NEW DIVIDE
Give me reason
to fill this hole
connect the space between
Let it be enough to reach the truth that lies
Across this new divide *
(Linkin Park)
Il sole autunnale muore lentamente regalando una luce bassa e soffusa,
che illumina le cose lentamente, a poco a poco, quasi volesse abituarci
alla sua assenza dolcemente, senza farci male. E’ l’ultimo regalo prima
della notte, l’ultimo regalo che ci lascia incastrato nell’anima per
ricordarci sempre che lui tornerà, è uno spettacolo di colori che
Cristian si ferma a guardare troppo poco spesso.
Non ne ha certo il tempo, lui deve correre, allenarsi, divertirsi, vivere insomma, il
suo primo pensiero a quell’ora di solito non è guardare il tramonto ma
stare con Riccardo. Certo se si degnasse di uscire da quei cazzo di
spogliatoio sarebbe anche più facile stare con lui, invece che farsi
venire in mente riflessioni pseudo-esistenziali sul sole che muore.
Sospira spazientito, tirando fuori una sigaretta dal pacchetto che
tiene nella tasca dei jeans e accendendosela, non fuma spesso, anzi
quasi mai, ma quando è nervoso non c’è altro rimedio per imporsi di
calmarsi e non andare a spaccare la faccia a nessuno. E in quel momento
è decisamente
nervoso. E’ entrato negli spogliatoi per cambiarsi che Riccardo ancora
parlottava col Mister in un angolo del campo e sebbene abbia cercato di
metterci più tempo possibile, -Dio, mai una doccia è stata così
incredibilmente chilometrica cazzo!- a un certo punto i suoi compagni
hanno cominciato a guardarlo strano, chiedendogli se aveva sviluppato
una strana forma di ritardo mentale che si rifletteva nei movimenti
rallentati, e a quel punto aveva dovuto sbrigarsi e uscire. Non poteva
certo far capire così smaccatamente a tutti che stava aspettando
Riccardo e che era anche piuttosto irritato dal fatto che ancora non si
era visto entrare in spogliatoio.
I suoi compagni sanno perché hanno intuito ma dirlo chiaramente è
un’altra cosa e non è certo che Riccardo lo voglia, è particolarmente
criptico riguardo il discorso e quindi lui non si è azzardato a dirlo a
nessuno, anche se per lui tenere nascosta una qualsiasi cosa è
praticamente un impresa impossibile.
Ma che cazzo avranno da
parlare ancora non so pensa stizzito, gettando la
sigaretta ormai terminata. E’ quasi tentato di avviarsi a casa sua da
solo, anzi lo farebbe sicuramente ma si è messo in testa di vedere
quanto tempo ci mette prima di raggiungerlo.
Non che sia geloso, lui non è mica una donnicciola isterica che da di
matto ogni volta che il suo uomo parla con qualcun altro, assolutamente
no! La sua è solo una curiosità naturale che si nutre di una base
scientifica- calcolatrice che lo spinge a cronometrare il tempo che il
suo uomo ci impiega a ricordarsi di lui.
Cazzo è geloso da morire.
Merda.
Tira un calcio a un sasso abbastanza grosso, vorrebbe farlo rimbalzare
ma qualcosa lo distrae. Finalmente Riccardo è uscito e lui si affretta
a guardare l’orologio, solo
40 minuti. Beh dall’ultima volta è migliorato, la settimana prima era
arrivato al record di un un’ora abbondante. E siccome lui è superiore a
queste cose, è un ragazzo maturo dopotutto, anzi no un uomo maturo, non
gli farà pesare assolutamente il ritardo.
“Io vorrei sapere dove cazzo sei stato, ti sei tolto la pelle molecola
per molecola per poi sfregarla diligentemente con uno spazzolino da
denti?”
E ‘fanculo anche all’uomo maturo, in quel momento fare il ragazzino
isterico gli da un enorme soddisfazione, quindi si comporta esattamente
in quel modo.
Riccardo lo guarda senza espressioni particolari e parla atono: “
Potevi andare intanto”.
Ecco.
In quel momento gli toglierebbe quell’espressione idiota dalla faccia a
suon di pugni.
“Non pensavo mi aspettassi, hai pur le chiavi”
E insiste!
Pensa furioso, prima che il suo cervello realizzi che, sì, sta davvero
dicendo quello che gli sembra stia dicendo, e questa cosa lo fa
incazzare da morire.
