LE LACRIME DI DRACO E DI FENICE 3 EFP
LE LACRIME DI DRAGO E DI FENICE
Per il cenone della vigilia di Natale, il preside Silente aveva riunito
i professori e gli studenti rimasti al castello attorno ad
un’unica tavolata e aveva offerto loro un sontuoso e ricco
banchetto. A nessuno quindi era sfuggito il comportamento insolitamente
gioviale e festoso di Harry Potter, che da mesi non si vedeva
così sereno e tranquillo, e quello invece ancora più
irritabile e scontroso di Draco Malfoy, che persino i suoi amici quella
sera poco riuscivano a sopportare.
L’entusiasmo del Grifondoro
comunque aveva avuto termine a fine cena: si era infatti appena alzato
per tornarsene alla propria Torre, quando si era ritrovato ad ascoltare
inavvertitamente parte di un discorso tra Pansy Parkinson e la
Greengrass, che stavano parlando a proposito di una festa privata, che
i Serpeverde avevano deciso di fare nella loro Sala Comune in attesa
della mezzanotte.
“… alla festa?”
Fece eccitata Daphne. “Oh, ho intenzione di mettere un vestitino
rosso e scollato, davvero stupendo e all’ultima moda, che mia
madre mi ha fatto arrivare direttamente da Parigi. Scommetto che anche
tu lo troverai divino.” La biondina si pavoneggiò,
cercando di farsi invidiare dall’amica. “Sono sicura che
Draco non riuscirà a togliermi gli occhi di dosso per tutta la
serata. E chissà che non riesca proprio io a fargli tornare
finalmente il buonumore.” Ammiccò adesso allusiva.
Pansy però le rise
letteralmente in faccia. “Cara, fossi in te non ci conterei
così tanto. Hai forse dimenticato che Draco odia a morte il rosso e tutto ciò che è di questo colore?”
Harry trattenne il respiro e il suo cuore sembrò fermarglisi nel petto.
“Pensa che l’altro
giorno l’ho trovato in biblioteca sommerso tra i libri, intento a
cercare un incantesimo in grado di cancellare definitivamente il rosso
dalla gamma dei suoi colori e, poiché non l’ha trovato,
probabilmente perché non esiste, mi ha rivelato espressamente
che presto lo creerà lui stesso.”
Da qui in poi Harry, incapace di
ascoltare oltre l’ironia e lo scherno nelle parole della moretta,
che quasi sembravano prendersi gioco di lui e di tutte le speranze che
aveva posto nel rosso rubino della Lacrima di Fenice, con un sorriso
amaro accelerò il passo e raggiunse di fretta il suo dormitorio,
senza prestare la benché minima attenzione a tutto ciò
che gli era intorno.
La rabbia del Serpeverde invece non
era arrivata al dessert, si era trasformata infatti in vera e propria
disperazione molto prima che fosse stato servito il secondo.
Erano sedute infatti, poco distanti
da lui, alcune ragazze di Tassorosso del quinto anno, che non avevano
fatto altro che spettegolare per tutta la sera. Per quanto Malfoy
avesse provato a non ascoltarle per la gran parte del tempo, proprio
non era riuscito a non prestar loro attenzione quando avevano
cominciato a parlare di Potter.
“Non pensate che Harry Potter stasera sia ancora più carino del solito?”
“Già, quando sorride è ancora più bello!”
“Mmm… quanto vorrei che stanotte Babbo Natale mi portasse lui per regalo!”
“Ah! Ah! A chi lo dici! Anche
se a pensarci bene, negli ultimi mesi sembrava davvero giù di
corda, adesso invece pare proprio contento. Chissà che gli
è successo!”
“Oh, io credo di saperlo!”
“Davvero? Dai, forza! Raccontaci tutto.”
“Beh, oggi pomeriggio mentre
prendevo la via del ritorno al castello, l’ho visto uscire da una
gioielleria di Hogsmeade, con in viso un sorriso smagliante a trentadue
denti! E non posso sbagliarmi, ma dalla tasca del suo cappotto ho visto
distintamente luccicare la carta dorata di un regalo.”
“Merlino! Non mi dire? Allora finalmente la Weasley c’è riuscita?”
“La Weasley? Ginny Weasley? Ragazze ma di che parlate?”
“Ma come non lo sai? Sono
mesi ormai che quella rossa ochetta va appresso a Potter, dicendo che
presto, e non oltre Natale, sarebbero tornati di nuovo insieme!”
“E secondo voi…?”
“Già, purtroppo
sì. Probabilmente, anzi no, sicuramente, Harry oggi le ha
comprato un anello di fidanzamento! Sì, insomma, la forma del
pacchetto sembrava proprio quella!”
“Beata lei, come la inv…”
Ma da questo punto in poi Draco non
riuscì a capire più niente… la nausea che lo prese
allo stomaco e il dolore lancinante al petto gli annebbiarono
completamente i sensi.
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Quando la mattina di Natale Harry
si svegliò, si accorse che il suo cuscino era bagnato, cosa
questa di cui però non si stupì più di tanto,
vista la notte dal sonno agitato e pieno di incubi che aveva appena
trascorso. Ma la realtà che gli si presentò alla mente,
appena il torpore lasciò il posto alla lucidità e i
ricordi del giorno precedente fecero minacciosi e avvilenti la loro
comparsa tra i suoi pensieri, era anche peggio e il Grifondoro
desiderò ardentemente di poter scomparire per sempre, magari
seppellito dalle coltri del suo letto per non uscirne mai più.
