Chapter 5: Dopo la tempesta torna sempre il sereno
In generale il sole negli occhi non le piaceva, di prima
mattina poi la faceva infuriare. Da piccola avrebbe volentieri messo il suo
tappeto dei giochi sulla porta smerigliata della sua camera per coprire anche
quella oltre alle finestre. Invece sua madre apriva sempre tutto e la svegliava
inevitabilmente. In fondo, pensò, lei si svegliava sempre troppo tardi ed era
giusto chiamarla. Peccato che non riusciva a metterselo in testa e ogni volta
il suo unico desiderio era di essere lasciata in pace. Quella mattina però si
svegliò presto. Dopo un sonno agitato si era svegliata alle 8 e adesso erano le
10. Un record. Non era neanche infuriata con sua madre che le aveva spalancato
le tende. Era solo molto triste. E malinconica. "WHAON…" Beh, forse
anche assonnata. Si alzò e si vestì in fretta. Niente di particolare, tanto non
sarebbe uscita, non ne aveva nessunissima voglia. Si appoggiò alla finestra a
vedere la gente che si affrettava per le strade. Non faceva neanche tanto caldo
a quell'ora. Quando si metteva a riflettere le mancava tanto il mare che si
vedeva dalla sua camera quando stavano ancora sull' isola del genio. Ma la
situazione era diventata insostenibile con tutte le persone che abitavano lì
dentro e poi lei aveva bisogno di stare vicino alle scuole ora che era
diventata grande. Sì, avevano fatto bene a trasferirsi in città vicino agli
altri. Persino Goku e Chichi erano andati a vivere vicino a Bulma e Vegeta,
decisamente più comodo del loro seppur stupendo posticino in montagna. A Goku
sicuramente mancava, come a lei il mare in quel momento. Ma riflettendoci bene
lì vedeva molto più spesso i suoi amici. E lui.
Non le era ancora passato per la mente che già adesso
cominciava a disturbare i suoi pensieri. Non osò ripensare alla scenata della
notte prima e fortunatamente il suono del campanello arrivò a salvarla. Si girò
in direzione della porta e visto che non andava nessuno si appropinquò verso di
essa. Sua madre però, ben sapendo che c'era solo lei in giro per casa, si
precipitò alla porta per prima. Lo stupore nel suo sguardo nel vedere sua
figlia in piedi a quell'ora era già grande ma aumentò notevolmente nel
rispondere al citofono. Marron non capiva cosa poteva esserci di più
straordinario di vederla già vestita a quell'ora di domenica. "Sì certo
sali pure…" Sentì dire da sua madre non capendo la sua inaspettata
reazione di poco prima. "Ah Marron, buongiorno." Esordì una C18
raggiante allo sguardo stupito della ragazza, e prima che lei aggiungesse altro
disse "Una vecchia amica è venuta a trovarti. Meno male, visto che oggi mi
sembri un po' stravolta. Non è che stai male vero?" E con un sorrisone
ingenuo e sincero sua madre le stampò un bacio sulla fronte per poi scomparire
dalla scena ritornando da dove era venuta. Le aveva dato enorme fastidio
l'atteggiamento della madre nel constatare il suo stato d'animo, ma povera, in
fondo l'aveva fatto in buona fede, già si era ritrovata la figlia al mattino
quando non doveva neanche esserci senza riceverne spiegazioni, ora non poteva
essere biasimata per aver fatto la mamma! Sorrise nella direzione presa poco
prima dalla madre. Forse le avrebbe parlato della sera prima, ma non ora, non
ne aveva le forze. Si guardò velocemente allo specchio. Dio mio era uno straccio!
Con quelle enormi occhiaie non sembrava neanche più lei, era normale che sua
madre si preoccupasse, sembrava una morta! Stava giusto pensando a cosa fare
per coprire almeno per il momento le tracce indelebili che aveva scritte in
faccia quando un rumore le catturò l'attenzione. L'ascensore. La vecchia amica
stava salendo! Ma chi diavolo poteva essere a quell'ora che in un giorno
normale lei sarebbe stata ancora nel pieno della fase Rem?!? Stava per
precipitarsi in cucina dalla madre quando la bloccò il ring della porta.