“Ricki, ti sembro un idiota? No perché so che a volte lo sembro, ma non
mi sono mai ritenuto tale” chiede con un tono estremamente serio, sta
cercando di trattenersi il più possibile perché sa che Riccardo non lo
sta facendo apposta, lui davvero
non capisce perché si è arrabbiato così.
“No non lo sembri” risponde sullo stesso tono, una nota interrogativa
chiaramente presente.
“Bene, ne sono felice, perché in questo momento ho sul serio voglia di
spaccarti la faccia, e non vorrei che tu lo ritenessi un gesto da
ragazzino idiota”
Riccardo aggrotta le sopracciglia e si passa distratto una mano fra i
capelli biondi, ancora bagnati dalla doccia.
Non è così stupido da pensare che lo tradisca con il nuovo allenatore,
sa che Riccardo a lui ci tiene e non lo farebbe mai, il punto non è
questo. Il fatto è che ogni sera si fermano a parlare ore e ore e il
mister lo guarda come se si ritrovasse davanti una torta Sacher piena
di cioccolato da leccare a volontà. Ma Riccardo in queste cose è un
tonto pazzesco, ci ha messo
mesi prima di rendersi conto che Cristian gli moriva
praticamente dietro, quindi figurarsi se se ne accorge.
Ma il punto non è ancora un volta questo.
Il punto è che lui gliel’ha detto quella trentina di volte, che
l’allenatore vorrebbe divorarselo
pezzo per pezzo, e che quei ghigni ironici e quell’aria affascinante
che sfodera in sua presenza sono solo armi subdole per approfittarsi di
lui, ma ogni volta Riccardo si mette a ridere, o dice che starà attento
alla sua virtù in quel caso, o addirittura gli dice di non fare il
visionario.
A lui!
E allora a quel punto sì che Cristian si arrabbia, e si arrabbia tanto
che una manticora impazzita al confronto sembra stia facendo le fusa.
Perché un conto è essere ciechi riguardo queste cose, un conto è non
credere al suo ragazzo che a queste cose non è cieco per niente. Se non
altro per amor suo dovrebbe sforzarsi di non farlo aspettare ore per
parlare con lui, o evitare di lasciare che l’allenatore gli posi una
mano sul braccio con quell’aria da ruffiano d’altri tempi, perché
Riccardo è suo, ogni parte del suo corpo è sua, anche le unghie dei
piedi o i peli sui capezzoli!
“Ma che hai? Ancora quella storia dell’allenatore?” Cristian si limita
a fissarlo, fissa gli occhi azzurri che scintillano vagamente divertiti
dalla scena a cui sta assistendo, vede quelle labbra sottili che
milioni di volte ha divorato di baci, vede quei capelli biondi in cui
adora perdersi, per poi ritrovarsi sulla nuca o sulla schiena, e
percorrerla tutta con la punta delle dita, fino ad arrivare ai glutei.
Vede tutte queste cose e vorrebbe solo prendere una tanica di benzina e
un accendino e dargli fuoco.
“Non è davvero possibile che tu sia così idiota da non rendertene
conto” dice poi, cercando ancora di trattenersi, sa che arrabbiarsi con
Riccardo è controproducente, perché lui si limiterebbe a fissarlo come
se si trovasse davanti un essere strano proveniente da un altro mondo,
senza capire affatto perché si comporta così o perché si sente così.
“Io sarò idiota ma non ti sopporto quando fai così, calmati perché
sembri una checca isterica” Cristian lo guarda sgranando gli occhi, non
è davvero possibile che gli abbia detto una cosa del genere, Riccardo
non si è mai rivolto a lui usando quelle parole o quel tono.
“Eh?” è l’unica cosa che riesce a buttare fuori, mentre lo guarda con i
suoi grandi occhi scuri e spera ardentemente che si rimangi tutto, che
si scusi e che ammetta che lui ha ragione e la chiudano lì.
Cosa assurda ovviamente. Riccardo sarà un po’ tonto riguardo
queste cose, ma è caparbio da morire, una volta messa in testa una cosa
non lo schiodi più e se si è messo in testa che Cristian è un
visionario niente lo farà cambiare idea.
“Mi piacerebbe che tu la piantassi di insinuare cose del genere sul
nuovo allenatore, è una persona in gamba e mi sta aiutando molto, per
delle cose”
una persona matura probabilmente a questo punto gli chiederebbe di cosa
si tratta e si mostrerebbe gentile e premuroso. Ma se per comportarsi
da persona matura deve fare una cosa del genere allora si comporterà da
ragazzino. Perché lui non è intenzionato a farsi prendere per il culo,
non in quel modo almeno.