Non voleva assolutamente incontrare
ancora Draco e leggere sul suo viso l’ennesimo sguardo gelido e
ricolmo di disprezzo o sentire il suono dei suoi ghigni irrisori e
beffardi che deridevano lui e il suo regalo, aumentando così
ulteriormente la distanza che li divideva l’uno dall’altro.
Prospettiva questa che gli
stringeva il cuore di un dolore, quella mattina, ancor più
insopportabile, perché accentuato dalla consapevolezza che la
sua infelicità, che non augurava a nessuno, sarebbe stata invece
condivisa anche dalla dolce Fenice.
Chissà perché, ma
aveva davvero creduto, mentre aveva affidato il suo dono a Dobby, che
una volta tra le mani del bel Serpeverde anche lei avrebbe trovato
finalmente la felicità tanto agognata.
E invece… lui odiava il rosso!
Che sciocco che era stato! Povera
Lacrima di Fenice! Harry avrebbe voluto mettersi a ridere per la sua
idiozia, ma i suoi occhi cominciarono al contrario ad inumidirsi e,
deciso, si ripeté allora che quella mattina, e probabilmente per
sempre, non avrebbe messo più piede fuori dalla sua Sala Comune,
anzi ancora meglio dal suo letto: non voleva vedere nessuno!
Ma le improvvise grida di sorpresa
dei suoi compagni di stanza, lo costrinsero almeno ad aprire le tende
per constatare che cosa mai fosse successo loro.
“Harry!!! Harry!!!” Urlò infatti Ron con tono preoccupato.
“Merlino, Harry! Sveglia!!!” Gridò invece divertito ed eccitato Seamus.
“Oh, per Godrig Grifondoro!
Ma voi credete che gli elfi si siano confusi?” Sentì
invece chiedere da un meravigliato Neville.
“Mmm… direi proprio di no, amico! Leggi a chi sono indirizzati i biglietti.” Gli rispose Dean.
Al ché Potter, vinto dalla sua innata curiosità, scostò le tende.
“Ma che succ…?”
Ma la frase gli morì in gola quando vide che sul pavimento della
sua stanza c’erano centinaia, e forse era a dir poco, di
regali.
“Ehm… ma di chi sono tutti questi regali?” Domandò allora inarcando confuso le sopracciglia.
“Beh, tutti tuoi direi,
Harry!” Gli rispose semplicemente Ron stringendosi nelle spalle,
dopodiché, per provarlo, con un incantesimo d’appello
richiamò a sé sul proprio letto i suoi regali e
così fecero anche Neville, Seamus e Dean: ma pur facendo in
questo modo, il numero esagerato di pacchetti rimasti a terra non
sembrava essere diminuito di molto.
Il moretto allora alzò anche
lui la sua bacchetta per richiamare i suoi doni, convinto che doveva
esserci stato sicuramente uno sbaglio e che gli elfi domestici gli
avessero recapitato per errore tutti i regali destinati
all’intera Casa Grifondoro, o più certamente di tutto il
castello, ma Finnigan lo fece desistere.
“Harry, fossi in te non ci
proverei. Non so se riusciremmo a ritrovarti in tempo prima che
soffochi, se vieni sommerso dalla valanga di tutti i tuoi regali!
Perché invece non li apri?” Propose con espressione
euforica.
“Ma come fanno ad essere
tutti miei?” Chiese adesso sempre più interdetto Potter,
dopo aver dato uno sguardo smarrito e terrorizzato ai bigliettini di
alcuni pacchi che erano posti ai piedi del suo letto, constatando che
in effetti erano davvero destinati a lui, o più precisamente al
salvatore del mondo magico, ma senza riconoscerne i mittenti.
“Insomma non credo nemmeno di conoscerle così tante
persone!”
“Beh, ma conosci noi! E
Hermione, la mia famiglia, Lupin e Silente. Potresti cominciare con lo
scartare i nostri doni.” Gli suggerì Ron che, proprio come
i restanti suoi compagni, sembrava impaziente di scoprire le meraviglie
contenute in tutti quei pacchetti dalle svariate misure.
Harry sospirò rassegnato.
Quella mattina di tutto aveva voglia, tranne che di sentir nominare le
parole doni e regali o esser costretto a vederne anche solo uno. Tanto
l’unico che desiderava, ovvero l’Amore del suo Draco, non
poteva di certo trovarlo in una di quelle scatole colorate, ma per
accontentare i suoi amici, nella speranza che poi lo avessero lasciato
in pace dopo, decise almeno di aprire i loro.
Solo che, come trovarli in mezzo a così tanti?
Poi gli venne l’idea giusta.
Con la bacchetta allora ordinò: “Accio regali fatti dalle
persone a me care e che mi vogliono bene!” E una trentina di
pacchetti gli caddero sul grembo, uno però in particolare gli
schizzò direttamente sulla mano che teneva libera. Ma quando lo
osservò meglio il viso gli si imporporò, perché la
carta era argentata e il nastro verde e la speranza ancora una volta
bussò prepotente alla porte del suo cuore.