Sistemandosi alla carlona davanti allo specchio intero del corridoio, andò ad
aprire. Dal forellino non riusciva a scorgere nessun particolare interessante
della misteriosa figura, non le restava altro da fare che aprire. Una gonna
lunga a pieghe le si parò davanti, con un top dello stesso colore ma di
tonalità più chiara e un lungo cappello a tesa larga a darle il benvenuto. Un
caschetto nero incorniciavano un bel viso ovale mentre due occhi smeraldo la
fissavano con aria felina. "Cristine…" sibilò Marron in un sussurro
quasi impercettibile. Era da tanto che l'altra ragazza non varcava la soglia di
casa sua ma il suo modo strano di vestire era sempre lo stesso. Come la sua
naturalezza. Le aveva sempre ammirato ed invidiato quella straordinaria dote
che salvavano la sua amica in ogni situazione. Alla fine del liceo non si erano
lasciate granché bene, poi lei era partita per Londra e tanti saluti. Ma il
ricordo di quella scoperta era ancora vivo nei suoi ricordi come una ferita
sanguinante nel cuore di Marron. Non l'aveva mai perdonata per ciò che aveva
fatto e quello era proprio il momento peggiore per ricordarselo. Eppure dopo
tanto tempo Marron sentì riaprirsi qualcosa. E la sua ferita smise di
sanguinare. Rispose al sorriso della nuova venuta e la fece entrare, ma lei,
commossa, le si gettò al collo con le lacrime agli occhi. Marron non riusciva a
reagire; le era capitato assai raramente di vedere Cristine in difficoltà ma
mai come ora commuoversi per lei. "Dai che mi metti in imbarazzo così, non
sono abituata a vederti fragile." disse Marron abbracciandola a sua volta.
Ma una lacrima le scese spontanea dal viso. Cristine la guardò contenta. Aveva
finalmente ritrovato un posto nel suo cuore.
Guardava distratta la camera mentre l'amica la ispezionava
come se non l'avesse mai vista. Seduta sul divano sorrise al gatto che le stava
curiosando in casa. "Cosa c'è da ridere?!" Si girò un momento
Cristine a guardarla. "E' buffo vederti in questa situazione, tutto
qui." Le rispose teneramente Marron. Cristine tornò seria per un momento e
guardando in alto sospirò un "Eh già." Sicuramente stava pensando
agli anni passati senza vedersi, e per non rischiare di piangere ancora cambiò
argomento. La sua attenzione fu attirata da qualcosa. Improvvisamente si alzò
sul letto per cercare di accalappiare qualcosa in alto. Non poteva certo
volare, lei. "Ma cosa cerchi?!" Marron non comprendeva. E dopo un po'
la faccia di Cristine riapparve dal mare di pupazzi in cui si era immersa.
"Questa!" Esclamò felice tenendo il suo trofeo in mano. Era una
bambolina di porcellana che le aveva regalato tempo addietro. "Allora l'
hai tenuta…" Disse Cristine più a se stessa che all'amica. C'erano rimaste
molto male tutte e due per quello che era successo, e trovare dei legami ancora
vivi nella sua casa fu la più bella delle scoperte per Cristine, più del
perdono di Marron o dell'amicizia ritrovata. Marron non l'aveva dimenticata e
le voleva bene anche quando avevano litigato. Cristine ora sapeva che anche
Marron aveva provato lo stesso che aveva sentito lei in quel periodo. La
ragazza che la osservava dal basso l'aveva capito. E il suo viso si riempì di
un sorriso pieno di dolcezza. "Dai vieni giù ora, non vuoi sapere cosa ho
fatto a Londra??" Cercò di farla scendere Marron. Come una bambina all'ora
di fare merenda Cristine si precipitò affianco a lei pronta ad ascoltare.
"Sono tutta orecchi" mormorò. E Marron cominciò a parlare.
"In realtà non avevo nessun altro, Marron."
