Capitolo 24
Caen cadde sul freddo pavimento nero sbattendo violentemente le
ginocchia, alzò lo sguardo verso il telo nero che aveva
sempre guardato con rispetto si parava davanti a lui come un annuncio
di morte.
I suoi occhi brillavano ancora fieri ostentando un sorrisetto che gli
attraversava il viso come un taglio trasversale.
-Inchinati bastardo!- sibilò il Sacerdote calciandolo sulla
schiena così forte da togliergli il fiato
–Signora…- riprese con una sorta di ammirazione
nella voce –Cosa volete fare di questo cane?
-Non c’è bisogno che tu lo sappia- quella voce
fredda, metallica, che tante volte gli aveva donato speranza,
colpì Caen come una doccia gelata –Vai pure,
lasciaci soli.-
L’uomo si congedò con un inchino deferente e
guardò Caen truce, gli occhi che brillavano d’odio
appena nascosti dal cappuccio bianco del mantello.
Il rosso gli sorrise accondiscende, non temeva più nulla,
l’abisso che lo aspettava non lo spaventava più,
dopo tutto cosa lasciava dietro di sé?
Una vita vuota, la vita di una marionetta, di un contenitore privo di
anima, un burattino ormai inutile che andava rotto.
Poi lasciava Josh.
Sì, il fratello era l’unica cosa importante che
lasciava dietro di se.
Lo abbandonava, solo con i suoi incubi e le sue paure, ma se fosse
riuscito a salvare il diario, quello sarebbe valso più di
mille parole, più di tutto quello che da vivo avrebbe potuto
fare.
-Caen, figlio mio- il suo tono privo di ogni emozione gli ricordava
quello di una candela spenta che ancora emette un leggero sibilo
soffocato dalla sua stessa cera.
-Cosa ci facevi nella libreria proibita?- poteva mentirle, dirle che
ancora la rispettiva come una dea, che non aveva letto nulla, che era
stato tutto uno sbaglio.
Poteva farlo, poteva, ma perché avrebbe dovuto?
-Scoprivo la verità- dichiarò con voce roca e
più fievole di quanto volesse.
-Quale verità?
-Quella che voi non avete voluto accettare- annunciò con un
tono fattosi più forte.
La tenda si mosse improvvisamente come se un turbine l’avesse
scossa e una mano gelida, dalle dita lunghe e affilate strinse il collo
di Caen.
Era eterea, rugosa, segnata dagli indelebili segni del tempo e,
contemporaneamente, forte, possente e letale.
-Potrei ucciderti ora- disse la Madre -è da tantissimo tempo
che non sento il profumo del sangue sulle mie mani.
Caen alzò lo sguardo verso il volto della donna e, vedendolo
emergere dall’oscurità con quel suo pallore
irreale, mormorò con voce soffocata –Voi siete
proprio come vi avevo immaginato-.
Né lo stupore né l’orrore erano dipinti
sul suo volto perché non provava nessuna delle due
sensazioni, lo dominava solo la fredda certezza di dover salvare quel
diario.
-Tu…- quella voce fredda che rimbombava ovunque non sembrava
appartenere a quell’esile creatura che gli stringeva il collo
-Tu, hai letto il Diario vero?
Caen sussultò impercettibilmente, allora sapeva della sua
esistenza, credeva che la Madre non fosse nemmeno a conoscenza di quel
manoscritto.
Si nascose di nuovo dietro quella maschera di un ghigno spavaldo ed
enigmatico –Naturalmente.
Lei lo strinse ancora di più, le sue unghie strozzavano la
carne del ragazzo che reprimeva qualsiasi segno di cedimento, sebbene
sentisse i suoi polmoni accartocciarsi privi d’aria e i suoi
occhi bruciare.
-Dov’è? – chiese la Signora con rabbia
–Dov’è quel dannato diario?
Lui la guardò inespressivo –Dov’era
prima è ora- sussurrò con un tono che cercava di
sembrare scherzoso.
La Madre lasciò la presa –Lo spero per te.
Caen tossì cercando di riprendere ossigeno, ma i singulti
della tosse lo soffocavano e lo costringevano a chiudere gli occhi
velati da lacrime di dolore.
La Signora rise fredda –Comunque non ti posso ancora
uccidere, mi servi vivo.-si avvicinò a lui sfiorandogli il
naso –Quelli deboli come te mi servono sempre vivi, prima di
essere gettati.
Caen sgranò gli occhi, ma cercò di rimanere
inespressivo, allora non sarebbe morto ora? Cosa voleva ancora da lui?
–Vado a chiamare i Cacciatori per scortarti nelle prigioni-
disse la Madre inespressiva –Dopo avrò ancora
bisogno di te per un lavoretto- e se ne andò divorata dalla
tenda lasciandolo solo con la morte.
