Dolce tormento (Chocolate Contest)
ღღ "Dolce tormento" ღღ
(Storia partecipante al Chocolate contest)
<< Tonks cara, che ti
succede? >> domandò preoccupata Molly Weasley, quando
aprendo la porta di casa si trovò di fronte Ninfadora abbattuta
come non mai.
Da quest' ultima ricevette come risposta un mugugno lamentoso e ben poco comprensibile.
<< Dai su, entra e parliamone con calma! >> disse con fare
materno mentre si appiattiva contro lo stipite permettendo l'accesso
alla giovane.
Ma ovviamente la sbadata Tonks inciampò sullo zerbino e finì supina sul tappeto d'ingresso.
Molly non fece in tempo ad appuntarsi mentalmente di levare di mezzo
quello zerbino alla prossima visita della ragazza, che quella si
rialzò e inciampò dopo appena due passi, sull'orlo del
suo stesso mantello.
Stavolta però Tonks non accennò a tirarsi su,
anzi, in preda allo sconforto scoppiò a piangere portandosi le
ginocchia al petto e nascondendo il volto tra le braccia.
Agli occhi di Molly, in quel momento, sembrò una bambina indifesa.
Con tutta la dolcezza e la delicatezza di cui era capace, la prese per un braccio e la aiutò a rimettersi in piedi.
Poi la condusse fino alla cucina dove, su una sedia, la adagiò ancora piangente.
Aspettò qualche minuto e quando i singhiozzi si calmarono e
Tonks parve riacquistare il controllo di sé, Molly si decise a
riprendere il discorso precedentemente interrotto.
<< Allora cara, vuoi dirmi che ti succede? Sembri soffrire
così tanto.. Magari se mi spieghi ti posso aiutare! >>
A queste parole Tonks si armò di coraggio e cominciò a spiegare cosa la turbava e le straziava il cuore.
<< D-Dicono che Remus.. >> al pronunciare quel nome si interruppe.
Lo sconforto era tornato e le lacrime riaffiorarono tra le ciglia.
Eppure Tonks sapeva di avere bisogno di parlarne con qualcuno, non
poteva tenersi tutto dentro.
Sarebbe stato solo peggio, non le andava
di "soffrire in silenzio", non ancora una volta.
Asciugò il viso con una manica e riprese a parlare.
<< Dicono che domani partirà per unirsi ad un branco di
lupi mannari. >> riuscì finalmente a pronunciare,
nonostante la voce un po' roca mostrasse le ultime tracce di
pianto.
Tirò su col naso e continuò.
<< Ed io non voglio che vada via.. Non posso permetterlo! Gli
faranno del male, lui non è fatto per stare con gli altri lupi
mannari! Perché Albus ha acconsentito a mandarlo lì? E'
troppo pericoloso! E se non tornasse? Se decidesse di rimanere
per sempre con quelli come lui? Io non posso accettare tutto questo,
non ce la faccio! >> disse quasi urlando, disperata, dopo aver
portato la testa fra le mani.
Molly non sapeva cosa dire. Si alzò dalla sedia e andò ad
abbracciare Tonks. Nessuna sua parola sarebbe bastata per alleviare
il dolore, il senso di smarrimento della ragazza. Rimasero in
quella posizione per un tempo indeterminato,
ognuna persa nei propri pensieri.
Quando Tonks si sentì più calma sciolse l'abbraccio e fece per andarsene.
Ma Molly la trattenne per un braccio.
<< Va' a casa di Remus, digli che lo ami. Chiedigli di restare.
Cos'hai da perdere? >> disse lentamente guardando la ragazza
negli occhi.
Tonks annuì e si disse che se non avesse almeno tentato: lo
avrebbe perso. Forse sarebbe stato via qualche mese o forse molto
più, lei non lo avrebbe sopportato lo stesso, sarebbe
sembrata troppo lunga anche solo una settimana senza lui.
Con la mente annebbiata da questi pensieri salutò Molly e si smaterializzò a casa dei suoi genitori.
Si diresse quasi in trance su per le scale e poi dritta fino al bagno.