Riprese con malinconia Cristine. "Il problema non ero io. Non del tutto
almeno". Marron sentiva quello che provava Cristine, lo poteva toccare con
mano. I loro cuori erano stati spezzati dallo stesso ragazzo, lo stesso per cui
non si erano più parlate per anni. Il dolore che entrambe rievocavano le faceva
sentire più vicine che mai. Con uno sforzo Marron stette ad ascoltare tutto
quello che l'amica voleva confessarle, in cerca di quel conforto che solo
un'amica può dare. "Il problema non ero io" Continuava a ripetere la
bruna. Con gli occhi persi nel vuoto cercava di convincere se stessa più degli
altri. "Ma allora perché l' hai lasciato?" Marron non era proprio la
persona adatta a fare questa domanda, ma doveva sapere. Cristine alzò gli occhi
fino ad adesso chini sul pavimento per guardarla. Non piangeva, semplicemente
perché il tempo aveva fatto il suo lavoro e anche se nel ricordare quei momenti
le era sorta la malinconia che l'aveva praticamente uccisa nei primi giorni
senza lui, ora era solo un ricordo triste da compensare con i momenti felici
che avevano passato insieme. Lei rispondeva sempre che se era finita era perché
'doveva andare così ' e questo le faceva attanagliare di meno il cuore dai suoi
sensi di colpa. Ma lei sapeva di aver fatto la cosa giusta e ora che aveva
scoperto della scenata di Marron con Trunks ne era ancora più convinta.
"Ho fatto la cosa giusta." Si rivolse a Marron che però, non avendo
seguito il filo logico dei suoi pensieri, non aveva capito la risposta. "
Oltre al fatto che lui era perfetto e io non mi sentivo alla sua altezza nonostante
la mia incommensurabile sicurezza in me stessa , e questa non è una baggianata
perché dopo uno sbaglio il perdono di una persona così ti fa sentire inferiore,
lui pensava sempre ad un'altra." Questa considerazione la scioccava.
"UN' ALTRA???" Marron non capiva. Chi c'era oltre a Cristine… che
Trunks le avesse nascosto qualcosa? "Sì, un'altra. E lui sembrava non
capirlo. E' questo che mi ha dato più fastidio, che lui non se ne accorgesse!
Così quando a malincuore l' ho scoperto, non ho potuto far altro che lasciarlo.
Non avrei mai sopportato una situazione del genere e lui non avrebbe capito.
Per questo gli ho detto una palla. Una ragazza lo sa quando il suo posto è
stato usurpato in parte da qualcun' altro o qualcos'altro." Finì in
conclusione Cristine. Ma non le aveva detto ancora chi era l'altra che le aveva
fatto prendere quella sofferta decisione. "Lo sapevo che mi amava, come io
ho amato lui. Ma dopo un po' è finita. Tutto qui. E' durata più a lungo del
solito, è vero, ma forse è stata proprio quest'altra a farci rimanere uniti. E
poi l'avevamo presa sul ridere, con filosofia. Anche se ridendo siamo arrivati
a quasi 2 anni. Non è mai stata una cosa seria, dopo un po' ci siamo abituati
l'uno dell'altra, stavamo bene insieme e questo bastava. Però poi solo quello
non basta più. E tutto finisce." Marron ascoltava impietrita. Rifletteva
quelle emozioni sulla sua storia attuale, il tormento che forse anche il suo
pacato 'amore' per Mirko fosse solo un' abitudine. Ma non voleva pensarci in
quel momento, non era il caso. E poi Cristine la fissava. Le ritornò in mente
la misteriosa ragazza. Se in qualche modo li aveva uniti era qualcuno che tutti
e due conoscevano. Ma chi? Non le veniva in mente nessuno. Strano che non la
conoscesse anche lei. Sbarrò per un momento gli occhi. Non è che…? Lo sgomento
passò subito. Era semplicemente impossibile. Punto. Sentì Cristine parlare di
nuovo. "Eh sì, Marron, hai indovinato. Sei proprio tu." Cristine le
sorrise. Comprendeva benissimo il suo pallore improvviso. Dopo qualche minuto
Marron riuscì a proferir parola. "Ma come…?" Fu l'unica cosa che
riusciva ad esprimere. Voleva spiegazioni, ne aveva bisogno come l'aria.
