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Autore: Thoas Pensiero    15/07/2010    3 recensioni
Luccicano, solo per lui.
Come un faro nella nebbia devono farsi trovare.
Luccicano mostrando un vuoto,
mostrando di essere speciali.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rebecca Perliace
I Querciarosa

Feci saettare lo sguardo da Ardol a Thoas.
- Come sarebbe? Tu hai promesso di spiegarmi e ora cambi i programmi come se niente fosse. Hai appena detto che sono pericolosi quei cosi eppure ora credi di poterli tenere a bada.-
- L’unico modo per tenerti al sicuro è farti nascondere. Se trovano solo me non possono fare niente, ma se trovano te inventeranno una scusa e ti porteranno via per metterti immediatamente sotto anestetico e a quel punto niente impedirà al tuo amico spirito di eliminare un’altra lucciola.-
- Mi dici chi sono questi soggetti di cui avete tanto timore?-
- Sono…sono marionette che si nascondono tra le persone. Cercano quelli come te per consegnarli alla Saudade.-
- Ma se sono come noi  non c’è nessuno che li ferma? Non so…la polizia?- Thoas chinò il capo come segno di rammarico. A quel punto capii e farlo mi lasciò senza parole.
- Sono…sono loro la polizia.- Thoas annuì alla mia affermazione con sdegno, qualcosa di lontano catturò la sua attenzione.
- Mi dispiace Rebecca. Dovevo spiegarti tutto lo so, ma senza di me sarà più facile. Troverai qualcuno che ti aiuti e poi non è detto che non ci rivedremo.-
- No, avevi…avevi promesso, avevi promesso di spiegarmi.- non poteva rimanere da solo contro soggetti così pericolosi.
- Rebecca non mi faranno niente, ma dovete andare e subito.- Ardol non aspettò di farselo ripetere e in un attimo spostò il coperchio del tombino e vi ci si infilò dentro. Porsi uno sguardo incerto a Thoas che mi rivolgeva uno dei suoi sorrisi luminosi.
- Fidati.- disse lui tentando di convincermi.
- Non sono tranquilla. Voglio un’assicurazione, sincera questa volta.- delle sirene si facevano sempre più vicine emettendo il loro suono stridulo. Nonostante fosse combattuto alla fine decise di accontentarmi.
- Ti raggiungerò dai Querciarosa, ci rivedremo li. Ora vai, vai!- e con quelle parole mi feci forza ed entrai nel tombino e Thoas me lo richiuse sopra la testa lasciandomi nel buio totale.

Thoas aveva appena rimesso il coperchio sul tombino che era già pentito delle illusioni fatte a Rebecca. Se i Fantokki che lo inseguivano non erano sotto la veste ufficiale avrebbero anche potuto aggredirlo e nessuno avrebbe saputo niente. Poi si ricordò del rumore delle sirene e si concesse un sospiro di sollievo. Proprio in quel momento dall’entrata del cimitero due uomini in uniforme si mossero sicuri verso Thoas: il primo era snello e alto con capelli unti schiacciati dal cappello dell’uniforme e la camicia sembrava poterlo contenere due volte; il secondo era tozzo e dalle fattezze muscolose, con la fronte piena di rughe, occhietti vispi e capelli di un biondo sporco come la barba e i baffi.
- Guarda Mario, il giovane Thoas che gira in un cimitero. Un ragazzo come te non dovrebbe essere in luoghi più allegri?- disse il primo Fantokkio che dei due sembrava essere il capo.
- Non sapevo fosse vietato venire in un cimitero agente Slash, inoltre se posso essere indiscreto credo che mi stiate pedinando.- i due agenti a quell’affermazione si mostrarono sinceramente presi in contro piede, non se lo aspettavano così diretto.
- Sei molto duro nelle tue affermazioni. Pensaci bene, perché dovremmo pedinarti?- chiese il capo
- Perché siete qui?- la domanda li mise ancora di più alle strette. Il poliziotto si guardò attorno e con soddisfazione constatò che nessun altro a parte loro tre erano in quella zona.
