CAP 4
Nel dormitorio dei
Grifondoro c’era la solita eccitazione che
precede i preparativi per qualcosa di importante. I ragazzi, poco
organizzati,
stavano decidendo ancora come vestirsi. “Il preside non ha
parlato di una festa
mascherata” disse Seamus.
“Ad Holloween ci
si veste sempre in maschera!” fece notare
Ron.
“E se noi
andiamo in maschera e gli altri sono vestiti
normalmente?” domandò Harry.
“E se noi
andiamo vestiti normalmente e gli altri sono
vestiti in maschera?” replicò Fred.
“Sentite, non
è niente di grave. Vi siete visti bene in
faccia? Nessuno penserà che abbiate bisogno di una maschera,
siete già
terrificanti così” fece notare George.
“Ma davvero. E
sentiamo, voi due come andrete?” domandò Seamus.
I gemelli si indicarono
reciprocamente. “Noi due? Noi
andiamo vestiti da giocolieri. Ricordatevi che oggi ci sarà
un grande spettacolo
pirotecnico e noi ne saremo gli artefici”.
“Avete sempre
tutte le fortune!” esclamò il fratello minore.
“E le ragazze
come si vestiranno?” domandò Neville, che fino
ad allora era rimasto in disparte.
“Mistero”
sentenziarono Fred e George “Le ragazze sono
sempre un mistero, noi siamo maghi ma certi misteri non possiamo
risolverli”.
Neville lasciò
la Sala comune e andò nella sua stanza, aprì
l’armadio e osservò: c’era un
po’ di tutto, pantaloni
di
lino, jeans, pantaloni di
velluto, persino di raso nero, camicie di cotone, di raso,
di plaid a
scacchi rossi e gialli, e poi naturalmente gli abiti da cerimonia.
Costumi in maschera non ne
aveva. Se Lily si fosse vestita
in maschera e lui no sarebbe stato terribile. Bisognava trovare una
soluzione,
possibilmente intelligente, da mago intelligente. Aveva solo una
soluzione:
trasfigurare i vestiti.
Provò a
trasfigurare il lino ma la stoffa sembrava disfarsi,
il velluto non perdeva le coste, il raso scivolava. Solo il jeans e la
camicia
a scacchi venivano bene, e così trasformò il
tutto in un abito da vampiro. Il
trucco era un problema. Quale ragazzo portava con sé ad
Hogwarts rossetti,
cipria, ombretti e via dicendo?
Nessuno. Perciò
tutti si dovettero affidare ai Tiri vispi
Weasley. Con una pastiglia, una sola, diventavi pallidissimo, venivano
le
occhiaie nere e le labbra diventavano rosso sangue. La bava di sangue venne prodotta con un po’ di
inchiostro rosso.
Quando Neville
uscì dallo stato di trans della preparazione
si guardò attorno: c’erano alcuni fantasmi, alcuni
zombie,scheletri, altri
vestiti elegantemente e altri casual.
Insomma un bel miscuglio nel quale non avrebbe stonato.
-Almeno questa volta mi
sono salvato dall’imbarazzo- pensò
il Grifondoro.
Nel dormitorio delle
ragazze invece non c’erano stati dubbi:
Halloween significava festa in maschera e non necessariamente maschere
sanguinolente o spettrali. Perciò si lanciarono su abiti da
fate, follette, e
le figlie di
babbani anche da streghe
vamp e diavolette.
Lily si vestì
fata, il suo abito aderente era
di raso bianco con sopra una stola in
seta gialla, i capelli raccolti con fini treccioline, e le scarpe a
tacco non
troppo alto. Quando si guardò allo specchio si piacque
parecchio. Hermione era
contenta per la sua amica, sebbene gli altri Grifondoro la guardassero
ancora
con sospetto, lei andava per la sua strada. Non era semplice ma lo
faceva con
gran classe.
“Con chi devi
andare alla festa?” chiese
Ginny mentre finiva di vestirsi da
Veela.
“Con
Neville” rispose Lily.
“Con Neville?
Con Neville Paciock?” domandò incredula
Hermione.
“Sì,
certo. Perché conosci altri Neville?”.
“No,
è solo che … tuo padre cosa ne dice?”.
Lily guardò
Hermione e Ginny che avevano un’aria tra lo
spaventato e l’incredulo.
