12° Cap –
Il gran giorno era arrivato; quella mattina mi ero svegliata presto a
causa dell’agitazione. Feci tutte le cose con calma, anche se
avevo il cuore che batteva a mille! Quando scesi a fare colazione, vidi
che la Pacific High era già gremita di gente, operai a dire
il vero, che da qualche ora avevano iniziato a sistemare
l’Auditorium, con luci, altoparlanti e quant’altro
fosse necessario per lo spettacolo. I miei genitori sarebbero arrivati
nel tardo pomeriggio insieme a Paige; ciò significava che
avevo tutto il tempo di andare alle prove della mattina, mangiare un
boccone, farmi una doccia e riposarmi un po’ prima di
incontrarli. La fibrillazione che pervadeva l’intera Pacific
High aveva contagiato anche i professori, che infatti per quel giorno
avevano annullato le lezioni.
Una volta terminate le prove, rientrai in camera, e uscii il vestito e
tutti gli altri accessori dall’armadio; presi i biglietti per
i miei genitori e li misi sulla scrivania in modo da non dimenticarli,
e infine mi sdraiai sul letto con l’I-pod nelle orecchie. La
musica mi fece da ninna nanna e infatti mi addormentai, perdendo la
cognizione del tempo. Al mio risveglio sobbalzai sul letto: erano le 6!
In tutta fretta mi buttai sotto la doccia, mi asciugai i capelli e
iniziai la fase trucco. Quella sera avevo optato per un look molto
semplice, ed Em pensò ad arricciarmi i capelli. Lo
spettacolo era un evento importante per la Pacific High, per cui tutti
gli invitati erano vestiti come se stessero andando alla
‘Prima’ in qualche grande teatro. Persino Em, da
sempre contraria agli abiti eleganti, era avvolta da un bel vestito
lillà (il suo colore preferito).
Ormai mancava poco all’ingresso del pubblico in sala, e i
miei genitori erano appena arrivati, così scesi di corsa le
scale per raggiungerli all’ingresso –“
Ciao ma’, ciao pa’, ciao Paige!”
– li salutai allegramente. In fondo ero contenta di vederli,
anche se erano ancora all’oscuro sul perché avessi
insistito tanto a farli assistere allo spettacolo.
–“ Ehi, ciao piccola! – era mio padre
naturalmente – come stai? Sei elegantissima stasera...Non
trovi anche tu, Elisabeth?” Mia madre era tutta gongolante, e
ribattè –“ Ma naturalmente Richard, ed
è tutto merito mio: è mia figlia!”
–“Mamma, ti prego, non fare così davanti
a tutti...Ah, comunque ecco i vostri biglietti, vi conviene avviarvi
perché credo che lo spettacolo stia per
iniziare...” – “ Sorellona, e tu non
vieni con noi?” –
-“No Paige, io ho un altro posto, non li ho trovati
insieme.” – Lasciati i miei mi diressi verso il
‘dietro le quinte’ dell’Auditorium. Qui
trovai già tutti gli altri artisti che prendevano le ultime
istruzioni dal direttore d’orchestra, mentre qualcun altro
sbirciava da dietro il sipario per vedere la platea. Dal momento che
non dovevo esibirmi subito, preferii salire nel mio camerino, per
cercare di scaricare un po’ la tensione, e per non vedere la
sala che si riempiva con un leggero brusio. Dopo qualche minuto
calò il silenzio; subito dopo orchestra e direttore fecero
il loro ingresso sul palco, accompagnati da un applauso. ‘Ci
siamo’ pensai, seduta davanti allo specchio circondato dalle
lampadine nel camerino, come nei film. Presi un respiro profondo e
sorseggiai un po’ d’acqua, cercando di non avere la
gola troppo secca, ma con scarsi risultati: l’agitazione era
troppa. Nel frattempo mi resi conto che l’orchestra aveva
iniziato a suonare, e la musica parve calmarmi per qualche istante.
