Però!
Non fosse stato un sant'uomo, avrebbe festeggiato in quel luogo
fino alla morte!
“Hai
scelto?”
Vecchia
ruffiana! Gabriele si voltò accigliato. In realtà
stava morendo dalla risate dentro di se. “Quella che cerco non
c'è.”
Lilith
lo fissò da capo a piedi e scrollò i lunghi capelli
rossi “chi stai cercando, Angelo?”
“Una
donna sulla trentina. Capelli e occhi scuri, origine orientale.”
“Devi
dirmi qualcosa di più” mormorò sfiorandosi il
mento con un dito. “Pensavo avessi deciso di abbandonare la
retta via per un'esistenza molto più vera. E carnale.”
Gabriele
sogghignò e si avvicinò alla donna “stai facendo
la gattina con me, piccola?”
“Non
avvicinarti, il tuo fetore angelico mi è insopportabile”
borbottò sventolando una mano.
“Le
cipolle del cheeseburger” ridacchiò tirando indietro la
testa. “Ti dirò il suo nome: Safyia.”
Lilith
lo fissò negli occhiali e alzò il mento “e
pensavi di trovarla qui, fra le mie ragazze?”
“No,
volevo solo rilassarmi la vista” ridacchiò facendola
quasi sorridere. “Andiamo, dove posso trovarla?”
“Non
sono la sua padrona. Devi parlare con Azafir.”
“E
sia” sussurrò abbassandosi un po' e inondandola con
l'alito cattivo “dove posso trovarlo?”
“Non
puoi trovarlo. E' nella Dimensione dove neppure tu puoi accedere
senza permesso.”
“Lo
vedremo” dichiarò tirando fuori il fucile dal soprabito
“a chi devo sparare per aprire un Portale?”
I
sussurri sbigottiti delle donne attorno a lui, fecero accigliare
Lilith “mettilo via. Non mi piace la violenza.”
“E
cosa ci facevi a casa di Adrien Lebeau? L'ho trovato in una pozza di
sangue.”
La
rossa si alterò e per un istante, Gabriele vide i suoi capelli
fluttuare “volevo solo divertirmi! Quello stupido ha preferito
tagliarsi la gola che cedere a me!”
“Un
uomo onesto che non si è lasciato corrompere” commentò
sereno “ti rode, eh?”
La
furia di una donna era terribile. Quella di Lilith addirittura
biblica. Gabriele sogghignò senza ritegno “troverai un
altro poveraccio da svuotare delle sue energie maschili!” Le
diede le spalle camminando verso l'uscita. Mantieni il cuore puro
e intatto, si ripetè più volte. Ma era troppe e
tutte bellissime. Mettermi alla prova in questo modo è
quasi scandaloso, Boss, pensò alzando gli occhi al Cielo.
“Gabriele!”
L'Arcangelo
si voltò svogliato.
“Vuoi
trovare Azafir? Va da Lucifero. Ma portagli qualcosa in cambio.
Conosci le regole.”
Ehhh,
il caro vecchio Lu, pensò ciondolando verso il Covo dei
Dannati. Sapeva benissimo quello che voleva da loro. Gabriele entrò
e nessuno provò a fermalo. Neppure Asmodeo che lo seguì
con aria seccata e i denti in mostra. Prese l'ascensore e contemplò
anche l'idea di fermarsi al bar per una bevuta ritemprante. Ma non
aveva molto tempo da perdere. Quando le porte si aprirono, Gabriele
si spalancò in un sorriso irritante. “Ciao Lu!”
“Che
cosa vuoi, Arcangelo?” sibilò restando immobile
dall'altro lato dell'ascensore “il mio livello di tolleranza è
pari allo zero.”
“Non
fai tanto il cazzone con me, eh?” ridacchiò cambiando
gamba d'appoggio “voglio un salvacondotto per l'Altra
Dimensione.”
Lucifero
lo scrutò senza alcuna espressione. “Perchè
dovrei acconsentire?”
“Perchè
c'è un fucile divino puntato alle tue palle e uno psicopatico
celeste dall'altra parte. Non cercare di scoprire chi fa più
male dei due.”
