Rebecca Perliace
I Querciarosa
Feci saettare lo sguardo da Ardol a Thoas.
- Come sarebbe? Tu hai promesso di spiegarmi e ora cambi i programmi
come se niente fosse. Hai appena detto che sono pericolosi quei cosi
eppure ora credi di poterli tenere a bada.-
- L’unico modo per tenerti al sicuro è farti
nascondere. Se trovano solo me non possono fare niente, ma se trovano
te inventeranno una scusa e ti porteranno via per metterti
immediatamente sotto anestetico e a quel punto niente
impedirà al tuo amico spirito di eliminare
un’altra lucciola.-
- Mi dici chi sono questi soggetti di cui avete tanto timore?-
- Sono…sono marionette che si nascondono tra le persone.
Cercano quelli come te per consegnarli alla Saudade.-
- Ma se sono come noi non c’è nessuno
che li ferma? Non so…la polizia?- Thoas chinò il
capo come segno di rammarico. A quel punto capii e farlo mi
lasciò senza parole.
- Sono…sono loro la polizia.- Thoas annuì alla
mia affermazione con sdegno, qualcosa di lontano catturò la
sua attenzione.
- Mi dispiace Rebecca. Dovevo spiegarti tutto lo so, ma senza di me
sarà più facile. Troverai qualcuno che ti aiuti e
poi non è detto che non ci rivedremo.-
- No, avevi…avevi promesso, avevi promesso di spiegarmi.-
non poteva rimanere da solo contro soggetti così pericolosi.
- Rebecca non mi faranno niente, ma dovete andare e subito.- Ardol non
aspettò di farselo ripetere e in un attimo spostò
il coperchio del tombino e vi ci si infilò dentro. Porsi uno
sguardo incerto a Thoas che mi rivolgeva uno dei suoi sorrisi luminosi.
- Fidati.- disse lui tentando di convincermi.
- Non sono tranquilla. Voglio un’assicurazione, sincera
questa volta.- delle sirene si facevano sempre più vicine
emettendo il loro suono stridulo. Nonostante fosse combattuto alla fine
decise di accontentarmi.
- Ti raggiungerò dai Querciarosa, ci rivedremo li. Ora vai,
vai!- e con quelle parole mi feci forza ed entrai nel tombino e Thoas
me lo richiuse sopra la testa lasciandomi nel buio totale.
Thoas aveva appena rimesso il coperchio sul tombino che era
già pentito delle illusioni fatte a Rebecca. Se i Fantokki
che lo inseguivano non erano sotto la veste ufficiale avrebbero anche
potuto aggredirlo e nessuno avrebbe saputo niente. Poi si
ricordò del rumore delle sirene e si concesse un sospiro di
sollievo. Proprio in quel momento dall’entrata del cimitero
due uomini in uniforme si mossero sicuri verso Thoas: il primo era
snello e alto con capelli unti schiacciati dal cappello
dell’uniforme e la camicia sembrava poterlo contenere due
volte; il secondo era tozzo e dalle fattezze muscolose, con la fronte
piena di rughe, occhietti vispi e capelli di un biondo sporco come la
barba e i baffi.
- Guarda Mario, il giovane Thoas che gira in un cimitero. Un ragazzo
come te non dovrebbe essere in luoghi più allegri?- disse il
primo Fantokkio che dei due sembrava essere il capo.
- Non sapevo fosse vietato venire in un cimitero agente Slash, inoltre
se posso essere indiscreto credo che mi stiate pedinando.- i due agenti
a quell’affermazione si mostrarono sinceramente presi in
contro piede, non se lo aspettavano così diretto.
- Sei molto duro nelle tue affermazioni. Pensaci bene,
perché dovremmo pedinarti?- chiese il capo
- Perché siete qui?- la domanda li mise ancora di
più alle strette. Il poliziotto si guardò attorno
e con soddisfazione constatò che nessun altro a parte loro
tre erano in quella zona.
- Sai bene perché siamo qui. Ci giunge voce che passi troppo
il tuo tempo con persone estranee che non ti conoscono. Le importuni,
crei a loro disagi o problemi.-
- Qualcuno si è lamentato di me?- chiese sereno Thoas. I due
poliziotti si rivolsero uno sguardo veloce.
