Ci mancherai molto” Lily era dispiaciuta.
Andrea
guardava ovunque tranne che verso Sirius. Non voleva vedere la sua
espressione.
Sirius
era quasi gelato sul posto. Ebbe un'improvvisa consapevolezza: non
voleva che andasse via.
“Quando
torni?” chiese Remus.
“Il
27” rispose Andrea. “Beh vado”.
La
ragazza salì in camera sua sparendo alla vista.
Harry
scrutava attentamente il suo padrino. Ora ne aveva avuto la certezza,
Sirius era innamorato. Sarebbe stato più difficile convincerlo
ad ammetterlo...
*
La
serata era più gioiosa del solito, perchè c'era Harry e
anche Dora che era riuscita a sfuggire alle grinfie della madre
almeno per quella sera.
Mangiarono
la gustosa cena di Lily e poi James raccontò a Harry, con
l'aiuto di Sirius e Remus, le loro malandrinate avvenute nelle mure
di Hogwarts, scatenando così le risa di tutti.
A
un certo punto della serata Sirius, senza che nessuno se ne
accorgesse, uscì in cortile dando libero sfogo ai suoi
pensieri.
Andrea
era partita. Sapeva che era giusto che lei passasse il Natale con la
sua famiglia a New York però...doveva ammettere che quella
biondina gli mancava molto. Avrebbe voluto che fosse lì con
loro, con lui.
“Sirius
sei solo un egoista” si disse a bassa voce.
Era
lì, fuori, davanti a casa Potter che fissava il cielo. Il
cappotto lo copriva dal freddo e dalla neve che continuava a scendere
imperterrita.
Doveva
smetterla di pensare a lei, non si era mai comportato così con
nessuna delle altre donne con cui era stato in passato.
'Sì
ma con loro era solo sesso'
disse la sua vocina interiore molto simile a quella di Remus. 'Tu
invece a lei tieni davvero, vuoi che sia felice...'
Era
vero, non le avrebbe mai fatto del male, non ne sarebbe mai stato
capace.
“Sirius...”
Quella
voce...si voltò alla sua destra e vide Andrea raggiungerlo
trascinandosi dietro il suo piccolo trolley.
Era
decisamente stupito del suo arrivo, eppure era anche...felice.
“Che
ci fai qui?”
Andrea
lo fissò. “Sentivo che era qui che volevo stare con voi,
con...te”.
L'aveva
detto davvero? Doveva essere davvero pazza; era arrivata a New York,
aveva salutato la sua famiglia, dato i regali a tutti e poi era
tornata indietro. E tutto in sole 4 ore. Si era smaterializzata
minimo una trentina di volte ma alla fine ne era valsa la pena, ora
era davanti a lui...
Sirius
fece dei passi fino a fermarsi davanti a lei.
“Mi
sei mancata”.
Andrea
arrossì leggermente, ma grazie al cielo per via del freddo lui
sembrò non accorgersene.
“Anche
tu” rispose.
Poi
aprì la borsa e ne estrasse un pacchetto ricoperto di carta da
regalo rossa.
“Tieni,
questo è il mio regalo di Natale per te”.
Sirius
curioso lo prese e lo scartò. Era una cornice in ferro battuto
e dentro c'era una foto con loro due.
“Ti
ricordi? È stata scattata il giorno in cui ci siamo
conosciuti, dodici anni fa” disse Andrea.
Certo
che se lo ricordava. Era stato Stebbins, l'allora capo degli Auror a
scattare quella foto.
“Sei
giovanissima...” commentò Sirius con un sorriso.
“Io
avevo 18 anni, tu 26” disse Andrea.
Sirius
infilò una mano nella tasca del cappotto. “Apri la
mano”.
Andrea
ubbidì. Sirius le diede una scatola di velluto blu scuro. Lei
spalancò le labbra avendo già intuito qualcosa.
Sirius
sorrise. “Avanti, apri”.
Andrea
con le mani leggermente tremanti, e non certo per il freddo, aprì
e guardò il contenuto della scatola. C'era una catenina
d'argento con come ciondolo un cristallo azzurro a forma di goccia.
“Tu
sei pazzo...” commentò.
“Ti
piace?” chiese Sirius incerto.
Appena
aveva visto quella collana aveva subito pensato a lei, il cristallo
aveva lo stesso colore dei suoi occhi.
“Stai
scherzando? È bellissima...” rispose Andrea.
Sirius
sorrise e la estrasse dalla scatola. “Posso?”
Andrea
in tutta risposta si tolse la sciarpa e con una mano sollevò i
capelli. Sirius le mise la collana al collo e, nel farlo, poté
respirare a fondo il suo profumo floreale, un profumo che lo faceva
impazzire.