Possibile che la sera prima Trunks dicesse sul serio, che l'amava da prima, da
sempre? E perché non gliel'aveva mai detto? Scemo! Ora la sua confusione era
centuplicata. Come il suo rammarico. Se fosse vero avevano perso anni preziosi
giocando a rincorrersi. Ma lei, voleva essere presa? E Mirko allora? Tutto al
diavolo? Mille e cento di queste domande le affollavano la mente e la sua testa
scoppiava. Doveva prendere una decisione ma la paura dei rimorsi la
distruggevano psicologicamente. "So che ti avrebbe portato confusione. Ma
dovevo dirtelo. In realtà ho scoperto per caso che avevi fatto una scenata con
Trunks ed eri andata via senza dire niente. E tu me l' hai pienamente
confermato. Non è stato facile venire qui dopo tutto quello che era successo
tra noi, ma conoscendoti non potevo permetterti di compiere una sciocchezza.
Lui ti ama davvero Marron. Non puoi scegliere Mirko, lui è una sicurezza ma non
lo ami. E lo sai meglio di me. Ovviamente non posso obbligarti a prendere una
decisione, sei tu che devi scegliere la tua strada. Ma senza amore prima o poi
finisce tutto, ricordi? Tu ami Trunks, l' hai sempre amato e continuerai a
farlo, che ti piaccia o no. E' questa la verità. Sei scappata per dimenticarlo
ma la distanza non ha fatto altro che rafforzare il ricordo, sia in te che in
lui. Non facevamo altro che parlare di te, e all'inizio non era un problema. Ma
poi tu sei stata il nostro legame che inevitabilmente si è spezzato. Trunks è
stato stupido a non capirlo prima ma poi sono entrata in scena io che gli ho
fatto perdere momentaneamente la testa destabilizzandolo da quell'altro amore
nascente. Ma le radici sebbene sepolte reggono l'insieme. E prima o poi escono
alla luce. E' quello che è successo Marron, te l' assicuro. C'era bisogno di
tempo che non è arrivato. Ma non tutto è perduto e io sono qui per questo.
Forse per salvarti, forse no. Tocca a te decidere." Cristine era stata
proprio coraggiosa ad aver fatto quello che aveva appena fatto, Marron lo
riconosceva. Ed il suo cuore la ringraziava. Poverino, non ce la faceva più a
sottostare alle leggi bacate della mente. Finalmente si era tolto un peso.
Marron capiva ora molte cose, passate e presenti. Perfino
future. Il suo destino era con il ragazzo che aveva sempre sognato e che le
infiammava l'anima al ricordo del loro primo bacio. Ebbe qualche risentimento
verso Mirko, ma lei doveva scegliere. Ed ora l'aveva fatto, per sempre. Non
c'era tempo da perdere, doveva raggiungerlo. Abbracciò con calore l'amica
ritrovata facendola quasi cadere e le sussurrò un 'grazie' veramente sentito.
Si preparò per volare via dalla finestra della sua camera. Non le importava se
la vedevano, aveva fretta. Prese anche Cristine con sé. Lei aveva giocato un
ruolo importante nella vicenda e doveva esserci nel momento della sua salvezza.
E poi sarebbe stato un'ottima occasione per farla riconciliare con Trunks. Due
piccioni con una fava, come si suol dire! Fece un balzo fuori e con il braccio
teso alla superman si avviò verso la Capsule Corporation. Non esisteva più
niente, neanche i gridolini di Cristine sotto di lei, c'erano solo lei, il suo
cuore e quella casa laggiù che si stagliava sull'orizzonte.
