Come
per il precedente capitolo troverete i numerini tra parentesi durante
la lettura che vi porteranno alle foto che Heath sta facendo :)
Buona
Lettura
kisss
•~Tre.
What
r u doin'?
Le
cose erano diventate ancora più interessanti ora che sapeva
che
fosse un attore.
Non
l'avrebbe mai immaginato di beccarne uno così al primo colpo
e in
maniera inaspettata ma gli sembrava di aver fatto la scoperta della
sua vita, nonché di aver incontrato quel qualcuno che
cercava da
sempre.
Non
era mai stato così esaltato nel dover fare delle foto a una
persona,
nonostante si sentisse sempre su di giri ogni volta che era al
lavoro. Ma con lui era diverso.
Era
come se, ad ogni scatto, lo facesse sempre più suo,
più vicino e
più intoccabile. Non avrebbe voluto che nessun altro lo
fotografasse
se non lui e quello che lo sorprendeva era che sentiva molto di
più
di tutto quello.
Avrebbe
voluto averlo per sempre davanti ad un obiettivo, da quel momento in
poi, ma anche averlo più vicino. Poter osare gesti e parole
che non
avrebbe detto neanche ad una donna, nemmeno se gli fosse piaciuta.
Invece
sentiva che con lui voleva farlo.
Bastava
solo inserire quel nuovo rullino e aspettare. Ormai, da un lato,
aveva abboccato all'amo, dall'altro c'era ancora una carta da
giocare.
Terminai
di infilarmi i vestiti che Naomi stava continuando a passarmi di
fretta, allo stesso tempo recuperando gli altri sul braccio che mi
sarei dovuto cambiare tra uno scatto e l'altro.
Non
avevo neanche fatto in tempo a entrare che Sienna mi aveva
'acchiappato' e spedito in un camerino completamente diverso da
quello di due giorni prima, decisamente più grande e pieno
di gente.
Per
una buona mezz'ora, aspettando Naomi, avevo sentito lo sguardo
addosso della maggior parte di modelli e modelle 'veri' che stavano
terminando di preparasi, chi al trucco, chi provando i vestiti con
gli aiuti degli stilisti.
Per
tutto il tempo avevo sperato che Naomi si muovesse ad arrivare e mi
facesse uscire da quella situazione, anche se poi le avevo pure prese
verbalmente quando era entrata, sbraitando il fatto che finalmente mi
aveva trovato, dopo avermi cercato ovunque, e che ero in tremendo
ritardo per l'inizio del servizio.
Come
se fosse stata colpa mia!
Era
stata Sienna a ficcarmi lì dentro.
Ma
anche provando a spiegarglielo non mi aveva ascoltato e ora mi
trovavo costretto a fare tutto velocemente con lei dietro che mi
incitava urlando di muovermi, simile ad un allenatore sportivo.
Stavo
quasi per perdere la pazienza, incazzarmi e risponderle a tono quando
la porta si aprì di botto e Heath spuntò con
un'espressione
interrogativa.
“Ah
ma allora ci siete....ciao Jake..”
“Ehi..”
“..che
state facendo? Ho dovuto mandare avanti un altro servizio
perché non
vi vedevo arrivare!”
Cazzo.
Lo
guardai dispiaciuto “Ah...” ma Naomi mi interruppe.
“L'ho
trovato nel camerino 8, quello dei francesi...non so perché
fosse
lì!”
La
fulminai “Me l'ha detto Sienna di aspettare lì,
io....”
“Okok,
va bene....non importa. Ci sei?” ci bloccò
entrambi notando lo
sguardo in cagnesco che ci stavamo facendo a vicenda e ci zittimmo,
poi spostai l'attenzione su di lui dato che la domanda era riferita a
me.
“Sì,
ci sono”
Annuii
“ Forza, andiamo allora”
Nel
corridoio aumentai il passo, allontanandomi da Naomi per raggiungere
Heath e parlargli, ancora mi sentivo in colpa anche se non era mia
fino in fondo.
“Heath....scusa,
non volevo farti ritardare e interferire nel tuo lavoro,
non....”
si voltò a guardarmi facendo un mezzo sorriso e scuotendo la
testa.
“Ma
và figurati!” mi interruppe appoggiandomi una mano
sulla spalla e
scrollandola leggermente.
Quel
contatto mi fece piacere, anzi mi aumentò la voglia di
stargli
vicino e continuare a vederlo anche dopo quella giornata.
Non
volevo che quella sera finisse tutto, che lui considerasse la cosa
solo lavoro e che dal giorno dopo saremmo tornati ad essere due
estranei. Ancora non avevo una spiegazione precisa ma mi sarebbe
dispiaciuto se fosse accaduto e avrei anche voluto dirglielo, ma non
sapevo come.
“...sta
tranquillo. Non è colpa tua e comunque non è
successo niente”
continuò con tono tranquillo e l'espressione dannatamente
dolce, che
mi piacque, e mi fece abbassare lo sguardo con un sorrisino di
sollievo, mentre annuii semplicemente.
“Stai
benissimo comunque” aggiunse dopo quelli che mi sembrarono
minuti
infiniti mentre non erano passati che qualche secondo e tornai a
sollevare il viso, in un primo momento non capendo a cosa si fosse
riferito.
Poi
fece un cenno con il mento, squadrandomi e capii che si trattava dei
vestiti che stavo indossando.
Cosa??
Appena
recepii il complimento, il tono in cui l'aveva detto e anche lo
sguardo che aveva ancora addosso, sentii un caldo improvviso alle
guance e un forte groviglio allo stomaco che però non era
negativo.
Se
ne accorse facendo un malcelato sorrisino divertito che mi
provocò
ancora più imbarazzo, ma non aggiunse altro solo fermandosi,
costringendo anche me a fare lo stesso, indicando una porta che non
avevo notato ma a cui eravamo arrivati davanti.
Infatti
ero 'diverso' rispetto alla prima volta.
In
quel servizio non sarebbe stato tutto così semplice come il
primo
perché, oltre al fatto che mi sarei dovuto cambiare
parecchie volte,
avremmo usato anche scenografie differenti, come dei veri e propri
set cinematografici, ed ero decisamente più nervoso rispetto
a due
giorni prima.
Sapevo
che la dinamica generale sarebbe stata più o meno simile ma
avevo
comunque un'agitazione maggiore, anche inspiegata quando avevo Heath
di fianco. Soprattutto da quando era entrato nel camerino e l'avevo
rivisto.
Con
quei jeans chiari, una t-shirt bianca e i capelli raccolti in una
coda stava terribilmente bene.
