L
L’ANGOLO DI
ALLEN - Capitolo Extra
16 Agosto 2010
Ordine Oscuro -
*ingresso del Quartier Generale*
Mente Kanda si
avvia lungo il corridoio che porta agli interni del quartier generale, Allen si
rialza a si ferma un attimo per spolverarsi con foga i pantaloni dal terriccio.
«Dannato shisho
» pensa, levandosi un paio di fili d'erba da una manica, «…oltre
ad apparire nei momenti meno opportuni è anche più pettegolo di una suocera...»
L'irritazione
nei confronti del suo maestro, però, viene completamente soffocata dalla
preoccupazione per le parole che questi ha pronunciato davanti a tutti. Appena
lui e Kanda li raggiungeranno in caffetteria gli altri cosa diranno? Cosa
penseranno? E soprattutto, Kanda riuscirà a non fare una strage?!
L'inglese
occhieggia preoccupato la schiena rigida dell'esorcista che sta procedendo
velocemente tre passi davanti a lui. Vorrebbe dire qualcosa, ma... cosa?
«Uffa, sempre a
preoccuparti di quello che fanno, dicono e vogliono gli altri... Massì, anche fa
una strage? Cosa vuoi che sia... Potrebbe essere divertente, no?»
chiede con falsa innocenza la voce nella sua testa.
“La vuoi finire
o no?” sibila Allen di rimando, cercando di farla tacere. Già ha problemi a
riordinare le idee da solo, figuriamoci con un ospite in più nei pensieri.
Sentendo il
sibilo (che sibilo non era poi tanto, anche senza l’udito allenato di Kanda), lo
spadaccino si volta di scatto, se possibile ancora più rigido.
“Questo lo
dovrei dire io a te, mammoletta” sillaba, rifilando all’albino un’occhiataccia
capace di uccidere.
“Non stavo
parlando con te, baKanda. Stavo... ehm... pensando allo shisho” borbotta lui
distogliendo lo sguardo imbarazzato.
“Pensaci in
silenzio” replica lui, tagliente “E sappi che il tuo maestro è un uomo morto”
conclude, riprendendo la propria camminata a passo marziale.
Un brivido di
freddo percorre la schiena dell'esorcista dai capelli bianchi mentre vede Kanda
girare l'angolo. Nonostante la fame (hanno saltato il pranzo, accidenti... ),
Allen si trova per la prima volta nella sua vita a non voler mettere piede in
caffetteria...
Ordine Oscuro -
*caffetteria*
Un cartello
quadrato riportante la scritta «Lavori in corso» giace abbandonato lungo la
parete della caffetteria.
Distrutte senza
alcun riguardo le strisce di carta colorate apposte per evitare l'ingresso ai
non addetti ai lavori, il generale Cross, con il generale Tiedoll e l’allegra
brigata al seguito, entra nella nuova saletta privata della caffetteria.
Il piccolo
locale (già arredato di tutto punto con cinque tavolini rettangolari da quattro
posti e collegato direttamente con le cucine da un ampio finestrone e da una
porta stile saloon) è completamente deserto anche perché, in effetti, non è
ancora stato inaugurato.
«Ah... quale
posto migliore per bere in santa pace?» si chiede lui, accomodandosi a uno dei
tavoli e tirando fuori dal nulla una bottiglia di rosso parecchio costoso.
Il gruppo al
quasi completo si guarda attorno, incuriosito per quella stanza separata dalla
caffetteria comune e della quale solo pochi di loro conoscevano l'esistenza, per
poi disperdersi ai tavoli imitando l’uomo.
Komui si è
accomodato ad un tavolo d’angolo, senza dimostrare il benché minimo interesse
per la riapparizione di Cross: armato di tazza di caffè che la sorella provvede
sollecita a riempirgli con la bevanda bollente, il Supervisore pare essere
completamente in pace col mondo.
Dopo averlo
guardato di sottecchi per qualche istante, Johnny picchia leggermente sulla
spalla di Reever, seduto accanto a lui, per attirarne l'attenzione. “Ma... da
dove è passato?” mormora, indicando il Supervisore che gli siede davanti.
L’australiano
scuote la testa. “Chissà... conosce a menadito ogni singolo pertugio di
quest’accidenti di posto! Comunque sapevo sarebbe spuntato fuori dal nulla,
prima o poi. Komui non è certo tipo da fuggire troppo lontano, soprattutto se
può restare in zona senza alzare un dito per lavorare come in questo caso”
risponde, indicando con un cenno del capo la segretaria del Supervisore che si
sta dirigendo a passo di marcia verso il tavolo di Cross. “Facci caso: si è
seduto in modo tale da non essere visto dal posto che sta per occupare la sua
assistente, così lei continuerà a lavorare, non sospettando che Komui è qui a
pochi metri da lei...”
La signorina
Fay, con Link alle spalle a mo’ di guardia del corpo, si siede accanto al
generale. È fermamente intenzionata ad approfittare della pausa per portarsi
avanti con il lavoro.
Cross era
scomparso in maniera sospetta, e ora è ricomparso come se nulla fosse... il
minimo che lei può fare, a questo punto, è interrogarlo sui suoi spostamenti
dell'ultimo periodo.
«Certo, questo
sarebbe compito del Supervisore Komui…» pensa, aprendo la penna e cercando una
pagina bianca sul bloc notes «... se solo lui fosse a sua volta riapparso al
momento del rientro al quartier generale!»
L’altra che
vorrebbe fare qualche domanda (o anche più di qualche) al redivivo generale è la
capoinfermiera che, da un tavolo leggermente discostato, lo osserva con sguardo
penetrante, come se ciò bastasse a capire perché, pur avendo perso litri e litri
di sangue e essendosi beccato un colpo di pistola in testa, Cross sia ancora lì
vivo e vegeto – e apparentemente in perfetta salute.
A sua volta
anche la donna è oggetto di attenzione: Crowley la fissa ansioso, cercando di
capire se, invero, può permettersi l’ardire di domandare alla nobile signora un
minuto del suo prezioso tempo per acclarare ad un povero ignorante come lui
quali sono le condizioni del povero Lavi, rimasto vittima del suo morso (e di
molto altro, ma questo sono dettagli!).
Sebbene il
barone pensi di riuscire a non far trapelare nulla della propria impazienza, in
realtà essa è palese non solo all’orecchio attento e allenato di Marie, ma anche
all’empatica Miranda, seduti accanto a lui.
Ed è soprattutto
la tedesca a cercare di rassicurarlo (in realtà finendo con l’agitarsi più di
lui), per quanto l’immobilità assoluta di Lavi e la posa scomposta con cui è
spalmato sul pavimento (una posa che tra l’altro lo fa somigliare ad un
mucchietto informe di abiti), non siano proprio d’aiuto.
In più Bookman
Sr., seduto lì accanto a fumare tranquillo, sembra più interessato a seguire
l’interrogatorio (o il tentativo di interrogatorio) della Fay a Cross che ad
occuparsi della salute del suo allievo.
Completamente
indifferenti al terzo grado cui la Fay sta sottoponendo l’esorcista sono invece
Bak Chan e il suo fidato Wong.
Il Supervisore
della Sede Asia, infatti, sta discutendo con il suo assistente sulle modalità
scenografiche utilizzate dal generale durante la sua entrata in scena.
“Capito, Wong?
Dobbiamo fare così anche noi! Se riuscirò nel mio intento verrò ricordato in
eterno negli annali della Sede Asia come il miglior Supervisore in assoluto!”
“Quanta nobiltà
e grandezza d’animo nel Vostro intento, Onorevole Bak!” esclama l’assistente,
commosso fino alle lacrime dall’idea (assurda) del suo superiore.
Tiedoll, seduto
davanti a Wong, è decisamente più tranquillo ora che Cross e Kanda sono ben
lontani. Non dovendo più occuparsi di sventare un'eventuale strage, può
concentrarsi a dovere sul suo piccolo allievo, che dorme tranquillo addormentato
tra le braccia di Klaud, e sulla finora infruttuosa ricerca del suo adorato...
…un attimo!
L'assistente del Supervisore Chan sta prendendo appunti sul suo adorato
bloc-notes!
Il generale,
innervosito, si alza per chiedere spiegazioni. Avvicinatosi all'anziano, però,
la rabbia lascia il posto alla curiosità: guardando da sopra la spalla dell'uomo
vede che questi ha riempito la pagina (dove avrebbe dovuto riportare i punti da
seguire per l'entrata scenografica di Bak) di piccoli ritratti del suo
amatissimo e nobilissimo Supervisore.
Scuotendo la
testa, divertito e in un certo qual modo intenerito, Tiedoll decide quindi di
lasciarlo disegnare in santa pace.