“Perché?
Cosa dovrebbe dire?”.
“Bhè,
tu sai che tra tuo padre e Neville, insomma … che loro
due non vanno molto d’accordo”.
“No, non lo
sapevo. Ma …
bhè, voi sapete che tra mio padre e il mondo
intero, insomma … che sono
due entità che non vanno molto
d’accordo?” replicò lei fingendo di fare
la seria.
Ginny e Hermione
scoppiarono a ridere: “Sei sicura di essere
la figlia del professor Severus Piton?” domandarono.
“Assolutamente,
e felicemente. Mi dispiace sapete?” disse
Lily facendosi seria “Se solo voi lo conosceste per come lo
conosco io”.
“Sono sicura che
ti voglia molto bene” affermò Hermione
facendole capire che non credeva che suo padre fosse un uomo arido di
cuore.
“Grazie,
Hermione. Sono felice che tu lo dica perché è la
verità. Comunque a quanto dice lui e Thomas che somiglia
più alla mamma” specificò
lei con semplicità.
“Thomas sembra
molto timido” notò Ginny.
“Chi? Non
credere, è solo furbo. Scommetto tutto quello che
vuoi che oggi non verrà alla festa. Non gli piacciono le
feste, e in questo
somiglia a papà. Gli piacciono le feste in famiglia o tra
pochi intimi, ma una
festa con 400 persone non gli andrà e scommetto tutto quello
che vuoi che avrà
già trovato il modo per raggirare papà”.
“Vedremo”
dissero ridendo le amiche mentre finivano di
mettersi il trucco.
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Thomas raggiunse il padre
alle tre del pomeriggio fingendo
di essere oltremodo stanco e tentando di nascondere un mezzo sorriso
che
tradiva ogni sua parola.
“Hai
già terminato i compiti?”.
“Sì,
papà. Ero già a buon punto, me ne ero lasciato
pochi
per oggi”.
“Forse
è per questo motivo che sei così
stanco”.
“Dici?”
domandò il ragazzo dando le spalle al padre per non
essere scoperto.
Severus infatti era molto
bravo ad interpretare le
espressioni dei suoi figli. “E’ solo
un’idea, ma può anche essere che mi stia
sbagliando”.
Essere figlio di Piton
aveva i suoi vantaggi che talvolta
mal si conciliavano con l’essere un sincero e buon Tassorosso
aveva i suoi
difetti, se così li si vuole chiamare, e verso le quattro
cominciarono a
venergli i primi sensi di colpa. Il suo viso si rattristò e
si fece silenzioso.
Il cambiamento non
passò inosservato e il professore, che
voleva trascorrere una serata serena, permisi al figlio di uscire da
una
situazione che più passava il tempo più si faceva
ingarbugliata. Severus si
avvicinò alla poltrona dove Thomas era seduto a
mo’ d’indiano.
“Guarda che so
bene che era tutta una montatura” gli disse
continuando a leggere la rivista che aveva tra le mani.
Il figlio lo
guardò come certi labrador fanno quando il
padrone ha scoperto la loro ultima marachella.
“Mi
dispiace”.
“Non
è vero, non devi e non sarebbe di nessuna
utilità. A me
fa piacere trascorrere la serata assieme a te”.
Un largo sorriso si
stampò sul viso dell’adolescente. “Sono
felice, ma un po’ mi dispiace davvero. Pensavo che se non
avessi avuto nessuna
scusante mi avresti costretto ad andare alla festa”
confessò.
“Perché
avrei dovuto farlo?”.
“Perché
dici sempre che devo imparare a stare in mezzo alla
gente”.
“E
perché te lo dico?”.
Thomas
ci rifletté su
un po’. “In effetti non ne ho idea”.
Severus chiuse la rivista
e si poggiò sul bracciolo della
poltrona. “Perché vorrei che non mi somigliassi
troppo, non vorrei che
diventassi un uomo solitario e acido”.
“Papà,
tu non sei acido” gli rispose con una carezza il
ragazzo “Tu sei particolare, ma buono e mi fai sentire
importante. E poi non
sei solitario, sei solo riservato, tutto qui”.
“E tu sei
riservato o solitario? Perché non vuoi andare alla
festa?” domandò Severus, e guardando Thomas dritto
negli occhi aggiunse: “E
voglio solo la verità”.