Distolsi
lo sguardo da lui quando superammo la porta e fummo investiti da una
frenesia e un casino diffusi in quella che sembrava una camera di una
vera e propria villa di lusso.
Ci
rimasi, bloccandomi di botto mentre Heath proseguì fino al
punto
dove avevano installato le attrezzature e io mi sentii spostare da
una mano sulla schiena che si rivelò essere quella di Naomi.
Tutto
l'ambiente attorno era enorme e non avevo mai visto nulla di simile
prima, non c'ero nemmeno mai stato. Se non l'avessi saputo di
partenza, non avrei notato la differenza tra quella riproduzione e un
vero salotto di un'abitazione.
Stan
sogghignò contento e con fare eccitato, facendogli alzare
gli occhi
al cielo.
“Uhuhuh
questa non me la perdo”
“Non
l'avrei mai detto” rispose sarcastico ma l'assistente lo
ignorò
con un sopracciglio alzato.
“Ma
l'hai visto bene? Dio guarda i muscoli, le braccia, gli
addominali...oh-oh e anche i pettorali e le spalle...è
perfetto
cazzo! Chi è stato, per di più, quel genio che
gli ha fatto mettere
quei pantaloni bianchi e la canotta viola?”
“La
vuoi piantare? Dovresti trovarti un uomo sai?”
“Mpf...ce
ne sono a bizzeffe qua dentro, non vedo perché dovrei
accontentarmi
di uno solo...” Heath scosse la testa guardandolo e
mettendosi le
mani sui fianchi “..chi comunque?”
“Io,
no! Se devo pubblicizzare quei vestiti li dovrà pure
indossare,
genio!”
Stan
lo guardò sorpreso “Devo ammetterlo! Questa volta
ci hai proprio
preso, sta da dio con quella roba addosso...”
Rise
mentre controllò la macchina fotografica.
“E
dovresti vedere gli altri!”
“Mhh..dobbiamo
richiamarlo, lo sai, sì? Uno così potrebbe farci
fare soldi a
palate!”
“Tu
non preoccuparti, ho tutto sotto controllo...ma smettila di
continuare a guardarlo così palesemente oppure va a finire
che se ne
accorge e si defila sul serio”
“D'accordo,
la smetto...tu fa un buon lavoro, ok?”
Lo
guardò scettico “E come si fa a non farlo con un
viso come il
suo?”
Stan
ci rimase un istante ma poi si vide costretto a dargli ragione. Non
aveva tutti i torti.
Heath
sistemò un'ultima volta il treppiedi poi
controllò sul set cercando
con lo sguardo Jake che si era appena sistemato su una sedia
dell'arredamento, grazie alle indicazioni dello scenografo. (1)
Aveva
aggiunto anche una giacca di felpa gialla sopra la canotta -lo
zampino dove essere per forza di Naomi- e doveva dar ragione a Stan
sul fatto che stesse molto bene, come aveva notato subito appena
l'aveva visto in camerino.
Ma
aveva come l'impressione che non ci sarebbe stato nulla con cui non
sarebbe stato bene.
Gli
fece un cenno con la mano per capire se fosse pronto e Jake
annuì
permettendogli di cominciare.
Ottimo,
adesso sei mio!
Altro
che più complicato!
Avevo
parlato troppo presto. Ad ogni scatto lo scenografo, oltre che
stilista, che mi stava istruendo sulle posizioni da tenere, tornava
verso di me per sistemarmi i vestiti in diversi modi, abbassandoli o
aprendoli, e facendo risaltare anche ogni minimo particolare o
accessorio di quello che avevo attorno e di ciò che stavo
indossando.
Ci
mettemmo molto di più del previsto, sia per i cambi di set
-un bar (2),
un'altra camera (3),
un giardino (4)-
che per i miei cambi di vestiti e dopo
il quinto avevo già mal di testa.
Heath
era instancabile e non mostrò mai un attimo di cedimento,
né
durante gli scatti, né quando mi dava consigli lui stesso su
come
mettermi, così cercai di resistere a mia volta per non
creargli
ulteriori problemi o non rallentarlo.
Mi
stava piacendo e mi stavo pure divertendo, al contrario di quello che
avessi previsto all'inizio, ma non avevo pensato che sarebbe potuto
essere così stressante.
Come
diavolo facevano i modelli durante una sfilata?
Solo
dopo il terzo 'muoviti' da parte di Naomi che mi aveva ripetuto per
incitarmi a cambiarmi in fretta, avevo perso la pazienza e non le
avevo risposto male solo perché era la seconda volta che la
vedevo
ma, davvero, era insopportabile.
Dopo
l'ulteriore scatto, quando Heath urlò che era l'ultimo e che
avevamo
finito, credei fosse un sogno, mi sembrava di aver passato ore e ore
lì dentro, ma subito dopo mi dispiacque perché
non avrei voluto che
quel giorno finisse.
Non
volevo non vedere più Heath.
Scemo,
basta che glielo dici no?
Sì,
ma...
“Come
va?” riconobbi la sua voce che mi riportò a terra
e mi resi conto
che si era avvicinato, sorridendo, con il suo assistente di fianco.
Mi
spostai dalla moto a cui mi ero appoggiato per la foto precedente e
annuii affabile. (5)
“Bene...tu
cosa ne dici? Com'è andata?”
“Sei
un mostro, davvero!” fu il commento invece dell'assistente
che lo
precedette nell'attimo, e lo guardai stranito senza capire, ma Heath
gli diede una gomitata su un fianco cercando di non farsi vedere, con
una risatina sarcastica.
“Ehm...intendeva
positivamente, perché sei andato ancora meglio dell'altra
volta”
“Ah
ok...beh, grazie...”
“Altroché,
sei andato alla grande! Ti andrebbe di lavorare qui? Sei
tremendamente se...” ma si beccò un'altra gomitata
da parte di
Heath che lo guardò fulminandolo e lui trattenne un gemito
di
dolore.
Li
guardai divertito e mezzo sconvolto ma Heath riuscì nel suo
intento
di farlo zittire e tornò a girarsi verso di me facendo finta
di
niente.
“Ehm..non
ascoltarlo...perché non segui Naomi, così puoi
andare a cambiarti e
rilassarti anche, io ti raggiungo tra due minuti. Smonto tutto poi
per oggi ho finito”
Annuii
“Ok, certo..”
Mi
guardò per un lungo istante, cosa che mi fece piacere e
rabbrividire
allo stesso tempo poi mi fece un cenno d'assenso.
“D'accordo...Naomi
vieni pure” chiamò la ragazza e lei
capì, poi prendendo i vestiti
che avevo lasciato a terra dopo essermi cambiato e mi fece strada
verso il camerino.
Era
strano ma era così.