«Vorrà dire che
mi troverò un altro blocco da disegno…» pensa, tornando a sedere e riportando la
sua attenzione sul suo figlioccio. «Strano che non si sia ancora svegliato, dopo
tutto questo trambusto...»
Nel frattempo,
la signorina Fay ha iniziato a interrogare Cross.
“Molto bene,
generale. Lei è sparito nel nulla mesi fa lasciando dietro di sé una confusione
che non può nemmeno lontanamente immaginare. Oggi torna qui come se nulla fosse.
Si può sapere cos'ha combinato nel frattempo?”
Al sentire il
tono gelido con cui la donna pronuncia la domanda, il generale, per nulla
preoccupato o neanche solo minimamente toccato dalla cosa (dopotutto ha preso
per i fondelli anche Leverrier quando questi aveva tentato di interrogarlo, non
vede perché dovrebbe stare più attento con quella bella signora!), atteggia il
viso in un’esagerata smorfia di disappunto. “No, no Bridget cara, non ci siamo!
Sei un gran bel pezzo di figliola, perché rovinarti atteggiandoti a lady di
ferro? Non ti si addice!”
La donna
arrossisce, ma riprende subito il controllo. “Generale, il mio «atteggiamento» è
causato dal suo comportamento irrispettoso delle regole e della mancanza di
rispetto nei confronti dell'autorità. Che mi si addica o meno non deve
interessarle; stiamo parlando di lei, adesso, e sicuramente potremmo rendere
quest’interrogatorio una conversazione più piacevole se solo lei iniziasse a
rispondere alle mie domande!”
Al sentirla
parlare di «rendere la conversazione più piacevole» (il contesto in cui l’ha
detto è irrilevante, suvvia!), un lampo di malizia passa negli occhi castani
dell’uomo. Si raddrizza dalla posizione svaccata in cui si era accomodato e si
avvicina rapido alla signorina Fay, puntando il gomito sul tavolo, proprio
accanto alla mano con cui lei impugna la penna, quindi posa il mento sul palmo.
“Pienamente d’accordo, tesoro. Di cosa vogliamo parlare?”
Arrossendo di
nuovo, Bridget arretra bruscamente per evitare ogni minimo contatto con l'uomo,
finendo così con l'urtare la bottiglia di vino. Afferratola per il collo la
sposta di lato, per poi immergersi nei suoi appunti, in un inutile quanto
impacciato tentativo di ignorare le parole dell’esorcista.
“Generale Cross,
gradirei la smettesse una buona volta di comportarsi da persona immatura. Ora,
non intendo ripetermi: stia al suo posto e risponda alla mia domanda, per
cortesia.” tenta infine, la pazienza che sta già raggiungendo il limite.
Lui, ben conscio
di averla colpita non poco (riconosce perfettamente gli effetti che ha sulle
donne quando ci si mette), si finge offeso dalla reazione della Fay e incrocia
le braccia, scuotendo lievemente il capo. “Avanti, non fare la permalosa…” una
breve pausa, poi riprende, allungandosi verso di lei “E comunque… quando mi
chiederai di uscire con te sarò ben lieto di rispondere alla tua domanda, ma
chere!”
Sconvolta da una
proposta così esplicita, Bridget boccheggia, incapace di articolare una
qualsiasi replica.
È in quel
momento che Link decide di intervenire. Posando una mano attorno alle spalle
della compagna, si avvicina di un passo a Cross, fissandolo torvo: sarà anche un
esorcista potente e rispettato, ma non può permettersi certi atteggiamenti!
“Generale, la
invito severamente a mantenere rispettose e convenienti distanze da Bridget. Non
mi costringa a prendere provvedimenti, chiaro?”
Colto vagamente
di sorpresa dall’intervento del biondino, Cross si volta appena verso di lui,
lanciando un fischio di falsa ammirazione (e di completa presa per i fondelli).
“Oh-la-là, così abbiamo qui! Il cavalier servente che scende in campo a
difendere la sua dama!”
Il povero Link
non fa in tempo ad articolare una risposta che la donna è già scattata in piedi,
testa china e pugni stretti.
“Generale Marian
Cross” sibila tra i denti, iniziando vistosamente a tremare “ringrazi la sua
buona stella che io sia una persona ligia al dovere e soprattutto rispettosa
delle gerarchie... sappia che, in caso contrario, non sprecherei energie a
reprimere l'impulso di sfracellarle sul muso quella bella bottiglia di
costosissimo vino. In ogni caso mi rifiuto di farmi oltraggiare ulteriormente.
Ora, se lor signori vogliono scusarmi... “ articola a fatica, lo stress che
torna a darle alla testa.
Preoccupata per
il colorito sempre più livido della segretaria del Supervisore, la
Capoinfermiera decide di alzarsi dalla sua sedia per accompagnarla in
infermeria. Deve assolutamente darle un calmante, prima che si faccia venire un
infarto!
Presala
delicatamente per un braccio, quindi, la donna si appresta a scortare la sua
nuova paziente fuori dalla stanza, con l'ausilio di un sollecito quanto
preoccupato Link.
Ordine Oscuro -
*corridoio*
I due esorcisti
continuano per la loro strada, Kanda in avanscoperta e Allen nelle retrovie.
Il più piccolo,
però, grazie al suo inaffidabilissimo senso dell'orientamento, non si è accorto
che il giapponese ha sbagliato strada.
«Ehi,
Allen, ma... dove accidenti sta andando il tuo amico dalla chioma fluente? Per
la caffetteria dovevamo girare a destra, non a sinistra!»
gli fa notare la voce nella sua testa.
«Eh? Ne sei
sicuro?» risponde a sua volta l'inglese, trattenendo a stento una risatina per
il nickname che il 14mo ha affibbiato a Kanda.
«Certo che ne
sono sicuro! Grazie al cielo so orientarmi, io, non come qualcuno di mia
conoscenza! Bah... meglio se glielo fai notare, comunque»
«Mh, ok...»
“Ehi, baKanda,
guarda che stai sbagliando strada! La caffetteria è da tutt'altra parte!” urla
quindi il ragazzino dai capelli bianchi, fermandosi in mezzo al corridoio.
Sentendosi
richiamare, lo spadaccino si volta, un lampo gelido negli occhi. “Chi ti ha
detto che sto andando in caffetteria, moyashi?”
Se il tono di
voce potesse uccidere, beh, quello che Yu Kanda ha appena usato avrebbe ridotto
in fin di vita anche un avversario forte e ben piazzato.
E Allen,
soprattutto ora, non è certo né forte né ben piazzato, quindi l’albino accusa in
pieno il colpo. Non per questo, tuttavia, rinuncia a cercare di articolare una
qualsiasi replica, che però viene smontata sul nascere dall’altro.
“Impara a farti
i cazzi tuoi. E se proprio vuoi rompere i coglioni, almeno fallo stando zitto”
“Mamma mia come
siamo simpatici, oggi...” borbotta lui di rimando, non facendosi però sentire.
Sinceramente non
riesce a capire il motivo di tutto quest’astio nei suoi confronti. Non vuole
rompere le scatole, vuole solo rendersi utile! Da Kanda non si aspetta certo un
ringraziamento, ok, ma qui si esagera!
Arrivati a un
bivio il giapponese prende il corridoio di destra mentre Allen, indeciso, si
ferma. Vorrebbe seguirlo ma, visto l'umore di quest’ultimo, equivarrebbe a un
suicidio.
«Vero è che
anche prendere la via di sinistra non darebbe un esito diverso... ma sospetto
che la morte per mano dello shisho tramite un'abbondante porzione di umiliazione
e imbarazzo sarebbe troppo lenta e dolorosa.
Lui e la sua
linguaccia... Già mi immagino gli sguardi degli altri: qualcuno potrebbe
semplicemente pensare male, altri potrebbero provare pietà per me. Tutto perché,
una volta tanto, sembro andare d'accordo con il baKanda e lo shisho, come al
solito, si è divertito a equivocare e stuzzicarlo!
Nah, suicidio
per suicidio, forse sarebbe meglio risolvere le cose con il baKanda, Mugen e una
morte rapida e indolore.
Forse.
O forse no.»
L’albino
arrossisce leggermente.
«Forse Kanda
potrebbe essere meno cafone, una volta tanto. Forse potremmo imparare a
sopportarci civilmente, potremmo imparare ad andare d'accordo. Kanda potrebbe
dirmi di non preoccuparmi, che Cross parla a vanvera e che non bisogna dargli
retta. Potrebbe succedere, se ignorassi la caffetteria e lo seguissi lungo il
corridoio.
