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Autore: alida    28/07/2010    3 recensioni
Questa storia è il seguito di -Convivenza forzata-. Thomas e Lily, i figli di Piton, sono ad Hogwarts, dopo che la profezia riguardante Harry e quella di Lady Queen hanno trovato compimento causando la morte di Voldemort. Non tutto però è scontato, e nuove profezie metteranno in crisi l'anno scolastico.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAP 4

Nel dormitorio dei Grifondoro c’era la solita eccitazione che precede i preparativi per qualcosa di importante. I ragazzi, poco organizzati, stavano decidendo ancora come vestirsi. “Il preside non ha parlato di una festa mascherata” disse Seamus.

“Ad Holloween ci si veste sempre in maschera!” fece notare Ron.

“E se noi andiamo in maschera e gli altri sono vestiti normalmente?” domandò Harry.

“E se noi andiamo vestiti normalmente e gli altri sono vestiti in maschera?” replicò Fred.

“Sentite, non è niente di grave. Vi siete visti bene in faccia? Nessuno penserà che abbiate bisogno di una maschera, siete già terrificanti così” fece notare George.

“Ma davvero.  E sentiamo, voi due come andrete?” domandò Seamus.

I gemelli si indicarono reciprocamente. “Noi due? Noi andiamo vestiti da giocolieri. Ricordatevi che oggi ci sarà un grande spettacolo pirotecnico e noi ne saremo gli artefici”.

“Avete sempre tutte le fortune!” esclamò il fratello minore.

“E le ragazze come si vestiranno?” domandò Neville, che fino ad allora era rimasto in disparte.

“Mistero” sentenziarono Fred e George “Le ragazze sono sempre un mistero, noi siamo maghi ma certi misteri non possiamo risolverli”.

Neville lasciò la Sala comune e andò nella sua stanza, aprì l’armadio e osservò: c’era un po’ di tutto, pantaloni  di  lino, jeans, pantaloni di  velluto, persino di raso nero, camicie di cotone, di raso, di plaid a scacchi rossi e gialli, e poi naturalmente gli abiti da cerimonia.

Costumi in maschera non ne aveva. Se Lily si fosse vestita in maschera e lui no sarebbe stato terribile. Bisognava trovare una soluzione, possibilmente intelligente, da mago intelligente. Aveva solo una soluzione: trasfigurare i vestiti.

Provò a trasfigurare il lino ma la stoffa sembrava disfarsi, il velluto non perdeva le coste, il raso scivolava. Solo il jeans e la camicia a scacchi venivano bene, e così trasformò il tutto in un abito da vampiro. Il trucco era un problema. Quale ragazzo portava con sé ad Hogwarts rossetti, cipria, ombretti e via dicendo?

Nessuno. Perciò tutti si dovettero affidare ai Tiri vispi Weasley. Con una pastiglia, una sola, diventavi pallidissimo, venivano le occhiaie nere e le labbra diventavano rosso sangue. La bava di sangue  venne prodotta  con un po’ di inchiostro rosso.

Quando Neville uscì dallo stato di trans della preparazione si guardò attorno: c’erano alcuni fantasmi, alcuni zombie,scheletri,  altri vestiti elegantemente e altri casual. Insomma un bel miscuglio nel quale non avrebbe stonato.

-Almeno questa volta mi sono salvato dall’imbarazzo- pensò il Grifondoro.

Nel dormitorio delle ragazze invece non c’erano stati dubbi: Halloween significava festa in maschera e non necessariamente maschere sanguinolente o spettrali. Perciò si lanciarono su abiti da fate, follette, e le figlie  di babbani anche da streghe vamp e  diavolette.

Lily si vestì fata, il suo abito aderente  era di raso bianco con sopra una stola in seta gialla, i capelli raccolti con fini treccioline, e le scarpe a tacco non troppo alto. Quando si guardò allo specchio si piacque parecchio. Hermione era contenta per la sua amica, sebbene gli altri Grifondoro la guardassero ancora con sospetto, lei andava per la sua strada. Non era semplice ma lo faceva con gran classe.