La
settimana precedente non avevo avuto la più pallida idea di
chi
fosse Heath, ma adesso, dopo solo tre volte scarse in cui l'avevo
visto, non potevo fare a meno di pensare di volerlo conoscere e di
passare dell'altro tempo con lui...un po' ovunque.
Anche
quando lasciai l'ultimo indumento non mio in mano a Naomi mi
colpì
una malinconia inspiegata e una non voglia di uscire da quella stanza
con il dubbio se avessi potuto rivederlo o meno.
Poi
mi venne un'idea.
Afferrai
il primo pezzo di carta che trovai e finii di scrivere giusto in
tempo prima che qualcuno bussasse alla porta.
“Sì?”
“Sono
io, posso?”
Sorrisi
“Vieni, entra!”
Heath
spuntò dalla porta e feci un cenno con la testa
perché entrasse e
mi assecondò sorridendo, scuotendo una mano in cui aveva una
busta
bianca.
“Voilà..quello
che ti devo, anche se, se avessi saputo che eri così bravo,
ti avrei
promesso di più, oltre a tutti i miei ringraziamenti! Non
sai quanto
tu mi sia stato di aiuto”
Minimizzai
con un gesto della mano.
“Dai,
figurati! Ero partito scettico, lo ammetto, invece mi è
piaciuto
molto e mi piace anche quello che fai e il modo in cui lo porti a
termine”
Alzò
le spalle “Grazie..io ci vivo con questa 'roba', quindi
sentirmi
dire queste cose mi fa sempre piacere, poi dette da te...ancora
meglio...” aggrottai le sopracciglia non credendo di aver
capito
bene, ma lui si riprese deviando “...comunque le foto saranno
pronte in 2-3 giorni, se mi lasci l'indirizzo te le faccio spedire a
casa, poi ti avvertirò nello stesso modo anche quando
saranno
pubblicate”
“Ok,
d'accordo..” ma non ero soddisfatto.
Finiva
tutto così?
No,
non volevo e mi ricordai di quello che avessi pensato poco prima.
“Ah
senti...” gli allungai il foglio “...qui
c'è il mio numero.
Insomma se...ti può servire qualcuno ancora non famoso,
prima che lo
diventerò sul serio..” ironizzai e rise scuotendo
la testa
“...fammi uno squillo. Mi farebbe piacere”
Mi
guardò in una maniera strana, che non seppi definire e che,
dopo un
po', mi fece distogliere lo sguardo.
Lo
prese, ma non sembrava particolarmente sorpreso della mia proposta.
“D'accordo
grazie...cercherò di non farmi sfuggire le occasioni prima
che non
sia troppo tardi, allora”
Ridemmo.
“Sì
ti conviene!”
Sobbalzai
violentemente quando Hayden sbucò da dietro le mie spalle,
comparso
sull'ultima fila delle gradinate dell'aula, ancora silenziosa e quasi
buia per via delle imposte mezze chiuse.
“Come
siamo mattinieri quest'oggi!”
“Dio
mi hai fatto prendere un colpo! Sei impazzito?”
Scavalcò
il banco al di sopra, poi scese sulla mia panca sedendosi.
“Che
ci fai qui adesso? Non sei a correre di solito a quest'ora?”
“Sì,
ma ci sono già andato”
Sgranò
gli occhi “E a che ora sei uscito scusa?!”
“Alle
sei, non riuscivo a dormire e ieri non ho finito di leggere la roba
per oggi. Tu invece? Di solito sei sempre in ritardo!”
Sbuffò
facendomi una smorfia ma dandomi ragione.
“Dovevo
andare in segreteria...come mai non hai terminato l'Amleto per oggi?
Tu, che non sei mai impreparato?” fece ironico e gli diedi
una
pacca sulla nuca.
“Perché
avevo l'ultimo giorno del servizio ed è durato
più del previsto”
S'illuminò
“Ah già! Com'è andata? Hai trovato un
talent scout che ti ha
ingaggiato?”
Risi
“No scemo! Abbiamo finito, punto. E' stato solo un po'
più
faticoso e lungo della volta precedente”
Non
riuscii comunque a terminare la parte dell'Amleto da leggere
perché,
fino all'entrata dei compagni di corso e del prof Downey, Hayden mi
costrinse a raccontargli cos'avessi fatto, per filo e per segno.
Ma
se non ero riuscito a dormire era stato solo per una serie di
pensieri contorti e assurdi che mi avevano tenuto in agitazione.
Soprattutto perché riguardavano una sola persona.
Cercai
di accantonarli durante la lezione, oppure il prof se ne sarebbe
accorto e me l'avrebbe fatta pagare, oltre che incazzarsi, ma durante
la prima pausa non mi fu più possibile farlo a causa di una
chiamata.
Mi
allontanai dal gruppo con cui eravamo usciti per fumare, scusandomi,
e vidi sullo schermo un numero privato, ma risposi lo stesso.
“Pronto?”
“Jake?
Ciao, sono io, Heath...”
Oddio!
Persi un battito.
“Ehi!
Che sorpresa!”
Mezza
risata “Scusa se ti disturbo ma è
urgente!”
“No
figurati...è successo qualcosa?”
“Beh
c'è stata come..una svista..e questa mattina ci siamo resi
conto che
il servizio di ieri non è completo. Ho bisogno di te per un
altra
ora soltanto. Ovviamente pagata” specificò.
Non
me ne fregava niente dei soldi.
La
sapevo già la risposta.
“Si
certo! Oggi sono libero...agli studi? A che ora?
“Alle
quattro, ma non agli studi!”
“Ok,
dove?”
“Da
me”
Alzai
lo sguardo sulla casa che avevo davanti e rimasi a bocca aperta
quando mi resi conto che non era solo propriamente una casa ma un
vero e proprio loft con le pareti quasi tutte a finestra, se non per
un angolo dei piani alti e la facciata principale dell'entrata.
Alla
faccia della casa!
Si
trattava bene, Heath! Nonostante l'età doveva già
lavorare davvero
bene se poteva permettersi cose del genere, anche se non ero certo
che fosse sua, non sapevo nemmeno perché mi avesse fatto
andare lì
invece che agli studi normali e non capivo come avremmo potuto
terminare il servizio in una casa, ma non mi ero fatto problemi a
rispondere a tutte le domande che mi erano venute in testa.
C'ero
andato e basta.
Non
avevo pensato ad altro, dal giorno prima, se non a un modo per
rivederlo e quale scusa o proposta fargli per uscire di nuovo, in una
circostanza non lavorativa, ma non mi era venuto in mente nulla di
intelligente fino a quella chiamata mattutina che dire che mi aveva
sorpreso era molto poco.