Thomas abbassò
lo sguardo e si strinse le gambe al petto:
“Non è così semplice da
spiegare”.
“Io sona
qua” gli disse il padre: “Tu comincia a spiegare e
poi vediamo dove arrivano le complicazioni”.
Thomas prese fiato e
iniziò: “Hogwarts mi è piaciuta fin
dall’inizio”.
“Parti dalla
lontana, figlio mio”.
Il ragazzo sorrise e
riprese: “All’inizio ero spaventato
perché non riuscivo a prendere bei voti e mi veniva il
panico appena vedevo dei
libri, adesso invece si è risolto”.
“Sì,
mi è stato riferito dai miei colleghi che il tuo
rendimento è al pari di quello degli altri”.
Thomas sbuffò e
con un nodo alla gola che tradiva
l’agitazione balbettò. “E allora
pe-perché il pa- il pa- il panico è
rimasto?”.
Severus posò la
rivista preoccupato e chiese: “Cosa intendi
per panico?”.
“Mi manca
l’aria, non respiro, mi svegli di colpo, oppure
non mi accorgo quando stanno per arrivare delle persone”
spiegò il Tassorosso
menter cominciavano a scendergli delle lacrime.
Thomas, ne hai parlato con
qualcuno? Hai provato a dirlo alla
tua Capocasa, Madama Sprite è una persona
affidabile”.
“No, non
l’ho detto a nessuno”.
“Neanche ai tuoi
compagni?”.
“A
nessuno” ribadì il ragazzo.
“Ma
perché? All’interno della tua casa devi sentirti
come se
fossi a casa tua, devi immaginare il dormitorio dei Tassorosso, la
vostra sala
comune come parte del castello del nonno. Tra compagni ci si
aiuta”.
“Infatti Susan
ha cercato di aiutarmi, di starmi vicino ma
una volta durante una delle mie crisi ho cominciato a dire cose strane,
lei non
ha capito cosa stessi dicendo, mi mancava il fiato e non riuscivo a
parlare …
le si è spaventata … papà cosa mi sta
succedendo?”.
Severus non sapeva cosa
dirgli e non voleva neanche spedirlo
da Poppy, i suoi bambini erano stati costretti dalle circostanze a
prendere già
troppi medicinali. “Thomas, sei preoccupato per qualcosa? Il
cambiamento dal
castello del nonno a qui è stato troppo brusco?”.
“No,
è andato tutto bene”.
“Allora forse
stai seguendo troppi corsi, potresti
alleggerirti gli impegni, potresti saltare qualche
lezione”propose Severus.
“Potrei saltare
Pozioni”.
Severus inarcò
le sopracciglia: “E perché non
Divinazione?”.
“Scherzi
è la mia materia preferita”.
“Merlino mi
assita!” disse l’uomo sconsolato portandosi le
mani in faccia.
Thomas rise e
ripeté: “Potrei saltare Pozioni”.
Tuttavia
quella non fu una proposta felice e il ragazzo lo capì
immediatamente quando
vide il padre che togliendosi le mani dal viso si mostrava serio.
“Mi è
stato detto che hai litigato con un professore”.
“Black mi ha
detto che non mi avevi insegnato niente”.
“Ci
sarà gente che ti dirà di peggio, e peggio ancora
ciò
che ti diranno potrebbe essere la verità”.
“Lo so, ma da
detto davanti a tutti che tu non ci hai mai
insegnato niente, è come dire che ci hai sempre trascurato,
come dire che non
ci hai mai voluto bene. E queste sono bugie. Volevo le sue scuse,
volevo che si
scusasse davanti a tutti”.
“Ma Black non lo
ha fatto”.
“Già”.
“E mai lo
farà, Thomas”.
“Non va bene,
non è giusto”.
“Comunque sia
lui non cambierà idea”.
“Tu potresti
insegnarmi tutte le pozioni necessarie per
superare l’esame a fine anno e …”.
“… E
così non impareresti ad affrontare i problemi.
Ricordati bene: non è importante che tu sia un Tassorosso,
un Serpeverde o
quant’altro. Sei un Piton-Queen, e un Piton-Queen non fugge
mai davanti ai
problemi”.