O potrebbe
semplicemente mandarmi a quel paese come ha appena fatto.
Oppure...»
«Mah, lascialo
perdere. Che vada pure dove gli pare, noi andiamo in caffetteria, ok?»
borbotta scocciato il 14mo.
Nessuna
risposta.
«Oi? Allen? Oh
santo cielo, l'abbiamo perso di nuovo…»
sospira quindi
il Noah cercando di non venir assordato dai mille pensieri che stanno passando
per la mente del suo ospite. «Ho capito, vorrà dire che a mangiare ti ci devo
portare io... continua pure a farti le pare e lascia fare a me!» esclama
mentalmente, prendendo il controllo del corpo di Allen e iniziando a muoverlo in
direzione della caffetteria.
Cinque minuti e
un paio di svolte dopo, i «due» arrivano in vista della mensa. Proprio in quel
momento la Capoinfermiera passa rapidamente al loro fianco, la signorina Fay
sottobraccio, ma è talmente di fretta da non degnare di un'occhiata il giovane
esorcista.
Poco più in là,
subito all'esterno del locale, Link sta seguendo con lo sguardo le due donne.
Ora che l’albino è di ritorno l'Ispettore è costretto suo malgrado a tornare al
lavoro... e il 14mo deve lasciare nuovamente i comandi al suo erede.
Allen si guarda
attorno confuso, sbattendo un paio di volte gli occhi, poi vede Link e gli si
avvicina sorridendo.
“Ciao Link! Sai
per caso come sono arrivato qui?”
L’ispettore che,
appena individuato il suo sorvegliato si è sforzato di distogliere l’attenzione
e la preoccupazione dalla compagna per stamparsi in faccia la sua migliore
espressione professionale, a quella domanda candida dell’albino rimane un po’
spiazzato. “Walker, ti senti bene?”
“Eh? Oh, sì sì,
ho solo fame!” risponde lui, portandosi una mano allo stomaco che sta già
iniziando a brontolare.
A quella
risposta, tutta la perplessità di Link si dissolve in un colpetto di tosse
rispettoso e lievemente imbarazzato. “Sì, stai bene…” commenta quasi tra sé e
sé. Poi torna a concentrarsi sul ragazzo. “Piuttosto, non c'era anche Kanda con
te?” gli domanda, con un vago accenno di interesse.
Allen sposta la
mano dalla pancia alla testa, imbarazzato. “Sì, ma a un certo punto deve aver
girato e l'ho perso di vista... Non ho la minima idea di dove sia andato!”
L’ispettore
inarca le sopracciglia, nuovamente perplesso. “Mi stai dicendo che sei arrivato
fin qui da solo?!”
“Eh, a quanto
pare sì…”
La risposta
timida di Allen fa scuotere vigorosamente la testa al biondino. “No, Walker, tu
non stai bene per niente. Vieni con me” esclama quindi, afferrandolo per un
gomito con una presa discreta ma decisa, e scortandolo verso la caffetteria.
Ordine Oscuro -
*caffetteria*
Dopo aver
seguito con lo sguardo le due donne e l'ispettore lasciare la saletta, Tiedoll
si alza per raggiungere il collega generale.
“Marian, forse
sarebbe il caso di essere un po' più collaborativo ogni tanto, non credi? Quella
povera signorina non ha già la vita facile con Komui...” commenta, indicando la
porta che ancora fa avanti e indietro sui cardini dopo l'uscita dei tre.
Riponendo
l’accendino in tasca e soffiando in alto con evidente soddisfazione una boccata
di fumo, Cross osserva di sbieco prima la porta, poi Tiedoll. “Dai Froi, non
metterla giù dura: lo sappiamo che le belle donne sono sempre soggette a crisi
isteriche…” commenta poi. Ma prima ancora che abbia finito di parlare, la sua
attenzione si è già concentrata su un’altra bella donna.
Sulle labbra del
generale scivola un sorriso carico di allusioni, mentre un’occhiata altrettanto
significativa accompagna il lieve cenno della mano che indirizza dalla parte
opposta della sala e con cui sta chiaramente invitando qualcuno ad avvicinarsi.
L'artista scuote
la testa. “Questo non ci autorizza a mancare loro di rispetto, lo sai.”
Cross riporta
per un secondo gli occhi e un briciolo della sua attenzione su Tiedoll. “Io non
le stavo mancando di rispetto, anzi… vero Klaud, carissima? Che ne dici?”
conclude poi, voltandosi completamente verso la donna che si avvicina.
“Minchia quante
ne sai, Cross!” commenta lei, ancheggiando vistosamente nelle ultime falcate che
ancora la separano dall’uomo. Quando gli è vicino, si china a posare gli
avambracci sulla spalliera della sedia lasciata vuota dalla Fay, offrendo così a
Cross e Tiedoll ottima visione del suo procace davanzale, e inarca la schiena
come un gatto per accentuare le curve già vistose del suo corpo.
Tiedoll squadra
la collega, impallidendo. “Klaud cara, sei... sicura di sentirti bene?” Non l'ha
mai vista comportarsi in quel modo, e inizia già a preoccuparsi per l'effetto
potrebbe avere sulla fragile psiche di Timothy-kun...
“Direi che sta
benissimo!” risponde al suo posto Cross, ridendo. Quindi si raddrizza sulla
sedia, in modo da poter raggiungere e cingere con un braccio la vita della donna
(che nel frattempo si è rimessa dritta) tirandola verso di sé. La bionda
asseconda il movimento, portandosi al suo fianco, tanto vicina che all’uomo
basta niente per posare il capo sul suo seno.
L'atteggiamento
così disinvolto del generale Nine disegna lo sconcerto sui volti di tutti i
presenti, che iniziano a girarsi dall'altra parte per nascondere l'imbarazzo.
Reever e Johnny
cercano di ricomporsi ma, si sa, una bella donna è una bella donna.
Bak si limita a
guardare prima la bionda e poi la dolce Linalee, scuotendo la testa e infine
commentando: “È proprio vero, in questa sede l'unica vera donna perfetta per me
è la soave, casta e pura Linalee-chan!”
La ragazza però,
anche se cerca di non darlo a vedere, piuttosto che sentirsi onorata è a dir
poco indispettita. Questo perché Lavi, riavutosi dallo svenimento conseguente a
volo-più-schianto-più-trascinamento e trovandosi davanti agli occhi come prima
cosa le tette della Klaud, si è inginocchiato vicino alla sedia di Bookman con
le braccia sul tavolo... in contemplazione.
“Oh, Panda, sono
finito in paradiso!” mormora addirittura, l'espressione sognante.
“Tsk! Non hai
ancora imparato la lezione, idiota di un apprendista!” lo riprende aspro Bookman
Sr., senza risparmiarsi il classico scappellotto. Lavi, colto alla sprovvista
dal gesto del mentore (nonostante come reazione fosse perfettamente prevedibile,
il rosso ci spera sempre che l’anziano prima o poi la smetta di accanirsi sul
suo coppino), non riesce ad opporre un minimo di resistenza e finisce per
sbattere il naso contro il profilo del tavolo.
Questa volta,
però, le sue solite lagne non suscitano la compassione di Linalee: sentendosi
anche un po’ cattiva per questo, la cinese è quasi… sì, soddisfatta, della botta
rimediata dal giovane bookman.
“Così impari,
Lavi-kun…” sussurra, vergognandosene subito dopo e trovandosi a lottare anche
contro un altro strano sentimento che – non fosse lei stessa a provarlo verso il
rosso – potrebbe definire «gelosia».
Accortosi della
situazione di estrema confusione in cui versa Linalee, Marie cerca di
tranquillizzarla, sebbene nemmeno lui abbia idea di come fare. Lanciando
un’occhiata verso Klaud (e conseguentemente Cross, al quale la generale è
avvinghiata), per cercare di sondarne le intenzioni e i pensieri, Marie
percepisce qualcosa di strano nella donna, tuttavia non riesce ad identificare
l’origine della sensazione di disturbo che avverte nel battuto del suo cuore.
«Sarà l’eccitazione del momento…» considera tra sé l’alto esorcista, per poi
distogliere lo sguardo imbarazzato e decidere di accantonare il problema –
soprattutto perché lì accanto ne ha di più urgenti a cui pensare.
Infatti non è
solo Linalee quella incasinata con se stessa: anche Miranda, divisa tra il voler
consolare l'amica, il dover consolare Crowley (che, alla vista della bionda in
posa discinta, subito ha fatto il parallelo con l'amata Eliade rientrando per
l'ennesima volta in depressione) e l'idea di avvertire Lavi, non sa più cosa
fare – il che significa che in breve rischia una crisi isterica.