La morte che ormai era una sua vecchia amica.
Una vecchia conoscente dalle mani gelide e sottili che lo gremivano
continuamente per cercare di portarlo via con se per
l’eternità.
Si scrollo di dosso il terrore, l’essenziale era salvare il
libro, solo quel diario era importante.
E il miglior nascondiglio era fra i suoi simili.
Amy si svegliò, la paura che le attanagliava lo stomaco e la
faceva respirare affannosamente, il buio, soffocante e caldo, la
avvolgeva come una coperta troppo stretta.
Aveva bisogno d’aria, aveva bisogno di luce.
Ma il terrore le impedì di muoversi dal letto, rimase
bloccata tra le coperte soffocata dall’oscurità.
L’incubo era tornato, lo sentiva strisciarle lungo la schiena
dandole un sentore di gelo indistinto, che cosa aveva sognato?
Non lo ricordava, rimanevano solo immagini confuse, appena visioni, dai
contorni imprecisi, dai visi irriconoscibili.
C’era Josh, ma non era lui, era diverso, un suo riflesso
deformato, una sua ombra e un ragazzo coi capelli color del fuoco, la
voce profonda, ma cosa le stava dicendo? Sentiva solo il terrore che
aveva provato guardandolo in volto.
Non ricordava nient’altro, cosa le stava annunciando, chi
era…
C’era Harry, un uomo, una pistola, e Lei, una voce crudele,
sottile, che risuonava ovunque nella sua mente, nel suo corpo,
inarrestabile.
Si abbracciò come per impedire al sogno di riprenderla fra
le sue spire di paura, gli occhi sgranati
nell’oscurità per paura delle ombre che potevano
esserci, come se l’incubo potesse riemergere dal buio per
divorarla.
Pensa a cose normali, si disse, aveva letto in un libro che serviva a
calmare le crisi di panico, guarda le tue vecchie stelline fluorescenti
appese al soffitto, ascolta il ticchettio della tua sveglia,
così regolare, così normale…
Lentamente riprese a respirare regolarmente e il battito del suo cuore
recuperò il suo solito ritmo, quel sogno le ricordava le
continue immagini che si formavano come un’evanescente
cortina di fumo davanti ai suoi occhi sempre più di recente.
Incubi dimenticati? Ricordi perduti? Cosa potevano essere?
Milioni di domande affollavano la sua mente ancora appesantita dal
sonno, si premette la fronte con le mani, andate via, si diceva fra se,
andatevene.
Si alzò dal letto con un gesto nervoso, buttando a terra il
lenzuolo, il sonno non tornava e la sua mente era troppo stipata di
pensieri, domande senza risposta, misteri.
Premette l’interruttore e la luce le ferì gli
occhi violenta e improvvisa, come può esserlo solo la luce
elettrica, chi era il ragazzo con i capelli rossi?
Le era familiare, ma non conosceva nessuno con i capelli
così belli dalle mille stirature del fuoco, i suoi occhi non
li ricordava, il suo era un viso vuoto, bianco come un foglio ancora
tutto da scrivere.
Uscì dalla camera e scese le scale lentamente, erano persone
reali quelle sognate?
Erano fatti realmente accaduti? O il tutto era semplicemente frutto
della sua immaginazione? Forse entrambi, forse stava impazzendo, forse
era già pazza.
Spalancò la porta della cucina e si sedette al tavolo
buttandosi stancamente sulla sedia lanciò
un’occhiata al vecchio orologio appeso alla parente davanti a
lei: era presto, ancora mancavano diversi minuti alle sette.
Fece tutto con calma ripensando a tutto quello che era successo,
l’incubo stava sfumando, sparendo dai suoi ricordi e
trattenerlo era quasi impossibile, uno sforzo disumano.
Chi era l’uomo? Era anziano e alto, più di lei,
ricordava solo degli occhi neri e stanchi, era a casa sua, ma cosa ci
faceva? Perché era lì?
Spalancò il frigo e prese con delicatezza il cartoccio rosa
del latte, afferrò una tazza e ci versò dentro il
liquido biancastro.
C’era Josh, ma era davvero lui? Non lo sembrava, anzi non lo
era, eppure lei se lo sentiva dentro, come un sussurro subdolo, che
quel ragazzo dai lunghi capelli corvini era il suo amico
d’infanzia.
Forse nei sogni certe cose si sanno e basta.
Ma era troppo vero per essere solamente un incubo, troppo solido, ogni
sensazione era così pungente e reale sulla sua pelle che le
sembrava di poterle provare ancora se solo chiudeva gli occhi per un
attimo.
Versò i cereali al cioccolato nel latte con cautela, il
rumore di quel cadere continuo e ticchettante la calmava.
Affondò un cucchiaino nel liquido lasciandolo soffocare dai
cereali.