Controllai
per la terza volta che il posto fosse giusto per evitare figure di
merda, ma l'indirizzo era quello e mi decisi a suonare il campanello,
ancora senza sapere cosa aspettarmi ma con una strana smania interna
che mi stava incitando ad andare avanti.
Poi
cosa ci sarebbe stato di diverso? Niente.
Ormai
avevo preso il via delle foto -neanche
fossi esperto!-
tre in più non mi avrebbero fatto male.
Aspettai
qualche secondo poi sentii alcuni passi attutiti dietro alla porta
principale e come un leggero uggiolio animalesco.
“Sì
sta buono..aspetta....” la voce era fievole, ma era lui e un
istante dopo la aprì, facendo un'espressione sorpresa e
anche
sollevata “Jake! Eehi, grande, ti stavo aspettando...avevo
paura
non venissi più!”
Lo
guardai stranito, e dire che non ero in ritardo “No,
scusa...è
che...non ho trovato subito l'indirizzo” inventai senza
sapere il
motivo, visto che mi ero perso solo per qualche secondo all'esterno a
fissarla, ma per il resto non avevo avuto problemi.
Lui
sembrò, comunque, non farci caso, e alzò le
spalle, allungandomi la
mano che presi stringendola, poi mi fece un cenno di entrare allo
stesso tempo bloccando con la gamba un lato della porta e, abbassando
lo sguardo, notai un cagnolino bianco che si era appostato davanti
guardando verso di me.
“Pitt,
sta lì...non uscire!...” poi mi guardò
“...non ti da fastidio
vero? Solo che non voglio che vada fuori...entra pure,
intanto”
Scossi
la testa mettendo anche le mani avanti “Nono tranquillo,
anch'io ho
un cane!”
“Ah
sì? Benissimo allora!” richiuse la porta alle mie
spalle, poi si
chinò e lo prese in braccio accarezzandolo sulla testa e
facendomi
cenno di seguirlo.
“Scusa
per tutto il casino e se ti ho avvertito solo questa mattina, ma ieri
non ce ne siamo accorti subito e Sienna mi ha chiamato alla sera. Non
avrei saputo come fare perché i rullini devono essere
spediti entro
domani, quindi..” ma la voce si era già abbassata
per le mie
percezioni perché, mentre lo seguivo, avevo lasciato vagare
lo
sguardo ovunque, per il fantastico stile e arredamento che imperava
in quell'appartamento.
Era
favoloso, per non dire oltremodo grande, ma avrei fatto la firma per
una casa così. Mi resi conto solo dopo che avevo pure
rallentato il
passo e che lui era sparito, continuando a parlare.
“Jake?
Che fai?...Vieni...”
Mi
sentii un'idiota quando spuntò da un angolo che il corridoio
faceva
con un'altra stanza, e scossi la testa per riprendermi e
raggiungerlo, non evitando il leggero sorrisino divertito che aveva
fatto per un secondo.
Non
avevo sentito la parte finale del discorso ma mi ricordai della
prima.
“No
tranquillo, non c'è problema...te l'ho detto che oggi non
avevo
niente da fare”
Lui
annuì guardandomi con quel suo solito modo, che aveva avuto
anche
nei giorni passati, e che non sapevo decifrare ma mi piaceva, mi
stava incuriosendo e intrigando allo stesso tempo.
Solo
non volevo dargli un significato.
“Certo
che hai avuto proprio una bella idea a lasciarmi il
numero...altrimenti non avrei saputo come fare...” disse in
maniera
tranquilla ma ebbi l'impressione che ci fosse altro di nascosto sotto
a quelle parole.
Alzai
solo le sopracciglia, in modo ovvio, aprendo un braccio di lato.
“Che
ti avevo detto?” ammiccai per finta e rise scuotendo la
testa, poi
spostandosi di nuovo e lo seguii.
Sistemò
il cane sul divano di quella che si rivelò essere una sala
oltremodo
stupenda e arrivammo fino alla cucina che era la stanza subito
adiacente.
“Posso
offrirti qualcosa?”
“Ah
no grazie..sto bene, solo..”
“Solo?”
“Come
mai siamo da te e non agli studi?”
Sorrise
riempendo comunque due bicchieri d'acqua e passandomene uno che non
rifiutai.
“Perché
oggi sarebbe il mio giorno libero e agli studi io non sono in
programma quindi le sale sono occupate”
Sgranai
gli occhi e per poco non mi affogai con l'acqua, cominciando a
tossire lievemente per far smettere tutto in fretta e non dargli
ancora più l'impressione che fossi davvero un'idiota.
“Che
cosa?”
Sorrise
divertito “Già...che problema
c'è?”
“No
ma....insomma non volevo farti lavorare nel tuo giorno
libero!”
Rise
“Andiamo Jake! A parte il fatto che ti ho chiamato io, non mi
cambia niente e comunque per me i giorni liberi non esistono...a
volte li uso solo come scusa per i parenti, quando sono secoli che
non li vedo...” risi sommessamente, scuotendo la testa e
spostando
lo sguardo da lui, che ricambiò la risata
“...quindi, davvero: non
preoccuparti!”
“Ok
d'accordo...perciò mi stai dicendo che lavoreremo
qui?”
“Mh
già!” mi guardò finto indagatore poi mi
fece un cenno con la
testa “Vieni, seguimi!”
Salimmo
al secondo piano dove, oltre le stanze normali, tra bagni, camere da
letto e uno studio, mi fece visitare anche un vero e proprio set con
pannelli, creato apposta per la fotografia e una camera oscura in cui
sviluppare le foto.
Ero
sempre più sbalordito e a bocca aperta a mano a mano che ci
spostavamo.
“Che
ne dici?” mi chiese appena ci fermammo nel set interno e io
spostai
lo sguardo attorno.
“Wow...è
favoloso! Ti sei costruito tutto tu?”
“Sì,
negli anni. Da nove anni precisamente...anche se all'inizio non
vivevo qui”
Mi
ero spostato verso il centro della sala, girandomi solo alla fine di
quella frase per guardarlo.
“Ah
no?”
Scosse
la testa “Sono di Sydney”
Quella
non me l'ero aspettata, ma ora che me l'aveva detto capii
perché mi
aveva colpito così tanto in soli sette giorni. Non era come
tutti
gli altri.
“Questa
poi!”
Rise
“Che c'è? Non si sente?”
“Non
ci avevo fatto caso a dir la verità...pensavo fosse
un'unione di
accenti di varie zone”
Continuò
la risata “Alla faccia! E dire che lo capiscono subito appena
apro
bocca”
Risi
io “Quindi da quant'è che sei a LA?”