Thamas fece una smorfia:
“Non li raggira neanche”.
“Assolutamente”
rispose Severus sollevando l’indice in aria.
“E va bene, come
vuoi tu. Però non smetterò di studiare
Divinazione. La professoressa Cooman è davvero
forte”.
“Spero che sia
uno scherzo di Halloween”.
“Ma
perché? E così eccitante”.
“Ma chi? La
Cooman?” fece Severus portandosi la mano al
cuore.
“Ma no,
papà!” lo riprese il figlio ridendo
“E’ eccitante
guardare dentro una sfera di cristallo. Ti senti elettrizzato, ti
sembra di
poter conoscere tutti i segreti del mondo”.
“Il futuro,
Thomas, non i segreti”.
“E’ la
stessa cosa”.
“Non credo
proprio. Un segreto è sempre riferito a qualcosa
di giù compiuto, che perciò deve essere
passato”.
“Però
il nostro destino era già scritto da Lady Queen, e
allora come la metti?”.
Severus mugugnò
qualcosa esausto, no gli piacevano questi
discorsi, non voleva ricordare tutto ciò che era stato:
veder soffrire i suoi
figli, vederli morire. Aver vissuto quei momenti una volta era
più che sufficiente.
“Hai proprio
voglia di parlare di queste cose?”.
“Perché
tu cosa hai in mente?” domandò incuriosito Thomas.
“Io devo andare
a parlare con Hagrid. Se vuoi puoi venire
con me e poi possiamo andare al Lago nero”.
“Fantastico”
rispose il ragazzo che vedeva in questa breve
uscita a due una piccola avventura.
Intanto si erano fatte le
otto di sera e mentre padre e
figlio uscivano cominciava la festa di
Halloween.
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Minerva e Albus diedero
inizio alla festa permettendo ai
gemelli Weasley di dar sfoggio dei loro petardi. Per primo vennero
fatte
scoppiare le rondelle che giravano a terra e poi si sollevavano
compiendo
cerchi sempre più grandi, arrivate a circa tre metri da
terra i cerchi
diventavano sempre più piccoli fino a scomparire lasciando
solo una nuvola
fosforescente, entro la quale pensò di comparire Sir
Nicholas amplificando lo
stupore.
“I fuochi
d’artificio mi sono sempre piaciuti” disse Neville
a Lily che guardava estasiata lo spettacolo.
“Anche a me, ma
non mi era mai capitato di vederne così
simpatici”.
“I fratelli di
Ron sono bravi ad inventare le cose più
strane” raccontava Neville perdendosi negli occhi neri e
profondi della
ragazza.
“Guarda,
Neville! Guarda questi che belli”.
Neville sollevò
lo sguardo. In alto c’era una grande aquila
che planava sugli studenti e sui professori leggermente posata su un
grande
foglio di carta che doveva sembrare un tappeto volante.
L’aquila si sollevò e
fece pressione sul foglio per spiccare il salto distruggendolo in mille
pezzetti che caddero sulla testa dei presenti diventando brillantini
colorati.
“Sono
fantastici” fece notare Hermione “Ehi Ron, ma come
fanno Fred e George a creare i petardi?”.
“Non ne ho idea,
non mi svelano i loro segreti
professionali” rispose il ragazzo facendo spallucce.
Intanto Harry si guardava
attorno cercando qualcuno. “Non mi
dire che una ragazza ti ha dato buca?” gli chiese Ron.
“Cosa? No, sto
cercando Sirius. E’ strano che si perda una
festa”.
“Già!
Pazienza, verrà alla prossima” rispose con
noncuranza
l’amico “Adesso stai attento, dovrebbe esserci il
pezzo forte”.
Tutti erano con il naso
per aria e d’improvviso comparve un
leone con le fauci spalancate che ruggì facendo tremare i
tavoli sui quali
erano poggiate le brocche con le bibite. Lily ebbe un attimo di timore
e si
strinse a Neville che trattenne il respiro per l’emozione e
rimase immobile
come pietrificato.
Subito dopo una decina di
tassi comparvero in ogni parte del
cielo correndo attorno al leone che cercava di liberarsi dai fastidiosi
animali, ma anche questi dovevano stare all’erta per
difendersi dai corvi che
si materializzarono e come poiane perlustravano la zona in cerca di
prede.