“Con chi devi andare alla festa?”  chiese Ginny mentre finiva di vestirsi da Veela.

“Con Neville” rispose Lily.

“Con Neville? Con Neville Paciock?” domandò incredula Hermione.

“Sì, certo. Perché conosci altri Neville?”.

“No, è solo che … tuo padre cosa ne dice?”.

Lily guardò Hermione e Ginny che avevano un’aria tra lo spaventato e l’incredulo.

“Perché? Cosa dovrebbe dire?”.

“Bhè, tu sai che tra tuo padre e Neville, insomma … che loro due non vanno molto d’accordo”.

“No, non lo sapevo. Ma …  bhè, voi sapete che tra mio padre e il mondo intero, insomma … che sono due entità che non vanno molto d’accordo?” replicò lei fingendo di fare la seria.

Ginny e Hermione scoppiarono a ridere: “Sei sicura di essere la figlia del professor Severus Piton?” domandarono.

“Assolutamente, e felicemente. Mi dispiace sapete?” disse Lily facendosi seria “Se solo voi lo conosceste per come lo conosco io”.

“Sono sicura che ti voglia molto bene” affermò Hermione facendole capire che non credeva che suo padre fosse un uomo arido di cuore.

“Grazie, Hermione. Sono felice che tu lo dica perché è la verità. Comunque a quanto dice lui e Thomas che somiglia più alla mamma” specificò lei con semplicità.

“Thomas sembra molto timido” notò Ginny.

“Chi? Non credere, è solo furbo. Scommetto tutto quello che vuoi che oggi non verrà alla festa. Non gli piacciono le feste, e in questo somiglia a papà. Gli piacciono le feste in famiglia o tra pochi intimi, ma una festa con 400 persone non gli andrà e scommetto tutto quello che vuoi che avrà già trovato il modo per raggirare papà”.

“Vedremo” dissero ridendo le amiche mentre finivano di mettersi il trucco.

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Thomas raggiunse il padre alle tre del pomeriggio fingendo di essere oltremodo stanco e tentando di nascondere un mezzo sorriso che tradiva ogni sua parola.

“Hai già terminato i compiti?”.

“Sì, papà. Ero già a buon punto, me ne ero lasciato pochi per oggi”.

“Forse è per questo motivo che sei così stanco”.

“Dici?” domandò il ragazzo dando le spalle al padre per non essere scoperto.

Severus infatti era molto bravo ad interpretare le espressioni dei suoi figli. “E’ solo un’idea, ma può anche essere che mi stia sbagliando”.

Essere figlio di Piton aveva i suoi vantaggi che talvolta mal si conciliavano con l’essere un sincero e buon Tassorosso aveva i suoi difetti, se così li si vuole chiamare, e verso le quattro cominciarono a venergli i primi sensi di colpa. Il suo viso si rattristò e si fece silenzioso.

Il cambiamento non passò inosservato e il professore, che voleva trascorrere una serata serena, permisi al figlio di uscire da una situazione che più passava il tempo più si faceva ingarbugliata. Severus si avvicinò alla poltrona dove Thomas era seduto a mo’ d’indiano.

“Guarda che so bene che era tutta una montatura” gli disse continuando a leggere la rivista che aveva tra le mani.

Il figlio lo guardò come certi labrador fanno quando il padrone ha scoperto la loro ultima marachella.

“Mi dispiace”.

“Non è vero, non devi e non sarebbe di nessuna utilità. A me fa piacere trascorrere la serata assieme a te”.

Un largo sorriso si stampò sul viso dell’adolescente. “Sono felice, ma un po’ mi dispiace davvero. Pensavo che se non avessi avuto nessuna scusante mi avresti costretto ad andare alla festa” confessò.

“Perché avrei dovuto farlo?”.

“Perché dici sempre che devo imparare a stare in mezzo alla gente”.

“E perché te lo dico?”.

Thomas  ci rifletté su un po’. “In effetti non ne ho idea”.

Severus chiuse la rivista e si poggiò sul bracciolo della poltrona. “Perché vorrei che non mi somigliassi troppo, non vorrei che diventassi un uomo solitario e acido”.