“Delle cose
Riccardo? Puoi essere più specifico?E per specifico intendo spiegare
nei dettagli perché ne avresti parlato con lui prima che con
me” ok. Ora è pronto ad ammettere che la sua voce ha assunto un tono
vagamente isterico, ma non si sta comportando da checca, assolutamente.
Quando si accorge di sbattere un piede a terra nervosamente smette
immediatamente, ma non abbastanza in fretta. Riccardo se ne accorge e
gli lancia un occhiata significativa.
“Non ti spiegherò un bel nulla finché continuerai a comportarti in
questo modo Cris, non ho tempo per i ragazzini isterici, ho problemi
più importanti adesso” detto con tanto di occhiata sprezzante e alzata
di mento altrettanto sprezzante, quasi stia indicando un insetto
particolarmente brutto.
No cioè.
A quel punto Cristian è davvero pronto a spaccargli la faccia e non per
modo di dire.
Parte veloce, ha sempre avuto degli ottimi riflessi e un ottimo scatto,
è impossibile per chiunque riuscire a stargli dietro, Riccardo
compreso. Fa partire il destro e lo centra in piena faccia, sullo
zigomo per la precisione, lo schiocco che produce la sua nocca contro
l’osso è musica alle orecchie del ragazzo e il sorriso che gli si
stampa in volto è quanto di più soddisfatto ci possa essere. Erano settimane che
desiderava farlo, da quando il nuovo allenatore ha cominciato a
fermarsi con lui dopo gli allenamenti per parlare.
Riccardo non ha il tempo di fare nulla, solo portarsi la mano alla
faccia incredulo e pensare che forse ha davvero esagerato questa volta,
che Cristian stringe le labbra e sibila: “E allora vaffanculo. Fottiti,
anzi fottetevi insieme e non rompetemi più i coglioni” e raccogliendo
il suo borsone si volta e se ne va, non corre perché lui non è una
ragazzina, mantiene una camminata dignitosa, forse un po’ veloce
d’accordo, ma assolutamente dignitosa. Tanto Riccardo non può mica
vedere le lacrime che gli scorrono sulle guancie.
Non sa davvero dove andare, a casa non se ne parla, adora i suoi
genitori e le sue sorelle ma se lo vedono tornare a casa in quello
stato lo sommergerebbero di domande di ogni tipo e lui non vuole
parlare ora come ora, non ne ha proprio la forza. Sa che la sua storia
con Riccardo non è finita, che Riccardo lo ama ancora e tutto il resto,
non è così
ragazzina da farsi venire tutti questi dubbi esistenziali, ma comunque
la sua risposta lo ha un po’ lacerato dentro.
Un conto è sapere che ci sono dieci anni di differenza e che Riccardo è
un uomo maturo che ha bisogno di alcune certezze e di una persona
matura a fianco, un conto è sapere che Riccardo non lo considera un
compagno degno a cui confidare problemi e dubbi, preferendo il nuovo
allenatore maniaco. Sa di essere un ragazzino per certi versi, ma
questo non ha mai impedito a Riccardo di aprirsi con lui, come quando
ha giocato contro la sua vecchia squadra e poi si sono messi assieme, o
come quando si è preso uno strappo muscolare ed era nervoso e depresso
perché aveva paura fosse qualcosa di più grave.
E’ una persona chiusa che non racconta mai i fatti suoi o i suoi dubbi
facilmente, prima di aprirsi ci vuole tempo e fiducia, e anche quando
la fiducia è presente in ogni caso per tirargli fuori qualcosa Cristian
deve armarsi di pazienza e di quel suo intuito che gli fa sempre capire
se Riccardo ha qualcosa che non va, e che lo indirizza nella direzione
corretta per scoprire cosa sia. Ma non si è mai lamentato di questo, sa
che è fatto così e non lo fa perché lo ama meno di lui o non lo
considera degno, semplicemente è il suo carattere e lui lo ama anche
per questo, per questo suo essere così chiuso, criptico e all’apparenza
freddo, mentre invece è una persona sensibile che va avanti per la sua
strada ma che al contempo si pone mille dubbi su quanto sia giusto
farlo e sulle persone che si lascia indietro. E’ un misto di fragilità
e forza che Cristian ha trovato incantevole fin dal primo giorno, ama
le persone che si pongono dubbi perché vuol dire che sono persone che
pensano in profondità alle cose, che non si lasciano abbagliare
dall’oro ma scavano fino a trovare il nero in ogni cosa e una volta che
l’hanno trovano scavano ancora, perché grattando via il nucleo nero
delle cose dall’altra parte l’oro torna a splendere ancora più
brillante.
