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Autore: Infinity19    03/07/2010    4 recensioni
Le Lacrime di Drago e di Fenice sono due pietre magiche e preziose, uno smeraldo ed un rubino, nate dall’Amore, limpido e sincero, fra due Anime Gemelle. E la leggenda vuole che esse siano destinate solo a coloro che si amano nello stesso modo, puro e disinteressato, in cui si amarono, in un tempo molto lontano, il Drago e la Fenice. Draco ed Harry se le scambiano il giorno di Natale…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LE LACRIME DI DRACO E DI FENICE 3 EFP LE LACRIME DI DRAGO E DI FENICE


Per il cenone della vigilia di Natale, il preside Silente aveva riunito i professori e gli studenti rimasti al castello attorno ad un’unica tavolata e aveva offerto loro un sontuoso e ricco banchetto. A nessuno quindi era sfuggito il comportamento insolitamente gioviale e festoso di Harry Potter, che da mesi non si vedeva così sereno e tranquillo, e quello invece ancora più irritabile e scontroso di Draco Malfoy, che persino i suoi amici quella sera poco riuscivano a sopportare.

L’entusiasmo del Grifondoro comunque aveva avuto termine a fine cena: si era infatti appena alzato per tornarsene alla propria Torre, quando si era ritrovato ad ascoltare inavvertitamente parte di un discorso tra Pansy Parkinson e la  Greengrass, che stavano parlando a proposito di una festa privata, che i Serpeverde avevano deciso di fare nella loro Sala Comune in attesa della mezzanotte.
“… alla festa?” Fece eccitata Daphne. “Oh, ho intenzione di mettere un vestitino rosso e scollato, davvero stupendo e all’ultima moda, che mia madre mi ha fatto arrivare direttamente da Parigi. Scommetto che anche tu lo troverai divino.” La biondina si pavoneggiò, cercando di farsi invidiare dall’amica. “Sono sicura che Draco non riuscirà a togliermi gli occhi di dosso per tutta la serata. E chissà che non riesca proprio io a fargli tornare finalmente il buonumore.” Ammiccò adesso allusiva.
Pansy però le rise letteralmente in faccia. “Cara, fossi in te non ci conterei così tanto. Hai forse dimenticato che Draco odia a morte il rosso e tutto ciò che è di questo colore?”
Harry trattenne il respiro e il suo cuore sembrò fermarglisi nel petto.
“Pensa che l’altro giorno l’ho trovato in biblioteca sommerso tra i libri, intento a cercare un incantesimo in grado di cancellare definitivamente il rosso dalla gamma dei suoi colori e, poiché non l’ha trovato, probabilmente perché non esiste, mi ha rivelato espressamente che presto lo creerà lui stesso.”
Da qui in poi Harry, incapace di ascoltare oltre l’ironia e lo scherno nelle parole della moretta, che quasi sembravano prendersi gioco di lui e di tutte le speranze che aveva posto nel rosso rubino della Lacrima di Fenice, con un sorriso amaro accelerò il passo e raggiunse di fretta il suo dormitorio, senza prestare la benché minima attenzione a tutto ciò che gli era intorno.
La rabbia del Serpeverde invece non era arrivata al dessert, si era trasformata infatti in vera e propria disperazione molto prima che fosse stato servito il secondo.   
Erano sedute infatti, poco distanti da lui, alcune ragazze di Tassorosso del quinto anno, che non avevano fatto altro che spettegolare per tutta la sera. Per quanto Malfoy avesse provato a non ascoltarle per la gran parte del tempo, proprio non era riuscito a non prestar loro attenzione quando avevano cominciato a parlare di Potter.
“Non pensate che Harry Potter stasera sia ancora più carino del solito?”
“Già, quando sorride è ancora più bello!”
“Mmm… quanto vorrei che stanotte Babbo Natale mi portasse lui per regalo!”
“Ah! Ah! A chi lo dici! Anche se a pensarci bene, negli ultimi mesi sembrava davvero giù di corda, adesso invece pare proprio contento. Chissà che gli è successo!”
“Oh, io credo di saperlo!”
“Davvero? Dai, forza! Raccontaci tutto.”
“Beh, oggi pomeriggio mentre prendevo la via del ritorno al castello, l’ho visto uscire da una gioielleria di Hogsmeade, con in viso un sorriso smagliante a trentadue denti! E non posso sbagliarmi, ma dalla tasca del suo cappotto ho visto distintamente luccicare la carta dorata di un regalo.”
“Merlino! Non mi dire? Allora finalmente la Weasley c’è riuscita?”
“La Weasley? Ginny Weasley? Ragazze ma di che parlate?”
“Ma come non lo sai? Sono mesi ormai che quella rossa ochetta va appresso a Potter, dicendo che presto, e non oltre Natale, sarebbero tornati di nuovo insieme!”
“E secondo voi…?”
“Già, purtroppo sì. Probabilmente, anzi no, sicuramente, Harry oggi le ha comprato un anello di fidanzamento! Sì, insomma, la forma del pacchetto sembrava proprio quella!”  
“Beata lei, come la inv…”
Ma da questo punto in poi Draco non riuscì a capire più niente… la nausea che lo prese allo stomaco e il dolore lancinante al petto gli annebbiarono completamente i sensi.