“Papà, tu non sei acido” gli rispose con una carezza il ragazzo “Tu sei particolare, ma buono e mi fai sentire importante. E poi non sei solitario, sei solo riservato, tutto qui”.

“E tu sei riservato o solitario? Perché non vuoi andare alla festa?” domandò Severus, e guardando Thomas dritto negli occhi aggiunse: “E voglio solo la verità”.

Thomas abbassò lo sguardo e si strinse le gambe al petto: “Non è così semplice da spiegare”.

“Io sona qua” gli disse il padre: “Tu comincia a spiegare e poi vediamo dove arrivano le complicazioni”.

Thomas prese fiato e iniziò: “Hogwarts mi è piaciuta fin dall’inizio”.

“Parti dalla lontana, figlio mio”.

Il ragazzo sorrise e riprese: “All’inizio ero spaventato perché non riuscivo a prendere bei voti e mi veniva il panico appena vedevo dei libri, adesso invece si è risolto”.

“Sì, mi è stato riferito dai miei colleghi che il tuo rendimento è al pari di quello degli altri”.

Thomas sbuffò e con un nodo alla gola che tradiva l’agitazione balbettò. “E allora pe-perché il pa- il pa- il panico è rimasto?”.

Severus posò la rivista preoccupato e chiese: “Cosa intendi per panico?”.

“Mi manca l’aria, non respiro, mi svegli di colpo, oppure non mi accorgo quando stanno per arrivare delle persone” spiegò il Tassorosso menter cominciavano a scendergli delle lacrime.

Thomas, ne hai parlato con qualcuno? Hai provato a dirlo alla tua Capocasa, Madama Sprite è una persona affidabile”.

“No, non l’ho detto a nessuno”.

“Neanche ai tuoi compagni?”.

“A nessuno” ribadì il ragazzo.

“Ma perché? All’interno della tua casa devi sentirti come se fossi a casa tua, devi immaginare il dormitorio dei Tassorosso, la vostra sala comune come parte del castello del nonno. Tra compagni ci si aiuta”.

“Infatti Susan ha cercato di aiutarmi, di starmi vicino ma una volta durante una delle mie crisi ho cominciato a dire cose strane, lei non ha capito cosa stessi dicendo, mi mancava il fiato e non riuscivo a parlare … le si è spaventata … papà cosa mi sta succedendo?”.

Severus non sapeva cosa dirgli e non voleva neanche spedirlo da Poppy, i suoi bambini erano stati costretti dalle circostanze a prendere già troppi medicinali. “Thomas, sei preoccupato per qualcosa? Il cambiamento dal castello del nonno a qui è stato troppo brusco?”.

“No, è andato tutto bene”.

“Allora forse stai seguendo troppi corsi, potresti alleggerirti gli impegni, potresti saltare qualche lezione”propose Severus.

“Potrei saltare Pozioni”.

Severus inarcò le sopracciglia: “E perché non Divinazione?”.

“Scherzi è la mia materia preferita”.

“Merlino mi assita!” disse l’uomo sconsolato portandosi le mani in faccia.

Thomas rise e ripeté: “Potrei saltare Pozioni”. Tuttavia quella non fu una proposta felice e il ragazzo lo capì immediatamente quando vide il padre che togliendosi le mani dal viso si mostrava serio.

“Mi è stato detto che hai litigato con un professore”.

“Black mi ha detto che non mi avevi insegnato niente”.

“Ci sarà gente che ti dirà di peggio, e peggio ancora ciò che ti diranno potrebbe essere la verità”.

“Lo so, ma da detto davanti a tutti che tu non ci hai mai insegnato niente, è come dire che ci hai sempre trascurato, come dire che non ci hai mai voluto bene. E queste sono bugie. Volevo le sue scuse, volevo che si scusasse davanti a tutti”.

“Ma Black non lo ha fatto”.

“Già”.

“E mai lo farà, Thomas”.

“Non va bene, non è giusto”.

“Comunque sia lui non cambierà idea”.

“Tu potresti insegnarmi tutte le pozioni necessarie per superare l’esame a fine anno e …”.

