Aneurisma
Atto III
Aneurisma
Faceva caldo.
Faceva maledettamente caldo. Sembrava quasi che le pareti della camera
si potessero sciogliere come burro, in effetti anche lui si sarebbe
sciolto. Colpo di calore, che morte idiota.
Le pale del ventilatore giravano a stento, l'aria era così
calda che sembrava solida e pesante, l'uomo era steso supino sul
letto, schiacciato da quell'afa. L'unico rumore era il ronzio di
una mosca intrappolata da qualche parte nella zanzariera. Chissà
se lei soffriva il caldo.
Dalle persiane chiuse si sentivano le cicale frinire, erano pressappoco
le tre del pomeriggio, altre tre ore d'inferno. Letteralmente.
Chissà se poi all'inferno faceva veramente caldo, magari faceva
freddo, un anima poteva sentire caldo? Un morto? No, un morto no,
sicuramente. Che bella cosa la morte, muori e tutti i problemi, le
preoccupazioni spariscono. Non è più un tuo problema. Per
essere davvero bello però deve essere inaspettata e rapida. Un
bell'infarto, magari un aneurisma, ce l'hai dalla nascita e non lo sai
e un giorno così, mentre sei a scuola, a lavoro, a casa: muori.
E non ti devi preoccupare di niente, nemmeno se muori in modo poco
decoroso in mezzo alla strada, già, sei morto punto, i tuoi
problemi muoiono con te. Gli altri restano con i tuoi problemi, che
adesso sono i loro, un tipo scrupoloso si preoccuperebbe di creare
problemi, lui era sempre stato molto egoista.
Il ronzio della mosca si era interrotto, magari era morta per il caldo.
Avrebbe fatto la stessa fine della mosca?
Morto intrappolato. Che fine squallida per un vivo.
Meglio l'idea dell'aneurisma.
Un lieve venticello spirò timido attraverso le persiane, forse non sarebbe morto.
Era meglio uscire da quella stanza e andare a bere qualcosa di fresco.
Il colpo di calore come morte era davvero stupida, sempre per un vivo,
ovviamente.
L'uomo si alzò dal letto fece due passi verso la porta mise la mano sulla maniglia e si accasciò al suolo. Morto.
Nella stanza non si udiva altro se non il ronzio della mosca, era riuscita a liberarsi.
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