Poteva essere di uno qualsiasi dei
suoi amici eppure qualcosa, per l’esattezza l’improvviso
tepore che da quel dono era passato dalla sua mano fino a giungere a
scaldargli il petto, gli suggerì che doveva essere invece di una
persona per lui ancora più speciale.
Il biglietto d’Auguri che
accompagnava il regalo, per quanto in una prima lettura un po' criptico
nel suo significato, gliene diede la conferma.
“Spero non te ne dimenticherai…
Buon Natale, Potter! D.M.”
Ed Harry non aveva alcun dubbio su chi potesse essere quel D.M.
perché quella calligrafia, che aveva imparato ad amare proprio
come ne amava l’autore, l’avrebbe riconosciuta tra
mille.
Tremante allora, sconvolto per
l’inaspettata sorpresa e annebbiato per una felicità
incontenibile, scartò il pacchetto e quasi rischiò di
svenire quando, aperto con estrema lentezza un cofanetto di velluto, si
ritrovò a rimirare estasiato ed incredulo lo scintillio
smeraldino della Lacrima di Drago!
Drago che ruggì di gioia e
di impazienza, bruciandogli letteralmente il petto col suo alito di
fuoco, quando il moretto indossò la collana. E tra le fiamme di
quell’ardente passione e desiderio, Harry sentì
distintamente il Drago implorarlo di ricongiungerlo finalmente con la
sua metà, e senza alcun indugio decise di esaudirlo,
perché la brama della creatura leggendaria era intensa quanto la
sua di riunirsi alla persona che, sperava, in quel momento stava
indossando la Lacrima di Fenice.
Il giovane Potter allora, incurante
delle domande dei suoi amici o dei loro sguardi curiosi ed inquisitori,
perse unicamente quei pochi minuti per vestirsi e poi uscì di
corsa dalla stanza e dalla sua Sala Comune. E i suoi passi erano
talmente veloci che quasi gli sembrava volare e forse, Harry si disse
aumentando a dismisura il sorriso che era nato spontaneo quando aveva
ricevuto e aperto il dono di Draco, se si fosse guardato alle spalle vi
avrebbe visto agitarsi due magnifiche ali verdi.
Lui e il Drago stavano letteralmente volando verso i custodi del loro vero Amore!
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“Dobby!!!” Tuonò la voce di Malfoy appena aprì gli occhi.
“Stupido essere inutile, lo
so che mi senti!” Digrignò adesso, aprendo le cortine del
suo letto e scoprendo, con crescente irritazione, che quei maledetti
avevano anche osato requisirgli la bacchetta, lasciando al suo posto
però sul comodino un regalo dalla carta dorata e nastro rosso.
Cos’è?! Volevano prenderlo in giro? Credevano forse che in questo modo l’avrebbero fatta franca?
“Ridammi immediatamente
quello stramaledetto regalo! Altrimenti ti giuro su Salazar Serpeverde
e tutti i maghi oscuri che appena ti avrò fra le mani, e ti
assicuro che prima o poi sarà così, ti farò
talmente male che a confronto le torture che ti faceva mio padre ti
sembreranno dolci carezze!!!”
Ma niente, l’elfo domestico continuò a fare orecchie da mercante e non apparve.
Draco ringhiò di frustrazione.
Se solo la sera prima non se lo fosse lasciato sfuggire!
Già perché il
Serpeverde, lasciata la Sala Grande, era ritornato ai sotterranei, con
passo veloce e livido in volto, e a gran voce aveva richiamato Dobby
pretendendo che gli fosse stato immediatamente restituito il regalo per
Potter. Ma il piccolo elfo domestico, che dapprima aveva spalancato gli
occhi spaventato per l’accecante furia che sembrava aver
impossessato il suo ex-padroncino e temendone le conseguenze, una volta
ascoltata la sua richiesta, piuttosto che esaudirla, si era aperto al
contrario in un sorriso sdentato ed impertinente e aveva rifiutato!
“No! Dobby non vuole!”
Questo aveva pronunciato per lo sconcerto di Malfoy, prima di
schioccare le dita e scomparire, riuscendo a scappare giusto una
frazione di secondi prima che lo colpisse la dolorosissima fattura che
il biondino gli aveva lanciato contro.
Il resto della serata era stato poi
un vero e proprio incubo per il Serpeverde, non che la giornata fosse
stata migliore: i suoi amici infatti, che avevano anch’essi udito
la presunta voce del fidanzamento del Grifondoro, avevano provato in
tutti i modi a consolarlo e farlo divertire. Tentativi che erano
risultati inutili e fastidiosi naturalmente, dato che l’unico
pensiero, che aveva occupato la mente del biondino durante tutta la
festa, era stato decidere se era meglio invadere le cucine del
castello, prima che spuntasse l’alba, e trucidare qualsiasi elfo
domestico avesse intralciato il suo cammino, riservando a Dobby la
morte più truculenta e dolorosa, e recuperare infine il suo
regalo, oppure… oppure risalire direttamente alla fonte
dell’immenso dolore che sentiva nel cuore ed eliminare Potter
prima che avesse avuto anche solo la possibilità di scoprire che
quel dono era da parte sua. E visto che c’era, ne avrebbe
approfittato per far fuori anche la Weasley, parte questa del piano che
trovava davvero, davvero tanto allettante.