- No. Ciò nonostante ti teniamo d’occhio.-
- Mi mettete sotto sorveglianza quindi? Secondo la legge il vostro
metodo potrebbe dirsi inappropriato.-
- Capisco Thoas che non ti stiamo simpatici, ma capirai che vedere
qualcuno interessarsi alla vita di completi estranei senza uno scopo
è alquanto sospetto. Non vederla come un minaccia, ci
assicuriamo solo che tutti stiano bene anche dopo la tua visita.- Thoas
lo fulminò con lo sguardo
- Certo agenti capisco, quindi posso andare?- il poliziotto che fino a
quel momento era stato silente stava per ribattere ma il capo lo
fermò con un gesto, mentre nello stesso istante un corvo
passava sulle loro teste gracchiando e si dirigeva verso una nuova
meta. Slash lo guardò di sfuggita trattenendo un ghigno.
- Certamente, sei libero di andare.-
- Grazie, vi lascio ai vostri affari.- detto questo, Thoas si
allontanò a passi veloci fino a sparire dalla loro visuale.
- Perché lo lasciamo andare? Il capo non sarebbe
d’accordo.- chiese impassibile Mario.
Slash roteò gli occhi:- Il capo ha detto anche che
vuole la ragazza, ma qui non c’è. Se lo lasciamo
andare ci porterà dritti da lei, capito?- sospirò
Slash in segno di superiorità, mentre il suo compagno
annuiva soddisfatto del piano.
Il cunicolo era proprio come si poteva dedurre dall’esterno:
stretto e maleodorante. Nonostante ciò Ardol non mostrava
problemi per quel tanfo di marciume. Inoltre la luminosità
era rarefatta ed io non vedevo a da un palmo del naso.
Seguivo i passi della guida e con le mani mi assicuravo di non andare a
sbattere contro qualcosa. Nell’oscurità finalmente
vidi un bagliore che si intensificava passo dopo passo fino a rivelarsi
una torcia appesa nella parete destra all’altezza di Ardol.
Il piccoletto senza esitare prese la torcia e ricominciò a
percorrere il sudicio passaggio. “ Spero che ne valga la
pena” pensavo mentre le mie scarpe si inzaccheravano di
fanghiglia. Camminavamo silenziosi nella penombra per un tempo
considerevole. Alla fine mi scocciai.
- Ma esattamente dove siamo?- chiesi curiosa
- Siamo nelle fognature. Pensavo che la puzza lo rendesse ovvio.-
- Precisamente sotto l’ospedale.-
- Sotto l’ospedale? Scusa se te lo chiedo, ma come fate a non
farvi scoprire? Voglio dire, ci saranno dei controlli, dei lavori di
restauro. Come fanno a non accorgersi che passate per questa galleria?-
- Non galleria, gallerie.- precisò Ardol – qui
sotto ce ne saranno almeno una decina che portano a Albinea e Canali,
ancora di più per Reggio Emilia. Questa è la via
più breve da quando è crollata l’area
sinistra. Come dicevo prima non veniamo scoperti, ma le
ristrutturazioni a volte causano pesanti crolli.-
- Da quanto i Fantokki controllano la legge di sopra, la maggior parte
di noi si rifugia in questi cunicoli. Temo che però
durerà ancora per poco, poiché il progresso degli
umani non ha mai termine.-
- Cioè chiesi confusa?-
- Più progresso uguale meno spazio. Finiranno per occupare
anche tutto il sottosuolo.-
- Non credo che dovresti vederlo come un blocco il progresso, dopotutto
senza di esso non sareste riusciti a nascondervi qui sotto.-
- Infatti, senza non saremmo qui. Hai descritto una bella prospettiva.
E ora conserva il fiato, ne avrai bisogno.- disse sbuffando.
Ricominciò il silenzio. Non volevo innervosire Ardol, ma
speravo di ottenere qualche informazione in più. Resistetti
alla tentazione il più che potevo, ma alla fine prevalse.
- Ardol, scusa se te lo chiedo, ma tu in questa storia che ruolo hai?-
chiesi cercando di non inciampare.