Quando il primo cantante salì sul palco, presi in mano i
miei spartiti e iniziai a ripassare le parole – che sapevo
già a memoria – per occupare il tempo senza
pensare a quando sarebbe arrivato il mio turno. Applausi. Qualche
complimento gridato dal pubblico. L’aria era terminata.
Improvvisamente la stanza dove mi trovavo mi parve minuscola, e iniziai
a percorrerla a passi frenetici avanti e indietro senza pace. Bzzz
bzzz. Qualcuno mi aveva mandato un messaggio “Stai
tranquilla, andrà tutto bene. So che ce la puoi fare! Ps.
E’ arrivato pure Diego, e ha dei fiori in mano. Non pensarci,
ti vogliamo tutti bene. Em”
Era come se mi avesse letto nel pensiero, avevo proprio bisogno di
qualche parola di conforto! L’idea che ci fosse anche suo
fratello non mi allettava minimamente, ma in quel momento poco
importava. Mi resi conto che era arrivato il mio momento solo quando
l’assistente di scena urlò –
“5 MINUTI E IN SCENAAAA!!!!!”
Il mio cuore cessò di battere per un istante, e poi riprese
la sua incessante corsa con più energia di prima... e io
cercai di convincere me stessa che di lì a poco non sarei
dovuta salire su un palcoscenico per prendere parte, di fronte a
migliaia di persone, allo spettacolo di fine anno organizzato dalla
Pacific High School.
Tutto era inutile; sarei voluta scappare, dire che stavo male,
qualsiasi cosa pur di non vedere tutti quegli spettatori che avrebbero
assistito alla mia esibizione, attenti ad ogni mio più
piccolo errore. Fino a qualche mese fa non avrei mai potuto immaginare
che oggi mi sarei trovata qui, a teatro, da protagonista e non da
semplice spettatrice!
“IN SCENAAAA!!!!”
Bene, il momento decisivo era finalmente arrivato, e avrei presto
saputo se i miei sforzi di quei mesi erano stati inutili o no.
Scesi le scale che separavano il mio camerino dal palcoscenico con
insolita lentezza e, una volta giunta in prossimità delle
quinte, iniziai a sentire il leggero brusìo proveniente
dalla folla in sala composta da amici, parenti conoscenti di
ciascuno studente partecipante allo spettacolo. Poi
all’improvviso le luci in sala si affievolirono fin quasi a
spegnersi, e io feci il mio ingresso sul palco.
La mia mente iniziò a vorticare presa dalla melodia che pian
piano si diffondeva ovunque, e a quel punto chiusi gli occhi e
anch’io, trasportata dalla musica, iniziai a cantare... Mi
accorsi appena del pubblico in sala, tanto ero concentrata per evitare
anche la più piccola imperfezione. Avevo deciso –
alla fine – di portare come pezzo, l’
“Addio del passato”, e come sempre, verso la fine
dell’aria alcune lacrime inumidirono i miei occhi...Passarono
quelli che a me sembrarono dei secondi interminabili, ma poi
partì l’applauso.
Un applauso lieve all’inizio, che poi si espanse sino a
diventare una vera e propria cascata. A quel punto, oltre alle lacrime
per l’aria, si aggiunsero quelle della felicità di
aver portato a termine – per la prima volta
– davanti ad un pubblico tanto grande per me, un
pezzo d’opera, senza nemmeno un errore. Strinsi la
mano al direttore d’orchestra come di consuetudine,
ringraziai ancora una volta il pubblico, e uscii dal palco.
Avevo il cuore che batteva velocissimo, ma questa volta non era la
tensione ma la felicità a farlo battere tanto rapidamente!