Tornai
verso di lui che mi fece capire di uscire da lì.
“Da
quattro anni...ma penso ci rimarrò a lungo”
“Come
mai?”
“Molto
meglio qui che Sydney”
Lo
guardai serio, non credendoci fino in fondo ma lui evitò di
aggiungere altro e spense le luci nella stanza per poi richiudere la
porta.
“Ma
non la usiamo?” chiesi riferendomi alla stanza.
“No,
mi servono degli ambienti 'veri'...non solo dei pannelli. Ci
sposteremo per la casa”
Sarebbe
resistito ancora poco. Non sapeva nemmeno come avesse fatto a farlo
fino a quel momento, perché addosso aveva più che
un impulso di
bloccarlo contro qualcosa di duro e solido per non farlo spostare, ma
anche una necessità malsana di stringerlo.
Appena
l'aveva raggiunto in camera -la sua
camera-
cambiato con i vestiti che gli avevano lasciato dicendogli di
farglieli mettere, e si era sistemato sul letto come da sue
indicazioni, aveva sentito una scomoda oppressione verso il cavallo
dei pantaloni e non aveva idea del motivo.
Certo
che quello che aveva davanti era terribilmente sexy e provocante solo
quando si muoveva o parlava, ma aspettarsi quell'effetto per una
posizione che vedeva sempre da chiunque dei modelli, non era molto
normale.
Il
problema era che lui non era chiunque, e l'aveva già capito
dopo il
primo giorno in cui l'aveva avvistato.
E
ora si stava stendendo sul suo
letto,
dopo che lui l'aveva preparato per fare un po' di scena, non sapeva
quanto ancora sarebbe riuscito a reggere con tanta roba del genere
davanti.
Nemmeno
per una modella aveva mai sentito quelle sensazioni.
Si
schiarì la gola cercando di deglutire ma si rese conto che
non aveva
più saliva e che doveva smettere di guardarlo palesemente
oppure
sarebbe stato ancora più sgamabile di Stan.
E
dire che fino a qualche giorno prima non aveva mai sentito un
interesse del genere per un ragazzo, mentre ora sembrava che la sua
mente non potesse recepire nient'altro se non lui.
Scosse
la testa appena Jake si fu steso a pancia in giù, opposto
allo
schienale del letto e stava aspettando un suo giudizio sul fatto che
si fosse sistemato bene o meno.
“Ah..sìsì
ok...esatto così..solo...vedi quel cuscino dietro di
te?”
“Mhmh..”
“Bene,
prendilo e appoggiati sopra con un braccio...anzi abbraccialo da
sotto...” (6)
Fece
un'espressione divertita ma eseguì e appena tornò
in posizione,
Heath fu costretto a deglutire di nuovo, rendendosi conto che non
fosse stata una buonissima idea.
Cazzo.
Lo divoro se non la smette di fare quello sguardo sempre.
E'
il suo, ovvio!
Si
ma....oddio, quanto vorrei essere io quel cuscino!
“..th?”
E
quello è pure il mio letto...
Sto
impazzendo
“...”
Ma
averlo nel letto non sarebbe male.
“Heath!”
Quello
lo sentì e lo fece tornare in sé.
“Eh?”
“Ehi
che hai? Ci sei?” rise sommessamente e lui si diede del
cretino da
solo.
“Sì
scusa...dicevi?”
“Va
bene così?”
“Sì,
sei perfetto!”
Non
sapevo cosa gli fosse preso momentaneamente, l'avevo come visto perso
nei propri pensieri, ma appena lo chiamai tornò in
sé e prese la
macchina fotografica -senza sostegno-, cominciando a scattare.
Non
ne ero sicuro ma avevo come una leggera ansia ed euforia addosso
miste insieme, per il semplice fatto che mi trovassi in camera sua,
nel suo letto, a farmi scattare foto. Niente di strano sull'ultimo
punto, ormai mi ero abituato dopo quei due giorni, ma le differenze
c'erano e, prima fra tutte, eravamo da soli.
Non
sapevo perché mi manteneva in tensione la cosa e il bello
era che
non era tensione negativa.
“Ok..fantastico...”
allungò un po' la nota finale, scattando ancora
“..non guardare
verso di me..” ulteriore scatto poi si alzò dalla
posizione
chinata che aveva preso e mi fece un cenno d'assenso che ricambiai.
“Ottimo,
non so come tu faccia ma ce l'hai davvero nel sangue....forse
dovresti rivedere la tua carriera di attore per una fissa in questo
ambiente..noi ti arruoleremmo già” disse con
ironia ma ebbi
l'impressione che non stesse scherzando.
Risi
sommessamente alzandomi dal letto “No mi dispiace, non penso
succederà mai..”
“Azz..sicuro
dal tono eh? Non si sa mai..”
“Sì
forse, ma per il momento sono irremovibile”
Annuì
rassegnato “Okok, ma per due scatti sei ancora mio quindi
vatti a
cambiare”
Mi
finsi spaventato e annuì di fretta tornando nella stanza
accanto
dove c'erano gli altri vestiti, cercando di ignorare una parte della
frase, come se non l'avesse detta ma il problema era che mi aveva
fatto piacere, parecchio anche.
Ci
spostammo in una zona della sala, dove spostò alcuni mobili
per
rendere la scenografia come la voleva lui e anche in quella ulteriore
posa fu come se, oltre che l'obbiettivo, sentissi davvero il suo
sguardo su di me. (7)
Non
solo in maniera professionale, e non sapevo a cosa imputarle quelle
sensazioni.
Per
l'ultimo, invece, mi cambiai di nuovo e andammo persino in garage
perché mi disse che aveva bisogno di un muro in pietra vista
un po'
'invecchiato' e quello era l'unico posto dove fosse così.
Si
nascose dietro all'obbiettivo ma prima di scattare si fermò,
abbassando di nuovo la macchina e guardandomi come se mi stesse
studiando, mordendosi un istante il labbro inferiore e socchiudendo
gli occhi in modo pensieroso.
“Cosa
c'è?” chiesi per sdrammatizzare ma quello che mi
stava provocando
internamente quello sguardo era molto peggio e volevo togliermelo di
dosso per non finire male.
“Mhh
c'è qualcosa che manca...” rispose e aggrottai le
sopracciglia
indeciso, mentre venne verso di me e spostò lo sguardo sui
vestiti,
spostandosi più volte come se volesse studiarmi da varie
angolature.
“Appoggiati
con le spalle...così..” mi fece toccare il muro
con la schiena,
inclinandomi di poco con la spalla destra, poi spostò le
mani sulla
manica sinistra della t-shirt sollevandola fino a renderla a giro e
io avevo già perso ogni capacità di rimanere
stabile mentalmente.