“… E così non impareresti ad affrontare i problemi. Ricordati bene: non è importante che tu sia un Tassorosso, un Serpeverde o quant’altro. Sei un Piton-Queen, e un Piton-Queen non fugge mai davanti ai problemi”.

Thamas fece una smorfia: “Non li raggira neanche”.

“Assolutamente” rispose Severus sollevando l’indice in aria.

“E va bene, come vuoi tu. Però non smetterò di studiare Divinazione. La professoressa Cooman è davvero forte”.

“Spero che sia uno scherzo di Halloween”.

“Ma perché? E così eccitante”.

“Ma chi? La Cooman?” fece Severus portandosi la mano al cuore.

“Ma no, papà!” lo riprese il figlio ridendo “E’ eccitante guardare dentro una sfera di cristallo. Ti senti elettrizzato, ti sembra di poter conoscere tutti i segreti del mondo”.

“Il futuro, Thomas, non i segreti”.

“E’ la stessa cosa”.

“Non credo proprio. Un segreto è sempre riferito a qualcosa di giù compiuto, che perciò deve essere passato”.

“Però il nostro destino era già scritto da Lady Queen, e allora come la metti?”.

Severus mugugnò qualcosa esausto, no gli piacevano questi discorsi, non voleva ricordare tutto ciò che era stato: veder soffrire i suoi figli, vederli morire. Aver vissuto quei momenti una volta era più che sufficiente.

“Hai proprio voglia di parlare di queste cose?”.

“Perché tu cosa hai in mente?” domandò incuriosito Thomas.

“Io devo andare a parlare con Hagrid. Se vuoi puoi venire con me e poi possiamo andare al Lago nero”.

“Fantastico” rispose il ragazzo che vedeva in questa breve uscita a due una piccola avventura.

Intanto si erano fatte le otto di sera e mentre padre  e figlio uscivano cominciava la festa di Halloween.

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Minerva e Albus diedero inizio alla festa permettendo ai gemelli Weasley di dar sfoggio dei loro petardi. Per primo vennero fatte scoppiare le rondelle che giravano a terra e poi si sollevavano compiendo cerchi sempre più grandi, arrivate a circa tre metri da terra i cerchi diventavano sempre più piccoli fino a scomparire lasciando solo una nuvola fosforescente, entro la quale pensò di comparire Sir Nicholas amplificando lo stupore.

“I fuochi d’artificio mi sono sempre piaciuti” disse Neville a Lily che guardava estasiata lo spettacolo.

“Anche a me, ma non mi era mai capitato di vederne così simpatici”.

“I fratelli di Ron sono bravi ad inventare le cose più strane” raccontava Neville perdendosi negli occhi neri e profondi della ragazza.

“Guarda, Neville! Guarda questi che belli”.

Neville sollevò lo sguardo. In alto c’era una grande aquila che planava sugli studenti e sui professori leggermente posata su un grande foglio di carta che doveva sembrare un tappeto volante. L’aquila si sollevò e fece pressione sul foglio per spiccare il salto distruggendolo in mille pezzetti che caddero sulla testa dei presenti diventando brillantini colorati.

“Sono fantastici” fece notare Hermione “Ehi Ron, ma come fanno Fred e George a creare i petardi?”.

“Non ne ho idea, non mi svelano i loro segreti professionali” rispose il ragazzo facendo spallucce.

Intanto Harry si guardava attorno cercando qualcuno. “Non mi dire che una ragazza ti ha dato buca?” gli chiese Ron.

“Cosa? No, sto cercando Sirius. E’ strano che si perda una festa”.

“Già! Pazienza, verrà alla prossima” rispose con noncuranza l’amico “Adesso stai attento, dovrebbe esserci il pezzo forte”.

Tutti erano con il naso per aria e d’improvviso comparve un leone con le fauci spalancate che ruggì facendo tremare i tavoli sui quali erano poggiate le brocche con le bibite. Lily ebbe un attimo di timore e si strinse a Neville che trattenne il respiro per l’emozione e rimase immobile come pietrificato.