“Non
è con la minaccia che otterrai il salvacondotto.”
Gabriele
si avvicinò alle porte spalancate e inclinò la testa.
“So che cosa vuoi e sono qui per dartelo.”
La
mimica facciale di Lucifero mostrò tutta la sua sorpresa. Gli
occhi crepuscolari guizzarono di piacere. “Sacrificheresti tua
Sorella per un permesso di accesso all'Inferno?”
Gabriele
fece passare il chewingum che stava masticando da un lato all'altro
della bocca. “Ordini dall'alto.”
-
- -
“Metti
questa e non toglierla per nessuna ragione.”
Amitiele
prese la catenina che le porgeva e la guardò. La minuscola
crocetta d'oro risplendeva fra le dita. Armeggiò con il
laccetto di pelle e lo impigliò fra i capelli. Adrien le tolse
la catenina dalle mani e girò dietro di lei. Amitiele raccolse
la chioma da un lato e il contatto lieve con le dita di Adrien la
fece rabbrividire. Il cuore batteva disordinato. L'Arcangelo si leccò
le labbra e lo guardò di sbieco. Gli sembrava innocuo come un
adorabile cucciolo di cane. Forse lui poteva spiegarle cosa stava
succedendo.
“Fatto.”
“Avrei
bisogno di parlare con te.”
L'uomo
restò a guardarle la nuca “se vuoi parlare di teologia o
convincermi che...”
“No,
Dio non centra nulla” commentò voltandosi di qualche
grado. “Si tratta di me. Del mio involucro fisico.”
Il
suo bellissimo corpo non aveva bisogno di commenti. Di certo, non
sarebbe riuscito ad esprimere un parere. Si autocensurava quando
intravedeva il seno dalla scollatura o i jeans disegnavano la linea
dei fianchi. “Qual è il problema?”
“Non
lo so” sbottò scuotendo la testa “quando sono
arrivata, andava tutto una meraviglia. Col tempo, il mio essere ha
subito un cambiamento. Sento cose che prima non sentivo e provo delle
sensazioni a cui tento di dare un nome...” la voce si affievolì
fino a scomparire. Adrien si sedette di fronte a lei, sul tappeto, al
centro di un cerchio magico. “Ti stai umanizzando.”
“Noi
diciamo 'corrompendo'.”
“E'
un termine poco gradevole” le fece notare tranquillo “sentire
o provare piacere, non è male.”
“Cos'è
questo profumo che sento?”
“Incenso
di erbe magiche. Oppio e molto altro.”
“Penso
che mi piaccia. Ma non ne sono sicura” mormorò
guardandolo negli occhi “quando Lu mi ha toccata... che fai?”
domandò quando vide che le accarezzava il palmo della mano.
“Che
cosa provi?”
Amitiele
seguì il movimento lento e il formicolio le raggiunse il
braccio “mi fa venire da ridere.”
“Ed
è male?”
“No”.
Scosse la testa e Adrien la lasciò andare. “Quando
Gabriele mi tocca... è strano. Mi piace... ma non è...
come...” Amitiele arrossì vivamente e capì che
provare piacere al tocco del Demonio equivaleva ad un'espulsione per
cattiva condotta dal Regno dei Cieli. Con tanto di sculacciata.
“Io
ti ho toccato. Che cosa hai provato?”
Amitiele
lo guardò a lungo e bisbigliò un 'non lo so' che
lo spinse ad avvicinarsi.
“Cosa
senti quando sei con me?”
“Tranquillità”
Amitiele battè le palpebre privandolo per un attimo della
visione celeste che riempiva il suo mondo. “Mi fido di te.”
“Bene”
mormorò imbambolato “Ami...”
“Perchè
mi chiami così?”
“Ti
infastidisce?”
“No.
Mi piace” mormorò e si avvicinò di qualche
centimetro “mi fa sentire protetta.”
Cavolo,
che complimento!
“Ho
detto qualcosa di male?”
“No.
No, anzi...” sussurrò un po' perso nei propri pensieri
“non mi capitava da tempo di ricevere appoggio da qualcuno.”