Andrea
trattenne il respiro nel sentire le sue dita sfiorarle il collo. Poi
sentì il suo respiro sempre più vicino e qualcosa di
morbido e caldo. Sirius le stava dando un bacio nell'incavo del
collo. A quel contatto Andrea chiuse gli occhi e sospirò.
Sirius
nel sentire il suo sospiro, simile a un gemito, la prese per le
spalle e la voltò trovandosi di nuovo davanti a quegli occhi
azzurri che adorava.
Andrea
non distolse lo sguardo dai suoi profondi occhi grigi. Lui avvicinò
il viso al suo, mancavano ormai solo pochi centimetri...lei chiuse
gli occhi preparandosi a quel contatto tanto sognato...
Sentirono
la porta d'ingresso aprirsi e si staccarono di scatto.
“Sirius
che ci fai qui fuori? Andie! Ci sei anche tu! Quando sei tornata?”
James li guardava ignaro di cosa aveva appena interrotto.
“Sono
appena arrivata” rispose Andrea cercando di apparire normale
come se il cuore non le battesse ancora a mille.
“Entrate!
Lily sarà contenta di vederti”.
Sia
Sirius che Andrea seguirono James dentro casa.
*
Non
si erano più parlati per tutta la sera e per i due giorni
successivi.
La
mattina del 27 dicembre un Sirius alquanto agitato bussò alla
porta di casa Potter.
Aveva
bisogno di parlare con qualcuno o sarebbe andato fuori di testa. Fu
contento di trovare anche Remus oltre a James e Harry.
Lily
era già uscita per delle commissioni, quindi in casa c'erano
solo loro quattro. Una volta seduti sul divano Remus prese la parola.
“Che
c'è Sir?”
Sirius
sospirò. “Non lo so nemmeno io...”
“Ti
sei innamorato” disse Harry.
E
la sua non sembrava proprio una domanda, era una constatazione.
Sirius
aprì e chiuse le labbra non sapendo come ribattere.
“Allora
è vero...non hai negato!” esclamò James
sorridendo contento.
“Non
essere così felice, mi dai sui nervi” sbottò
Sirius.
“Perchè?
Succede a tutti di innamorarsi prima o poi...” ribatté
James convinto delle sue posizioni.
“Non
a me, non io, noi Black non siamo capaci di amare...” spiegò
Sirius certo della sua teoria.
Harry
si coprì il viso con una mano. Ma perchè suo padre
aveva tutti amici altamente complessati?
“Mi
sembri Remus” commentò.
Remus
lo fissò curioso. “Che vuoi dire?”
“Io
non posso innamorarmi sono troppo vecchio, troppo povero e troppo
pericoloso” Harry imitò perfettamente la voce del
malandrino.
James
rise.
“E
tu con questa storia del sangue marcio sei patetico Sirius...allora
come lo spieghi che mia nonna Dorea si sia messa con un Potter? Lo
amava e basta e non mi sembra che mio padre in qualche modo sia
malato o maledetto, quindi smettila con queste scuse e affronta la
realtà: tu ami Andrea”. Harry non poteva essere più
diretto di così.
“Ha
ragione lui Paddy e infondo lo sai anche tu” disse James
dandogli una pacca sulla spalla.
Sirius
sospirò e si passò le mani tra i capelli.
“Dobbiamo
solo scoprire chi le ha regalato quella collana...Lily dice che la
porta sempre” aggiunse James riflettendo.
Sirius
deglutì. “Veramente gliel'ho regalata io”.
Remus
sgranò gli occhi. “Tu?”
“Allora
sei proprio innamorato perso” concluse Harry con un sorriso.
“Perfetto,
adesso devi solo dirglielo” disse James entusiasta.
“Dirle
cosa?” chiese Sirius.
“Che
la ami” rispose Remus come se la cosa fosse ovvia.
“Vuoi
siete pazzi...non ho mai detto a nessuna una cosa del genere”
replicò Sirius.
“Ma
lei non è tutte le altre” ribatté Harry.
Sirius
sapeva che le parole che il suo figlioccio aveva detto erano vere.
*
Remus
camminava nelle vie di Diagon Alley rimuginando sulle parole che
Harry aveva detto. Si riconosceva perfettamente in quelle
definizioni: troppo vecchio, troppo povero e troppo pericoloso.
Era
tutto questo per Dora, non poteva rovinarle la vita, lei era giovane,
meritava di meglio...
“Ciao
Remus!” esclamò Dora comparendo al suo fianco e
toccandogli il braccio.
“Ciao”
rispose cercando di essere distaccato.
Eppure
appena l'aveva vista il suo cuore aveva iniziato a battere più
veloce. Per quello non poteva fare niente.
“Che
hai? Sei strano...” Dora lo scrutò attentamente e lo
prese per il braccio fermandolo.
“Non
ho niente” rispose Remus abbassando lo sguardo.