Subito dopo una decina di tassi comparvero in ogni parte del cielo correndo attorno al leone che cercava di liberarsi dai fastidiosi animali, ma anche questi dovevano stare all’erta per difendersi dai corvi che si materializzarono e come poiane perlustravano la zona in cerca di prede.

Per ultimo furono dei serpenti a comparire sibilando, stringendo in cerchio sia i tassi che il leone. Quando tutti gli animali furono vicini si sentì un boato e in sequenza gli animali cominciarono a trasformarsi in fuochi d’artificio a cascata, da ogni animale partivano dei fuochi dei colori delle Case e naturalmente per ultimo si trasformò il grosso leone lasciando una scia di rosso e oro nel cielo.

Gli applausi e i fischi di approvazione furono spontanei, Fred e George erano molto soddisfatti del loro lavoro e anche il preside e la McGranitt applaudirono in loro direzione. Dopodiché iniziarono i balli. Minerva osservava gli studenti: “Albus, come è possibile che ci siano studenti che non abbiamo intuito che ad Halloween ci si traveste e non si viene eleganti o in jeans?”.

“Temo che sia un mistero che resterà senza risposta. Forse avremmo dovuti avvisarli?”.

“E’ una di quelle cose che mi devo ricordare, perché altrimenti non mi verrebbe mai in mente di far notare l’evidente”.

Silente le porse il braccio. “Cosa ne direbbe, professoressa McGranitt se prima dei balli facessimo una passeggiata per la sala”.

“Ritengo che sia un ottima idea, professor Silente” rispose lei contenta.

Dalla parte opposta della sala Neville si ricompose e mise una mano sulla spalla di Lily. “Ti andrebbe di ballare con me?”.

“Io non so ballare” rispose lei dispiaciuta “Ma forse potremo provare stando vicini”.

“Vicini” ripeté Neville.

Lily aspettava una risposta e piegò la testa di lato per spronare il compagno che subito disse: “Va benissimo”.

Neville prese la mano destra di Lily con la sua mano destra e posò la mano sinistra sulla schiena della ragazza che posò la sua mano libera sulla spalla del ragazzo. “Come mai hai deciso di vestirti da vampiro?”.

“Mi piaceva e poi due anni fa  il professor Lupin ci ha insegnato ad affrontare un molliccio. Sai cosa è un Molliccio?”.

“No”.

“Praticamente è un essere che assume la forma di ciò che ci fa più paura e lo si può sconfiggere con le risate. Esorcizzando la paura”.

“Scusa Neville, ma non capisco il nesso. Cosa c’entra un Molliccio con il tuo costume?”.

Neville capì di essere in trappola. Perché? Perché non pensava mai prima di parlare?

“Ecco io ho paura dei vampiri perciò mi sono vestito da vampiro per sconfiggere la paura” rispose senza mentire.

“E dove lo hai visto un vampiro?” domandò curiosa lei.

“Non è un vampiro vero e proprio”.

“E un quasi-vampiro?” scherzò lei.

“No”.

“Ho capito!” esclamò Lily soddisfatta “Conosci qualcuno che ti ricorda un vampiro”.

Neville si sentì sollevato:“Esatto”.

“E chi sarebbe?”.

Era la fine, Lily non avrebbe mai cambiato discorso, voleva sapere chi gli ricordava un vampiro e finché lo avesse saputo non avrebbe cambiato argomento.

“T..o pad..e”rispose con un filo di voce.

Lily capì benissimo ciò che Neville aveva detto e iniziò a ridere fino a piegarsi in due. Hermione che ballava con Ron, e Ginny che ballava con Harry li osservavano interrogandosi su ciò che stava succedendo. Neville cercò di sollevare Lily che non riusciva a prendere fiato dal tanto ridere.

“La porta via, non sta troppo bene” disse Neville rivolto agli amici e uscì dalla sala con Lily ancora piegata in due.

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“Non dovrebbe essere difficile per te” disse Hagrid curandosi una ferita al braccio “Non fanno niente agli animali”.

“Gentile” rispose Sirius.

“Dai, su. Sai benissimo cosa voglio dire. Basta che ti trasformi in cagnolino e vada a gironzolare per la Foresta proibita. Cerca di capire cosa stanno organizzando quelle bestie”.