----- * -----



Quando la mattina di Natale Harry si svegliò, si accorse che il suo cuscino era bagnato, cosa questa di cui però non si stupì più di tanto, vista la notte dal sonno agitato e pieno di incubi che aveva appena trascorso. Ma la realtà che gli si presentò alla mente, appena il torpore lasciò il posto alla lucidità e i ricordi del giorno precedente fecero minacciosi e avvilenti la loro comparsa tra i suoi pensieri, era anche peggio e il Grifondoro desiderò ardentemente di poter scomparire per sempre, magari seppellito dalle coltri del suo letto per non uscirne mai più.  
Non voleva assolutamente incontrare ancora Draco e leggere sul suo viso l’ennesimo sguardo gelido e ricolmo di disprezzo o sentire il suono dei suoi ghigni irrisori e beffardi che deridevano lui e il suo regalo, aumentando così ulteriormente la distanza che li divideva l’uno dall’altro.
Prospettiva questa che gli stringeva il cuore di un dolore, quella mattina, ancor più insopportabile, perché accentuato dalla consapevolezza che la sua infelicità, che non augurava a nessuno, sarebbe stata invece condivisa anche dalla dolce Fenice.
Chissà perché, ma aveva davvero creduto, mentre aveva affidato il suo dono a Dobby, che una volta tra le mani del bel Serpeverde anche lei avrebbe trovato finalmente la felicità tanto agognata.
E invece… lui odiava il rosso!
Che sciocco che era stato! Povera Lacrima di Fenice! Harry avrebbe voluto mettersi a ridere per la sua idiozia, ma i suoi occhi cominciarono al contrario ad inumidirsi e, deciso, si ripeté allora che quella mattina, e probabilmente per sempre, non avrebbe messo più piede fuori dalla sua Sala Comune, anzi ancora meglio dal suo letto: non voleva vedere nessuno!
Ma le improvvise grida di sorpresa dei suoi compagni di stanza, lo costrinsero almeno ad aprire le tende per constatare che cosa mai fosse successo loro.
“Harry!!! Harry!!!” Urlò infatti Ron con tono preoccupato.
“Merlino, Harry! Sveglia!!!” Gridò invece divertito ed eccitato Seamus.
“Oh, per Godrig Grifondoro! Ma voi credete che gli elfi si siano confusi?” Sentì invece chiedere da un meravigliato Neville.
“Mmm… direi proprio di no, amico! Leggi a chi sono indirizzati i biglietti.” Gli rispose Dean.
Al ché Potter, vinto dalla sua innata curiosità, scostò le tende.
“Ma che succ…?” Ma la frase gli morì in gola quando vide che sul pavimento della sua stanza c’erano centinaia, e forse era a  dir poco, di regali.
“Ehm… ma di chi sono tutti questi regali?” Domandò allora inarcando confuso le sopracciglia.
“Beh, tutti tuoi direi, Harry!” Gli rispose semplicemente Ron stringendosi nelle spalle, dopodiché, per provarlo, con un incantesimo d’appello richiamò a sé sul proprio letto i suoi regali e così fecero anche Neville, Seamus e Dean: ma pur facendo in questo modo, il numero esagerato di pacchetti rimasti a terra non sembrava essere diminuito di molto.
Il moretto allora alzò anche lui la sua bacchetta per richiamare i suoi doni, convinto che doveva esserci stato sicuramente uno sbaglio e che gli elfi domestici gli avessero recapitato per errore tutti i regali destinati all’intera Casa Grifondoro, o più certamente di tutto il castello, ma Finnigan lo fece desistere.
“Harry, fossi in te non ci proverei. Non so se riusciremmo a ritrovarti in tempo prima che soffochi, se vieni sommerso dalla valanga di tutti i tuoi regali! Perché invece non li apri?” Propose con espressione euforica.
“Ma come fanno ad essere tutti miei?” Chiese adesso sempre più interdetto Potter, dopo aver dato uno sguardo smarrito e terrorizzato ai bigliettini di alcuni pacchi che erano posti ai piedi del suo letto, constatando che in effetti erano davvero destinati a lui, o più precisamente al salvatore del mondo magico, ma senza riconoscerne i mittenti. “Insomma non credo nemmeno di conoscerle così tante persone!”
“Beh, ma conosci noi! E Hermione, la mia famiglia, Lupin e Silente. Potresti cominciare con lo scartare i nostri doni.” Gli suggerì Ron che, proprio come i restanti suoi compagni, sembrava impaziente di scoprire le meraviglie contenute in tutti quei pacchetti dalle svariate misure.
Harry sospirò rassegnato. Quella mattina di tutto aveva voglia, tranne che di sentir nominare le parole doni e regali o esser costretto a vederne anche solo uno. Tanto l’unico che desiderava, ovvero l’Amore del suo Draco, non poteva di certo trovarlo in una di quelle scatole colorate, ma per accontentare i suoi amici, nella speranza che poi lo avessero lasciato in pace dopo, decise almeno di aprire i loro.
Solo che, come trovarli in mezzo a così tanti?