- Ruolo? Io non ho un ruolo, ne ho parecchi. Contrabbandiere, guida,
qualche volta spia e oggi persino babysitter.- disse sdegnato il
piccoletto.
- Ehi! Io ho diciotto anni. So cavarmela perfettamente da sola.- Ardol
scoppiò in una risata di cuore.
- Certo, infatti sei con una persona che non hai mai visto prima
d’ora, nelle fognature, perché un ragazzo
conosciuto da appena un giorno te lo ha consigliato.- a quelle
considerazioni non potei ribattere, perché era tutto vero,
io avevo infranto molte leggi morali che avevo sempre rispettato.
Persino a cinque anni, l’età dove i normali
bambini sono scatenati e distruttivi, necessitavo di ordine per
concentrarmi e rimanere tranquilla, e in una giornata avevo verificato
l’imprevedibile.
- Non deve essere facile per te immagino.- disse Ardol senza voltarsi.
- In che senso?- chiesi riemergendo dai miei pensieri.
- Abbandonare i propri principi per ascoltare Thoas. Mi sono sempre
chiesto cosa provate voi Lucciole quando…succede.-
Cosa intendeva con “quando succede”?.
- Puoi spiegarti meglio perfavore?-
- Quando hai parlato con Thoas, prima di venire qui, immagino tu non
fossi del suo parere. Cosa ti ha fatto cambiare idea?- chiese
continuando nel percorso fangoso. Ci riflettevo sopra, ma nulla di
sensato era una scusa sufficientemente valida. Decisi quindi di
confidarmi con Ardol.
- Se ti dico la verità prometti di non farne parola con
nessuno?-
- More in bocca. Non ne farò parola a nessuno, lo giuro
sulla Gualchia Quercia.- anche se non sapevo minimamente di cosa stesse
parlando non indugiai.
- E’ difficile da spiegare…sapevo che avrei dovuto
chiamare mia madre e informarla, ma…qualcosa mi diceva che
Thoas sapeva cosa era meglio per me e così l’ho
seguito, come una gradevole sensazione di calore che ti avvolge. Mi
sentivo protetta. Un po’ strano, no?- arrossii a quelle
parole così significative.
“Ti prego, ti prego fa che mantenga la promessa e non dica
niente a nessuno.”
- Immagino di si. Dopotutto è normale sentirsi a proprio
agio con Thoas, è un bravo ragazzo.-
- Si, è questa l’idea che dà.-
- Perché, tu come lo vedi?- chiese ancora
- Credo che sia troppo caricato ti doveri, se ciò che mi ha
detto è vero. I suoi genitori non si chiedono
perché sia così assente da casa?- non rispondeva
e continuava a camminare - Cosa ne pensi Ardol?- ancora silenzio.
- Che c’è? Anche su questo argomento ho divieto di
conoscenza?-
- No, ma vedi…è al quanto delicato. Non sono
sicuro che Thoas approverebbe.-
- E se non dicessi nulla? Un segreto a testa.- Ardol si
fermò con la torcia che sfrigolava. Mi guardò
pensoso, infine sospirò:
- Potrebbe andare. Allora ascoltami bene, le Lucciole danno la
possibilità a ogni persona di esprimere un desiderio quando
viene raggiunta la maturità. Per impedire di mettere in
pericolo la sua famiglia Thoas, a diciassette anni, ha chiesto aiuto
alle Lucciole. Esse hanno cambiato la memoria dei suoi parenti e la
loro stessa vita. Tutto ciò tornerà alla
normalità quando la Saudade verrà fermata. Non
abitano più assieme a lui da sei mesi. Per Thoas
è stato un brutto colpo. All’inizio può
sembrare facile, ma l’ansia che prova deve essere enorme.-
disse ricominciando a camminare lasciandomi sbalordita mentre le scarpe
affondavano nella fanghiglia. Non riuscivo ad immaginare un dolore
così insopportabile.
- Ma ha sempre…quell’atteggiamento cordiale,
solare.- dissi risvegliandomi dal colpo.
- Thoas dice sempre “ solo perché la tua giornata
si rivela nuvolosa non devi far piovere anche in quella degli
altri”.- disse sorridendo.
