Licorice
si guardava intorno con aria più spaesata del solito. Era in
una
sala enorme, con le pareti decorate da affreschi e intarsi d'oro e
colorate con altri colori sgargianti in fantasie astratte. Il
pavimento era coperto da un tappeto che sembrava riprendere
esattamente, punto per punto, la fantasia rappresentata sul soffitto.
Rombi, quadrati, linee, altre figure. Nell'insieme era uno spettacolo
disorientante. La stanza era rettangolare, e da dentro sembrava
davvero finta.
Era
in piedi davanti a due poltrone fatte con la stessa stoffa del
tappeto, probabilmente, e sovraccariche di cuscini dorati. Quella
più
vicina evidentemente era stata preparata per lei. L'altra, invece,
ospitava il nuovo Duca Imperiale Franchen.
«Puoi
sederti. Come ti chiami?»
Il
suo tono di voce era seccato, o forse nervoso.
«L-licorice.»
Rispose
lei, rimanendo però in piedi. Le guardie l'avevano portata
lì, in
maniera molto gentile in verità, ma anche lasciando
intendere che
non poteva certo scappare. Khan non era da nessuna parte. Controllava
in continuazione le finestre, aspettando di vederlo entrare da una di
esse.
«Tu
non sei di qui.»
«No,
infatti ...»
«Altrimenti
ti saresti inchinata con gli altri, poco fa»
«Si,
mi dispiace, è che non sapevo ...»
«Bene,
andiamo al dunque. Conosci l'One Man Army.»
Non
era una domanda. Licorice si sentì gelare. In
battaglia, non
avrei tempo di proteggerti, quindi te la dovresti cavare da sola.
Potresti essere presa come ostaggio per arrivare a me, e io non ti
salverei. La voce di Khan iniziò a risuonare
nella sua testa.
Davvero era successo così presto? Quasi non riusciva a
crederci.
Qualcosa
- tutto - nella sua espressione lasciava intendere che era vero.
Ci
fu una pausa di silenzio. Franchen abbassò un attimo lo
sguardo,
come se stesse pensando qualcosa, poi ritornò a guardarla.
Si
sentiva a disagio, e alla fine si sedette, appoggiando le mani sopra
la gonna nel tentativo di coprire un po' di più le gambe
magre con
ancora segni di botte sopra.
Il
Duca la guardava come se si stesse nutrendo della sua immagine. Si
portò una mano al mento, riflettendo su cosa dire. Si era
tolto il
cappello lasciando che i capelli neri, lunghi, lisci e lucidissimi,
ricadessero sulle spalle.
«...
chissà cosa ci avrà trovato, in te ...»
Sembrava
più una riflessione che una frase.
«C-come?»
Licorice
incominciava a chiedersi che cosa doveva aspettarsi. Khan gli aveva
ucciso il padre, ma quel tipo non sembrava affatto sorpreso. Aveva
pensato che l'avesse catturata per avere informazioni, e invece
…
se ne stava lì con quell'aria pensante e l'espressione
assorta, così
diversa dalla maschera di altezzosità che aveva in pubblico.
«Ti
ha mai fatto del male?»
«No»
«Ti
ha mai scopata?»
«N-no!»
La
sua voce era salita per un attimo di tono. Perché quelle
domande?
«Che
volete da me?»
Il
Duca sbuffò e si accasciò sulla poltrona morbida.
«Chi
sei, tu, veramente?» Chiese, ignorando le sue domande come se
non
avesse mai parlato. «Non hai nessuna dote speciale. Sei cieca
da un
occhio, tanto per cominciare. Ma non solo; sei magra, piena di
lividi, capelli neri e poco curati, senza nessuna
particolarità, e
nemmeno eccezionalmente bella. Non che lui badi alla bellezza. E non
sembri nemmeno molto sveglia. Sei comune, ingenua, una ragazza
qualunque. Che cosa ha trovato lui in te? Eh?
Che
fai, non rispondi?»
Lei
rimaneva immobile al suo posto, tremando leggermente. Avrebbe voluto
rispondere a quelle parole d'insulto - comunque era abituata a
sentirsi dire molto peggio - la cosa più brutta era
però che molte
delle cose che diceva, erano vere. Le sentiva come vere. Non poteva
negare di non essere “niente di speciale”. Anni e
anni di lavori
umilianti, d'altronde, non le avevano dato grossa autostima.
Perciò
iniziò a chiedersi, seriamente, perché alla
fine il
Mietitore aveva accettato di portarla con sé.
«Perché
non ….» disse, il Duca Imperiale «
… perché non rimani in
questo palazzo, invece?»
Licorice
sollevò la testa e spalancò gli occhi per la
domanda, ancora una
volta completamente inaspettata.
–-
Camminava
per il corridoio pavimentato in legno. Era cresciuto di una decina di
centimetri in altezza, ora la spada quasi non toccava più il
terreno
mentre la portava al fianco. Il Generale diceva che era normale, per
loro, crescere ad un ritmo leggermente più veloce del
normale.
Le
battaglie andavano bene. Solo un altro di loro era morto, ma di
malattia, quindi non contava. Il sistema funzionava. Il Generale
diceva che X. non era normale fin dall'inizio, e diceva anche che a
loro difficilmente sarebbe capitata una fine simile.
Un
rumore da dietro l'angolo, alle sue spalle. Lo ignorò.