Poi gli venne l’idea giusta. Con la bacchetta allora ordinò: “Accio regali fatti dalle persone a me care e che mi vogliono bene!” E una trentina di pacchetti gli caddero sul grembo, uno però in particolare gli schizzò direttamente sulla mano che teneva libera. Ma quando lo osservò meglio il viso gli si imporporò, perché la carta era argentata e il nastro verde e la speranza ancora una volta bussò prepotente alla porte del suo cuore.
Poteva essere di uno qualsiasi dei suoi amici eppure qualcosa, per l’esattezza l’improvviso tepore che da quel dono era passato dalla sua mano fino a giungere a scaldargli il petto, gli suggerì che doveva essere invece di una persona per lui ancora più speciale.
Il biglietto d’Auguri che accompagnava il regalo, per quanto in una prima lettura un po' criptico nel suo significato, gliene diede la conferma.
“Spero non te ne dimenticherai…
Buon Natale, Potter! D.M.”
Ed Harry non aveva alcun dubbio su chi potesse essere quel D.M. perché quella calligrafia, che aveva imparato ad amare proprio come ne amava l’autore, l’avrebbe riconosciuta tra mille.   
Tremante allora, sconvolto per l’inaspettata sorpresa e annebbiato per una felicità incontenibile, scartò il pacchetto e quasi rischiò di svenire quando, aperto con estrema lentezza un cofanetto di velluto, si ritrovò a rimirare estasiato ed incredulo lo scintillio smeraldino della Lacrima di Drago!
Drago che ruggì di gioia e di impazienza, bruciandogli letteralmente il petto col suo alito di fuoco, quando il moretto indossò la collana. E tra le fiamme di quell’ardente passione e desiderio, Harry sentì distintamente il Drago implorarlo di ricongiungerlo finalmente con la sua metà, e senza alcun indugio decise di esaudirlo, perché la brama della creatura leggendaria era intensa quanto la sua di riunirsi alla persona che, sperava, in quel momento stava indossando la Lacrima di Fenice.
Il giovane Potter allora, incurante delle domande dei suoi amici o dei loro sguardi curiosi ed inquisitori, perse unicamente quei pochi minuti per vestirsi e poi uscì di corsa dalla stanza e dalla sua Sala Comune. E i suoi passi erano talmente veloci che quasi gli sembrava volare e forse, Harry si disse aumentando a dismisura il sorriso che era nato spontaneo quando aveva ricevuto e aperto il dono di Draco, se si fosse guardato alle spalle vi avrebbe visto agitarsi due magnifiche ali verdi.  
Lui e il Drago stavano letteralmente volando verso i custodi del loro vero Amore!


----- * -----



“Dobby!!!” Tuonò la voce di Malfoy appena aprì gli occhi.
“Stupido essere inutile, lo so che mi senti!” Digrignò adesso, aprendo le cortine del suo letto e scoprendo, con crescente irritazione, che quei maledetti avevano anche osato requisirgli la bacchetta, lasciando al suo posto però sul comodino un regalo dalla carta dorata e nastro rosso.
Cos’è?! Volevano prenderlo in giro? Credevano forse che in questo modo l’avrebbero fatta franca?
“Ridammi immediatamente quello stramaledetto regalo! Altrimenti ti giuro su Salazar Serpeverde e tutti i maghi oscuri che appena ti avrò fra le mani, e ti assicuro che prima o poi sarà così, ti farò talmente male che a confronto le torture che ti faceva mio padre ti sembreranno dolci carezze!!!”
Ma niente, l’elfo domestico continuò a fare orecchie da mercante e non apparve.
Draco ringhiò di frustrazione.
Se solo la sera prima non se lo fosse lasciato sfuggire!
Già perché il Serpeverde, lasciata la Sala Grande, era ritornato ai sotterranei, con passo veloce e livido in volto, e a gran voce aveva richiamato Dobby pretendendo che gli fosse stato immediatamente restituito il regalo per Potter. Ma il piccolo elfo domestico, che dapprima aveva spalancato gli occhi spaventato per l’accecante furia che sembrava aver impossessato il suo ex-padroncino e temendone le conseguenze, una volta ascoltata la sua richiesta, piuttosto che esaudirla, si era aperto al contrario in un sorriso sdentato ed impertinente e aveva rifiutato!
“No! Dobby non vuole!” Questo aveva pronunciato per lo sconcerto di Malfoy, prima di schioccare le dita e scomparire, riuscendo a scappare giusto una frazione di secondi prima che lo colpisse la dolorosissima fattura che il biondino gli aveva lanciato contro.
Il resto della serata era stato poi un vero e proprio incubo per il Serpeverde, non che la giornata fosse stata migliore: i suoi amici infatti, che avevano anch’essi udito la presunta voce del fidanzamento del Grifondoro, avevano provato in tutti i modi a consolarlo e farlo divertire. Tentativi che erano risultati inutili e fastidiosi naturalmente, dato che l’unico pensiero, che aveva occupato la mente del biondino durante tutta la festa, era stato decidere se era meglio invadere le cucine del castello, prima che spuntasse l’alba, e trucidare qualsiasi elfo domestico avesse intralciato il suo cammino, riservando a Dobby la morte più truculenta e dolorosa, e recuperare infine il suo regalo, oppure… oppure risalire direttamente alla fonte dell’immenso dolore che sentiva nel cuore ed eliminare Potter prima che avesse avuto anche solo la possibilità di scoprire che quel dono era da parte sua. E visto che c’era, ne avrebbe approfittato per far fuori anche la Weasley, parte questa del piano che trovava davvero, davvero tanto allettante.