Era a pezzi. Fisicamente e moralmente. Non aveva dormito
bene e il suo cuore era in frantumi. Gli altri erano andati via, era rimasto
solo Goten e ovviamente sua sorella. Bra si guardava intorno in cerca di
suggerimenti per risollevare il morale del fratello ma non servì a niente e
così continuò a girare senza scopo. Trunks lo capì e cercando di abbozzare un
sorriso le disse "non propinarmi un'altra delle tue serate in discoteca
per risollevarmi il morale che se no mi fai stare peggio, vista questa
volta!" Bra si girò e gli sorrise compassionevole. Non le piaceva provare
pietà per suo fratello perché lui se ne accorgeva sempre e anche se non le
diceva mai niente sapeva che la odiava. Ma non poté farne a meno. Lo abbracciò
teneramente e si rimise sul divano dove c'era Goten ad aspettarla. A Trunks in
quel momento disturbava un po' il fatto di avere due piccioncini proprio lì a
portata d'occhio, ma cosa poteva farci se sua sorella stava con il suo migliore
amico?!? Si sedette anche lui sul divano, non il loro, ma quello vicino alla
finestra. C'era mancato pochissimo che vedesse Marron atterrare sul tetto di
casa sua. "Sono stato uno stupido. Non ci credo che sia finita così."
Esordì malinconico. "Neanch' io pensavo a questa reazione di Marron,
Trunks." Cercò di consolarlo Bra. " Pensavo che avrebbe scelto te
dopo tutto quello che aveva provato nei tuoi confronti, ma posso capirla. In
effetti tu non le hai mai fatto capire niente e solo adesso sembra che tu ti
accorga di lei. E' ovvio che si è basata sulla sicurezza di un amore più
profondo, a quanto sembra, del tuo così apparentemente spontaneo. Devi
riconoscerlo. Però non capisco lo stesso."
Trunks si girò a fissarla. "Sono stato stupido, te l'
ho detto. Dovevo dirglielo prima. Ma è successo tutto all'improvviso, poi è
arrivata Cristine ed io ho perso la testa per lei che sembrava piena di
sicurezze mentre io non ne avevo e mi sono fatto ammaliare da questo suo
carattere forte dimenticando quello che stava nascendo per Marron.'' sospirò forte.
''Quella stessa Marron che mi era sempre stata a fianco e nonostante tutto ha
continuato a farlo. Non so come è riuscita a farlo, io non avrei resistito
sapendola di un altro. Più o meno come adesso. Sono stato proprio scemo, e così
ho perso anche un'amica…" Bra si
infuriò. "Non dirlo neanche per scherzo! Hai fatto benissimo a dirglielo,
non potevi continuare a roderti, dovevi giocare la tua carta. L' hai detto tu
stesso che non avresti resistito non sapendola tua. Non dimenticarlo."
Trunks questa volta non si girò. Nonostante il filo logico della sorella, lui
si sentiva colpevole e avrebbe continuato a farlo. "E' stata il mio più
grande amore ed io l' ho persa. Ma non capite? Il ricordo di quel bacio mi fa
cadere ancora più in depressione. Il suo corpo sotto le mie mani, la sua anima
nella mia; come ha fatto a dimenticarlo così in fretta? Io non ci riuscirò mai.
E mi rimangerò sempre le mani per questo." Trunks si alzò un attimo per
andare a bere qualcosa in cucina e ritornò a contemplare il cielo dalla finestra.
Non si era mossa una foglia. Bra e Goten non sapevano proferir parola e non si
azzardavano a fare niente per paura di farlo star male di più. Così rimanevano
immobili con gli sguardi fissi su di lui. "Sentire ancora il suo profumo,
saperla qui con me sarebbe il mio desiderio più grande. Non vorrei altro che
specchiarmi nei suoi occhi e capire che lei è l'unica per me e poi farglielo
capire con un bacio, sorridendo alla sua reazione…" Ma una voce si
intromise all'improvviso. Nessuno aveva sentito la porta e Trunks le era di
spalle, mentre Bra e Goten la guardavano trasognati. Cristine per ora si era
messa da parte e quindi nessuno l'aveva notata. " Aprire gli occhi la
mattina solo per vederlo, aspettare impaziente una sua telefonata col cuore
acceso, sentire il campanello e vederlo spuntare da dietro la porta,
accoccolarsi tra le sue braccia quando fa freddo e non vuoi altro che stare con
lui." Mentre avanzava il cuore di Trunks non riusciva più a battere. Si
era fermato a quel primo 'aprire' per poi arrestarsi del tutto dopo. Ma non si
era girato. Non voleva farle vedere la sua emozione dipinta sul suo volto, non
voleva dargliela vinta così facilmente. La ragazza gli prese la mano e si
sedette accanto a lui guardandolo con occhi lucidi. Non poteva sfuggire il suo
sguardo ormai. "perdersi nel suo sguardo profondo e capire si essere stata
solo una stupida a credere in certe ridicole certezze, quando l'unica verità è
che ti amo più di qualsiasi altra cosa e che il mio unico sogno è stare con te.