Dato che Marie
sta pensando alla ragazza, però, la tedesca riesce a barcamenarsi alla meno
peggio mettendo una mano consolatrice sulla spalla del barone e lanciando
occhiate di fuoco al ragazzo con i capelli rossi, sperando che questi si senta
fissato e si giri, avvedendosi della tragedia incombente.
In effetti,
però, Miranda non si rende conto che in questo momento non è da Linalee che
potrebbe venire il pericolo maggiore; tuttavia arrossisce furiosamente quando,
lanciando una timida e pudica occhiata verso i due generali, vede Klaud sempre
più vicina a Cross, una gamba snella avvolta nei jeans bianchi che scavalca
quelle dell’altro, accennando a sedersi in braccio a lui. Non sono certamente
comportamenti degni di esorcisti del loro livello, quelli!
Il fatto è che
né l’uno né l’altra sembrano pensarla così perché, in riposta al movimento della
bionda, l’uomo ne approfitta per far scivolare più in basso la mano con cui le
cingeva la vita, per poi staccarsi dallo schienale e avvicinare le labbra
all’orecchio di lei.
Tutta la scena
sta causando ben più di qualche mormorio di biasimo o imbarazzi vari negli
astanti… c’è anche chi è seriamente sull’orlo del collasso per conseguenze più o
meno direttamente collegate a quanto sta accadendo.
Il fatto è che,
mentre tutti immaginano che ciò che sta sussurrando Cross contenga chissà quali
sconcezze o proposte indecenti, in realtà il generale è molto più pragmatico.
Non che di
solito l’uomo sia un campione di romanticismo, ma sa tirar fuori le cose giuste
al momento giusto per far capitolare le donne. Quel che sta dicendo ora,
tuttavia, non ha niente a che fare col corteggiamento. “Ehi ragazzino… guarda
che l’ho capito che non sei Klaud, sai?”
A quelle parole,
«Klaud» si irrigidisce e, temendo la reazione del generale per essere stato,
fondamentalmente, preso per i fondelli, si irrigidisce. Il suo sorriso vacilla e
i suoi movimenti (che aveva appena imparato a rendere fluidi – come cavolo fanno
le donne a camminare su quei trampoli spacciati per tacchi?!) diventano forzati.
Cross tuttavia
non è per niente arrabbiato, anzi, sembra piuttosto divertito da tutta la
faccenda. Percorrendo con una carezza lenta la schiena della bionda per indurre
Timothy a rilassarsi, l’uomo prosegue, sempre in un sussurro. “Calma, non c’è
problema. Ti ho beccato in pieno, però devo ammettere che hai avuto una buona
idea… e poi il modo in cui usi questo corpo mi piace… Andiamo avanti a giocare
ancora un po', che ne dici?” conclude infine, depositando un bacio lieve sulla
guancia di Klaud. Il piccoletto gli ha dato un’ottima occasione per prendere per
il culo l’intero Ordine (e nel frattempo godersi la compagnia di quella gran
bella donna di Klaud – e pazienza se lei non lo sa!), come può rinunciare?
Timothy, dal
canto suo, a quelle parole riprende coraggio: il generale gli ha chiesto di
continuare la recita, gli ha persin detto che è stato bravo! Si sente troppo un
figo! Anche se non sa proprio bene cosa implichi quel « Andiamo avanti a giocare
ancora un po'» (qualcosa gli suggerisce che va ben oltre quel che potrebbe
accettare), ignora tutti gli avvertimenti che Tsukikami dal fondo della sua
mente gli lancia e si stringe ancor di più a Cross, sedendosi sulle sue gambe.
Tutti li fissano
di nuovo: Lenalee diventa bordeaux e si nasconde tra le braccia del fratello;
Komui la
stringe a sé con
fare protettivo, lanciando al contempo occhiate soddisfatte in direzione di
Lavi. Dopo questo pasticcio l'idiota non avrà più possibilità di allungare le
mani sulla sua dolce sorellina, dopotutto!
L'apprendista
bookman, dal canto suo, gira lievemente la testa per squadrare meglio la donna,
poi caccia un'occhiata significativa al maestro.
L'anziano
mentore annuisce. “Allora non sei idiota come sembra, stupido apprendista...”
Sorridendo, più
rilassato, Lavi si guarda per la prima volta attorno. Gli basta però vedere
Lenalee, le orecchie color dei pomodori maturi, nascosta dietro Komui per capire
che ha assistito all'intera scena.
Marie che scuote
la testa portandosi una mano alla fronte, Crowley che chiama Eli... (no vabbè,
quello non c'entra) e l'espressione sconvolta di Miranda, poi, gli fanno venire
il sospetto che la ragazza abbia visto chiaramente anche la sua reazione al
«belvedere» di pochi minuti prima...
Il sospetto
diventa infine certezza quando Miranda si porta le mani al viso, mettendosi a
piangere.
Lavi
impallidisce, rendendosi conto di aver fatto un'emerita stronzata.
“... forse”
conclude la frase il vecchio Panda, dopo aver compreso la situazione spinosa in
cui il suo erede si è cacciato; ma Lavi non lo ascolta già più, troppo
concentrato ad arrossire per la vergogna e a cercare le parole con cui potersi
scusare.
L’unico ad
ignorare i «movimenti sussultori» di Klaud è Tiedoll, che è tornato verso il suo
posto per recuperare il suo figlioccio.
«Che madre
snaturata! Dove l'avrà lasciato? Quel povero bambino stava dormendo, se si
svegliasse e si ritrovasse solo potrebbe pensare che l'abbiamo abbandonato!»
pensa, cercando sotto al tavolo. L'artista impiega cinque minuti buoni prima di
individuare il piccolo, che giace addormentato su un mobile imboscato
nell'angolo della sala, parzialmente nascosto tra pile di piatti e stoviglie.
Trovatolo e presolo in braccio, Tiedoll nota subito che qualcosa non va...
Timohy non respira!
Il momento di
panico arriva, ma subito se ne va.
Basta fare due
più due e il generale ha capito esattamente cosa sta succedendo, tuttavia pensa
bene di far finta di nulla.
Aggiustandosi il
bambino in braccio torna a sedersi al suo posto, deciso a godersi la scena. Tace
e sorride, pensando che forse, una volta tanto, sia Cross che Timothy
riceveranno una bella lezione: il primo per il suo pessimo comportamento con le
donne, e il secondo per l'utilizzo sconsiderato dei suoi poteri.
Le sue
riflessioni vengono però interrotte dalla porta d'ingresso, che si apre
improvvisamente per lasciare entrare Allen.
“Ciao, discemolo
del generale, vieni a giocare anche tu con noi!” urla Klaud, facendo convergere
l'attenzione di tutti sull'inglese.
Questi
all'inizio non risponde, limitandosi a guardare perplesso la donna in braccio a
Cross, poi (quando finalmente coglie il significato implicito di quella domanda)
diventando bordeaux fa dietrofront cercando l'uscita.
Peccato che ci
sia Link in mezzo.
“Link? Ce ne
possiamo andare da qui? Piuttosto resto digiuno!”
“Contegno,
Walker, contegno”
“Contegno? Ma li
hai visti?!”
Agli strepiti di
Allen, l’ispettore alza gli occhi con fare svogliato e si vede subito costretto
ad ammettere che, sì, in effetti lo spettacolo che ha di fronte non è
propriamente edificante…
Tuttavia non fa
in tempo a commentare nulla, perché l’attenzione dell’albino viene attirata
dalle porte delle cucine che si aprono, lasciando passare l’elegante figura di
una donna avvolta in un abito di velluto nero, decorato di rose sulla scollatura
e in vita. La figura scivola leggera sulle piastrelle in cotto, senza altro
rumore se non quello delle gonfie sottogonne in pizzo che sfiorano il pavimento.
Basito, Link alza gli occhi sul viso color alabastro, su cui spiccano le labbra
rosso fuoco… e una maschera a forma di farfalla che la copre dal naso in su.
“Ma quella…”
sussurra, osservando Mària che si avvicina al tavolo di Cross con un vassoio in
mano; giunta accanto a lui, gli serve il caffè e quindi si porta alle sue
spalle, posando le mani sullo schienale della sedia su cui è accomodato – quasi
fosse una moglie devota in amorosa attesa della parola del marito. Sconvolto
dalla metafora che il suo stesso cervello gli ha suggerito, Link si volta verso
Allen per chiedere una qualsiasi spiegazione.
L'inglese si
passa una mano sugli occhi, come a cancellare quanto appena visto.
“Sì, Link,
quella. Mària, l'Innocence dello shisho. Se ti stupisce vederla servire il caffè
vuol dire che non hai ancora capito com'è fatto il mio maestro, eh. Posso
dartene un'idea abbastanza accurata, se vuoi, ma non qui. Non mi far entrare lì
dentro, ti prego!”