Poteva
con facilità liberarsi dalla presa di Dora, tuttavia non
voleva farlo. Quel contatto era qualcosa di piacevole.
“Tu
stai mentendo, ormai ti conosco bene...” rispose Dora sicura.
Già,
lei lo conosceva...non aveva mai permesso a nessuna donna, forse solo
Lily, di avvicinarsi così tanto a lui. Eppure non riusciva a
starle lontano.
“Che
c'è?” Dora allungò una mano per accarezzargli una
guancia.
Remus
si spostò di scatto lasciandola interdetta. Poteva leggere nei
suoi occhi sorpresa ma anche qualcos'altro...dolore...
Voleva
quasi che lo odiasse così sarebbe stata lei ad allontanarsi
visto che lui non ne era in grado.
“Che
ti ho fatto?”
“Niente”
ripeté cercando di essere il più distaccato possibile.
Dora
fece istintivamente un passo indietro. Quasi non lo riconosceva, con
le non si era mai comportato così, era sempre stato gentile e
dolce.
Si
era illusa che lui tenesse in qualche modo a lei.
Di
una cosa era sicura, non avrebbe mai pianto davanti a lui, il suo
orgoglio di Black glielo impediva.
Sentì
uno spostamento d'aria alle sue spalle e in un secondo qualcuno le
circondò il collo con un braccio puntandole la bacchetta alla
tempia.
Remus
aveva sfoderato la sua.
“Buttala
a terra Lupin, se non vuoi che te la uccida davanti agli occhi”
disse il mangiamorte.
Remus
dalla voce lo riconobbe, era Rabastan. Negli occhi di Dora lesse
paura.
“Gettala
Lupin!” ripeté Rabastan.
Non
aveva altra scelta, non poteva permettere che la uccidessero...mollò
la presa sulla bacchetta che cadde ai suoi piedi.
Comparve
al suo fianco un altro mangiamorte. “Incarceramus!”
Remus
si trovò i polsi legati stretti.
Dora
a quel punto iniziò a muoversi cercando un modo per liberarsi.
“No
Dora, sta ferma” l'ammonì Remus preoccupato che le
facessero del male.
“Ascolta
il tuo amico, Tonks” disse Rabastan.
Con
un crac sparirono tutti e quattro nel nulla.
*
Lui
e Dora erano legati uno di fianco all'altra a un albero in mezzo a un
bosco.
Non
si erano rivolti la parola da quando erano arrivati, ognuno perso nei
suoi pensieri.
“Lo
sai che giorno è Lupin oggi?” lo provocò
Rabastan.
Remus
digrignò i denti. Certo che lo sapeva, era la notte più
brutta del mese.
“Voi
siete pazzi, potrei uccidervi tutti”.
I
due mangiamorte risero.
Saltando
l'ultima dose della pozione Antilupo quella notte sarebbe stato un
Lupo Mannaro a tutti gli effetti, feroce e sanguinario.
Dora
con un enorme sforzo riuscì a sfiorargli la mano con la sua.
Remus
si voltò verso di lei. Aveva paura di farle del male.
“Ti
prometto che ne usciremo fuori”.
Dora
annuì, si fidava di lui come di nessun altro.
“Sì,
ne uscirete eccome, tutti e due morti” disse il mangiamorte
sconosciuto con un ghigno.
Rabastan
si posizionò di fronte a Dora. Lei non abbassò lo
sguardo, lo fissò fiera.
“Mulciber
era un incapace. Non è riuscito a scopare né te né
la Davis che l'ha fatto secco. Ma tu non mi sembri il tipo che fa
male a qualcuno”.
Rabastan
le prese rudemente il mento con una mano e le fece voltare la testa,
per poterla vedere meglio.
“Io
di solito non mi abbasso ad avere una mezzosangue ma con te potrei
fare un'eccezione”.
“Toccala
ancora una volta e giuro che ti faccio a pezzi”.
Se
un sguardo avesse potuto uccidere Rabastan sarebbe stato ridotto in
cenere. Negli occhi di Remus c'era odio e rabbia. Così tanta
rabbia che le mani gli fremevano.
Rabastan
rise. “Il protettore delle mezzosangue”. Si mise davanti
a lui. “Sarai proprio tu a ucciderla”.
Remus
lo guardò. Aveva capito il loro piano, anche Dora che gli
aveva sfiorato di nuovo la mano.
“Io
so che non lo farai”.
“Quando
mi trasformo non sono in me, ucciderei chiunque, compresa te”
gli faceva male dire quelle parole ma era la verità.
“Esatto”
ghignò Rabastan.
L'altro
mangiamorte slegò Remus dall'albero e gli puntò la
bacchetta in mezzo alla schiena.
“Salutala
per l'ultima volta Lupin...l'ultima volta da viva” disse
Rabastan sadico.
