Capitolo
3 – Lungo la costa
Michiru
sospirò guardando il tramonto. Pensò che man
mano, tutto sarebbe andato meglio. Persino i gradini degli spalti
sembravano meno intollerabili.
Haruka è una
guerriera ora.
Una
guerriera che si è chiusa in camera da giorni, neanche fosse
un’adolescente in crisi dopo un taglio di capelli troppo
corto per i suoi gusti.
Sospirò.
Dopotutto,
anche per lei la prima trasformazione era stata decisamente traumatica,
aveva previsto di lasciarle un po’ di tempo per riprendersi.
Ma ormai poteva essere abbastanza. Si alzò, sistemandosi
elegantemente la gonna con le mani.
Era
ora di andare a prendere quell’adolescente testarda.
-Haruka,
io entro!-
Nessuna
risposta, come previsto. Spinse la porta lentamente, affacciandosi su
quel confuso ammasso di cose indefinibili, nella
semioscurità di una finestra non del tutto chiusa.
Nell’aria, una canzone sembrava l’unica cosa in
movimento. Era piacevole, chissà chi erano le cantanti.
“When
your love lets you go
you
only want love more
Even
when love
wasn't
what you were looking for”
-Haruka…-
Si
arrese al fatto che era decisamente carina, stretta al cuscino con
addosso quella canotta bianca. Tentò di avvicinarsi senza
calpestare nulla di fragile, stupendosi della quantità di
vestiti femminili sparsi in giro. Come avesse tentato di indossarli.
Non
riuscì a non ridere lievemente tra sé.
Quanto mi piacerebbe vederla.
Si
sedette sul letto accanto a lei, poggiando una mano su quei capelli di
grano dorato.
-Ho
fatto così anch’io, credimi… ti ci
abitui presto.-
-…mh.-
Ci
avrebbe scommesso che non stava dormendo.
-Sì,
è…la trasformazione.-
Haruka
si tirò su, bisbigliando in modo poco convincente anche per
se stessa.
La
propria, personale trasformazione.
Michiru
sorrise, era decisamente carina così spettinata, e la
canotta era aderente al punto giusto, come immaginava. Sentì
le guance in fiamme.
Poterla
guardare negli occhi… chissà se sarebbe riuscita
ad abituarsi anche a quello.
“When
you want love
doesn't
matter what you're looking for
Speak
slow, tell me love
where
do we go... ah ah
Where
do we go... ah ah
where
do we go”
Guardarsi,
in quel modo. Quando si sa che sta per succedere.
Quando
tutto è complice, e i bordi del mondo si sfumano. Sfiorarsi
le dita, chiudere gli occhi. Non esiste più
nient’altro.
Una
mano dietro la nuca, intrecciata ai capelli. Un bacio lungo, lingue che
danzano scoprendosi, senza fretta. Brividi sconosciuti, sapori tanto
bramati.
Ritrovarsi
una sull’altra, una tra le braccia dell’altra. Una
mano si insinua sotto la maglietta, desiderosa di pelle calda. Il tocco
audace di chi non riesce più ad aspettare.
-Haruka…aspetta,
forse non dovremmo …-
La
voce esitante, un ultimo appiglio alla razionalità che si
allontana indesiderata.
-Se
non vuoi, puoi fermarmi in qualsiasi momento…-
Respiro
caldo sul collo, piccoli gemiti rubati. La maglietta leggera viene
alzata, morbidi seni perfetti, splendidamente bollenti. Capezzoli tondi
come piccole ciliegie, sotto le labbra vogliose che sanno torturarli
con i loro giochi eccitati.
Gemiti
che istigano, ventre in fiamme. La mano scivola, l’elastico
dei pantaloncini è un ostacolo per nulla preoccupante.
-Haruka…
forse stiamo correndo troppo…-
Parole
di pura formalità, che non tengono testa al respiro
affannato di una sincerità provocante.
-Michiru…sei
già bagnata qui…-
Sensazione
da far girare la testa, tremendamente irresistibile. Le dita si muovono
di propria spontanea volontà, catturate da quel calore
umido, da quell’intimità preziosa.
Le
sue mani sulla schiena, aggrappate, ciò che di meglio si
possa desiderare.
Respiri
sincronizzati in eccitata armonia.
Mia.
Mia. Mia. Mia.
I
suoi capelli sul cuscino come nel più ardito dei sogni, il
marchio del suo odore addosso. Il suo bagnato piacere sulla mano.
Gemiti
che privano di ogni minimo controllo. Grida di godimento a scuoterle il
corpo. Sentire la propria vita resettata, rendersi conto di non aver
mai fatto davvero l’amore prima di quel momento.
Portarsi
lussuriosa le dita alla bocca per leccarle avidamente.
Ricadere
una sull’altra, non sopportare più la barriera di
stoffa.
-Michiru…n-no,
aspetta!-
Troppo
tardi, non c’è spazio per le insicurezze di una
vita. La canotta viene alzata, petto candido e indifeso.