“Forse non lo sai, ma io ho sempre odiato le blatte. Mi fanno schifo”.

“Ma come fai a parlare in questo modo? Sono degli esseri così simpatici” le difese Hagrid “E quando volano …”.

“Smettila, Hagrid, altrimenti non ci vado”.

“Va bene, va bene. Ascoltami. Di solito si riuniscono vicino alla grotta che precede la casa di Aragog. Ti ricordi di lui, te lo avevo fatto conoscere a inizio anno”.

“Sì, certo. Come potrei dimenticarmi di un ragno grande quanto una stanza”.

“Fantastico. In quella grotta si radunano le blatte”.

“Quante saranno? Cento? Duecento?” domandò Sirius.

“Per dinci, non credo proprio. Saranno al massimo una trentina”.

“Trenta blatte che seminano terrore nella Foresta proibita” disse incredulo il professore di Pozioni.

“Diciamo che sono un po’ più grandi del normale”.

“Quanto sono grandi, Hagrid?”.

Il mezzo-gigante si pulì la ferita e rispose: “Non troppo”.

“Ehi, aspetta un attimo, non mi dirai che quella ferita te l’ha fatta una blatta?” disse spaventato Sirius.

“Non ti devi preoccupare di niente, attaccano solo gli umani e tu andrai sotto forma di cane. Dai Sirius, non preoccuparti. Intreccia le dita e buona fortuna!”.

“I cani non hanno dita” gli fece notare l’Animagus.

“Bhè, allora annoda la coda” disse spiritoso Hagrid che si fece subito serio notando che l’altro non aveva gradito la sua battuta.

Qualcuno bussò nella capanna di Hagrid, e mentre Sirius usciva da una porta, Severus e Thomas venivano invitati ad entrare da quella principale.

“Professor Piton, Thomas, entrate. Cosa vi porta da queste parti?”.

“Papà ti doveva parlare” rispose il ragazzo guardandosi attorno. La capanna di Hagrid era piccola, disordinata e non era molto pulita però sembrava accogliente.

“Bene, professore” disse Hagrid invitando l’uomo a sedersi.

Severus si sedette e Thomas cominciò ad accarezzare un bavoso Thor. Hagrid sorrise in direzione del giovane, gli piacevano le persone che amavano il suo cane.

“Silente mi ha detto che hai notato alcuni strani movimenti nella Foresta”.

 “Strani è a dir poco. I nuovi abitanti della foresta non sembrano essere molto amichevoli. I centauri si sono lamentati, sembra che le creature vogliano più spazio e non lo vogliano dividere con nessuno”.

“Qualcuno  è andato in ricognizione?”.

“Abbiamo mandato un cane” rispose il mezzo-gigante muovendo la testa in direzione della foresta.

“Avete mandato Thor?” domandò Thomas.

Hagrid, che era fermamente convinto che il ragazzo non stesse ascoltando rimase senza parole.

“Domanda sbagliata” rispose Severus.

“Perché?” domandò scocciato Thomas.

“Non puoi fare domande su argomenti che non avresti dovuto ascoltare”.

“Ma io sono qui e voi state parlando a meno di due metri da me, era prevedibile che vi sentissi”.

“Ha ragione!” fece notare Hagrid.

“Molte grazie, Hagrid” rispose sibilando il professore.

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Neville trascinò Lily nel cortile della scuola e lì la ragazza si tranquillizzò. “Neville, promettimi che non mi farai più pensare a mio padre come un vampiro, altrimenti morirò dalle risate”.

Neville non credeva alle sue orecchie. “Mi stai dicendo che non te la sei presa?”.

“Perché mai? Tu credi davvero che io e mio fratello non abbiamo mai preso in giro mio padre per la sua abitudine di indossare solo vestiti neri?”.

Il Grifondoro era stupito. “Certo che lo abbiamo fatto”.

“E lui non se l’è presa?”.

“Chi? Mio padre? No, lui non si adira mai con noi. Almeno non con frequenza. Dipende dalla gravità di ciò che combiniamo”.