Remus
la fissò. No, non poteva finire così...non poteva
uccidere la donna che amava.
'Sì
che puoi Remus, e lo farai...' gli disse la voce della bestia
dentro di lui.
Il
mangiamorte lo strattonò e lo portò via, lontano da
lei.
Camminarono
per un bel po' poi il mangiamorte lo rinchiuse in una gabbia.
“Quando
ti trasformerai scomparirà e noi assisteremo allo spettacolo.
Ah dimenticavo, nelle sbarre scorre elettricità, se fossi in
te non le toccherei”. Detto questo il mangiamorte se ne andò
lasciandolo solo con la sua disperazione.
*
Passarono
minuti o forse ore. Dora sentiva su di sé lo sguardo di
Rabastan che non la lasciava un attimo. Poi arrivò anche il
suo compare.
“Tutto
a posto”.
“Bene”
rispose Rabastan con un ghigno. Poi si voltò verso di lei.
“Visto che Lupin ti piace così tanto ti piacerà
morire per mano sua, no?” disse con espressione sadica.
Dora
guardò il cielo, il battito del cuore più veloce. C'era
la luna piena. Ed era legata attorno a un albero in un bosco.
Rabastan
scoppiò in una risata e si allontanò col compare
lasciandola lì.
Dora
pensò a Remus. Cos'avrebbe fatto una volta accortosi di averla
uccisa o morsa? Lei sapeva la risposta: si sarebbe ucciso. Non
avrebbe mai potuto vivere con un peso del genere.
Doveva
fare qualcosa. Le venne un'idea, non aveva mai provato ma poteva
sempre tentare. Si concentrò e trasformò il braccio
destro in un braccino piccolo, da bambino. Con un certo sforzo riuscì
a liberarlo dalle corde. Lo ritrasformò di nuovo nel suo vero
braccio. Procedette allo stesso modo con l'altro. Era appena riuscita
a liberare anche l'altro che sentì dei rumori, foglie secche
schiacciate.
Alzò
lo sguardo. A una decina di metri da lei c'era un Lupo Mannaro. Era
Remus, riusciva a riconoscerlo.
La
guardava con una strana espressione, uno sguardo che lei nei suoi
occhi ambrati non aveva mai visto. Lo vide avvicinarsi con
espressione feroce.
“Remus
sono io...Ninfadora...” disse Dora.
Remus
si fermò per un secondo, poi iniziò ancora a camminare
verso di lei.
“Remus
sono la tua piccola Dora, sono io...Rem! Ti prego...se mi fai del
male non te lo perdonerai mai...”
Ora
lui era davanti a lei, su due zampe, una delle due anteriori
sollevata con il chiaro intento di ferirla.
Dora
abbassò lo sguardo sconfitta. Due lacrime le rigarono il volto
e i capelli, senza volerlo, da blu notte assunsero il loro colore
naturale, un castano sul rossiccio.
“Ti
amo” disse a bassa voce chiudendo poi gli occhi, preparandosi
alla zampata.
Uno
strano uggiolio la portò ad alzare di nuovo lo sguardo. Remus
aveva abbassato la zampa e la guardava con espressione addolorata.
Strofinò il muso sulla sua guancia.
Dora
sorrise. L'aveva riconosciuta.
Remus
con una zampata ruppe le corde che la tenevano ancora prigioniera.
Dora
lo guardò “Grazie Remus”.
Gli
accarezzò delicatamente il muso come segno di ringraziamento.
“Non
ci posso credere...”
Remus
si voltò di scatto ruggendo feroce. Si mise davanti a lei,
quasi come se volesse proteggerla.
Rabastan
e il compare erano tornati a vedere se era morta.
Senza
farsi vedere Dora si chinò a prendere una manciata di sabbia.
“Adesso
vi ammazziamo tutti e due” disse il compare di Rabastan alzando
la bacchetta.
Remus
scattò verso Rabastan e lei tirò la sabbia negli occhi
dell'altro Mangiamorte che urlò dal dolore portandosi le mani
al viso. Dora con uno slancio gli prese la bacchetta che gli era
caduta, lo schiantò e lo legò a un albero. Poi si voltò
e vide Remus sbalzato indietro da uno schiantesimo.
“Avada...”
iniziò Rabastan.
Dora
reagì d'istinto “Avada Kedavra!”
Rabastan
si voltò verso di lei, gli occhi sgranati, e poi cadde a terra
morto.
Corse
verso Remus che era seduto e cosciente, forse un po' intontito.
“Rem!”
Subito
lui la guardò. Lei si chinò e vide che aveva un taglio
sulla zampa.
“Sta
fermo” ordinò lei.
Sollevò
un poco il maglione e strappò un pezzo della sua camicia
bianca.
