Era oramai pomeriggio
inoltrato quando Oscar riusci a tornare in ospedale, vi erano stati ben pochi
cambiamenti nelle condizioni di André, apparentemente la febbre era scesa a livelli
accettabili, ma non scomparsa del tutto, non aveva ancora ripreso conoscenza,
ma quello poteva essere attribuito alla morfina, il dottore voleva gradualmente
diminuire la dose e vedere quale intensitá di dolore il paziente poteva
sopportare.
Si era offerta di rimanere
al suo fianco mentre il resto della sua famiglia andava a riposarsi, si
sarebbero stabiliti nell’appartamento di lui fino a quando non sarebbe stato in
grado di uscire dall’ospedale.
Quella fú la loro routine
per i seguenti quattro giorni, c’era sempre qualcuno al capezzale di André per
fargli compagnia, anche se la morfina lo metteva fuori combattimento per la
maggior parte del tempo, non importava a nessuno di loro, si sentivano di
essere utili in qualche modo e lui sembrava riposare con piú serenita se
avvertiva una presenza amica accanto.
La mattina del quinto
giorno Oscar venne scossa dal suo dormiveglia dalla stretta improvvisa della
mano che teneva intrecciata a quella di André, sembrava che stesse per
svegliarsi. La notte prima il dottore aveva ordinato solo un blando
antidolorifico e gli effetti dovevano essere svaniti da un bel pò, anche se non
l’aveva dichiarato completamente fuori pericolo, si era ritenuto soddisfatto
sull’inizio naturale del processo di cicatrizzazione.
-André- lo chiamó piano
accarezzandogli i capelli arruffati.
-Oscar...- sussurò ancora
prima di aprire gli occhi, anche se solo uno era visibile, visto che l’altro
era nascosto dalle lenzuola.
-Ci hai fatto prendere un
colpo, come ti senti?- avvicino il viso al suo, non voleva che facesse nessun
movimento incauto.
-Male cane...la schiena...-
-Lo so, ti sei arrostito
per bene- vide un angolo della sua bocca sollevarsi in una imitazione di
sorriso.
-Brucia maledettamente...-
la stretta della mano si accentuò.
-Vado a chiamare
l’infermiera, ti dará qualcosa per il dolore- cercò di liberare la mano ma lui
non la lasció.
-Voglio...vederti
piú...andare via...- non riusciva a pensare con lucidá, chissa di che cosa
l’avevano imbottito -...il fuoco...colpa tua...stare lontani...-
-André non sai quello che
dici, fammi chiamere l’infermiera- non poteva credere a quello che le stava
dicendo, doveva aver capito male.
-Dolore...tutto finito...mai
più...- non disse altro visto che era scivolato nuovamente nell’incoscenza.
Oscar non riusciva a
muoversi, tutte le sue paure si erano appena concretizzate, lì davanti ai suoi
occhi, André non la voleva piú vedere, voleva che gli stesse lontano e quello
che era peggio la considerava responsabile del brutto incidente di cui era
stato vittima. Gli guardó la schiena e quasi si sentì male al pensiero, che lui
avrebbe portato per sempre il ricordo di questa terribile esperienza, ed era
tutta colpa sua!
Con le ginocchia che le
tremavano andó fuori per chiamare l’infermiera, ma non ebbe il coraggio di
rientrare nella stanza, non voleva lasciarlo solo, ma non voleva neanche
essergli vicino se si fosse nuovamente svegliato e le avesse chiesto di
andarsene, non l’avrebbe sopportato.
Un paio d’ore dopo Ryan la
trovó ranicchiata su una sedia fuori dalla stanza di André, e dalla sua faccia
pensó che fosse accaduto qualcosa di terribile.
-Mio Dio Oscar cosa é
successo?- il terrore era palpabile in ogni parola.
-Nulla, tuo fratello sta
bene, si é anche svegliato e siamo riusciti a fare due chiacchere- due chiacchere
che non si sarebbe scordata tanto facilmente si disse con amarezza, poi si
preparó a raccontare la bugia che le avrebbe permesso di sparire senza che
nessuno si facesse domande o si chiedesse cosa fosse successo tra loro due
–devo andare a New Orleans per qualche giorno-
-Perché? È forse successo
qualcosa?- dal suo pallore doveva essere qualcosa di grave.
-Mia nonna non sta bene-
non ebbe il coraggio di guardarlo mentre mentiva così spudoratamente –l’hanno
ricoverata d’ugenza e devo andare ad accertarmi che non sia nulla di grave-
-Mi dispiace, André non
sará contento nel vedere che non sei qui-
-Giá- sconfittá uscì
dall’ospedale.
Una volta in strada, si
incamminò verso casa cercando di perdersi nella folla che gremiva i
marciapiedi, tutti erano in giro per le spese natalizie.