- Sai bene perché siamo qui. Ci giunge voce che passi troppo il tuo tempo con persone estranee che non ti conoscono. Le importuni, crei a loro disagi o problemi.-
- Qualcuno si è lamentato di me?- chiese sereno Thoas. I due poliziotti si rivolsero uno sguardo veloce.
- No. Ciò nonostante ti teniamo d’occhio.-
- Mi mettete sotto sorveglianza quindi? Secondo la legge il vostro metodo potrebbe dirsi inappropriato.-
- Capisco Thoas che non ti stiamo simpatici, ma capirai che vedere qualcuno interessarsi alla vita di completi estranei senza uno scopo è alquanto sospetto. Non vederla come un minaccia, ci assicuriamo solo che tutti stiano bene anche dopo la tua visita.- Thoas lo fulminò con lo sguardo
- Certo agenti capisco, quindi posso andare?- il poliziotto che fino a quel momento era stato silente stava per ribattere ma il capo lo fermò con un gesto, mentre nello stesso istante un corvo passava sulle loro teste gracchiando e si dirigeva verso una nuova meta. Slash lo guardò di sfuggita trattenendo un ghigno.
- Certamente, sei libero di andare.-
- Grazie, vi lascio ai vostri affari.- detto questo, Thoas si allontanò a passi veloci fino a sparire dalla loro visuale.
- Perché lo lasciamo andare? Il capo non sarebbe d’accordo.- chiese impassibile Mario.
 Slash roteò gli occhi:- Il capo ha detto anche che vuole la ragazza, ma qui non c’è. Se lo lasciamo andare ci porterà dritti da lei, capito?- sospirò Slash in segno di superiorità, mentre il suo compagno annuiva soddisfatto del piano.

Il cunicolo era proprio come si poteva dedurre dall’esterno: stretto e maleodorante. Nonostante ciò Ardol non mostrava problemi per quel tanfo di marciume. Inoltre la luminosità era rarefatta ed io non vedevo a  da un palmo del naso. Seguivo i passi della guida e con le mani mi assicuravo di non andare a sbattere contro qualcosa. Nell’oscurità finalmente vidi un bagliore che si intensificava passo dopo passo fino a rivelarsi una torcia appesa nella parete destra all’altezza di Ardol. Il piccoletto senza esitare prese la torcia e ricominciò a percorrere il sudicio passaggio. “ Spero che ne valga la pena” pensavo mentre le mie scarpe si inzaccheravano di fanghiglia. Camminavamo silenziosi nella penombra per un tempo considerevole. Alla fine mi scocciai.
- Ma esattamente dove siamo?- chiesi curiosa
- Siamo nelle fognature. Pensavo che la puzza lo rendesse ovvio.-
- Precisamente sotto l’ospedale.-
- Sotto l’ospedale? Scusa se te lo chiedo, ma come fate a non farvi scoprire? Voglio dire, ci saranno dei controlli, dei lavori di restauro. Come fanno a non accorgersi che passate per questa galleria?-
- Non galleria, gallerie.- precisò Ardol – qui sotto ce ne saranno almeno una decina che portano a Albinea e Canali, ancora di più per Reggio Emilia. Questa è la via più breve da quando è crollata l’area sinistra. Come dicevo prima non veniamo scoperti, ma le ristrutturazioni a volte causano pesanti crolli.-
- Da quanto i Fantokki controllano la legge di sopra, la maggior parte di noi si rifugia in questi cunicoli. Temo che però durerà ancora per poco, poiché il progresso degli umani non ha mai termine.-
- Cioè chiesi confusa?-
- Più progresso uguale meno spazio. Finiranno per occupare anche tutto il sottosuolo.-
- Non credo che dovresti vederlo come un blocco il progresso, dopotutto senza di esso non sareste riusciti a nascondervi qui sotto.-
- Infatti, senza non saremmo qui. Hai descritto una bella prospettiva. E ora conserva il fiato, ne avrai bisogno.- disse sbuffando. Ricominciò il silenzio. Non volevo innervosire Ardol, ma speravo di ottenere qualche informazione in più. Resistetti alla tentazione il più che potevo, ma alla fine prevalse.
- Ardol, scusa se te lo chiedo, ma tu in questa storia che ruolo hai?- chiesi cercando di non inciampare.