“Ti
farò un po' male quando stringerò...” avvisò
lei.
Avvolse
la tela intorno alla ferita e poi strinse facendo un nodo. Remus non
emise nessun verso.
“Ecco
fatto” disse poi lei guardandolo.
Remus
gli leccò la guancia e lei rise piano, gli faceva il
solletico.
“Meglio
se ce ne andiamo da qui” disse lei alzandosi e infilando la
bacchetta del Mangiamorte nella cintura dei pantaloni. Camminò
e Remus la seguì attirato dal suo odore.
Remus
gli aveva detto una volta che odorava di cioccolato bianco. Sorrise
al ricordo.
Si
sedette vicino a un albero, Remus la imitò subito. Lei iniziò
ad accarezzargli la sommità della testa, tra le orecchie. Dopo
un po' notò che si era addormentato.
Alzò
gli occhi al cielo presto ci sarebbe stata l'alba e lui sarebbe
tornato umano. Non si sarebbe ricordato niente, meglio così.
Con
cautela si alzò e si allontanò un bel po' prima di
smaterializzarsi.
*
Remus
aprì gli occhi, guardò il cielo ancora leggermente
rosato e le sue mani, era tornato umano. Eppure si sentiva strano,
come se avesse dimenticato qualcosa di importante. Lo sguardo gli
cadde sul suo avambraccio dove c'era legato un pezzo di tela bianco.
Annusò l'odore, cioccolato bianco.
“Dora...”
sussurrò terrorizzato.
Cosa
le aveva fatto? Le aveva fatto del male? L'aveva uccisa? Non riusciva
nemmeno a pensarci.
Corse
a recuperare i vestiti nascosti dietro a un noce e dopo averli
indossati si materializzò davanti alla casa di Dora. Suonò
il campanello come un pazzo.
“Ti
prego...ti prego...”
La
porta si aprì e comparve Dora in pigiama fucsia e mezza
addormentata. La guardò dall'alto in basso.
“Remus...”
proruppe lei sorpresa.
Lui
l'abbracciò forte. “Stai bene...stai bene...”
Dora
ricambiò l'abbraccio. “Certo che sto bene”.
Si
staccò da lui e chiuse la porta. Poi lo spinse in salotto.
“Che
fai?” chiese Remus confuso.
“Adesso
ti siedi e ti calmi” Dora lo spinse sul divano.
Lui
si sedette e si coprì il viso con entrambe le mani.
“Remus...Remus
guardami!” lei gli prese il viso con entrambe le mani
obbligandolo a guardarla negli occhi.
“Tu
mi hai riconosciuto” disse Dora con un sorriso.
Remus
sgranò gli occhi. “Non è possibile...”
“Lo
è invece, altrimenti a quest'ora non sarei qui, no?”
replicò lei.
“Io
potevo ucciderti...” proruppe Remus ancora sconvolto.
“In
effetti stavi per farlo” Dora notò l'espressione
orripilata di Remus. “Ma ti sei fermato. Mi hai riconosciuto”.
“Io
sono un mostro, stavo per farti del male...” Remus si passò
una mano tra i capelli.
“Ma
non l'hai fatto. Per il resto del tempo ti sei comportato con me come
un cagnolino domestico” aggiunse Dora.
Remus
la guardò curioso e stupito. “Per il resto del tempo?”
“Sono
restata con te quasi tutta la notte” rispose lei.
“Cosa?!”
esclamò Remus.
“Tu
mi hai salvato la vita stanotte” disse Dora seria.
“Per
forza, non ti ho uccisa...”
Dora
scosse la testa. “Tu mi hai riconosciuto e liberato e i due
Mangiamorte sono tornati. Tu ti sei messo davanti a me per
proteggermi. Io ne ho steso uno e tu hai affrontato l'altro. Per
salvarti l'ho ucciso” raccontò Dora.
Remus
sgranò gli occhi.
“Tu
stai bene, vero?” chiese lui preoccupato.
Dora
annuì. “Tu?”
Remus
fece un cenno d'assenso.
“ Adesso
resta qui e non muoverti, chiaro?” disse Dora seria.
Remus
annuì. Dora scomparve in cucina. Tornò dopo pochi
minuti con due tazze fumanti e una scatoletta bianca.
“Cos'è?”
chiese Remus.
“Cioccolata.
E questa è una cassetta del pronto soccorso...come puoi
immaginare la uso molto spesso” rispose Dora con un sorriso
sedendosi di fianco a lui e appoggiando tutto sul tavolino.
“Che
vuoi fare?” chiese Remus.
“Zitto
e bevi. Ci ho anche messo mezzo cucchiaino di zucchero, come piace a
te” rispose lei sbottonandogli una manica della camicia e
tirandola su.