“Walker, non ti
far inquietare da scene del genere. Sei grande abbastanza per non farti
influenzare, no?”
“Sì, ma...”
Allen tenta una debole protesta, però il suo stomaco decide proprio in quel
momento di farsi nuovamente sentire, smontando ogni minima pretesa di
credibilità.
“...oh, ho
capito, mi volete pazzo! Anzi, peggio, mi volete morto! E io vado a mangiare con
Jerry, ecco!” si lamenta il ragazzino, facendo dietrofront e dirigendosi verso
le cucine con Link alle calcagna.
Non prima,
comunque, di aver lanciato un'altra occhiata storta al suo maestro. “Certe
abitudini non si perdono mai, eh?” esclama, prima che le porte si chiudano
dietro di lui.
Nel frattempo,
l'arrivo di Mària ha portato un po' di scompiglio anche al tavolo di Cross.
Perso nelle sue
mille pare per la reazione di Linalee, Lavi si accorge troppo tardi dell'arrivo
della donna e, trovandosela improvvisamente davanti, non riesce a controllarsi a
dovere: “Strike! ♥”, esclama, spargendo ovunque cuoricini rosa.
L'estasi però
dura poco: resosi conto di aver fatto nuovamente un'emerita stronzata il giovane
bookman scivola in avanti mollando una testata al tavolo. Una rapida riflessione
e inizia quindi a maledirsi sottovoce, picchiando ripetutamente la fronte sul
piano, sia per togliersi certi pensieri dalla testa che per auto-punirsi.
Bookman Sr.,
scuotendo il capo, lo lascia fare per un po’, quindi afferra la caraffa colma
d'acqua lì accanto e, senza troppe cerimonie, gliela rovescia addosso.
Lavi quasi
affoga, ma dopo essersi calmato e aver strizzato capelli e sciarpa alza gli
occhi verso il suo maestro, decisamente più calmo e sollevato. “Grazie panda! La
prossima volta, però, avverti neh!”
Dal canto suo,
Timothy osserva leggermente nervoso la silenziosa figura che ha appena servito
il caffè al generale: non capisce bene cosa sia (in teoria è una donna, o almeno
così sembra), né perché se ne vada in giro con quell’enorme maschera sul viso,
però è innegabile che abbia un certo fascino. D’altronde, riflette il ragazzino,
uno come Cross (che secondo lui è la figaggine fatta persona) non può che
circondarsi di cose fighissime… anche se decisamente inquietanti, pure un po’
spettrali, ecco… quest’ultimo pensiero fa correre un brivido lungo la schiena
del bambino che, dimentico di trovarsi ancora a manovrare il corpo di Klaud
Nine, istintivamente si stringe a Cross – peccato che, così facendo, non faccia
altro che far aderire il seno della donna al petto del generale, cosa che ha
come risposta automatica da parte dell’uomo un accentuarsi della stretta con cui
tiene la bionda vicina a sé.
Stavolta però,
Cross non approfitta dell’ingenuità del giovanissimo esorcista (andiamo, in
fondo il marmocchio l’ha fatto divertire, non se la sente di essere
completamente stronzo con lui): la stretta si allenta e si trasforma in una
lieve pacca rassicurante, accompagnata da un sorriso divertito.
“Calma,
ragazzino, Mària non ti fa niente…” lo rassicura, alzando nel frattempo lo
sguardo verso la donna e allungando la destra a sfiorarle con due dita la
guancia. E da quella carezza traspare un affetto che ben pochi avrebbero
scommesso di poter vedere nei gesti di Cross. Mària in risposta accenna un
sorriso e per un attimo copre con la mano guantata quella dell’uomo.
“Lei è la mia
mogliettina devota!” esclama poi lui con tono divertito, dissolvendo subito
quell’istante di tenerezza, quasi fosse un fatto troppo privato per farlo durare
più a lungo.
Per quanto
quello scambio sia stato breve, tuttavia, Linalee non s’è persa nessun
dettaglio, affascinata da quella donna vestita di nero. Quando però la risata di
Cross spezza l’incanto, portando con sé quella frase assurda, la ragazza si
volta incuriosita verso il fratello per chiedere chiarimenti.
“Nii-san, ma che
sta dicendo il generale?”
“Ehm... il
generale Cross ha sempre avuto una relazione particolare con le sue
Innocence...” inizia Komui, tentennate. Anche lui non sa bene che razza di
rapporto ci sia tra Cross e… quella donna (che in teoria dovrebbe pure essere
morta da parecchio), figurarsi se vuole provare a spiegarlo alla sua dolce
sorellina! “Non vuoi sapere altro, Linalee-chan: lascia perdere, fidati.”
Bak invece, dal
momento dell’apparizione di Mària non ha fatto altro che esaltarsi e coltivare
gloriosi sogni di emulazione che ora, sentita la definizione che Cross ha dato
della donna, si sono trasformati in pura venerazione per il generale – quello è
decisamente un grande, il modello perfetto da imitare e superare per il
meraviglioso Bak Chan! “Wong! Mi serve una mogliettina per essere più figo di
lui!” proclama quindi, in preda all’esaltazione “Dobbiamo liberarci di Komui!”
“Sarà fatto,
Onorevole Bak!” esclama di rimando l’assistente, tirando fuori dalla tasca una
motosega, senza nemmeno considerare l’assurdità di quel che sta facendo.
Johnny e Reever
gli saltano subito al collo per bloccarlo e sequestrargli l'arma. “Prima lo fai
finire di lavorare, e poi puoi fare quello che ti pare!” sibila l'australiano,
già temendo di doversi occupare di tutte le pratiche di Komui a causa della sua
brusca dipartita.
Improvvisamente
le porte della cucina si riaprono, giusto il tempo di far passare un mestolo
che, senza né un come né un perché, vola a tutta velocità verso Cross.
Ovviamente,
visto il lancio alla cieca, l'attrezzo da cucina invece che centrare il generale
finisce per mettere K.O. nuovamente Lavi...
L’uomo
sghignazza, divertito dalla scena, per poi commentare ad alta voce: “Pessima
mira, discemolo! Piuttosto che star li a fare l'asociale vieni qui a imparare
come si fa a godersi la vita! Devi stare con le donne, non con i ragazzini dai
capelli lunghi!”
Nel silenzio che
segue alla battuta di Cross, si sente chiaramente il fracasso di pentole e
piatti che cadono nelle cucine.
“Povero
Allen-kun…” mormora mesto Tiedoll.
Per qualche
minuto un silenzio incerto avvolge la saletta, quindi Link esce dalla cucina
scuotendo la testa, un sorridente Timcanpy appollaiato tra i capelli.
A quanto pare è
ora di recensire, ma il gruppo è innanzitutto preoccupato per la sorte
dell'esorcista maledetto: dopo pochi istanti è Lavi a porre all'Ispettore la
fatidica domanda.
“Due Nei? Ma...
di là che è successo?”
Link sospira,
sconsolato. “È successo che l'abbiamo perso, Bookman Jr. Purtroppo però dobbiamo
fare il nostro lavoro di recensori anche se lui è svenuto, quindi... Generale
Tiedoll, può per favore andare a chiamare Kanda? Crowley-san, vada a cercare
Bridget e la capoinfermiera, e lei, Marie-san, mi aiuti a portare Walker in
camera sua. Ci troviamo tutti lì per recensire, intesi?”
MESSAGGIO AI
LETTORI:
Per cause di
forza maggiore, purtroppo non siamo state in grado di preparare anche le
risposte a tutte le vostre graditissime recensioni. Per farlo avremmo avuto
bisogno di altro tempo, ma non ci sembrava bello ritardare ulteriormente la
pubblicazione di questo “Angolo di Allen Extra” (al quale tra l’altro tenevamo
particolarmente).
Appena Lety
rientra dalle ferie, tra un decina di giorni, provvederemo a rispondere alle
recensioni e quindi a ripubblicare il capitolo completo.
Grazie a tutti!
Mistral&Lety
Il buio è
totale, ma soffice e confortevole. Si sente a suo agio, in quella strana
dimensione che è il suo inconscio. È completamente solo, lì, nessuno che può
dargli noia, preoccupazioni o problemi da risolvere. Ci resterebbe più che
volentieri, ma la sua mente sembra avere altre intenzioni: non fa a tempo a
bearsi del silenzio che i suoni della realtà che lo circonda cominciano pian
piano a farsi sentire. Prima lontane, poi più definite, sente delle voci sia
maschili che femminili, che però dicono qualcosa che non riesce a capire. Sembra
quasi stiano parlando a bassa voce, anche se non riesce a spiegarsi il perché.