Le vetrine e i lampioni
erano decorati a festa, da per tutto si sentivano i cori natalizi che ti
invitavano ad unirti al canto con la loro allegria, tutti sembravano contenti,
come era possibile che non si fosse accorta che il natale era alle porte?
Per lei non era mai stato
speciale e quest’anno lo sarebbe stato ancora di meno, aveva solo voglia di
stare da sola e leccarsi le ferite in un angolino buio, non aveva piú speranze,
non avrebbe potuto ricucire il suo rapporto con André, era davvero tutto
finito, anche quando si erano separati prima dell’esplosione, segretamente
aveva sperato che una volta sparita la rabbia, si sarebbero potuti
riconciliare, appianare le loro divergenge e ricominciare da capo,
Ora nulla di tutto ciò
sarebbe accaduto, e lei avrebbe dovuto imparare a convivere con il senso di
colpa, di essere stata la causa di tanto dolore.
Le fredde giornate di
dicembre scorrevano lente, Oscar passava il suo tempo barricata dentro casa,
uscaiva di rado, se non per andare a comprare del cibo, gli articoli di
giornale comparsi sulla “Bureau Gazzette” avevano scatenato un putiferio, le
azioni della sua compagnia erano crollate e tutto era stato messo sotto
sequestro dall’FBI, il suo nome non era comparso da nessuna parte come
promesso, neanche in relazione all’esplosione del magazzino, la quale indicava
come unica vittima Roger Whittaker.
A quanto pareva i federali
erano riusciti a catturare le loro prede prima che varcassero i confini delle
acque territoriali con la loro barca, chissa se li avevano anche convinti a
collaborare. Ma non le importava.
Avrebbe dovuto cercarsi
un’altro lavoro, ma non riusciva ad interessarsi a nessuna delle posizioni disponibili
sul mercato, non era neanche sicura di voler ancora fare qul tipo di lavoro,
forse aveva bisogno di un cambiamento. Fú con quell’idea che decise di
andarsene da quell’appartamento, l’affitto era pagato solo fino al primo di
gennaio e se voleva vacarlo bastava dare due settimane di preavviso al padrone
di casa, e così fece, almeno aveva qualcosa da fare, impacchettare tutte le sue
cose e magari cercarsi una nuova casa.
Con tristezza le ci vollero
solo due giorni per impacchettare tutta la sua roba, non aveva certo riempito
quella casa con effetti personali, ma quello che le diede il colpo di grazia fú
la scatola piena delle cose che André aveva lasciato a casa sua, si rese conto
di aver toccato il fondo quando si ranicchiò sul divano con indosso un felpone
che conservava ancora l’odore di lui. Ora era ufficialmente patetica.
Ryan, convinto che lei
fosse fuori cittá e alle prese con una crisi familiare, le lasciava regolari
messaggi nella segreteria con il bollettino medico del fratello, per lo meno si
stava riprendendo rapidamente, il dottore l’aveva dichiarato fuori pericolo e
era disposto a dimetterlo un paio di giorni prima di natale, avevano deciso di
fargli fare la convalescenza a casa, dove i suoi genitori potevano prendersi
cura di lui.
Quello le fece decidere di
non andare a casa dei suoi per le feste, non voleva stare dove poteva cedere
alla tentazione di andare a vederlo e magari rendersi ridicola difronte a tutta
la famiglia riunita, sua nonna non era stata affatto contenta della notizia,
era dall’estate che non si vedevano, suo padre lo era anche meno stranamente, ma
poi aveva scoperto il perché.
Sapendo del crollo della
compagnia per cui lavorava era tornato all’attacco cercando di convincerla a
prenere il posto di presidente nella compagnia di famiglia, quello le bastò per
convincersi di aver preso la decisione giusta ed evitare la villa per un bel
pò, sarebbe rimasta a New York per Natale e magari avrebbe sviluppato un pò di
interesse nel rimaettere in sesto la sua vita andata a rotoli.
Natale era passato da
qualche giorno, tutti si stavano preparando per i festeggiamenti dell’ultimo
dell’anno, ma ad André non importava nulla, era sdraiano nel suo letto e si
crogiolava nell’auto-commiserazione, Oscar era sparita dalla circolazione e lui
non aveva il coraggio di chiamarla o di andare a trovarla.
Quando si era svegliato
all’ospedale e se l’era trovata vicino era stato al settimo cielo, non si era
fatta nulla e gli era rimasta vicino, aveva voluto dirle che gli dipiaceva, che
tutto quello che era successo non era colpa sua, che voleva che lo perdonasse e
che non lo lasciasse mai piú, ma il torpore provocato dalla morfina non lo
faceva pensare coerentemente e il dolore alla schiena era stato insopportabile.