Polsi
tenuti bloccati, labbra calde sul seno fremente. Piacere involontario e
inaspettato. Riconoscere la lingua sulla pelle nuda.
Gemiti
liberi dalla prigione della gola. Fiamme irrefrenabili che si agitano
nel ventre.
Pelle
nuda su pelle nuda. Strofinarsi, sudate e padrone della notte.
-Haruka…io…-
-Così…-
Sangue
che ribolle, gola secca. Tremare appena, non poter tenere a bada
qualcosa di tanto forte. Tremare di più.
-Lì
dove senti più bagnato…-
Scivolare
lentamente, drogarsi di quel calore.
E
sentirsi riempire, donarsi completamente come mai si era fatto prima.
Aggrapparsi
alle sue spalle, ansimare al suo orecchio. Che stupida ad aver pensato
che esistesse il piacere, prima di quella notte. Godere spudoratamente,
gridare spudoratamente.
E
ricadere ancora, le lenzuola impregnate di sudore, i loro odori
mischiati insieme.
Guardarsi
negli occhi senza sapere per quanto tempo. Carezze lente sulla pelle
liscia, sorrisi dolcissimi, sussurri avvolgenti.
Baciarsi
di nuovo, divorarsi in un bisogno inebriante.
L’alba
non era ancora arrivata, e il mondo gli apparteneva ancora.
Pronte
a ricominciare daccapo.
-No
dai… Io non esco!-
-Haruka,
non fare i capricci e fammi vedere come stai!-
Michiru
rise intenerita per l’ennesima volta, da quando si era
intestardita a vedere come le stavano quei vestiti. Seduta a gambe
incrociate sul letto candido, con addosso la canotta che odorava di
Haruka.
Il
blu notte le donava ancora di più di quanto immaginasse, la
risata si trasformò in un istante in un sorriso estasiato.
-Sei
bellissima.-
-Non
prendermi in giro…-
Le
sue guance erano incredibilmente arrossate, le mani impegnate a tirarsi
più giù la gonna e più su la
scollatura alternativamente.
-Sei
bellissima, vieni qui.-
Smise
immediatamente di ribellarsi, tendendo le labbra come a pretendere un
bel premio per il suo eroico sforzo.
-Ora
prova questo!-
Le
sue aspettative vennero rimandate ancora, con dei brontolii indistinti
e rassegnati si accinse ad indossare anche quello rosso.
-Haruka,
e io come sto?-
-Michiru…
come uomo non sei affatto convincente.-
Quelle
risate cristalline che si sovrapponevano erano la musica più
bella che avesse mai risuonato nel suo monolocale. Era così
strano.
-E
ora molla la mia cravatta!-
Rincorrersi,
passare le braccia attorno a quella vita sottile. Sentire che il letto
prima era decisamente troppo grande, e troppo vuoto.
Era
tutto meraviglioso.
Ogni
bacio di Michiru era il dono più bello che avesse mai
ricevuto.
Haruka
era distesa fra le lenzuola bianche. Placidamente soddisfatta, il
respiro appena percettibile del primo sonno.
Com’è
bella.
Le
pagine di un blocco da disegno scorsero velocemente, un sorriso
consapevole illuminò il volto incantato. Il sorriso di un
artista che sta per creare il primo vero capolavoro della sua vita.
Questo è per te,
Haruka.
Quel
mostro era decisamente più forte del previsto, anche
l’ultima delle cinque ragazze era a terra. La speranza di
vincere stavolta vacillava sempre di più.
Come dice Haruka, questo
è sempre il momento migliore per arrivare.
Petali
trasportati dal vento ruotarono con raffinatezza attorno alle loro
figure, orgogliosamente spalla contro spalla.
-Guidata
dalla nuova era, Sailor Uranus, agisce con eleganza!-
-Allo
stesso modo, Sailor Neptune, agisce con grazia!-
Per
un attimo, Michiru guardò la sua Haruka.
Che sbruffona.
Le
sfuggì una piccola risata. Le faceva tenerezza confrontare
tanta spavalderia con la maschiaccia resa goffa dal ritrovarsi
improvvisamente in minigonna.
Le prime volte le sue lamentele
per la divisa erano insopportabili!
E
ora invece, quanta sicurezza.
Pensò
che forse non c’era nulla di male nel prendersi il merito
almeno un po’.
Ogni
giorno nuovi rischi, nuovi nemici. Ogni giorno diventare un
po’ più forti. Paure, lacrime, e sorrisi, ed
emozioni forti.
Ma
Michiru sapeva che ogni sera, qualunque cosa fosse successa, avrebbero
guidato ancora insieme lungo la costa. Verso il loro appartamento.
E
che Haruka le avrebbe sussurrato, ancora una volta, quelle parole.
-Grazie
di avermi trovata.-
La canzone di questo capitolo
è:
Speak slow
(Tegan & Sara)
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