Solo una voce,
fra tutte, suona chiara e limpida.
«Oh, buongiorno
bell'addormentato! Riposato bene?»
«Mh, che cosa è
successo? Dove sono?» borbotta Allen infastidito, rassegnato a lasciare il buio
confortevole del suo inconscio.
«Sei svenuto
nelle cucine. A quel punto ho pensato di schiacciare un pisolino anch'io, quindi
non ho idea di cosa sia successo... per il dove sono, invece... è meglio che tu
apra gli occhi e veda da te, sai?»
gli risponde il 14mo, sogghignando. Ha già dato un'occhiata all'esterno, ed è
convinto che quanto vedrà non sarà entusiasmante, per il suo ospite...
Prima ancora di
aprire gli occhi, Allen si rende conto di trovarsi in posizione supina su una
superficie morbida. Bene, se non altro può affermare con certezza matematica di
non trovarsi più sdraiato tra paioli e padelle... Ma chi è che lo sta
sorreggendo, quasi facendogli da cuscino?
La luce
dell'ambiente lo costringe a socchiudere gli occhi lentamente, per abituarli,
quindi le prime immagini che colpiscono la sua retina sono macchie di colore
confuse. Macchie rosse, nere e bianche, che una volta messe a fuoco riesce a
identificare con... Mària? Che ci fa l'Innocence dello shisho sul suo letto? E
cosa ci fa lui sdraiato sulle sue ginocchia?!
L'inglese si
tira a sedere di scatto, girandosi verso la donna, la domanda chiaramente
espressa dai suoi occhi grigi.
«No, no Allen,
la domanda che ti devi porre adesso non è perché lei è qui... È cosa ci fanno
loro qui!»
lo precede il
Noah, costringendolo con delicatezza a girarsi per dare un'occhiata alla stanza.
«Non sono carini? Sono tutti qui per te! E, sai una cosa? Mi hanno dato
l'ispirazione per una canzoncina!» ride il Compositore, iniziando a
descrivere in musica al giovane esorcista la piccola folla che in quel momento
sta riempiendo il locale.
Un dì Noè nella
foresta andò
e tutti gli
animali volle intorno a sé:
“Il Signore si è
arrabbiato il diluvio manderà:
voi non ne avete
colpa, io vi salverò”
«Spiritoso,
davvero spiritoso. Canzone più adatta non potevi trovarla, davvero.»
«Eddai, non fare
il rompiscatole! Ora arriva la parte divertente, fidati!»
E infatti Allen
si trova a girare rapidamente la testa a destra e sinistra, seguendo il ritmo
delle parole del 14mo che continua a cantare attribuendo a ognuno dei presenti
inquadrati un ruolo nella sua canzone.
A ogni
inquadratura corrisponde una strofa, a ogni ruolo corrisponde una persona. È un
gioco, un passatempo, per il Noah.
Che però si
trova, stupito e intrigato, a dover render conto dei suoi ragionamenti al suo
ospite, deciso a farsi un'idea dei pensieri della memoria che possiede dentro di
sé.
Ci son due
coccodrilli…
Komui è in piedi
davanti alla finestra, ai piedi del letto di Allen. Si guarda attorno, come
cercando una via di fuga, il viso contratto in un broncio infantile come di
bimbo che non vuole fare i compiti o mangiare le verdure.
Bak è seduto di
fronte alla porta d'ingresso, e guarda con occhi lucidi un punto imprecisato
dall'altra parte della stanza. L'inglese sospetta - a ragione - che sia dove è
seduta Linalee.
«Andiamo, quali
più adatti al ruolo di coccodrillo dei due Supervisori? Bak a causa del suo
amore non corrisposto e dell'eritema, Komui per la sua gelosia e per l'allergia
al lavoro... Non fanno altro che lagnarsi e frignare inutilmente!»
«Mh, in effetti.
Sono persone serie e affidabili, quando vogliono, ma a volte sono proprio
infantili... » pensa il ragazzino, scuotendo la testa, un piccolo sorriso che
inizia a increspargli le labbra.
…ed un
orango-tango…
Wong è
appoggiato alla parete, seduto per terra, le gambe piegate avvicinate al petto a
formare un piccolo «seggiolino» per il suo adorato Supervisore.
«Che tipo!
Decisamente particolare... a una prima occhiata sembra praticamente inoffensivo,
ma temo che andandogli a toccare il suo “Onorevole Bak” si potrebbe dimostrare
pericoloso. Nonostante l'età è decisamente ben piazzato fisicamente, e la sua
provenienza orientale potrebbe garantirgli conoscenze tecniche sorprendenti.
Proprio come un orango, non eccelso dal punto di vista intellettuale ma
affettuoso... e letale, se provocato.»
«Mh, l'ho sempre
visto più come una mamma chioccia, per Bak, però non hai tutti i torti. Essere
fedele a qualcuno porta a fare di tutto per assicurargli la felicità…»
Qui l'inglese
sorride, agitando la mano in un piccolo cenno di saluto all'anziano.
…due piccoli
serpenti…
Bookman Sr.
siede composto sull'unica poltroncina della camera, lo sguardo fisso su Allen.
Lavi è accomodato per terra accanto a lui, una gamba piegata sotto l'altra e le
braccia conserte. Sembra quasi addormentato, ma l'unico occhio visibile brilla
nella penombra, attento al minimo movimento.
«Guardali.
Fermi, immobili, completamente immersi nella loro analisi. Sembra quasi che ti
vogliano entrare dentro l'anima, con i loro occhietti incredibilmente saggi e
penetranti, o che vogliano ipnotizzarti. Altro che panda, è tutto un trucco per
rassicurare e sembrare inoffensivi. E invece... Sarò sincero, non mi fido di
loro. O meglio, del più anziano. Il rosso è strano, complicato, contorto. Non
riesce a guardarti e basta, con lui è uno scambio alla pari, ti entra dentro ma
non riesce a evitare di concedere piccoli lampi della sua, di anima. Il vecchio
panda no, è un muro di cemento. I suoi pensieri sono bloccati, inaccessibili...
nasconde qualcosa di grosso, secondo me»
«Questo è poco
ma sicuro»
Una piccola
smorfia, la testa che si inclina di lato come per cambiare prospettiva.
«Però... mi fido
comunque di loro, ecco. Non so perché, ma mi fido. Lavi si è dimostrato un
amico, e il suo ruolo da “serpente” gli sta stretto... Troppo per riuscirgli
appieno. Per quanto riguarda Bookman... sta facendo il suo lavoro, come tutti.
Il suo ruolo ha un senso, solo perché non riusciamo a capire qual è non è detto
che non ci sia.»
…e un'aquila
reale…
Cross è seduto
alla scrivania, sedia inclinata e gambe sul tavolo. Fuma tranquillo e beato,
dando le spalle al mondo intero.
«Tizio
interessante, sì sì. Ha una forza fisica e psicologica notevole, più grande di
quella che mostra normalmente. Borioso, orgoglioso, sbruffone, sfruttatore,
soprattutto un grande bugiardo... ma più con se stesso che con il resto del
mondo. Incredibilmente orgoglioso e fiero di sé - non che non ne abbia tutte le
ragioni - ma sotto sotto è un vero e puro uomo d'onore. Ha l'aria di uno che
mantiene la parola data anche a costo della vita... E io gli affiderei la mia,
se mi trovassi nella condizione e situazione di poterlo e doverlo fare!»
«Addirittura?
Sono d'accordo, ma solo sulla parte dello sfruttatore. Per il resto... non gli
affiderei la mia vita nemmeno per scherzo, finirebbe per giocarsela per pagarsi
da bere.» bofonchia Allen, distogliendo a forza lo sguardo dalla schiena del suo
maestro.
Il 14mo ride,
enormemente divertito.
«Heh, non c'è
che dire, hai imparato bene. Bugiardo che non sei altro! Menti esattamente come
lui per nascondere quello che pensi veramente! Ti ricordo che sono nella tua
testolina e mi son già fatto una mezza idea di quel che pensi veramente, eh!»
…un gatto, un
topo, l'elefante…
A debita
distanza da Cross, Kanda sbuffa scocciato. In piedi a fianco all'ingresso, non
vede l'ora che questa pagliacciata finisca per poter tornare al suo allenamento.
La testa di
Allen si gira rapidamente, facendogli quasi venire le vertigini, e lo sguardo
dell'esorcista dai capelli bianchi finisce su Miranda. Seduta sul letto di Link,
posizionato accanto al suo, la timida esorcista si tormenta nervosamente le
mani, facendo saettare gli occhi da una persona all'altra.