All'improvviso,
un ragazzino riccamente vestito sbucò nel corridoio urlando,
con
alta sopra la testa una spada corta. Khan si guardò un
attimo
indietro, riconobbe chi lo stava attaccando, e con noncuranza si
scansò di lato. La spada del “nemico” si
conficcò nel legno,
lasciandolo sbilanciato in avanti. A quel punto, Khan gli diede un
calcio in pieno stomaco, facendogli mollare la presa sull'arma e
mandandolo a terra con un tonfo.
L'espressione
del nemico cambiò un attimo per il dolore, ma rimane fissata in
quello sguardo d'odio.
«Tu!
Voi! Perché voi...! Siete solo plebei! Come osi attaccare
ME?»
Disprezzo.
Odio. Ma anche invidia. Paura di qualcosa che non si riesce a capire.
«Come
… oso?»
Ripeté
lentamente lui. Se non si fosse trattato del figlio del Duca
Imperiale, avrebbe tagliato in due il corpo di quel ragazzino
così
come aveva fatto con tutti gli altri che l'avevano attaccato.
«Io
non prendo ordini da te. Tu sei solo ...»
Lo
guardò negli occhi. Parlare, cercare le parole, era sempre
una gran
noia.
«...
feccia.»
Girò
le spalle tornò a camminare nel corridoio, lasciando che il
piccolo
nobile piangesse lì da solo.
Le
sue sfuriate di gelosia e il tentativo di avere l'attenzione del
padre, lui, né le capiva né gli interessavano.
---
«Potresti
vivere a palazzo. Nel lusso. Nell'agiatezza. Senza fare lunghe marce,
o allenamenti sfiatanti. Io ho il potere, il vero potere. Potresti
rimanere con me.»
Tese
la mano, bianca, verso di lei, alzandosi.
«Rimani
con me.»
Il
Duca le si avvicinò. Non riusciva a capire niente di quello
che
stava dicendo. Apriva e chiudeva la bocca senza emettere suoni.
Lui
cercò di metterle una di quelle mani sulle spalle - quelle
mani
bianche, pulite, con tanti anelli - ma lei, d'istinto, lo
scacciò
via. Lui allora emise una specie di imprecazione e di forza strinse
uno dei suoi polsi, costringendola ad alzarsi con uno strattone.
«Resta
qui! Io posso darti tutto, capisci? TUTTO!
A
LUI NON IMPORTA NULLA DI TE! NON GLI IMPORTA NULLA DI
NESSUNO!»
Licorice
non riusciva a liberarsi, rimaneva con lo sguardo basso e gemeva. Gli
sembra di essere di nuovo alla locanda, qualunque cosa dicesse il
Duca, gli sembrava di sentire l'oste che la insultava. Non poteva
fare altro che scuotere la testa e mormorare singhiozzando.
In
uno scatto d'ira, Franchen la lasciò libera, ma nello stesso
momento
la colpì con un pugno nel bel mezzo dello stomaco, facendola
piegare
in due.
La
ragazza cadde sulla poltrona stringendosi le braccia intorno al corpo
per il dolore. Lui si era già girato, e se ne stava andando.
«Vattene.
Esci di qui. Togliti dalla mia vista»
---
Quando
si rialzò, racimolò un po' di coraggio ed
uscì dalla reggia, con
la paura che le guardie potessero fermarla. Invece, arrivò
fuori,
nella piazza principale, come se niente fosse. Era pomeriggio, doveva
essere passata da parecchio tempo l'ora del pasto. Non c'era quasi
nessuno in giro per i ricchi quartieri.
Da
sotto l'ombra di un portico, uscì una figura familiare.
Era
Khan. Licorice gli corse incontro. Lui non disse niente.
«Khan!
Mi dispiace, mi dispiace tanto! Il-il Duca! ...»
«Non
importa. Andiamo via.»
Si
incamminò con la solita andatura verso una delle vie
secondarie,
senza dire nulla, più taciturno del solito e con
un'espressione …
si poteva dire, preoccupata?
Licorice
lo stette a guardare, poi lo raggiunse di corsa, e, timidamente, si
aggrappò a un lembo del suo vestito rosso, come fosse stata
una
bambina.
*Note
e Altro*
Anche
questo capitolo non era - quasi - in programma; ma probabilmente
riprenderò il personaggio del Duca in seguito. Anche qui
c'è uno
stralcio di background di Khan, e una scena eccessivamente zuccherosa
alla fine :3
Non
è da me.
L'ex-Duca
e suo figlio sono fatti apposta per suscitare disprezzo, è
normale
se vi stanno antipatici xD
Scusate
se questi spazi sono sempre piccini, ma in genere quando li scrivo o
è tardi, o ho una voglia matta di pubblicare il tutto, o
entrambe le
cose.
Due
parole ai fidati recensori:
Dust:
Grazie !
È confortante sapere
che i due personaggi principali ti piacciano. Piano piano li
svilupperò un po' meglio. Figurati per la tua storia, piano
piano
leggerò tutto xD
Kuroshi:
A quello che
ti chiedevi un po'
ho risposto in questo capitolo, e molto risponderò andando
avanti
con la storia, se lo facessi adesso, manderei tutto all'aria. Vedrai, non
disperare !
Selenite:
Bhé
di sicuro non ho deluso le
tue aspettative con il figlio del Duca, vero? Non è
questione di
limiti mentali, comunque; qui mi limito a capitoli corti, ma da altre
parti a volte me ne sono uscito con frasi lunghissime e periodi
illeggibili xD
Qualcuno
di voi si starà chiedendo perché il nome del
capitolo è “Il
Mietitore viene sconfitto” … cercate pure di
indovinare .D Anche
se le informazioni per risolvere “l'enigma” le
darò in uno dei
prossimi cap.
Al
prossimo capitolo !
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