Corsi su per le scale fino al mio camerino, chiusi la porta alle mie
spalle e iniziai a saltare come una bambina dalla contentezza. Le altre
esibizioni andarono altrettanto bene, e finalmente giunse il momento
del Brindisi finale; fu talmente gradito dal pubblico che dovemmo fare
anche un bis! Poi, terminato lo spettacolo, raccogliemmo le nostre cose
e pian piano iniziammo ad uscire per raggiungere parenti ed amici. I
primi che incontrai furono Em, Brian, Rachel e gli altri –
“Bravaaa! Siete stati tutti bravissimi, ma tu ci sei piaciuta
di più – si nota che siamo il tuo fan club,
vero?” . Non potei trattenermi dallo scoppiare in una
fragorosa risata e ringraziai tutti di cuore per avermi sostenuto
durante tutto questo percorso.
Poi andai dai miei genitori, intenti a parlare con quelli di Em, e con
loro c’era pure Diego effettivamente.
–“Ciao a tutti...piaciuto lo spettacolo?”
Chiesi con falsa nonchalance. –“Ma naturalmente!
Siete stati eccezionali davvero, complimenti!” – I
miei genitori erano rimasti in silenzio, con un’aria tra
l’interrogativo e il serio –“Non ci avevi
detto che tra gli artisti ci saresti stata anche tu...”
– Esordirono, e in cuor mio temevo che si sarebbero
arrabbiati per aver tenuto nascosto loro la cosa.
–“Ehm, si lo so, è che io
volevo...” – “Non una parola di
più signorina! Hai fatto bene a non dirci niente, ci hai
conservato la sorpresa! Quando ti abbiamo vista uscire sul palco non
potevamo credere ai nostri occhi...Ci hai regalato una gioia immensa, e
adesso crediamo sia il caso che tu prenda lezioni di canto!”
–
Feci appena a tempo a ringraziarli, che dalle mie spalle provenne una
voce – “Non sarà necessario.”
Ci girammo tutti in direzione di quelle parole, e ci si
avvicinò una signora piuttosto alta, dall’aria
severa e professionale, con una cartellina sotto il braccio.
–“ Mi presento. Sono Amalia Ford, e sono la
vicedirettrice della Juilliard School di New York. Sono stata
mandata ad assistere a questo spettacolo, alla ricerca di nuovi talenti
nel campo della musica, e vostra figlia è fra questi. Se non
avete nulla in contrario, dal prossimo anno Melanie potrà
frequentare i nostri corsi, prendere lezioni di canto e perfezionarsi
presso la nostra Accademia.”
Rimanemmo tutti senza parole per alcuni istanti, cercando di assimilare
il più possibile ciò che avevamo appena sentito.
Il primo a parlare fu mio padre –“Davvero lei crede
che mia figlia potrebbe frequentare la Juilliard?”
– “Certo signor Parker, sua figlia ha del
potenziale, e sarebbe un peccato non utilizzarlo al meglio. Capisco che
vogliate pensarci un po’ su, per cui vi lascio il mio
biglietto da visita. Non esitate a chiamare per qualsiasi dubbio o per
prendere accordi sulla sistemazione etc. Se volete scusarmi ora devo
raggiungere qualche altro ‘talento’, buona serata e
arrivederci...”
Come se ne fu andata ci scambiammo un’occhiata stupita e
colma di felicità, e, quando Paige gridò
–“Che bello! Ho una sorella famosa!”
– tutti ridemmo allegramente! Ad un certo punto notai che
Diego voleva dirmi qualcosa, ma che non riusciva a prendere
l’iniziativa, così pensai di dargli una mano io
–“Allora Diego, che ne pensi dello
spettacolo?” –“Oh, si, molto bello
davvero, sei stata brava! Tieni a proposito, questi sono per
te...” –E mi porse un mazzo di fiori colorati, tra
cui spiccava un’orchidea – uno dei miei fiori
preferiti – “Grazie Diego, ma non
dovevi...” –“Figurati! Senti Mel, ti devo
parlare un attimo, possiamo allontanarci un po’?”