C'era
ancora il taglio dell'incantesimo di Rabastan. Prese del
disinfettante e con delicatezza pulì la ferita. Remus non
disse nulla.
“Anche
stanotte non hai detto niente. Io avrei piantato un mezzo urlo”
disse Dora.
“Ci
sono abituato” rispose Remus sorseggiando la cioccolata.
“Anch'io,
ma urlo lo stesso” rispose Dora. “Sei stato veramente
dolce”.
Remus
arrossì un po'. “Faccio fatica a crederti”.
“Mi
hai seguito come un cagnolino e poi mi hai leccato anche tutta la
faccia” rivelò Dora sorridendo.
Remus
arrossì ancora di più. Sentiva uno strano calore
all'altezza del cuore.
“Meno
male che non ti ricordi niente...almeno non ti ricordi di avermi
visto piangere” mormorò Dora finendo di medicarlo.
“Io
ti ho visto piangere?” ripeté Remus.
Dora
annuì. “È stato poco prima che tu mi
riconoscessi”.
“Ti
ho fatto paura...mi dispiace...” rispose Remus.
Dora
scosse il capo. “No, non ho pianto perchè avevo paura di
te...ho pianto per te”.
Remus
la guardò spiazzato. “Che vuoi dire?”
“Sapevo
che se tu mi avessi fatto del male ti saresti ucciso, non lo avresti
sopportato” spiegò Dora.
All'improvviso
nella mente di Remus comparvero delle immagini. Dora legata che lo
guardava.
“Remus
sono la tua piccola Dora, sono io...Rem! Ti prego...se mi fai del
male non te lo perdonerai mai...”
Lui
era davanti a lei, su due zampe e stava per colpirla.
Dora
abbassò lo sguardo, vide due lacrime rigarle il volto e i
capelli da blu notte diventare castano rossiccio, il suo colore
preferito.
La
vide chiudere gli occhi. “Ti amo”.
“Remus...stai
bene?” la voce di Dora lo riportò alla realtà.
Lei
gli aveva detto che lo amava...nessuno glielo aveva mai detto,
nessuno si era mai innamorato di lui e nemmeno lui aveva mai amato
veramente una persona, fino a quando nove anni prima non l'aveva
vista per la prima volta.
“Hai
detto di amarmi...” proruppe Remus con voce leggermente roca.
Dora
abbassò lo sguardo. “Non l'ho detto per cercare di
fermarti. L'ho detto perchè pensavo che non avrei più
avuto occasione di dirtelo”. Lo guardò negli occhi. “Io
ti amo davvero, per come sei. Non l'avevo mai detto a nessuno prima
d'ora, ma questa è la verità e io non posso farci
niente...ora penserai che sono una stupida, un'idiota...”
Remus
interruppe il suo discorso mettendole due dita sulle labbra. Lei alzò
lo sguardo, Remus notò i suoi occhi lucidi.
“Non
penso che tu sia una stupida. E hai ragione quando dici che se ti
avessi ucciso ti avrei raggiunto. La verità è che anche
se la mia testa mi dice di starti lontano, che meriti qualcuno
migliore di me, io non ce la faccio...anch'io ti amo” Remus
vide una lacrima rigarle il volto.
L'asciugò
col pollice. Poi lentamente si avvicinò al suo viso dandole
tutto il tempo per spostarsi. Non voleva forzarla in nessun modo. Si
fermò a pochi centimetri dalle sue labbra.
“Ora
puoi decidere tu cosa fare, la scelta è tua...” sussurrò
Remus.
Dora
sorrise “Ho già fatto la mia scelta molto tempo fa”.
Dora
annullò la distanza e lo baciò. Inizialmente era un
bacio casto, un semplice tocco di labbra. Poi Dora si mise a
cavalcioni su di lui spingendolo contro la spalliera del divano, le
braccia strette intorno al suo collo. Schiuse le labbra permettendo a
Remus di approfondire il bacio. Sentiva le sue braccia avvolgerla e
stringerla più vicina a lui. Le sembrava di essere in
paradiso. E il fatto di indossare solo un pigiama le permetteva di
sentire chiaramente il calore del corpo di Remus, il calore delle sue
mani. Era tutto dannatamente perfetto...
Din
don dan! Din don dan!
Chi
diavolo era alle sette del mattino davanti alla sua porta?
“Non
vai a rispondere?” le sussurrò Remus a un centimetro
dalle sue labbra.
“Non
ci penso nemmeno” rispose lei baciandolo di nuovo.
Din
don dan!
“NINFADORA!
LO SO CHE CI SEI!” urlò una voce di donna.
Dora
saltò subito in piedi. “O cazzo! Mia madre!”
Remus
fece una risatina.
“Svelto
non deve trovarti qui, o comincerà a farmi un interrogatorio”
Dora lo prese per il braccio e lo fece alzare.
