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Non picchiarmi Nami.- è
la semplice richiesta di Rufy mentre è in ginocchio,
sbilanciato
in avanti dalla mia presa, ma non riesco a decifrare completamente il
significato delle sue parole.
- Perché dovrei adesso?
- Non voglio allontanarmi, voglio stare vicino a te.- mi spiega
sincero, per poi rendersi conto delle sue parole e strizzare gli occhi
in previsione del colpo… che non riceverà mai.
Certo, se
fosse stato Sanji a dirmi una cosa simile e ad una distanza tanto
equivoca l’avrei già malmenato a
dovere… ma Rufy?
Non sono abituata a questi atteggiamenti da parte sua, come reagire?
Gradualmente le mie labbra si stendono in un sorriso spontaneo, quindi
premo con insistenza un dito contro la sua testa abbassata,
finché l’interessato non si raddrizza e mi guarda
meravigliato. Ridacchio nel vedere quell’espressione sul suo
volto e con una mano faccio scivolare indietro il cappello, per poi
posare la mia fronte contro la sua.
- Va bene così?- gli sussurro con una vena malizia nella
voce e lo sento deglutire a fatica.
- A-ah…- annuisce, ma chiaramente non mi convince.
- Rufy…- affondo decisa il mio sguardo nel suo-…
non avere paura di sfogarti con me.
Il mio capitano sbatte le palpebre un paio di volte staccandosi appena
e quando fissa di nuovo le pupille sulle mie appare diverso: consumato
dall’angoscia. Improvvisamente vengo invasa anch’io
da quel
sentimento e il mio cuore si fa pesante, mentre il viso
impallidisce… ho i brividi semplicemente
nell’immaginare
le emozioni di Rufy; quasi mi pento di aver insistito perché
ho
paura di non saperle affrontare, ma devo provarci per lui, glielo devo.
- Ace… è morto per salvarmi.- mormora con voce
incrinata-
Ero dietro di lui quando l’hanno colpito, ma non ho potuto
fare
altro che guardare mentre si sacrificava al posto mio.- precisa, mentre
stringe i pugni e il suo respiro diventa irregolare. Lo osservo
tristemente, in silenzio.
- Ero andato per salvarlo ed è stato tutto inutile! Sono un
incapace!- alza la voce e ha ormai gli occhi colmi di lacrime che non
vuole far scendere.
- Aspetta Rufy…- intervengo all’istante- Ace era
tuo fratello maggiore e...
- Dovevo essere io a morire!!- mi interrompe urlando più
forte e trema, scosso dalla rabbia e dalla frustrazione.
Non so che fare, ma istintivamente lo prendo per la guance e, in un
impeto di pura follia, finisco per catturare le sue labbra: roventi,
sottili e tenere, si scontrano e si incastrano perfettamente con le
mie, mentre vengono attraversate da un suono soffocato. Sento che cerca
di divincolarsi e lo mordo quel che basta per trattenerlo.
“Idiota! Come se quella fosse stata la soluzione
migliore!”
lo rimprovero mentalmente, ma in effetti non sono meglio di lui se
credo davvero di risolvere il problema così: con un bacio a
Rufy
durante il suo sfogo… bella pensata, di tutti i momenti
possibili non potevo sceglierne uno migliore!
Appena la coscienza riprende il sopravvento sull’istinto mi
separo dal mio capitano e rimango immobile a occhi bassi. Mi sento un
verme, ho approfittato di lui in un momento simile, mi
perdonerà? Pessima nakama, veramente pessima se è
questo
l’unico aiuto che posso dargli adesso… cosa
farà di
me? Per ora sta respirando profondamente, forse si sta ancora
riprendendo dal mio ‘attacco’, ma dopo? Ecco, senza
dire
una parola mi solleva il mento: è sconvolto.
- Non dirlo mai più!- esclamo io, vincendo
l’imbarazzo con
quel residuo di rabbia che mi rimane- Ti chiedi cosa sarebbe stato di
noi se fossi morto?!
Lui non risponde subito, ma la sua espressione torna consapevole.
- Hai ragione. Ora voi siete la mia unica ragione di vita.- afferma con
una solennità che non gli si addice; poche volte
l’ho
visto così serio e questa dichiarazione mi mette in
difficoltà.
- … Cosa dici? Tu devi vivere per diventare il Re dei
Pirati,
è questo il tuo sogno, no?- gli domando stranita, cercando
di
ritrovare il mio vecchio capitano.
- Il mio sogno ha senso solo se si realizzerà insieme ai
vostri.- risponde secco, quindi mi porge una mano per tirarmi con
sé mentre si alza in piedi. Quando finisco di sollevarmi
anch’io Rufy appare di nuovo tranquillo, come se nulla fosse
successo, e ha un dito puntato verso la mia faccia.
- Nami, mi spieghi quello che hai fatto prima?- chiede con occhi vacui,
facendomi sospirare.
- Era un bacio.- gli rispondo sconsolata. Possibile sia così
ritardato a volte? Eppure ormai ha 18 anni, ogni ragazzo
‘sano’ dovrebbe avere interesse per il sesso
opposto alla
sua età… Certo, ad Alabasta era in prima fila
quando si
è trattato di spiare me e Bibi nei bagni ed è
svenuto
come gli altri, però in altri momenti sembra del tutto
indifferente.
Non è attratto dai corpi maschili, questo è
sicuro, ma il
comportamento ambiguo di Rufy mi innervosisce comunque. A volte ammetto
di aver desiderato infrangere quella facciata di indifferenza e
offuscare la sua purezza; tutto per mero orgoglio personale, o almeno
così credevo allora. Avrei voluto dimostrare che nemmeno
Rufy
poteva resistermi, ma il solo pensiero di comportarmi in modo lascivo
nei suoi confronti mi disturbava: lo identificavo con la mia famiglia
da quando avevo accettato di far parte della ciurma, perciò
non
potevo farlo.