Solo che i suoi amici con le loro ‘premure’ non avevano fatto altro che distrarlo e aumentare a dismisura la sua ansia e la sua ira, convincendolo infine che avrebbe cominciato quella notte di omicidi proprio con loro.   
La goccia che aveva fatto traboccare il vaso, inducendolo a mettere in atto quest’ultimo pensiero, era stata Daphne quando, fasciata in un succinto e scollato vestito rosso, lo aveva avvicinato e seducente gli aveva proposto di trascorrere il resto della nottata insieme nella sua stanza.
Draco a quel punto non ci aveva visto più.
Non ricordava poi bene quanto accaduto dopo dato che, tra il sangue salitogli alla testa per la rabbia e il troppo alcool ingerito, i suoi ricordi erano alquanto confusi, ma Malfoy era più che sicuro che sia la Sala Comune che qualche malcapitato Serpeverde conservavano ancora, quel giorno, tracce del passaggio della sua bacchetta.
Per fermarlo infine Blaise si era visto costretto a pietrificarlo e a farlo portare di peso nella loro camerata, e qui una volta adagiato sul suo letto Pansy gli aveva fatto ingurgitare una pozione calmante e soporifera. L’ultima cosa che ricordava, prima di sprofondare in un sonno profondo, era l’amica che gli accarezzava dolce i capelli e sinceramente affranta gli sussurrava: “Mi dispiace davvero tanto, Draco!”
E il Serpeverde sapeva che la ragazza si riferiva alla cocente e definitiva delusione d’Amore che aveva ricevuto dal, non suo, Harry.
Draco richiuse gli occhi e si buttò di nuovo indietro sul cuscino, sentendo che alle sue già dolorose pene del cuore si stava aggiungendo adesso un atroce mal di testa, dovuto probabilmente a quelle lacrime che stava impedendo con forza di scendere. L’unica consolazione a quel punto era la speranza che Potter, idiota com’era e sicuramente così lontano anche solo dall’ immaginare che lui potesse amarlo, non avesse mai capito chi fosse il D. M. che aveva firmato il bigliettino d’Auguri accanto alla Lacrima di Drago.
Drago a cui, immaginava, spettava adesso la sua stessa sorte, ovvero l’essere abbandonato, lui probabilmente in fondo ad un cassetto o ad un baule, per sempre dalla sua Fenice!
Il dolore al centro del petto si fece sempre più forte e insopportabile.
“Certo che fai un sacco di casino appena ti svegli!” Lo sorprese all’improvviso la voce di un divertito Blaise. “Dormito bene?” Lo prese poi evidentemente in giro con espressione ironica sul viso.
Draco socchiuse le palpebre e vide l’amico, ancora in pigiama, sedersi sul lato opposto del suo letto con in mano due bacchette.
“Secondo te?” Sbraitò velenosa la bionda Serpe. “Rivoglio indietro la mia bacchetta!” Ordinò poi perentorio.
“Mmm…” Fece finta di pensarci su il moretto, rigirandosi i due legnetti tra le mani. “Credo proprio di no!” Gli comunicò con un ghigno. “A meno che non mi assicuri che non la userai contro di me, Pansy o gli altri.”
“Non dovrei forse?” Sibilò acido Malfoy. “Ti ricordo che mi hai pietrificato, Blaise, se te lo sei dimenticato! Vince mi ha trasportato per la Sala Comune come un sacco di patate mentre gli altri ridevano a crepapelle, Pansy mi ha drogato e mi avete lasciato dormire vestito… io odio dormire vestito!” Elencò con voce quasi isterica. “E non parliamo poi della Greengrass! Insomma penso che non ci sia un Serpeverde che non sappia che io sia gay e invece lei… maledizione! Ma hai visto con che coraggio?... Un vestito rosso!... Rosso, per Merlino! Io odio il rosso!!!” Aggiunse con sempre più foga e stizza, le mani chiuse a pugno quasi a trattenersi dal non piangere. “Perché il rosso è il colore della Weasley… perché… perché… io odio la Weasley!!!” Urlò adesso. “Perché lei… lei è la stramaledettissima fidanzata del mio Harry!!!” Proruppe infine dando finalmente libero sfogo alle lacrime, e Blaise, che si era aspettato quella reazione da quando era arrivata anche a lui quella notizia, si stese accanto al suo migliore amico e lo strinse forte tra le proprie braccia sussurrandogli parole di conforto, o meglio propositi di vendetta per Potter e tutta la sua discendenza.
Zabini andò avanti così finché Draco non smise di piangere e si fu calmato, accogliendo con un ghigno tipicamente Malfoy i dettagli di un piano, davvero crudele e meschino contro il Grifondoro, che i suoi amici avevano ideato la notte precedente e che avevano intenzione di attuare quel giorno stesso per rendergli più allegro quel Natale.
“Ah già! Buon Natale, Draco!” Gli augurò con calore Zabini rafforzando la stretta con cui lo teneva abbracciato.