Per ultimo furono dei
serpenti a comparire sibilando,
stringendo in cerchio sia i tassi che il leone. Quando tutti gli
animali furono
vicini si sentì un boato e in sequenza gli animali
cominciarono a trasformarsi
in fuochi d’artificio a cascata, da ogni animale partivano
dei fuochi dei
colori delle Case e naturalmente per ultimo si trasformò il
grosso leone
lasciando una scia di rosso e oro nel cielo.
Gli applausi e i fischi di
approvazione furono spontanei,
Fred e George erano molto soddisfatti del loro lavoro e anche il
preside e la
McGranitt applaudirono in loro direzione. Dopodiché
iniziarono i balli. Minerva
osservava gli studenti: “Albus, come è possibile
che ci siano studenti che non
abbiamo intuito che ad Halloween ci si traveste e non si viene eleganti
o in
jeans?”.
“Temo che sia un
mistero che resterà senza risposta. Forse
avremmo dovuti avvisarli?”.
“E’
una di quelle cose che mi devo ricordare, perché
altrimenti non mi verrebbe mai in mente di far notare
l’evidente”.
Silente le porse il
braccio. “Cosa ne direbbe, professoressa
McGranitt se prima dei balli facessimo una passeggiata per la
sala”.
“Ritengo che sia
un ottima idea, professor Silente” rispose
lei contenta.
Dalla parte opposta della
sala Neville si ricompose e mise
una mano sulla spalla di Lily. “Ti andrebbe di ballare con
me?”.
“Io non so
ballare” rispose lei dispiaciuta “Ma forse
potremo provare stando vicini”.
“Vicini”
ripeté Neville.
Lily aspettava una
risposta e piegò la testa di lato per
spronare il compagno che subito disse: “Va
benissimo”.
Neville prese la mano
destra di Lily con la sua mano destra
e posò la mano sinistra sulla schiena della ragazza che
posò la sua mano libera
sulla spalla del ragazzo. “Come mai hai deciso di vestirti da
vampiro?”.
“Mi piaceva e
poi due anni fa il
professor Lupin ci ha insegnato ad
affrontare un molliccio. Sai cosa è un Molliccio?”.
“No”.
“Praticamente
è un essere che assume la forma di ciò che ci
fa più paura e lo si può sconfiggere con le
risate. Esorcizzando la paura”.
“Scusa Neville,
ma non capisco il nesso. Cosa c’entra un
Molliccio con il tuo costume?”.
Neville capì di
essere in trappola. Perché? Perché non
pensava mai prima di parlare?
“Ecco io ho
paura dei vampiri perciò mi sono vestito da
vampiro per sconfiggere la paura” rispose senza mentire.
“E dove lo hai
visto un vampiro?” domandò curiosa lei.
“Non
è un vampiro vero e proprio”.
“E un
quasi-vampiro?” scherzò lei.
“No”.
“Ho
capito!” esclamò Lily soddisfatta
“Conosci qualcuno che
ti ricorda un vampiro”.
Neville si
sentì sollevato:“Esatto”.
“E chi
sarebbe?”.
Era la fine, Lily non
avrebbe mai cambiato discorso, voleva
sapere chi gli ricordava un vampiro e finché lo avesse
saputo non avrebbe
cambiato argomento.
“T..o
pad..e”rispose con un filo di voce.
Lily capì
benissimo ciò che Neville aveva detto e iniziò a
ridere fino a piegarsi in due. Hermione che ballava con Ron, e Ginny
che
ballava con Harry li osservavano interrogandosi su ciò che
stava succedendo.
Neville cercò di sollevare Lily che non riusciva a prendere
fiato dal tanto
ridere.
“La porta via,
non sta troppo bene” disse Neville rivolto
agli amici e uscì dalla sala con Lily ancora piegata in due.
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“Non dovrebbe
essere difficile per te” disse Hagrid
curandosi una ferita al braccio “Non fanno niente agli
animali”.
“Gentile”
rispose Sirius.
“Dai, su. Sai
benissimo cosa voglio dire. Basta che ti
trasformi in cagnolino e vada a gironzolare per la Foresta proibita.
Cerca di
capire cosa stanno organizzando quelle bestie”.
“Forse non lo
sai, ma io ho sempre odiato le blatte. Mi
fanno schifo”.