Subito la
visione si sposta, questa volta su Marie che, in paziente attesa accanto a
Kanda, sta occupando con la sua enorme figura lo spazio della porta.
«Oh, qui mi
diverto! Vuol sembrare una ferocissima pantera, ma il tuo caro baKanda è solo un
gattone che ama la sua indipendenza, le sue regole e la sua routine.
Insofferente a tutto e a tutti, sospetto che semplicemente non si senta compreso
dal mondo intero. Il 90% delle volte che ti vuole fare a fette è perché tu
rappresenti tutto ciò che lui non è... esci fuori dai suoi soliti schemi
mentali, e lui si mette a soffiare irritato! Il restante 10% è un mistero anche
per me... se riesci a scoprirlo fammelo sapere, che son curioso!»
«BaKanda un
gatto?»
Qui l'esorcista
dai capelli bianchi non riesce a trattenere una risata vera e propria.
«Effettivamente
sì, direi che ci somiglia abbastanza! È incredibilmente possessivo delle sue
cose e dei suoi spazi e non guarda in faccia nessuno per ottenere quello che
vuole... però mi chiedo se, come tutti i felini, può in un certo qual modo
essere addomesticato...»
«Forse sì, forse
no... dipende da chi e da come, soprattutto. Sicuramente deve volerlo anche lui,
sennò è tempo sprecato. In ogni caso è difficile che conceda a qualcuno il
permesso di decidere della sua vita: fondamentalmente è e rimarrà sempre una
persona autonoma e introversa.
Altrettanto
introversa ma per niente autonoma è la signorina Miranda. Hai visto come si
guarda attorno, attenta e timorosa del giudizio altrui? È una brava donna, lo
vedo, grande lavoratrice... proprio come un topolino che, anche se di dimensioni
ridotte, riesce con caparbietà a svuotare un intero sacco di grano un chicco
dopo l'altro. Peccato che la sua grande insicurezza la limiti parecchio, ha
delle ottime potenzialità.»
«Già, eppure fa
del suo meglio. Prima o poi però riuscirà a superare il suo problema, ci
scommetto. Certo che a vederla così fa... tenerezza, ecco. È più grande di noi,
ma non si direbbe...»
«Oh, ed eccoci a
uno dei soggetti più interessanti! Il caro, buon vecchio Noise Marie... non l'ho
paragonato all'elefante per la sua stazza, anche se a dire il vero ci somiglia,
tanto è imponente e massiccio. Marie è il classico tipo che sta zitto e osserva
e che, anche se materialmente si pronuncia solo su pochi argomenti, in realtà
ragiona decisamente tanto praticamente su tutto.»
«Vero. Ogni
tanto tira fuori certe frasi che non ti aspetti, e l'effetto è sempre
straniante. Però mette sicurezza, alla fine su di lui puoi fare affidamento, che
si tratti di una missione, un allenamento o semplicemente scambiare quattro
chiacchiere.»
«E poi è
talmente cocciuto da essere riuscito, in qualche modo, a farsi accettare dal tuo
amico con i capelli lunghi. Ammirevole, davvero, una pazienza tale che potrebbe
far invidia a Giobbe»
«Ma sempre con
grande tatto... forse è per quello che riesce a parlare con la gente, perchè non
insiste, non pressa. Ti ascolta e basta.»
…Non manca più
nessuno;
solo non si
vedono i due leocorni.
Subito nella
mente di Allen appaiono due immagini raccapriccianti: il generale Sokaro intento
nel massacro di Akuma durante l'attacco al quartier generale, e Leverrier che
cucina torte nel retro del suo ufficio.
«Urgh... Questi
due grazie al cielo non li vedo, qui dentro»
«Suvvia,
potremmo sempre chiuderli assieme in una stanza... potrebbe essere divertente,
sai? Sangue e salsa di lamponi... sembra quasi il titolo di un thriller»
«...»
L'inglese tace,
limitandosi ad assumere un colorito verdognolo.
«Ok, scherzavo.
Scusa tanto, non volevo urtare la tua sensibilità... bah, continuiamo che manca
ancora un bel po' di gente. Accidenti, devo riutilizzare lo stesso ritornello di
prima sennò non riesco a coprirli tutti... e vabbè.»
Ci son due
coccodrilli…
Il generale
Tiedoll e Crowley sono entrambi in piedi accanto all'armadio, uno da una parte e
uno dall'altra. L'artista sta disegnando qualcosa sul blocco da disegno mentre
Crowley sembra intento ad analizzare le venature del legno del mobile, lo
sguardo perso nei ricordi.
«Eccoli qui, gli
altri due coccodrilli. Hanno più ragione degli altri due di versare lacrime su
lacrime, ok, ma in ogni caso la cosa è decisamente esagerata nonché
scenografica.
Il generale
esprime a quel modo il suo affetto, ma al contempo cerca inconsciamente di
smuovere le coscienze e i cuori di coloro che lo circondano per ottenere quello
che vuole. Ciò non significa che sia una cattiva persona, eh, solo non si
accorge di quanto in questo modo riesca a manipolare gli altri.»
«Peccato che con
l'unica persona per la quale si preoccupa non funzioni…» commenta Allen,
indicando con un cenno del capo il giapponese fermo davanti alla porta.
«Mah, come si
dice “Chi la dura la vince”... comunque se ci pensi ti accorgerai che il baKanda
finisce sempre per fare quello che vuole Tiedoll, che sia sbuffando o
convincendosi di essere lui ad averlo deciso.
Mh, l'altro
coccodrillo è il tuo amico barone, imprigionato dal filo indissolubile
dell'amore perduto per sempre. Checcavolo, da quando ne ho memoria è lì che
piange e si dispera per la sua Lilia!»
«Eliade, si
chiamava Eliade»
«Bah, è lo
stesso! Lilia, Eliade, Peppina... il risultato è che continua a piangersi
addosso quando invece dovrebbe andare avanti! Capisco il non voler dimenticare
l'amata, ma il suo sentimento deve diventare il motore della sua esistenza, non
la catena che lo tiene fermo sul posto! Deve scollarsi dal passato e vivere il
presente!»
«In effetti hai
ragione, ma non dispero. Con il nostro aiuto uscirà dal baratro, e ricomincerà a
vivere veramente... solo ci vuole un po' di tempo.»
…ed un orango
tango…
Lo sguardo di
Allen scorre rapidamente, tornando a posarsi sulla schiena di Cross e
oltrepassandola. Al di là del generale, il piccolo Timothy (risvegliatosi dopo
l'assurda esibizione in caffetteria) è seduto sul bordo della scrivania.
L'espressione decisamente annoiata, dondola lentamente le gambe avanti e
indietro, irrequieto.
«Qui c'è poco da
dire, eh. Non sta fermo un attimo! Corre, salta, pattina... più che un orango
tango sembra una bertuccia... però proprio come quelle scimmiette è
intelligente, fa più o meno quello che gli dici di fare ed è divertente!»
«Un po' scarna
come spiegazione, sai...?»
«Oh, senti... lo
trovi somigliante a qualche altro animale della canzone, per caso? »
«...ok, sto
zitto. Continua.» sbuffa l'inglese.
…due piccoli
serpenti…
Allen torna a
girarsi verso il letto di Link. Qui il generale Klaud e la signorina Fay stanno
chiacchierando a bassa voce, pianificando quasi sicuramente matrimoni e idee per
portare un po' di sano romanticismo all'interno dell'Ordine.
«Ecco, quelle
due quando confabulano a quel modo sono più pericolose dei Bookmen. Vedendole si
più pensare siano semplicemente due galline, e invece sono dei veri serpenti.
Non sai mai cosa aspettarti, e le occhiate che stavano mandando a te e a
frangetta tagliata quando eravamo all'esterno dell'edificio non mi piacciono per
niente. Stanno tramando qualcosa con la loro lingua biforcuta, dammi retta.»
«Oh, questo è
poco ma sicuro. In ogni caso non sarà mai più imbarazzante di quanto detto dallo
shisho, quindi non mi preoccuperei…»
…e un'aquila
reale…
Seduta a gambe
raccolte sul letto di Link, vicino alle altre due donne, Linalee sembra essere
concentrata a mantenere la calma. Unico indizio di un disagio interiore sono le
occhiate furtive che continua a lanciare in direzione di Lavi. Nei suoi occhi ci
sono rabbia, tristezza e delusione, ma anche qualcosa di più profondo che
aspetta solo l'occasione giusta per uscire allo scoperto.