- Ruolo? Io non ho un ruolo, ne ho parecchi. Contrabbandiere, guida, qualche volta spia e oggi persino babysitter.- disse sdegnato il piccoletto.
- Ehi! Io ho diciotto anni. So cavarmela perfettamente da sola.- Ardol scoppiò in una risata di cuore.
- Certo, infatti sei con una persona che non hai mai visto prima d’ora, nelle fognature, perché un ragazzo conosciuto da appena un giorno te lo ha consigliato.- a quelle considerazioni non potei ribattere, perché era tutto vero, io avevo infranto molte leggi morali che avevo sempre rispettato. Persino a cinque anni, l’età dove i normali bambini sono scatenati e distruttivi, necessitavo di ordine per concentrarmi e rimanere tranquilla, e in una giornata avevo verificato l’imprevedibile.
- Non deve essere facile per te immagino.- disse Ardol senza voltarsi.
- In che senso?- chiesi riemergendo dai miei pensieri.
- Abbandonare i propri principi per ascoltare Thoas. Mi sono sempre chiesto cosa provate voi Lucciole quando…succede.-
Cosa intendeva con “quando succede”?.
- Puoi spiegarti meglio perfavore?-
- Quando hai parlato con Thoas, prima di venire qui, immagino tu non fossi del suo parere. Cosa ti ha fatto cambiare idea?- chiese continuando nel percorso fangoso. Ci riflettevo sopra, ma nulla di sensato era una scusa sufficientemente valida. Decisi quindi di confidarmi con Ardol.
- Se ti dico la verità prometti di non farne parola con nessuno?-
- More in bocca. Non ne farò parola a nessuno, lo giuro sulla Gualchia Quercia.- anche se non sapevo minimamente di cosa stesse parlando non indugiai.
- E’ difficile da spiegare…sapevo che avrei dovuto chiamare mia madre e informarla, ma…qualcosa mi diceva che Thoas sapeva cosa era meglio per me e così l’ho seguito, come una gradevole sensazione di calore che ti avvolge. Mi sentivo protetta. Un po’ strano, no?- arrossii a quelle parole così significative.
“Ti prego, ti prego fa che mantenga la promessa e non dica niente a nessuno.”
- Immagino di si. Dopotutto è normale sentirsi a proprio agio con Thoas, è un bravo ragazzo.-
- Si, è questa l’idea che dà.-
- Perché, tu come lo vedi?- chiese ancora
- Credo che sia troppo caricato ti doveri, se ciò che mi ha detto è vero. I suoi genitori non si chiedono perché sia così assente da casa?- non rispondeva e continuava a camminare - Cosa ne pensi Ardol?- ancora silenzio.
- Che c’è? Anche su questo argomento ho divieto di conoscenza?-
- No, ma vedi…è al quanto delicato. Non sono sicuro che Thoas approverebbe.-
- E se non dicessi nulla? Un segreto a testa.- Ardol si fermò con la torcia che sfrigolava. Mi guardò pensoso, infine sospirò:
- Potrebbe andare. Allora ascoltami bene, le Lucciole danno la possibilità a ogni persona di esprimere un desiderio quando viene raggiunta la maturità. Per impedire di mettere in pericolo la sua famiglia Thoas, a diciassette anni, ha chiesto aiuto alle Lucciole. Esse hanno cambiato la memoria dei suoi parenti e la loro stessa vita. Tutto ciò tornerà alla normalità quando la Saudade verrà fermata. Non abitano più assieme a lui da sei mesi. Per Thoas è stato un brutto colpo. All’inizio può sembrare facile, ma l’ansia che prova deve essere enorme.- disse ricominciando a camminare lasciandomi sbalordita mentre le scarpe affondavano nella fanghiglia. Non riuscivo ad immaginare un dolore così insopportabile.
- Ma ha sempre…quell’atteggiamento cordiale, solare.- dissi risvegliandomi dal colpo.
- Thoas dice sempre “ solo perché la tua giornata si rivela nuvolosa non devi far piovere anche in quella degli altri”.- disse sorridendo.