Ama ogni cosa di lui ma non gli è mai
venuto in mente il pensiero che per Riccardo non è così, che forse non
lo considera abbastanza maturo e alla sua altezza per sapere davvero tutto di
lui, che ci sono alcune cose che non tace a lui per via del suo
carattere come ha sempre pensato, ma tace a lui perché non saprebbe
sostenerlo e consigliarlo e quindi ne parla con altre persone. E’
questo che lo ferisce in fondo, lui non vuole essere un peso e non
pensa di esserlo, ci sono alcune cose che non può capire perché non ha
la stessa esperienza di Riccardo, ci sono cose che non è ancora
arrivato a comprendere nella vita, ma è sempre stato convinto che tutto
questo potesse essere risolto contrapponendo all’inesperienza la
passione e la vitalità, la voglia di riflettere sulle cose assieme e la
capacità di mettersi in discussione. Aveva sempre pensato che queste
sue caratteristiche per Riccardo fossero sufficienti a bilanciare le
cose e ora scoprire che non è così lo ferisce in un posto
profondo e segreto tanto da non riuscire a trattenere le lacrime e a
smettere di vagare come un coglione senza meta.
La testa appoggiata a una mano e l’altra che rigira pigramente il
contenuto del bicchiere, Cristian non ha davvero voglia di ubriacarsi,
è una cosa stupida e poi non saprebbe come tornare a casa, è venuto con
Riccardo agli allenamenti e casa sua è piuttosto lontana.
E farsi a piedi tutta la strada già è una bella camminata, farsela
ubriaco è praticamente impossibile. Quindi questo è il primo drink che
ha ordinato e fino adesso ne ha sorseggiato solo metà, guardando
indifferente la poca gente nel locale che parla o si muove appena a
tempo di musica. Un dj sta mettendo su musica degli anni 90, musica che
lui ricorda appena e solo perché quando era piccolo sua sorella grande
la metteva su per poi ballare mezza nuda per casa cantando come una
pazza.
Sono cose che restano impresse.
Una bottiglia verde gli appare davanti e una mano aggraziata gliene
versa il contenuto nel bicchiere, riempiendolo nuovamente.
“Jacky sono abbastanza sicuro che non ci vada la vodka alla menta nel
Mojito.” commenta divertito, guardando la barista che sorride e si
stringe nelle spalle, i capelli biondo scuro sparati in alto in mille
direzioni diverse e il piercing al labbro che luccica sotto la luce
fievole del locale.
“E’ il mio ingrediente segreto” risponde lei, fissandolo con i suoi
grandi occhi verdi, sicuramente ha capito che qualcosa non va, Jacky lo
conosce abbastanza bene da sapere quando è il caso di correggergli il
cocktail con qualcosa di più forte.
Ha sempre lavorato in quel locale e hanno cominciato a parlare quando
una tizia aveva chiesto qualcosa in inglese e lei, non capendo
assolutamente niente di inglese, l’aveva guardato supplichevole
chiedendogli implicitamente aiuto per tradurre.
Da quel giorno ogni volta che va lì da solo si siede al bancone e la
guarda lavorare, se è di buon umore ridono e scherzano assieme,
passando così il tempo, se è di cattivo umore si limita a guardarla
lavorare. I suoi movimenti precisi e veloci, le sue acrobazie con il
ghiaccio o le bottiglie anche quando i clienti l’assalgono e lei non ha
il tempo nemmeno di respirare, lo incantano e lo rasserenano sempre.
Anche questa volta è così, solo che oggi il locale non è ancora così
pieno, è piuttosto presto e la gente arriverà molto più tardi.
“Hai la faccia di uno che ha bisogno di litri del mio
ingrediente segreto, non solo di una parte” dice lei guardandolo furba,
posando i gomiti sul bancone e appoggiando il mento alle mani
incrociate.
“Sai che non posso, altrimenti domani quello stronzo mi mette fuori
squadra sicuro” borbotta sottovoce, si è calcato un cappellino in testa
e si è alzato il bavero della semplice camicia bianca che indossa,
spera di non essere riconosciuto, non ha nessuna voglia di stare dietro
ai suoi fan proprio stasera.
