Hocrux
«Non
tornerò a Hogwarts quest'anno.»
I signori Weasley erano seduti
sul letto che era appartenuto a Percy, davanti a quello di Ron, e
guardavano il figlio minore con la stessa espressione
stupefatta.
«Come, scusa?» domandò la signora
Weasley, certa di
aver capito male.
«Dumbledore ha lasciato qualcosa da fare a
Harry, una missione. È molto, molto importante e io lo
accompagnerò.»
«Quale missione?» domandò allora sua
madre in
tono brusco, «E non pensare di potertene andare a zonzo
invece che a
scuola, signorino, io...»
«Non è a zonzo. Abbiamo... Harry deve
fare ciò che il preside gli ha detto prima di
morire.» spiegò Ron,
«Non so i dettagli, anche se li sapessi non è un
mio diritto
dirteli...» sapeva di aver sbagliato nel momento in cui lo
aveva
detto, perchè il viso già rosso di sua madre ora
sembrava sul punto
di esplodere.
«Diritto? Mi stai dicendo che lascerai perdere la
tua istruzione per qualcosa di POTENZIALMENTE MORTALE E NON
È NEI
MIEI DIRITTI SAPERE DI COSA SI TRATTA?»
«Ron, per favore, dicci
almeno cosa ha detto Dumbledore.» tentò il padre.
«Mi dispiace,
ma Dumbledore ha ordinato a Harry di non parlarne con
nessuno.»
disse lui, sentendosi in colpa alla vista delle lacrime negli occhi
di sua madre.
«Ma certo, Dumbledore ordina e Harry deve
accorrere! Vuole che il piccolo Harry faccia la sua stessa
fine?»
«Molly!» trasalì il signor Weasley e lei
si portò una
mano alle labbra.
Ron sospirò.
«Mamma, Harry non è più un
bambino e neppure io.»
«Io non... Non posso proibire nulla a
Harry, ma a te sì. Tu non lascerai Hogwarts.»
decretò lei,
alzandosi in piedi.
«Mamma.» la chiamò Ron, per una volta
senza
neppure spazientirsi. Fu questo a fermarla, visto il carattere
infiammabile del figlio e le sue solite risposte brusche,
«Harry non
è solo il mio migliore amico. Ha salvato Ginny. Ha salvato
me un
sacco di volte. Pensi davvero che lo lascerò andare da
solo?»
«Ma
andare dove!» gridò lei, esasperata.
«Non lo so, ma non sarà
certo questo a fermarmi.» replicò Ron, notando poi
l'espressione
del padre che per un momento si era fatta fiera e raddrizzandosi,
«Non vi sto chiedendo il permesso, visto solo avvisando che
me ne
andrò con lui.»
Il viso della madre si contrasse in una smorfia:
«Sciocchezze.»
«FRED, GEORGE, PIANTATELA DI
SMATERIALIZZARVI E FATE LE SCALE!» urlò la signora
Weasley, che
aveva quasi fatto cadere tutto ciò che aveva in mano.
«E se
cadessimo?» inorridì Fred.
«E se ci cadesse qualche
preziosissimo oggetto fragile? Il matrimonio sarebbe
rovinato!»
esclamò George.
«Ragazzi, non torturate vostra madre.» li
richiamò il padre, cercando di non ridere alle identiche
espressioni
adorabilmente ammiccanti dei gemelli. Non importava quanti anni
avessero, riuscivano sempre a incantarlo.
«Se mi rovinate il
matrimonio vi uccido. Non voglio ricominciare da capo.» rise
Bill.
«Mamma, dove devo mettere le tovaglie vecchie?»
domandò
Ginny. La sua voce era nasale e gli occhi arrossati e tutti gli occhi
dei maschi Weasley si fermarono su di lei. Sua madre invece le
sorrise per un momento e poi tornò a raccogliere gli oggetti
da
terra.
«Portali in soffitta, tesoro.»
«Ma cos'ha?» sussurrò
Bill e Fred e George scossero la testa con la stessa anomala aria di
seria preoccupazione.
«Piange sempre da quando è tornata da
scuola.»