Non
sapevo cosa mi stesse succedendo ma averlo a pochi centimetri di
distanza, dopo che mi aveva bloccato contro a un muro, le sue mani
sul mio braccio che spostò in modo che mi prendessi la
spalla
opposta e sistemò l'altro sotto di esso, stava bastando per
farmi
smettere di ragionare e avevo anche aumentato il respiro.
Continuò
a non guardarmi, sfiorandomi però il muscolo del bicipite
sinistro
quando spostò la mano per abbassarla e facendomi fremere con
niente
mentre mi infilò persino una mano all'interno del collo
della maglia
perché la spostassi di lato.
Non
riuscivo a reagire, non sentivo nemmeno gli arti rispondere al mio
volere e sembravo davvero una specie di manichino incapace di
muoversi e sotto al totale controllo di un'altra persona. Nel mio
caso: lui.
Quando
arrivò sul fianco sinistro mi scosse un brivido
così profondo che
avrei voluto sparire nel caso se ne fosse reso conto, ma
sembrò non
notarlo, anche se appena mi alzò la maglia feci fatica a
mantenere
un controllo decente.
Deglutii
a forza tanto per far rimanere la salivazione attiva ma trovai solo
del secco contro al palato che non mi piacque. Non stavo capendo
più
niente, anche se, dopo aver superato il fianco, si fermò nel
sollevarmela e non fece nessun altro movimento, se non appoggiando la
mano sul fianco in questione per un istante.
“Che
stai facendo?...” non seppi come feci a parlare e nemmeno se
fu in
grado di sentire quella frase perché il mio tono fu talmente
basso,
roco e incerto, che nemmeno ero certo di averla detta, ma lui
alzò
lo sguardo piantandolo nel mio e notai che la sua di respirazione non
era più molto 'normale'.
Non
rispose, ci limitammo a fissarci per un tempo indefinito e tutto
quello che stavo provando in quel momento mi era totalmente nuovo.
L'assurdità assoluta però era che, allo stesso
tempo, non stavo
nemmeno ragionando, non ci riuscivo e quindi non capivo cosa stesse
succedendo davvero.
Dio,
non lo conoscevo neanche!
Ci
eravamo visti tre volte in croce, tre e mezzo contando quella mattina
al bar, che avrei potuto anche non contarla visto quanto era stata
insulsa e strana per me, ma ora non avrei più voluto
smettere di
guardare quello scuro profondo delle sue iridi che avevo davanti e
che mi stavano letteralmente uccidendo.
Avrei
voluto anche toccarlo, non sapevo come o in che maniera, ma mi stava
diventando stretta la posizione che mi aveva fatto assumere e che non
avevo ancora lasciato e mi sarebbe piaciuto poterlo stringere in
qualche modo.
Non
lo feci. Sia perché non volevo rovinare niente,
né tanto meno per
travisare le sue azioni.
Fu
solo quando fece un altro infimo spostamento verso di me che mi resi
conto della pazzia reale di quella situazione e, involontariamente,
distolsi lo sguardo, abbassando anche un po' il viso di lato.
Il
mio movimento lo fece tornare in sé e tornò a
distanziarsi,
riprendendo spazio, cercando di non far trasparire nulla dalle
espressioni, nonostante quella mezza delusione che non fu in grado di
nascondere e che mi sembrò di recepire dai suoi occhi.
Lo
vidi respirare piano, dosando l'aria in uscita, come se non volesse
che me ne accorgessi, poi non sentii più nemmeno il tocco
della sua
mano sul fianco, anche se mi risistemò la maglia in modo che
rimanesse sollevata.
Scosse
piano la testa, come a voler uscire da quell'attimo di
oscurità
totale, passato da entrambi, e scrollò le spalle con
indifferenza,
anche se non mi sembrò che la provasse davvero.
“A-adesso
va bene...così è perfetto” disse a
bassa voce a sua volta e mi
fece tornare in mente il perché ci fossimo trovati in quella
posizione.
Non
aggiunsi altro, non ne sarei stato capace, ancora troppo
scombussolato e anche incredulo di quello che sarebbe successo sul
serio se non mi fossi opposto.
Perché
alla fine quello era.
Non
volevo dargli un nome, non volevo ammetterlo, ma sarebbe successo
l'inevitabile se non mi fossi spostato.
L'altro
problema era che, ora, uscito da quel momento, mi resi conto che non
avrei voluto spostarmi, che avrei voluto che andasse avanti, anche se
era ancora troppo incredibile per me sia da credere che da accettare.
Però
era così, ora lo sentivo sul serio e mi invase una
sensazione di
dispiacere assoluto mista a senso di colpa nei suoi confronti per
avergli fatto capire che non volessi.
Non
volevo rifiutarlo, avevo agito d'istinto, ma ora me ne pentivo
amaramente.
Tornò
verso la macchina fotografica che aveva appoggiato su un tavolino
accanto al muro e quando si girò verso di me, sia
nell'espressione
che nel tono, aveva riacquistato il suo normale atteggiamento.
“Ok..non
ti muovere adesso...rimani appoggiato con la schiena al muro e stai
serio...ne faccio un paio poi abbiamo finito...” (8)
Non
risposi verbalmente, ancora non sapevo se sarei stato in grado di
mettere insieme una frase di senso compiuto e fortuna che voleva che
rimanessi serio perché, nonostante sapessi creare delle
emozioni
anche quando queste non le stavo provando sul momento, in quello in
particolare non mi sarebbe venuta per niente voglia di sorridere.
Non
mi mossi, mantenendo la posizione che mi aveva dato, e sottostai ai
flash a cui ormai mi ero abituato, sperando che al termine sarebbe
stato tutto come prima e che quel breve ma intenso attimo precedente
non avrebbe rovinato nulla.
Stavo
tentando di trovare un modo per parlargli, cercare di capire e
spiegarmi allo stesso tempo. Non volevo che la prendesse male o che
mi credesse chissà chi...anche se era stato lui ad avere gli
atteggiamenti più ambigui nei miei confronti ma non volevo
che
travisasse comunque.
Quando
ricaricò il rullino sistemando lo zoom capii che stavamo per
terminare e anche quello mi dispiacque parecchio.
Già
avevo avuto la fortuna di poter tornare per posare per lui,
inaspettatamente, però sarebbe stato meglio che non ci fossi
andato.
Ora cercare di smettere davvero di farlo e pensare che non sarebbe
più successo era ancora peggio che quella mattina in cui mi
ero già
rassegnato al fatto che non avrei più avuto l'occasione di
vederlo
nel suo lavoro.