“Non ha ancora chiamato eh?” constata sorridendo, lei è lontana da
tutto il casino che gira attorno al suo mondo, è solo una barista di un
locale sconosciuto nella periferia della città, si fida di lei, per
quello si è concesso il lusso di raccontarle la sua storia con
Riccardo, è praticamente l’unica ad esserne a conoscenza sebbene le sue
sorelle sospettino qualcosa. Non le ha detto quello che è successo ma a
lei c’è voluto poco per capirlo, è da solo, triste, gli occhi gonfi e
rossi e occhieggia il cellulare ogni mezzo secondo.
“No” sospira lui, non vuole davvero parlarne ma è anche consapevole che
forse invece ne ha un bisogno pazzesco e finché non lo farà il dubbio
di non essere davvero abbastanza maturo per stare accanto a Riccardo
continuerà a macinarlo.
“Dopo due settimane in cui era sfuggente come una biscia e in cui si
fermava a parlare ore con
il nuovo allenatore, ho scoperto che ha dei problemi e ne sta parlando
con lui. Perché io sono troppo ragazzino barra checca isterica, per
parlarne con me” la ragazza lo guarda intensamente per poi alzare la
testa dalle mani e incrociare le braccia sotto il seno.
“Cioè, ti ha detto proprio così? Queste sono state le esatte parole?”
chiede sospettosa, Cristian distoglie lo sguardo e borbotta: “Più o
meno” afferrando il mojito e bevendo un lungo sorso dalla cannuccia
rosa shocking che lei gli ha dato. Si sente un po’ meglio a parlarne,
ma continua a guardare il cellulare, sa che Riccardo sa che sicuramente
lui è in giro a ubriacarsi, perché diavolo non chiama? Lo conosce porca
miseria, perché Cristian con lui si è sempre mostrato senza nessuna
maschera, esattamente per com’è, non ha mai avuto paura a mostrargli
ogni parte di sé e si è sempre confidato con lui per ogni cosa.
Si sfrega gli occhi con la mano, basta piangere cazzo, se lo vuole sa
dove trovarlo e se non lo vuole ‘fanculo, si vede che non ci tiene
abbastanza.
“Non è che per caso ti ha detto che ora lui ha problemi importanti e
che gli piacerebbe parlarne con te se solo tu non ti comportassi da
ragazzino barra checca isterica?” Cristian alza lo sguardo dal
bicchiere guardandola con gli occhi sbarrati, no non aveva detto così
vero?
“Tu non sei tipo da farsi paranoie o comportarsi in questo modo. C’è
qualcos’altro dietro Cris, ti conviene scoprirlo in fretta perché
Riccardo non mi sembra un tipo molto intuitivo e se non glielo spieghi
per bene, che cos’è che hai esattamente, lui non lo capirà mai” poi un
altro cliente la chiama e lei si allontana senza smettere di guardarlo
intensamente, gli piace per questo Jacky, non ha peli sulla lingua e se
deve dire qualcosa non si fa problemi a costo di sembrare sgarbata.
Davvero c’è qualcos’altro dietro il suo atteggiamento e il suo stare
male? Lei ha ragione, non è il tipo da pensieri simili o da paranoie
inutili, vive la vita un po’ come viene, cercando di divertirsi il più
possibile nel frattempo, esattamente come Jacky, per questo vanno tanto
d’accordo. Ma forse, riflette mordendosi le labbra, forse non è davvero
Riccardo a non considerarlo degno di parlargli, forse semplicemente lui
non lo è davvero. O non degno, quanto maturo.
Forse davvero nel caso dei problemi che stanno tormentando Riccardo,
lui non può fare nulla e parlargliene servirebbe solo a preoccuparlo e
allora tenta di risolverli da solo, non per mancanza di fiducia o
perché non lo ritiene maturo, ma perché starebbe male con lui e
Riccardo non lo vuole perché lo ama e ha sempre avuto il dannatissimo
vizio di proteggerlo dalle cose che ritiene possano fargli male. Chiude
gli occhi sospirando, forse ha fatto davvero una cazzata mettendosi con
lui perché dieci anni di differenza non sono pochi e hanno esigenze
diverse, tempi diversi, modi diversi, non si potranno mai capire
davvero fino in fondo.
Ha già portato la mano al cellulare per chiamarlo e scusarsi, ma poi la
ritrae. Forse è meglio così, forse è meglio rendersi conto che Riccardo
non può parlare con lui di ogni cosa, perché Cristian non può capirlo
davvero, nessuno può capire davvero gli altri ma per loro è ancora più
difficile. Quindi è inutile chiamarlo per scusarsi perché lui non si
deve certo scusare di essere giovane o di essere così com’è, lui non
deve chiedere scusa a nessuno del suo modo di essere o di avere
vent’anni o di amarlo così tanto da andare in confusione e non capire
le cose immediatamente.