- Solo? Solo?! Aprite gli occhi una buona volta? Nessuna persona
può tenere tutte queste emozioni dentro.-
- Cosa pretendi che faccia? Che si metta a piangere per le strade e a
picchiare nonnette a causa della sua “rabbia
repressa”? Lui sa che cosa deve fare e ciò che fa
è giusto per tutti quelli che lo circondano.-
- Capisco, ma nessuno si è mai chiesto tra voi se stesse
bene. Non si confida con nessuno per sfogarsi.-
- No, e se non lo fa è perché non vuole farlo.-
stavo per ribattere, ma un bagliore in fondo alla via puzzolente mi
distolse da ogni pensiero. Quando fummo ad un'altra uscita stretta
notai che era sotto qualcosa somigliante a uno spalto arrugginito.
Uscii fuori dal buco e strisciando sull’erba mi ritrovai nel
bel mezzo di un bosco con una strada asfaltata: il Parco Fola. Ardol
uscì poco dopo di me senza la torcia che sicuramente aveva
lasciato nel tombino.
- E ora che si fa?- chiesi impaziente. Il piccoletto mi
guardò con espressione seria.
- Voi giovani d’oggi siete troppo impazienti e smemorati.
Cosa avete per la testa?-
- Una vita serena e tranquilla, per me.- risposi sovrappensiero.
- Dobbiamo andare dai Querciarosa. Loro potranno proteggerti il tempo
sufficiente per far si che tu impari a cavartela da sola.- disse in
tono scocciato Ardol quasi parlasse con un bambino ignorante.
- E se non l’avessi intuito, quella di prima era una domanda
retorica.- disse dirigendosi verso un grosso albero. Lo seguii
immediatamente per il timore di essere lasciata indietro.
- Scusami se disturbo il tuo sonnellino, potresti farci passare?-
chiese il follettò accarezzando il tronco.
- Cosa stai facendo? E’ solo un albero.- dissi sperando che
non fosse impazzito.
- Per essere precisi, sono una quercia. Forse la più umile,
ma son pur sempre una quercia.- non mi sarei sorpresa a sentire delle
voci – credevo seriamente ormai di immaginarmi tutto - se non
avessi visto comparire un volto sull’albero e parlarmi.
- I quercia rosa sono disponibili adesso?- chiese impaziente Ardol.
- Hanno sempre da fare. Ma trovano sempre tempo per motivi importanti.-
- Possono riceverci?-
- Avete un motivo importante?-
- Non vengo mai a trovarli, ci sarà una ragione per la quale
sono qui, no?-
- Io non posso sapere i tuoi motivi, non leggo nel pensiero.-
- Senti testa di tubero, a meno che non vuoi vedere l’ultima
zona verde di questo posto abbattuta e usata per fare soprammobili, ti
consiglio di farci passare.- disse Ardol secco
- Una Quercia! Sono una quercia!- sbraitò mentre dietro di
se gli alberi si posizionavano a fare un passaggio.
- Vieni svelta.- disse trascinandomi con se verso l’ignoto.
Percorremmo quel sentiero fino a giungere in un luogo che aveva
dell’incredibile. Tre enormi alberi disposti a triangolo
erano circondati da uno spesso manto rosato.
- Benvenuto Ardol, rasserenati poiché qui nessuno
può turbare la quiete.- disse una voce melodiosa.
Ardol si inginocchiò all’improvviso, mentre una
creatura dai tratti umani si avvicinava. Le braccia, le gambe, tutta
l’anatomia era un groviglio di rami, mentre a sostituirne i
capelli aveva enormi petali di rose. Il volto era formato da due
fessure per gli occhi e una più grande per la bocca che
sembrava sorridermi.
Si fermò a meno di due passi da noi e si inchinò
leggermente.
- Benvenuti dai Querciarosa.- disse rivolgendoci uno sguardo benevolo.-
Il mio nome è Lindora.-
Rimasi ferma, credendo di sognare. Ardol mi colpì
leggermente con il gomito facendomi segno di inchinarmi a mia volta.
Con un po’ di esitazione eseguii il suggerimento.
Era tutto vero.
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Per due giorni il computer è andato in panne.
Speravo si riassettasse prima.
Scusate anche questo ritardo. Cercherò di non sfidare oltre
la vostra pazienza.
Thoas Pensiero
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