“Perfetto...finito”
disse pratico, facendomi tornare presente e quelle due parole mi
causarono una violenta oppressione al petto.
Perché
avevo cambiato idea così radicalmente verso tutta quella
faccenda?
Prima
ero partito scettico, anche infastidito dal modo in cui mi aveva
interpellato quella mattina, avevo persino pensato che fosse stata
tutta una presa per il culo pesante e non l'avevo digerita bene, in
un primo momento.
Mentre
ora, oltre a dispiacermi, mi sentivo male all'idea di non farlo
più,
di non vederlo davanti a me con la macchina in mano, con una
professionalità assoluta nella quale mi rispecchiavo
esattamente
quando ero sul palco, per scattare, e stare ancora più di
merda al
pensiero che ora non l'avrei più visto
davvero.
Non
me ne capacitavo ma più di tutto capii che se non facevo
quello che
stavo sentendo nell'immediato me ne sarei ancora più pentito
di
tutto il resto e non volevo permetterlo.
“Ancora
non sai quanto devo ringraziarti per la tua disponibilità e
scusa di
nuovo per l'imprevisto e per il disturbo che ti ho dato...”
disse
ancora, senza molta distanza dalla frase precedente, ma non lo
ascoltai nemmeno, togliendomi finalmente da quella posizione fissa e
andando verso di lui senza starci ancora a pensare.
“...e
mi ha fatto molto piacere che tu abbia accettato, questo poco ma
sicu...” ma si interruppe perché, di certo,
sentì una presenza
'estranea' dietro di sé che lo rinchiuse in uno spazio
ristretto che
si riduceva all'interno delle mie braccia, le mani appoggiate sul
bordo del tavolino a cui si era avvicinato per sistemare la macchina
che ci aveva lasciato sopra.
Si
voltò indietreggiando lievemente allo stesso tempo, per la
sorpresa
ma anche per l'incredulità del mio gesto, lo notai benissimo
dal suo
sguardo, ma ormai mi ero deciso, non sarei tornato indietro.
Fu
lui a deglutire, mi guardò ancora con un lieve sconcerto ma
non mi
allontanò, facendo solo un lieve spostamento per non essere
contro a
un mio braccio ma rimanerci in mezzo...come se non volesse che nulla
dei nostri corpi entrasse a contatto.
Stronzate!
Ti ho scoperto, bello mio!
“Jake..che-?”
“Continua...”
dissi di getto interrompendolo e mutò la sua espressione in
una
puramente interrogativa “...cos'avresti fatto prima se non mi
fossi
spostato?””
Sgranò
lievemente gli occhi, non avrei saputo dire se ora fosse più
incredulo del fatto che avesse capito che volevo assecondarlo o del
fatto che fossi io ad aver cambiato i 'ruoli'.
“Ah...”
“Non
eri così indeciso, no? Continua solo con quello che avresti
voluto
fare...voglio che tu lo faccia, qualsiasi cosa fosse...”
specificai, anche se non c'era molto margine di dubbio.
Respirò
a fondo, inghiottendo di nuovo, poi abbassando lo sguardo,
distogliendolo dal mio e scuotendo piano la testa.
“E'
meglio di no...non lo so cosa stessi per fare...è stato un
attimo...” poi si bloccò come se non avesse il
termine giusto da
dire “...non so nemmeno che attimo fosse, ma mi
dispiace...non
volevo farti credere chissà cosa!”
No,
non mi freghi adesso.
“Non
mi hai fatto credere niente...voglio solo che lo fai. Fingi che sia
adesso lo stesso istante di prima e che io non abbia fatto
nulla”
Forse
fu il mio tono, la mia decisione o il fatto che non avevo nessuna
intenzione di farlo uscire da lì che lo convinsero a
rialzare lo
sguardo per sostenere il mio, senza ribattere ma senza nemmeno
evitarmi.
Quando
si liberò le mani da quello che aveva tenuto
dell'attrezzatura e le
spostò entrambe sui miei fianchi, questa volta stringendoli
davvero
e mantenendo la presa, fremetti di nuovo ma di piacere e provai anche
un malsano sollievo per aver scoperto che allora era come avessi
pensato.
Mi
tirò piano verso di sé e lo lasciai fare,
nonostante stessi
faticando a mantenere lo sguardo sul suo per quanto fosse stupendo e
terribilmente forte, ma quella presa era strepitosa e mi ritrovai a
spostare a mia volta le mani per lasciarle sulle sue braccia.
Ormai
non avevo più dubbi, eravamo troppo vicini per pensare a
qualsiasi
altra cosa e se fosse uno sbaglio non lo sapevo, ma non volevo
rendermene conto adesso.
Ora
volevo solo andare avanti, non me ne fregava niente del resto.
Lo
sentii stringere, quasi aggrappandosi al tessuto della maglia su di
essi, si appoggiò con la vita al bordo del tavolo per darmi
un
sostegno contro di lui, mettendo a contatto parte del petto e i
bacini, facendomi perdere tutte le inibizioni e indecisioni ultime
che avrei potuto ancora avere.
“Non
lo so cosa sto provando...ma lo sento dal primo momento che ti ho
visto..” sussurrò molto piano, facendomi anche
sussultare
lievemente, troppo preso dal momento e non aspettandomi di sentire la
sua voce.
Mi
ero estraniato completamente dal resto, se non il suo corpo, il suo
sguardo e i suoi movimenti.
Scossi
la testa e gli strinsi le braccia, volendo che continuasse e che
arrivasse a quel punto.
“Nemmeno
io so niente, fallo e basta!” dissi secco, anche se, io
stesso
sarei potuto arrivare al dunque, ma non sarebbe stata la stessa cosa
e quella frase sembrò farglielo capire.
Fece
un sorrisino divertito e mezzo sornione, poi una mano lasciò
il mio
fianco scorrendo sulla schiena, mentre al passaggio mi sentivo
spingere sempre più verso di lui, e quando arrivò
sulla nuca
avevamo già praticamente le labbra contro, che non ci volle
niente
per concludere sul serio.
Mi
baciò con una calma così asfissiante che, in un
primo momento, non
mi sembrò nemmeno che stesse accadendo, ma poi cominciai ad
assecondarlo, aumentando la presa su di lui quando arrivai con le
braccia attorno alle sue spalle e lui mi strinse completamente a sua
volta, bloccandomi contro di sé.
Un
brivido molto piacevole mi attraversò facendomi anche
perdere fiato,
sia per la spinta che ci stavamo mettendo ma anche per la sua lingua,
che pochi secondi dopo, cominciò a bagnarmi le labbra
cercando
spazio per entrare.