Non si deve scusare per le sue paure o per la sua possessività, non si
deve scusare per il suo voler sempre essere un sostegno, non si deve
scusare di essere così schifosamente felice al suo fianco, non si deve
scusare per i regali che a volte gli lascia nel cuscino al suo posto
quando si sveglia prima e va ad allenarsi, non si deve scusare della
colazione che prepara e gli porta a letto quando torna dal suo
allentamento mattutino, non si deve scusare dei suoi picchi isterici
quando la situazione diventa complicata o delle sue urla ingiustificate
quando non riesce a capirlo.
Non si deve scusare con lui per essere così com’è.
E la cosa che lo fa commuovere e lo fa sentire una merda allo stesso
tempo è la consapevolezza che Riccardo le sue scuse non le vuole
nemmeno, ne è sicuro.
Poi vede Jacky sbracciarsi in direzione della porta e appena si volta
per vedere chi è che ha attirato la sua attenzione in modo così
plateale resta per un attimo congelato a fissare la porta.
Lì, richiamato in direttissima dai suoi pensieri, c’è Riccardo che
guarda stralunato la ragazza sbracciarsi e sorridergli e Cristian al
banco con gli occhi lucidi e così gonfi da dare l’impressione che
qualcuno lo abbia appena pestato.
Si siede accanto a lui con un sospiro, non si azzarda a sfiorarlo
perché anche se il locale è praticamente deserto, comunque qualche
persona al bancone è presente e li guarda aggrottando la fronte e
cercando di ricordare dove li ha visti, non è caso anche di dare
spettacolo.
Anche se Cristian darebbe una gamba per abbracciarlo e posargli la
testa sulla spalla stringendosi a lui così forte da non capire dove
cominci uno e finisca l’altro.
“Che bevi?” chiede Jacky col suo solito tono spiccio, alla risposta di
Riccardo: “Acqua” la ragazza rivolge uno sguardo di intesa a Cristian
che sogghigna e si allontana, poi chiede ad alta voce: “Serviamo acqua
in questo locale?” Cristian ride e poi risponde: “No!” in una chiara
citazione del film cult per Jacky e Cristian: ‘le ragazze del Coyote
Ugly’. A quelle parole Jacky afferra la spina che usa per versare
l’acqua, la coca cola e il vino bianco, la punta verso Riccardo e apre
l’acqua, mettendoci un dito davanti per far si che schizzi ancora più
forte. Riccardo si ritrova a boccheggiare sotto il getto, completamente
fradicio e sentendo in sottofondo le risate di Jacky e del suo supposto
ragazzo. Appena il getto smette li guarda increduli, i pochi clienti
che ci sono li fissano con tanto d’occhi, Cristian si è avvicinato a
lui e si morde le labbra per non ridere ancora, Jacky gli punta un dito
contro guardandolo truce: “Questo per aver fatto piangere il piccolo!”
esclama con tono fintamente minaccioso, poi afferra un paio di chiavi
da dietro la cassa e le lancia a Cristian “Portalo su ad asciugarsi”
con l’ennesimo sguardo d’intesa. Riccardo li guarda ancora instupidito,
non si è reso conto di cosa è successo e della macchinazione che hanno
messo su quei due novelli Machiavelli per farli salire senza destare
sospetti.
Cristian lo afferra per un braccio e lo porta sul retro del locale,
mentre il suo uomo borbotta “Ma voi siete pericolosi! E poi manicomio è
scritto solo per fuori eh? Chi ha detto che Basaglia è stato un
benefattore?” e altre frasi di questo tipo.
L’appartamento non è davvero la casa di nessuno, il proprietario del
locale lo usa per cambiarsi quando va in palestra e da libero accesso
ai dipendenti per ogni evenienza. Quando qualcuno ha problemi di
qualunque tipo va li è ci passa un paio di notti, quindi tutti i
dipendenti hanno le chiavi e Jacky ha dato via libera a loro due.
Appena entrano chiudono a chiave la porta e Cristian abbassa lo sguardo
afferrando il bordo della maglia e sollevandola lentamente, posando poi
i palmi delle mani sui fianchi e sulla schiena, facendoli scorrere
verso l’alto per poter afferrare più pelle possibile, è fredda e
bagnata ma non gliene importa poi molto, anzi, ha l’insano istinto di
baciargli ogni vertebra, ogni centimetro di pelle, le scapole, il
collo, la nuca. Ha l’insano desiderio di fondersi con lui perché forse
non si capiranno mai fino in fondo ma non importa davvero,
continueranno a tentare, continueranno ad amarsi, continueranno a
provare a diventare un cosa sola. Gliela sfila da sopra la testa e
sorride quando i capelli biondi si scompigliano e poi ricadono pesanti
sulle spalle, lasciando gocce d’acqua in giro per l’appartamento.