“Ma come fai a
parlare in questo modo? Sono degli esseri
così simpatici” le difese Hagrid “E
quando volano …”.
“Smettila,
Hagrid, altrimenti non ci vado”.
“Va bene, va
bene. Ascoltami. Di solito si riuniscono vicino
alla grotta che precede la casa di Aragog. Ti ricordi di lui, te lo
avevo fatto
conoscere a inizio anno”.
“Sì,
certo. Come potrei dimenticarmi di un ragno grande
quanto una stanza”.
“Fantastico. In
quella grotta si radunano le blatte”.
“Quante saranno?
Cento? Duecento?” domandò Sirius.
“Per dinci, non
credo proprio. Saranno al massimo una
trentina”.
“Trenta blatte
che seminano terrore nella Foresta proibita”
disse incredulo il professore di Pozioni.
“Diciamo che
sono un po’ più grandi del normale”.
“Quanto sono
grandi, Hagrid?”.
Il mezzo-gigante si
pulì la ferita e rispose: “Non troppo”.
“Ehi, aspetta un
attimo, non mi dirai che quella ferita te l’ha
fatta una blatta?” disse spaventato Sirius.
“Non ti devi
preoccupare di niente, attaccano solo gli umani
e tu andrai sotto forma di cane. Dai Sirius, non preoccuparti.
Intreccia le
dita e buona fortuna!”.
“I cani non
hanno dita” gli fece notare l’Animagus.
“Bhè,
allora annoda la coda” disse spiritoso Hagrid che si
fece subito serio notando che l’altro non aveva gradito la
sua battuta.
Qualcuno bussò
nella capanna di Hagrid, e mentre Sirius
usciva da una porta, Severus e Thomas venivano invitati ad entrare da
quella
principale.
“Professor
Piton, Thomas, entrate. Cosa vi porta da queste
parti?”.
“Papà
ti doveva parlare” rispose il ragazzo guardandosi
attorno. La capanna di Hagrid era piccola, disordinata e non era molto
pulita
però sembrava accogliente.
“Bene,
professore” disse Hagrid invitando l’uomo a sedersi.
Severus si sedette e
Thomas cominciò ad accarezzare un
bavoso Thor. Hagrid sorrise in direzione del giovane, gli piacevano le
persone
che amavano il suo cane.
“Silente mi ha
detto che hai notato alcuni strani movimenti
nella Foresta”.
“Strani
è a dir poco.
I nuovi abitanti della foresta non sembrano essere molto amichevoli. I
centauri
si sono lamentati, sembra che le creature vogliano più
spazio e non lo vogliano
dividere con nessuno”.
“Qualcuno è andato in
ricognizione?”.
“Abbiamo mandato
un cane” rispose il mezzo-gigante muovendo
la testa in direzione della foresta.
“Avete mandato
Thor?” domandò Thomas.
Hagrid, che era fermamente
convinto che il ragazzo non
stesse ascoltando rimase senza parole.
“Domanda
sbagliata” rispose Severus.
“Perché?”
domandò scocciato Thomas.
“Non puoi fare
domande su argomenti che non avresti dovuto
ascoltare”.
“Ma io sono qui
e voi state parlando a meno di due metri da
me, era prevedibile che vi sentissi”.
“Ha
ragione!” fece notare Hagrid.
“Molte grazie,
Hagrid” rispose sibilando il professore.
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Neville
trascinò Lily nel cortile della scuola e lì la
ragazza si tranquillizzò. “Neville, promettimi che
non mi farai più pensare a
mio padre come un vampiro, altrimenti morirò dalle
risate”.
Neville non credeva alle
sue orecchie. “Mi stai dicendo che
non te la sei presa?”.
“Perché
mai? Tu credi davvero che io e mio fratello non
abbiamo mai preso in giro mio padre per la sua abitudine di indossare
solo
vestiti neri?”.
Il Grifondoro era stupito.
“Certo che lo abbiamo fatto”.
“E lui non se
l’è presa?”.
“Chi? Mio padre?
No, lui non si adira mai con noi. Almeno
non con frequenza. Dipende dalla gravità di ciò
che combiniamo”.
Neville sorrise:
“Non ho mai pensato a tuo padre in questo
modo”.