“Tieni”
gli passò la sua tazza di cioccolata e lo spinse verso il
bagno del piano terra.
“NINFADORA
DEVO BUTTARE GIÙ LA PORTA?!” sbraitò Andromeda.
Remus
rise.
“Non
è divertente” lo rimbeccò Dora spingendolo in
bagno. “Va da Sirius, ci vediamo lì”.
Remus
le diede un bacio prendendola alla sprovvista e facendola arrossire
fino alla punta dei capelli.
Il
malandrino scomparve con un crac mentre Dora corse verso la porta
preparandosi ad affrontare quella iena di sua madre.
*
Erano
tutti contenti che si fossero messi insieme. Ovviamente né Ted
né Andromeda ne erano a conoscenza.
L'ultimo
dell'anno c'era una festa ad un castello scozzese organizzata per
tutti i dipendenti del Ministero. Remus, Dora, Sirius e Andrea
avrebbero partecipato, mentre James, Lily e Harry preferivano
passarlo tutti e tre insieme a Godric's Hollow.
Remus
e Sirius erano nel salotto di quest'ultimo ad aspettare le due
ragazze che ovviamente si stavano ancora preparando e li avrebbero di
sicuro fatti arrivare in ritardo.
“Non
siete ancora andati a letto insieme?”
“Sir
ma che domande fai? Non sono affari tuoi” rispose Rem.
“Quando
succederà fammi un fischio” Sirius incrociò le
braccia sorridendo.
“Sei
il solito idiota. Piuttosto vedi tu di darti una mossa con Andrea,
non le hai ancora detto niente...” Remus lo guardò
critico.
“Sto
aspettando il momento giusto” replicò Sirius nervoso.
Remus
guardò un punto alle sue spalle e sorrise. “Wow”.
Sirius
si voltò e rimase immobile, stupito. Andrea era bellissima,
non c'era altri modi per poterla definire.
Indossava
un abito blu scuro senza spalline. Il bustino metteva in vista la
vita e i fianchi perfetti e la gonna che arrivava fino a terra le
dava un'eleganza incredibile. I capelli erano raccolti sulla stesa
con un fermaglio brillantato.
Remus
lo fece tornare nel mondo dei vivi con una gomitata.
Dietro
di lei c'era Dora con un abito rosa lungo sotto il ginocchio.
“Direi
che possiamo andare” riuscì a dire Remus.
Sirius
annuì incapace di proferire parola.
Si
smaterializzarono tutti e quattro con un crac.
*
Andrea
era uscita. Si sentiva accaldata e sentiva sempre il suo sguardo su
di lei, seguirla costantemente e silenziosamente. Quello sguardo le
provocava sempre un brivido lungo la schiena. Si appoggiò al
muretto di pietra e respirò forte. La leggera brezza notturna
le accarezzava delicatamente la pelle del viso, era piacevole star lì
così, si sentiva ancora un po' la musica in sottofondo.
“Che
fai qui fuori?”
Sussultò.
Sirius era spuntato fuori all'improvviso dalle sue spalle. Non se lo
aspettava.
“Ti
ho spaventata?”
Andrea
sorrise leggermente. “La prossima volta evita di comparirmi
alle spalle in questo modo”.
“Scusa”
mormorò Sirius allungandole un bicchiere di champagne.
Lei
lo prese e osservò per un momento le bollicine.
“Allora,
perchè sei qui quando la festa è dentro?”
Alzò
lo sguardo e lo fissò. Cavolo se era bello, la luce della luna
lo rendeva ancora più affascinante.
I
suoi occhi grigi la osservavano, quasi come se potessero leggerle
l'anima.
“Avevo
caldo” rispose Andrea.
In
parte era vero, in parte no ma di certo non glielo avrebbe detto.
Bevve
un sorso di champagne tanto per fare qualcosa.
In
quel momento partì una musica che lei riconobbe
immediatamente, era una delle sue canzoni preferite, la canzone che
la faceva pensare a lui, 'With or without you' degli U2.
“Mi
concedi questo ballo?” Sirius allungò il braccio verso
di lei.
Il
cuore iniziò a batterle più forte. E poi, senza
pensarci, senza esitare, strinse la sua mano e si lasciò
condurre tra le sue braccia che le cinsero i fianchi attirandola
vicino. Appoggiò le mani sulle sue spalle e nemmeno per un
secondo interruppe il contatto visivo. I suoi magnetici occhi grigi
le impedivano di farlo, staccarsi da quel grigio le avrebbe provocato
dolore, un dolore fisico.
Nonostante
i tacchi era comunque più bassa di lui, gli arrivava
all'altezza degli occhi più o meno.
