Kiss from a Rose
«Sia maledetto il giorno in cui ho dato retta
all’Ero-Sennin!»
Naruto Uzumaki rifilò un calcio al primo cestino della
spazzatura che incontrò sulla propria strada e
scrutò arrabbiato il suo contenuto riversarsi a terra.
Schifato dall’odore sgradevole che proveniva da una banana
ammuffita, decise di allontanarsi, e continuò a borbottare
per un buon pezzo di strada, maledicendo Jiraya e piangendosi addosso.
Aveva tentato di regalare qualcosa a Sakura per il suo compleanno e,
non sapendo cosa, si era deciso a chiedere aiuto a qualcuno, e quel
qualcuno - proprio
il maestro Jiraya - gli aveva suggerito di regalarle un ombrellino da
sole, sostenendo che l’avrebbe certamente apprezzato.
Naruto si era messo d’ingegno e se n’era procurato
uno in un negozio di cianfrusaglie, spendendo tutti i soldi accumulati
durante le ultime missioni col Team Kakashi, poi era andato da Sakura e
aveva tentato di darglielo, però, per qualche
strano motivo, la Haruno non solo aveva rotto il suo regalo, ma
l’aveva picchiato come una furia.
Subito dopo il maestro Kakashi gli aveva fatto notare che, proprio
sulla tela dell’ombrello, c’era scritto
“Miss baka” a
caratteri - più o meno - cubitali.
Ma questi erano dettagli irrilevanti per Naruto, che pensava solo a
come vendicarsi di Jiraya.
Mentre rifletteva su tutto ciò, passò davanti al
negozio di fiori degli Yamanaka: esposte in vetrina c’erano
rose, tulipani rossi, margherite, buganvillea e gigli bianchissimi.
L’occhio del ragazzo cadde proprio sulle rose.
Forse non era un genio e con le ragazze non ci sapeva fare, ma era
più che sicuro che un fiore potesse piacere a Sakura - e
magari l’avrebbe pure convinta a perdonarlo per lo spiacevole
incidente di qualche oretta prima.
«Uhm.»
Non sapendo cosa fare, rimase fermo a fissare la vetrina
finché non incontrò un paio di occhi azzurri: Ino
Yamanaka era in ginocchio accanto al contenitore dei gigli.
Naruto alzò la mano in segno di saluto e la bionda fece lo
stesso, assumendo però un’espressione curiosa: non
le capitava spesso di vedere l’Uzumaki davanti al suo negozio.
Lo invitò ad entrare e quando l’ebbe davanti,
notò che aveva la faccia piena di lividi e un rivolo di
sangue gli colava dal naso; fu pronta a scommettere che Naruto le
avesse prese da quella scema di Sakura - quante persone a Konoha erano
in grado di ridurre un uomo in quello stato, a parte la Haruno e la
Godaime Hokage?
«Che ci fai qui, Naruto?» domandò alla
fine, togliendosi i guanti e posandoli sul banco. «Sembri
appena tornato da un campo di battaglia.»
L’Uzumaki borbottò qualcosa
d’incomprensibile, poi disse: «Sto bene,
‘ttebayo.»
Non lo aveva mai visto così arrabbiato da quando lo
conosceva e si domandò cosa fosse accaduto, ma
ricacciò indietro quel pensiero e alzò gli occhi
al soffitto.
«Siediti» gli indicò la seggiola posta
accanto ad alcune petunie. «Adesso ti medico.»
«Non ce n‘è bisogno, grazie»
declinò lui.
«Invece hai bisogno di darti una sistemata: non vorrai mica
andare in giro conciato in quel modo? Qualcuno potrebbe pensare che hai
fatto a botte.»
«Chissenefrega di-»
«Seduto.
Adesso.»
Naruto prese posto, ubbidiente come un cagnolino, ammonendosi dal dire
altro: l’espressione omicida apparsa per un secondo sul viso
della Yamanaka gli faceva paura quasi quanto quella che assumeva spesso
e volentieri Sakura.
