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Autore: arcy90    16/07/2010    2 recensioni
CINQUE MINUTI E IN SCENA!!
[...] Poi all’improvviso le luci in sala si affievolirono fin quasi a spegnersi, e io feci il mio ingresso sul palco.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12° Cap –
Il gran giorno era arrivato; quella mattina mi ero svegliata presto a causa dell’agitazione. Feci tutte le cose con calma, anche se avevo il cuore che batteva a mille! Quando scesi a fare colazione, vidi che la Pacific High era già gremita di gente, operai a dire il vero, che da qualche ora avevano iniziato a sistemare l’Auditorium, con luci, altoparlanti e quant’altro fosse necessario per lo spettacolo. I miei genitori sarebbero arrivati nel tardo pomeriggio insieme a Paige; ciò significava che avevo tutto il tempo di andare alle prove della mattina, mangiare un boccone, farmi una doccia e riposarmi un po’ prima di incontrarli. La fibrillazione che pervadeva l’intera Pacific High aveva contagiato anche i professori, che infatti per quel giorno avevano annullato le lezioni.

Una volta terminate le prove, rientrai in camera, e uscii il vestito e tutti gli altri accessori dall’armadio; presi i biglietti per i miei genitori e li misi sulla scrivania in modo da non dimenticarli, e infine mi sdraiai sul letto con l’I-pod nelle orecchie. La musica mi fece da ninna nanna e infatti mi addormentai, perdendo la cognizione del tempo. Al mio risveglio sobbalzai sul letto: erano le 6! In tutta fretta mi buttai sotto la doccia, mi asciugai i capelli e iniziai la fase trucco. Quella sera avevo optato per un look molto semplice, ed Em pensò ad arricciarmi i capelli. Lo spettacolo era un evento importante per la Pacific High, per cui tutti gli invitati erano vestiti come se stessero andando alla ‘Prima’ in qualche grande teatro. Persino Em, da sempre contraria agli abiti eleganti, era avvolta da un bel vestito lillà (il suo colore preferito).

Ormai mancava poco all’ingresso del pubblico in sala, e i miei genitori erano appena arrivati, così scesi di corsa le scale per raggiungerli all’ingresso –“ Ciao ma’, ciao pa’, ciao Paige!” – li salutai allegramente. In fondo ero contenta di vederli, anche se erano ancora all’oscuro sul perché avessi insistito tanto a farli assistere allo spettacolo. –“ Ehi, ciao piccola! – era mio padre naturalmente – come stai? Sei elegantissima stasera...Non trovi anche tu, Elisabeth?” Mia madre era tutta gongolante, e ribattè –“ Ma naturalmente Richard, ed è tutto merito mio: è mia figlia!” –“Mamma, ti prego, non fare così davanti a tutti...Ah, comunque ecco i vostri biglietti, vi conviene avviarvi perché credo che lo spettacolo stia per iniziare...” – “ Sorellona, e tu non vieni con noi?” –

-“No Paige, io ho un altro posto, non li ho trovati insieme.” – Lasciati i miei mi diressi verso il ‘dietro le quinte’ dell’Auditorium. Qui trovai già tutti gli altri artisti che prendevano le ultime istruzioni dal direttore d’orchestra, mentre qualcun altro sbirciava da dietro il sipario per vedere la platea. Dal momento che non dovevo esibirmi subito, preferii salire nel mio camerino, per cercare di scaricare un po’ la tensione, e per non vedere la sala che si riempiva con un leggero brusio. Dopo qualche minuto calò il silenzio; subito dopo orchestra e direttore fecero il loro ingresso sul palco, accompagnati da un applauso. ‘Ci siamo’ pensai, seduta davanti allo specchio circondato dalle lampadine nel camerino, come nei film. Presi un respiro profondo e sorseggiai un po’ d’acqua, cercando di non avere la gola troppo secca, ma con scarsi risultati: l’agitazione era troppa. Nel frattempo mi resi conto che l’orchestra aveva iniziato a suonare, e la musica parve calmarmi per qualche istante.

Quando il primo cantante salì sul palco, presi in mano i miei spartiti e iniziai a ripassare le parole – che sapevo già a memoria – per occupare il tempo senza pensare a quando sarebbe arrivato il mio turno. Applausi. Qualche complimento gridato dal pubblico. L’aria era terminata. Improvvisamente la stanza dove mi trovavo mi parve minuscola, e iniziai a percorrerla a passi frenetici avanti e indietro senza pace. Bzzz bzzz. Qualcuno mi aveva mandato un messaggio “Stai tranquilla, andrà tutto bene. So che ce la puoi fare! Ps. E’ arrivato pure Diego, e ha dei fiori in mano. Non pensarci, ti vogliamo tutti bene. Em”
Era come se mi avesse letto nel pensiero, avevo proprio bisogno di qualche parola di conforto! L’idea che ci fosse anche suo fratello non mi allettava minimamente, ma in quel momento poco importava. Mi resi conto che era arrivato il mio momento solo quando l’assistente di scena urlò – “5 MINUTI E IN SCENAAAA!!!!!”