“Sei
troppo duro con te stesso.”
Adrien
chiuse gli occhi quando gli posò una mano sulla testa.
“Dimenticavo
che non sono più un Angelo vero...” mormorò
interrompendo la carezza.
“No,
non smettere” disse fermandola e posando una mano sulla sua
“non darti per spacciata...”
“Non
penso di poter tornare in Cielo. Sono destinata alla mortalità.”
La voce si era spezzata. Adrien l'abbracciò di slancio,
sentendola irrigidirsi per la sorpresa. “Ti proteggo io”
mormorò nel suo orecchio “fidati...”
Amitiele
provò a ricambiare la stretta. Non ci riusciva. “Ehi...
hai mai pensato che un giorno avresti abbracciato un Angelo?”
Non
ho mai immaginato niente di tutto questo, pensò infilando
le mani sotto i capelli. Era fresca e morbida. Il suo cuore non era
morto con Safyia. Si dava particolarmente da fare, in quel momento.
L'esorcista aprì gli occhi e la scostò da se. Quel modo
di protendersi verso di lui... sapeva cosa voleva dire? Gli occhi
celesti erano annacquati e assottigliati in un'espressione di estremo
piacere. Le labbra socchiuse lo attiravano come una calamita. La
baciò a fior di labbra e Amitiele trasalì e si scostò
all'indietro. “Pazzo, potrei portarti via l'anima per... oh...
scusa.”
Adrien
battè le palpebre facendole capire che era tutto a posto. Si
aspettava una folgore divina per quel gesto impulsivo e sconsiderato,
ma non successe nulla. Baciare un Angelo in crisi esistenziale... che
trip! “Libero arbitrio” mormorò restandole
vicino. “So che è da vermi giocare la carta del libero
arbitrio, ma...”
“Hai
ragione. Posso scegliere” disse distogliendo lo sguardo.
“Carino, il bacio.”
“Quello
non era un bacio” sussurrò spinto da una forza interna
che non sapeva identificare. Ne acuiva le riserve di coraggio
latente. “Posso baciarti davvero?”
Amitiele
lo fissò perplessa. Se quel contatto labiale era stato
gradevole, cosa avrebbe provato con un bacio? Non era tanto sicura di
volerlo scoprire. Scosse la testa e si tirò indietro. “Non
voglio peggiorare le cose.” Si rialzò dal tappeto con
estrema lentezza. “Sono a pezzi, vado a dormire.”
Adrien
la osservò allontanarsi, poi crollò di schiena a terra.
Portò le mani alla faccia e la stropicciò. Il più
grosso due di picche della sua vita glielo tirava un Arcangelo! Però,
pensò sorridendo, non è da tutti...
Amitiele
si lasciò andare sul letto, faccia avanti e sospiro
sconsolato. Le cose erano già peggiorate. Baciare Adrien
sarebbe stato il minimo! Voltò su se stessa e fissò
il soffitto cercando di trapassare le mura. “Mi stai mettendo
alla prova, vero?” domandò a voce bassissima. “Non
sto andando molto bene...” chiuse gli occhi e il rumore di uno
svolazzare d'ali l'attraversò riempiendola di serenità.
Il letto di inclinò da un lato e Amitiele provò un
senso di fastidio per l'invasione del suo spazio personale. Una volta
non ci avrebbe fatto caso. Una volta l'avrebbe preso a calci nel
posteriore per tutta la città! Si tirò a sedere,
gambe incrociate e lo guardò. Per la prima volta, pensò
che il termine 'figo' gli calzava a pennello. “Posso ancora
chiamarti Fratello?”
Gabriele
sollevò le spalle e le lasciò ricadere. Era stato più
veloce di lei ad acquisire comportamenti umani. “Per me...”
rispose studiandola attentamente. “Hai fatto casino.”
Amitiele
annuì e si avvicinò a lui. “Immagino non siano
molto contenti, Lassù” ribattè stringendo le
labbra. “Sai, quando non parli si riesce quasi ad apprezzarti.”