«Non davanti a noi, ma ha sempre gli occhi
rossi.»
«Pensavamo fosse per Dumbledore.»
«Ma ora non ne
siamo più sicuri.»
«Cosa stai facendo con quelle?» domandò
all'improvviso Ginny, allarmata, e tutti si voltarono a guardarla.
Era a metà delle scale e stava lentamente tornando di sotto,
dove
stava Ron con una scatola tra le braccia.
«Ma niente.» borbottò
lui.
«Ma quella è la divisa!»
ribatté lei con voce stridula,
indicando la stoffa che emergeva dalla scatola.
«Dove credi di
portarla?» domandò freddamente sua madre.
«Di sopra.» rispose
Ron, «Insieme alle altre mie cose.»
«Riportala immediatamente
in camera tua, ti servirà quest'anno!»
Fred ridacchiò
nervosamente, senza sapere di cosa esattamente avesse paura in quel
momento, se non della mano di Ginny che tremava mentre ancora puntava
alla scatola, «Che c'è, essere Prefetto ti ha dato
alla testa e
vuoi una nuova divisa?»
Ron lo ignorò: «Non torno a Hogwarts
quest'anno.»
«Tu che cosa?» fece Bill, stupefatto.
«Lo
sapevo!» tuonò Ginny, scendendo in gradini di
corsa e colpendolo
con una serie di pugni alla spalla. Ron lasciò cadere la
scala e
tentò di bloccarla per i polsi senza troppa convinzione;
«Harry...»
disse lei, bloccandosi guardandolo con rabbia, «Non
tornerà neanche
lui... vero?»
«No.» sussurrò lui.
«Arthur, gentilmente,
porta la scatola di Ron al suo posto in camera sua.» disse
sbrigativamente la signora Weasley, come se non fosse accaduto nulla,
«Fred, George, voglio che sistemiate il giardino. Bill, va' a
vedere
se Fleur ha bisogno di qualcosa. Ginny, tu puoi fare una
pausa.»
«Sto
io con Ginny.» disse Ron, lanciando un'occhiata ai fratelli
che
prometteva spiegazioni e abbracciandola prima che lei potesse
colpirlo ancora.
«Che diavolo è preso a Ginny? E dove
staresti andando tu?» sbottò Bill, già
abbastanza isterico per i
preparativi senza bisogno di ulteriori aiuti esterni.
Erano in
camera di Ron ed era notte, appena dopo cena, quindi la signora
Weasley stava ancora sparecchiando e non li avrebbe
disturbati.
«Ginny ve lo dirà di persona se
vorrà.» rispose
Ron con una voce ferma che non riconobbero come sua, «Per
quanto mi
riguarda io, Harry ed Hermione abbiamo una missione che ci ha
affidato Dumbledore stesso prima di morire. L'ha affidata a Harry ma
noi lo accompagneremo, ovviamente.»
«Ovviamente.» ripeté Bill,
poco convinto.
«Dai, Bill, hai sempre saputo che sia che io
facessi parte dell'Ordine o che non ne facessi parte prima o poi
avrei seguito Harry per aiutarlo...»
«La mamma ti ucciderà
prima di permettertelo.» fece presente Fred.
«E se è una
missione segreta ti servirà una copertura.»
aggiunse
George.
«Nessuno ha intenzione di provare a farlo
desistere?»
chiese Bill.
«E perché? Per una volta sono fiero che Ron sia
mio
fratello!»
«Sì, anche io!»
Ron si illuminò.
«Siete
dalla mia parte?»
«C'è da chiederlo?» domandò
George,
entusiasta, «Noi stavamo pensando di fare qualcosa per
l'Ordine ma
non siamo ancora sicuri... Qualcosa che non farà venire un
infarto a
mamma, tranquillo.» aggiunse, rivolto al fratello maggiore
che già
lo scrutava torvo.
«Infatti, non dimenticatevi della mamma.»
convenne Bill, «Dov'è che dovreste esattamente
andare, Ron?»
«Non
lo so.» rispose lui, un po' meno felice, «Non
sappiamo quasi nulla.