Si sciacquò il viso e poi si pettinò i capelli. Prese in
considerazione anche l'idea di cambiarsi i vestiti ma si rese conto che
non serviva, la cosa più importante era raggiungere Remus al
più presto. Altrimenti non avrebbe più trovato il
coraggio necessario a fare come aveva detto Molly.
Si precipitò giù dalle scale e poi fino al cancelletto,
stranamente senza inciampare da nessuna parte, e si
smaterializzò diretta a casa di Remus.
Bussò alla porta e dopo poco quella si aprì rivelando Remus con un cucchiaino fra le labbra.
Non appena lui la riconobbe fece un gran sorriso e non potendo
invitarla a parole, si scostò dall'uscio e le fece segno di
entrare con un cenno del capo.
Intanto, nella mente di Tonks, si era creato un gigantesco buco nero
che aveva malvagiamente inghiottito il discorso che gli voleva fare
prima di dichiararsi.
Una volta raggiunta la cucina, la ragazza venne fatta accomodare su una
sedia posta accanto al tavolo. Su quest'ultimo stava uno strano
barattolo che destò la curiosità di Tonks.
Un po' per rimandare a dopo la dichiarazione e un po' per reale
interesse, decise di chiedere a Remus che cosa contenesse quella
boccetta di vetro.
<< Cos'è? >> domandò indicando il barattolino con l'indice.
<< Un dolce babbano, viene chiamato "Nutella". La considero
quanto di più simile ad una pozione rallegrante, fa miracoli
quando ti senti un po' giù.. Ne vuoi? >> rispose l'uomo
sedendosi di fronte a lei.
Tonks ci pensò un po' su e alla fine decise che in quel momento
la Nutella le sarebbe servita parecchio, perciò annuì e
si fece passare un cucchiaino da Remus.
Dopo aver preso un po' di crema la assaggiò.
Remus vedendo la sua espressione ridacchiò e, pur sapendo già come avrebbe risposto, le chiese:
<< Ti piace? >>
<< Sì, è buonissima! Com'è fatta? >>
esclamò lei meravigliata dal sapore delizioso di quella crema.
<< Nocciole e cioccolata. Ricordo che per la prima volta me la
fece assaggiare Lily Evans. Era figlia di babbani e fin da piccola la
Nutella era sempre stata il suo dolce preferito. >> disse lui, sorridendo con un po' di nostalgia.
Gli faceva ancora tristezza ripensare ai suoi amici di quando era ragazzo,
gli mancavano più di quanto desse a vedere. Eppure non poteva
fare a meno di ricordare ogni loro abitudine, ogni loro difetto, ogni
loro battuta.. Perché da sempre erano parte di lui e nonostante
dimenticarli fosse la scelta meno dolorosa, a Remus pareva impossibile andare avanti come se nulla fosse.
Calò un piccolo silenzio, ma lui lo interruppe subito.
Non serviva crogiolarsi nel dolore degli amici perduti; era già al colmo della tristezza per l'imminente viaggio che lo avrebbe portato lontano da Tonks.
<< Perché sei venuta qui? >> le chiese, pur immaginando la risposta.
<< Perché.. Beh.. Ecco, io.. >> cominciò a farfugliare lei.
Non si aspettava di doverglielo dire così presto. Era andata in
confusione e l'idea di poter rispondere con una mezza verità o
con una scusa non la sfiorò nemmeno. Per fortuna ci pensò
lui a salvarla da quella serie di balbettii, si era alzato e le era
venuto vicino.
<< Hai saputo della mia partenza? >> disse con tono di voce pacato.
Sembrava più un' affermazione che una domanda.
Lei un po' spiazzata si limitò ad annuire; pensando a quanto
fosse incredibile che, quando si trovava in presenza di Remus,
faticasse a mettere due parole in fila e a pronunciarle.
<< Eri venuta a salutarmi? >> le chiese ancora.
E mentre lei stava quasi per annuire nuovamente, si ricordò di
ciò che le aveva detto Molly e si bloccò. Doveva parlagli
che diamine, non annuire a ripetizione!
Stavolta scosse la testa.
<< No. Ero venuta a fermarti. >> aggiunse.