“Sì, sì! Buon Natale!” Bofonchiò in risposta il biondino con l’accenno di un piccolo sorriso.
“Va un po’ meglio ora?” Il moretto si accertò, portandogli via con un dito l’ultima solitaria lacrima rimasta sul suo viso.
“Sì! Ma non pensare che ti abbia ancora perdonato per ieri! Né che ci possa riuscire il tuo regalo!!!” Rispose comunque piccata e offesa la bionda Serpe.
“Il mio regalo?” Domandò adesso confuso e, a Malfoy parve, alquanto seccato Blaise. “Sapessi dove sia!” Disse sovrappensiero guardandosi intorno. “Come vedi nessuno di noi ha ricevuto regali questa notte, Draco! Anche se è strano, perché io so di sicuro di averne fatto uno a tutti, così come so che ognuno di noi del settimo anno ne ha fatto uno a te e tu viceversa. E suppongo dovrebbero essercene ancora molti di più.”
Draco si mise a sedere e constatò in effetti che a terra ai letti dei suoi compagni di camerata, così come accanto al suo, non c’era traccia di alcun regalo.
“E allora quello sul comodino di chi è?” Chiese sempre più perplesso.
“Ah, quello? L’ha portato il tuo elfo, o almeno così mi è sembrato: sono infatti sicuro di averlo visto al seguito di tuo padre quando eravamo più piccoli.”  
“Dobby?” Adesso quello confuso era Draco.
“Sì, mi sembra si chiamasse così. Stanotte, beh diciamo più stamattina, quando sono ritornato in camera, l’ho trovato che gironzolava intorno al tuo letto con quel pacchetto che faceva svolazzare per aria senza toccarlo. Sembrava indeciso su dove metterlo. Penso volesse fartelo trovare in un posto che avresti notato non appena ti fossi svegliato. Questo almeno è quello che credo aver capito dai suoi farfugli spaventati appena si è accorto di me. Quando se ne è andato però piangeva a dirotto: suppongo di averlo terrorizzato un bel po’ infatti; però continuava a ripetere di avere paura di un certo drago adesso, perché aveva fatto un disastro con i regali di, non ho capito chi.”
Quel resoconto non aveva tanto senso, però Draco capì la cosa più importante: aveva riavuto indietro il regalo per Potter! Ma, anche se ciò avrebbe dovuto farlo felice, in fondo, in fondo provò un senso di amarezza e tanta tristezza, vedendo confermato ancora una volta che il suo Amore non era destinato a raggiungere il bel Grifondoro.
“Non sei curioso di vedere cos’è? O da parte di chi è?” Domandò il moretto volendolo distrarre, dato che aveva visto tornare di nuovo un’espressione affranta e mesta sul volto dell’amico.
“So già di chi è e cosa contiene!” Sospirò il biondino. “È il regalo che ho fatto a Potter: me lo sono fatto restituire per impedire che… che capisse.” Ma poi aggiunse accigliato: “Anche se… la carta era argentata e il nastro verde.”
“È maledetto?” Preso dalla curiosità, Blaise non aveva prestato attenzione all’ultima frase, sembrava anzi, adesso che aveva adocchiato il regalo, alquanto distratto.
“No, per niente! Anzi! È una collana stupenda e unica nel suo genere, suppongo. Se vuoi puoi aprirlo.”
Blaise annuì e, dato che era dalla parte del letto più vicina al comodino, allungò un braccio ma la sua mano si bloccò a pochi centimetri dal pacchetto. Inarcò perplesso un sopracciglio, ma niente: non riusciva a toccare il regalo anche se… anche se sentiva un desiderio smisurato di scoprirne il contenuto.
“Credo che userò un Accio!” Risolse poi più fra sé, allungandosi di nuovo in fondo al letto dove aveva lasciato in precedenza le due bacchette.
Draco scosse esasperato la testa di fronte all’incapacità del compagno di fronte a quel gesto così semplice pur, però, non conoscendone il reale motivo, e scocciato si sporse sul letto e prese il pacchetto tra le mani con l’intenzione di lanciarglielo: ma quando ciò avvenne si accorse di qualcosa che prima non aveva notato.
Stordito e distratto dall’intensità del suo profondo dolore non si era accorto infatti, che da quel regalo proveniva un canto sublime e celestiale, il più soave che avesse mai udito.
Quasi come se sotto incantesimo allora, mise da parte il bigliettino di Auguri senza leggerlo, e scartò il dono dalla carta dorata, rivelandone all’interno una collana altrettanto preziosa ed inestimabile come la Lacrima di Drago, ma dai colori… sbagliati.
Il pendente infatti era un rubino e non uno smeraldo, la collana d’oro giallo e non bianco.
All’inizio Draco non capì, sorpreso che così come la carta anche la collana avesse cambiato colore. E anzi si sentì ancora più ferito quando il suo cuore fu intossicato dal venefico dubbio che quella fosse l’opera di Potter che, invece di accettarlo, aveva piuttosto rifiutato il suo dono rimandandoglielo indietro.