“Non
ti sono mai piaciuto.”
“No”
ammise sorridendo “sei... eccessivo.”
Gabriele
ghignò come se lo trovasse molto divertente e le passò
un braccio attorno alle spalle. “Perchè non l'hai
baciato?”
“Non
era giusto.”
“Nei
confronti di chi?”
Amitiele
lo guardò perplessa. “Non posso. Oppure sì?”
La
smorfia di Gabriele si accentuò e diventò noia “eppure
abbiamo frequentato gli stessi corsi, Sorella...” sospirò
spostando il braccio “tu puoi fare quello che vuoi!”
“Non
mi risulta” rispose un po' seccata “sono un Arcangelo,
non posso andarmene in giro a sbaciucchiare esseri umani o...”
“...
lasciare che Lucifero ti conduca manina manina nelle putride
paludi fangosi della lussuria umana?” concluse sarcastico,
guardandola di traverso. Il risolino che gli sollevava un angolo
della faccia era quanto di più irritante avesse mai visto.
Amitiele ebbe voglia di fare come alla Tv e mollargli uno schiaffo
per togliergli quell'espressione dal volto. “Smettila”
soffiò prendendo le distanze con aria dignitosa “non mi
diverte.”
“Eddai
che ti piace il biondino... è un bel ragazzo...” la
sgomitò cameratescamente.
“Ma
che stai dicendo?!” esclamò allibita “stiamo
parlando di Lucifero! Di colui che ha...” Amitiele ammutolì
e alzò la testa quando gli arrivò a pochi centimetri
dal volto. Ora che lo guardava meglio... e sì, era proprio
figo.
Gabriele
gli si appollaiò quasi sopra e la studiò. Era
penetrante anche attraverso gli occhiali da sole. Li tolse e li gettò
da un lato. “Lo desideri sessualmente, non mentire.”
“Non
sono io, è questo corpo!” ribatté sporgendo la
testa verso di lui. Brillava ma riusciva ancora a sostenere la vista
della Luce divina. “Hai già imparato usi e costumi della
Terra?!” Gli addominali si contrassero dolorosamente. “Non
respirarmi così vicino, puzzi di cipolla!”
“Meglio
l'odore di zolfo?” la prese in giro tagliente “sei una
vergogna di Angelo!”
“Senti
chi parla! Il signor 'ce l'ho più grosso di voi'!”
“Cosa?”
domandò perplesso.
“E'
un modo di dire! Via dal mio stomaco, uccellaccio!”
Gabriele
storse la bocca e assottigliò le palpebre “chi ti ha
insegnato a combattere? Chi ha evitato che ti sparassi su un piede?”
“Tu.
Solo perché Michele non era disponibile!” gli ricordò
“il suo corso era pieno, mentre – guarda caso! – il
tuo completamente vuoto!”
“C'è
una propensione per le armi bianche lassù...” si scusò
grattando il naso a disagio.
“Mentre
a te piace tutto ciò che fa BUM!” esclamò
storcendo il naso. Sentiva quella nota bassa e il suo corpo si
risvegliava. Che stress! Artigliò il lenzuolo sotto le
dita e girò la testa “nessuno ti darà la colpa
per la mia incapacità.”
“Come
se li avessi mai ascoltati” rispose facendosi indietro e
osservandola bene “che ti sta succedendo?”
“Niente...”
ma si accorgeva di tutto, quel tipo?
“Non
è 'niente'. Senti qui” mormorò posandole
una mano sul cuore. Amitiele impallidì e il battito si fece
più disordinato di prima. Ma che... ma le stava toccando il
seno! Gli spostò la mano con un gesto brusco e veloce. “Resta
qui tre settimane e comincerai a capire cosa si prova a diventare
umani...” sussurrò incrociando le braccia. “Non
farlo mai più.”
“Sorella,
ti devi togliere quelle idee dalla testa. Non porteranno a nulla di
buono...” borbottò pensieroso. “Eh, si può
fare.”
“Hai
la soluzione?” domandò speranzosa sgranando gli occhi.