Era stata diretta, perentoria, impeccabile. Incoraggiata da questo
piccolo passo, puntò lo sguardo in quello di Remus e
continuò:
<< Non accetterò che tu ti unisca ad un branco di lupi mannari. E' troppo pericoloso, non voglio! >>
Le ultime due parole le uscirono un poco stridule, ma non se ne curò.
In effetti, dette a quel modo, rispecchiavano alla perfezione quanto lei fosse vicina ad una crisi di pianto.
Si alzò in piedi, come per darsi più autorità e
proseguì col suo discorso improvvisato, dettato direttamente dal
cuore, e forse migliore di quello che si era dimenticata.
<< Remus, non accetto che tu vada via. Non ti permetterò
di lasciare questa casa, hai capito? >> disse con voce decisa.
Eppure, nei suoi occhi Remus vedeva una preghiera.
Lo sguardo di Tonks sembrava urlare "Ti prego non partire! Non andare via.."
All'improvviso tutta la carica l'aveva abbandonata, rimpiazzata da due
occhi lucidi e tristi. Non volendo apparire patetica più di
quanto già non fosse, abbassò lo sguardo e prese a
fissare il pavimento.
Faceva tenerezza. Molta tenerezza, e lui vedendola così, se ne
fregò altamente di tutti i limiti che si era auto-imposto e la
strinse tra le braccia.
Era sua amica, poteva almeno abbracciarla, no?
"Il piacere d'amare senza osar di dirlo ha le sue pene, ma anche le sue dolcezze."
Gli venne in mente quella frase. Non ricordava dove l'avesse letta, ma di una cosa era certo: in quel momento calzava a pennello!
Infatti se Tonks avesse saputo che era innamorato di lei non lo avrebbe
più voluto abbracciare.
Ed avrebbe avuto ragione! Chi mai
vorrebbe un lupo mannaro al proprio fianco? E come se non bastasse era
pure molto più grande - per non dire vecchio- di lei! Ancora
qualche anno e sarebbe potuto essere suo padre!
Mentre Remus pensava queste cose, Tonks si malediva per il fatto di non
essersi ancora dichiarata. Stare tra le sue braccia era la sensazione
più bella del mondo e, forse, dicendogli che lo amava, sarebbe
potuto essere finalmente suo!
Se invece non avesse ricambiato, lo avrebbe lasciato andar via.
Sperando che il detto "Lontano dagli occhi, lontano dal cuore" funzionasse pure per lei.
<< Rem, devo dirti una cosa.. Vedi, ecco.. Ehm.. >> dopo le
prime parole Tonks prese a farcire la frase di parole inutili. Il
timore di un rifiuto si faceva sempre più consistente, le
opprimeva il petto, fino quasi ad impedirle il respiro.
<< Cosa c'è Tonks? >> le chiese lui dolcemente.
Quella ragazza aveva il potere di farlo diventare il più mite
uomo al mondo, lo calmava, lo inteneriva..
<< Rem, tu mi piaci. >> le parole le erano uscite
più facilmente di quanto credesse. Era stato un attimo, un
battito di ciglia.. Sentirlo rivolgersi a lei con quella voce di
velluto, incontrare quegli occhi così pieni di amore.. Tutto
ciò aveva fatto sparire ogni inibizione, ogni tentennamento. La
sincerità, la voglia di amare, la speranza di poter avere un po'
di felicità tutta per sé, avevano prevalso.
Ora non restava che incrociare le dita e sperare strenuamente in un sua
reazione positiva. In ogni caso, non si sarebbe mai pentita di
averglielo detto: meglio rimorso che rimpianto!
Remus intanto era basito. Ogni attività, cerebrale e non, si era
arrestata, come se all'improvviso gli avessero staccato la spina.
Poi, passato il breve momento di smarrimento iniziale, tutti i pensieri presero ad affollagli il cervello contemporaneamente.
Si ritrovò diviso tra due estremi e con poco tempo per riflettere.
La parte più irrazionale di lui gridava per la felicità.
Quella più razionale, invece, lo spingeva a mentire, a partire e far in modo che lei fosse sempre al sicuro.