“Adesso
capisco perché sono così amiche”,
pensò.
Ino si mise le mani sui fianchi e osservò con attenzione
ogni livido e ferita presenti sul viso dell’Uzumaki,
costatando che la rosa aveva fatto davvero un ottimo lavoro - non che
le piacesse il modo in cui aveva trattato Naruto, ma doveva ammettere
che sapeva picchiare bene.
Naruto iniziò a sentirsi a disagio e abbassò gli
occhi azzurri sul pavimento, chiedendosi cos’aspettasse a
guarirlo: in fondo anche lei usava gli stessi ninjutsu medici di
Sakura, no?
All’improvviso, Ino gli posò una mano sulla
guancia. «Stai fermo, eh.»
Il biondo, per tutta risposta, sussultò avvertendo quel
calore sconosciuto premere dolcemente sul suo viso, e
arrossì di botto quando si accorse che il viso della
Yamanaka era a tre centimetri dal suo.
«Ti ho detto di stare fermo» lo
rimproverò Ino.
«Non ci riesco.»
«E tu provaci.»
Passò qualche secondo e la ragazza spostò la mano
dalla guancia alla fronte, attenta.
«Naruto, ti decidi a rimanere immobile o ti devo
legare?»
«Mi fai il solletico, che ci posso fare!?»
ribatté Naruto, lamentoso.
Ino allora gli bloccò la faccia con entrambe le mani,
irritata. «Sei il peggior paziente che abbia avuto finora, lo
sai? Un maiale è meno rumoroso di te.»
Non aveva l’aria di essere un complimento, quello.
«Dattebayo.»
Dopo quella piccola discussione, nessuno dei due disse più
una parola e Ino lo medicò nel migliore dei modi,
soddisfatta; anche Naruto si sentì subito meglio e, alla
fine, malgrado il pessimo modo in cui lei lo aveva trattato, la
ringraziò.
Stava quasi per andarsene, quando la Yamanaka si ricordò
improvvisamente di una cosa. «Scusa, ma posso sapere cosa
stavi guardando, prima?»
«Eh?»
«Quand’eri fuori dal negozio fissavi in modo strano
la vetrina» gli ricordò, esasperata.
«Sei interessato a qualcosa in particolare? Betulle, rose,
gigli? Viole?»
Naruto trasalì, rendendosi conto del vero motivo
per cui era lì. «Ecco, vorrei una rosa!»
«Di che colore?» si informò lei.
«C-colore?»
«Ci sono rose di ogni tipo e colore, Naruto. Rosse, rosa,
bianche, gialle. Qualche preferisci? E ne vuoi una piccola
oppure…»
«Ma non c‘è una rosa
normale?!» sbottò Naruto, guardandola storto.
Ino lo squadrò stupefatta e alla fine scoppiò a
ridere, incredula. «Sei proprio il solito idiota.»
«Oggi sei in vena di complimenti, vedo»
mugugnò il biondo. «Comunque, io la
voglio…rosa.»
“Come il
colore dei suoi capelli, eh?” pensò
Ino, acuta come sempre. «E rosa sia.»
Mentre prendeva la carta per avvolgere il fiore e un nastro fucsia, la
Yamanaka constatò che Naruto non sembrava il solito scemo,
anzi: pareva così serio nel ruolo dell’innamorato!
Aveva anche avuto un’idea azzeccata, considerato che non era
facile trovare qualcosa che piacesse a Sakura, i cui gusti risultavano
spesso difficili e vanitosi.
Nemmeno lei sapeva cosa regalarle, in effetti.
Sbirciò il viso dell’Uzumaki e notò che
sorrideva, di buon umore.
Prese la rosa più bella fra quelle appena sbocciate e la
posò sopra la carta. «Lo sai, vero?»
Naruto alzò gli occhi verso di lei, interrogativo.
«Cioè?»
«Che Sakura è ancora innamorata di
Sasuke.»
Era un tasto dolente.