Solo che i suoi amici con le loro
‘premure’ non avevano fatto altro che distrarlo e aumentare
a dismisura la sua ansia e la sua ira, convincendolo infine che avrebbe
cominciato quella notte di omicidi proprio con loro.
La goccia che aveva fatto
traboccare il vaso, inducendolo a mettere in atto quest’ultimo
pensiero, era stata Daphne quando, fasciata in un succinto e scollato
vestito rosso, lo aveva avvicinato e seducente gli aveva proposto di
trascorrere il resto della nottata insieme nella sua stanza.
Draco a quel punto non ci aveva visto più.
Non ricordava poi bene quanto
accaduto dopo dato che, tra il sangue salitogli alla testa per la
rabbia e il troppo alcool ingerito, i suoi ricordi erano alquanto
confusi, ma Malfoy era più che sicuro che sia la Sala Comune che
qualche malcapitato Serpeverde conservavano ancora, quel giorno, tracce
del passaggio della sua bacchetta.
Per fermarlo infine Blaise si era
visto costretto a pietrificarlo e a farlo portare di peso nella loro
camerata, e qui una volta adagiato sul suo letto Pansy gli aveva fatto
ingurgitare una pozione calmante e soporifera. L’ultima cosa che
ricordava, prima di sprofondare in un sonno profondo, era l’amica
che gli accarezzava dolce i capelli e sinceramente affranta gli
sussurrava: “Mi dispiace davvero tanto, Draco!”
E il Serpeverde sapeva che la
ragazza si riferiva alla cocente e definitiva delusione d’Amore
che aveva ricevuto dal, non suo, Harry.
Draco richiuse gli occhi e si
buttò di nuovo indietro sul cuscino, sentendo che alle sue
già dolorose pene del cuore si stava aggiungendo adesso un
atroce mal di testa, dovuto probabilmente a quelle lacrime che stava
impedendo con forza di scendere. L’unica consolazione a quel
punto era la speranza che Potter, idiota com’era e sicuramente
così lontano anche solo dall’ immaginare che lui potesse
amarlo, non avesse mai capito chi fosse il D. M. che aveva firmato il
bigliettino d’Auguri accanto alla Lacrima di Drago.
Drago a cui, immaginava, spettava
adesso la sua stessa sorte, ovvero l’essere abbandonato, lui
probabilmente in fondo ad un cassetto o ad un baule, per sempre dalla
sua Fenice!
Il dolore al centro del petto si fece sempre più forte e insopportabile.
“Certo che fai un sacco di
casino appena ti svegli!” Lo sorprese all’improvviso la
voce di un divertito Blaise. “Dormito bene?” Lo prese poi
evidentemente in giro con espressione ironica sul viso.
Draco socchiuse le palpebre e vide
l’amico, ancora in pigiama, sedersi sul lato opposto del suo
letto con in mano due bacchette.
“Secondo te?”
Sbraitò velenosa la bionda Serpe. “Rivoglio indietro la
mia bacchetta!” Ordinò poi perentorio.
“Mmm…” Fece
finta di pensarci su il moretto, rigirandosi i due legnetti tra le
mani. “Credo proprio di no!” Gli comunicò con un
ghigno. “A meno che non mi assicuri che non la userai contro di
me, Pansy o gli altri.”
“Non dovrei forse?”
Sibilò acido Malfoy. “Ti ricordo che mi hai pietrificato,
Blaise, se te lo sei dimenticato! Vince mi ha trasportato per la Sala
Comune come un sacco di patate mentre gli altri ridevano a crepapelle,
Pansy mi ha drogato e mi avete lasciato dormire vestito… io odio
dormire vestito!” Elencò con voce quasi isterica. “E
non parliamo poi della Greengrass! Insomma penso che non ci sia un
Serpeverde che non sappia che io sia gay e invece lei…
maledizione! Ma hai visto con che coraggio?... Un vestito rosso!...
Rosso, per Merlino! Io odio il rosso!!!” Aggiunse con sempre
più foga e stizza, le mani chiuse a pugno quasi a trattenersi
dal non piangere. “Perché il rosso è il colore
della Weasley… perché… perché… io
odio la Weasley!!!” Urlò adesso. “Perché
lei… lei è la stramaledettissima fidanzata del mio
Harry!!!” Proruppe infine dando finalmente libero sfogo alle
lacrime, e Blaise, che si era aspettato quella reazione da quando era
arrivata anche a lui quella notizia, si stese accanto al suo migliore
amico e lo strinse forte tra le proprie braccia sussurrandogli parole
di conforto, o meglio propositi di vendetta per Potter e tutta la sua
discendenza.
Zabini andò avanti
così finché Draco non smise di piangere e si fu calmato,
accogliendo con un ghigno tipicamente Malfoy i dettagli di un piano,
davvero crudele e meschino contro il Grifondoro, che i suoi amici
avevano ideato la notte precedente e che avevano intenzione di attuare
quel giorno stesso per rendergli più allegro quel Natale.
“Ah già! Buon Natale,
Draco!” Gli augurò con calore Zabini rafforzando la
stretta con cui lo teneva abbracciato.
“Sì, sì! Buon
Natale!” Bofonchiò in risposta il biondino con
l’accenno di un piccolo sorriso.
“Va un po’ meglio
ora?” Il moretto si accertò, portandogli via con un dito
l’ultima solitaria lacrima rimasta sul suo viso.
