Gli occhi fissi sul ragazzo al centro del
palcoscenico riflettevano
l’unica luce ancora accesa dietro Nico che serviva ad illuminare il
cantante ed
il pianoforte. E le miriadi di occhiate alimentavano la prontezza del
solista
che si sentì ancor più autorizzato a dare del suo meglio. La sua voce
che
varava tra potenza e precisione lasciava spazio anche ad accenni di
allegria
prontamente previsti da una scala musicale repentina oppure giocavano
con i
grevi mantenendo costante l’attenzione del pubblico. Le cover
procedettero
splendidamente una dopo l’altra e Nico ben presto ci prese gusto a
tutte quelle
espressioni di stupore e invidia che gli rivolgevano. Nico si sentì il
mondo
nel palmo delle proprie mani, adesso poteva farne di loro quel che
voleva,
avrebbe potuto interrompere l’incanto e lasciare tutti a bocca aperta
ma si
convinse che poteva fare ben di più, anzi che lo doveva fare, per
evitare
rimpianti. L’attenzione era rivolta solo per Nico, la fonte della voce
accompagnata da violini e sinfonie al pianoforte ed anche lo stesso
Nico si
concentrò solamente su se stesso, tantoché chiuse gli occhi per
ascoltare la
sua stessa voce.
Alla prima crepa nessuno fece caso, il gesso
del soffitto
cadde quasi invisibile sul pubblico rapito dalla voce di Nico. La
seconda crepa
si fece sentire, assieme al rumore di frammenti di gesso e calcestruzzo
che si
schiantavano per terra e sembrò che solamente qualche ragazzino cui
erano
finiti sulla fronte se ne fosse accorto. La terza crepa fu fatale, e si
fece
sentire di sicuro: l’intera scenografia crollò sul pianista e colpì uno
dei
violinisti che cadde violentemente giù dal palco e tra la gente in
preda al
panico che correva verso l’uscita. L’altro pianista urlò a Nico di
spostarsi
prima di essere costretto ad indietreggiare a causa di grossi blocchi
di
cemento che per poco non lo schiacciarono.
Nico non fu ugualmente fortunato.
L’intero dapprima odiato, ora temuto sipario
cadde addosso
al ragazzo, a cui seguirono numerosi blocchi di cemento e montature
ferree del telone.
Nico si sentì addosso tutto il peso insormontabile del soffitto
crollando per
terra assieme ad esso. Chissà in che modo, Nico si rialzò e rotolò
fuori dai
blocchi di cemento e dai pali del sipario trascinandosi via dal
fracasso verso
il pianista che osservava impotente la scena.
Il cantante chiese aiuto al pianista per
rialzarsi, ma egli
sembrava non sentirlo. Doveva essere sotto shock per lo spavento; Nico
allora
si rialzò da solo per avvicinarsi dicendogli che era meglio scendere
dal palco
nel caso altro fosse caduto giù sulle loro teste. Ma il pianista ancora
una
volta non lo sentì o tantomeno lo guardò negli occhi. Si avvicinò cauto
sul
luogo del disastro oltrepassando Nico e i suoi richiami.
Oltrepassando, Nico si era bloccato
all’improvviso. Il
pianista lo aveva appena attraversato, era letteralmente passato
attraverso il
suo corpo e si era inginocchiato per raccogliere le pietre cadute sul
disastro
di poco fa. Nico si voltò sbalordito per assumere l’attimo dopo
un’espressione
magistrale.
Lui stesso giaceva sepolto sotto i blocchi di
gesso e
cemento nonostante si trovasse lì, in piedi davanti a tutti quelli
rimasti che
non lo degnavano neppure di uno sguardo.
Erano troppo impegnati a salvare quel Nico
rimasto sotto le
macerie.
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