- Solo? Solo?! Aprite gli occhi una buona volta? Nessuna persona può tenere tutte queste emozioni dentro.-
- Cosa pretendi che faccia? Che si metta a piangere per le strade e a picchiare nonnette a causa della sua “rabbia repressa”? Lui sa che cosa deve fare e ciò che fa è giusto per tutti quelli che lo circondano.-
- Capisco, ma nessuno si è mai chiesto tra voi se stesse bene. Non si confida con nessuno per sfogarsi.-
- No, e se non lo fa è perché non vuole farlo.- stavo per ribattere, ma un bagliore in fondo alla via puzzolente mi distolse da ogni pensiero. Quando fummo ad un'altra uscita stretta notai che era sotto qualcosa somigliante a uno spalto arrugginito. Uscii fuori dal buco e strisciando sull’erba mi ritrovai nel bel mezzo di un bosco con una strada asfaltata: il Parco Fola. Ardol uscì poco dopo di me senza la torcia che sicuramente aveva lasciato nel tombino.
- E ora che si fa?- chiesi impaziente. Il piccoletto mi guardò con espressione seria.
- Voi giovani d’oggi siete troppo impazienti e smemorati. Cosa avete per la testa?-
- Una vita serena e tranquilla, per me.- risposi sovrappensiero.
- Dobbiamo andare dai Querciarosa. Loro potranno proteggerti il tempo sufficiente per far si che tu impari a cavartela da sola.- disse in tono scocciato Ardol quasi parlasse con un bambino ignorante.
- E se non l’avessi intuito, quella di prima era una domanda retorica.- disse dirigendosi verso un grosso albero. Lo seguii immediatamente per il timore di essere lasciata indietro.
- Scusami se disturbo il tuo sonnellino, potresti farci passare?- chiese il follettò accarezzando il tronco.
- Cosa stai facendo? E’ solo un albero.- dissi sperando che non fosse impazzito.
- Per essere precisi, sono una quercia. Forse la più umile, ma son pur sempre una quercia.- non mi sarei sorpresa a sentire delle voci – credevo seriamente ormai di immaginarmi tutto - se non avessi visto comparire un volto sull’albero e parlarmi.
- I quercia rosa sono disponibili adesso?- chiese impaziente Ardol.
- Hanno sempre da fare. Ma trovano sempre tempo per motivi importanti.-
- Possono riceverci?-
- Avete un motivo importante?-
- Non vengo mai a trovarli, ci sarà una ragione per la quale sono qui, no?-
- Io non posso sapere i tuoi motivi, non leggo nel pensiero.-
- Senti testa di tubero, a meno che non vuoi vedere l’ultima zona verde di questo posto abbattuta e usata per fare soprammobili, ti consiglio di farci passare.- disse Ardol secco
- Una Quercia! Sono una quercia!- sbraitò mentre dietro di se gli alberi si posizionavano a fare un passaggio.
- Vieni svelta.- disse trascinandomi con se verso l’ignoto.
Percorremmo quel sentiero fino a giungere in un luogo che aveva dell’incredibile. Tre enormi alberi disposti a triangolo erano circondati da uno spesso manto rosato.
- Benvenuto Ardol, rasserenati poiché qui nessuno può turbare la quiete.- disse una voce melodiosa.
Ardol si inginocchiò all’improvviso, mentre una creatura dai tratti umani si avvicinava. Le braccia, le gambe, tutta l’anatomia era un groviglio di rami, mentre a sostituirne i capelli aveva enormi petali di rose. Il volto era formato da due fessure per gli occhi e una più grande per la bocca che sembrava sorridermi.
Si fermò a meno di due passi da noi e si inchinò leggermente.
- Benvenuti dai Querciarosa.- disse rivolgendoci uno sguardo benevolo.- Il mio nome è Lindora.-
Rimasi ferma, credendo di sognare. Ardol mi colpì leggermente con il gomito facendomi segno di inchinarmi a mia volta. Con un po’ di esitazione eseguii il suggerimento.
Era tutto vero.
***********************
Per due giorni il computer è  andato in panne. Speravo si riassettasse prima.
Scusate anche questo ritardo. Cercherò di non sfidare oltre la vostra pazienza.

Thoas Pensiero
  
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