“Perché
lui non si mostra in questo modo a nessuno” rispose
seria lei.
“Cosa facciamo,
rientriamo dentro?” propose lui.
“No, facciamo
una passeggiata. La musica è troppo alta
dentro”.
“Ma non si
può uscire dal castello dopo le otto di sera. E’
proibito!” disse Neville mentre Lily lo trascinava con
sé.
“Allora
sarà meglio non fare rumore e non farci scoprire”
rispose lei iniziando a correre.
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Alla grotta
c’erano al massimo venti blatte, ciascuna era
grande circa un metro e poi ce n’era una molto più
grande delle altre. La discussione
che avevano intavolato non era delle più pacifiche.
“Dobbiamo
decidere a chi attaccare per primi. I centauri
sono forti e potrebbero calpestarci con facilità, e sono
anche dotati di arco”
disse una blatta.
“I ragni sono
tantissimi e potrebbero tenerci imprigionati
nella loro ragnatela” disse un’altra.
“Potremo
attaccando gli ospiti senza fissa dimora” propose
un’altra.
“Questa mi
sembra una buona idea” sentenziò la blatta
più
grossa.
Felpato ascoltava a
distanza, le blatte avevano intenzioni
bellicose e intelligentemente avevano deciso di attaccare gli animali
singoli,
che non si muovevano in gruppo, i più indifesi. Per esempio
uno scoiattolo su
un albero, un uccello, un … un cane di passaggio
pensò voltandosi di scatto e
accorgendosi di avere alle spalle tre blatte che lo guardavano in
maniera
interessante.
Senza pensarci due volte
Felpato prese a correre, le blatte
erano molto veloci e una di loro prese il volo per indirizzare le
compagne.
Felpato iniziò a correre più velocemente fino a
portarsi al limite della
Foresta a poche centinaia di metri dalla capanna di Hagrid.
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“Lily, sei
sicura di voler entrare nella Foresta?”.
“No, non voglio
entrare. Cioè, mi piacerebbe ma mio padre mi
ucciderebbe. Voglio solo osservarla da lontano”.
“A dire la
verità non siamo molto lontani. Riesco a vedere
gli alberi con precisione. E poi … andiamo via. Lily,
andiamo via!”.
“Perché
ti stai agitando, Neville. Cosa c’è?”
fece lei senza
capire. Allora guardò meglio e vide una specie di uccello
che si lanciava sopra
un cane.
Il cane
cominciò a ringhiare contro lo strano uccello e poi
due specie di scarafaggi giganti lo assalirono.
Il cane
cominciò a ringhiare più forte e a lamentarsi.
“Andiamo Lily,
corri”.
“Non possiamo
andare via, dobbiamo aiutare quel povero cane.
Vieni, Neville” lo incoraggiò lei.
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I lamenti del cane erano
talmente forti che giunsero fino alla
capanna di Hagrid. Severus si alzò subito in piedi.
“E’
quello che penso?”
domandò rivolto ad Hagrid.
“Se le sembra il
lamento di un cane, è quello che pensa” fece
lui prendendo una balestra.
“Andiamo a
vedere, Thomas tu rimani qui” ordinò Severus.
“Papà,
no, ti prego. Portami con te”.
“Non puoi venire
è troppo pericoloso”.
“Allora Hagrid,
rimani qui” disse impaurito il ragazzo.
Severus lo
guardò, non era il Thomas di sempre. Era vero che
non aveva il coraggio di un grifondoro ma si stava pur sempre
dimostrando
troppo codardo per come lo conosceva.
“Thomas, hai
paura di qualcosa?”.
Il ragazzo
cominciò a tremare, il fiato gli venne meno, e le
mani si irrigidirono attorno al collo come se cercasse di liberarsi da
una
morsa che lo soffocava. Hagrid si rivolse a Piton.
“Professore, me la caverò da
solo, non si preoccupi. Lei rimanga con suo figlio” e detto
ciò, uscì verso la
Foresta proibita.
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Lily con coraggio si
avvicinò più che poté al cane e agli
scarafaggi che si accorse, erano delle blatte giganti.