Neville sorrise: “Non ho mai pensato a tuo padre in questo modo”.

“Perché lui non si mostra in questo modo a nessuno” rispose seria lei.

“Cosa facciamo, rientriamo dentro?” propose lui.

“No, facciamo una passeggiata. La musica è troppo alta dentro”.

“Ma non si può uscire dal castello dopo le otto di sera. E’ proibito!” disse Neville mentre Lily lo trascinava con sé.

“Allora sarà meglio non fare rumore e non farci scoprire” rispose lei iniziando a correre.

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Alla grotta c’erano al massimo venti blatte, ciascuna era grande circa un metro e poi ce n’era una molto più grande delle altre. La discussione che avevano intavolato non era delle più pacifiche.

“Dobbiamo decidere a chi attaccare per primi. I centauri sono forti e potrebbero calpestarci con facilità, e sono anche dotati di arco” disse una blatta.

“I ragni sono tantissimi e potrebbero tenerci imprigionati nella loro ragnatela” disse un’altra.

“Potremo attaccando gli ospiti senza fissa dimora” propose un’altra.

“Questa mi sembra una buona idea” sentenziò la blatta più grossa.

Felpato ascoltava a distanza, le blatte avevano intenzioni bellicose e intelligentemente avevano deciso di attaccare gli animali singoli, che non si muovevano in gruppo, i più indifesi. Per esempio uno scoiattolo su un albero, un uccello, un … un cane di passaggio pensò voltandosi di scatto e accorgendosi di avere alle spalle tre blatte che lo guardavano in maniera interessante.

Senza pensarci due volte Felpato prese a correre, le blatte erano molto veloci e una di loro prese il volo per indirizzare le compagne. Felpato iniziò a correre più velocemente fino a portarsi al limite della Foresta a poche centinaia di metri dalla capanna di Hagrid.

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“Lily, sei sicura di voler entrare nella Foresta?”.

“No, non voglio entrare. Cioè, mi piacerebbe ma mio padre mi ucciderebbe. Voglio solo osservarla da lontano”.

“A dire la verità non siamo molto lontani. Riesco a vedere gli alberi con precisione. E poi … andiamo via. Lily, andiamo via!”.

“Perché ti stai agitando, Neville. Cosa c’è?” fece lei senza capire. Allora guardò meglio e vide una specie di uccello che si lanciava sopra un cane.

Il cane cominciò a ringhiare contro lo strano uccello e poi due specie di scarafaggi giganti lo assalirono.

Il cane cominciò a ringhiare più forte e a lamentarsi.

“Andiamo Lily, corri”.

“Non possiamo andare via, dobbiamo aiutare quel povero cane. Vieni, Neville” lo incoraggiò lei.

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I lamenti del cane erano talmente forti che giunsero fino alla capanna di Hagrid. Severus si alzò subito in piedi.

 “E’ quello che penso?” domandò rivolto ad Hagrid.

“Se le sembra il lamento di un cane, è quello che pensa” fece lui prendendo una balestra.

“Andiamo a vedere, Thomas tu rimani qui” ordinò Severus.

“Papà, no, ti prego. Portami con te”.

“Non puoi venire è troppo pericoloso”.

“Allora Hagrid, rimani qui” disse impaurito il ragazzo.

Severus lo guardò, non era il Thomas di sempre. Era vero che non aveva il coraggio di un grifondoro ma si stava pur sempre dimostrando troppo codardo per come lo conosceva.

“Thomas, hai paura di qualcosa?”.

Il ragazzo cominciò a tremare, il fiato gli venne meno, e le mani si irrigidirono attorno al collo come se cercasse di liberarsi da una morsa che lo soffocava. Hagrid si rivolse a Piton. “Professore, me la caverò da solo, non si preoccupi. Lei rimanga con suo figlio” e detto ciò, uscì verso la Foresta proibita.

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Lily con coraggio si avvicinò più che poté al cane e agli scarafaggi che si accorse, erano delle blatte giganti.

