Un giorno Russell incontrò un brigante.
-O la borsa o la vita!-
-Un interessante quesito, signore. Ma io credo di averne uno
ben più intrigante. Posso esporvelo?- domandò il filosofo accendendosi la pipa
in tutta tranquillità.
-Ma io veramente vorrei solo derubarvi...- rispose il
brigante.
-Oh, ma è molto breve, poi avrete tutto il tempo per portare
a termine il vostro dovere. State a sentire. In un paese c’è un barbiere che fa
la barba solo e soltanto a quelli che non se la fanno da soli: chi fa la barba
al barbiere?- chiese Russell tirando una pipata.
-Ehm... il barbiere, no?- disse il brigante ingenuamente.
-Assolutamente no. In tal caso infatti il barbiere si
farebbe la barba da solo e perciò non potrebbe farsela, poiché egli fa la barba
solo a quelli che non si radono da sé.- spiegò il filosofo.
-Allora sarà qualcun altro a fargliela!- esclamò il
brigante.
-Per nulla affatto. Infatti, se così fosse, il barbiere non
si farebbe la barba da solo e quindi dovrebbe farsela, appunto perché fa la
barba a quelli che non se la fanno da sé.- ribatté Russell con un’altra pipata.
-E allora... Non lo so!!!- gridò il brigante mettendosi a
piangere.
-Su, su, non vi abbattete così.- disse Frege dandogli delle
pacche sulla spalla -Capita a tutti. Anche a me il paradosso di Russell ha
rovinato la vita, ma che ci volete fare?-
-Ma io volevo solo rapinare qualcuno...- si lamentò il
brigante fra le lacrime.
-Sì, vi capisco, io volevo solo dare un fondamento logico
all’aritmetica e alla matematica intera, ma Russell ha distrutto tutti i miei
sforzi.- raccontò lo sconsolato Frege.
-Mio caro Gottlob, non vi dovete buttar giù per quel
paradosso. Insomma, lo si aggira facilmente con la teoria dei tipi.- affermò
Russell.
-Davvero? Quale gioia!- esclamò Frege sorridendo felice
-Venite a festeggiare con me, offro io!-
-Evviva questi tipi!- esultò il brigante smettendo di
piangere.
E così il logico, il matematico e il brigante andarono a
bere birra e a far bisboccia.
Se qualcuno fosse rimasto perplesso a causa della misteriosa
scala sulla quale Wittgenstein scappava nel capitolo precedente, ora svelerò
l’arcano. La scala è una citazione da una delle ultime proposizioni del
Tractatus logicus-philosophicus di Wittgenstein, dove egli paragona la sua
filosofia a una scala sulla quale bisogna salire per comprendere il mondo, ma
afferma anche che in realtà non potrebbe essere usata perché ineffabile. Perciò
la scala sparisce subito e il brigante mormora l’ultima sentenza del libro del
filosofo.
Risposte ai commenti:
RahizelRathalos: No, non la farà mai!
Suikotsu: In effetti la scala, così come la liana, nasce da
un’esagerazione iperbolica di qualcosa che il filosofo ha detto: Rousseau
insiste sul ritorno alla natura, Wittgenstein fa il paragone con la scala.
Nefertari83: Beh, allora lo leggerò. Non so se a
Wittgenstein sarebbero piaciuti i Led Zeppelin...
Kiki May: Sì, tra poco andrà da Freud!
Pocahontas: Specialmente Wittgenstein ti avrebbe perdonato il
gioco di parole (tutta la sua filosofia più tarda è basata sul concetto di
giochi linguistici). In ogni caso, più che pignolo, il caro Ludwig era vicino
alla follia, proprio come Nietzsche.
Lovely Laura: Mi stavo un po’ preoccupando quando ho visto
che mi davi del voi, ma meno male che dopo hai smesso. “Marchingegni della
comicità” è un’espressione che mi piace tantissimo!
Cisky_90: Certo, alla fine sarà assai esperto, se non
impazzirà prima...