Che cosa le stava succedendo? Qualcosa nella sua testa non andava, o
era realmente successo?
No, non poteva essere successe….vero?
Il ragazzo si vestì, con gesti stanchi, era successo di
nuovo, quella stessa notte come una realtà tremenda.
Ancora Harry ne ricordava ogni terribile particolare.
Aveva paura, ne aveva tanta, era una ragazza minuta, indifesa, rapita.
Camminava lenta, la testa china, le mani legate.
Avanzava stretta fra due uomini dal cappuccio bianco, lei stessa
coperta da una mantella color del sangue.
Vedeva la base di un trono scuro d’ebano, alto e curvo su di
lei come un’ombra di morte.
-Inchinati!- le sibilava uno degli uomini incappucciati e
l’aveva spinta con tale forza da farla cadere con violenza a
terra, un terreno arido, polveroso e brullo come un deserto.
-Benvenuta, Sacrificio- rimbombava una voce orribile, risuonava ovunque
irreale, terribilmente inumana.
-Ormai sei pronta…- constatava la voce mentre lei sentiva su
di se degli occhi glaciali –Solitamente i sacrifici li
consumiamo una notte di novilunio, ma per te non ho più
tempo...
Più nulla.
Per un tempo assurdamente lungo.
Harry scosse la testa, un altro ricordo sbiadito come il colore di una
vecchia foto macchiata e accecata dal tempo che è passato su
di lei.
Di nuovo, aveva già visto una ragazza in una situazione
simile, ma era un ricordo vivido e acceso, visto da una prospettiva
totalmente diversa.
Ma erano passate così tante settimane, erano successe
così tante cose da allora: avevano salvato Amy, le avevano
fatto perdere la memoria,quel poliziotto era sparito dalla sua vita e
il ricordo della ragazza sotto l’albero aveva distrutto le
poche sicurezze che si era costruito.
Si passò una mano trai lunghi capelli castani ancora
sciolti, ormai arrivavano alle scapole, era ora di tagliarli.
Se li legò in una coda, prese lo zaino e uscì
–Ciao mamma- sussurrò al vuoto –Buon
lavoro!- lei si sarebbe svegliata solo un’ora dopo.
Si avviò seguendo il marciapiede, il sole splendeva
già alto e bollente facendo risplendere il cemento sotto di
se.
Estate.
Sembrava così inadatta a quella situazione, come se dovesse
sempre essere brutto tempo quando si è in confusione, quando
si è tristi.
Si tolse la leggera felpa che avevo addosso, ormai anche la scuola
stava per finire, l’unico momento che lo teneva a galla dalla
perdizione nel nulla della sua disperazione.
Scosse la testa, ma che pensieri erano?
Lui avrebbe avuto ancora vicini Josh e Amy, vero?
Sì, sarebbero rimasti vicini comunque; ma il dubbio restava
come un tarlo che lo divorava sempre un po’ di
più, pezzo per pezzo, sicurezza per sicurezza.
Un tarlo impossibile da scacciare per quanto si sforzasse.
Josh gli passò di fianco, ma fu come se lo attraversasse un
vetro, fu silenzioso, tremendamente.
Gli occhi verdi erano annebbiati da milioni di parole intrappolate
dentro di lui senza via d’uscita, parole che la bocca non
avrebbe mai potuto liberare.
-Josh?
Il ragazzo si voltò e sorrise, un sorriso vuoto e spento
–Che cos’hai?- chiese Harry preoccupato.
-Niente….- prese un profondo respiro –è
solo che è tutto così…così
irreale. Non mi sembra ancora possibile.
Camminarono per un po’ in silenzio, solo il caldo vento
estivo a scaldarli.
-E poi Caen non è ancora tornato, è una cosa
assurda, dov’è? Perché non è
qui? Proprio ora che avevo bisogno dei suoi chiarimenti…-
Caen…era suo fratello vero?
-Dov’è?- chiese Harry senza ascoltare veramente la
risposta, riusciva solo a percepire il suono delle parole senza capirle
e senza volerle capire.
-Purtroppo non lo so…- la sua voce risuonò triste
come non mai.
angolo autrice (di chiary-chan)
la miry in questo momento è in vacanza ma mi ha incaricato a
me di inserire questo nuovo capitolo!! ormai è una cosa
ufficiale: sono riuscita a venere nominata in tutte le storie della
milli-chan nell'angolo in fondo xd
parlando di cose serie: spero vi sia piaciuto il capitolo e se
è così (e io sono sicura che è
così perchè la milly-chan è una
grandissima scrittrice) recensite, capito gente!! premete quel bottone
infondo alla pagina e diteci cosa nè pensate!
ringrazio kamy per aver commentato lo scorso capitolo e le 4 persone
che hanno messo la storia tra le seguite e le 3 tra i preferiti.
ok alla prossima
!*Milli Lin*
|