E così ci avviammo verso una delle uscite che conducevano al
giardino. –“Dimmi tutto Diego, ti
ascolto...” – “Beh, non so esattamente da
dove cominciare. Ci sono tante cose che vorrei dirti...Innanzitutto
scusa per tutte le volte che mi sono comportato male con te; poi,
l’averti vista alla festa di Halloween con, con quel coso mi
ha fatto stare male. Si, so che ero anche io in compagnia di qualcuno,
ma non valeva niente per me, era solo un modo per cercare di
dimenticarmi di te una volta per tutte.
Purtroppo però non ci sono riuscito, infatti ho lasciato
Melissa la mattina dopo. Em per tutto questo tempo mi ha tenuto
informato di quello che facevi, se stavi con qualcuno e se avevi mai
chiesto di me...So di non essere perfetto, e magari non lo
sarò mai, ma quello che ti voglio chiedere è se
mi vuoi e se mi puoi dare una possibilità di stare con te.
Prometto che mi comporterò bene e che non ti
tradirò! Mi piaci davvero e non vorrei mai farti
soffrire...” – Dopo una simile dichiarazione non
sapevo cosa dire, perché da un lato era quello che avevo
sempre sperato, ma dall’altro non volevo dargli
l’impressione che avessi aspettato lui per tutto questo
tempo. Per cui mi presi tutto il tempo necessario a farlo rimanere
sulle spine, e poi gli risposi –“Dunque, so che per
te la mia risposta è importante, e proprio per questo voglio
essere sincera al massimo.
In passato mi piacevi, e pure tanto...Avrei fatto di tutto per te. Ma
poi sono cresciuta e le cose sono cambiate; tu non mi hai mai fatto
capire se provavi qualcosa per me, quindi ho cercato di dimenticarti
per non soffrire...Sembrava fatto apposta però, che quando
stavo per riuscirci, tu – non so come –
riapparivi e tutto diventava di nuovo difficile. Ad essere sincera, non
avevo mai smesso di sperare che un giorno ti saresti fatto avanti! Quel
giorno è arrivato, ed è anche il momento di darti
la mia risposta. Nonostante il passato, visto che tutti facciamo degli
errori, voglio darti una possibilità, spero non mi
deluderai.” –
Diego rimase qualche istante in silenzio, ma poi la felicità
si materializzò sul suo volto e mi abbracciò di
slancio! Mentre rientravamo nell’edificio mi prese la mano e
un sorriso affiorò sulle mie labbra...Come entrammo, Em ci
venne incontro con un sorriso a trentaquattro denti di una che la
sapeva lunga, e subito mi bisbigliò all’orecchio
–“Allora? Posso finalmente chiamarti cognata? Spero
non ne abbia combinata una delle sue..”
–“Em, da quando ti occupi della vita sentimentale
di tuo fratello? E soprattutto, senza dirmi niente?”
– “Da quando ho capito che era cotto di te e non
aveva il coraggio di fare il primo passo...E poi dai, l’idea
di diventare cognata era troppo allettante per lasciarmela
scappare!”
–“Em, devo forse ricordarti che sei tu
quella allergica ai sentimenti? Comunque grazie...”
–“Ecco, sapevo che mi avresti ringraziato! Comunque
quella era la vecchia Em, sto iniziando a convertirmi...del resto, non
potrei stare con Brian se fosse diversamente!” –
Tra me e me iniziai a pensare che quella sera era come se ogni cosa
stesse prendendo il suo posto; lo spettacolo, la Juilliard,
Diego. Era come se qualcuno avesse pianificato tutto e avesse sistemato
ogni pezzo del puzzle al posto giusto...Le mie aspettative per il
futuro? Non ne avevo!
Ero felice in quel momento, e questo era l’importante; cosa
sarebbe successo dopo non contava,volevo godermi ogni istante di questa
mia ‘nuova’ vita...Finalmente anche io avevo avuto
il mio Nuovo Inizio...
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