Sirius
non sapeva cosa gli stava succedendo, sapeva solo che non si era mai
sentito così...sentiva solo il bisogno di averla ancora più
vicina, lasciarla avrebbe significato morire. Quasi senza rendersene
conto l'avvicinò ancora di più a sé. I loro
corpi praticamente aderivano.
L'aveva
sentita trattenere il fiato, ora le sue braccia candide gli
circondavano il collo, si erano imprigionati a vicenda.
Il
suo profumo floreale lo inebriava, i loro volti distavano ormai pochi
centimetri. Lentamente si avvicinò al suo orecchio e sussurrò
quello che aveva pensato dal primo momento che l'aveva vista.
“Sei
bellissima...”
Andrea
trattenne il fiato. Sentire il suo respiro caldo le aveva provocato
un brivido lungo tutta la schiena. Il viso di Sirius ora era vicino,
molto vicino, troppo vicino...
Non
si seppe chi dei due annullò la distanza.
Era
un semplice tocco di labbra ma che provocò in Sirius emozioni
devastanti. Le labbra di Andrea erano morbide e calde, il suo profumo
floreale gli stava facendo perdere la testa. All'improvviso sentì
le braccia di Andrea intorno al collo spingerlo ancora di più
contro di lei. Senza nemmeno rendersene conto appoggiò una
mano sulla sua nuca, l'altra intorno alla vita per attirarla ancora
più vicino. La sentì schiudere le labbra e lui con un
brivido lungo la schiena approfondì il bacio.
Il
bacio da dolce divenne passionale e intenso, nessuno dei due aveva
intenzione di staccarsi dall'altro. Quando ormai erano abbastanza a
corto di ossigeno Sirius rallentò il ritmo in modo da poter
respirare leggermente. Sarebbe rimasto così per sempre, con
Andrea tra le sue braccia.
Dopo
un tempo indefinito si staccarono e si fissarono negli occhi, grigio
contro azzurro.
Andrea
non aveva mai sentito il suo cuore battere così veloce.
Lo
amava, lo amava perdutamente, come non aveva mai amato nessuno. Non
si sarebbe mai stancata di guardarlo, di abbracciarlo, di baciarlo...
“Ti
amo”.
Sirius
le sorrise. Era la prima volta in vita sua che diceva quelle parole
ma mai gli erano venute più spontanee. Sì, Sirius Black
si era innamorato e non di una qualunque, ma di Andrea Davis.
Il
cuore di Andrea saltò un battito e poi riprese più
veloce di prima. Sorrise.
Con
una mano gli accarezzò delicatamente una guancia. Lui inclinò
leggermente la testa per godere meglio del contatto senza mai
smettere di fissarla.
“Anch'io
ti amo”.
Sirius
le prese la mano e ne baciò il palmo.
Poi
le prese il viso con entrambe le mani e la baciò di nuovo.
Un
bacio a sigillo delle loro parole.
Non
si staccarono nemmeno allo scoppio dei primi fuochi d'artificio, né
alle grida di buon anno che provenivano da dentro il castello.
Esistevano
solo loro due, nessun altro.
Si
materializzarono nel salotto abbracciati stretti.
Poi
Sirius la baciò con impeto, con urgenza, come se non potesse
fare a meno di lei. Andrea rispose stringendosi ancora di più
a lui. Sirius, senza smettere di baciarla, la prese in braccio e la
portò nella sua stanza. E si amarono, provando emozioni
indimenticabili da tanto erano profonde e intese. Sirius per la prima
volta capì cosa significava davvero fare l'amore con una donna
e glielo aveva insegnato lei, la sua Andrea.
ANGOLO
AUTRICE
Scusate
se ci ho messo tanto ad aggiornare, ma la settimana prossima ho gli
esami di maturità e il tempo per scrivere l'ho ricavato di
notte.
Spero
che il capitolo sia di vostro gradimento.
Ringrazio
chi ha recensito lo scorso capitolo, cioè: flopi,
Pecky, simo29, Manda, rutix2003, themina, rosy823, _Giuli95_, Mirwen,
kia88oc, Uchiha_chan, brando, Kiro_Best, kiry95, roxy_xyz, Lily
Potter 97, soniacristina1989, animemanga, jacopo25, fria.
PER
I LETTORI MAGGIORENNI: SE VOGLIONO HO GIÀ PRONTA LA NOTTE
D'AMORE DI SIRIUS E ANDREA. FATEMI SAPERE. USCIRÀ DOMANI O
DOPODOMANI, IL TITOLO È: Sirius&Andrea(Dimensione
Parallela).
Abito
Andrea:
http://magazine.zankyou.com/it/wp-content/uploads/2010/04/sharon-spose1.jpg
Abito
Dora:
http://www.matrimonio.com/emp/fotos/8/9/8/3/abito%20corto%20rosa.jpg
Adesso
vado che sono le 3.10 di notte.
A
presto
Nikki
Potter
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