Ma Harry ha bisogno di noi.»
«Tu sai che Harry mi piace... Ma
non credi che dovrebbe essere qualcun altro ad
accompagnarlo?» tentò
Bill, sperando di suonare ragionevole.
«Lui ha salvato Ginny
dalla Camera dei Segreti. Non avete idea di come fosse lì
sotto e di
come fosse ridotto dopo... Glielo devo.» ripeté
Ron come aveva
fatto con la madre.
«Come se fosse per questo.» ridacchiò
Fred,
dandogli una pacca sulla spalla, «È che
è il tuo migliore amico e
tu sei un Gryffindor, Ronnie.»
Ron
quasi sorrise, fino al nomignolo finale.
«C'è un problema
però... La nostra famiglia potrebbe essere in pericolo se
tutti
sapessero che sei con Harry, e sarà scontato non trovandoti
a
Hogwarts.» si intromise Bill, «Devi trovare un
alibi.»
«Bill?»
chiamò la madre dal piano di sotto.
«E io devo andare. Pensateci
e fatemi sapere.»
Fred e George risposero con il saluto militare
babbano, sbagliando come sempre mano, e Ron annuì sentendo
una
strana stretta al cuore: ci aveva pensato bene dopo l'iniziale
offerta di seguire Harry ovunque, quella era scaturita dal cuore, e
sapeva che avrebbe ferito sua madre e anche Ginny, che si sarebbe
ritrovata da sola in una Hogwarts senza Dumbledore, ma non aveva
avuto il coraggio neppure di immaginare uno scenario in cui tutta la
famiglia era in pericolo a causa sua.
Sperò con tutto il cuore
che il viaggio con Harry fosse una cosa veloce, del resto Harry
doveva avere indicazioni precise sugli Horcrux che non aveva avuto il
tempo di dar loro, in modo da tornare subito a casa ed evitar loro
problemi.
«Il ghoul?» ripeté Fred, incredulo,
«Papà, come
ti è saltato in testa? È... geniale!»
«La spruzzolosi...
Nessuno si avvicinerà a Ron...» stava dicendo
anche George,
estasiato, «Papà, non è che per caso
non ci hai detto qualcosa dei
tuoi anni a Hogwarts? Ci sei arrivato troppo in fretta per essere
stato un bravo ragazzo...»
«Ero un bravo studente.» disse
subito lui, con le orecchie che però diventavano rosse; Ron
scoppiò
a ridere, pur sentendo ancora una volta la malinconia in quello
scherzare quotidiano.
«Ci credo poco.» commentò,
«Grazie.»
aggiunse.
Il padre gli arruffò i capelli affettuosamente,
«Tutto
quello di cui hai bisogno.»
«Mettetegli il pigiama di Ron.»
disse Ginny, affacciandosi alla porta. Era pallida, ma non sembrava
aver pianto, «Per sicurezza.»
Fred e George si illuminarono alla
sua vista, mentre Ron abbassava lo sguardo.
«Bill è andato a
prendere la sua bella.» annunciò Fred, lanciando
un cuscino a
George, «Questo mettilo a posto o mamma ci uccide. Ron,
quando
arriva la tua?»
«La mia cosa?» domandò lui
distrattamente, con
lo sguardo perso alla finestra.
«La tua bella, ovviamente!
Hermy-oh-ninny.»
Ron si voltò di scatto, indignato: «Fred,
piantala!»
«Non sono Fred, sono George.»
«Ehi, non ci
provare.» rise George, «Poi se la prende con
me.»
«E da quando
hai paura del nostro Ronnie Prefetto?»
«Da
quando è diventato un eroe viaggiatore!» rise
ancora lui.
«Oh
sì, l'anima di Godric lo sta possedendo! Ave a Ron, fedele
vassallo
di Harry Potter!»
«Colui che non temeva le ire di Molly
Weasley!»
Ron ridacchiò: per una volta anche facendo i buffoni
non lo stavano mettendo a disagio. In fondo sapeva che i gemelli gli
invidiavano il viaggio, pensando a chissà quali avventure,
mentre
lui per una volta sarebbe voluto restare a casa, ovviamente con Harry
e Hermione.