Svegliarmi la mattina il prima possibile per vederti e correre alla finestra
per scorgerti prima. E addormentarmi solo per svegliarmi un altro giorno con
te. Non posso vivere con qualcuno che non amo quanto amo te, Trunks. Scusami,
sono stata proprio una sciocca a crederlo. E soprattutto a dubitare di te e di
quello che provavi per me." Si fermò un po' a riflettere con lo sguardo
basso, per poi riguardarlo negli occhi che le brillavano. " Scusami
ancora." Pausa. "Potrai mai
perdonarmi?" Trunks avrebbe voluto lasciarla sulle spine come aveva fatto
lei con lui, ma il suo sguardo su di lui lo costrinse ad un'altra mossa.
L'abbracciò piangendo, sentendola finalmente e pienamente sua e non piena di
dubbi ed incertezze. La guardò negli occhi alzandole il volto con la mano ma
non riuscì a dirle niente. Lei si avvicinò silenziosamente a lui e guardandolo
felice per un ultima volta lo baciò come quella sera, anzi di più. Ora che era
libera riusciva a gustarsi il sapore di quel bacio tanto atteso. E poi lo
abbracciò di nuovo, riparandosi nel suo petto muscoloso. Non poteva credere a
quello che le stava accadendo. L'aveva sognato così a lungo che ora sembrava
impossibile. Ma era al settimo cielo e questo bastava.
Cristine riuscì a farsi perdonare da Trunks che anzi la
ringraziò per quello che aveva fatto per lui parlando con Marron. Il resto del
gruppo era molto contento di questo epilogo, finalmente tutte le coppie si
erano formate, almeno per il momento , ed anche il resto della compagnia ne fu
felice. Persino Vegeta acconsentì. Meglio Marron che una stupida e debole
umana, no? Crili ora era un po' preoccupato per le notti che la figlia avrebbe
passato alla Capsule Corporation non essendoci solo più Bra a cui badare… C18 e
Bulma erano invece entusiaste, in fondo avevano sempre sperato che finisse così
ed ora avevano finalmente qualcos'altro su cui sparlare, sperando in
conclusioni affrettate tipiche delle due donne. Mirko riuscì a prenderla
abbastanza bene, aveva sempre creduto che in fondo Marron non l'avesse mai
amato davvero, ma non per questo ne fu felice. Lasciandosi comunque amaramente
ognuno sperò per la felicità futura dell'altro, nell'attesa di un altro
incontro non molto vicino nel tempo.
Fuori era notte fonda. Non capiva neanche che ore erano, la
sveglia era sull'altro comodino coperta dal corpo di Trunks. Il suo cuore era
lento e calmo come quella notte. Marron si scostò dall'abbraccio del compagno
per affacciarsi alla finestra dietro di lei. Senza far rumore, guardando il
ragazzo per paura di svegliarlo, si alzò dal letto e la aprì. L'aria della
notte era fresca e ormai si sentiva che l'estate era agli sgoccioli. La luna
non si vedeva bene ma era piena e sgombra di nuvole, come sempre in estate. Si
sentì appoggiare una mano sulla spalla e poi un abbraccio da dietro. Sorrise al
vuoto davanti a se, eppure era sicura di non averlo svegliato. Ricambiò
l'abbraccio appoggiando la testa sul suo petto. E respirando a pieni polmoni
quell'aria fresca, guardarono davanti a se il loro futuro insieme, per
svegliarsi l'indomani felici di essere ancora uniti.
Fine