«Mh, ci fossero
nella canzone a lei attribuirei la farfalla o la colomba. Mi accontento
dell'aquila, con la quale in ogni caso condivide la determinazione, l'amore per
la famiglia nonché la grazia e la rapidità in volo. Anche una certa altezzosità,
legata completamente all'orgoglio. Vedi come è seduta composta, la schiena e il
collo dritti? Sembra rilassata, ma guarda com'è rossa in viso: anche se non
vuole darlo a vedere è ancora arrabbiata con l'apprendista bookman, anche se non
ho idea del perché, dato che quando siamo entrati in caffetteria il pasticcio
era già stato fatto...»
«Sai, credo che
Linalee abbia una piccola cotta per Lavi... Lui deve aver detto o fatto qualcosa
che l'ha irritata, tanto per cambiare. Spero se ne sia accorto, così potrà
rimediare in qualche modo e toglierle dal viso quell'espressione così poco da
Linalee…»
«Non hai tutti i
torti, già. Staremo a vedere»
…un gatto, un
topo, l'elefante…
Reever e Johnny
sono fermi davanti al letto di Allen, subito dietro Komui e - soprattutto - tra
il Supervisore e la finestra (unica via d'uscita a parte l'ingresso presidiato
da Marie e Kanda). L'australiano ha l'espressione crucciata, starà pensando ai
mille modi per impedire la fuga del suo superiore, mentre Johnny sembra
semplicemente preoccupato per Allen.
L'inglese non
riesce a guardarlo in faccia il tempo utile per capire il motivo della sua
preoccupazione, perché il 14mo gli fa girare di nuovo il capo verso destra, dove
la capoinfermiera attende in piedi accanto al letto di Link.
«Ah, Reever. Un
micione domestico e tuttofare, davvero, completamente autonomo ma perfettamente
integrato nella società e nell'astrusa organizzazione dove ci troviamo ora. Sa
perfettamente qual è il suo lavoro e lo porta a compimento senza giri di parole
inutili, e finisce puntualmente per occuparsi di cose che non gli competono solo
per mantenere il tutto nei binari della normalità. Fedele e affezionato, bene
addomesticato ma pur sempre indipendente e dotato di un cervello di tutto
rispetto che sa usare decisamente bene.»
«Su questo non
ho nulla da aggiungere, a parte che è il primo e unico esemplare di “gatto da
guardia” che ho mai visto in vita mia» aggiunge sorridendo l'esorcista maledetto
notando le occhiate con cui l'australiano sta impedendo a Komui di avvicinarsi
alla finestra.
«Johnny più che
un topolino è un topo da laboratorio. Piccolo, agile e rapido con i
ragionamenti, tende a passare inosservato. Da un certo punto di vista gli
conviene, almeno può lavorare in santa pace, ma è comunque una condizione che
gli crea disagio. Timido, vorrebbe essere più vicino a voi, che siete un po' la
sua nuova famiglia, ma ci mette sempre un po' a esprimere a parole quel che
prova»
«Però ci riesce
benissimo con le azioni. Che siano delle nuove divise, cucite con ago, filo e
affetto, o una semplice pacca sulla spalla, sappiamo che lui c'è. Affidabile,
sincero... una di quelle persone che qui dentro, in questo inferno pieno di
tragedie e dolore, non dovrebbe nemmeno starci. Eppure c'è, e non possiamo che
ringraziarlo per questo»
«Altra persona
indispensabile, anche se invisibile per la maggior parte del tempo: la
capoinfermiera. Tipa tosta, questa donnona, davvero. Ha tutta la mia stima, sia
per il lavoro che fa sia per il fatto di dover avere a che fare con tutti voi.
Lavora come un mulo, e ha una pazienza da santi... Tu, soprattutto, con il tuo
istinto da martire, finisci sempre più spesso per aver bisogno delle sue cure.
Mi stupisce che non ti abbia ancora defenestrato per la tua sconsideratezza...
ma forse è solo perché poi dovrebbe curarti di nuovo…»
«Spiritoso. Mica
lo faccio apposta, uffa» mette il broncio il più piccolo, incrociando le
braccia.
Ora che la
canzoncina è quasi arrivata al termine comincia ad avere più controllo sul
proprio corpo.
…Non manca più
nessuno;
solo non si
vedono i due leocorni.
L'improvvisa
visione di Jerry fa partire in automatico il brontolio dello stomaco di Allen,
mentre un brivido di freddo lo coglie a immaginare il grande portone conosciuto
al mondo come Alestina. Non si è ancora ripreso dalla sua seconda disavventura
all'ingresso, dannazione! Per fortuna le immagini svaniscono rapidamente,
schiarendogli le idee.
«Uff, e abbiamo
terminato anche il secondo giro! Come va la testa?»
«Mh, mi gira
leggermente, ma potrebbe andare peggio.»
«Oh, ci farai
l'abitudine, non ti preoccupare. Piuttosto, aspetta un attimo... ma il tuo
babysitter dov'è finito? Non l'ho visto, e nella canzone non l'ho messo!»
«È qui vicino a
noi, genio!» borbotta l'inglese, indicando un Link decisamente perplesso
appollaiato sul comodino lì a fianco.
«Ah, già!
Ambarabà, ciccì, coccò, c'è un Link sul comò!»
«....hai
finito?»
«Ehm, sì, scusa.
È che ogni tanto mi faccio un po' prendere la mano... »
Mentre il 14mo
si mette nell'angolino del subconscio di Allen a fare cerchietti per terra,
lasciando finalmente la mente libera al ragazzino, tutto il gruppo presente si
scambia occhiate perplesse e preoccupate.
Hanno seguito
passo dopo passo le diverse espressioni che si sono alternate sul viso
dell'inglese, e la spiegazione più ottimista che viene loro in mente per
giustificare il tutto è che l'esorcista maledetto sia stato tanto traumatizzato
dal rivedere Cross da sviluppare un problema psichiatrico.
Tutti si voltano
contemporaneamente verso il generale, pronti a domandargli: “Ma cosa gli hai
fatto a ‘sto povero ragazzo?”
La domanda però
non ha nemmeno ragione di essere espressa, se non altro perché la persona cui
era indirizzata evidentemente non è in condizione di rispondervi.
Non si capisce
da dove sia passato, fatto sta che Cross è svanito di nuovo, lasciando
Pollo-Cross al suo posto: e l’unica risposta che il volatile può dare, mezzo
sepolto sotto il cappello del generale, è un sonoro coccodè.
«Oh toh, adesso
ne manca un altro, oltre ai due leocorni di prima e ai due leocorni di adesso...
Ah, però c'è una gallina in più! Uffa, però anche questa non va bene, nemmeno
lei è sul comò...»
ritorna alla carica il 14mo, cercando di fare alzare Allen per andare a prendere
il pollo.
“Erano civette,
deficiente!” ribatte l'inglese, rendendosi conto troppo tardi di non aver
abbassato abbastanza la voce.
Gli occhi di
tutti sono ora puntati verso di lui, che già si vede internato in una cella con
una camicia di forza. Deve cambiare argomento, distrarli... sperando che il 14mo
si sia finalmente deciso di smettere di fare l'idiota.
Portatosi dunque
a sedere, di volta verso la donna che gli stava facendo da cuscino e le prende
le mani. Poi, con voce chiara, le pone l'unica domanda che - Allen ne è sicuro -
nessuno si sta sognando di porre.
“Lo shisho se
n'è andato... tu cosa ci fai ancora qui?!”
Il silenzio di
tomba che segue per l’albino è consolante: sì, decisamente è riuscito a
dirottare la loro attenzione da civette nominate del tutto a sproposito.
Diciotto paia
d’occhi sgranati squadrano Mària, mentre pian piano i presenti elaborano la
scena, accorgendosi che «Sì, Cross se n'è andato» e «Sì, Cross s'è dimenticato
lì un'Innocence»…
Per quanto la
situazione sia surreale, Mària - le mani ancora strette in quelle di Allen e un
sorriso ieratico ad incresparle le labbra - non può far altro che stringersi
nelle spalle. Vero è che, anche se avesse il dono della parola, non ci sarebbe
molto da dire...
È in quel
momento che Timcanpy spunta fuori da chissà dove, andandosi a posare sulla testa
di Link.
“Tim! Proprio di
te abbiamo bisogno! Dobbiamo riportare Mària a casa, sai indicarci da che parte
è andato il maestro?” chiede l'erede del 14mo al suo golem.
Tim sorride a 64
denti, annuendo.
“Molto bene.
Allora, domani avrà ufficialmente inizio la missione di recupero di Cross!”
aggiunge Komui, sperando che questo contribuisca, in qualche modo astruso e
malsano, a concentrare gli sforzi organizzativi della signorina Fay in qualcosa
che non siano le pratiche che il Supervisore sta accumulando nel suo ufficio…
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