Ma non appena sfiorò la lacrima e indossò la collana, la dolce melodia, al pari del più potente antidodo, cancellò ogni traccia di dolore e insicurezza avesse tormentato la sua anima fino ad allora e gli donò in cambio nuova Speranza: speranza che divenne viva certezza nel momento in cui il Serpeverde, emozionato e felice come mai prima, lesse il mittente di quel regalo.
“È… è… non ci sono parole per descriverla! È bellissima, Draco!” Blaise sembrava completamente stregato dal magnifico gioiello.
“E la Lacrima non scotta! Né ruggisce!” Esclamò eccitato ed elettrizzato il biondino osservandola mesmerizzato.
“Non scotta? Non ruggisce? Draco quella è una pietra, come potrebbe mai…?”
“Sì, Blaise! E canta!!! Non la senti?”
“Draco sei sicuro che non sia davvero maledetta? Io non sento niente!” Zabini adesso cominciò seriamente a preoccuparsi, soprattutto perché un momento prima Malfoy era sembrato sull’orlo della depressione più nera e ora invece era, senz’ombra di dubbi, al settimo cielo.
“Non è il Drago!” La bionda Serpe si aprì in un sorriso raggiante. “Però…” Adesso chiuse gli occhi in attenta concentrazione. “… vuole che la porti da lui.”
“La collana vuole che la porti da un drago? Draco, tu non stai bene! Forse è il caso che vada a chiamare Madama Chips. Anzi, no: meglio Piton.” Disse serio Zabini, mentre si alzava dal letto. Ma l’amico lo fermò.
“Non serve, Blaise! Non sono mai stato meglio! Più tardi ti spiego, ora però devo sbrigarmi ad andare dal Drago prima che Lei si rattristi!”
Blaise si strinse il naso tra le dita, facendo un profondo respiro. “E sentiamo, dove diamine è questo drago?” Domandò ora decisamente infuriato.
“Dalla mia Fenice!” Il biondino rispose aumentando a dismisura il suo sorriso, prima di correre via.
E Blaise non riuscì a fare nemmeno un passo per inseguirlo che fu nuovamente bloccato: questa volta però dall’infinità di regali che erano apparsi nell’esatto istante in cui Draco si era chiuso alle spalle la porta della loro stanza.


----- * -----



Avevano corso come pazzi, l’uno risalendo dai profondi sotterranei del castello l’altro scapicollandosi dall’alto della sua torre più lontana, con l’unico desiderio di incontrarsi, eppure quando finalmente i loro occhi si trovarono entrambi si bloccarono, Draco ai piedi della grande scalinata dinanzi al portone della Sala Grande, Harry sulla sommità dei suoi gradini.
I loro volti mostravano ora titubanza e incertezza, perché indecisi su come procedere oltre: un conto era stato cedere senza obiezioni al bisogno irrefrenabile di soddisfare la brama dei due pendenti di ricongiungersi, un altro era adesso, per i due ragazzi, affrontarsi dopo tanti mesi di incomprensione e lontananza.
Ma non appena i loro sguardi si intrecciarono, spontanei nacquero due timidi sorrisi perché ambedue si accorsero che l’altro indossava il proprio regalo.
“Non te ne sei dimenticato!” Non riuscì proprio a sospirare meravigliato il Serpeverde, salendo lentamente qualche scalino.
“Come… come avrei mai potuto!” Il moro Grifondoro sembrava quasi sconcertato che Draco avesse potuto pensare altrimenti. “È un tuo regalo… non avrei mai potuto dimenticarmene!” Esclamò accorato scendendo di qualche passo.
I due diademi, attraendoli proprio come potenti calamite, li spinsero ad avvicinarsi sempre di più l’uno all’altro.
Malfoy arrossì imbarazzato ma felice e strinse forte in un pugno la sua Lacrima, che ora sembrava impazzita di gioia tanto allegre e briose erano le note del suo canto: canto il cui suono, riflettendo la cadenza accelerata del suo cuore, era aumentato di intensità.
E sentendolo, Harry si aprì in un sorriso ancora più luminoso perché in quella melodia gioiosa vide vanificarsi tutti i timori e il panico che poco prima gli avevano attanagliato l’animo in una morsa di angoscia e delusione.
“E tu hai toccato la mia Lacrima di Fenice! L’hai addirittura indossata!” Il tono della sua voce era eccitato ma anche un tantino incredulo, quasi non riuscisse ancora pienamente a concepire che fosse davvero tutto vero. Che forse…?
Ma subito dopo l’espressione del suo viso cambiò, divenendo più seria e preoccupata. “Avevo sentito che odiavi il rosso.” E dopo una piccola pausa aggiunse fievole e timoroso: “Credevo che… che odiassi anche me!” Harry però adesso chiuse gli occhi, non volendo vedere la conferma della sua più grande paura nello sguardo argentato del Serpeverde.
Draco, che aveva ricevuto la prova che quella che sentiva era davvero la voce di una fenice e che avrebbe voluto rispondergli che aveva indossato la collana proprio e unicamente perché era un suo regalo, quando sentì le parole odio e rosso perse però tutta la sua sicurezza e allegria. Il ricordo della notizia che lo aveva tormentato dalla sera precedente fece infatti vacillare e venire meno tutte le speranze nate dal ricevere in dono quel prezioso gioiello.