Puntò la bacchetta per lanciare un incantesimo ma il fiato le venne meno e cadde a terra, Neville si ritrovò con le blatte puntate contro se stesso e la ragazza che aveva bisogno di aiuto. Le blatte si avvicinavano con lentezza, i due ragazzi erano oltre il limite della Foresta che a loro non era consentito oltrepassare.

Neville estrasse la sua bacchetta e la puntò,  a quel punto le blatte presero l’atto come un tentativo di attacco e si scagliarono contro i due ragazzi.

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Severus si inginocchio accanto al figlio e cercò di capire cosa stesse accadendo. “Thomas rilassati, sono qui. Non ti lascerò da solo. Respira, respira piano”.

Con gli occhi pieni di lacrime Thomas cercava di parlare ma senza riuscirci, i muscoli della gola erano completamente irrigiditi.

“Thomas sono qui. La senti la mia mano che ti massaggia il petto? Respira piano, Thomas. Respira”.

Il ragazzo sentiva le parole del padre molto lontane, però ne capiva il significato e concentrandosi riuscì a sentire la mano che faceva dei cerchi sul suo petto, come quando aveva la febbre, come quando era caduto dal mobile del soggiorno mentre  disegnava  i baffi nel quadro del nonno e il vecchio gli aveva starnutito in faccia facendolo cadere.

Severus si era adirato molto con il suocero e poi aveva tranquillizzato sia Thomas sia Lily terrorizzata alla vista del fratello disteso sul pavimento.

Lily! L’ultima volta che Thomas era stato male anche Lily ne aveva subito le conseguenze!

Thomas si rilassò e come se si fosse sciolto il nodo che aveva in gola, cominciò a parlare: “Gli ospiti vorranno tutto il tavolo, e molti della casa verranno sfrattati. Il cane verrà mangiato e l’uomo con le volpi apparecchieranno per gli amici antichi”.

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Lily riprese a respirare bene e si sollevò in tempo per vedere Neville che con la bacchetta lanciava un. “Reducto” in direzione di una blatta, mentre l’altra veniva trafitta da un dardo scagliato da Hagrid, mentre la terza blatta di fronte alla forza del nemico lasciò perdere il cane che se ne andò con la coda tra le gambe.

“Ragazzi, cosa ci fate qui?” domandò burbero Hagrid “Venite subito con me, andiamo alla mia capanna. Lì c’è tuo padre” disse l’uomo rivolto a Lily.

Lily e Neville non capirono bene cosa avesse detto il guardacaccia ma lo seguirono di tutta fretta, ancora sconvolti per l’accaduto.

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Severus strinse a sé Thomas che continuava a ripetere: “Hai visto? Mi agito, e dico un sacco di cose strane. Perché papà? Cosa mi sta succedendo?”.

Severus Piton era stato un Mangiamorte, una spia, un Professore di Pozioni, e di Difesa contro le Arti Oscure, ma anche se non fosse stato tutto questo avrebbe comunque avuto una risposta alla domanda del figlio Tassorosso, amante di Divinazione, parente alla lontana, ma legato intimamente, di Lady Queen.

Non gli stava succedendo niente di terribile, Thomas aveva solamente il grande dono della Preveggenza.

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CHE CAPITOLO RAGAZZI!

Non sono riuscita a postarlo di pomeriggio perchè ho finito in questo momento di scriverlo. Pazienza, comunque credo proprio che ne sia valsa la pena. Ci sentiamo Domenica, Alida

Mizar: mi sono data da fare, hai visto? Un bel capitolo lunghetto che dovrebbe divertire e mettere un pò di carne sul fuoco, e se hai  paura delle blatte (come me) dovrebbe anche spaventarti un tantino. Fammi conoscere la tua opinione. A presto, Alida

Aloysia Piton: non credo che accaserò Thomas, come vedi lui ha altri problemi, però credo che lascerò Lily e Thomas assieme, mi diverte molto scrivere di loro due. E ho già in mente la prossima scena esilarante ... Baci, Alida

Charlie Snape: spiacente ma il discorsetto di Severus e Lily non ha trovato spazio in questo lungo capitolo, però non preoccuparti ci sarà, però non sarà un discorso a due ma a tre ... Un abbraccio, Alida

  
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