Gabriele
annuì e la fissò seccato. “Ho sempre la
soluzione!”
“Ti
ascolto!” esclamò finendogli quasi in braccio. “Spara.”
“Quella
si che sarebbe una gradevole soluzione!”
“E'
un altro modo di dire, fesso!” ribatté spingendolo su
una spalla e non spostandolo di un millimetro.
“Sei
piena di modi di dire...”
Amitiele
lo vide accigliarsi, lo sentì mugolare fra se e poi lo vide
prendere una decisione. “Male non farà... al massimo una
ramanzina...”
“Cosa?”
domandò dondolando una gamba per un istante.
“Zitta”
mugugnò afferrandola e appiccicando le labbra alle sue.
Amitiele
trasalì per la sorpresa e restò immobile.
Gabriele
si staccò e la guardò “passati, i bollenti
spiriti?”
“Eh?”
domandò battendo le palpebre “che cos'era, quello?”
“Un
bacio. L'abbiamo visto in televisione, ieri sera” spiegò
esitante “ho sbagliato qualcosa?”
Amitiele
lo fissò ad occhi sgranati. “Mi stai tirando i
capelli... e non penso che si debbano sbattere i denti in quel modo”
commentò acida. “Sei troppo irruento.”
“Non
sono irruento!”
“Fosse
la volta buona che ti insegno qualcosa io” sibilò
tirando indietro i capelli e drizzando la schiena “vieni qua!”
Amitiele inclinò il collo e si sporse fino ad arrivargli al
mento. “Sua Altezzosità ha la compiacenza di chinare il
capo? Non ci arrivo!”
Gabriele
sospirò quasi infastidito “sei sempre stata una sega su
tutto. Non cercare di insegnarmi una cosa così semplice.”
Amitiele
lo fissò con un certo cipiglio, poi lo afferrò per la
giacca e lo tirò a se. Glielo avrebbe fatta vedere lei! Che ne
sapeva quell'uccellaccio di come si baciava? Ingoiò la saliva
e prese un respiro. Brutta mossa. La nota bassa e personale di
Gabriele l'avvolse completamente. In tre secondi, il suo corpo subì
un drastico cambiamento: aveva il batticuore, stava sudando e sentiva
la maglietta tirare sul seno. Con molta delicatezza, posò le
labbra sulle sue e restò immobile. Non aveva pensato ad alcune
cose. Quanto avrebbe dovuto durare, il contatto? E poi, bastava
quello o c'era altro? Il suo odore la distraeva e la mente fluttuava
fra mille domande. Forse dovresti lasciarlo, pensò
cercando di convincere le dita a mollare la presa sui vestiti.
Gabriele
mosse le labbra sotto le sue e le aprì, catturando prima il
labbro inferiore poi il superiore. Le accarezzò la mandibola
alzandole il viso. Non sarebbe stato da meno. Se la cretinetta
pensava di prenderlo in contropiede si sbagliava di grosso. L'aveva
vista pure lui, la TV!
Amitiele
si sentì avvolgere completamente dalle sue braccia e provò
una sensazione mai avuta prima. Tremò fin dentro le ossa e
impaurita dalla reazione del proprio corpo, gli puntò le mani
contro e spinse facendo forza sulle braccia. “Ma che fai,
idiota?!” esclamò colpendolo sul torace e su una spalla
“siamo Arcangeli, imbecille spiumato! Te lo sei dimenticato?!”
Ehi, che faccia. Che gli era successo?
Gabriele
la guardava come uno appena svegliato da un lungo sonno. “Pensavo
di farti un favore...”
“E
come, ammazzandomi con le cipolle?!” urlò in preda ad
una ridicola crisi isterica senza senso “cosa ti dice la
testa?!”
“La
testa mi dice di neutralizzarti prima di fare una cazzata! Cedi a
Lucifero e mi toccherà addestrare un'altra essenza e tu sai
quanta pazienza ho con i novizi!”
L'esplosione
di Gabriele risuonò e la investì tramortendola.
Amitiele sgranò gli occhi “sei preoccupato per me? Hai
paura di perdermi?”