Il biondo si mise una mano in tasca e gonfiò le guance.
«Questo lo so, però non ho
certo…insomma, non so cosa stai pensando, ma-»
«Per tre anni ho osservato Sakura domandandomi cosa
provasse» mormorò Ino, incerta.
«Non leggo certo nella mente, però mi sono resa
conto che lottava non solo per il desiderio di riavere Sasuke, ma anche
per trattenere il dolore della perdita; le mancavi tu, le mancava lui.
Il team 7 non esisteva più e si sentiva sempre
più sola e, nonostante ciò, si è fatta
forza, lottando con le unghie e con i denti. Ora che sei tornato sembra
come rinata, e soprattutto fiduciosa nel ritorno di Sasuke. Ma tu prova
a capire che non è il momento adatto per i sentimentalismi:
sei
cotto,
ma lei in questo momento non vuole altro che Sasuke.»
Lo immaginava, certo. «Un giorno riporterò
quell‘idiota a Konoha e sarà felice, puoi
giurarci! E…beh, forse riuscirò a farla
innamorare di me.»
Ino legò il nastro attorno al pacchetto e sorrise, allegra.
«Ne dubito, ma sono contenta che tu sia tanto
fiducioso.»
Quella donna sapeva sempre come smontarlo.
Dopo aver lasciato il negozio degli Yamanaka si diresse al campo numero
sette.
Era felice per aver trovato il regalo adatto, tuttavia si sentiva
strano, in preda ad una malinconia che non riusciva a spiegarsi:
insomma, la Yamanaka lo aveva guarito, l’avevo aiutato con la
scelta della rosa e poteva finalmente dire di aver fatto una cosa
giusta. Eppure, per qualche motivo, non si sentiva certo
l’uomo più felice del mondo, ma avvertiva il
bisogno di dare una testata a qualche parete - ok, non era nemmeno una
cosa tanto sana né da fare, né da pensare.
Camminò con lo sguardo basso e la rosa in mano, sempre
più pensieroso, finché non raggiunse il campo e
vide Sakura seduta a terra.
Stava per salutarla, quando si accorse che teneva qualcosa fra le mani;
aguzzò la vista quanto possibile e capì che era
una foto molto piccola, identica a quella che lui stesso custodiva e
che teneva esattamente accanto al letto, in bella vista.
Anche Sakura doveva averla fissata spesso in quei tre anni, certo con
nostalgia e dolore - gli stessi sentimenti di malinconia che provava
Naruto quando la scrutava la notte.
Però lei non guardava la foto perché le mancava
il team 7.
Lei la guardava perché le mancava Sasuke.
Gli occhi azzurri di Naruto salirono sul volto della ragazza, confusi,
poi di nuovo su ciò che teneva fra le mani.
Poi sospirò, dando le spalle a quella triste scena - senza
badare al suo regalo, cui il vento stava portando via i petali.
Ti manca tanto, vero,
Sakura?
C’era solo la luce del lampione.
Ino abbassò la serranda del negozio e chiuse tutto a chiave,
canticchiando a bassa voce.
Controllò che fosse tutto a posto e alla fine prese il
sacchetto della spazzatura; si avviò lungo una stradina e
raggiunse il più vicino cassonetto
dell’immondizia: ne alzò il coperchio e vi
buttò dentro il sacchetto, sovrappensiero. Quando si
voltò, rimase a bocca aperta nel vedere Naruto Uzumaki
seduto su una panchina con gli occhi chiusi e la rosa in mano.
Il suo viso non mostrava emozioni, ma pareva comunque sereno.
Ino si mise le mani dietro la schiena e camminò fino ad
arrivare davanti a lui.
Sembrava dormisse, ma non ci giurò troppo: vero che Naruto
era un po’ tonto, ma non così tanto da
addormentarsi in mezzo alla strada - almeno così credeva.
«Posso sapere perché non le hai dato il regalo,
idiota?»
