Gli
vuoi bene, vero, Silvia?
In quel
momento, io... non facevo altro che piagnucolare. Guardavo con le
lacrime agli occhi i cocci di quel vaso che tanto piaceva a mio
fratello, preda di una disperazione difficile da frenare, e mi ripetevo
che la colpa non era mia, che era stato un incidente, che io non
c'entravo - mi terrorizzava
l'idea di passare per un'incapace ai suoi occhi.
Allora afferravo con dita tremanti ogni pezzo affilato,
tagliandomi di tanto in tanto ma badando bene a non emettere suono; al
contempo, mi guardavo attorno per vedere se qualcuno mi avesse notata:
se fosse stato così, mio fratello avrebbe scoperto che la
colpevole ero io. E non volevo che lo sapesse.
Mi tagliai per l'ennesima volta, e allora imprecai - non era
un comportamento da principessa, io stessa me ne rendevo conto.
Una qualche forma di pazzia stava cercando di invadere il
mio corpo minando quella sicurezza che per tanto tempo avevo coltivato,
la vera me cercava in ogni modo di uscire dal buio. Forse, quando me ne
resi conto, agii in maniera sbagliata: strinsi con forza uno dei cocci
procurandomi un taglio profondo lungo tutto il palmo; osservai il
sangue che da esso colava, lento.
Fu in quel momento che un "Ma sei scema?!" mi
riportò alla realtà.
Alzai gli occhi e incrociai quelli arrabbiati di Apollo, che
si era chinato su di me per strapparmi dalle mani l'oggetto tagliente.
Poi mi strattonò. “Possibile che tu sia
così fessa da comportarti in questo modo, Silvia?”
Lo pensai anch'io. Ma non volli ammetterlo. “Oh,
lasciami stare, animale!”, lo spinsi via. “Vattene
a caccia di topi, che è meglio!”
Sbuffò, poi mi lanciò un'occhiata,
interrogativo. “Principessa fessa…”
“Apollo!”, la voce di Sirius
bloccò il ragazzo, che si voltò alzando gli occhi
al soffitto; notai solo in quel momento che era seduto come un cane e
trattenni un sorriso - per certi versi poteva sembrare una smorfia.
Sirius osservò me e lui, poi il vaso ridotto in
mille pezzi sul pavimento freddo. I suoi occhi di ghiaccio si strinsero
arguti.
“Sei stato tu a romperlo?”,
domandò dopo qualche secondo, facendomi sussultare.
“Sei stato tu, animale selvaggio?”,
ripeté.
Stava dando la colpa ad Apollo! Spalancai la bocca per dire
che no, che non era colpa sua, che l'avevo rotto io, ma...
“Sì, sono stato io. E allora,
principino? Che vuoi?”, Apollo sogghignava, gli occhi d'ambra
accesi dalla solita strafottenza.
Mio fratello lo guardò disgustato, poi mi fece
segno di allontanarmi da lui, quasi avesse la peste. Fissai Apollo con
sorpresa e gratitudine, poi feci come mi aveva ordinato Sirius, mi
alzai in piedi e corsi da lui - lasciai il mio salvatore da solo,
chiedendomi perché avesse mentito, e nel mio silenzio attesi
che finissero di litigare, col cuore in gola.
Odiavo Apollo. Era un animale, mi trattava sempre male e non
faceva altro che chiamarmi principessa
fessa. Mangiava gli animali della foresta e tutti dicevano
che era la reincarnazione di Apollonius, il mio amato di 12.000 mila
anni fa.
Tuttavia, mentre lo guardavo rispondere male a Sirius, mi
resi conto di provare per lui un sentimento che non avrei potuto certo
accostare al disprezzo, quello che sicuramente mio fratello provava per
lui, ma una simpatia crescente.
E mi sentii stupida, perché non potevo
affezionarmi a quell'animale. Era impossibile... eppure, non potevo
impedirlo.
“Principino viziato!”
“Selvaggio!”
“Femminuccia!”
“Cane
pulcioso!”
Ma forse me l'avrebbe impedito mio fratello...
***Fine***
Art
is Eternity!
Ecco l'ennesima boiata che ho scritto! *w* Non sono molto soddisfatta -
sto faticando a rientrare nella sezione di Aquarion, è da
tempo che non scrivo qualcosa su Apollo e Silvia XD Ma eccomi qui, con
tutto quello che c'è... u_u me, cioè.
Non mi sento ancora pronta per le Long-fic su questa coppia, devo prima
riprendere confidenza con loro (sono lontani i tempi in cui sfornavo 50
storie su di loro o_O non so nemmeno come facevo a scrivere
così tanto XD ) Beh... ecco.
Spero vi piaccia! Un bacione!
Mokochan
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