CAPITOLO 4: IL METODO DEL DETECTIVE BLISSARD
-Buongiorno signor Vetri- disse il detective Blissard.
L’ultimo ad essere stato interrogato da Genot sarebbe stato
il primo della nuova indagine.
-Lei sa perché sono qui?-. Leonardo non ebbe il tempo di
rispondere -Sono qui perché se lascio fare indagini a Genot
non scopriremo mai il colpevole.-
Il detective prese un tovagliolo in carta e estrasse dalla tasca una
penna blu.
Iniziò ad appuntare qualcosa, in una grafia confusa, storta
e per nulla chiara a Leonardo.
-Allora- cominciò- lei è Leonardo Vetri, nato il
7 settembre ad Asti. Padre medico, madre assicuratrice. Frequenta il
quarto anno al Liceo Classico Lagrangia. E’ alto un metro e
ottantadue e pesa 75 chilogrammi. Ho sbagliato qualcosa?-
-No, detective- disse abbassando gli occhi - ha ragione in tutto e per
tutto-
-Come ha conosciuto la vittima?-
-Ad una festa in piscina. Ero lì e ne ho fatto conoscenza.
Poco più di due mesi fa- disse abbassando gli occhi.
-Adesso mi spiega perché mi conta palle del genere.
L’ha detto anche a Genot. Quel deficiente. Dalle mie indagini
risulta che lei ha frequentato tre anni di Liceo Scientifico, proprio
in classe con Luca Geffri. Lei si è trasferito al Liceo
Classico solo nell’ultimo anno, per scappare proprio dalla
vittima e dal suo clan. Vero, o sbaglio?-
Silenzio.
Dopo qualche secondo, Vetri rispose tra le lacrime:- Ho passato i miei
tre anni più brutti per colpa sua. Ero escluso dalla classe.
Io ero il più piccolo, il più brutto, il
più tutto. Lui e la sua compagnia mi presero subito di mira.
Insulti prima. Botte poi. Ogni giorno dovevo dare loro almeno 5 euro a
testa per evitarmi sberle, pugni, schiaffi. Mai ne parlai con nessuno.
Sapevo che se l’avessi fatto mi sarei beccato del bambino, di
quello che si fa proteggere dalla mamma. All’inizio del
quarto anno sfruttai la scusa di non capire più la
matematica per trasferirmi. Due mesi fa l’ho rincontrato ad
una festa in piscina. Non mi ha riconosciuto, finchè non gli
ho detto il mio nome. S’è messo a ridere. Ma mi ha
invitato a venire qui in montagna.-
Blissard ascoltò tutto con attenzione, annotando alcune info
per lui importanti. Quando Vetri ebbe finito di parlare si accese una
sigaretta, proponendola anche al sospettato.
-No grazie. Faccio sport tutti i giorni. Se fumassi non ce la farei
più-
Blissard non insistette, ma riprese l’interrogatorio.
-Dunque non le dispiace che Geffri sia morto, vero?-
-Assolutamente. Speravo facesse una brutta fine. E finalmente qualcuno
gliel’ha fatta fare.-
-Genot ha detto che ha cambiato personalmente le cassette delle
telecamere. Gli altri in questa casa ne conoscevano
l’esistenza?-
-Si, tutti lo sapevamo… Ma Luca era convinto che lo sapessi
solo io. Anche se ovviamente l’ho detto agli altri. Mi dava
fastidio che fossero ripresi senza saperlo.-
Blissard annotò anche quei dati su un tovagliolo. Quindi
congedò Leonardo con una forte stretta di mano.
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