Il dolore e la rabbia ritornarono prepotenti e questa volta a nulla servirono il canto calmante della Fenice o il ruggito minaccioso che sentì invece provenire dalla Lacrima di Drago.  
“Certo che odio il rosso, Potter! Il rosso slavato e scialbo della tua insulsa fidanzatina!” Digrignò fra i denti, cacciando fuori tutto il rancore nato dall’accecante gelosia che aveva provato per tutti quei mesi.
“Fidanzatina?” Domandò sbigottito il Grifondoro spalancando gli occhi, ferito nel profondo nel sentire Malfoy rivolgersi a lui di nuovo con tanto astio.
“Non osare fare il finto tonto con me, Potter! Lo sa tutta Hogwarts che ieri le hai comprato un anello di fidanzamento!” Draco ormai sembrava aver perso completamente il controllo delle proprie emozioni e, invano, stava provando a resistere alla forza attrattiva delle collane.
“Cosa? Ma di chi…” Chiese sempre più perplesso Potter.
“Weasley! Ginny Weasley!!!” Urlò esasperato il biondino. “E non dire che non è vero! Ho visto come state sempre appiccicati, come lei non fa altro che strusciartisi addosso e tu che ridi come un imbecille quando lei lo fa!” Continuò con sempre più ferocia, mo poi abbassando lo sguardo, esausto e stanco per il troppo soffrire, aggiunse: “Ma una cosa voglio che tu sappia: anche se odio con tutto me stesso quel rosso, non ho mai odiato te, Harry! Non è odio ciò che sento per te.” Confessò in un sospiro gravido del profondo Amore che portava nel cuore.
“Ieri l’unico gioiello che ho comprato è il tuo regalo, Draco!” Affermò fermo e risoluto il Grifondoro, al ché il Serpeverde per assicurarsi che fosse sincero tornò a guardarlo negli occhi.
E sotto il riflesso di quello sguardo argentato, in cui intravide i bagliori splendenti dello stesso sentimento che provava lui, il viso di Harry si addolcì perché ora tutto gli fu chiaro.  
“E ti assicuro che non ho mai avuto intenzione di comprare alcun anello di fidanzamento… Non per lei almeno!” Aggiunse rosso di vergogna.
Ormai solo pochi gradini li separavano.
“Non è Ginny che amo, ma… Ah!” Si lamentò all’improvviso stringendosi una mano al petto e perdendo l’equilibrio. Ma piuttosto che cadere rovinosamente sulle scale, Harry si ritrovò stretto nel possessivo e caldo abbraccio di Draco.
Pochi centimetri dividevano ora lo smeraldo e il rubino.
“Tutto bene?” Domandò gentile il Serpeverde accarezzandogli con reverenza una guancia.
Il moretto annuì, totalmente stregato dal viso sempre più vicino del biondino.
“Brucia!” Rispose indicando il proprio diadema. “Ma non fa male!” Aggiunse subito dopo, avendo notato l’espressione ora preoccupata di Draco. “È un bel calore… Il Drago vuole te! Cioè, no…” Cercò di spiegarsi sempre più imbarazzato. “… vuole la sua Fenice!”
Attratti adesso, non più dal solo bisogno dei due pendenti, ma dal desiderio di unirsi dei loro cuori innamorati Harry riuscì a sussurrare unicamente: “Sono io che voglio te!”, prima che Draco lo coinvolgesse in un bacio dolce ma al contempo intenso e pieno di passione, il tutto illuminati dalla luce abbagliante e pura delle due Lacrime che, ricongiunte, si erano fuse l’una nell’altra trasformandosi nel più prezioso dei diamanti.
Diamante nel cui splendore rifulse tutta la gioia e l’Amore eterno della Fenice e del Drago e delle due Anime Gemelle che li avevano fatti, dopo tante avversità, ritrovare.
Quando i due ragazzi si divisero così fecero anche i due diademi ritornando smeraldo e rubino, solo che al loro interno erano ora comparse due lettere. Nel liquido rosso della Lacrima di Fenice, al collo del Serpeverde, era apparsa una ‘ H ’ dello stesso colore dorato della collana, in quello verde della Lacrima di Drago, che portava il Grifondoro, una ‘ D ’ in oro bianco.
Pur non comprendendone appieno il significato, ma intuendo quale potesse essere, Harry e Draco sorrisero di vero cuore.
“Harry!” Pronunciò sommesso ed emozionato Draco, posando un bacio lieve sullo smeraldo. “Io ti amo dello stesso sconfinato e possessivo Amore del Drago per la sua Fenice! E giuro, su questa magica Lacrima, di amarti e di fare anche l’impossibile, nel nostro futuro insieme, per renderti felice per sempre!”
“E io Draco, ti amo dello stesso puro e infinito Amore della Fenice per il suo dolce e testone Drago!” Harry disse, posando un bacio leggero sul rubino e poi uno più giocoso sulla guancia del Serpeverde. “E prometto, su questa magica Lacrima, di amarti e di restarti accanto, nelle gioie e nelle avversità, insieme per sempre!”  
E per sancire questo giuramento i due giovani maghi ritornarono a baciarsi con ancora più ardore ed enfasi, ma questa volta pur toccandosi le due Lacrime non si unirono come poco prima né, i diciassettenni si accorsero solo dopo essersi di nuovo separati e aver riacquistato un po’ di lucidità, da esse si udì più risuonare il canto della Fenice o il ruggito del Drago.  