Il mio cuore cessò di battere per un istante, e poi riprese la sua incessante corsa con più energia di prima... e io cercai di convincere me stessa che di lì a poco non sarei dovuta salire su un palcoscenico per prendere parte, di fronte a migliaia di persone, allo spettacolo di fine anno organizzato dalla Pacific High School.
Tutto era inutile; sarei voluta scappare, dire che stavo male, qualsiasi cosa pur di non vedere tutti quegli spettatori che avrebbero assistito alla mia esibizione, attenti ad ogni mio più piccolo errore. Fino a qualche mese fa non avrei mai potuto immaginare che oggi mi sarei trovata qui, a teatro, da protagonista e non da semplice spettatrice!

“IN SCENAAAA!!!!”
Bene, il momento decisivo era finalmente arrivato, e avrei presto saputo se i miei sforzi di quei mesi erano stati inutili o no.
Scesi le scale che separavano il mio camerino dal palcoscenico con insolita lentezza e, una volta giunta in prossimità delle quinte, iniziai a sentire il leggero brusìo proveniente dalla folla in sala composta da amici, parenti  conoscenti di ciascuno studente partecipante allo spettacolo. Poi all’improvviso le luci in sala si affievolirono fin quasi a spegnersi, e io feci il mio ingresso sul palco.

La mia mente iniziò a vorticare presa dalla melodia che pian piano si diffondeva ovunque, e a quel punto chiusi gli occhi e anch’io, trasportata dalla musica, iniziai a cantare... Mi accorsi appena del pubblico in sala, tanto ero concentrata per evitare anche la più piccola imperfezione. Avevo deciso – alla fine – di portare come pezzo, l’ “Addio del passato”, e come sempre, verso la fine dell’aria alcune lacrime inumidirono i miei occhi...Passarono quelli che a me sembrarono dei secondi interminabili, ma poi partì l’applauso.

Un applauso lieve all’inizio, che poi si espanse sino a diventare una vera e propria cascata. A quel punto, oltre alle lacrime per l’aria, si aggiunsero quelle della felicità di aver portato a termine – per la prima volta –  davanti ad un pubblico tanto grande per me, un pezzo d’opera,  senza nemmeno un errore. Strinsi la mano al direttore d’orchestra come di consuetudine, ringraziai ancora una volta il pubblico, e uscii dal palco.

Avevo il cuore che batteva velocissimo, ma questa volta non era la tensione ma la felicità a farlo battere tanto rapidamente! Corsi su per le scale fino al mio camerino, chiusi la porta alle mie spalle e iniziai a saltare come una bambina dalla contentezza. Le altre esibizioni andarono altrettanto bene, e finalmente giunse il momento del Brindisi finale; fu talmente gradito dal pubblico che dovemmo fare anche un bis! Poi, terminato lo spettacolo, raccogliemmo le nostre cose e pian piano iniziammo ad uscire per raggiungere parenti ed amici. I primi che incontrai furono Em, Brian, Rachel e gli altri – “Bravaaa! Siete stati tutti bravissimi, ma tu ci sei piaciuta di più – si nota che siamo il tuo fan club, vero?” . Non potei trattenermi dallo scoppiare in una fragorosa risata e ringraziai tutti di cuore per avermi sostenuto durante tutto questo percorso.

Poi andai dai miei genitori, intenti a parlare con quelli di Em, e con loro c’era pure Diego effettivamente. –“Ciao a tutti...piaciuto lo spettacolo?” Chiesi con falsa nonchalance. –“Ma naturalmente! Siete stati eccezionali davvero, complimenti!” – I miei genitori erano rimasti in silenzio, con un’aria tra l’interrogativo e il serio –“Non ci avevi detto che tra gli artisti ci saresti stata anche tu...” – Esordirono, e in cuor mio temevo che si sarebbero arrabbiati per aver tenuto nascosto loro la cosa. –“Ehm, si lo so, è che io volevo...” – “Non una parola di più signorina! Hai fatto bene a non dirci niente, ci hai conservato la sorpresa! Quando ti abbiamo vista uscire sul palco non potevamo credere ai nostri occhi...Ci hai regalato una gioia immensa, e adesso crediamo sia il caso che tu prenda lezioni di canto!” –

Feci appena a tempo a ringraziarli, che dalle mie spalle provenne una voce – “Non sarà necessario.” Ci girammo tutti in direzione di quelle parole, e ci si avvicinò una signora piuttosto alta, dall’aria severa e professionale, con una cartellina sotto il braccio. –“ Mi presento. Sono Amalia Ford, e sono la vicedirettrice della  Juilliard School di New York. Sono stata mandata ad assistere a questo spettacolo, alla ricerca di nuovi talenti nel campo della musica, e vostra figlia è fra questi. Se non avete nulla in contrario, dal prossimo anno Melanie potrà frequentare i nostri corsi, prendere lezioni di canto e perfezionarsi presso la nostra Accademia.”

