Capitolo 4
Della cordardia
Chi ora
fugge, presto inseguirà,
chi non
accetta doni, ne offrirà,
e se non ama,
presto comunque amerà.
[Saffo]
Una pioggia debole ma costante aveva dato il buongiorno a quel trentuno
di ottobre, e sembrava intenzionata a tenergli compagnia per
tutta la sua durata.
Hermione aveva spedito fuori casa Ron per alcune commissioni: in
realtà non si trattava di nulla di urgente, ma non voleva
averlo fra i piedi mentre cercava di rassettare in qualche modo casa.
Oltre tutto il suo ragazzo aveva avuto uno strano comportamento sin
dalla colazione. Sembrava agitato da qualcosa, evasivo, ma anche
euforico: tempo un quarto d’ora, ed era riuscito a combinare
più guai di quelli che la piccola Luinil aveva causato
durante il primo mese che aveva passato con loro.
Avevano in programma di pranzare da Ginny ed Harry - infatti si erano
dati appuntamento direttamente a casa loro - e poi di raggiungere gli
altri alla Tana per una delle immense cene organizzate dalla signora
Weasley.
Terminò di sistemare la cucina e la camera da letto.
Adorava essere una strega: fare le pulizie alla maniera babbana sarebbe
stato un vero incubo, mentre le erano bastati pochi colpi di bacchetta,
qualche incantesimo, e la casa era veramente splendente.
Era felice del programma della giornata: perché avrebbe
passato del tempo con le persone a cui voleva più bene al
mondo, perché l’atmosfera che si respirava alla
Tana era sempre così famigliare e rassicurante, e
perché almeno per qualche ora avrebbe potuto staccarsi da
quanto la tormentava ultimamente, e provare un assaggio di leggerezza e
allegra.
Allietata da questi pensieri, prese tra le braccia la gattina e la
coinvolse in un’aggraziata giravolta, posandole poi un bacino
sul muso prima di deporla a terra; poi, sempre a passo di danza, si
spostò in camera per prepararsi ad uscire.
Hermione aveva conservato il suoi stile semplice e sobrio: scelse di
indossare un morbido magione bianco su dei jeans blu scuro. Un cappotto
color panna e un cappellino di lana dello stesso colore avrebbero
completato il tutto. L’unico vezzo aveva iniziato a
concedersi da qualche tempo, era quello di portare i tacchi.
Guardò fuori dalla finestra la pioggia che non dava segno di
voler smettere di cadere, e per la seconda volta in quella mattinata,
ringraziò Merlino per essere una strega: sorrise e si
smaterializzò direttamente sulla porta della villetta dei
suoi due migliori amici.
***
-
Finalmente
sei arrivata! – Ron l’accolse abbracciandola.
-
Ron, te
l’ho già detto che oggi sei strano? –
gli rispose ridendo, cercando di togliersi il cappotto e il cappello.
Ron sorrise,
e prendendola per mano la condusse in cucina, dove Harry e Ginny
stavano per mettere in tavola il pranzo.
Hermione amava molto passare del tempo a casa loro.
Era sempre tutto in disordine, molte volte per trovare una sedia si
doveva fare la caccia al tesoro perché erano sempre sepolte
da abiti, libri, riviste. Inutile dire che con il matrimonio imminente,
la situazione era di gran lunga peggiorata.
Ma
c’era quel caminetto così piccolo e delizioso, con
il fuoco sempre acceso. E c’era quel profumo di buono, di
vaniglia e fragola, che ti investiva non appena veniva aperta la porta
d’ingresso. E che, se all’inizio poteva essere
sgradevole, in pochi attimi di avvolgeva con la sua dolcezza e ti
faceva venire voglia di accomodarti per terra, sul morbido tappeto, per
mangiare una gustosa fetta di torta, di quelle ipercaloriche che
preparava Ginny.
Era una casa che trasudava amore da ogni angolo.
Hermione si
accomodò vicino a Ginny, e iniziarono a mangiare.
-
Ginny, hai
per caso scordato che sta sera siamo a cena da vostra madre?
– chiese la ragazza, vedendo tutte le prelibatezze che
imbandivano la tavola.
-
Hermione, hai
per caso scordato che mio fratello mangia quanto un branco di
ippogrifi? – le fece il verso.
In effetti
quando si voltarono a guardare Ron, lo trovarono intento a riempirsi il
piatto con una mano e con l’altra a portarsi alla bocca vere
e proprie badilate di cibo.
-
Sono uno
sportivo – rispose, senza smettere di mangiare –
consumo un sacco di energia e ho bisogno di nutrirmi!
Lo guardarono
malissimo, compreso Harry, e poi scoppiarono a ridere. A vederli
scherzare così sembravano ancora quattro ragazzini, mentre
in realtà ognuno di loro – forse Ron era un caso a
parte – stava giorno per giorno costruendo il proprio futuro,
con tanta fatica e assumendosi non poche responsabilità.
***
La lunga tavolata era imbandita, la casa era decorata con finti
pipistrelli (che parevano veri), enormi zucche e candele che
diffondevano una calda luce dorata.
Sembrava
quasi di essere nella Sala Grande di Howgarts, mancava soltanto il
soffitto incantato.
C’erano proprio tutti quella sera.
Ovviamente Molly ed Arthur. Poi Bill con Fleur e la piccola Victoire,
Charlie con la sua fidanzata rumena Gentiana. George e Angelina, Percy
e Audrey.
Hermione si sentiva inspiegabilmente a disagio, e la cosa la
preoccupava in quanto non le era mai capitato di sentirsi
così, nemmeno la prima volta che aveva passato
l’estate alla Tana.