Ora andava meglio, aveva
una benda di sei metri quadrati, ma non gli faceva piú male come prima, e gli
sarebbe rimaste delle belle cicatrici come ricordo della sua dissavventura, non
che gli importasse un gran che, con un po di chirurgia plastica il dottore
aveva detto che si poteva migliorare la situazione, ma di non aspettarsi una
scomparsa totale.
Mentre era perso nei suoi
pensieri macabri la porta della sua stanza si spalancò, e suo fratello Ryan
fece il suo ingresso con un’allegria che gli dava solo sui nervi, perché di
tutti i suoi fratelli lui doveva essere quello a vivere così vicino a casa dei
suoi? Se lo era ritrovato tra i piedi ogni santo giorno!
-Ehilá fratellone!- gli
passo accanto arruffandogli i capelli come se avesse cinque anni per poi
gettarsi sul letto affianco con un tonfo, e lontano da possibili vendette –che
fai qui tutto solo?-
-Ma non hai un lavoro da
fare!- rispose acido.
-Siamo sotto le feste caro
il mio Grinch!- l’aveva visto con il morale sotto le scarpe troppo a lungo, era
arrivato il momento di intervenire, era chiaro che le cose tra lui e Oscar
fossero messe male e non ne capiva il perché.
-Non hai nessun altro da
tormentare?-
-Perché fare la fatica, tu
sei a portata di mano- disse contento.
André nascose la testa nel
cuscino e gemetté di diperazione.
-Se non te ne vai dico alla
mamma che stai importunando il malato in convalescenza!- ebbe il risultato di
farlo solo scoppiare a ridere.
-Che credi che abbia,
ancora cinque anni?-
-Da come ti comporti, che
vuoi?-
-Veramente ero venuto a
chiederti se volevi venire con me per l’ultimo dell’anno. Vado con un paio di
amici a New York, magari se esci e ti diverti ti passa quel lungo muso!-
-No grazie- rispose secco,
l’ultima cosa che gli ci voleva era andare così vicino a dove stava Oscar.
-Possiamo comunque andare a
stare nel tuo appartamento? Anche se tu non ci sei?-
-Alla faccia del buon
samaritano!- grido allibito –sparisci-
-Va bene- fece finta di
andarse ma con fare casuale chiese –senti un pò, che fine ha fatto la bindina?-
André guardò con un
soppracciglio alzato, e quello da dove saltava fuori?
-Lo sai no, quella biondina
con il sedere a forma di cuore che ti sbavava dietro- chiese con un coraggio da
medaglia d’oro.
-Ehi!- si mise a sedere
furibondo –non ti permetto di parlare di Oscar a quel modo!-
-Pensavo che, essendo tu
non piú interessato, avrei potuto farle una visitina mentre ero in cittá-
incurante del pericolo che correva decise di continuare –anche se una così é
meglio perderla che trovarla-
-Cosa vorresti dire?-
chiese con un tono di voce che rasentava il ringiare di un cane pronto
all’attacco.
-Andiamo, la sciaquetta si
é dileguata dall’ospedale una volta che si é resa conto che la tua bella schiena
muscolosa sarebbe rimasta deturpata da orribili cicatrici, ora una così
superficiale é buona solo per...-
Non ebbe la possibilitá di
finire, perché il fratello incurante dei dolori l’aveva afferrato per bavero
della camicia e l’aveva scaraventato contro il muro tagliandogli la
provviggione di ossigeno.
-Prova a dire un’altra cosa
del genere sulla mia fidanzata e, fratello o non fratello, ti riduco a
brandelli!- urlò. Continuando a sbatacchiarlo contro il muro.
-Allora vattela a
riprendere, maledizione a te!- si liberò facilmente dalla sua stretta, le
settimane passate in ospedale l’avevano indebolito, l’avrebbe potuto stendere
con due dita, ma la sua intenzione non era stata quella di fargli del male –ti
sei commiserato abbastanza, se la ami davvero va da lei e chiarisci la
situazione!-
-Non é facile come credi-
solo ora capiva le intenzioni del fratello e quasi si vergognava di averlo
attaccato.
-Invece si, Oscar mi ha
raccontato tutto, e quello che non mi ha detto me lo sono potuto immaginare da
solo, va da lei e striscia, con una come lei, si fa di tutto per tenersela
stretta- decise che era il momento di andasene e lasciare il fratello da solo
–partiamo in treno tra un apio di giorni, fai in modo di farti trovare alla
stazione, altrimenti ti lego come un salame e ti ci trascino a calci a New
York!-
André rimase a lungo a
fissare il pavimento, era vero, se l’amava talmente tanto cosa stava
aspettando? Perché non andava da lei e la convinceva a perdonarlo una volta per
tutte, in modo che potessero ricominciare da capo? Di cosa aveva paura? Tanto
peggio di così non poteva di certo andare!
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