Lettera aperta a un amico
Lettera aperta a un
amico
Forse
qualcuno potrà sostenere che io non ho diritti.
L’amicizia
non è amore, l’amica non è amante,
sorella, fidanzata o moglie. L’Amica
è una figura labile, il cui
affetto ha peso solo fino al punto in cui lo si ricambia.
Ma
quante amanti, sorelle, fidanzate o mogli hanno avuto il privilegio di
conoscere ciò che di te ho conosciuto io?
Il
turbamento alcolico sotto la pioggia, in una macchina, ascoltando
“Stairway to Heaven”.
L’entusiasmo vuoto
nel sentirti parlare di sport, dentro un bar affollato.
L’aiutarti a comporre
testi le cui parole, cariche di speranza per una buona riuscita,
sarebbero
state giudicate da sconosciuti (giudici, probabilmente, assai
più inflessibili
di me). La fibrillazione nel sentirsi finalmente fuori,
liberi, dopo l’Esame di Maturità. E i pomeriggi al
parco,
tra un’ora di ripetizione e un’altra, a leggere
Rimbaud e Alda Merini.
Il
turbamento inespresso del silenzio – tu, ignorando
ciò che io vi nascondevo
dietro, sembravi credere che io non ne comprendessi il senso. Ne avevo,
invece,
paura.
La
paura di colei che non può vantare diritti, la paura
inespressa dell’amica che
teme, dietro il silenzio, un muro di ostilità. La paura di
chi, affidando nel
contempo il proprio affetto e le proprie confidenze, teme un giorno di
perdere
importanza agli occhi dell’altro al punto da vederlo
allontanarsi.
Poche
specie di affetto sono disinteressate, salde, continue come
l’amicizia: con
l’amico non si condivide il corpo, o il sesso, ma piccoli
brandelli e attimi di
vita quotidiana.
E
poche specie di affetto sono labili, come l’amicizia. Una
delle parti, prima o
poi, se ne va: il legame, un tempo calzante come un tappo di sughero
nel collo
di una bottiglia da vino, diventa all’improvviso un peso, qualcosa che non
è più perfetto
come prima. Un’armonia che si è rotta, un sasso
caduto
nella superficie tersa di uno stagno.
L’amicizia
che si è logorata, nel tempo e nel dilatarsi dello spazio,
non è una relazione
che possa essere ricucita facilmente: è un legame non riconosciuto, un consorzio stipulato
liberamente dalle parti
che – senza penale di recesso – possono decidere di
romperlo in qualsiasi
momento.
Senza
dovere spiegazioni, all’Altro: perché
l’amico non è niente più che questo.
L’Altro per eccellenza, colui che è senza diritti
o doveri.
Per
quanto abbia amato, sperato, pianto con te, osservato da lontano
ciò che facevi
senza intromettersi (o cercando di impedirti qualche sciocchezza),
l’amico
resta comunque un essere senza posizione precisa, un nulla cosmico. Un
ricettacolo di sentimenti e di affetto, senza pretese e pieno di
rimpianti.
A
chiedersi cosa si abbia fatto di male. Perché,
all’improvviso, ricusi la mia
preoccupazione e il mio affetto, cercando una vuota solitudine piena di
dubbi.
Lasciando me a macerarmi nel dolore e nella confusione: senza diritti
da far
valere, perché l’Amica non ha diritti.
Forse
qualcuno potrà sostenere questo.
Ma,
mi chiedo, quanti di loro ti abbiano voluto bene quanto te ne ho voluto
io.
***
Rodelinda alla tastiera senza
coerenza
Nulla
da dire, stavolta. Davvero, nulla da dire.
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