Rimanemmo tutti senza parole per alcuni istanti, cercando di assimilare il più possibile ciò che avevamo appena sentito. Il primo a parlare fu mio padre –“Davvero lei crede che mia figlia potrebbe frequentare la Juilliard?” – “Certo signor Parker, sua figlia ha del potenziale, e sarebbe un peccato non utilizzarlo al meglio. Capisco che vogliate pensarci un po’ su, per cui vi lascio il mio biglietto da visita. Non esitate a chiamare per qualsiasi dubbio o per prendere accordi sulla sistemazione etc. Se volete scusarmi ora devo raggiungere qualche altro ‘talento’, buona serata e arrivederci...”

Come se ne fu andata ci scambiammo un’occhiata stupita e colma di felicità, e, quando Paige gridò –“Che bello! Ho una sorella famosa!” – tutti ridemmo allegramente! Ad un certo punto notai che Diego voleva dirmi qualcosa, ma che non riusciva a prendere l’iniziativa, così pensai di dargli una mano io –“Allora Diego, che ne pensi dello spettacolo?” –“Oh, si, molto bello davvero, sei stata brava! Tieni a proposito, questi sono per te...” –E mi porse un mazzo di fiori colorati, tra cui spiccava un’orchidea – uno dei miei fiori preferiti – “Grazie Diego, ma non dovevi...” –“Figurati! Senti Mel, ti devo parlare un attimo, possiamo allontanarci un po’?”

E così ci avviammo verso una delle uscite che conducevano al giardino. –“Dimmi tutto Diego, ti ascolto...” – “Beh, non so esattamente da dove cominciare. Ci sono tante cose che vorrei dirti...Innanzitutto scusa per tutte le volte che mi sono comportato male con te; poi, l’averti vista alla festa di Halloween con, con quel coso mi ha fatto stare male. Si, so che ero anche io in compagnia di qualcuno, ma non valeva niente per me, era solo un modo per cercare di dimenticarmi di te una volta per tutte.

Purtroppo però non ci sono riuscito, infatti ho lasciato Melissa la mattina dopo. Em per tutto questo tempo mi ha tenuto informato di quello che facevi, se stavi con qualcuno e se avevi mai chiesto di me...So di non essere perfetto, e magari non lo sarò mai, ma quello che ti voglio chiedere è se mi vuoi e se mi puoi dare una possibilità di stare con te. Prometto che mi comporterò bene e che non ti tradirò! Mi piaci davvero e non vorrei mai farti soffrire...” – Dopo una simile dichiarazione non sapevo cosa dire, perché da un lato era quello che avevo sempre sperato, ma dall’altro non volevo dargli l’impressione che avessi aspettato lui per tutto questo tempo. Per cui mi presi tutto il tempo necessario a farlo rimanere sulle spine, e poi gli risposi –“Dunque, so che per te la mia risposta è importante, e proprio per questo voglio essere sincera al massimo.

In passato mi piacevi, e pure tanto...Avrei fatto di tutto per te. Ma poi sono cresciuta e le cose sono cambiate; tu non mi hai mai fatto capire se provavi qualcosa per me, quindi ho cercato di dimenticarti per non soffrire...Sembrava fatto apposta però, che quando stavo per riuscirci, tu – non so come –  riapparivi e tutto diventava di nuovo difficile. Ad essere sincera, non avevo mai smesso di sperare che un giorno ti saresti fatto avanti! Quel giorno è arrivato, ed è anche il momento di darti la mia risposta. Nonostante il passato, visto che tutti facciamo degli errori, voglio darti una possibilità, spero non mi deluderai.” –
Diego rimase qualche istante in silenzio, ma poi la felicità si materializzò sul suo volto e mi abbracciò di slancio! Mentre rientravamo nell’edificio mi prese la mano e un sorriso affiorò sulle mie labbra...Come entrammo, Em ci venne incontro con un sorriso a trentaquattro denti di una che la sapeva lunga, e subito mi bisbigliò all’orecchio –“Allora? Posso finalmente chiamarti cognata? Spero non ne abbia combinata una delle sue..” –“Em, da quando ti occupi della vita sentimentale di tuo fratello? E soprattutto, senza dirmi niente?” – “Da quando ho capito che era cotto di te e non aveva il coraggio di fare il primo passo...E poi dai, l’idea di diventare cognata era troppo allettante per lasciarmela scappare!”

–“Em, devo forse ricordarti che sei tu quella  allergica ai sentimenti? Comunque grazie...” –“Ecco, sapevo che mi avresti ringraziato! Comunque quella era la vecchia Em, sto iniziando a convertirmi...del resto, non potrei stare con Brian se fosse diversamente!” – Tra me e me iniziai a pensare che quella sera era come se ogni cosa stesse prendendo il suo posto;  lo spettacolo, la Juilliard, Diego. Era come se qualcuno avesse pianificato tutto e avesse sistemato ogni pezzo del puzzle al posto giusto...Le mie aspettative per il futuro? Non ne avevo!

Ero felice in quel momento, e questo era l’importante; cosa sarebbe successo dopo non contava,volevo godermi ogni istante di questa mia ‘nuova’ vita...Finalmente anche io avevo avuto il mio Nuovo Inizio...
  
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