Swan's Lake
NdA
(note dell'autrice)
E'
la prima volta che sperimento lo slash. Sono convinta,
estremamente convinta, che l'amore,
l'amore quello vero,
non dipenda dal sesso, dalle convenzioni
sociali,
ma dai sentimenti,
dai sentimenti che vengono dal cuore, unicamente da lì. Ci
si
innamora di una persona per quello che lei è, ci si innamora
della
sua anima, dei suoi pensieri, della sua essenza, a prescindere che
lei sia uomo o donna.
Con
questa shot ho voluto dar vita ai miei pensieri, perché
ho capito che è uguale, è uguale l'amore etero
e quello omosessuale.
Sempre
di amore si parla.
Amore,
con la A maiuscola.
Mahoney*
*
Atto
Unico *
Giurai
a me stessa, di non rivelarvi mai, mai e poi mai
questo amore che sento dentro, giurando di chiuderlo per sempre nel
mio cuore. Celai i pianti e il dolore acerbo. Ma voi, voi
continuate ad essere nella mia vita, continuate a prendervi parte e
io... io più non ce la faccio. Il cuore è
straziato, il mio cuore
vuole essere vostro. Io vi amo e ve lo confesso!
Tremante
posi la lettera sulla scrivania e mi strinsi la testa nelle mani. Non
riuscivo ad andare avanti, non riuscivo a continuare a leggere quella
lettera. Spensi la candela. Rimasi immerso nel buio, immerso in me
stesso.
L'immagine
del suo volto si stagliò nella mia mente. Labbra piccole e
rosse,
guance rosee, occhi blu cobalto, morbidi ricci biondi, naso
all'insù.
Così bella e delicata, eppure così indifferente a
me.
Io,
uomo, che amavo gli uomini.
Condannato
alla solitudine eterna.
Ma
lei
non aveva sentito le voci che giravano sul mio conto? Non aveva
sentito che alle ballerine, io, preferivo i ballerini?
Mi
maledii. Come mille altre volte avevo fatto nel passato e come mille
altre volte sapevo avrei fatto. Ancora.
Mi
avvolsi in un abbraccio, piantandomi le unghie nella carne e
graffiandomi, più dolorosamente possibile. Cercai di buttare
fuori
le lacrime, le spinsi dal cuore, ma queste non volevano uscire, si
rifiutavano di dichiarare la mia diversità.
Ma
io ero diverso.
Io sono
diverso.
Lo
sono davvero?
“Lo
sono davvero!?” chiesi lanciando un grido.
Non
sono forse umano
esattamente come gli altri? Non provo forse gli stessi identici
sentimenti nei confronti delle altre persone? Altre
per l'appunto, questo era, è, il mio problema.
Fiedor
fu il primo. Il primo di cui mi innamorai. Se di amore si
può
parlare, quando si è così piccoli, forse non
è ancora amore. E mi
sconvolsero tanto quei sentimenti che pregai, pregai perché
scomparissero, perché il Signore mi venisse in aiuto e mi
salvasse,
mi salvasse da quei pensieri demoniaci!
Ma
il Signore non venne in mio aiuto. Rimase zitto ad osservarmi, a
vedermi struggere, a compiacersi nel mio dolore e nella mia
sofferenza.
Sperai
fosse una fase. Me ne convinsi, tanto che mi fidanzai. Lei si
chiamava Làrina. Scappai quando lei tentò di
baciarmi. Fuggii come
davanti ad un mostro.
Da
quel momento in poi, smisi di sperare. Sapevo che la repulsione che
avevo provato di fronte al corpo di donna, di fronte a qualsiasi
contatto
con esso, non sarebbe mai guarita.
E
per questo cominciarono a girare voci. Čajkovskij, il compositore,
non ama le donne. Čajkovskij guarda i ballerini.
Sì,
io guardavo i ballerini, io guardavo gli uomini. Alla compagnia della
donna, preferivo quella di un uomo. Sognavo uomini nel mio letto,
uomini nudi. Sognavo di poter sussurrare loro parole d'amore, frasi
di passione.
Strinsi
nella mano una bottiglia e cominciai a bere.
Sentivo
il liquido bruciare come fuoco nella mia gola fin nel ventre. Ardeva
come il mio cuore. Buttai giù alcool finché non
cominciai a
dimenticare, finché stanco non mi buttai a letto e mi
addormentai,
senza alcun pensiero.
* *
*
“Pëtr,
credo che questa sia un ottima notizia.” mi disse Nadeźda von
Meck.
La
guardai implorante.
“Metterai
a tacere tutte quelle malelingue. Avrai un successo strepitoso, tutti
i giornali ti esalteranno come il più grande compositore
dell'Ottocento!” disse infervorata.
Era
giunta alla mia stessa conclusione. Un matrimonio riparatore. Un
matrimonio riparatore per la mia deplorevole, disgustosa reputazione.
Io,
il più grande compositore russo, ero la vergogna della mia
patria. A
meno che non l'avessi sposata.
Sentii
i brividi attraversarmi la spina dorsale.
Le
scrissi sotto dittatura della mia mecenate, consapevole che non
l'avrei mai fatto da solo. Le scrissi che ero disposto ad
incontrarla.