Era seduta comodamente sul divano mentre osservava i tentativi della
piccola Victoire nel cercare di alzarsi in piedi da sola, quando
arrivò Ron che le porse un bicchiere di succo di zucca,
sedendosi poi a fianco a lei e circondandole le spalle con un braccio.
Fleur le fece l’occhiolino, e prendendo tra le braccia la sua
bambina, raggiunse Gentiana.
Gentiana era proprio l’opposto di Fleur: era una bellissima
donna, ma dai capelli e dalla carnagione scuri. Aveva un fisico molto
atletico, e ogni volta che Hermione l’aveva vista, portava
sempre abiti sportivi. Vicino a lei la figura di Fleur sembrava ancora
più eterea.
Molly annunciò che la cena era pronta, invitando tutti a
prendere posto.
Nel chiacchiericcio generale, emergevano le voci di Ginny ed Harry che
stavano affrontando un’altra importantissima discussione sui
colori che avrebbero dovuto avere i centrotavola.
Hermione
non riuscì a trattenere una risata, e si fece accompagnare
da Ron al suo posto.
I loro piatti erano già stracolmi di pasticcio di carne, e
sulla tavola c’erano diversi vassoi contenti patate cucinate
in ogni modo conosciuto. Poi fu la volta della torta di zucca e carote,
di quella al cioccolato e infine del gelato. Un banchetto luculliano in
piena regola.
-
Molly, non si
doveva disturbare così tanto! – esclamò
Hermione, passandosi istintivamente una mano sulla pancia. –
Sto per scoppiare, ma era tutto buonissimo!
La signora
Weasly sorrise
compiaciuta.
-
Cara, nessun
disturbo. Sai che per me è un piacere, soprattutto quando
c’è qualcosa di così bello da
festeggiare!
Hermione
la guardò con aria interrogativa.
Qualcosa
da festeggiare, ma cosa?
Halloween?
Un
altro piccolo Weasley in arrivo?
Si
sposeranno Charlie e Gentiana?
Un’altra
festa per Ginny ed Harry?
La cosa che
la urtava maggiormente era che tutti sembravano essere al corrente
della novità.
Un colpo di tosse palesemente
finto di Ron la
riportò alla realtà. Stava per chiedere appunto
quale fosse l’evento da festeggiare, ma la sua attenzione fu
attirata da una scatolina rossa e lucente che si trovava proprio dove
fino a qualche istante prima c’era il suo piatto.
Fece
scorrere lo sguardo da Ron ai signori Weasly, e poi verso tutto gli
altri.
Che
la osservavano.
Che
la osservavano sfoggiando dei sorrisi emozionati. Fleur addirittura
aveva le mani giunte al petto, e sembrava che da un momento
all’altro sarebbe scoppiata a piangere.
E allora capì tutto: capì lo strano comportamento
di Ron, capì gli sguardi di Fleur e Ginny, capì
il motivo della suo disagio.
-
Su
Herm… - sussurrò Ron, col le guance dello stesso
colore della scatolina – aprilo!
Iniziò a scartare il pacchettino, e ad ogni piccolo
movimento, ad ogni sussulto proveniente dai suoi spettatori si sentiva
morire dentro.
Era l’anello più bello che avesse mai
visto. In oro bianco, con tre piccoli brillanti a forma di stelle. Lo
teneva tra pollice e indice, davanti a sé, e non smetteva di
osservarlo.
Senza
riuscire a parlare, si voltò verso Ron.
Che
sorrideva.
Che
apriva la bocca per parlare.
Che
le chiedeva di sposarlo.
Fu scossa da un fragoroso applauso e da urla indistinte.
Fleur e Ginny che si abbracciavano, George che fischiava, Molly che si
asciugava le lacrime con un lembo del grembiule e Arthur che le cingeva
le spalle con un braccio, annuendo soddisfatto.
Nessuno aveva prestato attenzione al fatto che Hermione non aveva dato
alcuna risposta.
Perché
quella risposta avrebbe dovuto essere scontata, no? Perché
tra lei e Ron le cose sarebbero dovute andare esattamente come tra
Harry e Ginny, come tra George e Angelina.
Per tutti loro era così, anche per Ron.
Soprattutto per Ron.
Che
approfittando della confusione e del suo stordimento – che
ovviamente tutti avevano attribuito alla troppa emozione –
infilò l’anello al suo anulare sinistro.
***
E
adesso sì che era nei guai.
Adesso
si sentiva in trappola, braccata da quelle persone che aveva sempre
considerato la sua famiglia nel mondo magico.
Aveva voglia di piangere, ma non poteva.
Aveva voglia di confidarsi con qualcuno, ma con chi?
Con Ginny era impensabile, e lei era sempre stata l’unica con
la quale riuscisse ad aprirsi un po’. E Harry… No,
Harry aveva già troppe preoccupazioni in questo momento, non
poteva assillarlo con i suoi problemi.
Si sentiva in
colpa, tremendamente in colpa.
Perché tutto questo avrebbe dovuto renderla la strega
più felice del mondo, invece la faceva sentire male nei
confronti di se stessa, nei confronti di tutti loro, nei confronti di
Ron.
E l’unica cosa che voleva, era scappare via il più
lontano possibile.
Ma l’unica cosa che fu in grado di fare, fu quella di
continuare la farsa.
Accettò
le congratulazioni, gli abbracci, i baci. Le allusioni dei ragazzi
quando lei e Ron salutarono tutti per tornarsene a casa, visto che si
era fatto ormai tardi. Accettò i baci di Ron e le sue
carezze. E accettò di fare l’amore con lui, anche
se mai come in quel momento, si era sentita così vuota.
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