“Sì! Ma non pensare
che ti abbia ancora perdonato per ieri! Né che ci possa riuscire
il tuo regalo!!!” Rispose comunque piccata e offesa la bionda
Serpe.
“Il mio regalo?”
Domandò adesso confuso e, a Malfoy parve, alquanto seccato
Blaise. “Sapessi dove sia!” Disse sovrappensiero
guardandosi intorno. “Come vedi nessuno di noi ha ricevuto regali
questa notte, Draco! Anche se è strano, perché io so di
sicuro di averne fatto uno a tutti, così come so che ognuno di
noi del settimo anno ne ha fatto uno a te e tu viceversa. E suppongo
dovrebbero essercene ancora molti di più.”
Draco si mise a sedere e
constatò in effetti che a terra ai letti dei suoi compagni di
camerata, così come accanto al suo, non c’era traccia di
alcun regalo.
“E allora quello sul comodino di chi è?” Chiese sempre più perplesso.
“Ah, quello? L’ha
portato il tuo elfo, o almeno così mi è sembrato: sono
infatti sicuro di averlo visto al seguito di tuo padre quando eravamo
più piccoli.”
“Dobby?” Adesso quello confuso era Draco.
“Sì, mi sembra si
chiamasse così. Stanotte, beh diciamo più stamattina,
quando sono ritornato in camera, l’ho trovato che gironzolava
intorno al tuo letto con quel pacchetto che faceva svolazzare per aria
senza toccarlo. Sembrava indeciso su dove metterlo. Penso volesse
fartelo trovare in un posto che avresti notato non appena ti fossi
svegliato. Questo almeno è quello che credo aver capito dai suoi
farfugli spaventati appena si è accorto di me. Quando se ne
è andato però piangeva a dirotto: suppongo di averlo
terrorizzato un bel po’ infatti; però continuava a
ripetere di avere paura di un certo drago adesso, perché aveva
fatto un disastro con i regali di, non ho capito chi.”
Quel resoconto non aveva tanto
senso, però Draco capì la cosa più importante:
aveva riavuto indietro il regalo per Potter! Ma, anche se ciò
avrebbe dovuto farlo felice, in fondo, in fondo provò un senso
di amarezza e tanta tristezza, vedendo confermato ancora una volta che
il suo Amore non era destinato a raggiungere il bel Grifondoro.
“Non sei curioso di vedere
cos’è? O da parte di chi è?” Domandò
il moretto volendolo distrarre, dato che aveva visto tornare di nuovo
un’espressione affranta e mesta sul volto dell’amico.
“So già di chi
è e cosa contiene!” Sospirò il biondino.
“È il regalo che ho fatto a Potter: me lo sono fatto
restituire per impedire che… che capisse.” Ma poi aggiunse
accigliato: “Anche se… la carta era argentata e il nastro
verde.”
“È maledetto?”
Preso dalla curiosità, Blaise non aveva prestato attenzione
all’ultima frase, sembrava anzi, adesso che aveva adocchiato il
regalo, alquanto distratto.
“No, per niente! Anzi! È una collana stupenda e unica nel suo genere, suppongo. Se vuoi puoi aprirlo.”
Blaise annuì e, dato che era
dalla parte del letto più vicina al comodino, allungò un
braccio ma la sua mano si bloccò a pochi centimetri dal
pacchetto. Inarcò perplesso un sopracciglio, ma niente: non
riusciva a toccare il regalo anche se… anche se sentiva un
desiderio smisurato di scoprirne il contenuto.
“Credo che userò un
Accio!” Risolse poi più fra sé, allungandosi di
nuovo in fondo al letto dove aveva lasciato in precedenza le due
bacchette.
Draco scosse esasperato la testa di
fronte all’incapacità del compagno di fronte a quel gesto
così semplice pur, però, non conoscendone il reale
motivo, e scocciato si sporse sul letto e prese il pacchetto tra le
mani con l’intenzione di lanciarglielo: ma quando ciò
avvenne si accorse di qualcosa che prima non aveva notato.
Stordito e distratto
dall’intensità del suo profondo dolore non si era accorto
infatti, che da quel regalo proveniva un canto sublime e celestiale, il
più soave che avesse mai udito.
Quasi come se sotto incantesimo
allora, mise da parte il bigliettino di Auguri senza leggerlo, e
scartò il dono dalla carta dorata, rivelandone all’interno
una collana altrettanto preziosa ed inestimabile come la Lacrima di
Drago, ma dai colori… sbagliati.
Il pendente infatti era un rubino e non uno smeraldo, la collana d’oro giallo e non bianco.
All’inizio Draco non
capì, sorpreso che così come la carta anche la collana
avesse cambiato colore. E anzi si sentì ancora più ferito
quando il suo cuore fu intossicato dal venefico dubbio che quella fosse
l’opera di Potter che, invece di accettarlo, aveva piuttosto
rifiutato il suo dono rimandandoglielo indietro.
Ma non appena sfiorò la
lacrima e indossò la collana, la dolce melodia, al pari del
più potente antidodo, cancellò ogni traccia di dolore e
insicurezza avesse tormentato la sua anima fino ad allora e gli
donò in cambio nuova Speranza: speranza che divenne viva
certezza nel momento in cui il Serpeverde, emozionato e felice come mai
prima, lesse il mittente di quel regalo.