“Ti ho cercato in ogni angolo di questa fottuta città” sussurra
Riccardo, lasciandosi spogliare da Cristian, “Questo perché sei poco
intuitivo, avresti dovuto capire immediatamente che ero qui… ma perché
non mi hai chiamato?” chiede alzando lo sguardo e sfiorando con la
punta delle dita lo zigomo offeso, su cui stava comparendo un livido
bluastro niente male.
“Avevo paura che fossi ancora arrabbiato e che mi avresti urlato di
tutto senza dirmi dov’eri” il ragazzo sorride posando le labbra sullo
zigomo, lo sente rabbrividire e si stringe a lui, allacciandogli le
braccia dietro al collo.
“Non sono l’unico che si fa mille giri mentali allora” bisbiglia contro
la sua pelle, si sta bagnando anche lui ma non importa, niente importa
se non sentire le braccia di Riccardo stringerlo forte, la bocca
cercare la sua e finalmente perdersi in quel bacio che ha desiderato da
impazzire fin da quella mattina, da quando si sono sfiorati le labbra
di nascosto prima di entrare nella struttura per allenarsi.
Ed è mentre si scambiano il respiro in un bacio che diventa sempre più
esigente, che Cristian riesce quasi a percepire con mano il modo quasi
illegale che ha Riccardo di adorarlo. Gli insinua le mani sotto la
camicia toccando più pelle possibile, con frenesia, quasi che la lite
che hanno avuto avesse acceso la paura di non avere più la possibilità
di farlo. Lo spinge sul divano e scende con le labbra sulla gola,
soffermandosi sulla vena che ora pulsa all’impazzata, riflesso del
battito accelerato del cuore, le mani corrono a slacciare la camicia e
la bocca segue il loro percorso, baciando, mordendo, leccando, ogni
centimetro di pelle che si scopre pian piano. Come un dono prezioso,
come se amarlo sia ogni volta qualcosa di simile all’elevare una
preghiera al cielo, con una devozione tale da grondare bisogno da ogni
parte di sé.
Il respiro affannato di Cristian è l’unica cosa che si alza nella
stanza e quando la camicia scivola a terra e Riccardo può scorrere le
mani liberamente sulla pelle, i respiri si trasformano in gemiti subito
raccolti dalle labbra del compagno, in un bacio aperto e umido, in una
frenesia che sa di loro.
“Non volevo escluderti” mormora Riccardo contro la pelle accaldata
della coscia, è scivolato lì sotto in un modo del tutto naturale, quasi
che quello sia il posto che gli appartiene da sempre, quasi che non
farlo rappresentasse un eresia.
Cristian non è davvero in grado di capire fino in fondo il significato
di quelle parole, gli arrivano come un suono lontano privo di senso,
come potrebbe averne mentre si sente bruciare in quel modo? Gli afferra
i capelli con la mano inarcando il bacino contro di lui e gemendo la
propria frustrazione nel non avere la bocca dell’amante dove la
vorrebbe.
“Lo so” risponde in un bisbiglio spezzato, perché è importante per
tutti e due che il ragazzo ora risponda, che mostri di aver capito,
perché quello che stanno facendo non sia solo il rincorrersi vuoto di
voglie e desideri, ma qualcosa di più profondo e intimo,
qualcosa che ha a che fare con l’unione delle loro anime.
“E’ che alle volte mi chiedo se davvero va bene così… io non potrò mai
capire fino in fondo quello che provi e che senti… va davvero bene
così?” bisbiglia ancora e forse non se ne rende nemmeno conto, il
cervello è partito per conto suo mentre il suo corpo cerca ancora il
piacere che le labbra di Riccardo gli negano, fermandosi a un
centimetro dalla sua erezione.
“Non potrai mai capirmi è vero… come io non potrò mai capire te… ma ha
davvero importanza quando possiamo avere questo?” e Cristian
non ha davvero bisogno di riflettere sul significato delle sue parole,
perché è palese, può concentrarsi sulla sua bocca che finalmente si
chiude su di lui, può serrare gli occhi e gemere forte, può perdersi
nel bruciante piacere che esplode da ogni parte di sé.