Smisi
di pensare totalmente e lo abbracciai ancora di più, mentre
inclinò
il volto per prendermi meglio e approfondire ancora. Stavo
già
andando in esaurimento di fiato, ma non mi interessava.
Non
avevo mai baciato nessuno in quel modo e mi stava piacendo come
nient'altro prima, ed era fuori da ogni logica pensare che fosse
vero.
A
meno che non fossimo impazziti entrambi, in una sorta di perdita
della sanità mentale appena ci eravamo visti e, allora,
tutto
sarebbe stato normale.
Ma
più approfondiva più mi piaceva e più
non l'avrei lasciato e
smesso di gustargli quelle labbra favolose come scendere sempre di
più nella sua bocca.
Mhh
cazzo...come diavolo fa?
Purtroppo
però la mancanza di ossigeno si fece sentire e cominciammo a
separarci anche se prima di farlo sul serio, ci riprendemmo
più
volte, l'ultima ancora con più foga delle precedenti, vista
la sua
presa tra i miei capelli così forte che mi mantenne contro
di sé
per evitare ogni mio minimo allontanamento.
Quando
riuscii a 'liberarmi', respirai facendo anche una risata sommessa,
divertita che lui ricambiò forse pensando esattamente alle
mie
stesse cose.
Appoggiò
la fronte sulla mia, ancora non ero riuscito a fare forza sulla sua
presa e distanziarmi di troppo da lui, e ci guardammo sollevando lo
sguardo di poco.
Respirai
a fondo “Ok...adesso dovresti spiegarmi, lo sai?”
Aggrottò
le sopracciglia fingendo di non capire “Spiegarti
cosa?”
“Mah,
non lo so...pensaci e forse trovi quel qualcosa che tecnicamente non
dovrebbe andare”
Rise
silenziosamente “Secondo me non c'è nulla che non
va...l'avevo già
capito quando mi hai assecondato nel venire oggi”
In
quel momento, per la sorpresa, riuscii ad allontanarmi, solo per
inquadrarlo meglio e spostai il volto di lato, socchiudendo lo
sguardo.
“Cosa
vorresti dire?”
Fece
un'espressione mezza angelica e indifferente, ma sorniona e gli diedi
una spinta sulla spalla con la mia, in modo sarcastico.
“Heath!”
“Okok...solo
che...senti, non sapevo come capirlo o come fartelo capire
e...”
“Oddio...”
anticipai, con un leggero soffio, ma non in maniera arrabbiata, anzi
rivelatoria del fatto che mi avesse giocato per bene e che ci fossi
arrivato solo in quel momento.
Strizzò
i denti e annuì “Ehh già...”
fece sempre innocente.
Scossi
la testa “Non ci credo...quindi non sarei dovuto venire
oggi?!”
“In
teoria no...gli scatti li avevamo messi in programma comunque per
domani”
Aprì
la bocca facendo una risata incredula e guardandolo allo stesso modo.
“Sempre
a casa mia però, su questo non ti ho mentito..solo che ci
sarebbero
stati anche gli altri e...volevo evitarlo” concluse con un
tono
talmente semplice che sembrava la cosa più ovvia e normale
da dire.
Shit!
Mi aveva giocato davvero in tutto, fin dall'inizio ma ora non
riuscivo ad esserne arrabbiato, anzi più di tutto mi stupiva
il
fatto che ci fossi caduto così facilmente quando invece non
era
semplice rigirarmi.
Mentre
lui l'aveva fatto con niente e stavo già cominciando a
desiderare
che lo facesse sempre.
Forse
non gli avrei nemmeno mai detto di no.
“Non
mi sembra che ti sia dispiaciuto comunque!” asserì
con sicurezza e
lo guardai scettico, mordendomi il labbro inferiore e scuotendo la
testa, ancora incredulo.
“Rimane
il fatto che dobbiamo comunque darci una spiegazione”
continuai
imperterrito ma lui mi strinse di nuovo sulla schiena, riportandomi
verso di sé, a un centimetro dal suo viso.
“No,
non necessariamente e, soprattutto....non in questo momento”
chiarì
sornione e non riuscii a ribattere perché quello che potei
sentire
dopo, di nuovo, fu molto meglio e non mi creai altri problemi inutili
se lui la metteva in quel modo.
Spostai
le mani sulle sue guance, tenendomelo contro mentre le nostre lingue
avevano già ripreso a fare conoscenza e se, dovevano prima
conoscersi loro di noi due, si poteva anche fare, tanto non avevo
fretta.
°°°°
The
End.
**********
Wiiiiiiiii
sera Folks!
In
maniera stra veloce riesco ad aggiornare almeno da addolcirvi la
serata e non rimandare ancora oltre le varie pubblicazioni ^^
Intanto
vi avevo avvertiti che questa sarebbe stata la più
'semplice' e la
meno spinta delle quattro Long-Short in programma.
Due
non le avete ancora lette ma ve ne accorgerete =P
Infatti,
come precisato nel precedente capitolo, se questa storia è
nata è
stata solo per le foto del servizio di Jake esistenti e per il fatto
che mi sarebbe piaciuto descrivere la cosa dal punto di vista che era
Heath a scattarle xD.
Quindi
mi dispiace se vi aspettavate qualcosa di più 'profondo',
complicato
o, appunto, spinto ma questa storia non è nata per
quello....alla
fine è nata proprio per usare le foto ^^, soprattutto
l'ultima su cui perdo dieci vite ogni volta che la guardo e pensate che
ce l'ho come sfondo del computer quindi potete immaginare XDDDDDDDDD.
Comunque
don't worry, ne avrete a sufficienza ancora con le prossime, sia da
pubblicare che OD, da concludere xD.
Ho utilizzato di
nuovo anche Pitt...ormai non riesco più a non farlo
*ç*
Se
riesco, entro la fine della settimana comincio la pubblicazione di
Wanna Play?, tanto è già
pronta e ha solo tre capitoli
anch'essa, e per domani sera aspettatevi il prossimo capitolo di
Obsessive Drug ^^
Passando
ai ringraziamenti.
Grazie
a tutte le persone che hanno letto e che leggeranno da qui in avanti.
Grazie
a chi ha aggiunto ai preferiti, alle seguite e alle ricordate e chi lo
farà in futuro e
grazie
per le recensioni a
Miss
Fefy, Diana Riddle, Aya Black, Serah Farron, Brokeback, Delilah
e
per il vostro continuo supporto!
Spero
abbiate gradito anche il finale e rimanete comunque in allerta per
qualsiasi aggiornamento, anche se chi segue la page, sa già
dove
deve andare ^.-
Besos
Enormi!
<3
Leia
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