Non sapeva da dove venisse tutta quell'amarezza, ma
aveva la sensazione che qualcosa sarebbe andato storto.
«Ehi,
guardate che dovete tenere d'occhio Ginny. Sarà da sola a
scuola e
dovreste scriverle più che potete.»
osservò, andando a rubare una
fetta di bacon dal piatto di Fred, «E anche dopo,
perché è
diventata brava a far finta di niente e bisogna torturarla per farla
parlare. Però fatelo voi, siete voi i suoi preferiti,
qualunque cosa
dica. Beh, a parte Bill, ma Bill sarà occupato con la sua
vita da
sposato... Che c'è?» domandò,
improvvisamente preoccupato
dall'eccessivo silenzio e soprattutto dalle espressioni dei
fratelli.
«Ma quanto conti di star via?» domandò
Fred con voce
stranamente quieta.
«Non lo so.» rispose, rilassandosi, «Ve
l'ho già detto. Ma nel caso duri molto o io non-»
raggelò,
rendendosi conto di cosa stava per dire, e mise giù la
forchetta.
Gli era completamente passata la fame.
Lo sapeva, lo sapeva da
anni che avrebbe seguito Harry. Sapeva che prima o poi sarebbe
arrivato il momento di schierarsi apertamente e di combattere in
prima linea, del resto era dal primo anno che sfioravano la morte; ma
questa volta era diverso, questa volta non l'avrebbero soltanto
sfiorata, l'avrebbero corteggiata e sfidata. E lui sapeva come
sarebbe potuta finire, ma non poteva dirlo, non poteva ammetterlo ad
alta voce, e soprattutto non voleva vedere l'espressione dei suoi
fratelli se avesse pronunciato quelle parole, specialmente quelle di
Fred e George, che per quanto lo riguardava sarebbero dovuti restare
scherzosi come se si trattasse di una scampagnata.
Sentì soltanto
vagamente la voce di sua madre dal giardino, stava dicendo a qualcuno
di entrare, e intanto osservava la forchetta, ignorando le
espressioni confuse dei gemelli.
«Hermione!» esclamò infine
George, costernato. Ron si voltò immediatamente e la vide
arrivare
con due bagagli e l'aria stravolta. Le guance erano ancora rigate di
lacrime e lei era arruffata come dopo una corsa sebbene fosse chiaro
che si fosse smaterializzata. La signora Weasley non doveva averla
chiaramente vista da vicino, occupata com'era nel sistemare il
cortile.
«Che succede?» domandò anche Fred,
raggiungendola
insieme a Ron, che l'abbracciò mentre lei lasciava cadere le
sue
valigie e si stringeva a lui come se non ci fosse un domani.
«Stai
bene?» domandò anche Ron, spaventato.
«Sì, s-sì, mi
dispiace.» singhiozzò lei, tirando su col naso e
cercando di
spostare indietro i capelli dopo averlo lasciato andare. Fred fece
comparire un fazzoletto e glielo porse.
«Grazie.» mormorò.
Ci
volle qualche minuto perché si calmasse, e ancora tremava
violentemente. A quel punto anche la signora Weasley e Ginny erano
rientrate e la prima le stava preparando una camomilla in
cucina.
«Non potevo restare un minuto di più a
guardarli...»
sussurrò Hermione, con le mani dimenticate in quelle di Ron.
Ginny
aveva un braccio intorno alle sue spalle e i gemelli erano inchinati
davanti a lei, così genuinamente dispiaciuti che le avevano
causato
l'ultima delle crisi di pianto.
«Chi?» domandò Ron.
«I miei
g-genitori. Ho fatto loro l'incantesimo di memoria, sai. Ora non
sanno più di avere una figlia, stavano parlando di un
viaggio... È
giusto, lo so, e se tutto andrà bene li ritroverò
e sarà tutto
come prima, forse... No, che dico! Non so neppure se potranno
perdonarmi! Ho dovuto cancellare tutto, è come se non fossi
mai
esistita!» per poco non scoppiò di nuovo in
lacrime, strizzando gli
occhi e poggiando la testa contro la spalla di Ron.