Ma stranamente né Harry, né Draco se ne preoccuparono più di tanto perché nel profondo del loro cuore, dove percepivano ancora l’immensa felicità provata dai due animali leggendari una volta riuniti, sapevano che li avrebbero sentiti ancora.
Ed avevano ragione: ne udirono ancora le voci quando raggiunsero insieme il massimo piacere la prima volta che fecero l’amore, quando ripeterono quegli stessi giuramenti il giorno del loro matrimonio, o durante il loro pericoloso lavoro di Auror. Successe infatti, durante un’imboscata in cui caddero entrambi vittima, che la Lacrima di Draco protesse Harry da una potentissima maledizione, racchiudendolo in uno spesso scudo forte ed impenetrabile proprio come la pelle del possente animale; la Lacrima di Fenice invece, proprio come il magico uccello, guarì in un attimo una mortale ferita inferta sul corpo di Draco.
Ma la Fenice dedicò loro il suo canto più bello e il Drago li infiammò del suo calore più intenso nell’istante in cui Harry e Draco concepirono i loro piccoli ‘cuccioli’: momenti questi, nella vita insieme dei due giovani innamorati, più felici e indimenticabili di tutti.
In molti furono tentati negli anni di impossessarsi delle due Lacrime incantate, ma nessuno fu mai in grado di toccare il rubino né di ricordarsi dello smeraldo per più di qualche secondo.
E questo perché: “Impregnate dell’Amore reciproco di chi le ha generate, anche le Lacrime di Drago e di Fenice desiderano tornare insieme, ed è per questo che solo vere Anime Gemelle sono destinate a riunirle.”
Harry e Draco, le vere Anime Gemelle che si amarono dallo stesso Amore antico ed eterno della Fenice e del Drago!  






N.A.:
Da dove cominciare… Indubbiamente da profonde e sincere scuse per il ritardo di ben sette mesi con cui ho aggiornato. Mi dispiace davvero! So che probabilmente, anzi sicuramente, molte/i di voi ormai non credevano più di vedere la fine di questa storia, che vi avevo assicurato già finita, e che mi avrete dato per certo per dispersa, cosa questa che in effetti mi è accaduta per davvero.

Non fisicamente, ma con la mente e con il cuore per alcuni mesi non ci sono stata più…
All’inizio di Gennaio una persona a me cara si è scoperta ammalata gravemente, nel giro di poche settimane la malattia si è acutizzata e a metà Febbraio questa persona se ne è andata, lasciandomi dentro un vuoto di cui ancora oggi non ho trovato il fondo.
Sinceramente Harry Potter è stato l’ultimo dei miei pensieri, troppo occupata a scontrarmi con una realtà dolorosa e angosciante, non ho potuto lasciare spazio alla... ‘fantasia’.
Ora però va indubbiamente meglio, ne ho approfittato infatti per rendere questo terzo capitolo più lungo ed interessante e ho ripreso a scrivere anche ‘Il piccolo Harry e il principe Draco’, che assicuro ancora una volta voglio finire. Ho già in mente una scaletta per ogni capitolo che manca, anche se ora mi ritrovo ad affrontare un’atroce dilemma di cui però vi parlerò magari quando aggiorno anche quest’altra fanfic.
Per ‘ANIME GEMELLE’ invece ero andata già da tempo un po’ avanti scrivendo nuovi capitoli, il problema è che il quinto cap., il prossimo da postare, non mi convince più per niente, vi assicuro che la trama è del tutto paradossale, letta dopo tanti mesi averla scritta, con cose del tipo: Narcissa che partorisce Draco al San Mungo! Il problema è che dovrei cambiare tutto, ma non riesco a trovare valide alternative, quindi sono indecisa se postarlo così com’è o aspettare che mi venga l’ispirazione giusta. Davvero non so…

Che dire ancora: SONO TORNATA! Però vi prego di non aspettare miei aggiornamenti in tempi troppo ravvicinati, perché con tutto il mio massimo impegno (che spero notiate con la cura e l’attenzione che mostro nello scrivere e descrivere le mie storie) materialmente e mentalmente non ce la faccio.
Però vi assicuro, per tutto quello che può dipendere da me, non vi abbandono! Perché con i vostri commenti, e-mail e il numero sempre in aumento di in quanti leggete le mie storie, mi avete dato in questi mesi più forza di quanto possiate immaginare!
E poi non so se riuscirete a credermi (magari più chi ha già scritto e pubblicato fan fiction), ma mi sono veramente affezionata al piccolo Harry, al punto che l’ho anche sognato! E, quasi come se fosse figlio mio, non desidero altro che renderlo felice con il suo amato Draco.
Quindi ribadisco: ci rivedremo! Nel frattempo grazie di cuore a voi che avete avuto la pazienza di leggere fin qui, a chi volesse lasciarmi un commento, a chi già l’ha fatto, e a tutti quelli che riescono ancora a sognare nonostante le brutture di una realtà a volte così tanto ingiusta e crudele.

Con Affetto sincero, Infinity19  

  
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