Dopo un anno di separazione però è diverso.
Sì, lo
considero ancora il mio amato capitano, colui che guiderei senza
esitazioni nei i mari di tutto il mondo… ma ormai ho capito
che
non è più amore fraterno ciò che mi
lega a lui,
non so nemmeno se lo sia mai stato realmente.
Ho un’idea e gradualmente cambio espressione, rivolgendo un
sorriso inquietante a Rufy, il quale se ne accorge e mi lancia
un’occhiata preoccupata.
- Cosa c’è Nami?
- Ne vorresti altri?- indago, diretta e perfida, sistemandomi con
movimenti lenti e studiati una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Il mio capitano rimane sorpreso in un primo
momento,
ma subito dopo scrolla le spalle.
- Ok.
Ha accettato, ma il suo tono disinteressato ha davvero il potere di
farmi irritare. Chiudo gli occhi, prendo un respiro profondo e senza
altre esitazioni sfilo la maglietta di cotone che stavo indossando,
facendola poi cadere con un leggero fruscio sull’erba secca.
Sono
rimasta in reggiseno, ma Rufy si è voltato leggermente.
- Puoi guardarmi Rufy.
- No, ho ancora i vecchi debiti da pagare Nami, per favore!- mi
risponde spaventato e sembra che stia per coprirsi del tutto gli occhi
con le mani, ma lo blocco prima che ci possa riuscire: stringo i mie
pugni intorno ai suoi polsi, abbassandoli.
- Non pagherai per questo, te lo prometto.- cerco di rassicurarlo
mentre la mia intraprendenza inizia a vacillare.
Lui deglutisce e scuote leggermente la testa, quindi finalmente si
decide e mi asseconda.
- Perché lo stai facendo?- le parole suonano nervose, mentre
i
suoi occhi mi fissano il viso, ma per un misero istante ho
l’impressione che divaghino verso il basso.
- Mi trovi bella?- domando stringendo la presa.
- Tutto qui? Certo che sei bella Nami!- mi risponde sollevato, come se
per lui fosse la cosa più naturale del mondo; io invece mi
irrigidisco, colta totalmente alla sprovvista.
“Allora perché non ti faccio nessun
effetto?” penso
mordendomi un labbro, finché questo non viene toccato da
qualcosa: Rufy lo libera con delicatezza dalla pressione dei miei denti
e vi fa scorrere lentamente un dito; il mio respiro si blocca.
- Sei morbida, non farti male.- mormora accigliandosi un po’,
quindi di punto in bianco si avvicina e posa un casto bacio sulla mia
bocca, come un bimbo farebbe sulla sua ferita. Quel contatto
così innocente e il suono delle nostre labbra che si
dividono mi
fanno stringere il cuore e un leggero calore si propaga per tutto il
corpo. Il viso di Rufy deve essersi acceso di quello stesso calore,
perché le guance appaiono più colorite e sta
sorridendo
di dolce soddisfazione. Che abbia provato piacere come me in quel breve
momento?
- I baci sono buoni.- commenta finalmente dopo averci riflettuto,
allargando ulteriormente il sorriso.
Rimango interdetta in un primo
momento, ma poi inizio a ridere, divertita dalle sue parole. Rido
ancora e ancora, liberandomi del gusto amaro di dubbi e sentimenti
repressi, sostituendolo con quello dolce e semplice di Rufy, che ora
sta ridendo insieme a me. D’un tratto lui si ferma, mi tocca
una
guancia e mi bacia ancora, ma impetuosamente. Stavolta è
diverso, vuole assaporare appieno quel gesto nuovo, e come per
sottolinearlo mi avvolge con un braccio stringendomi a sé: i
nostri respiri si fanno radi e irregolari, non abbiamo tempo da perdere
quando ogni respiro significa separarsi; i nostri cuori battono
più veloci, sono andati in tilt in questa situazione
sconosciuta. Senza esserne nemmeno pienamente consapevole, posiziono
una mano sulla sua nuca e lo spingo ulteriormente verso di me, ingorda
di sensazioni. Rufy mi asseconda, ma dopo poco sentiamo entrambi il
bisogno di riprenderci e le nostre bocche si separano per permetterci
di respirare liberamente.
Sono sconvolta ed esaltata allo stesso tempo, non mi aspettavo che
sarebbe successa una cosa simile e in modo così
coinvolgente… e sto parlando del mio capitano! Dovrei essere
incredula, ma il viso familiare che ho davanti è proprio il
suo:
non ho più dubbi guardando i lineamenti decisi e i capelli
neri
scompigliati… è proprio Rufy il ragazzo di fronte
a me e,
seppure a modo suo, mi ha appena dimostrato di provare i desideri di
ogni altro essere umano.
*
x tre 88, Kgm92 e tutti
coloro che seguono la ff:
Grazie dei commenti! Sì, c'è stato
lo sfogo di Rufy, anche se ha preso una piega insolita per questo
personaggio ^^ Ormai l'attesa per il manga è finita
e nel capitolo precedente della storia per il cambiamento esteriore di
Nami mi sono ispirata ai disegni del capitolo 598 del manga. Per Rufy
non avevo ancora riferimenti quando l'ho descritto, ma per fortuna ci
ho quasi azzeccato :)!
Spero continuerete a seguire la storia e ogni nuovo commento
è immensamente gradito ovviamente!! ;P A presto!!
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