*
* *
Guardai
la mia allieva avvicinarmisi, avvolta in un cappotto nero pesante. Si
avvicinò con occhi lucidi, con un sorriso incontenibile,
tremante
per l'emozione. Si avvicinò e subito cercò di
stringermi le mani.
Mi ritrassi e lei mi guardò, delusa.
Avevo
deluso la famiglia, la società, la Russia. Avevo deluso me
stesso e
ora avevo deluso anche lei. Mi guardò, con il piccolo cuore
che le
martellava nel petto. Attese, attese la spiegazione che le avevo
promesso nella lettera.
Parlai.
Parlai e le confessai le mie colpe, le mie pene, il mio dolore.
“Sarò
sincero con voi. Non voglio imbrogliarvi. Avete probabilmente sentito
cosa dicono di me-”
“Maestro,
non crederà mica che io badi a quelle voci?”
chiese quasi ferita
nell'orgoglio.
Ingenua,
stupida ragazza. Chinai il volto, provai vergogna.
“Io
voglio sposarvi, Ivanovna. Voglio sposarvi, ma non perché vi
amo. Io
non vi amo, né vi amerò mai.”
La
ragazza mi guardò. La luce nei suoi occhi non era cambiata.
Forse
non aveva colto il messaggio delle mie parole.
“Non
vi amo.” ribadii con più veemenza. “Io
non posso amare le donne.
Le voci che girano su di me sono vere.”
Lei
scosse la testa. “Mi volete davvero sposare?”
Scrutai
nel suo volto. Fuggi
via, stupida fanciulla! Rinnegami e odiami! Respingi ciò che
sono...
RESPINGIMI!
“Sì.”
mormorai.
“Allora
non m'importa.” rispose risoluta. “Io vi amo. Io
sopporterò,
starò al vostro fianco e vi sorreggerò. Non vi
chiedo nient'altro.
Lasciate che vi stia vicino, lasciate che vi sia di
conforto.”
disse con voce piena di emozione, fissandomi con quegli occhi pieni
di aspettativa. “Non vi chiedo altro.”
ribadì ancora.
Vi
osservai e intravedetti la vostra fine. Il vostro amore era troppo
forte, troppo intenso. Non lo capii. Fui uno stupido.
Ci
sposammo a settembre.
*
* *
E
ora sono qui e tu mi chiedi ancora una volta, ancora una volta il
perché.
Il perché
me ne sono andato via di casa, il perché
non ho lasciato che tu mi fossi di conforto.
Ancora,
ancora non hai capito. Ancora chiedi in cosa tu
abbia sbagliato. Tu
piccolo dolce angelo, palpitante d'amore. Tu
il cui corpo aborrisco, il cui contatto trovo ripugnante, non capisci
che non hai sbagliato nulla? Non capisci che non potrò mai
amarti?
Che ti farò solo del male standoti vicino?
Non
riesco, non riesco a starti accanto. Nel tuo sguardo vedo amore, nel
mio non riconosci l'odio?
Vorrei amarti, vorrei amarti con tutto me stesso, vorrei...
Ma
non ci riesco. Sono io,
io che
ho sbagliato! Non dovevo sposarti, non dovevo illuderti. Ti ho
condannato, alimentando crudelmente il tuo amore.
Provavo
paura addirittura quando tu mi venivi vicino. Paura che tu volessi di
più, che volessi qualcosa che io non posso darti.
Ti
do un consiglio, Ivanovna. Dimenticami, dimenticami per sempre. Trova
un giovane da amare, degno del tuo profondo e vero amore. Vattene,
vattene e rinnegami. Scappa e odiami. Così come io ho
rinnegato il
tuo amore. Così come io sono arrivato ad odiarti.
Ma
sappi che odiando te, non faccio che aumentare l'odio che provo per
me.
*
* *
Pëtr,
mio caro Pëtr.
Sono
venuta a vedere il balletto. Ho anche chiesto di te, ho chiesto di
vederti, ma mi hanno detto che eri già andato via. Non credo
sia
vero. Non volevi vedermi, questa è la verità. Ci
penso sempre sai.
Ci penso sempre al perché te ne sei andato e ancora
non
riesco a capire il tuo gesto.
Ma
sono stanca di chiedertelo, quindi non lo farò.
Ti
scrivo perché ho pianto, ho pianto guardando lo spettacolo.
Ancora
una volta la tua musica, Maestro, mi ha penetrata scavando nella mia
anima e stagliandomisi nel cuore. Trasmette la passione eterna che so
ardere dentro di te.
Ho
cominciato a tremare al momento dell'incontro fra il Principe ed il
Cigno. Ho cominciato a tremare perché nel Principe rivedevo
me
stessa. E nella musica il mio Amore. Quella musica, Pëtr,
è
l'Amore.
Sì.
Aveva ragione, aveva sempre avuto ragione.
Quella
musica era Amore. Amore struggente, Amore passionale, Amore
impossibile. Amore tragico, Amore doloroso, Amore assassino.
Semplicemente
Amore.
Io
l'avevo scritto pensando a Lui. Lei l'aveva percepito pensando a me.
Forse,
dopotutto, il mio modo di amare non era così diverso dal suo.
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