“È…
è… non ci sono parole per descriverla! È
bellissima, Draco!” Blaise sembrava completamente stregato dal
magnifico gioiello.
“E la Lacrima non scotta!
Né ruggisce!” Esclamò eccitato ed elettrizzato il
biondino osservandola mesmerizzato.
“Non scotta? Non ruggisce? Draco quella è una pietra, come potrebbe mai…?”
“Sì, Blaise! E canta!!! Non la senti?”
“Draco sei sicuro che non sia
davvero maledetta? Io non sento niente!” Zabini adesso
cominciò seriamente a preoccuparsi, soprattutto perché un
momento prima Malfoy era sembrato sull’orlo della depressione
più nera e ora invece era, senz’ombra di dubbi, al settimo
cielo.
“Non è il
Drago!” La bionda Serpe si aprì in un sorriso raggiante.
“Però…” Adesso chiuse gli occhi in attenta
concentrazione. “… vuole che la porti da lui.”
“La collana vuole che la
porti da un drago? Draco, tu non stai bene! Forse è il caso che
vada a chiamare Madama Chips. Anzi, no: meglio Piton.” Disse
serio Zabini, mentre si alzava dal letto. Ma l’amico lo
fermò.
“Non serve, Blaise! Non sono
mai stato meglio! Più tardi ti spiego, ora però devo
sbrigarmi ad andare dal Drago prima che Lei si rattristi!”
Blaise si strinse il naso tra le
dita, facendo un profondo respiro. “E sentiamo, dove diamine
è questo drago?” Domandò ora decisamente infuriato.
“Dalla mia Fenice!” Il biondino rispose aumentando a dismisura il suo sorriso, prima di correre via.
E Blaise non riuscì a fare
nemmeno un passo per inseguirlo che fu nuovamente bloccato: questa
volta però dall’infinità di regali che erano
apparsi nell’esatto istante in cui Draco si era chiuso alle
spalle la porta della loro stanza.
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Avevano corso come pazzi,
l’uno risalendo dai profondi sotterranei del castello
l’altro scapicollandosi dall’alto della sua torre
più lontana, con l’unico desiderio di incontrarsi, eppure
quando finalmente i loro occhi si trovarono entrambi si bloccarono,
Draco ai piedi della grande scalinata dinanzi al portone della Sala
Grande, Harry sulla sommità dei suoi gradini.
I loro volti mostravano ora
titubanza e incertezza, perché indecisi su come procedere oltre:
un conto era stato cedere senza obiezioni al bisogno irrefrenabile di
soddisfare la brama dei due pendenti di ricongiungersi, un altro era
adesso, per i due ragazzi, affrontarsi dopo tanti mesi di
incomprensione e lontananza.
Ma non appena i loro sguardi si
intrecciarono, spontanei nacquero due timidi sorrisi perché
ambedue si accorsero che l’altro indossava il proprio regalo.
“Non te ne sei
dimenticato!” Non riuscì proprio a sospirare meravigliato
il Serpeverde, salendo lentamente qualche scalino.
“Come… come avrei mai
potuto!” Il moro Grifondoro sembrava quasi sconcertato che Draco
avesse potuto pensare altrimenti. “È un tuo regalo…
non avrei mai potuto dimenticarmene!” Esclamò accorato
scendendo di qualche passo.
I due diademi, attraendoli proprio
come potenti calamite, li spinsero ad avvicinarsi sempre di più
l’uno all’altro.
Malfoy arrossì imbarazzato
ma felice e strinse forte in un pugno la sua Lacrima, che ora sembrava
impazzita di gioia tanto allegre e briose erano le note del suo canto:
canto il cui suono, riflettendo la cadenza accelerata del suo cuore,
era aumentato di intensità.
E sentendolo, Harry si aprì
in un sorriso ancora più luminoso perché in quella
melodia gioiosa vide vanificarsi tutti i timori e il panico che poco
prima gli avevano attanagliato l’animo in una morsa di angoscia e
delusione.
“E tu hai toccato la mia
Lacrima di Fenice! L’hai addirittura indossata!” Il tono
della sua voce era eccitato ma anche un tantino incredulo, quasi non
riuscisse ancora pienamente a concepire che fosse davvero tutto vero.
Che forse…?
Ma subito dopo l’espressione
del suo viso cambiò, divenendo più seria e preoccupata.
“Avevo sentito che odiavi il rosso.” E dopo una piccola
pausa aggiunse fievole e timoroso: “Credevo che… che
odiassi anche me!” Harry però adesso chiuse gli occhi, non
volendo vedere la conferma della sua più grande paura nello
sguardo argentato del Serpeverde.
Draco, che aveva ricevuto la prova
che quella che sentiva era davvero la voce di una fenice e che avrebbe
voluto rispondergli che aveva indossato la collana proprio e unicamente
perché era un suo regalo, quando sentì le parole odio e
rosso perse però tutta la sua sicurezza e allegria. Il ricordo
della notizia che lo aveva tormentato dalla sera precedente fece
infatti vacillare e venire meno tutte le speranze nate dal ricevere in
dono quel prezioso gioiello.
Il dolore e la rabbia ritornarono
prepotenti e questa volta a nulla servirono il canto calmante della
Fenice o il ruggito minaccioso che sentì invece provenire dalla
Lacrima di Drago.