«Pensa che
sono felici ora, non sapendo nulla. E che andranno tutto bene e ti
perdoneranno e che l'hai fatto per loro. Li stai tenendo al sicuro,
Hermione.»
«Ma...» cominciò Ginny, accarezzandole i
capelli,
«C'era davvero bisogno di farlo?»
«Beh, sì, per forza. Ho
parlato con loro di Harry ed erano in pericolo.»
spiegò Hermione,
tirando su col naso.
«Allora non devi prendertela con te stessa.»
decretò l'amica, «Era l'unica cosa da
fare.»
«Sì... È solo
che è terribile essere guardati dai propri genitori e non
essere
riconosciuti... E forse non sapranno mai di avermi avuto, ci pensi?
So che è egoista, ma se le cose vanno male loro non lo
sapranno
mai... Non sanno a cosa stiamo andando incontro ora, e questo va
anche bene, ma forse sentiranno comunque un vuoto nella loro vita
perché non ci saranno altri figli per loro... Non so neanche
io cosa
sto dicendo...»
«Tu non morirai.» disse Ron a bassa voce,
socchiudendo gli occhi, «Tornerai da loro. Mi hai
capito?»
«Ecco
qui la tua camomilla, tesoro.» disse la signora Weasley,
tornando di
fretta dalla cucina, «Bevila calda, ti
rilasserà.»
Fred, George
e Ginny si alzarono per lasciarle spazio, spostandosi verso la stanza
accanto.
«È diverso.» disse Fred con voce roca,
«È tutto
diverso, non era così di solito per loro. Qualunque cosa
stiano
facendo è... diverso.»
«È per questo che stai male, Ginny?»
domandò George, senza guardarla, «Sai
qualcosa?»
«So solo che
come dice Fred è diverso. Ho paura... che Ron o Harry o
Hermione non
tornino a casa.» rispose lei, immobile e fredda come una
statua. «E
questa volta potrebbe essere facile, con tutte le precauzioni che
stanno prendendo si vede che qualunque cosa sia è
enorme.»
«Nessuno
morirà, Ginny.» disse Fred di getto.
«E dobbiamo cercare di
capire meglio... Stasera non viene a cena anche Lupin? Potremmo
dirgli di cercare di spillare qualche informazione a Ron... o a
Hermione, lei sembra quella meno decisa dei due.»
tentò
George.
«Non farti ingannare.» replicò Ginny,
«E non
funzionerà.»
Le parole di Ginny si erano avverate, e al
matrimonio ancora nessuno sapeva nulla del loro obbiettivo. Non
doveva mancare molto alla loro partenza, comunque, perché
tutti
sentivano che dopo la cerimonia sarebbero riusciti a
dileguarsi.
«Dov'eri?» chiese George, sorseggiando una
burrobirra.
«Con la cugina di Fleur numero due.» rispose Fred
trionfante, aggiustando la cravatta, «Quella tutta sola
è nostra
sorella?»
«Ci stava ballando Lee poco fa.»
«Vado a rubarle
una danza io. Non capisco perché il cugino Barny non
si dà una mossa. L'ho visto più o meno a inizio
serata che la
guardava come Bill guarda Fleur.»
«No!» rise George, «Stai
scherzando? Oh, ti hanno rubato la dama.»
Lee era tornato a
ballare con Ginny, ed avevano l'aria di divertirsi molto.
«Beh,
peggio per il cugino Barny, comunque.» riprese George, poi si
fece
serio: «Credi che c'entri qualcosa con l'umore di
quest'estate di
Ginny?»
«Ancora non glielo avete chiesto?»
domandò Ron,
facendoli sobbalzare.
«Ma tu non eri a ballare con Hermione?
Guarda che c'è Krum in sala.» lo avvisò
Fred ilare. Ron si
incupì.
«L'ho notato. Sono venuto solo a prendere un paio di
burrobirre.» spiegò, afferrando due bicchieri di
malagrazia, «Se
siete così preoccupati per Ginny chiedeteglielo.»