Naruto aprì gli occhi e rispose: «Ho preferito
lasciarla in pace, non credo che oggi le vada di vedermi.» Si
mise a sedere composto. «Credo proprio che Sakura non voglia
nessuna rosa e… no, non vuole proprio regali. Ho comprato
questa roba per niente.»
«Per niente? Secondo me le sarebbe piaciuta.»
«Non è quello che desidera. Ne abbiamo
già parlato prima, no?»
Ino alzò gli occhi al cielo. «Lasciamo perdere,
con te non fa a parlare. Non capisco come faccia Sakura a sopportarti.
Dev‘essere terribile averti in squadra!» lo
provocò poi.
Il biondo ridusse gli occhi a due fessure, offeso. «Brutta
arpia.»
«Attento a come parli» la Yamanaka gli
lanciò un’occhiataccia.
«Oh, ti sei offesa?»
Ino sbuffò.
Naruto di mise a ridere. «Shikamaru avrà il suo
bel daffare con te, eh? Non sopporta le donne e se parliamo di te,
poi…beh, si annoierà spesso, immagino.»
«Naruto.»
Quel tono non gli piaceva.
Ino si alzò in piedi, spostandosi dinanzi a lui, furiosa,
con un pugno alzato in segno di minaccia.
I suoi occhi ardevano come il fuoco. «Ti sfido a ripeterlo,
testa quadra.»
Con un sorrisetto, Naruto si portò le mani dietro la testa,
sbadigliò e disse:
«Noiosa.»
Chiuse gli occhi, immaginando che la ragazza gli avrebbe rifilato un
pugno sulla faccia: era troppo simile a Sakura per non agire in quella
maniera, e poi l’aveva chiamata arpia - doveva essere proprio
fuori per desiderare di essere ucciso, eh già.
Il fruscio che precedeva il pugno, poi…
…un bacio.
Naruto spalancò gli occhi quando le labbra di Ino si
posarono dolcemente sulla sua fronte, prendendolo alla sprovvista;
arrossì completamente, immobile e con la bocca spalancata,
senza capire il significato di quel gesto.
La rosa gli scivolò dalle mani e prontamente la Yamanaka
l’afferrò, staccandosi da lui.
Sorrideva, maliziosa. «Questa me la riprendo. Azzardati
ancora a dirmi quelle cose e ti uccido, Uzumaki, sono stata
chiara?»
Naruto sussultò. «Ah-ah»
riuscì solo a farfugliare.
Era decisamente sconvolto.
«Ah, dimenticavo» gli occhi della ragazza si fecero
comprensivi. «Non mi provocare solo per sfogarti. Non serve.
Il dolore non si può cancellare così facilmente,
soprattutto quando si ha a che fare con l'amore o... o quello che in
questo momento stai provando. Io l'ho imparato e ti assicuro che basta
poco per dimenticare - anche quando sembra difficile. E' come il vento:
passa e porta via tutto, ma ti lascia tremante per il freddo e in
attesa di qualcosa che possa riscaldarti. In questo momento sei deluso,
ma ti assicuro che prima o poi incontrerai qualcuno che
guarirà le tue ferite.»
"E non sarà
certamente Sakura."
"Continuerà a
pensare a lui", capì infine Naruto,
sforzandosi di non abbassare lo sguardo a terra. «Sono un
idiota.»
Ino rise e gli diede le spalle. «No, sei uno stupido, ecco
cosa. Ora devo andare, altrimenti mio padre si arrabbierà.
Buonanotte, testa quadra.»
Naruto la guardò mentre si allontanava.
Poi rimase solo.
Sospirò, cercando di capire cosa fosse successo qualche
attimo prima, quando lei l’aveva baciato - piano, senza
fretta e con una tenerezza che non si era mai sognato. Poi quelle
parole, quello strano incoraggiamento; non aveva mai conosciuto quella
parte della Yamanaka, anzi, non pensava proprio che Ino potesse essere
così... così...
materna.
Guardò ancora il punto in cui era scomparsa, pensando che
non somigliava affatto a Sakura, e sorrise.