Puntò la
bacchetta per lanciare un incantesimo ma il fiato
le venne meno e cadde a terra, Neville si ritrovò con le
blatte puntate contro
se stesso e la ragazza che aveva bisogno di aiuto. Le blatte si
avvicinavano
con lentezza, i due ragazzi erano oltre il limite della Foresta che a
loro non
era consentito oltrepassare.
Neville estrasse la sua
bacchetta e la puntò, a
quel punto le blatte presero l’atto come un
tentativo di attacco e si scagliarono contro i due ragazzi.
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Severus si inginocchio
accanto al figlio e cercò di capire
cosa stesse accadendo. “Thomas rilassati, sono qui. Non ti
lascerò da solo.
Respira, respira piano”.
Con gli occhi pieni di
lacrime Thomas cercava di parlare ma
senza riuscirci, i muscoli della gola erano completamente irrigiditi.
“Thomas sono
qui. La senti la mia mano che ti massaggia il
petto? Respira piano, Thomas. Respira”.
Il ragazzo sentiva le
parole del padre molto lontane, però
ne capiva il significato e concentrandosi riuscì a sentire
la mano che faceva
dei cerchi sul suo petto, come quando aveva la febbre, come quando era
caduto
dal mobile del soggiorno mentre disegnava i baffi
nel quadro del nonno e il
vecchio gli aveva starnutito in faccia facendolo cadere.
Severus si era adirato
molto con il suocero e poi aveva
tranquillizzato sia Thomas sia Lily terrorizzata alla vista del
fratello
disteso sul pavimento.
Lily! L’ultima
volta che Thomas era stato male anche Lily ne
aveva subito le conseguenze!
Thomas si
rilassò e come se si fosse sciolto il nodo che
aveva in gola, cominciò a parlare: “Gli ospiti
vorranno tutto il tavolo, e
molti della casa verranno sfrattati. Il cane verrà mangiato
e l’uomo con le
volpi apparecchieranno per gli amici antichi”.
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Lily riprese a respirare
bene e si sollevò in tempo per
vedere Neville che con la bacchetta lanciava un.
“Reducto” in direzione di una
blatta, mentre l’altra veniva trafitta da un dardo scagliato
da Hagrid, mentre
la terza blatta di fronte alla forza del nemico lasciò
perdere il cane che se
ne andò con la coda tra le gambe.
“Ragazzi, cosa
ci fate qui?” domandò burbero Hagrid
“Venite
subito con me, andiamo alla mia capanna. Lì
c’è tuo padre” disse l’uomo
rivolto
a Lily.
Lily e Neville non
capirono bene cosa avesse detto il
guardacaccia ma lo seguirono di tutta fretta, ancora sconvolti per
l’accaduto.
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Severus strinse a
sé Thomas che continuava a ripetere: “Hai
visto? Mi agito, e dico un sacco di cose strane. Perché
papà? Cosa mi sta
succedendo?”.
Severus Piton era stato un
Mangiamorte, una spia, un
Professore di Pozioni, e di Difesa contro le Arti Oscure, ma anche se
non fosse
stato tutto questo avrebbe comunque avuto una risposta alla domanda del
figlio
Tassorosso, amante di Divinazione, parente alla lontana, ma legato
intimamente,
di Lady Queen.
Non gli stava succedendo
niente di terribile, Thomas aveva
solamente il grande dono della Preveggenza.
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CHE CAPITOLO RAGAZZI!
Non sono riuscita a
postarlo di pomeriggio perchè ho finito in questo momento di
scriverlo. Pazienza, comunque credo proprio che ne sia valsa la pena.
Ci sentiamo Domenica, Alida
Mizar: mi sono data da
fare, hai visto? Un bel capitolo lunghetto che dovrebbe divertire e
mettere un pò di carne sul fuoco, e se hai paura
delle blatte (come me) dovrebbe anche spaventarti un tantino. Fammi
conoscere la tua opinione. A presto, Alida
Aloysia Piton: non credo
che accaserò Thomas, come vedi lui ha altri problemi,
però credo che lascerò Lily e Thomas assieme, mi
diverte molto scrivere di loro due. E ho già in mente la
prossima scena esilarante ... Baci, Alida
Charlie Snape: spiacente
ma il discorsetto di Severus e Lily non ha trovato spazio in questo
lungo capitolo, però non preoccuparti ci sarà,
però non sarà un discorso a due ma a tre ... Un
abbraccio, Alida
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