«Nah, non ci
risponderebbe. Tu piuttosto, invece che fare il saputello
perché non
ci dici tutto? Siamo i tuoi fratelli.» gli ricordò
George con un
gran sorriso.
In quel momento tutti smisero di ballare e i tre
notarono un patronus farsi strada in mezzo alla sala.
«Il
Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno
arrivando.»
Ron
raggelò, lasciando cadere le burrobirre, poi cominciarono le
urla.
Si voltarono verso Fred e George, che stavano cercando le bacchette
nei loro completi, e urlò: «Devo trovare gli
altri!»
«No,
vieni con noi!» ribatté Fred, cercando di
sovrastare il baccano,
mentre George si allungava automaticamente per prendergli un braccio,
forse per smaterializzarsi.
Ron scattò indietro, disperato.
«No,
devo...»
Poi si rese conto che quello era il saluto.
Non gli veniva nulla di epico da dire però, e come temeva le
espressioni dei gemelli non erano più scherzose.
«Io...»
Altre
urla, e Ron scorse un cappuccio nero. Col cuore in gola si
voltò e
incontrò di nuovo lo sguardo di Fred, che era il
più vicino.
«Se
mi succede qualcosa, prendetevi cura di mamma e Ginny.»
sillabò,
sperando che riuscisse almeno a leggergli le labbra visto il
baccano.
Era il meglio che era riuscito a trovare, ed era anche
ciò che sentiva di più in quel momento,
perché per tutto il tempo
non aveva fatto che pensare anche a loro. Senza dargli il tempo di
rispondere Ron si voltò e cominciò a correre
all'impazzata,
cercando gli amici, e finalmente vide Hermione e si gettò
verso di
lei, prendendole la mano con forza e sentendosi smaterializzare.
«Se
n'è andato...» mormorò Fred, senza
neanche accorgersene, «Se n'è
andato...»
«Dai, dai, prendiamo Ginny!» lo
strattonò George,
«LEE!» urlò selvaggiamente,
«MIA SORELLA!»
Lee doveva averlo
sentito, perché scagliando un protego su
una delle invitate francesi afferrò Ginny per un braccio,
trascinandola verso di loro.
I Mangiamorte si stavano
avvicinando.
«Fred!»
Fred si riscosse alla voce del fratello
che si era fatta più spaventata e strinse forte la
bacchetta:
avrebbe ucciso Ron quando l'avrebbe rivisto, per aver scelto una
frase simile prima di andarsene.
Quasi che uno di loro potesse
morire, che assurdità.
Normalmente io amo solo ed
esclusivamente Fred e George e li nomino quando posso, mentre ritengo
che Ron sia decente al settimo libro ma non all'altezza di Hermione,
e di Ginny mi è sempre interessato poco. Eppure non ho
potuto fare a
meno di cominciare a scrivere di loro, perché come ho detto:
A sono
morbosa e mi piace scrivere di gente che si spaventa a morte o
soffre, e che occasione migliore per usare i gemelli che di solito
sono da me usati solo per sollevare il morale alla gente, e che
invece ora posso mostrare nei guai come tutti? E poi mi sono sempre
chiesta come si sentissero tutti l'anno della Camera dei Segreti, o
anche di come appunto Fred e George, ma anche i loro genitori,
abbiano reagito sapendo di quello che era accaduto al Ministero... e
poi Ginny a Hogwarts fino a Pasqua coi Carrow, le torture, le
punizioni disumane?
E quindi eccomi qui. Spero che i
personaggi non siano ooc o che perlomeno sia sempre giustificabile
data la situazione. Potrebbe esserci anche qualcosa di leggero ogni
tanto, non so, dopo tutto si parla dei Seven Brothers nel bene e nel
male.
Il titolo può portare alla mente sia la fiaba dei tre
fratelli coi loro Doni della Morte, sia il capitolo su Severus e
tutti i suoi ricordi snocciolati uno dopo l'altro.
Grazie a
chi ha letto e ancor di più a chi recensirà!
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