“Certo che odio il rosso,
Potter! Il rosso slavato e scialbo della tua insulsa
fidanzatina!” Digrignò fra i denti, cacciando fuori tutto
il rancore nato dall’accecante gelosia che aveva provato per
tutti quei mesi.
“Fidanzatina?”
Domandò sbigottito il Grifondoro spalancando gli occhi, ferito
nel profondo nel sentire Malfoy rivolgersi a lui di nuovo con tanto
astio.
“Non osare fare il finto
tonto con me, Potter! Lo sa tutta Hogwarts che ieri le hai comprato un
anello di fidanzamento!” Draco ormai sembrava aver perso
completamente il controllo delle proprie emozioni e, invano, stava
provando a resistere alla forza attrattiva delle collane.
“Cosa? Ma di chi…” Chiese sempre più perplesso Potter.
“Weasley! Ginny
Weasley!!!” Urlò esasperato il biondino. “E non dire
che non è vero! Ho visto come state sempre appiccicati, come lei
non fa altro che strusciartisi addosso e tu che ridi come un imbecille
quando lei lo fa!” Continuò con sempre più ferocia,
mo poi abbassando lo sguardo, esausto e stanco per il troppo soffrire,
aggiunse: “Ma una cosa voglio che tu sappia: anche se odio con
tutto me stesso quel rosso,
non ho mai odiato te, Harry! Non è odio ciò che sento per
te.” Confessò in un sospiro gravido del profondo Amore che
portava nel cuore.
“Ieri l’unico gioiello
che ho comprato è il tuo regalo, Draco!” Affermò
fermo e risoluto il Grifondoro, al ché il Serpeverde per
assicurarsi che fosse sincero tornò a guardarlo negli occhi.
E sotto il riflesso di quello
sguardo argentato, in cui intravide i bagliori splendenti dello stesso
sentimento che provava lui, il viso di Harry si addolcì
perché ora tutto gli fu chiaro.
“E ti assicuro che non ho mai
avuto intenzione di comprare alcun anello di fidanzamento… Non
per lei almeno!” Aggiunse rosso di vergogna.
Ormai solo pochi gradini li separavano.
“Non è Ginny che amo,
ma… Ah!” Si lamentò all’improvviso
stringendosi una mano al petto e perdendo l’equilibrio. Ma
piuttosto che cadere rovinosamente sulle scale, Harry si ritrovò
stretto nel possessivo e caldo abbraccio di Draco.
Pochi centimetri dividevano ora lo smeraldo e il rubino.
“Tutto bene?” Domandò gentile il Serpeverde accarezzandogli con reverenza una guancia.
Il moretto annuì, totalmente stregato dal viso sempre più vicino del biondino.
“Brucia!” Rispose
indicando il proprio diadema. “Ma non fa male!” Aggiunse
subito dopo, avendo notato l’espressione ora preoccupata di
Draco. “È un bel calore… Il Drago vuole te!
Cioè, no…” Cercò di spiegarsi sempre
più imbarazzato. “… vuole la sua Fenice!”
Attratti adesso, non più dal
solo bisogno dei due pendenti, ma dal desiderio di unirsi dei loro
cuori innamorati Harry riuscì a sussurrare unicamente:
“Sono io che voglio te!”, prima che Draco lo coinvolgesse
in un bacio dolce ma al contempo intenso e pieno di passione, il tutto
illuminati dalla luce abbagliante e pura delle due Lacrime che,
ricongiunte, si erano fuse l’una nell’altra trasformandosi
nel più prezioso dei diamanti.
Diamante nel cui splendore rifulse
tutta la gioia e l’Amore eterno della Fenice e del Drago e delle
due Anime Gemelle che li avevano fatti, dopo tante avversità,
ritrovare.
Quando i due ragazzi si divisero
così fecero anche i due diademi ritornando smeraldo e rubino,
solo che al loro interno erano ora comparse due lettere. Nel liquido
rosso della Lacrima di Fenice, al collo del Serpeverde, era apparsa una
‘ H
’ dello stesso colore dorato della collana, in quello verde della
Lacrima di Drago, che portava il Grifondoro, una ‘ D ’ in oro bianco.
Pur non comprendendone appieno il significato, ma intuendo quale potesse essere, Harry e Draco sorrisero di vero cuore.
“Harry!”
Pronunciò sommesso ed emozionato Draco, posando un bacio lieve
sullo smeraldo. “Io ti amo dello stesso sconfinato e possessivo
Amore del Drago per la sua Fenice! E giuro, su questa magica Lacrima,
di amarti e di fare anche l’impossibile, nel nostro futuro
insieme, per renderti felice per sempre!”
“E io Draco, ti amo dello
stesso puro e infinito Amore della Fenice per il suo dolce e testone
Drago!” Harry disse, posando un bacio leggero sul rubino e poi
uno più giocoso sulla guancia del Serpeverde. “E prometto,
su questa magica Lacrima, di amarti e di restarti accanto, nelle gioie
e nelle avversità, insieme per sempre!”
E per sancire questo giuramento i
due giovani maghi ritornarono a baciarsi con ancora più ardore
ed enfasi, ma questa volta pur toccandosi le due Lacrime non si unirono
come poco prima né, i diciassettenni si accorsero solo dopo
essersi di nuovo separati e aver riacquistato un po’ di
lucidità, da esse si udì più risuonare il canto
della Fenice o il ruggito del Drago.
