11 - Eleven Days - capitolo finale
Vorrei donarti la Luna, Ran
ma forse non basterebbe per farmi perdonare,
per farti dimenticare che ancora una volta ti ho fatto una promessa
che poi invece non potrò mantenere.
Ti avevo chiesto di fidarti di me, mentre invece sono ancora qui a
chiederti scusa,
costretto a dirti tramite un pezzo di carta, senza poterti guardare in
quei tuo occhi dolci e grandi,
che non ci potremmo incontrare presto come ti avevo promesso.
Forse in questo monento mi starai odiando con tutta te stessa,
forse starai piangendo lacrime di tristezza, o di rabbia,
starai magari maledicendo il mio nome...
Ne avresti tutte le ragioni Ran,
mi sento così in colpa con te...
Forse non riusciari a capirlo, ma se ancora una volta siamo costretti
a separarci,
non lo faccio perchè non ti considero una persona importante per
me,
o perchè ti metto in secondo piano rispetto ad altre cose...tutt'altro.
Ran, tu per me sei la cosa più importante del mondo,
sei il primo battito del mio cuore, l'angelo che mi è stato vicino
per così tanto tempo
e del quale mi sono innamorato, talmente tanto che farei qualunque cosa
per proteggerti,
anche andare contro la mia stessa felicità.
Vorrei donarti la Luna,
perché tu non possa né voglia mai dimenticarmi,
perché tu sappia che prima o poi un giorno tornerò da te,
e allora niente potrà separarci, nessuna cosa.
Vorrei sognare le nostre giornate in riva al mare,
sentire i tuoi lunghi capelli mossi dalla brezza spandere il loro delicato
profumo,
vedere le onde riflettersi lucenti nei tuoi splendidi occhi, invidiando
il sole che coi suoi raggi ti carezza la pelle...
Sedermi accanto a te sulla sabbia a fissarti ore e ore, perdermi nel tuo
sorriso,
sfiorare le tue labbra morbide con le mie, mentre il grande astro va a
perdersi tra i flutti in lontananza,
conferendo al cielo mille tonalità fantastiche.
Vorrei prenderti per le mani, guardati in viso, e senza paura,
senza timore di essere poi smentito, giurarti che non scomparirò
più.
Vorrei donarti la Luna,
perchè credo che un giorno tutto questo sarà possibile,
se tu ancora mi vorrai,
se dopo le lunghe e faticose giornate a Tokyo avrai tempo per affacciarti
alla finestra della tua stanza
e vedendo la Luna avrai una lacrima per me, che sei la stella più
luminosa del mio cielo ;
il mio cielo così ancora troppo scuro che non voglio ti avvolga
affievolendo il tuo splendore.
Vorrei donarti la Luna,
ma forse sarebbe inutile e non te ne faresti niente.
La tua stanza è troppo piccola per contenerla, mentre il tuo cuore
è così grande che finirebbe col perdervisi.
Il tuo cuore è davvero grande piccola Ran, e a volte mi sento stupido
perchè ho il sogno di poterlo avere tutto per me,
ma finchè conserverò nel mio le tue parole di quella giornata
a Roma (e credimi lo farò per sempre), combatterò con tutte
le mie forze
affinchè la Luna che volevo donarti, trovi la sua parte mancante.
Solo, aspettami ancora, ti prego,
aspettami amore mio.
Shinichi
Aveva riletto quella lettera per la centesima volta, e sulle labbra sentiva
ancora vivo il sapore del sale.
Lo avrebbe aspettato ancora, l'avrebbe fatto perchè lo amava, e
perchè questi giorni in Europa gli avevano fatto capire che per
lei non c'era nessun altro.
Il segnale di "allacciate le cinture" si spense, oramai erano
arrivati.
Fuori dal finestrino le mille luci e le insegne della città che
non dorme mai brillavano nell'oscurità, ben presto tutti sarebbero
tornati alle loro vite di sempre.
Oramai stavano per atterrare, e Ran ripose i fazzoletti e il burro di
cacao nel marsupio, dal quale spuntava fuori la busta della lettera di
Shinichi.
Per tutto il tempo non aveva riposto il foglio sul quale il giovane detective
aveva scritto quelle parole dolci e amare, ma l'aveva tenuta stretta al
petto, o ben salda tra le dita, avendo forse paura che anche quella, tutto
d'un tratto, potesse sparire.
Estrasse la busta per infilarci finalmente la lettera di Shinichi, quando
si accorse che conteneva qualcosa, tenuto attaccato all'interno della
busta con del nastro adesivo.
Fissò l'oggetto per un poco, poi raccolse col dito la sua ultima
lacrima, che bagnò quelle labbra increspate in un dolce sorriso,
e ripensò alle ultime righe scritte dal ragazzo.
Ad aspettarli c'erano i piccoli Jenta, Mitsuiko e Ayumi, e Sonoko, la
migliore amica di Ran, che la aspettava a braccia aperte.
Lei le corse incontro felice, mentre sul petto saltava brillando una catenina
che aveva comprato pochi giorni prima, dalla quale pendeva un bellissimo
ciondolo.
Era una mezza Luna d'oro, di quelle che si vendono a coppia agli innamorati,
che devono possederne una metà ciascuno affinchè possano
riunirsi il più presto possibile.
Era la Luna, che Shinichi le voleva donare.
11 - ELEVEN DAYS - FINE
Postfazione.
Cavoli... non ci credo... è finita! ç___ç Sono commosso,
davvero... un pò mi spiace.
Scrivere questa storia mi è piaciuto tantissimo, e mi ha fatto
apprezzare sempre maggiormente una serie che già amavo.
Inoltre mi ha fatto imparare tante cose, per esempio ho visto che il capitolo
che è stato più letto e apprezzato è stato quello
dove Ran e Shi si incontrano e vanno nella stanza d'albergo, e che invece
quelli meno letti sono stati quelli riguardanti prevalentemente o unicamente
il giallo.
Vorrei concludere ringraziando uno per uno tutti quelli che si sono fatti
sentire con me al riguardo di questa mia storia, la più lunga che
ho mai scritto, inviandomi i loro commenti e i loro pareri. Grazie con
tutto il cuore a Estel, Chronos, -lixi-, Wilwarind, Hermychan, Ottavia,
Naco-chan, Moki-chan, Giucchan, Sweetchiara, Akemichan, : (si è
firmato/a con due puntini...^^'), Jeji-chan, Hoshii, Ran84, Aenea, Saya,
Pan_z e Saki, tutti in ordine sparso!
Ah, non devo dimenticarmi di dirvi da chi ho preso spunto per il giallo!
Il giallo sul quale mi sono basato si intitola "La strana droga del
Dottor Caber", di un certo Lord Dunsany, miniracconto di 4 pagine
che ho letto in una raccolta intitolata "Codice n. 2" di Alfred
Hitchcock, edito per la collana "Giallo Junior" della Mondadori.
La storia partiva dal domanda che si pongono alcuni amici che discutono,
sul fatto se sia possibile compiere il delitto perfetto, che non lasci
nessuna traccia; così uno di questi racconta la storia di questo
dottore, che utilizza il metodo del farmaco per far cambiare l'odore (con
tanto di puntura di ago durante una rissa) su di una spia della CIA (o
del KGB, non mi ricordo^^;), tutto qui.
Con questo direi che è proprio tutto tutto, spero che quest'ultimo
capitolo non vi abbia deluso, e vi ringrazio ancora tantissimo (verrei
a ringraziarvi tutti di persona!) di aver seguito le vicende di Conan,
Ran, Kogoro e Agasa sino a qui.
Grazie a tutti!
Shinta
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