<< Tonks, sono un lupo mannaro.. >> cominciò a dire
lui, ma non poté finire la frase perché lei gli
poggiò due dita sulle labbra.
<< Non è un problema, non m'importa! E' solo questo che ci tiene lontani? >> gli chiese lei.
<< Sì Tonks, ma non è abbastanza? >> insistette lui.
<< Assolutamente no! La luna piena è solo una volta al
mese, come il ciclo! Io avrò mal di pancia e mal di testa e tu
avrai la trasformazione! Saremo entrambi mal ridotti, aggressivi e con
istinti omicidi. Ma mi pare equo, no? >> ribatté lei
cercando di smorzare la tensione per quel discorso fin troppo serio.
A Remus scappò un sorriso, segno che Tonks era riuscita nel suo intento.
Solo che poi a lui venne in mente un altro piccolo problema: l'età.
<< Sì però io sono troppo vecchio, Tonks! >> disse cercando di farla ragionare.
<< Io non vedo né capelli bianchi né dentiere!
>> esclamò lei un po' seccata dal fatto che lui si facesse
tali complessi.
<< Ancora qualche anno e sarei potuto essere tuo padre! >>
continuò lui come se lei non avesse nemmeno parlato.
<< Ma non lo sei! Diamine Remus, ma non lo capisci che TI
AMO? >> gli gridò addosso, stufa di tutte quelle
chiacchiere inutili e controproducenti.
<< Decidi: o mi baci adesso, ci mettiamo assieme e ti scordi
tutte queste sciocchezze, oppure parti e vai ad unirti con quel dannato
branco! >> continuò con tono che non ammetteva repliche.
A volte un attacco diretto è quel che ci vuole.
Dopo un attimo di sbigottimento, Remus fu costretto ad arrendersi. E mai la resa fu così piacevole per lui!
Sorrise e la trasse di nuovo a sé per baciarla.
Fu un bacio dolcissimo, che sapeva di amore, di tenerezza, di felicità..
..E di Nutella!
Dodici anni dopo..
<< Mamma dai, non insistere! Non ho voglia di fare
colazione! Devo andare a Hogwarts oggi!! >> si lagnò
l'ormai undicenne Teddy, che smaniava in attesa di uscire e recarsi
alla stazione di King's Cross.
<< Appunto per questo devi mangiare qualcosa! Non vorrai mica
svenire durante lo Smistamento? >> cercò di convincerlo
Ninfadora.
Il bambino parve pensarci su e poi cedette.
<< Allora voglio il pane con la Nutella! O quello, o niente! Il latte non mi va! >> esclamò deciso.
<< Tu ci vai troppo d'accordo con la Nutella.. Non è
normale! Sai che poi ad Hogwarts non ce ne sarà? >> gli
chiese lei, ragionando ad alta voce.
A quelle parole il bambino sgranò gli occhi. Non c'aveva proprio pensato!
Subito si diresse nello studio per cercare suo padre.
<< Papà, papà! >> esclamò quando ne scorse la figura semi coperta da un giornale.
<< Dimmi Ted. >> rispose Remus abbandonando la lettura della Gazzetta del Profeta.
<< Mi manderai la Nutella per posta, vero? >> chiese concitato.
A quella strana richiesta Remus corrugò le sopracciglia.
<< Dai papà, ti prego! Lo sai che io senza Nutella non
vivo! Mamma ha detto che a Hogwarts non ce ne sarà.. Come
faccio? >> continuò sempre più preoccupato.
Allora Remus sorrise e tranquillizzò il figlio.
<< Va bene, va bene! Ti manderò la Nutella per posta, ma tu non esagerare intesi? >>
Il bambino annuì con fare obbediente.
<< E ricordati che dopo averla mangiata devi lavare bene i denti, altrimenti ti viene la carie! >> aggiunse.
<< Sì lo so papà! Grazie, grazie, grazie! >> esultò trionfante fiondandosi ad abbracciarlo.
Nel mentre Remus pensava "Durante la
prossima gravidanza di Tonks, avrò cura di nascondere per bene
ogni sorta di dolce nel raggio di un chilometro!"
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