Non intende il mero atto fisico, questo a Cristian è chiaro, non è che
un pallido riflesso di quello che davvero hanno loro, intende il loro
bisogno di stare sempre vicino, intende il loro cercarsi anche se sanno
che l’altro forse non potrà capire quello che provano ma starà accanto
a loro ugualmente, in silenzio, li abbraccerà e tutto sembrerà più
leggero, più sopportabile.
Se possono amarsi come stanno facendo, con il corpo, il cuore e
l’anima, allora va bene che l’altro non capisca tutto, non importa,
anzi forse il pensiero che nonostante
questo il bisogno che hanno del compagno rasenta l’ossessione è quasi
confortante. Si amano nonostante alcune parti di loro resteranno
inaccessibili forse per sempre, si amano nonostante le loro parti
oscure, si amano nonostante i segreti che possono avere.
Cristian strattona i capelli di Riccardo e lo spinge a risalire verso
le sue labbra che reclama con impazienza, mentre il compagno si sistema
meglio contro di lui per consentirgli di circondarlo con le gambe,
premere i talloni contro la sua schiena e gemere in un modo quasi osceno quando
finalmente Riccardo entra. Lo stringe a sé convulsamente, il dolore
quasi insopportabile raccolto dalle sue labbra, i capelli biondi
scivolano sulle guancie del ragazzo come fili d‘oro, provocando
ulteriori brividi, gli occhi azzurri scintillano come il mare colpito
dai raggi abbaglianti del sole e l’unica cosa che riesce a pensare è
che lo ama e che potrebbe morirci su quelle labbra.
Ci sta già morendo, perché fare l’amore con lui ogni volta è come
dimenticare una parte di sé, ficcarla a forza dentro l’altro perché la
conservi per conto suo, ogni volta è come strappare un pezzo di sé, ma
va bene così, non vuole che sia in un altro modo.
Non esiste per loro modo più perfetto di questo, per amarsi.
Quando poi la testa di Riccardo riposa contro il suo torace, Cristian
ha modo di pensare a quanto davvero loro due possiedano. Stringe le
braccia contro le sue spalle e con una mano accarezza la schiena
lentamente, godendosi la pelle che rabbrividisce e i mugolii che gli
regala Riccardo, è suo, solo suo, che quello stupido allenatore si
prenda pure un ora del suo tempo al giorno, il pezzo più importante
comunque è in mano sua.
“Mi sta aiutando a trovare una collocazione per quando non sarò più un
giocatore” dice all’improvviso Riccardo, la mano di Cristian si ferma
un attimo, per poi riprendere ad accarezzare stavolta i capelli biondi
del compagno.
“Ho ancora pochi anni a disposizione, lo sai, e dopo mi piacerebbe
restare nell’ambiente, magari facendo l’allenatore… mi sta aiutando a
capire se davvero è quello che voglio e se è la strada giusta per me” e
lo ama anche perché non serviva che glielo dicesse, ormai a Cristian
non importava davvero, aveva accettato di non saperlo perché ognuno
possiede le sue parti inaccessibili ed è giusto così, ma parlandogliene
gli ha dimostrato ancora una volta che lentamente abbatterà ogni difesa
per lui, ogni muro, ogni linea di confine. Non esiste linea di
demarcazione che tenga fra loro due, e proprio perché così diversi fra
loro la loro unione diventerà qualcosa di spettacolare. Ora il confine
si è trasformato, evolvendosi, assottigliandosi e la nuova linea di
demarcazione parla di segreti che piano piano saranno confessati, parla
di parti inaccessibili dell’anima che lentamente saranno spianate,
parla di una verità da raggiungere assieme oltre quella linea, quando
finalmente troveranno il coraggio di abbatterla del tutto.
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*Dammi un motivo
Per riempire questo buco
Connettere lo spazio nel mezzo
Lascia che sia abbastanza per raggiungere la verità che giace
Oltre questa nuova linea di demarcazione
Note: Bene, spero che a Parsy piaccia questa cosetta, nelle mie
intenzioni la prima parte non doveva essere così demenziale ma quando
ho cominciato a scrivere dal punto di vista di Cristian mi è sorto
spontaneo^O^. Si vede che Cristian ha un lato demenziale che cerca di
nascondere accuratamente (Non riuscendo peraltro nemmeno molto bene:P)
E comunque è la prima storia che nasce come una cosa seria e poi
diventa una cosa quasi comica…cioè rendetevi conto che di solito è
l’esatto opposto -.-. Lavorare troppo mi fa male sempre detto ç_ç.
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