Ma stranamente né Harry,
né Draco se ne preoccuparono più di tanto perché
nel profondo del loro cuore, dove percepivano ancora l’immensa
felicità provata dai due animali leggendari una volta riuniti,
sapevano che li avrebbero sentiti ancora.
Ed avevano ragione: ne udirono
ancora le voci quando raggiunsero insieme il massimo piacere la prima
volta che fecero l’amore, quando ripeterono quegli stessi
giuramenti il giorno del loro matrimonio, o durante il loro pericoloso
lavoro di Auror. Successe infatti, durante un’imboscata in cui
caddero entrambi vittima, che la Lacrima di Draco protesse Harry da una
potentissima maledizione, racchiudendolo in uno spesso scudo forte ed
impenetrabile proprio come la pelle del possente animale; la Lacrima di
Fenice invece, proprio come il magico uccello, guarì in un
attimo una mortale ferita inferta sul corpo di Draco.
Ma la Fenice dedicò loro il
suo canto più bello e il Drago li infiammò del suo calore
più intenso nell’istante in cui Harry e Draco concepirono
i loro piccoli ‘cuccioli’: momenti questi, nella vita
insieme dei due giovani innamorati, più felici e indimenticabili
di tutti.
In molti furono tentati negli anni
di impossessarsi delle due Lacrime incantate, ma nessuno fu mai in
grado di toccare il rubino né di ricordarsi dello smeraldo per
più di qualche secondo.
E questo perché: “Impregnate
dell’Amore reciproco di chi le ha generate, anche le Lacrime di
Drago e di Fenice desiderano tornare insieme, ed è per questo
che solo vere Anime Gemelle sono destinate a riunirle.”
Harry e Draco, le vere Anime Gemelle che si amarono dallo stesso Amore antico ed eterno della Fenice e del Drago!
N.A.: Da dove cominciare… Indubbiamente da profonde e
sincere scuse per il ritardo di ben sette mesi con cui ho aggiornato.
Mi dispiace davvero! So che probabilmente, anzi sicuramente, molte/i di
voi ormai non credevano più di vedere la fine di questa storia,
che vi avevo assicurato già finita, e che mi avrete dato per
certo per dispersa, cosa questa che in effetti mi è accaduta per
davvero.
Non fisicamente, ma con la mente e con il cuore per alcuni mesi non ci sono stata più…
All’inizio di Gennaio una
persona a me cara si è scoperta ammalata gravemente, nel giro di
poche settimane la malattia si è acutizzata e a metà
Febbraio questa persona se ne è andata, lasciandomi dentro un
vuoto di cui ancora oggi non ho trovato il fondo.
Sinceramente Harry Potter è
stato l’ultimo dei miei pensieri, troppo occupata a scontrarmi
con una realtà dolorosa e angosciante, non ho potuto lasciare
spazio alla... ‘fantasia’.
Ora però va indubbiamente
meglio, ne ho approfittato infatti per rendere questo terzo capitolo
più lungo ed interessante e ho ripreso a scrivere anche
‘Il piccolo Harry e il principe Draco’, che assicuro ancora
una volta voglio finire. Ho già in mente una scaletta per ogni
capitolo che manca, anche se ora mi ritrovo ad affrontare
un’atroce dilemma di cui però vi parlerò magari
quando aggiorno anche quest’altra fanfic.
Per ‘ANIME GEMELLE’ invece ero andata già da tempo
un po’ avanti scrivendo nuovi capitoli, il problema è che
il quinto cap., il prossimo da postare, non mi convince più per
niente, vi assicuro che la trama è del tutto paradossale, letta
dopo tanti mesi averla scritta, con cose del tipo: Narcissa che
partorisce Draco al San Mungo! Il problema è che dovrei cambiare
tutto, ma non riesco a trovare valide alternative, quindi sono indecisa
se postarlo così com’è o aspettare che mi venga
l’ispirazione giusta. Davvero non so…
Che dire ancora: SONO TORNATA!
Però vi prego di non aspettare miei aggiornamenti in tempi
troppo ravvicinati, perché con tutto il mio massimo impegno (che
spero notiate con la cura e l’attenzione che mostro nello
scrivere e descrivere le mie storie) materialmente e mentalmente non ce
la faccio.
Però vi assicuro, per tutto
quello che può dipendere da me, non vi abbandono! Perché
con i vostri commenti, e-mail e il numero sempre in aumento di in
quanti leggete le mie storie, mi avete dato in questi mesi più
forza di quanto possiate immaginare!
E poi non so se riuscirete a
credermi (magari più chi ha già scritto e pubblicato fan
fiction), ma mi sono veramente affezionata al piccolo Harry, al punto
che l’ho anche sognato! E, quasi come se fosse figlio mio, non
desidero altro che renderlo felice con il suo amato Draco.
Quindi ribadisco: ci rivedremo! Nel
frattempo grazie di cuore a voi che avete avuto la pazienza di leggere
fin qui, a chi volesse lasciarmi un commento, a chi già
l’ha fatto, e a tutti quelli che riescono ancora a sognare
nonostante le brutture di una realtà a volte così tanto
ingiusta e crudele.
Con Affetto sincero, Infinity19
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