“Un
pò” ammise fra i denti “tendo ad affezionarmi alle
cretinette come te.”
“Oh...”
uggiolò abbracciandolo “ti voglio bene...”
“Ehi,
che tette morbide!”
“Guarda
che te lo mollo un ceffone” ruggì staccandolo da se
“perchè devi essere così ignobile?!”
“Stavo
scherzando.”
“No,
non scherzavi!” esclamò puntandogli un dito contro.
“Maschilista!”
Gabriele
si alzò dal letto seccato. La sovrastava di parecchi
centimetri “non dire parole a caso, se non hai studiato il
vocabolario!”
“E
tu smettila di essere come sei!” gridò più forte.
“E
come sono?”
“Sei...
sei...” Amitiele non trovò le parole giuste. Lasciò
cadere il braccio, sbuffò e si mise a sedere sul letto “è
successo qualcosa di terribile mentre ti creavano” disse
alzando la testa verso di lui. La guardava senza alcuna espressione
sul viso. “Sei testardo, fastidioso, insopportabile...”
“Tutti
pregi a casa mia, bambola.”
Amitiele
sorvolò la frase infelice. “Vanitoso, collerico... ma ho
l'impressione che accanto a te, non mi accadrà mai nulla di
male.”
“Eh...”
grugnì “non sono l'Arcangelo Gabriele per niente,
bellezza.”
“Appunto”
bisbigliò fra i denti “il solito stronzo...”
“Ah!
Guarda che te le do!”
Amitiele
gli mostrò la lingua, Gabriele l'afferrò per il collo e
le strofinò la testa con le nocche “quando dico una cosa
la faccio!”
“Ahia!
Mi fai male, lasciami!” scoppiò a ridere per la scena
ridicola e sentì le lacrime pungerle gli occhi. “Scemo...”
asciugò le palpebre con il dorso dell'indice e quando vide
come la guardava, tornò seria.
Gabriele
la fissò per un istante e girò gli occhi altrove.
Giocherellava con le proprie dita, picchiettando le punte dei
polpastrelli fra loro.
Come
se si fossero messi d'accordo, si ritrovarono faccia a faccia. Il
cuore le batteva disordinatamente ma una sensazione di felicità
inspiegabile la possedeva.
“Non
raccontarlo in giro.”
“Ok...”
“Merda!”
“Che
c'è?!”
“Mi
stavo dimenticando!”
Amitiele
sussultò quando la prese in braccio. Lo guardò
sospettosa “Dove andiamo?” domandò quando si
avvicinò alla finestra. “Posso camminare.”
“Il
vecchio Gabriele ha la cura a tutti i mali! Non seccarmi e chiudi gli
occhi.”
Gli
Angeli si muovevano alla velocità della luce. Nel momento in
cui li riaprì, l'ambiente cupo che la circondava e l'odore
sottilissimo di zolfo, le fece intirizzire l'anima. Guardò
Gabriele ad occhi sgranati e con un filo di voce riuscì a dire
solo una parola. “Perché...”
L'Arcangelo
la lasciò andare e Amitiele sbatté dolorosamente il
coccige a terra. “Ma cosa fai?!”
“Il
salvacondotto.”
“Che...”
Ma
Gabriele non stava più parlando con lei. Si rivolgeva a
Lucifero in persona che la guardava con aria altezzosa e stringeva un
rotolo chiuso da ceralacca rossa nella mano destra. Lo porse a
Gabriele senza dire una parola, gli occhi crepuscolari puntati su di
lei. Amitiele provò la sensazione della vittima sacrificale.
Ammutolita da quello che stava succedendo, non si rese conto che era
rimasta di nuovo sola. No, non sola. C'era Lucifero con lei. Si stava
abbassando sulle gambe lunghissime e le porgeva la mano.
Amitiele
strisciò indietro, il più possibile, finché
dovette fermarsi, spalle al muro.
Lu
sorrise. “E' il caso di dirlo” mormorò a bassa
voce “stavolta sei davvero fottuta.”
Doralice:
sì, senza la protezione divina diventa umana perdendo tutti i
poteri.
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